certo che lo è :contratto: comunque il consenso non è così tanto certo e oggi come oggi la tv è sempre meno capace di intercettare e raccogliere voti come prima e l'esito elettorale di Berlusconi nelle tornate non è più così scontato ( nessuna maggioranza bulgara intendiamoci ), ad esempio la Lega stravince senza avere canali su scala nazionale di propria proprietà ( non so a riguardo dei canali locali, non vivo al nord ) e l'IDV con internet e difatti queste due forze politiche sono la verà novità della "Seconda Repubblica" perchè operano con regole e modalità innovative. comunque riguardo alle notizie Televideo mantiene ancora un tono neutrale e corretto e distribuisce equamente notizie di successi e disastri al Governo basandosi molto sui dati dell'Istat
Ma gran parte della popolazione italiana si informa ancora con il tg del prime time, specialmente con tg1 e tg5. Internet è la via del futuro, ma ORA, chi controlla i tg controlla la maggior parte della informazione italiana. Al nord la lega ha una sua (tristissima) tv privata, ma in effetti sì, non è quello il punto. Per la lega le notizie di criminalità e il tg che riporta la sparata del leghista di turno valgono come propaganda elettorale.
Sono le immagini, il tono delle parole, la loro forza retorica. Televideo, poi, ha dalla sua il poco spazio in cui scrivere. Essere di parte in quel contesto penso sia veramente difficile. Lega Nord è facilitata perchè l'espressione della sua linea politica la ritrova nelle notizie che si danno in televisione. Basta vedere l'inizio di quest'ultima legislatura, l'Italia sembrava piena di stupratori. Lega Nord ha dato la sua linea politica, che ha trovato espressione nelle notizie in televisione, e l'aumento del consenso è stato nettamente visibile.
il fatto che la maggioranza degli italiani guardino i TG di prima serata può essere vero ( io non guardo la tv all'ora di cena ) ma fino a che punto ciò comporta lo spostamento dei voti? ritenere che l'esito elettorale rifletta l'auditel dei TG principali è una tesi non del tutto provata considerando che i dati auditel sono campioni di determinate fasce e ne fanno soltanto un quadro approssimativo della reale consistenza degli ascolti su scala nazionale. E' troppo facile basarsi sul teorema "italiani guardano la tv ergo votano quello che dice la tv" e giustifica errori e mancanze... comunque sia da notare che a parte il Corriere della Sera tradizionalmente filo-governativo stà al secondo posto come tiratura la Repubblica, il Sole24 ore e la Stampa ( questi ultimi non sempre filo-governativi ) che sono di tiratura nettamente superiore al IlGiornale e questo è un punto in vantaggio per l'opposizione più tradizionalmente basata sull'informazione cartacea che fino a non pochi anni prima era più seguita delle tribune politiche della tv primi anni '90. riguardo alla Lega, da notare però che nei suoi primi anni di nascita non ha goduto così tanto di supporto mediatico e bisogna dar pur merito alle innegabili doti organizzative di Bossi di prima maniera ( e tuttora resta un politico da non sottovalutare nonostante sia circondato da collaboratori abbastanza fessi, tipico dei leader quello di essere accompagnati da cretini )
Io non dico che gli italiano votano quello che guardano la tv, ma quanti hanno il criticismo e la forza culturale di analizzare quanto gli viene detto? Gli italiani ormai sono abituati ad un determinato target di televisione da almeno 20 anni, accentuato ancora di più dalla Legge Gasparri, che li ha abituati anche ad un certo tipo di politica. E se la politica trova espressione di quanto vuole nel canale mediatico? Basta vedere l'esempio di Lega Nord. Cosa c'entrano i giornali scusa? E se proprio ne vogliamo parlare, quanta incidenza hanno i giornali rispetto alla televisione? Minima. Esistono tre destre Archita. La destra federalista e a tratti populista falso nazionalista rappresentata dalla Lega Nord; la destra liberale rappresentata da Fini; la destra populista rappresentata da Berlusconi. Guardati i filmati della manifestazione dell'amore, a Roma. Ti rendi conto dell'elettorato Berlusconiano.
