Anno del Signore 1399. Il peggio era ormai passato. I due tentativi di invasione castigliana erano stati respinti. Il movimentato periodo per la successione del trono lusitano si era definitivamente concluso. Grazie all’appoggio del potente nobile, generale Nuno Álvares Pereira e grazie alla delibera delle Cortes riunitesi nel 1383 a Coimbra, Giovanni I era ormai tranquillo. Il trono era suo e non era più in discussione. Negli ultimi 15 anni Giovanni si era concentrato nel cacciare definitivamente i castigliani dal suolo portoghese e a trovare un potente alleato, l’Inghilterra. Alleanza rafforzata poi dal matrimonio di Giovanni con la bellissima Filippa di Lancaster, figlia di Riccardo II re d’Inghilterra. Molte riforme erano poi state avviate ma la preoccupazione maggiore del re era che la lunga guerra con la Castiglia aveva sottratto un gran numero di uomini alle loro consuete occupazioni. Costoro si erano ormai abituati al combattimento e al saccheggio ed ora, finita la guerra, per tenere occupate queste masse di sbandati Giovanni I doveva prendere decisioni importanti, non poteva più attendere! La nobiltà era divisa. Nel nord si voleva invadere la Galizia per riunirla una volta per tutte sotto la Corona portoghese. Le nobiltà delle Beiras, di Lisbona e del sud, invece, volevano continuare la ‘Reconquista’ in terra marocchina, conquistando Tangeri, Ceuta e poi chissà quali altre città! Il Re era indeciso. Era sera, una sera di una tiepida giornata di dicembre. Giovanni ed i suoi fedelissimi erano accampati in una radura sulla Serra di Sintra, al termine di una giornata di caccia. In fondo si vedeva l’oceano, quell’oceano che il popolo portoghese non sapeva ancora essere così importante, anzi indispensabile per il proprio futuro. La temperatura era ancora gradevole ma alcune folate di freddo vento oceanico mettevano i brividi al re. Le bandiere e gli stendardi garrivano al vento, ormai così rumorosamente che Giovanni non si accorse che da Lisbona era giunto un messaggero. “Vostra Altezza, porto notizie importanti. Ci è giunta notizia che la Francia ha dichiarato guerra all’Inghilterra. Truppe francesi stanno già marciando verso l’Aquitania. Sua Eccellenza Nuno Álvares Pereira chiede il rientro immediato di Vostra Altezza nella capitale. Si attende infatti che da Londra ci chiedano di entrare in guerra al loro fianco contro i francesi!” Sconcertati, tutti si voltarono verso il re in attesa di un’espressione, di una parola, di un qualsiasi gesto. Il re, con tutta calma, posò su una pietra la scodella di vino che stava sorseggiando. Guardò gli altri. Guardò il sole che ormai stava sparendo come inghiottito dall’oceano. Guardò Nené, il suo cavallo bianco, agitare la coda nervosamente, come se avesse capito ciò che stava accadendo; poi pensò alla sua bellissima sposa; e finalmente esclamò: “Cazzo!”
Come inizio è molto promettente! Hai per caso anticipato la data d'inizio della partita o è una specie di prologo prima di cominciare il racconto vero e proprio?
No, 'In Nomine' parte nel 1399 (in luglio se non erro), sono partito normale. Cmq vedo che hai perfettamente inteso il senso di questo mio primo post. Non si può partire con una Nazione - qualsiasi essa sia - senza conoscere gli avvenimenti degli anni precedenti. Altrimenti le decisioni vengono sfalsate... Cmq per la cronaca ora sono nel 1405. Dovevo già postare questo AAR nei gg scorsi ma ho avuto qualche problemino di connessione Sto già preparando il seguito, sempre raccontato in 3^ persona ovviamente... Stavolta sarà il generale Nuno Álvares Pereira a raccontare l'esito della guerra e gli anni immediatamente successivi....
