Mancano 80 miliardi di euro !!! dove prenderli ?

Discussione in 'Off Topic' iniziata da rob.bragg, 13 Giugno 2011.

  1. Enok

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    Se lo Stato non vuole risarcire i suoi creditori, i debiti vengono sì azzerati, ma i titoli di Stato poi diventano carta straccia e non puoi più permetterti di fare anche il minimo debito. Situazione impossibile da sostenere per qualunque Stato e addio investimenti in qualunque settore. La moneta (italiana, perchè ti buttano fuori dall'euro) si svaluta di conseguenza e all'estero non compri più niente, dato che le importazioni diventerebbero carissime. Tracollo economico e disoccupazione alle stelle. Tutti i soggetti creditori farebbero pressioni, a cominciare dai cittadini passando per le banche e finendo per gli Stati esteri, ergo crisi politiche internazionali e probabile rivolta interna. Auguri. :asd:
     
  2. Blueberry

    Blueberry

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    il link al sole24ore non funziona... puoi ripostarlo rob?

    ma le previsioni quali sono? riusciremo a restare nei margini o faremo una brutta fine?
     
  3. Enok

    Enok

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    Ricostruendo il link dalla parte finale, sembrerebbe essere questa pagina. L'argomento coincide in pieno, eventualmente Rob mi correggerà.
     
  4. rob.bragg

    rob.bragg

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    Si è quello. Scusate, non mi ero accorto.

    Blue, e' una domanda da 1 milione di dollari. Sicuramente stiamo correndo sul filo del rasoio.
    Sicuramente se potessi decidere io farei subito una manovra "pesentissima" per rientrare almeno di 40/60 miliardi, anche andando giù "pesante", per dare un segnale ai mercati e per evitare di entrare una spirale "alla greca".

    Meglio fare sacrifici, anche duri, adesso o piangere lacrime amare fra qualche tempo ...
    Forse in questo momento su molte cose (tagli selettivi, riforme drastiche delle centinania di agevolazioni fiscali, riforme anti-evasione, tagli alla "politica") potrebbero trovare un accordo abbastanza ampio anche con Confindustria e Sindacati.

    Altre sui "diritti acquisiti" molto meno.

    Ma sarebbe necessarioi spostare l'attenzione del mondo occidentale sui meccanismi perversi della finanza e rivederne tutte le regole.

    E' un argomento "bomba atomica", lo so. Le lobbies sono potentissime, anzi, hanno il potere ...
    Quello che mi stupisce è la mancata attenzione su questi argomenti di certi settori della cd società civile ecc. ... , sensibili per tante altre campagne giustissime ma a volte marginali ... boh !
     
  5. Tasso

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    la politica dell' austerità non è che abbia avuto grandi successi, vedi Grecia. e per tornare al 1933, il rientro in bilancio ha riaperto e riacutizzato la recessione, bloccando la mini-ripresa. E la ripresa c'è poi stata solo nel 38 con l' inizio dei preparativi alla II GM.
    oh l' attenzione c'è http://www.economiadelnoi.it/sitografia/...ma con la gente comune ancora vittima del mito della crescita e della tecnologia che risolve tutti i problemi... e continuando a ragionare a scatole chiuse e non in termini di sistema, si va poco in la

    e comunque continuo a sostenere che questa non è una crisi finanziaria..è una crisi di risorse, che ha fatto crollare la bolla più fragile del sistema.
    per rispondere a blue: no, non reggeremo: per reggere avremmo bisogno di interventi e misure straordinarie che nessuno ha intenzione di prendere. E' la storia del bambino olandese che tappa i buchi nella diga con le dita.
    per me ci aspetta una serie di riprese sempre più fragili, seguite da nuovi crolli, dove le risalite sono sempre più limitate e i nuovi crolli sempre più profondi, perchè il tutto è sempre più debole ad ogni ciclo.
    E il problema non sarà il denaro: i problemi saranno il cibo, l' acqua, l' energia e non solo.

    abbiamo tre alternative:
    1)darci alla pazza gioia e sperare che qualcuno risolva per noi, gli stessi che il problema l' hanno provocato
    2) andare a farci un bunker oltre gli 800 metri di quota, riempirlo di generi alimentari a lunga conservazione e di MG42
    3) agire e uscire dal sistema. Ma cambieremo quando saremo costretti a farlo.
     
