ecco un thread dedicato alle poesie sulla guerra, posto un paio "Generale, il tuo carro armato" di Bertold Brecht Generale, il tuo carro armato è una macchina potente Spiana un bosco e sfracella cento uomini. Ma ha un difetto: ha bisogno di un carrista. Generale, il tuo bombardiere è potente. Vola più rapido d’una tempesta e porta più di un elefante. Ma ha un difetto: ha bisogno di un meccanico. Generale, l’uomo fa di tutto. Può volare e può uccidere. Ma ha un difetto: può pensare. "Uomo del mio tempo" di Salvatore Quasimodo Sei ancora quello della pietra e della fionda, uomo del mio tempo. Eri nella carlinga con le ali maligne le meridiane di morte t’ho visto dentro il carro di fuoco alle forche alle ruote di tortura. T’ho visto: eri tu con la tua scienza esatta persuasa allo sterminio, senza amore senza Cristo. Hai ucciso ancora come sempre come uccisero i padri come uccisero gli animali che ti videro per la prima volta. E questo sangue odora come nel giorno Quando il fratello disse all’altro fratello «Andiamo ai campi». E quell’eco fredda tenace è giunta fino a te dentro la tua giornata. Dimenticate o figli le nuvole di sangue Salite dalla terra dimenticate i padri le loro tombe affondano nella cenere, gli uccelli neri il vento coprono il loro cuore.
Joakim Brodén: Attero! Dominatus! Berlin is burning Denique! Interimo! The reich has fallen We stand at the gates of Berlin With two and a half million men With six thousand tanks in our ranks Use them as battering rams Artillery leading our way A million grenades has been launched The nazis must pay for their crimes The wings of the eagle has been broken Marshall Zhukov's orders: Serve me Berlin on a plate! Disregard the losses The city is ours to take The price of a war must be payed Millions of lives has been lost The price must be paid by the men That started the war in the 30's The spring of the year 45' The year when the nazis will fall We're inside the gates of Berlin The beak of the eagle is broken Comrade Stalins orders: Serve me it's head on a plate Disregard the losses The eagle's land is ours to take March! Fight! Die! In Berlin! March! Fight! Conquer! Berlin!
La morte circonda ogni mio pensiero, la notte si è fatta schiava del buio, un rumore tremendo si sente dal fondo, nella valle orribile dilaga una luce: ha per occhi mille spilli fiammeggianti che pungon la notte, ma il buio già torna, i suoi lampi di immenso clamore raggiungono da ore la mia vita leggera. Si sente sulla lingua il freddo pungente e vedo gelarmi le mani di freddo, si trema e si gela e si vede la notte, si vedon di notte e di giorno i compagni stremati morire; ma devo andare e correre veloce, ogni mio passo la morte ricorda, ma devo andare e buttarmi nel freddo, nel freddo di bianco e di rosso vestito, di bianco nascente candore mi da dolore d'averlo perduto per sempre, di rosso dolore di morte m'aspetto e attendo nervoso lo spillo finale che punge la notte, ma il buio già torna. Nella trincea ho lasciato i ricordi che in questi mesi son stati i carnefici, ma ora vado a decorare il mio petto di mille o di un solo colore, chissà; e chiesi: "Ma eroi si muore in quella montagna?" Tra il labirinto che scuro s'è fatto, tra queste rocce che sembran gridare, tra questi uomini ridotti ad un gatto che urla di fronte al cane nemico, ma scappa veloce colpito e ferito, tra queste notti che giorno si fanno, in alto, là in cima, con l'artiglieria; chiedo: "Ma soli si muore in questa montagna?" Due armi e divise, due cuori e dolori si scontrano invano e perdono sangue, e perdono il sonno e perdono il senno, e perdono ora una volta per tutte le scuse per questa dannata mia razza. Dolce, cara, sempre amata ragazza, ti chiamano Vita, ma ora tu sei nascosta là in fondo, in cima a quel monte, quello che stiamo attaccando da anni. Ed ora io parto, se torno non so, ma ormai lo spillo bagliore s'è fatto e vedo ancora cadere tra il ghiaccio il fucile, la divisa e l'elmetto di ferro, li vedo gementi tender la mano... ma devo andare e correre veloce, il tempo non vuole fermarsi per noi, se fossi io lui schiaccerei con i piedi tutti i monti, i boschi, i fiumi e le vette, ma sono solo un morto che uccide, in mezzo un deserto di morte ghiacciato, in mezzo un ghiacciaio di luci improvvise.
