Più che doverci confrontare con una “intelligenza” artificiale, il nostro avversario sembra essere una meccanica di gioco che muove un esercito nettamente più poderoso ma molto prevedibile: sembra più un boardgame in solitario degli anni 70-80 (Ambush della victory games o RAF della West end games etc) che non un gioco per computer del 21° secolo.
Bottom Line
A modo suo, il gioco mi ricorda quando ero bambino, e giocavo con “l’allegro chirurgo”: come il paziente elettronico del vecchio gioco era pronto a segnalare ogni nostro piccolo errore accendendo il naso rosso, H:R&C punirà con altrettanta tempestività ogni vostra svista.
Nella sua semplicità ed astrattezza il gioco è una buona e divertente simulazione dell’argomento trattato. Il gioco in solitario e davvero originale e in grado di stuzzicare il nostro interesse, ha feeling e ci mette di fronte ad una “game experience” coinvolgente e unica.
Procedendo nel gioco però ci si accorge che bene o male le cose da fare sono sempre le stesse. Fare meglio significa sbagliare sempre meno, e non sperimentare nuove strategie.
Quindi H:R&C si rivolge ad una piccola nicchia di boardgamer amanti del gioco in solitario alla ricerca di emozioni digitalizzate. Per questi pochi eletti il gioco appare davvero appetibile .
Questi saranno entusiasti delle meccaniche di gioco, della grafica coinvolgente e della longevità assoluta del prodotto. Per tutti gli altri, dopo un probabile entusiasmo iniziale, la noia sarà un nemico lento, macchinoso ma irresistibilmente potente: proprio come Roma lo fu per il genio militare di Annibale.