  6. rob.bragg

    rob.bragg

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    Io invece penso che questa sia una classica crisi del "capitalismo", e più propriamente del "capitalismo-finanziario" : una crisi da eccesso di sviluppo, "a debito" (agevolata dalla globalizzazione) : una enorme bolla nei "consumi" (in senso lato) finanziati a debito da mercati finanziari senza controllo e una gigantesca bolla finanziaria generata da trillioni di dollari di derivati completamente fuori controllo, che spostano trillioni di dollari di capitali virtuali ("a leverage"), alla ricerca di profitti speculativi - anche intraday (senza alcun senso) - sconquassando ogni logica dell'economia reale.

    come sei "escatologico" ... :)
    Dubito che questo sistema possa generare rivoluzioni, PRIMA di un "grande crollo".
    Ma non mi auguro un "grande crollo", per arrivare alla rivoluzione ... ;)
     
  7. huirttps

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    Una piccola provocazione storica , ma attinente per alcuni aspetti :

    - Il fenomeno della svalutazione monetaria per diminuire la spesa pubblica reale cominciò a causare bruschi aumenti nell'inflazione
    - La forte instabilità politica,la stasi produttiva e l'insicurezza impoverirono i ceti medi cittadini (artigiani e commercianti), i quali dovevano far fronte anche alla necessità di sfamare le moltitudini di contadini immigrati.
    - I senatori ed i ricchi imprenditori (banchieri, armatori, alti funzionari) avevano privilegi esorbitanti e vivevano di rendita in un lusso sfarzoso
    - Le forti spese della casta e della burocrazia (aumentata anch'essa in quanto al governo servivano sempre più controllori che combattessero l'evasione fiscale) non potendo più ricorrere troppo alla svalutazione monetaria, si riversarono sulle imposte con un intollerabile peso fiscale . Dato che i nullatenenti non avevano niente ed i ricchi contavano su appoggi e corruzione, chi ne pagò il costo fu il ceto medio (piccoli proprietari terrieri, artigiani, trasportatori, mercanti)
    - L' avanzamento sociale non derivava dalla competizione sui mercati, bensì dai favori provenienti dall'alto. È comprensibile, a questo punto, che molti considerassero l'arrivo dei barbari [ default ] non tanto una minaccia, quanto una liberazione. Ormai si era scavato un solco profondo tra uno Stato sempre più invadente e prepotente e la società.
    - Grandi proprietari terrieri e militari, che disponevano della proprietà terriera e delle riserve di monete d'oro, erano confluiti nella classe privilegiata degli honestiores, mentre artigiani e piccoli commercianti, toccati dalle difficoltà economiche e dalla svalutazione della moneta d'argento, erano confluiti nella classe degli humiliores che andava man mano perdendo i propri diritti.

    Questa fu la crisi del III secolo dell'Impero Romano.
    Così lontana da noi eppure così simile!
     
  8. rob.bragg

    rob.bragg

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    Una provocazione interessante, con molte similitudini (sperequazioni, ingiustizia sociale, debito dello Sato, crisi della classe media, immigrazione, ...) ma con una importante differenza "monetaria"

    La svalutazione monetaria del III secolo, attuata tramite la diminuzione del valore implicito dei conii, per tentare di ampliare la base monetaria, portò alla perdita di fiducia nella moneta. Alla fine del III secolo le tradizionali monete d'argento erano state "alleggerite" e in parte sostituite con altri conii (rame argentato, rame, ecc.), con valore "percepito" vicino a zero, e per conseguenza gran parte dell'economia era tornata al baratto.

    Oggi, il capitalismo finanziario non ha necessità di mutare il valore del conio, perchè può stampare (virtualmente) miliardi di indistinguibili dollari, riversandoli sul mercato, allargando la base monetaria a dismisura e sproporzionatamente al livello di crescita dell'economia reale.

    Per questo i banchieri centrali sono "terrorizzati" dall'inflazione : sono coscienti - nonostante non lo dichiarino - degli immensi rischi delle loro politiche monetarie. Ma sono anche coscienti che possono contare su alcune valvole di sfogo fondamentali : le grandi nazioni emergenti, che continuano ad assorbire dollari (Cina) e mercati finanziari dove i trillioni di dollari si spostano a caccia di profitti, al di fuori dell'economia reale.