Anno del Signore 1430. Nuno Álvares Pereira aveva appena compiuto 70 anni. Da oltre 10 ormai il Connestabile del Regno si era ritirato dalla vita pubblica e aveva deciso di prendere i voti. Con l’enorme prestigio e ricchezza acquistati in decenni di onorato servizio per la Corona, aveva fatto costruire un convento nel centro di Lisbona, nel quartiere do Carmo e non era stato difficile per lui aver bruciato le tappe anche nella carriera ecclesiastica. Guidava ormai il convento da quasi tre anni e, nonostante l’età, non aveva perduto la grinta e l’autorità che da sempre l’avevano contraddistinto. A Nuno Álvares Pereira quel biondo inviato dal Re per comporre le ‘Cronache del Portogallo’ era proprio simpatico. Come lui, Miguel Mota Simões, Duca di Viseu, veniva dal nord e fra gente del nord ci si intendeva meglio. E poi era sveglio ed aveva un’aria ribelle che gli ricordava come era stato lui in gioventù. Il racconto cominciò, sapeva che a Corte si attendeva con trepidazione di leggere le ‘Cronache’. In tutti quegli anni erano successe tante di quelle cose in Portogallo ed in Europa che nessuno ancora si era preso la briga di metterle insieme e di pubblicarle; e quel compito era toccato al Duca di Viseu che aveva accettato di buon grado. Caro Duca, nel dicembre del 1399 la Francia dicharò guerra a Inghilterra e di conseguenza anche ai suoi alleati ovvero noi, Savoia e Lorena. I francesi, invece, avevano al loro fianco la Scozia ed i loro vassalli interni, tra cui l’Orleanese e la Provenza. Gli inglesi si aspettavano molto da noi, loro erano impegnati sul fronte interno contro la Scozia ed almeno in un primo tempo dovevamo essere noi ad impegnare i francesi in Guascogna ed a Saintonge. Per cui cercammo di non deluderli. La cavalleria era guidata da Giovanni I, io mi occupavo dei fanti, per lo più contadini e pastori, come avevo sempre fatto fino ad allora d’altronde! Arrivammo in territorio francese in estate; il Re ed i suoi nobili, 5.000 in tutto, vi erano già arrivati all’inizio della primavera. Seppi che avevano già avuto modo di sterminare alcune migliaia di soldati francesi a Tolosa ed in Linguadoca ma il Re sapeva bene che il grosso delle truppe francesi era in Aquitania e sconfiggerli sarebbe stato pressoché impossibile. Decidemmo quindi di prendere d’assedio la Linguadoca. Noi, fanteria, ci occupavamo dell’assedio mentre il Re ed i nobili scorazzavano per tutto il sud della Francia abbattendo i reggimenti di fanteria che qui e lì marciavano verso la Linguadoca. Questa cedette un anno dopo, nel 1401. Fu a quel punto che gli inglesi sbarcarono in Guascogna. Ci unimmo a loro. In tutto noi eravamo 10.000 fanti e 5.000 cavalieri, gli inglesi erano circa 6.000. Comandavo io le truppe e vincemmo. Quando non erano ubriachi gli inglesi erano ottimi soldati, peccato questo accadesse di rado. I portoghesi, invece, sono sempre sobri ed ottimi combattenti. Comunque decidemmo di marciare anche verso Saintonge, assediata anche questa da 8.000 francesi. Anche qui non ci fu storia. Nel frattempo Savoia accettava la pace, cedendo alla Francia l’omonima provincia. E fu un male, perché dopo qualche mese, ci vedemmo arrivare oltre 15.000 uomini fra fanti e cavalieri che annientarono completamente la nostra cavalleria, il fiore della nosta nobiltà! Noi della fanteria riparammo in Aragona, ma i francesi erano troppi per contrattaccare! Poi anche Lorena siglò una pace bianca con Francia. Ora sarebbero arrivati eserciti francesi anche da lì. Con la Scozia completamente occupata, Saintonge e Guascogna ancora inglesi e la Linguadoca ancora in mano