Battaglia delle 5 colline
Alle ore 18 del 30 Marzo 12000 uomini della 312a e 316a divisione si scagliano contro le colline che dominano la pista di aviazione i servizi del campo: DOMINIQUE (1 e 2) ed ELIANE (1, 2 e 4).
Vengono conquistate D1 e D2 , difese da Tailandesi e Algerini, grazie a un massiccio bombardamento, mentre l’attacco su D3 fallisce grazie alla 4a batteria del 2/4 RAC, i cui artiglieri africani puntarono i pezzi da 105 ad alzo zero sulla fanteria Viet, costringendola alla fuga attraverso i campi minati con ulteriori perdite (questo nonostante gli ordini di ritirata del comando e il cedimento dei fucilieri algerini di presidio alla collina).
La postazione E1 fu rapidamente conquistata, mentre la E2 fu mantenuta da una forza mista di fucilieri marocchini e legionari al comando del ten. Lucciani e successivamente liberata dalle forze nemiche con un contrattacco del 1° e 6° BPC.
Il Giap poteva però contare ora sui 505 metri di altitudine di D2, che gli avrebbero permesso di dominare il campo, e Langlais decise di contrattaccare confidando sulle truppe fresche promesse da Castries: lo 8° BPC riprese con elevate perdite D2, mentre il 6° BPC e il 5° BPVN ripresero E1.
Dopo 3 ore di contrattacchi da parte dei Viet fu però nuovamente persa D2 e, a causa del fianco quindi esposto, venne abbandonata anche E1; le forze francesi si ritirarono su E4, che Bigeard decise di tenere a ogni costo nonostante gli inviti di Langlais ad abbandonarla.
Il generale Giap era quindi riuscito a prendere 3 delle 5 colline, ma a prezzo di talmente tante perdite da costringerlo a chiedere l’invio di 25000 reclute e del reggimento TD9, incaricato della protezione delle alte cariche del governo vietnamita; mentre però lui poteva rimpinguare i ranghi abbastanza facilmente, la situazione per i francesi era molto peggiore: i rinforzi arrivavano solo con il paracadute (ai primi di Aprile fu possibile paracadutare solo il II/1° RCP)e dipendevano dalla situazione atmosferica.
Contemporaneamente all’attacco principale i Vietminh cercarono, fallendo con gravi perdite (soprattutto a carico della 308 a e 312 a divisione), la conquista di H7 (una collina della postazione HUGUETTE) difesa dal 5 BPVN e di H6, difesa dal 1/2° REI.
Tentativi dei Francesi di spezzare l’assedio
I Francesi furono messi progressivamente alle strette dalla campagna d’assedio, che riduceva sempre di più la superficie del campo, e dalle scarse capacità di rifornimento della propria aviazione, che li obbligava ad alternare spedizioni di rifornimento con quelle di personale.
L’aviazione inoltre era fortemente contrastata dall’artiglieria avversaria e dalla stagione dei monsoni, che era cominciata verso al fine di Marzo.
I Francesi provarono a chiedere l’aiuto degli Americani per liberare il campo (operazione Vatour) mediante il bombardamento dei B29 basati nelle Filippine e a Okinawa (circa un centinaio di aerei), ma il presidente Eisenhower non diede il beneplacito per motivi politici (mancava un appoggio da parte di potenze occidentali e paesi liberi del Sud-Est asiatico).
Le altre possibilità erano:
- attacco
dal Delta contro le linee di rifornimento dell’esercito vietnamita che
assediava Dien Bien Phu (circa il 50% di tutta la forza totale di
quell’esercito); - un’altra
operazione aviotrasportata dal nord del Laos per prendere alle spalle le
divisioni assedianti; - un’operazione
di alleggerimento con solo 7 battaglioni nell’alta valle Nam Hou
(operazione CONDOR); - un
tentativo di sortita verso Muong Nha dove era situato un raggruppamento di
4 battaglioni (operazione ALBATROS).
La prima opzione non era praticabile per l’elevata aliquota di forze francesi impegnate nell’operazione ATLANTE nel centro Vietnam, mentre la seconda e la terza avrebbero richiesto quei battaglioni paracadutisti necessari per i rinforzi e avrebbero ecceduto le capacità di trasporto dell’aviazione francese.