[SIZE=+2]Veglia[/SIZE] [SIZE=+1]Cima Quattro il 23 dicembre 1915[/SIZE] Un'intera nottata buttato vicino a un compagno massacrato con la sua bocca digrignata volta al plenilunio con la congestione delle sue mani penetrata nel mio silenzio ho scritto lettere piene d'amore Non sono mai stato tanto attaccato alla vita [SIZE=+2]San Martino del Carso[/SIZE] [SIZE=+1]Valloncello dell'Albero Isolato il 27 agosto 1916[/SIZE] Di queste case non è rimasto che qualche brandello di muro Di tanti che mi corrispondevano non è rimasto neppure tanto Ma nel cuore nessuna croce manca E' il mio cuore il paese più straziato [SIZE=+2]Soldati[/SIZE] [SIZE=+1]Bosco di Courton luglio 1918[/SIZE] Si sta come d'autunno sugli alberi le foglie. Giuseppe Ungaretti
Di haiku scritti poco prima di partire per l'ultima missione ce ne sono molto belli.. Estratto finale ultimo messaggio del generale Ushijima, Okinawa Con mio grande rimpianto, non siamo più in grado di continuare la lotta dopo circa tre mesi di ostinata resistenza. Abbiamo sfidato la morte, e ora siamo condannati. Ma so che abbiamo fatto tutto il possibile, coordinando le nostre forze via aria e via terra. Per questo scacco devo porgere le mie più sentite scuse all'imperatore e al popolo del Giappone. Stiamo per lanciarci in un ultimo assalto nel tentativo di travolgere la maggior quantità possibile di nemici. Pregherò per le anime dei caduti e la prosperità della famiglia imperiale L'erba verde avvizzisce in queste isole senza attendere il declino, ma rinascerà, più verde, nella primavera della nazione Le armi logore, il nostro sangue inonderà la terra, ma lo spirito sopravvivrà. E i nostri spiriti torneranno a proteggere la madrepatria
ma che poesia è? comunque andiamo avanti "Non gridate più" di Giuseppe Ungaretti Cessate di uccidere i morti non gridate più, non gridate se li volete ancora udire, se sperate di non perire. Hanno l'impercettibile sussurro, non fanno più rumore del crescere dell'erba, lieta dove non passa l'uomo.
Siam qui perchè siam qui perchè siam qui perchè siam qui. Siam qui perchè siam qui perchè siam qui perchè siam qui.
Mon désir est la région qui est devant moi Derrière les lignes boches Mon désir est aussi derrière moi Après la zone des armées Mon désir c’est la butte du Mesnil Mon désir est là sur quoi je tire De mon désir qui est au-delà de la zone des armées Je n’en parle pas aujourd’hui mais j’y pense Butte du Mesnil je t’imagine en vain Des fils de fer des mitrailleuses des ennemis trop sûrs d’eux Trop enfoncés sous terre déjà enterrés Ca ta clac des coups qui meurent en s’éloignant En y veillant tard dans la nuit Le Decauville qui toussote La tôle ondulée sous la pluie Et sous la pluie ma bourguignotte Entends la terre véhémente Vois les lueurs avant d’entendre les coups Et tel obus siffler de la démence Ou le tac tac tac monotone et bref plein de dégoût Je désire Te serrer dans ma main Main de Massiges Si décharnée sur la carte Le boyau Gœthe où j’ai tiré J’ai tiré même sur le boyau Nietzsche Décidément je ne respecte aucune gloire Nuit violente et violette et sombre et pleine d’or par moments Nuits des hommes seulement Nuit du 24 septembre Demain l’assaut Nuit violente ô nuit dont l’épouvantable cri profond devenait plus intense de minute en minute Nuit qui criait comme une femme qui accouche Nuit des hommes seulement Désir - Guillaume Apollinaire
d chi è questo brano? Brightside metti anche tu un nome dell'autore se la poesia esiste "l'addormentato della valle" di Arthur Rimbaud E' una gola di verzura dove il fiume canta impigliando follemente alle erbe stracci d'argento: dove il sole, dalla fiera montagna risplende: è una piccola valle che spumeggia di raggi. Un giovane soldato, bocca aperta, testa nuda, e la nuca bagnata nel fresco crescione azzurro, dorme; è disteso nell'erba, sotto la nuvola, pallido nel suo verde letto dove piove la luce. I piedi tra i gladioli, dorme. Sorridente come sorriderebbe un bimbo malato, fa un sonno. O natura, cullato tiepidamente: ha freddo. I profumi non fanno più fremere la sua narice; dorme nel sole, la mano sul suo petto tranquillo. Ha due rose ferite sul fianco destro.
William H. Rupertus: Questo è il mio fucile. Ce ne sono tanti come lui, ma questo è il mio. Il mio fucile è il mio migliore amico, è la mia vita. Io debbo dominarlo come domino la mia vita. Senza di me, il mio fucile non è niente; senza il mio fucile, io sono niente. Debbo saper colpire il bersaglio. Debbo sparare meglio del mio nemico che cerca di ammazzare me. Debbo sparare io prima che lui spari a me. E lo farò. Al cospetto di Dio giuro su questo credo. Il mio fucile e me stesso siamo difensori della patria. Siamo i dominatori dei nostri nemici. Siamo i salvatori della nostra vita. E così sia, finché non ci sarà più nemico, ma solo pace. Amen.