portoghese, decidemmo di chiedere la pace ai francesi. Giovanni I incontrò il re di Francia, Giovanni il Magro, nell’aprile 1402 e si comportò bene riuscendo a strappare la pace ai francesi per 125 ducati, soldi che ci avrebbero tranquillamente permesso di riscostruire la cavalleria annientata dai ‘mangiarane’. Per la cronaca quella guerra continuò fino all’agosto del 1409 quando l’Inghilterra crollò, fu costretta a lasciare tutte le province francesi (eccetto Guascogna) ed a ridare alcune province alla Scozia. Nel 1402 diventammo controllori papali. Giovanni I decise di lanciare una crociata contro il Marocco. Dio voleva Tangeri portoghese! Intanto Castiglia continuava a chiederci richieste di alleanze ma su questo il Re era irremovibile. Una volta ricordo che lo sentirono gridare addirittura dai giardini reali tanto si arrabbiò! E subito dopo alcuni scudieri videro l’ambasciatore castigliano scappare via dal palazzo reale! Altri tempi… Comunque i soliti castigliani ci batterono sul tempo. Mentre noi – lentamente – ricostituivamo, ampliavamo gli eserciti e costruivamo navi, soprattutto da trasposto, i nostri vicini nel 1404 attaccarono il Marocco; ma fu un fallimento. I castigliani erano pochi e male organizzati, forse non si aspettavano che i marocchini fossero tanto numerosi. Tant’è che nel 1407 i castigliani accettarono la pace bianca. Questo ci servì di lezione. Le nostre navi di stanza al largo del Marocco non si persero una sola battaglia di quei tre anni. Ed imparammo molte cose. Nel gennaio 1408 attaccammo noi il Marocco e la Tunisia, loro alleati. Gli inglesi entrarono formalmente in guerra con noi ma avevano una situazione interna drammatica – crolleranno l’anno dopo – e non ci aiutarono affatto. Inoltre erano ancora in guerra con Francia! Io ero a capo di 11.000 fanti mentre il re comandava la Nuova Cavalleria Reale, composta da 5.000 cavalieri. Prima sbarcammo noi a Tangeri, poi il re ed i nobili a Ceuta. Ci coprirono bene e con la loro velocità riuscivano ad intercettare gli eserciti marocchini provenienti dal sud prima che loro raggiungessero noi. Tangeri cadde, poi cadde Ceuta. Anche dalla Madrepatria giungevano notizie rassicuranti. Nonostante nessuna tassa di guerra e nostante il massimo mantenimento di esercito e marina, nessun prestito era stato chiesto, gli incassi annuali erano superiori alle uscite e la stabilità era a +3. Nel luglio 1410 Inghilterra, nostra alleata, attaccò lo stato irlandese di Munster. Ripagammo gli inglesi con la stessa moneta entrando in guerra ma senza combattere – non potemmo fare altrimenti d’altronde, eravamo presissimi con la Campagna marocchina – ma questo ci costò un punto di stabilità. Nel 1411 Inghilterra accettò la pace bianca con Munster. Gli inglesi proprio non li capimmo ed io personalmente non li capii mai, solo il re li difese ma ciò era dovuto solo al fatto che sua moglie che era inglese ma tutti noi eravamo ormai contro un’alleanza che ci legava ad un popolo tanto diverso da noi mentre continuavamo a rifiutare alleanze e matrimoni reali con Castiglia. Ma il re su questo punto non ci sentì mai. Nel 1411 Giovanni I morì in battaglia, nella provincia di Fez. Gli succedette il figlio Filippo I che cambiò radicalmente la politica portoghese nel giro di qualche settimana. Matrimonio reale con Aragona ed alleanza militare con Castiglia. Gli inglesi, forse spaventati da questo improvviso mutamento, proposero anch’essi un matrimonio reale che Filippo non poté rifiutare. Intanto la guerra col Marocco procedeva bene, molte province occupate dai ribelli disertavano dal regno del Magreb per