Per tornare in topic, leggete gli articoli su Taricone de l'Unità (sul loro sito) e de Il Fatto Quotidiano di oggi. Personalmente, sono d'accordo con quanto dicono, nell'esprimere in qualche modo stima per un personaggio che era riuscito a non essere solo apparenza. O almeno, per quanto poco posso saperne di lui, così mi sembra.
Personalmente, ritengo che tre teorie siano molto adatte a spiegare il fenomeno della televisione come medium di massa: la teoria critica della Scuola di Francoforte, la teoria di Noelle-Neumann (la più importante secondo me), la teoria della coltivazione. La teoria critica - La Scuola di Francoforte: La scuola di Francoforte (che ha origine nel 1923 con la fondazione dell’Istituto per le Ricerche Sociali, inizialmente diretto da Max Horkheimer), tra i cui nomi di spicco possiamo ricordare Theodor Adorno ed Herbert Marcuse, si caratterizza per l’adozione di una teoria critica che parte dalla considerazione della società come un tutto. Con l’espressione “industria culturale” s’identifica il processo attraverso il quale, nelle società industriali moderne, la produzione culturale viene ad assumere le caratteristiche della produzione dei beni di consumo di massa. La cultura di massa proposta dai media non viene prodotta spontaneamente dalla massa (ovvero non nasce “dal basso”), ma è creata per la massa (ovvero definita da chi detiene il controllo dei mezzi di produzione culturale, l’élite dominante). Si assiste quindi a un abbassamento della qualità dei contenuti, essendo chiaro l’intento delle élite al potere di manipolare, attraverso i media e in modo poco chiaro per il pubblico, le scelte individuali attraverso la proposta di prodotti culturali omogenei, ripetitivi, standardizzati che inducono al conformismo e al consumismo. Nel 1964 Marcuse si sofferma sulla capacità della pubblicità di indurre “falsi bisogni” da soddisfare attraverso il consumo. Questo meccanismo ormai pienamente adottato dalla società industriale comporta una notevole difficoltà per gli individui ad uscire dallo schema di comportamento e di consumo proposto dai media (e, di riflesso, dall’ideologia dominante), così che in genere inconsapevolmente, si adottano stili di vita e di consumo “necessari” solo per potersi riconoscere in una determinata parte del sistema. Noelle-Neumann: l’opinione pubblica come conformità sociale: La sociologa tedesca Elisabeth Noelle-Neumann si concentra sull’azione della televisione (già ampiamente diffusa nel 1974). L’autrice sottolinea la capacità del mezzo televisivo di modificare in modo sostanziale la percezione selettiva degli individui. I meccanismi che permettono ciò sono due caratteristiche di questo medium: la consonanza, ovvero la presenza di argomentazioni unanimi, e la cumulazione, derivante dalla periodica e ripetitiva esposizione alle informazioni ritenute rilevanti. Gli individui sarebbero quindi in grado di esercitare la propria criticità nei confronti dei media solo nel caso abbiano già un’opinione propria relativamente all’informazione in questione. Inoltre sottolinea come nel processo di formazione dell’opinione pubblica l’interazione tra il monitoraggio che l’individuo compie sull’ambiente sociale di riferimento ed i comportamenti adottati dall’individuo stesso causa un continuo riallineamento dell’azione individuale rispetto a quanto percepito essere accettato dall’ambiente circostante, inducendo l’individuo a conformarsi per evitare di trovarsi in una condizione di isolamento. L’opinione pubblica viene percepita come quella dominante e ciò che conta nella manifestazione di opinioni non è la loro giustezza o validità ma la loro appropriatezza sociale. Si avvia quindi un processo denominato “spirale del silenzio” in cui chi si sente dalla parte dominante avrà la spinta ad aumentare la propria posizione. Il ruolo dei media consiste nell’amplificare o ridurre la visibilità delle opinioni, favorendo la pressione ambientale alla quale gli individui reagiscono affermando la propria posizione o tacendola. È necessario, quindi, considerare la nozione di “clima d’opinione”, che si configura come una specie di “sovradeterminazione” dell’opinione