    La differenza è nello strumento monetario : l'Impero doveva svalutare il conio, non avendo possibilità di aumentare la base monetaria al di là della quantità di metalli preziosi. La singola moneta si svalutava, ma la base monetaria rimaneva più o meno costante. Quindi per assurdo, si creava una inflazione DA carenza di moneta (sembra un non senso - il problema era la sfiducia nella moneta circolante, ma la quantità rimaneva assolutamente insufficiente), con successivo crollo dei commerci e depressione. Se Diocleziano avesse introdotto le banconote :))) ... avrebbe risolto i problemi dell'Impero
    e "inventato il capitalismo" :)

    Oggi la base monetaria si espande senza limiti (al di là delle necessità dell'economia reale), creando "capitale dal nulla" (il "meccanismo" che Marx non aveva capito) e "bolle speculative" a rotazione; per il momento quindi questi capitali trovano spazi "virtuali" (i "mercati finanziari") ove operare (e ciclicamente "bruciarsi"), limitando l'impatto inflattivo; ma la sovrastruttura finanziaria alimentata dall'espansione monetaria illimitata crea lo "squilibrio del terrore" : da un lato trillioni di dollari di liquidità in cerca di investimenti speculativi, dall'altro trillioni di dollari di debiti, pubblici e privati : se qualcosa smette di funzionare ("il default") il castello di carte crolla ... e anche l'iper-inflazione può esplodere ...

    comunque ... historia magistra vitae
     
  9. Tasso

    Tasso

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    secondo me perchè la interpreti considerando una parte del sistema (parte importante e fondamentale certo, ma comunque parte) e non il sistema nel suo complesso. e ti concentri sugli effetti e sui sintomi e non sulla malattia.

    non ho trovato il grafico ma..delle ultime sei "crisi classiche del capitalismo" 5 hanno cinciso o sono state precedute da un rialzo dei prezzi del petrolio in particolare e di più o meno tutte le altre materie prime in generale.
    per rimanere all' attuale nel 2006-2008 cos'è successo ai prezzi? e adesso che dopo una ripresa che tutti o quasi davano per ormai sicura come sono i prezzi delle materie prime?

    quindi, secondo me, quello che sta succedendo è un andamento ciclico: 1 aumenta la domanda di materie prime, ma l' offerta non è in grado di aumentare nella stessa misura.
    2. i prezzi delle materie prime raggiungono livelli troppo elevati per essere sostenibili, e la parte più fragile, in questo caso l' immensa bolla di cui parlavi tu.
    3. crollo della domanda e di conseguenza dei prezzi delle materie prime
    4. questa volta a differenza delle volte precedenti, la domanda di materie prime, nei BRIC ha continuato a crescere, e insieme alla ripresa della domanda nei paesi sviluppati,
    5. di nuovo, i prezzi salgono , prima che siano recuperati e riassorbiti i danni del crollo precedente.
    6. la ripresa si ferma, si adottano misure disperate per abbassare i prezzi delle materie prime (vedi il rilascio di una parte della riserva strategica mondiale per abbassare il prezzo del petrolio)
    7. il ciclo si ripete
    la speculazione incide, certo che incide...tra un 5-20%, ma intensifica e accellera un processo non lo provoca.
    http://www.unctad.org/Templates/webflyer.asp?docid=15055&intItemID=1528〈=1 solo l' ultima di una serie di analisi.

    Genera rivolte che non si traducono in rivoluzioni perchè, manca un modello alternativo. ma le rivolte ci sono state, prima alla periferia, ma stanno piano piano arrivando al centro: http://www.truth-out.org/revolution-will-not-be-deactualized/1308230236

    nessuno che si sia imbattuto nel problema dei limiti si augura il crollo. tutti speriamo di sbagliare...purtroppo pero' nessuno di noi crede di sbagliare:
    "Da Limits to growth. The 30-Year Update " www.clubofrome.at/archive/limits.html
    “Il superamento (dei limiti) dipende da ritardi nella retroazione. I decisori nel sistema non ricevono immediatamente informazioni sul superamento dei limiti, o non vi prestano fede, o non agiscono di conseguenza… In che modo dunque la società può capire se è già nella fase di superamento? Il calo degli stock di risorse e l’aumento dei livelli d’inquinamento sono i primi indizi.” Ma ce ne sono altri. Tra questi:
    “Gli investimenti in risorse umane (educazione, servizi sanitari, alloggi) vengono ridotti per soddisfare i bisogni di consumo immediato, di investimento o di sicurezza, o per pagare i debiti.”
    “I debiti ammontano a una percentuale crescente del prodotto annuo reale.”
     
  10. rob.bragg

    rob.bragg

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    Ciao Tasso,

    premetto che il "Limiti alla sviluppo" del MIT / Club di Roma del 1972 è ancora saldamente nei miei scaffali. Sò che creò sconcerto e dibattiti per anni.

