L’operazione scattò alle 6.30 del 20 novembre del 1953 e si svolse a fasi successive:
- I
battistrada furono il 6° BPC
(battaglione paracadutisti coloniali agli ordini del mag. Bigeard) e il
II/1° RCP (reggimento cacciatori paracadutisti agli ordini del mag.
Brèchignac) agli ordini del gen. Jean Gilles (comandante delle forze
aerotrasportate in Indocina). Per l’operazione furono utilizzati 65 Dakota
e 1478 uomini. Questo
reparto sostenne aspri scontri con il reggimento vietminh stanziato
nell’area ,ma riuscì a conquistare la zona. - Tra
il 20 e il 22 novembre furono paracadutati altri 4 reggimenti di
paracadutisti e uno del genio con in forza anche 2 bulldozer. - Il
25 novembre fu terminata la sistemazione della pista aerea principale (adatta
gli aerei da trasporto, perché pavimentata con lastre di acciaio
traforato) e ne fu predisposta una secondaria 8 km più a sud (vicino a
Isabelle), adatta solo però al traffico leggero mancando della
pavimentazione. - La
guarnigione raggiunse così la consistenza di 4900 uomini e fu affidata al
comando del colonnello Christian-Marie-Ferdinand de la Croix de Castries
(ufficiale di cavalleria decorato con la Legion d’Onore). - Come
conseguenza dei contemporanei preparativi dei vietminh che affluivano
nell’area furono paracadutati anche uno squadrone di 10 carri m-24 Chafee
(smontabili) e la 11 a
Compagnia di Riparazione dei Mezzi Blindati della Legione Straniera
(CREBLE). - Come
rinforzi arrivarono anche il 1° BEP (Battaglione Paracadutisti Legione
Straniera), 8° BPC (battaglione Paracadutisti d’assalto), il 1/2° REI (1° btg.,
2° reg. fanteria legione straniera), il 1/13° DBLE (1° btg., 13 a
mezza brigata della legione straniera), il 2/13° DBLE, il 3/3° REI, tre
battaglioni di fucilieri algerini e un battaglione marocchino (fino a un
totale di quasi 11000 uomini).
Alla guarnigione furono assegnati anche:
-
- 10°
RAC (reggimento artiglieria coloniale) con 24 obici da 105mm (di cui 8
schierati su Isabelle); - 4°
RAC con 4 obici da 155/22mm; - 3
compagnie di mortai pesanti da 120mm;
- 10°
Tutti i pezzi erano sistemati in posizioni aperte per la necessità di fare fuoco a 360 gradi (soprattutto in funzione di controbatteria): i francesi avevano infatti stimato che il generale Giap sarebbe stato costretto a posizionare i suoi pezzi sui versanti scoperti della valle (cioè non oltre le cime) e il ten. Col. Piroth (comandante di artiglieria) disse persino che sarebbe riuscito a neutralizzare i pezzi avversari prima che questi riuscissero a sparare più di 3 colpi.
Vista la distanza del campo dalle basi del Delta e dalla portaerei Arromanches fu anche schierato un piccolo contingente autonomo per la ricognizione e l’appoggio tattico.
La base era però una soluzione di compromesso: non aveva sufficiente forza di manovra per fare incursioni profonde in territorio avversario (non era una buona base d’appoggio per l’eccessiva guarnigione stanziata) e non era abbastanza fortificata per sostenere un assedio regolare come il campo di Na San. Una delle possibili motivazioni che spinsero alla costruzione di quel campo fu l’esigenza di proteggere le coltivazioni di oppio da cui venivano ricavati i finanziamenti per mantenere i guerriglieri Meo e Tai ( i cui risultati non erano però eccezionali).