pubblica stessa. Noelle-Neumann rileva in occasione delle tornate elettorali del 1965 e del 1972 in Germania, nel confronto tra intenzioni e comportamento di voto, uno spostamento di voti all’ultimo momento dal partito dato per perdente a quello dato per vincente, che produce il risultato elettorale effettivo nella direzione ipotizzata non dalle intenzioni di voto ma dalle previsioni dell’esito finale. Le previsioni riportate dai media avevano avuto l’effetto di una profezia che si auto-realizza. Lo spostamento finale di voti è la conseguenza del tentativo di uscire dalla “spirale del silenzio” e di conformarsi al clima d’opinione. Un fenomeno analogo alla spirale del silenzio è quello dell’”ignoranza pluralistica” che si ha quando più individui percepiscono una discrepanza tra la norma sociale vigente e il proprio modo di pensare, dando al tempo stesso per scontato che gli altri siano invece in sintonia con tale norma. Questo deficit di percezione sociale ha conseguenze negative sul soggetto: non si esprime, teme di essere in errore, non agisce o, al contrario, si allinea, si adegua, si uniforma. Una prima critica alla teoria di Noelle-Neumann può essere letta in Giacomo Sani che ha rilevato che quando sono resi pubblici i sondaggi politici possono verificarsi due circostanze: l’effetto “bandwagon”, ovvero aumenta il consenso per la parte che viene indicata come vincente (come dimostrato da Noelle-Neumann), oppure l’effetto “underdog”, che prevede la mobilitazione dell’elettorato che sostiene la parte che risulta perdente (al contrario di Noelle-Neumann che non contempla questa possibilità). Un esempio che dimostra chiaramente l’importanza decisiva del clima d’opinione è l’emanazione del decreto Biondi da parte del governo Berlusconi. Nel luglio del 1994 il neo-eletto governo di Silvio Berlusconi decise di emanare un decreto sulla limitazione della carcerazione preventiva (decreto Biondi) per ridurre il sovraffollamento della popolazione carceraria, ma che fu interpretato dall’opposizione come teso a limitare l’uso che la magistratura faceva di tale strumento nelle inchieste sulla corruzione di politici e imprenditori (iniziate a Milano e ribattezzate “Mani Pulite”). Un sondaggio commissionato dal governo aveva dato un esito piuttosto netto: il 74% degli intervistati si dichiarava favorevole. Tuttavia, alla notizia dell’emanazione del decreto si registrarono immediate reazioni negative molto ampie in tutto il Paese. La reazione congiunta della magistratura di Milano, di settori della stampa e di vasti strati della popolazione costrinse il governo a ritirare il decreto pochi giorni dopo. Nel 2002-3, in un diverso clima d’opinione, meno favorevole per la magistratura il governo di Berlusconi ha potuto varare leggi e decreti altrettanto contestati senza incontrare una significativa reazione da parte dell’opinione pubblica italiana. In occasione delle elezioni del 1976, Noelle-Neumann rileva una complessificazione del ruolo del clima di opinione e introduce la nozione di “clima d’opinione duale”: gli elettori hanno due visioni della realtà, due percezioni del clima di opinione, una personale attraverso osservazioni di prima mano, ed una attraverso gli occhi della televisione. I media, dunque, possono costruire un clima d’opinione secondario a conferma del loro potere d’influenza. Noelle-Neumann si pone quindi in contrasto con Jürgen Habermas e la teoria degli “effetti limitati” che sostiene che i media tendono a riconfermare e a rafforzare gli atteggiamenti e gli orientamenti delle persone piuttosto che modificarli, e quindi hanno scarsa influenza sulle loro opinioni. Già Lippmann e poi Noelle-Neumann hanno invece messo in luce che campagne di opinione sono strategie comunicativo-simboliche che possono influenzare o condizionare gli orientamenti di opinione di settori rilevanti della popolazione. Come è noto, durante la preparazione della prima guerra del Golfo (1991), l’amministrazione americana aveva affidato ad una famosa società internazionale di relazioni pubbliche il compito di influenzare preventivamente l’opinione pubblica occidentale in modo da impedire