Si comincia
In piena ortodossia del “4x” spaziale non ci sono scenari veri ma soltanto il tutorial e uno scenario breve di introduzione. La customizzazione dello startup è però totale ed è possibile scegliere tra “universi” (mappe di gioco) di poche decine di caselle sulla griglia a veri mostri con una massimo di 1.000.000 (1000×1000) di caselle e 104 razze giocanti. Per la natura di crescita esponenziale appare evidente che per giocare a dimensioni massime (con 103 giocatori gestiti dall’AI) servirebbero, già dopo 50 turni, computer dalle capacità di calcolo mostruose o tempi di attesa titanici. Con 18-20 giocatori, però il gioco rimane ampiamente godibile su qualsiasi computer.
E’ abbastanza ovvio che queste opzioni permettono di determinare a proprio piacimento se sarà una partita improntata all’esplorazione e alla cresciuta economica (molte caselle, pochi avversari) o di contro una partita di “diplomazia” (intendendo la “guerra come il proseguimento della diplomazia con altri mezzi”) con poche caselle e molti avversari. E’ inoltre possibile settare la densità dei sistemi solari al fine di poter decidere l’importanza delle navi veloci e delle tecnologie di trasferimento attraverso lo spazio. Molto apprezzabile inoltre la possibilità di impostare quanti turni durerà la partita, fattore molto importante nel decidere le strategie di sviluppo e di colonizzazione.
Ultima ma non meno importante, la possibilità di settare a piacimento il rapporto della densità dei pianeti nel centro della mappa permettendo di compensare il privilegio, proverbiale in tutti i 4x, di iniziare la partita in un angolino della mappa: i bordi della mappa, si sa, non tradiscono e non attaccano di sorpresa.
Tutto questo fa schizzare a livelli importanti la rigiocabilità e la possibilità di cercare la partita più adatta alle proprie voglie ed attitudini. In questo quadro rappresenta decisamente un limite enorme la scelta di rendere disponibili soltanto 12 razze non customizzabili e con un solo albero di tecnologia interamente condiviso.
Questo improvviso ed inatteso limite viene giustificato in modo credibile da parte degli sviluppatori che sostengono che è l’unico modo possibile per garantire a ciascuna razza algoritmi competitivi di intelligenza artificiale. Questa riveste grande importanza perché il gioco prevede il solo “hot seat” come modalità multiplayer. Seppur il gioco non sia il più complesso della categoria già dopo i primi 100 turni i tempi per completare il turno si dilatano (senza contare eventuali combattimenti real time) e il gioco diviene inesorabilmente inadatto al multiplayer.
Un vero peccato perché, pescando a piene mani nei grandi classici del genere, le razze riportano chiaramente indicati i livelli da cui si distaccano dalla media (es. +2 aumento di popolazione, +1 xenofobia, -1 ricerca tecnologica) e i differenti obiettivi. Infatti non e’ necessario per forza conquistare ogni sasso dell’universo per vincere: alcune razze hanno come obiettivo la “felicità degli abitanti” o “i dividendi pagati agli investitori”. Insomma gli ingredienti che permetterebbero un buon livello di personalizzazione della razza sembrano davvero artificialmente bloccati.
Le diverse razze, dietro le brevi descrizioni di background, permettono di sposare diverse filosofie di comportamento tipiche del gioco di ruolo (l’industriale, il mercante, il guerriero, il venditore di teconolgia, il pirata spaziale) perseguendo condotte caratteriali altrettanto tipiche (il socievole, lo xenofobo, l’integralista, il duro, etc) ma purtroppo non soddisfano pienamente la voglia di personalizzazione del giocatore. Con solo 12 specie, la possibilità di giocare con 104 razze perde decisamente appeal.
Fatte le vostre scelte finalmente si inizia a giocare. La prima cosa che salta all’occhio e la strenua volontà di perseguire un prodotto “facile da imparare ma difficile da gestire”. Infatti ciò che in altri giochi diventa torte in percentuali o scale di efficienza spesso qui viene tradotto in semplici riferimenti iconografici. Per definire un sistema solare “ricco” esso verrà mostrato con 3 pianeti, un sistema povero con un pianeta soltanto. Quanto siamo lontano dai giochi con 3-4-5 tipi di minerali che possono esaurirsi con differenti velocità!
eXplore (esplora l’universo)
In piena ortodossia della storia del 4x la mappa strategica è a due dimensioni senza alcun compromesso verso soluzioni più realistiche. Un vero tuffo nel passato, ad esempio Master of Orion 1 (il mio primo 4X spaziale, 16 anni fa!) utilizzava la stessa soluzione.
Tutti sistemi solari presenti sulla mappa sono mostrati con una diversa iconografia che simboleggia la stella-perno del sistema stesso (nana, supernova, etc ) : ad ogni tipologia di sistema solare e’ associata una diversa probabilità di trovare pianeti abitabili. In questo modo e’ possibile indirizzare i propri scout con maggiore cognizione di causa evitando il meccanico e poco distintivo sistema di scouting di molti altri giochi basato sulla necessità di vedere quante più possibili locazioni.
A differenza di altri giochi, tutte le navi sono abilitate a fornire informazioni rispetto ai sistemi solari e quindi e’ possibile esplorare nuovi pianeti sia con veloci ed economici scout sia con possenti navi da guerra.
I pianeti hanno scale di valori anch’esse molto semplificate: un pianeta può essere (dal punto di vista economico) “povero, medio, ricco”. I livelli di crescita si possono riassumere in 5 categorie: inabitabile, crescita zero, crescita povera, normale ed ideale (nessun accenno quindi a tipo di atmosfera e/o tipo di ambiente: roccioso, gassoso, ricoperto di acqua etc ). Completano il quadro nuvole spaziali che rallentano le navi e fasce di asteroidi (da sfruttare come giacimenti minerari) e poche altre eccezioni (wormhole per i salti in iperspazio per esempio ).
L’esplorazione alla fine e’ quindi piuttosto noiosa e ripetitiva. Se siete fans della filosofia Startrekkista (To boldly go where no men has gone before!!!) e amate il viaggio e la scoperta sarete chiamati a dovervi costruire enormi universi con pochi abitanti perchè la filosofia di gioco tende a semplificare moltissimo l’esplorazione.