Eh eh, invero la poesia è una mia creatura, però ci sta bene. Narra di combattimenti alpini della Grande Guerra.
"Bombardamento" di Tommaso Filippo Marinetti ogni 5 secondi cannoni da assedio sventrare spazio con un accordo tam-tuuumb ammutinamento di 500 echi per azzannarlo sminuzzarlo sparpagliarlo all’infinito nel centro di quei tam-tuuumb spiaccicati (ampiezza 50 chilometri quadrati) balzare scoppi tali pugni batterie tiro rapido Violenza ferocia regolarità questo basso grave scandere gli strani folli agitatissimi acuti della battaglia Furia affanno orecchie occhi narici aperti attenti forza che gioia vedere udire fiutare tutto tutto tara-tatatata delle mitragliatrici strillare a perdifiato sotto morsi schiaffffi traak-traak frustate pic-pac-pum-tumb bizzzzarrie salti altezza 200 m della fucileria Giù giù in fondo all’orchestra stagni diguazzare buoi buffali pungoli carri pluff plaff impennarsi di cavalli flic flac zing zing sciaaack ilari nitriti iiiiii scalpiccii tintinnii 3 battaglioni bulgari in marcia croooc-craac [LENTO DUE TEMPI] Sciumi Maritza o Karvavena croooc craaac grida degli ufficiali sbataccccchiare come piattttti d’otttttone pan di qua paack di là cing buuum cing ciack [PRESTO] ciaciaciaciaciaak su giù là là in-torno in alto attenzione sulla testa ciaack bello Vampe vampe vampe vampe vampe vampe vampe ribalta dei forti die- vampe vampe tro quel fumo Sciukri Pascià comunica telefonicamente con 27 forti in turco in tedesco allò Ibrahim Rudolf allô allô attori ruoli echi suggeritori scenari di fumo foreste applausi odore di fieno fango sterco non sento più i miei piedi gelati odore di salnitro odore di marcio Timmmpani flauti clarini dovunque basso alto uccelli cinguettare beatitudine ombrie cip-cip-cip brezza verde mandre don-dan-don-din-béèé tam-tumb-tumb tumb tumb-tumb-tumb-tumb Orchestra pazzi bastonare professori d’orchestra questi bastonatissimi suooooonare suooooonare Graaaaandi fragori non cancellare precisare ritttttagliandoli rumori più piccoli minutissssssimi rottami di echi nel teatro ampiezza 300 chilometri quadrati Fiumi Maritza Tungia sdraiati Monti Ròdopi ritti alture palchi loggione 2000 shrapnels sbracciarsi ed esplo-dere fazzoletti bianchissimi pieni d’oro Tumb-tumb 2000 granate protese strappare con schianti capigliature tenebre zang-tumb-zang-tuuum-tuuumb orchestra dei rumori di guerra gonfiarsi sotto una nota di silenzio tenuta nell’alto cielo pallone sferico dorato sorvegliare tiri parco aerostatico Kadi-Keuy.
Ma certo che la poesia esiste!!! Avremo gusti diversi, a me piace. Titolo: ignoto Autore: ignoto, ma probabilmente fante francese, ca. primi del 1915
Trilussa (1914). La ninna-nanna de la guerra Ninna nanna, nanna ninna, er pupetto vò la zinna: dormi, dormi, cocco bello, sennò chiamo Farfarello Farfarello e Gujermone che se mette a pecorone, Gujermone e Ceccopeppe che se regge co le zeppe, co le zeppe d'un impero mezzo giallo e mezzo nero. Ninna nanna, pija sonno ché se dormi nun vedrai tante infamie e tanti guai che succedeno ner monno fra le spade e li fucili de li popoli civili Ninna nanna, tu nun senti li sospiri e li lamenti de la gente che se scanna per un matto che commanna; che se scanna e che s'ammazza a vantaggio de la razza o a vantaggio d'una fede per un Dio che nun se vede, ma che serve da riparo ar Sovrano macellaro. Chè quer covo d'assassini che c'insanguina la terra sa benone che la guerra è un gran giro de quatrini che prepara le risorse pe li ladri de le Borse. Fa la ninna, cocco bello, finchè dura sto macello: fa la ninna, chè domani rivedremo li sovrani che se scambieno la stima boni amichi come prima. So cuggini e fra parenti nun se fanno comprimenti: torneranno più cordiali li rapporti personali. E riuniti fra de loro senza l'ombra d'un rimorso, ce faranno un ber discorso su la Pace e sul Lavoro pe quer popolo cojone risparmiato dar cannone!