La caduta della piazzaforte segna l´inizio dell´offensiva tedesca, “Operazione Blau”, il cui obiettivo è l´annientamento delle forze russe operanti a sud tra il Donetz ed il Don, unica via per accedere al Volga e al Caucaso. Il 28 Giugno il Gruppo Armate Von Weichs muove dalla zona di Kursk in direzione di Voronhez, quale braccio superiore della tenaglia costituita dall´avanzata parallela delle truppe nella zona di Kharkov. Le divisioni di Weichs avanzano rapidamente e giungono nei pressi di Voronhez, conquistata in parte il 5 Luglio. La 6° e la 4° Armata Corazzata avanzano nel frattempo dalla zona di Volciansk verso nord-est, con il compito di chiudere la sacca formatasi nella zona di Stari Oskol. Il Quarantesimo Corpo Corazzato avanza inarrestabile, ma i tedeschi sono disattesi dai russi che si ritirano al di là del Don senza opporre resistenza. E´evidente che non sarà possibile intrappolare le forze nemiche, ed il comandante del corpo, Von Geyr, chiede di puntare ad est, oltre il Don, invece di proseguire verso nord-est. Il generale Paulus invece conferma gli ordini, e così la manovra si conclude con un nulla di fatto.
A rendere grigia la situazione tedesca contribuisce la fortissima resistenza russa nella città di Voronhez, che trattiene la tenaglia superiore dello schieramento tedesco. Soltanto il 40esimo Corpo Corazzato avanza quindi nell´ansa del Don, conquistando Rossoch ed impadronendosi dei passaggi sul fiume Kalitwa. Oramai è svanita anche la possibilità di accerchiare forze russe tra il Don ed il Volga, e il fallimento dell´offensiva tedesca si accentua nonostante l´occupazione di vasti spazi. Un simile risultato è stato ottenuto anche dalle armate meridionali comandate da Von Kleist: i russi si sono ritirati rapidamente verso est.
Hitler non si rende conto che Timoshenko intende evitare l´accerchiamento delle proprie truppe facendole ritirare tempestivamente, e anzichè lanciare le proprie armate corazzate verso il Volga per tentare di contrastare la massa in ritirata, impiega verso Sud anche il 40esimo Corpo Corazzato, lasciando la 6°Armata di Paulus avanzante verso oriente senza supporto corazzato.
L´errore più grande di Hitler è comunque ritenere che la ritirata russa non sia una manovra programmata, ma un chiaro segno dello sfacelo dell´Armata Rossa dopo tante pesanti sconfitte: così il 23 luglio concretizza il suo “abbaglio” emettendo l´Ordinanza n°45, che,riordinando le priorità originali, antepone la conquista del Caucaso al raggiungimento del Volga. Viene costituito il Gruppo d´Armate “A” (Von List), costituito dalle armate corazzate 4°e 18°, nonchè dalla 17°armata. Il gruppo armate “B” (Von Weichs) ha il compito di spingere la 6°Armata verso Stalingrado e di costituire un fronte difensivo sul Don con le armate (da nord a sud) 2°ungherese,8°italiana e 3°romena.
Se Hitler ha così interpretato la ritirata russa, nondimeno Stalin è preoccupato dall´idea di non riuscire a dominare la situazione, a causa di episodi di disordine che abitualmente avvengono nelle grandi ritirate. Ciò è provato dall´emanazione dell´ordine 277 del 28 Luglio : “Il Comando dell´Armata Rossa ordina ai consiglieri militari e soprattutto ai comandanti dei Fronti di eliminare lo stato d´animo della ritirata e stroncare drasticamente l´idea che si possa ancora ripiegare verso est; di togliere il comando ai comandanti d´armata che abbiano effettato ritirate senza ordine e deferirli al tribunale militare… di costituire nel settore dell´armata da 3 a 5 reparti di sbarramento di 2000 uomini ciascuno e bene armati, e di disporli alle spalle delle divisioni malfide con l´ordine di fucilare sul posto chiunque tenti di fuggire o dia luogo a panico …”. Si scopre quindi che sequenze come quella presentata nella parte iniziale del recente film “Il nemico alle porte” non siano poi tanto campate per aria… Infatti decine di sgenerali sono sostituiti e migliaia di soldati passati per le armi.
Ultima fase dell´avanzata
La marcia tedesca verso il CAucaso procede su ampio fronte: il 4 è raggiunta Stavropol, il 9 Maikop, il 21 Agosto gli scalatori delle divisioni da montagna giungono sulla vetta dell Elbrus, quale simbolo della conquista della regione. Ma il transito attraverso i valichi tenacemente difesi è difficoltoso, e l´avanzata si arresta. Nel frattempo la 6°Armata di Paulus è giunta nei pressi di Stalingrado, ed è impegnata nella battaglia che si concluderà il febbraio 1943 con il suo annientamento.
Nel frattempo lungo il Don si stanno disponendo le Armate del Gruppo “B”, tra cui la nostra 8°Armata italiana (A.R.M.I.R.) Fin dall ´autunno-inverno del 1941 Mussolini, fissato con l´idea di doversi “sdebitare” con Hitler per l´appoggio tedesco in Africa, aveva approntato che fosse approntata per l´invio in Russia un´Armata di 6 divisioni (di cui 3 alpine). Hitler, che nell´estate del 41 aveva rifiutato l´invio di altre forze oltre alle 3 divisioni del C.S.I.R., nel 1942 aveva addirittura chiesto che tali forze fossero disponibili in primavera, che era infattibile! Lo Stato Maggiore italiano era contrario a questa nuova spedizione, e auspicava addirittura il ritiro del C.S.I.R. : il generale Messe, incontratosi con Mussolini nel maggio 1942, pur elogiando l´ottima condotta del nostro corpo di spedizione, aveva avvertito il Duce che le nostre forze avevano dovuto operare in condizioni precarie, mancando mezzi di trasporto adatti al clima, armi robuste, pezzi anticarro utili a perforare le temibili corazze sovietiche e addirittura il vestiario adatto al clima invernale. L´A.R.M.I.R. avrebbe operato addirittura in condizioni peggiori, mancando queste risorse, e si sconsigliava l´invio nella sterminata steppa russa di divisioni totalmente appiedate.
Nulla si potè fare per far ragionare il Duce, e le divisioni arrivarono nell´Agosto 1942 sul fronte, da dove dovettero marciare a piedi per centinaia di kilometri per raggiungere le proprie postazioni. Il corpo Alpino, originariamente destinato al Caucaso, viene dirottato verso il Don, così come il resto del nostro corpo di spedizione. La prima divisione impegnata in combattimento è la “Tridentina”, che partecipa alla battaglia di fine Agosto conosciuta come “Prima battaglia difensiva del Don”. Nel mese di settembre si completa lo schieramento difensivo sul Don, ma appare evidente che la consistenza delle forze è totalmente sproporzionata rispetto alla vastità della zona assegnata, tale che non è possibile mettere alcuna forza in riserva. E´pur giunta dall´Italia un´altra divisione, ma è relegata a compiti di retrovia, mancandole i mezzi per sostenere combattimenti in campo aperto. Sul Don si lavora tenacemente per approntare difese e ripari dal nemico e dal freddo incombente, ma i russi stanno ammassando un numero consistente di forze al di là del fiume, in vista delle operazioni invernali del 42-43 che porteranno alla più grave sconfitta tedesca del conflitto.