Una battaglia di giganti, dunque, quella che si accese la notte tra il 4 ed il 5 Luglio 1943, quando migliaia e migliaia di cannoni sovietici aprirono il fuoco sulle aree di partenza dei tedeschi. Per un certo periodo, pareva che l´OKW fosse stato preso in contropiede dalla mossa russa, e l´attacco venne ritardato di qualche ora. Non appena però l´iniziativa russa cominciò ad affievolirsi, alle 5:30 i primi carri “Tigre” e “Panther” si lanciarono all´assalto verso est, attraverso i campi di grano non mietuto della linea del fronte e, superati i primi avamposti, cominciavano ad affluire sulla prima linea nemica e si apprestavano a superarla.
Presso il saliente di Kursk, erano schierate per l´attacco ben 17 divisioni corrazzate e, comprendendo quelle di fanteria, si può dire che tra Orel e Obojan erano disponibili 70 divisioni.
A sud, la ganascia inferiore della tenaglia era costituita dalla IV Armata agli ordini del generale Hoth: ne facevano parte, tra le altre, nomi gloriosi come “SS Totenkopf”, “GrossDeutschland”,”Das Reich”,”3°Panzer”.Nella zona di Obojan le fronteggiavano reparti sovietici altrettanto noti, le Armate della Guardia (1°, 6°, 7°, 8°), agli ordini del generale Vatutin.A nord, la ganascia superiore presso Orel era costituita dalla IX Armata agli ordini del generale Model. A questa, si opponevano da parte sovietica la 2°Armata Corazzata, la 13°Armata e la 3°Corazzata Guardie. Queste imponenti forze erano al comando del generale polacco Rokossowskij, che sarebbe di li a poco divenuto famoso per le sue rapide avanzate in territorio tedesco.
Solo nella zona nord operavano 500 carri armati e 300 aerei, e i reparti erano disposti nella classica formazione d´attacco con i “Tigre” in testa, seguiti da “Panther” e da “PzKpfg IV”. Raramente prima si era visto un così gran numero di carri operanti in una battaglia; tuttavia, superati i primi avamposti, i tedeschi dovettero realizzare che il nemico era veramente un osso durissimo da rodere: i sovietici rispondevano al fuoco con migliaia e migliaia di pezzi anticarro e, più si avanzava, più la resistenza sovietica diventava accanita. Tra l´altro molti “Ferdinand”, privi com´erano di armi leggere da difesa, erano spesso incendiati dai guastori sovietici armati di lanciafiamme. Le perdite andavano via via facendosi insostenibili, e il giorno 10, quando l´attacco si arrestò, le divisioni del generale Model erano riuscite a conquistare solamente una decina di kilometri, pur avendo lasciato sul campo 2/3 dei propri carri e qualche decina di migiaia di uomini tra morti e feriti.
Tuttavia l´assalto più “spettacolare” si stava sviluppando nel settore meridionale del fronte, presso Obojan, dove premevano i carri di Hoth. Qui partono all´attacco ben 5 divisioni di fanteria, 8 corazzate e una motorizzata, del Gruppo d´Armate di Von Manstein. Ben 700 carri costituivano la punta di diamante dell´offensiva nel settore, che venne rinforzato con truppe fresche dai sovietici dopo l´accanita resistenza del primo giorno. Superata la prima linea, i carri tedeschi si trovarono di fronte alla seconda, costituita da numerosi carri russi interrati fino alla torretta, che costituivano fortilizi letali e difficili da espugnare.
A questo punto della battaglia il comando tedesco decise che era ora di intensificare al massimo lo sforzo militare, che si concretizzò in un massiccio attacco di carri e di semoventi. I sovietici tuttavia non erano impreparati, e ovviarono alla manovra (che avrebbe portato in caso di successo alla caduta dell´intero saliente per aggiramento da sud) gettando nella mischia la 5°Armata Corazzata Guardie, mentre altri 300 carri tedeschi comandati dal generale Kempf puntavano sull´obiettivo da sud. I presupposti per un´immensa battaglia si erano verificati, e difatti il mattino del 12 Luglio divampò quella che viene definita come la più grande battaglia di carri di tutti i tempi: vi presero parte più di 1500 mezzi, e lo scontro fu così violento che le parti rispettive si sfidarono più volte lanciando i propri mezzi alla carica come avveniva nelle antiche battaglie di cavalleria. C´è da dire che nella grande mischia era difficile mantenere le formazioni, ma tutto fu affidato al singolo valore degli equipaggi e del loro comandante. Dopo otto ore di lotta, prima della notte, il campo di battaglia era disseminato di mezzi scoperchiati, cadaveri e carri in fiamme. Calata la notte, ben 350 carri tedeschi erano andati perduti e quasi altrettanti da parte sovietica. I tedeschi avevano perduto circa 10.000 uomini per realizzare un avanzata di 40-50 Km, senza riuscire a espugnare il saliente e avendo logorato un gran numero di forze : da quel momento l´Operazione Zitadelle poteva dirsi fallita, mentre i sovietici si apprestarono alla controffensiva che li avrebbe riportati di lì a poco alla riconquista di Kharkov.