Preparazione dei vietnamiti
Il generale Giap, allo scopo di contrastare la minaccia del campo francese, prese i seguenti provvedimenti:
- spostamento
della 308a e 312 a
divisone nel Nord-Est per unirsi alla 316 a che già
presidiava la zona; - spostamento
della 351a divisone d’artiglieria per appoggiare l’assedio; - ordine
di mobilitazione generale per avere un buon numero di portatori (6
dicembre), oltre ai 600 autocarri MOLOTOVA forniti dai Cinesi; - il
27 dicembre schieramento della 304 a divisione intorno al
campo trincerato per impedire i pattugliamenti delle forze francesi.
L’esercito del Giap era fornito di cannoni da 105mm (una cinquantina di pezzi americani catturati in Corea), mentre i francesi stimavano che questi ne avesse al massimo da 75mm (di questi Giap ne aveva 48): inoltre pensavano disponesse di una scarsa quantità di munizioni per una battaglia d’assedio. Oltre a queste armi l’esercito Vietnamita possedeva anche circa 50 mortai da 120mm e un numero equivalente di cannoni senza rinculo.
I Vietnamiti erano dotati di molte artiglierie AA da 12.7 e da 37mm (50 e 30 rispettivamente, tutte del 367° della 351 a divisione, e altre 40 mitragliere da 37 fornite dai Cinesi insieme ai relativi serventi), allo scopo di bloccare gli eventuali trasporti aerei di forze e materiali, contando che l’artiglieria avrebbe potuto rendere impossibile l’uso delle piste d’atterraggio e che quindi l’unica alternativa fosse l’uso di paracadute.
L’idea iniziale del generale Giap, nonostante le esperienze di battaglie come quella di Na San, era quella di replicare gli attacchi di massa (i cosiddetti “one point, two faces”, cioè due basi di fuoco e una attacco in massa su fronte abbastanza ristretto con superiorità da 3 a 7 volte rispetto al nemico), sperando che gli errori dei francesi nelle fortificazioni (carenza di filo spinato e insufficiente estensione dei campi minati) gli dessero la vittoria.
La strategia del generale era questa:
- bloccare
la azioni offensive e le pattuglie della base per poter usare le colline
intorno al villaggio come base per l’artiglieria; - bloccare
le 2 vie d’accesso per bloccare i rifornimenti ai francesi; - usare
l’artiglieria AA per impedire aviorifornimenti; - attacco
alle postazioni più elevate della zona per favorire l’osservazione di
artiglieria sulle piste interne del campo; - attacco
ai capisaldi per indebolire la posizione principale;
Come per i Francesi, esisteva anche per i Vietminh l’esigenza di concludere l’attacco prima degli accordi di Ginevra.
Attacco
La battaglia cominciò il 13 Marzo, ma non fu una sorpresa per i Francesi grazie all’ascolto del traffico radio nemico.
L’attacco prese il via con una lunga preparazione di artiglieria che i Francesi non poterono contrastare data la solidità delle postazioni Viet e la loro mimetizzazione, mentre questi ultimi distrussero agevolmente le postazioni francesi, pensate per reggere calibri di minore potenza . Il tiro si concentrò soprattutto sull’avamposto BEATRICE per preparare l’assalto del 141° e 219° reggimento della 312 a divisione: alle 18.15 iniziò il combattimento contro i 500 legionari del 3/13° DBLE, che cedettero 15 minuti dopo, quando una salva d’artiglieria uccise il loro comandante (magg. Pègot) e lo stato maggiore; l’ultima comunicazione giunse dopo mezzanotte e fu una richiesta dell’operatore radio di fare fuoco sulla sua postazione. Contemporaneamente un’altra salva di artiglieria uccise il col. Gaucher, che era il responsabile di quel settore della difesa e che si trovava al quartiere generale della base. Da parte dei Francesi non fu ordinato nessun contrattacco per riconquistare la posizione.
Il giorno successivo proseguì il bombardamento, mirato a distruggere la componente aerea dei Francesi: vennero quindi presi di mira l’aereoporto, la torre di controllo e gli aerei parcheggiati (6 distrutti e 3 fuggiti). Nel pomeriggio venne paracadutato il 5° battaglione Paracadutisti Vietnamiti (5 BPVN) con un lancio a bassa quota, ma il reparto dovette comunque impiegare parecchie ore di marcia sotto il fuoco per congiungersi con gli assediati. Dalle ore 18 invece il fuoco fu concentrato su GABRIELLE, retta dal 5/7 RTA (reali fucilieri algerini), che fu poi attaccata nella notte dall’ 88° e 102° reggimento della 308 a divisione e dal 65° reggimento della 312 a: l’attacco durò fino alle 04.30, quando i difensori (in inferiorità numerica e senza il comandante, ucciso dall’artiglieria) si ritirarono verso Sud. Il generale Castries affidò il contrattacco al 5 BPVN, che, essendo provato dalla marcia e non conoscendo il terreno, fallì nel compito affidatogli.
L’artiglieria francese, nonostante la sua inferiorità, era intervenuta parecchio durate le battaglie ed era quindi quasi priva di munizioni; inoltre, essendo possibile l’evacuazione dei feriti solo di notte, peggioravano le condizioni del piccolo ospedale della guarnigione. Questa situazione , insieme ai collassi nervosi di qualche ufficiale (tra cui il capo di stato maggiore di Castries) e al suicidio di Piroth (per la vergogna di non aver contrastato i cannoni nemici) portò allo sbandamento e alla diserzione di una compagnia di soldati thailandesi che presidiavano il caposaldo di ANNE-MARIE.
Il 16 Marzo venne paracadutato il 6° BPC agli ordini del magg. Bigeard (molto amato dalle truppe in Indocina) e, il 24 maggio, Catries fu esautorato dal comando e fu sostituito dal ten. col. Pierre Charkes Langlais, comandante delle truppe aerotrasportate del campo.
Il 28 Marzo le truppe del 6° e del 8° BPC assaltano, insieme agli A26 dell’aviazione, i villaggi di Ban Ban e Ban Ong Pet, che ospitavano molte della batterie antiaree che dominavano il cielo su Dien Bien Phu. L’attacco ha successo (il 36° reggimento della 308 a divisione fugge senza armi e materiale), nonostante le elevate perdite francesi (24 morti e 86 feriti su due battaglioni).
Nel frattempo il generale Giap, constatate le elevate perdite (2000 morti contro i meno di 100 francesi) della sua attuale strategia, decide di trasformare la battaglia in un assedio vecchio stile, con trincee di avvicinamento e infiltrazione di avamposti, abbandonando gli attacchi a “marea umana”.