passare sotto il Sultano di Algeria. Nell’aprile 1412 Filippo optò per l’arruolamento forzato (costo delle navi -50%) forse dietro le fortissime pressioni del fratello, Enrico il Navigatore, che in Algarve aveva fondato la Regia Accademia della Marina. Nell’agosto 1412 si concluse finalmente la guerra col Marocco: Ceuta e Tangeri divennero portoghesi! Nel novembre 1412 si scoprirono ed iniziò la colonizzazione delle Azzorre e venne istituito l’Ordine Alfonsino. Ad inizio 1413 Castiglia si alleò con Francia e questo era male in quanto se Francia avesse di nuovo dichiarato guerra a Inghilterra (o viceversa) Castiglia e noi ci saremmo ritrovati – da alleati – gli uni contro gli altri. Bisognava scegliere: o sciogliere l’alleanza con gli inglesi o scogliere quella coi castigliani. Stavamo ancora decidendo – la nobiltà e le Cortes erano divise – che la situazione precipitò come temuto: nel novembre 1413 Francia dichiarò nuovamente guerra a Inghilterra! Accettare significava una guerra contro Francia e Castiglia nonché il disonore di sciogliere l’alleanza coi nostri vicini e per di più entrarci in guerra contro! Comunque ora sono stanco, Duca. Sono vecchio ormai e non ho più tante forze in corpo anche se la mente è ancora lucida. Torni fra qualche giorno che riprenderò il racconto…
MA NOOOOOOOOOOOOOOOO non sul più bello..... sono troppo curioso di sapere quale sarà la scelta...... aggiornaci quanto prima Dom !!! ( P.S. ottimo racconto )
Il Duca di Viseu tornò il giorno dopo, era ansioso che quel racconto tanto entusiasmante riprendesse. Ma l’abate Álvares Pereira non si trovava. Fu un giovane diacono a suggerire di andare nel grande chiostro sul retro del convento. E fu lì che il Duca trovò l’abate, intento ad innaffiare le piante dell’orto. “Vostra Eccelenza!” gridò il conte. “Sono il Duca di Viseu e sono qui per la continuazione del racconto!”. “Venite, venite, caro! Sedetevi lì, sotto quella quercia. È fresco lì sotto, io arrivo subito!” L’abate tornò con un cesto di fichi e pesche dolcissime che offrì con gioia al Duca. Il racconto riprese: “Il Re m’interpellò. Io ero per restare fuori da quella guerra. Conoscevo bene le dimensioni e la potenza dell’esercito castigliano. La sconfitta col Marocco li aveva segnati molto e mentre noi conducevamo la campagna africana i castigliani non avevano fatto altro che costruire nuovi reggimenti; fino ad arrivare al punto che nella sola Toledo, la capitale, l’esercito castigliano era maggiore di tutto quello portoghese! Mettersi contro la Castiglia era un suicidio! I miei argomenti furono talmente convincenti che il Re non volle nemmeno convocare le Cortes, come inizialmente previsto. E ne restammo fuori, anche se il nostro prestigio, agli occhi del mondo, ne risentì parecchio. Nell’aprile 1414 Fez si dichiarò indipendente dal Marocco. Quest’ultimo sarebbe caduto definitivamente nel giro di qualche mese, sparendo dalle carte geografiche. Le sue due ultime province passarono ad Algeria e a Fez. Nel maggio 1414 venne scoperta Madeira e si iniziò la sua colonizzazione. Nel settembre 1414 Inghilterra accettò la pace con Francia ma dovette pagare 61 ducati e concedere il rango di stato sovrano a Cornovaglia che divenne subito alleata di Francia. Fu un bene per noi non entrare in quella guerra, poiché l’avremmo persa rovinosamente! Nel giugno 1417 vennero scoperte le Canarie e iniziò la loro colonizzazione. Quell’estate Filippo I virò decisamente verso il libero scambio; eravamo troppo deboli nei mercati stranieri. Nel marzo 1418 scoprimmo Capo Verde ed inziò la sua colonizzazione. Nel luglio 1419 diventammo