La possibilità di una sortita era poi da scartare per l’estrema debolezza delle truppe di Dien Bien Phu, che non avrebbero retto a un combattimento e alla successiva marcia di 30km in mezzo alla giungla.
Il 6 Aprile sono rimasti oramai 4500 uomini a difendere il campo (di cui un terzo concentrato su Isabelle insieme alle scarse forze dei battaglioni marocchini e tailandesi) e mancano molti specialisti , tra cui artiglieri e addetti alle trasmissioni.
Saputo da Cogny del previsto invio del 2° BEP (agli ordini del magg. Hubert Liesenfeld), Bigeard decide di preparare un contrattacco allo scopo di riconquistare E1. Viste le scarse forze a disposizione (2 compagnie del 6° BPC) e la necessità di ridurre le perdite si decise, copiando alcune tattiche del Giap, di creare una serie di trincee di avvicinamento e concentrare tutta l’artiglieria disponibile (composta da cannoni da 105mm, mortai da 120 e da 81mm, dal tiro diretto di alcuni carri e di 4 complessi quadrinati da 12,7mm); a queste forze venne aggiunto un attacco aereo con bombe al napalm per impedire l’afflusso di rinforzi e isolare la zona di combattimento.
L’attacco comincia alle 6 di mattina del 10 Aprile e termina alle 14, quando la squadra lanciafiamme di una delle compagnie riesce a distruggere uno dei bunker presenti; due ore dopo le forze d’attacco, che hanno perso un terzo dei loro effettivi, vengono sostituite da due compagnie del II/1° RCP. Poco prima delle 7 di sera queste forze subiscono l’attacco del 98° reggimento della 316 a divisione, che riesce un’ora dopo a raggiungere la cima della collina per venire ricacciata da un contrattacco portato da due compagnie del 1° BEP e due del 5° BPVN.
Questo attacco costò ai Francesi un centinaio di morti e il doppio dei feriti, ma distrusse quasi completamente il reggimento avversario, oltre a minare profondamente il morale degli avversari, tanto da obbligare il generale Giap a una pausa e ad azioni speciali da parte dei commissari politici.
Caduta del campo
Alla metà di Aprile i Vietminh dispongono ancora di 35000 uomini validi, mentre la guarnigione francese si riduce sempre di più per le perdite di combattimento (e gli insufficienti rinforzi), per la diserzione (soprattutto di Thailandesi e Marocchini) e per l’insufficienza delle strutture sanitarie; inoltre il rifornimento era complicato dalla sempre più esigua superficie del campo e dalla vicinanza delle trincee nemiche.
Il 18 dello stesso mese venne persa H6 e tutto il campo di aviazione (che si venne a trovare esposto al fuoco nemico) e il 23 anche H1.
Venne quindi progettato un attacco simile a quello già effettuato su E1, grazie, anche in questo caso, alla collaborazione coi cacciabombardieri della Arromanches: l’incarico fu affidato al 2° BEP, che avrebbe dovuto attaccare a tenaglia (5 a e 6 a compagnia da H7, mentre 7 a e compagnia CIPE, cioè i paracadutisti indocinesi, dal campo di aviazione), ma l’attacco fallì per un ritardo tra l’assalto dei fanti (dovuto al fuoco proveniente da ELIANE) e il bombardamento (che aveva distrutto i difensori) e che permise ai Vietminh di difendersi efficacemente. Il fallimento portò, oltre che alla definitiva perdita del campo di aviazione, anche all’esaurimento delle ultime riserve del campo.
Il 1° Maggio un nuovo attacco dei Vietminh permise loro di conquistare E1, D3 e H5; a questo punto l’unica speranza dei Francesi era di resistere fino alla conferenza dell’8 Maggio, tanto da spingere Navarre a rinforzare la guarnigione con il lancio del 1° BPC (solo 2 compagnie vennero però effettivamente lanciate) per poter dare il cambio alle sue truppe esauste per i combattimenti.
Il campo era oramai esposto da ogni parte al tiro diretto del nemico, che dominava la zona grazie a D3 ed E1, senza che i Francesi potessero riprendere queste due zone. Nella notte del 4 Maggio cadde anche H4 grazie a ripetuti attacchi di interi reggimenti contro il centinaio scarso di difensori e ad un attacco di 7 reggimenti contro la postazione oramai indebolita.