lo sviluppo di movimenti di opinione contro la guerra come era avvenuto durante il conflitto bellico nel Vietnam. Molte delle notizie, delle indiscrezioni, persino delle fotografie (il famoso cormorano coperto di petrolio) che circolarono sui media risultarono poi prodotti artificiali di una strategia di disinformazione. La pressione alla conformità della teoria di Noelle-Neumann ha importanti ripercussioni nei processi di policy making: oltre a esempi in cui un’imprecisa valutazione degli orientamenti di opinione tramite sondaggi porta a un’errata impostazione del processo decisionale (come nel già citato decreto Biondi del 1994), ve ne sono altri in cui le policy vengono emanate ed accettate dalla collettività sulla base di un presunto consenso validato dalla pubblicazione di sondaggi. Questi meccanismi sono il risultato perverso di un cortocircuito tra “videocrazia” e “sondocrazia”. La teoria della "coltivazione": Negli anni Settanta George Gerbner e gli studiosi dell’università della Pennsylvania elaborano la “teoria della coltivazione”. La televisione (nello specifico, la diffusione del genere “fiction”) è considerata la principale costruttrice di immagini e rappresentazioni della realtà sociale, diventando così il maggiore agente di socializzazione e di narrazione dei fatti della vita e del mondo. Come per la spirale del silenzio, si sottolinea l’effetto legato all’omogeneità dei contenuti proposti, oltre alla sostanziale passività del pubblico. A questo si aggiunge l’importanza dell’elemento temporale: per più tempo gli individui guardano la televisione e più sarà accentuata l’influenza del mezzo sul processo individuale di costruzione della realtà. La televisione, soprattutto attraverso le fiction, offre nella quasi totalità dei casi una visione erronea o quanto meno distorta della realtà, verificando le ipotesi della “coltivazione”, per cui i soggetti che più utilizzano il mezzo televisivo più facilmente assorbono passivamente i messaggi proposti, fino a sovrapporre il piano della rappresentazione con quello della realtà. Gerbner definisce questo tipo d’impatto della televisione sulla creazione di univoche prese di posizioni valoriali, che inevitabilmente rispecchiano gli interessi dell’élite dominante, come “effetto di mainstreaming”. Questo testo è un estratto del discorso che mi ero preparato per un esame. Se l'argomento interessa posso postare il testo per intero, ma sono 5 pagine e mezza (siccome si parla anche di Berlusconi, c'è tanto da dire ) di word, così ho estrapolato solo le parti, a mio parere, più interessanti. Ciao
secondo me è una tesi abbastanza facilona quello dello spirito critico, comunque non è solo la tv a determinare il voto politico ma anche fattori come l'ambiente, il titolo di studio, la famiglia, l'ambito sociale,la scuola... gran parte dell'elettorato vota per "partito preso" e per tradizione e non si deve sottovalutare l'influenza che può dare la famiglia e la scuola e la tv in molti casi è piuttosto marginale anche se fisicamente molto presente. i giornali erano il media principale della politica fino ai primi anni '90 nonostante l'assurdo politichese e comunque è ancora un mezzo politico che può dare una sua efficacia ad esempio in pieno clima elettorale le vicende della Addario e Noemi sopratutto sui giornali nella speranza di togliere voti ( e in parte ci è riuscito fra i voti dei cattolici )..è un esempio chiaro..., comunque la stampa resta il principale media dell'opposizione per tradizione e metodi consolidati destra liberale quella di Fini? mah..secondo me è puro opportunismo e non sempre condivisa dai suoi comunque è simpatico a chi detesta Berlusconi e questo è un suo punto di vantaggio per il resto se parliamo di 3 destre che si guardano di sbieco ce ne saranno almeno cinque sinistre una contro l'altra :contratto: interessante tesi Maie, comunque sono per l'idea che la TV è appunto UNO dei fattori per l'elaborazione dell'opinione politica e di certo non sufficiente da solo, certo qui si tratta anche del titolo di studio e dell'estrazione sociale che sono molto importanti anche se pure questi fino ad un certo limite...