per la seconda volta controllori papali e scomunicammo Algeri in quanto questi infedeli erano ormai arrivati fino all’Atlantico! Nel febbraio 1420 scoprimmo delle terre ad ovest che non erano isole come le precedenti. Quelle terre le chiamammo ‘Brasil’ ma non fu possibile colonizzarle, erano troppo distanti. Chissà se in un futuro non lontano riusciremo a portare in quei luoghi la nostra lingua… Nell’aprile 1420 scoprimmo delle altre isole ad ovest delle Azzorre che chiamammo “Bermudas”. Anche queste ad oggi non sono colonizzate, sono troppo distanti da raggiungere per i nostri coloni… Nell’agosto 1420 Filippo I morì. Fu un buon sovrano, responsabile e realista. Diede grande impulso alle scoperte e alla marina e sarà ricordato con ammirazione nel futuro. Gli successe Giovanni II, il nostro attuale sovrano. Questi come il nonno (porta lo stesso nome!) nutre una profonda e sincera diffidenza verso i castigliani. Tant’è che dopo qualche settimana fece sposare la sua primogenita, Teresa, con il terzogenito del re d’Inghilterra ed in più siglò una nuova alleanza con loro. Nello stesso periodo anche Aragona strinse un’alleanza con l’Inghilterra. Quell’autunno ci trovammo con la Penisola Iberica in una singolare situazione: Aragona e Portogallo alleati di Inghilterra. Navarra vassalla e alleata di Aragona. Castiglia alleata di Francia e di Portogallo. Inghilterra nemica mortale di Francia. In caso di guerra tra francesi e inglesi, nella nostra penisola sarebbe stato il caos; e anche in questo caso, purtroppo, fui facile profeta in patria… nel dicembre 1420 Francia dichiarò guerra a Inghilterra! Era la terza guerra in 20 anni. Ci avrebbero potuto almeno far festeggiare il Natale in pace ‘sti francesi, eccheccazzo! Anche in questo caso noi ci dichiarammo neutrali, perdemmo altro prestigio di fronte al mondo ma almeno risparmiammo energie, risorse e vite umane per una guerra che non ci riguardava. Mi permisi anche di domandare al Re se valesse davvero la pena di rimanere alleati di una nazione, l’Inghilterra, che continuava a trascinarci in guerre che non ci interessavano. Noi avevamo (ed abbiamo) altri interessi. Noi guardiamo l’Atlantico e giriamo le spalle all’Europa! Il Re secco, quasi seccato, mi ripose: Connestabile, noi siamo piccoli, poveri ma intelligenti. Non possiamo permetterci il lusso di rischiare di essere invasi da una potenza straniera. La protezione per prima cosa! Meglio poco prestigio ma indipendenti che schiavi! La guerra durò un anno. Francia si annetté Navarra. La pace bianca fu firmata tra i due leader dell’alleanza - Francia e Inghilterra - per la rabbia dei castigliani che in un anno avevano invaso mezza Aragona. Ancora per una volta Francia rinunciava alla Guascogna. Era come se tutte le volte la utilizzasse come pretesto per dichiarare guerra a Inghilterra (ed ai suoi alleati) per annettersi altre province; e la Guascogna rimaneva inglese, giusto per avere un nuovo Casus Belli al termine della tregua… forse sarebbero i francesi i nostri alleati migliori?!? È un dubbio che negli ultimi tempi mi assilla… Intanto nel gennaio 1422 scoprimmo un’isola enorme al largo dell’Islanda che chiamammo ‘Terra Nova’. Il mese successivo Tristão Vaz Teixeira scoprì l’isola di Sant’Elena. Sia Terranova che Sant’Elena erano troppo distanti per essere colonizzate ma almeno sapevamo della loro esistenza mentre gli europei guerreggiavano tra di loro e le loro conoscenze geografiche non andavano oltre lo Stretto di Gibilterra! Nel dicembre 1422, dopo infiniti rifiuti che avevano portato all’esasperazione i nostri vicini castigliani, per non