Secondo Langlies però era ancora possibile tenere il campo se fossero arrivati i 500 restanti uomini del 1° BPC, se fossero arrivate le 120 tonnellate di munizioni di cui aveva fatto richiesta e se avesse avuto successo l’operazione CONDOR. Ma la sera del 6 Maggio fu scatenato un attacco contro E2 (difesa dal 1° BPC e dai resti del 6° BPC, del II/1° RPC e del 5 BPVN): il generale Giap usò ben 17 lanciarazzi multipli fornitigli dai cinesi (Katyusha russi) contro una forza di 2 compagnie, che però resistette, grazie anche all’artiglieria del campo.
Dopo questo fallimento iniziò però un’azione di controbatteria dei Vietminh che distrusse quasi tutti i cannoni su ELIANE e 3 dei 10 cannoni da 105mm che ancor funzionavano nella posizione centrale.
L’attacco si concentrò poi su E4 ed E10,mentre su E2 venne fatta esplodere una mina (in preparazione già da diversi giorni) che indebolì i difensori, tanto che la posizione cadde definitivamente la mattina presto del giorno successivo per mancanza di rinforzi e munizioni. Dopo di che caddero anche E4 ed E10, mentre fallì un attacco diretto al ponte Bailey.
Ma i Francesi erano oramai condannati e iniziavano a dare segni di sbandamento anche truppe solitamente affidabili come i legionari. Alle 17.30 del 5 Maggio una squadra di 5 uomini entrò al posto di combattimento di Castries e lo fece prigioniero insieme a 23 ufficiali del suo stato maggiore.
La battaglia si concluse con un fallito tentativo di sortita verso Sud da parte della guarnigione di ISABELLE, composta da legionari, Thailandesi e Marocchini.
Conclusione
Alla fine della battaglia i Vietminh catturarono quasi 10000 prigionieri, ma concessero il rimpatrio per via aerea solo a circa 800 feriti gravi, mentre tutti gli altri dovettero marciare per centinaia di chilometri verso i campi di prigionia. La durezza della marcia, unita alle pessime condizioni sanitarie dei campi di prigionia, fece sì che solo 3000 tornarono in Francia.
I Francesi ebbero quasi 8000 morti su una guarnigione di più di 15000 uomini (tra originali e rinforzi paracadutati), vi fu però una grossa differenza tra i vari reparti: le perdite variavano dal 70% di Francesi, legionari e Marocchini al 25% di Vietnamiti e Thailandesi; i Vietminh ebbero invece 23000 morti su una forza di 80000 uomini (di cui però poco meno della metà faceva parte di unità di supporto o si trattava di civili reclutati a forza). Le perdite percentuali erano quindi simili per entrambi gli schieramenti, ma erano qualitativamente più gravi per i Francesi per la perdita di unità ad elevato addestramento e di indubbio valore come i legionari.
All’epoca la Legione Straniera, pur essendo considerata una forza di elitè, non riceveva particolari equipaggiamenti o ingenti investimenti in attrezzature: era considerata ancora una forza spendibile con meno rimorsi di un’ unità continentale.
Dopo la sconfitta ai Francesi rimase solo un quarto del territorio del Vietnam; inoltre i Vietminh fornirono appoggio ai movimenti indipendentisti di Cambogia (Kmer Rosso) e Laos (Pathet Laos), tanto che dopo qualche tempo i Francesi furono obbligati a concedere l’indipendenza.
Gli accordi di Ginevra furono poi rispettati da Vietnam e Francia, ma non dagli USA (che perseguivano una feroce politica anticomunista), che nel 1956 crearono una Repubblica del Vietnam del Sud per sottrarla all’influenza di Giap (la cui fama e i metodi gli avrebbe permesso di vincere in caso di elezioni), stabilendo il confine sul 17° parallelo. Questo confine artificiale, insieme alla cattiva gestione della classe politica addestrata dai Francesi e alla corruzione dilagante, portò poi alla guerra civile tra gli stessi Vietnamiti e a un impegno degli Usa in quella zona, che già dal 1954 era considerato pericoloso e controproducente dai consiglieri di Eisenhower.