Ma è ovvio, l'elettorato in Italia è poco mobile, ma proprio per questo i tg possono essere decisivi per spostare i relativamente pochi elettori (che comunque stanno diventando sempre di più) che non hanno partito preso. E comunque i giornali ormai hanno poco potere mass-mediatico. Il loro potere c'è se le loro inchieste sono amplificate dalla tv, se la tv se ne fregasse di quello che scoprono i giornali, sarebbero quasi ininfluenti.
non so fino a che punto gli indecisi possano essere influenzati dai TG, direi invece piuttosto dai programmi di approfondimento e dibattito politico che negli ultimi anni sono sempre più seguiti specie nelle imminenze di tornate elettorali politiche ( le amministrative sono un altra cosa e il voto viene espresso per altre motivazioni non sempre coincidenti con quelle durante le politiche,difatti ad esempio le forze politiche premiate nelle politiche o nelle regionali non hanno lo stesso seguito poi per le provinciali ),dall'internet e da serate speciali organizzate nella stessa serata del primo giro con sondaggi di preferenza di voto alle urne.. inoltre i giornali amplificano,vero, la notizia via tv ma mobilitano meglio l'elettorato di più alto titolo di studio senza le barriere generazionali della Rete e l'opinionista continua ancora ad essere un "faro" per l'opinione pubblica più moderata specie nel Corriere della Sera e la mobilitazione per messaggi etici riesce meglio appunto con la stampa sopratutto dei rotocalchi per famiglie ( da notare l'impatto sensibile degli scandali di Berlusconi su certe fette dell'elettorato cattolico ) direi che TV e stampa vanno insieme, non uno senza l'altro e la politica cerca sempre di sviluppare messaggi più efficaci appunto con soluzioni che siano a metà fra l'innovazione e la tradizione per evitare rischi e confusione.
Spero che tu stia scherzando, semmai Berlusconi è circondato da idoti, basta che li lasci soli e le Regionali vanno a farsi benedire. No, la forza della Lega è il fatto che non è un partito del capo, ma i capi sono tanti e anche carismatici ( a sentire Zaia, batte Bersani 20 a 1).
in questo hai ragione ( la congiura del panino ) ma Brunetta e Calderoli sono un mito :ador: comunque Bossi è un vero Animale Politico ( nel senso buono del termine ) e si dimostra di saper sfruttare ogni situazione a proprio vantaggio sia quando è al governo sia quando è stato fuori e la Lega deve molto a lui per come è arrivato oggi :contratto: in ogni caso Bossi è debilitato ( anche se ancora lucidissimo ), chi sarà il suo successore? Zaia? :humm:
Sì sì tutto vero ma continui a non centrare il punto: 1) Che i dibattiti televisivi più che dibattiti sono risse e che quindi tendono a polarizzare l'elettorato e non a influenzare il suo voto. 2) Che i giornali influenzano i ceti più dotti della popolazione il cui voto però vale sempre 1, quindi poco. 3) Che il TG rimane il mezzo di informazione più seguito e quindi più influente, tanto che alla fine sto elettorato cattolico che doveva scappare da Berlusconi alla fine è rimasto lì (e questo anche perchè l'elettorato in Italia è poco mobile ecc ecc).