rischiare una guerra, Giovanni II accettò di dare in sposa al figlio del Re di Castiglia la sua quartogenita, Barbara. Il nostro re è chiaramente filo-inglese, non tragga in inganno questo matrimonio! L’anno successivo, 1423, finalmente mi ritirai dalla vita pubblica. Non riuscivo più a cavalcare, i dolori alla schiena ed al collo erano diventati insopportabili. La vecchiaia bussava alle porte! Inoltre erano anni che meditavo di dover ringraziare Iddio per una vita tanto piena di soddisfazioni e di gloria. Fu così che decisi di costruire questo convento e di prendere i voti. So che ultimamente il nostro re ha adottato una politica fortemente autoritaria e centralista. I francesi la chiamano ‘L’état c’est moi’ e l’hanno adottata qualche anno prima di noi. Questo fatto sarà forse il segnale di un avvicinamento alla Francia? Sarà che la nostra politica sta cambiando? Questo non glielo so dire, Duca; anzi sicuramente Voi che oggi frequentate la Corte, a differenza mia, ne sapete più di me. Il mio racconto finisce qui. Ciò che viene dopo non è più storia di un Popolo e di una Nazione ma è la storia di un privato cittadino che non interessa nessuno. Portate i miei saluti a Sua Maestà, Duca. Ed ora andate, avete fin troppo materiale ed io non voglio tediare oltremodo questi pazienti lettori. Viva El-Rey, Viva Portugal!” NdR: Nuno Álvares Pereira morì la domenica di Pasqua del 1431. Venne beatificato il 23 gennaio 1918 da Papa Benedetto XV ed è stato canonizzato il 26 aprile 2009 da Papa Benedetto XVI (Papa Ratzinger). Si celebra il 6 novembre. Ancor oggi ogni città, paese e borgo portoghese ha vie, strade, piazze e statue intitolate a Nuno Álvares Pereira.
Anno del Signore 1459. Le due caravelle sotto il comando di Diogo Gomes arrivarono a Sagres un lunedì sul finire del luglio del 1457. Dalla più grande, la “Flor do Mar” uscì prima l’ammiraglio, poi i sei rappresentanti dell’Impero del Sol Levante. Ad accoglierli, sul molo, il III Rgt. di Fanteria dell’Algarve in alta uniforme. Al centro, Enrico d’Aviz, principe di Sagres, più noto come Enrico il Navigatore. I sei ambasciatori nipponici erano palesemente confusi, forse storditi da quel lungo viaggio. I primi contatti tra portoghesi e giapponesi si erano avuti già nell’estate del 1447, quando la stessa flotta di Diogo Gomes era entrata nel porto di Fukuoka, nell’isola di Kyushu tra lo stupore generale. Da subito i portoghesi vennero chiamati dai nipponici “Diavoli Rossi” per via della carnagione olivastra divenuta ancor più tale dai tanti mesi trascorsi in mare. Ottenere l’accesso militare non era stato difficile, i rapporti inizialmente freddi vennero pian piano “riscaldati” dai doni che il governo portoghese fece arrivare dalla madrepatria. Con gli anni i portoghesi seppero conquistarsi la fiducia dei giapponesi ed il Giappone divenne il punto di partenza per l’indomito e spericolato Diogo Gomes che in quegli anni riuscì a toccare addirittura l’odierno Kamchatka, sconosciuto anche agli stessi giapponesi. L’ammiraglio Diogo Gomes ed i suoi più alti ufficiali vennero addirittura ricevuti dall’imperatore Kashiwabara nella capitale nipponica e da lì nacque l’idea di ospitare, in Portogallo, alcuni nobili e alti militari nipponici. I racconti dell’ammiraglio Gomes avevano entusiasmato l’Imperatore in quegli anni. Gomes parlava di Cina, di India e di Africa nella quale abitavano uomini dal colore nero alti quasi venti piedi e con dei peni lunghi due spanne! L’imperatore ascoltava per ore i racconti di Diogo Gomes, aveva addirittura imparato a disegnare i frutti e gli animali che gli erano stati