All’inizio della campagna vi troverete al comando del Tipo II, salvo poi vedervi affidare dal BdU in breve tempo (fortunatamente!) sottomarini più resistenti e affidabili (principalmente U-Boot di Tipo VII e IX), ripercorrendo storicamente le migliorie tecnologiche apportate ai sommergibili.
Il gioco è molto accurato e anche graficamente è migliorato rispetto a Silent Hunter. La vista in 3D che si gode dal ponte della nave è veramente ben fatta; le onde dell’oceano e il relativo ondeggiare del battello sono molto realistici. E’ anche possibile vedere il proprio U-Boot dall’esterno, sia che si trovi in superficie sia che si trovi in mezzo al mare. Osservare dall’esterno le bombe di profondità che scendono verso il proprio sommergibile può servire per capire a che altezza e a che vicinanza esplodono, ma ciò toglie ovviamente realismo alla simulazione.
Interessante la possibilità di entrare nella Sound Room, la postazione da cui si possono verificare il tipo di navi nemiche (trasporto o nevi da guerra) e l’esatto angolo in cui esse si trovano rispetto al sommergibile.
Il sonoro è molto aderente alla realtà, sia per quanto riguarda i motori, diesel o elettrici, sia per quanto riguarda le esplosioni.
Giocare con il massimo realismo è piuttosto difficile (se si vuole terminare la campagna senza essere mai affondati), e dopo le prime volte la sola vista di un destroyer nemico vi farà scendere una goccia di sudore dalle tempie. Il fatto poi che non sia possibile salvare il gioco a metà missione (tranne nel caso in cui si esce del tutto: nella partita successiva si avrà la possibilità di riprendere dal punto in cui si è lasciato) dà ancora più realismo alla simulazione, visto che in caso di affondamento bisognerà ricominciare la missione dall’inizio. E arriverete ad odiare gli aerei che sorvolano le immediate vicinanze della base di Lorient, dove, per gran parte delle missioni, dovrete tornare al termine della vostra caccia atlantica. Alle brutte si può anche scegliere di abbandonare l’U-Boot, sperando di essere ripescati da navi amiche.
La grande novità di SH2 è la possibilità, acquistando Destroyer Command (di prossima uscita), di giocare in multiplayer (anche on-line) con un nemico in carne e ossa che guiderà la scorta dei convogli e vi darà la caccia, multiplayer che non è previsto con la sola copia di SH2.
SH2 non è però immune da difetti.
Il più importante è la decisione della SSI di costruire la Campagna come un insieme di missioni successive. Da un lato rende il gioco più vario rispetto a quello che poteva essere Aces of the Deep (il “nonno” di SH2), ma dall’altro si ha meno l’impressione di essere un cacciatore solitario in cerca di prede. Girovagando, infatti, in altre zone che non siano quelle previste dalla missione, è estremamente difficile trovare navi nemiche. Solo aerei inglesi in ricognizione. Si ha quindi l’impressione di poter fare solo quello che è stato previsto dalla missione, senza avere la libertà di cacciare liberamente in altre zone dell’Atlantico. In Aces of the Deep, ad esempio, anche se si era assegnati in una certa zona di mare, spingendosi anche nel capo opposto dell’Oceano si potevano incontrare altri convogli o singole navi.
Questo sarebbe il minimo. Ogni singola missione della campagna ha degli obiettivi (distruggi 20.000 tonnellate di naviglio nemico, affonda una portaerei ecc.), e se non si completa la missione occorre ripeterla. Molto realistico, vero? Fortunatamente questo tentativo di “suicidio” da parte della SSI è stato rimediato da qualche volenteroso che ha messo a disposizione in rete una patch (e spero che entro breve tempo ne uscirà anche una ufficiale dalla SSI) con la quale si ovvia a questa vera e propria ridicolaggine, patch che permette di procedere con la campagna anche se non si completa l’obiettivo assegnato. In ogni caso, però, terminata la campagna, ricominciarla daccapo significherebbe rifare le stesse identiche missioni (è comunque in cantiere la creazione di una nuova Campagna scaricabile da internet).
Altri due difetti che ho riscontrato sono la assoluta ed esagerata precisione degli asdic inglesi, precisione che non ha il minimo riscontro storico, almeno nei primi mesi di guerra, e la (secondo me) eccessiva forza distruttiva delle bombe di profondità degli inglesi. Difetti che non sono evidentemente l’unico ad avere rilevato, visto che la patch di cui sopra dovrebbe risolvere anche queste imperfezioni.
Un ultimo appunto riguarda il manuale. All’esterno della scatola campeggia tronfia la scritta “Manuale in italiano”. Sciocchezze. Il manuale che è stato tradotto è un opuscoletto di una manciata di pagine, stile libretto della Messa, che potrebbe essere paragonato, se si trattasse delle istruzioni di un’automobile, alla frase “Per guidare devi accendere l’auto e partire.” Il vero manuale, 200 pagine piene zeppe di informazioni, è in inglese, in un file all’interno del CD.
Intendiamoci, è un gran gioco. Molti dei piccoli difetti sono stati ben risolti dalle patch, e chi è patito della guerra nell’Atlantico non può farsi sfuggire una simulazione come Silent Hunter 2.
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