1) verissimo, sono risse ma gli indecisi possono essere "mobilitati" proprio dall'aumento dell'intensità dello scontro e si sa che in un paese di guelfi e girondini la politica rissaiola attira più interesse di un pacato confronto... 2) dipende da quanto misuri l'importanza dell'elettorato con elevato titolo di studio, renditi conto che il Corriere della Sera da solo è acquistato in mezzo milione di copie, ergo un giornale a famiglia ( minimo ) dunque mezzo milione di famiglie informate che potrebbero essere almeno 1 milione di voti ( è un ipotesi ) e in genere i giornali acquistati per famiglie riflettono anche una generale inclinazione ideologica e le notizie politiche o cronaca nera possono indurre a prendere una presa di posizione e dunque "mobilitare" in modo attivo l'elettorato che in genere al di fuori dei periodi elettorali è piuttosto indifferente a quello che succede nelle Camere ( la scarsa attitudine degli italiani alla res publica è un difetto congenito molto prima di Berlusconi ). Insomma la stampa ha una sua importanza per offrire all'utente una certa visione delle cose. La Rete gli offre poi la possibilità di esprimersi e di partecipare anche attivamente ( se desidera ) a manifestazioni pubbliche. La Tv offre un sunto generale delle cose e suggerisce un proponimento che però viene sempre completato da altri fattori "esterni" che diventa poi voto effettivo 3) sarà il media più seguito ma come ho detto prima non decisivo per l'esito finale e comunque renditi conto che la tv non ha certo ipnotizzato chi non vota pdl e questo è un elemento che dimostra quanto siano ancora importanti i fattori ambientali, culturali e personali degli elettori. comunque abbiamo ovviamente opinioni e punti di vista divergenti e dunque le tesi "telecratiche" e "socio-culturali" sono entrambi basate su elementi oggettivamente veri
1) Archita, vuoi mettere i toni dell'elettorato di destra con quello di sinistra? Suvvia dai. 2) Ancora con il Corriere, filogovernativo poi. Mezzo milioni di copie finiscono tutte nelle case? Sai quante ce ne sono sui treni, sugli aerei ecc... Cioè, ogni santissima copia finisce in ogni casa diversa? Suvvia. Aggiungo, che un elettore di destra non comprerà mai la Repubblica, così come uno di sinistra il Giornale. Quindi andiamo, nella scelta del giornale si è fossilizzati. I telegiornali in tv invece? 3) Perchè la vera classe culturale sta ancora a sinistra. Hai criticato la mia idea del criticismo di fronte alle informazioni che ci vengono date. Fidati che è così, lo stesso linguaggio comune, per esempio, sta diventando il linguaggio di target televisivo, bassissimo (giusto per dare un esempio). Archita, la televisione controlla prepotentemente questo paese, che tu lo voglia ammettere o no. Le ragioni della vittoria berlusconiana ad ogni tornata elettorale non è da ritrovare unicamente nel controllo delle televisioni, ma permettimi di dire che la maggior parte viene da lì. Sei una persona intelligente, mentre il populismo falso nazionalista lo vota. Pensaci bene, pensa a quello che sta facendo per questo paese. Sta distruggendo il mondo giudiziario. L'essere condannati diventa una vittoria, così come avere due anni in meno in carcere. Sei uno studioso di storia, sai benissimo che solo la storia giudicherà giustamente la figura di Berlusconi. Secondo te come verrà ricordato?
1) i toni dell'elettorato di sinistra sono altrettanto rissosi, esperienza personale e diretta, solo più sottili :contratto: 2) puoi sempre cambiare canale, come puoi cambiare giornale. 3) prima, ora non più sarà ricordato per sempre come il rompipalle di Dohor :contratto:
Ma dai, veramente? Ora non più? E cosa è cambiato? L'elettorato colto di destra sta con Fini non con Berlusconi. Puoi cambiare canale? La Legge Gasparri ha tolto questa possibilità. Non hai risposto, per me è vero, rimarrà solo che un rompiballe, ma per la storia?