descritti anche se non ne aveva mai visti. Ma qualcuno alla corte dell’Imperatore non credeva a questi “demoni” venuti da ovest. Fu così che l’imperatore Kashiwabara decise di chiedere a Diogo Gomes se fosse possibile visitare il suo Paese, il Portogallo, e lungo il cammino visitare quei luoghi descritti dall’ammiraglio. Diogo Gomes accettò di buon grado, erano oltre tre anni che mancava dal Portogallo e, soprattutto i marinai, erano ansiosi di rientrare. Ma per l’Imperatore non fu possibile lasciare il Giappone. L’ordine dei Samurai, nonché tutti i nobili glielo proibirono. Non avrebbero mai lasciato andar via l’imperatore in mano a degli stranieri, era un rapimento! E poi c’era un paese da amministrare. Quindi Kashiwabara decise chi dovesse andare e ne scelse sei: suo fratello minore, due alti Samurai, due nobili e uno dei migliori cronisti di corte. Le due caracche portoghesi lasciarono le coste giapponesi nel marzo del 1457 per seguire il “solito itinerario” che già avevano percorso più volte. Fecero scalo a Malacca, dove c’era un fortino portoghese e visitarono il fiorente mercato del posto. Poi proseguirono per la penisola arabica, nello Yemen, dove anche qui c’era un presidio portoghese. Quindi per Zanzibar e la costa del Mozambico, poi, entrati in Atlantico si diressero in Congo. Da lì salparono, dopo aver fatto rifornimento di viveri, per Capo Verde, ultima sosta. Quindi la destinazione finale, Sagres. Il Principe Enrico il Navigatore si presentò e li accolse bene dando loro delle magnifiche stanze all’interno della Scuola per la Navigazione. L’indomani i sei emissari ebbero modo di poter visitare tutto l’Algarve occidentale, messo a completa disposizione di Enrico parecchi anni prima da suo fratello Filippo, Re di Portogallo. Ciò che videro gli emissari nipponici era grandioso. In un raggio di circa 20 km, tra Cabo de São Vicente e Lagos visitarono l’Accademia per l’Astronomia, la Scuola per la Navigazione, la Scuola di Cartografia, l’Osservatorio Astronomico e l’Arsenale Militare di Lagos dove si costruivano le caracche che solcavano i mari di tutto il mondo. Inoltre era tutto un brulicare di gente, soldati, mercanti, marinai, convogli, banchieri. Per loro una cosa mai vista. Rimasero a Sagres per una settimana circa ed Enrico il Navigatore si dimostrò ben disposto nel raccontare il suo paese. Partì dalle origini passando per l’impero romano e per il Medioevo fino ad arrivare ai giorni nostri. In particolare si soffermò sulla sua epoca e sugli sforzi che egli aveva fatto per dare al suo Paese una vocazione marinara. Frutti che si potevano toccare con mano proprio lì in Algarve e che erano il risultato di un’intera vita dedicata a quell’obiettivo. “Ricordo ancora, era il 1431 e scoprimmo delle isole ad ovest delle Azzorre. Erano le Bahamas. Sempre in quell’anno, nonostante la guerra che dichiarammo all’Algeria, scoprimmo anche tutta la costa occidentale dell’Africa australe, Congo, Gabon e le Coste dell’Angola e della Namibia. L’anno successivo, 1432, Algeria siglò dapprima la pace con i nostri alleati Castigliani, poi con noi. Fu una vittoria schiacciante: Algeria ci consegnava Toubkhal, Safi e Ifni. In più ci pagava ben 125 ducati! Nel frattempo bisognava però tener d’occhio anche l’Europa e fu per questo che il re decise di contrarre un matrimonio reale con la primogenita del Re di Aragona. Francia diventava sempre più forte e Castiglia, sua alleata, iniziava a spaventarci un po’. Aragona invece stava dall’altra parte, con Inghilterra. Tenevamo – o meglio, cercavamo di tenere – un piede in due staffe! Nell’autunno del 1433 Gil Eanes varcò il Capo di Buona Speranza, entrando per la prima volta nell’Oceano Indiano. Nel frattempo continuava anche la scoperta dell’Oceano Atlantico settentrionale. Con la base delle Azzorre e grazie all’accesso militare inglese a Reykjavik (nonostante non fossimo più alleati da tempo) in quegli anni le nostre navi mapparono tutto il Nord America. Nella primavera del 1434 iniziammo l’esplorzione dell’Oceano Indiano mentre quell’estate scoprimmo Cuba ed il Mar delle Antille. Nell’autunno 1435 s’inizio la colonizzazione dei territori africani a sud del Marocco (Rio de Oro, Arguin, Trarza). Nel gennaio del 1437 scoprimmo il Venezuela e nel maggio dello stesso anno Swahili ci concesse l’accesso militare, ormai indispensabile per poter proseguire l’esplorazione dell’Oceano Indiano. Fra l’inverno del 1437 e l’autunno del 1438 scoprimmo il Mozambico, Zanzibar, il Madagascar, il Kenia e la Somalia. Nel frattempo in Europa cercavamo in tutti i modi di avvicinarci a Francia, ma questa respingeva tutti i nostri tentativi. Rimanevamo alleati di Castiglia che diventava sempre più potente e che perciò ci minacciava. L’Inghilterra era troppo debole e distante quindi la protezione di Francia era necessaria. Ma i nostri sforzi erano costosi e vani… Nel 1441 scoprimmo lo Yemen, che ci concesse da subito l’accesso militare e, grazie a questo, scoprimmo tutto il Golfo Persico fino a che Gil Eanes poté arrivare in India! L’obiettivo principale delle nostre opere era stato raggiunto ben prima del previsto. Fra il 1442 e il 1446 fu la volta delle Maldive, dell’Indocina, di Malacca e Malesia. Nel 1447 il nostro caro Diogo Gomes, che voi ben conoscete, partendo da Malacca scoprì prima le Filippine e poi il vostro tanto amato e caro paese, il Giappone! Da qui cari signori, sapete tutto, forse anche meglio di me… Vi segnalo solo che mentre il nostro Diogo Gomes navigava nei vostri mari, noi in questi anni abbiamo attaccato nuovamente l’Algeria, per la conquista totale del Marocco. I castigliani non ci hanno tradito ma hanno dovuto accettare la pace nel 1449 con Algeri a causa dello scoppio di una nuova guerra tra Francia e Borgogna. Noi nel frattempo abbiamo fatto la pace con Algeri e tutto il Marocco è portoghese. L’unica a rimanere autonoma è la nostra vassalla Fez ma il suo destino è segnato. Ad oggi c’è un’altra grande guerra che infuria in Europa. Tre anni fa, nel 1456, Francia ha dichiarato nuovamente guerra a Inghilterra ed ognuna si è portata dietro i suoi alleati rispettivamente Castiglia e Aragona. Al momento temiamo per la sorte dei nostri fratelli aragonesi, schiacciati tra il gigante francese e castigliano. Speriamo tutto si risolva per il meglio, una Castiglia ancora più potente sarebbe un grave danno per noi… Ora andate a riposarvi, cari emissari del Sol Levante. Domani partirete per Lisbona! Conoscerete la nostra capitale, la più grande città portoghese ed incontrerete il nostro Sovrano Alfonso V. Sarà un lungo viaggio, credetemi. Le strade in Portogallo sono pessime…!
complimenti bell'AAR, ma quindi ora "sei" enrico il navigatore al posto che Pereira? secondo è l'unica osservazione che manca qeusto dettaglio, come hai deciso di riprendere il racconto!Bravo ancora cmq!
Sì, ogni volta ci sarà sempre una persona diversa a raccontare gli sviluppi. Vediamo chi sarà la prossima volta....
sì, c'è anche da dire che ho messo impostazione "storica" se no a questo punto ero ancora lì ad aspettare l'idea nazionale "Nuovo Mondo"... per la cronaca Diogo Gomes in quegli anni scoprì Capo Verde e il golfo di Guinea, altro che arrivare in Giappone....