Fini sembra più presentabile per il fatto che ha diluito ed eliminato gli elementi meno politicamente corretti della vecchia MSI anche se è pur vero che resta al comando della compagine politica più storicamente importante, ma di certo non è autentico liberalismo come l'hai inteso... per il resto suvvia, se non ti piace Minzolini non guardarlo, vai suu TG3 o su TG4 o se vuoi aspetta Santoro, nessuno ti vieta di usare il telecomando oppure guardare altro in tv o vedersi un DVD oppure essere in rete è ancora presto per giudicare il presente, c'è già chi stà rivalutando Nixon nonostante la damnatio memorie, dunque chi lo sa...
Archita qui non stiamo parlando di me. Apparte la sera, d'obbligo all'ora di cena, non vedo la televisione, anche per solo svago, da almeno 2 anni. Qui si parla del normale italiano, con una normale cultura (cioè bassa) che non fa questo genere di particolarismi. Si prende il suo TG1 o TG5 e bona. Senza tante parole, la vera libertà che permette il virtuosismo informativo in Italia non c'è. Parli di Fini, ma dici tutto e niente, o comunque non arrivi al succo. Dove sta l'elettorato colto di destra, da Fini o da Berlusconi? Io dico Fini, perchè ne conosco veramente troppi che votano a destra; i suddetti odiano Berlusconi e si chiedono dove sia Fini in tutto questo, pur continuando ad appoggiarlo. Non ho visto una sola persona di cultura stare con Berlusconi. Berlusconi è tutto populismo e forte retorica dialettica, un Mussolini e d'Annunzio senza ideologie (l'unica è essere anticomunista) e con tanti mezzi informativi in più (nessun controllo di stato, questo è capitalismo e lui li ha in mani proprie). Io non ho chiesto di giudicare il presente ora. Ho soltanto chiesto come lo giudicherà (futuro) la storia.
Questa storia dell' "elettorato colto" che sta a sx e non a destra non mi ha mai convinto. Sembra che tutti i laureati d'Italia votino Bersani o il PD. E' pieno di "ceto medio-basso" che vota a sx e sul cui livello culturale è meglio tacere. Ogni forza politica ha un suo elettorato "core" che viene più o meno stereotipato. Io però conosco parecchie persone che votano PDL pur non essendo evasori, latitanti o succubi della TV. Torno a ripetere che la lega non prende il 30% in certe regioni perché sono tutti come i 400 deficienti che vanno alle sorgenti del Po a farsi battezzare Padani. E' indubbio che la TV influenzi, in parte, l'orientamento del voto e che Berlusconi sia avvantaggiato dal fatto di avere 3 reti (quasi 6 va). Ma è pur vero che mentre Berlusconi i media li sa sfruttare molto bene, la sx non ha capito che per battere un personaggio mediatico come berlusconi occorre giocare sullo stesso campo, quello dell'immagine. Potevano candidare una donna, giornalista, colta, esperta di comunicazione come premier. Rinnovare il volto dei politici, per creare un minimo di entusiasmo e di speranza di cambiamento, cosa che manca drammaticamente in questo paese. Pure gli appoggi importanti, nel mondo dei media, non mancherebbero: Sky Italia non vede l'ora di far fuori mediaset, La7 non è certo filogovernativa ecc ecc... Ricadono invece sempre sui volti "di partito", con risultati abbastanza deprimenti come le ultime regionali (dove, peraltro, l'impatto delle politiche è minimo). Non me ne voglia Bersani, politico che considero capace, ma non mi sembra che si vada da nessuna parte con la sua leadership. Poi spero di sbagliarmi, ma visto un confronto con Tremonti a Ballarò mi è salita un po' di depressione... Infine, noi siamo un elettorato abbastanza "tifoso" (personalmente rientro appieno nella categoria, dato che non ho mai votato a dx salvo un ultimo piccolo voto "di protesta" alle ultime regionali e solo per la provincia ), che non cambia quasi mai anche se si lamenta molto prima di entrare nell'urna, e proprio per questo certi spostamenti di umori vanno presi con estrema attenzione. Sono dei segnali importanti, non solo dettati dal TG1 o Studio Aperto... Un saluto.