    Sono anche conscio del fatto che - ovviamente - il problema delle risorse c'è e sarà sempre più grave, per il semplice motivo che un sistema che ha come regole auree lo "sviluppo" (non umano, ma dei consumi) ed il profitto, e che per garantirsi questo obiettivo ha coivolto miliardi di persone nei paesi BRIC (e altri miliardi ne coinvolgerà nel resto del mondo), modificandone gli atteggiamenti economici, in un contesto "limitato" (il Pianeta Terra) è destinato prima o poi a scontrasi con la realtà.

    Ma penso anche che quel momento non sia ancora arrivato. Le crisi di cui parli derivano da squilibri tra domanda e offerta di risorse, causate da improvvise variazioni delle stesse e da un enorme livello di speculazione, visto che sulle commodities si scaricano parte dei trilioni di dollari a caccia di profitto, con scambi "virtuali" sui mercati ETC ecc.

    Ma la crisi del 2007/2008 è stata una crisi finanziaria : lo confermano non solo i fatti ma le indagini promosse, per es. dal Congresso e dal Senato americano, il parere di illustri economisti. Ed è stata una crisi "classica del capitalismo", da sovvraproduzione e conseguenze finanziarie della stessa, come nel 1929, con la differenza che nel frattempo erano cambiate le regole monetarie.

    Nel 1929, 15 anni di sviluppo "drogato" (dalla I GM e poi dalle speculazioni di Wall Street) avevano portato il sistema USA ad un enorme livello di sovrapproduzione; i profitti marginali calavano, i fallimenti aumentavano. Quando la realtà dell'economia reale si scontrò con la finzione di Wall Street, i mercati finanziari crollarono. Ma allora, la FED non poteva stampare denaro a volontà. Le Banche fallirono e con loro migliaia di imprese e milioni di famiglie, la crisi di illiquidità e del credito determinarono i successivi 10 anni di grande depressione. Una crisi capitalista in perfetto stile marxiano.

    Nel 2007/2008, 15 anni di sovrapproduzione e di prezzi reali calanti (tranne nei settori "bolla", come l'immobiliare, dove si scaricava la pressione monetaria del credito) erano stati compensati da una gigantesca espansione della base monetaria (promossa dalla FED), dall'incremento della domanda "a debito", con conseguente immane livello di indebitamento privato e con la cartolarizzazione dello stesso ( => suddivisione e moltiplicazione del rischio, tramite derivati, sull'intero sistema). Quando la "bolla" scoppiò, il contagio delle insolvenze rischiò di far saltare il banco, ma questa volta la FED poteva far partire la stamperia ed inondare il mercato di dollari freschi, salvando le banche ed il sistema finanziario (ma non l'economia reale, che nel frattempo era stato contagiato dalla crisi, come sempre).

    Una nuova crisi capitalista da sovrapproduzione, ma in una variante finanziaria e monetaria che Marx non conosceva (e ne poteva prevedere). Il capitalismo ha imparato dal 1929, ha modificato le regole del gioco, attuando meccanismi per salvare il "core" del proprio sistema : le banche.

    In tutto questo le materie prime e le risorse (e le speculazioni sulle stesse) avranno giocato anche un ruolo, ma, IMHO, marginale.

    L'andamento ciclico dei prezzi in quei settori penalizza i produttori (il terzo mondo) e molto meno i consumatori (il primo mondo), dato che anche i livelli più elevati di prezzo sono in qualche modo sopportabili, al momento.

    Con questo, ripeto, non dico che a medio-lungo termine i tuoi timori non siano più che fondati. Ma oggi, IMHO, il grande gioco ruota ancora intorno al motore del sistema e della speculazione : la finanza, il debito.
     
  11. Blueberry

    Blueberry

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    robb.. scusa se mi permetto...
    i tuoi post sembrano scritti con competenza e lucidità. ergo ti chiedo, per approfittarmi di te e come spero anche molti altri vorrebbero, potresti spiegare le cose facendo anche qualche esempio?

    per esempio:
    1. cos'è la base monetaria?
    2. come si crea capitale dal nulla?
    3. cosa sono le bolle speculative?
    4. come può un capitale trovare spazio "virtuale"?

    grazie
     
  12. rob.bragg

    rob.bragg

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    1)

    La "Base monetaria" in senso lato è l'insieme della liquidità presente in un sistema. Ha differenti livelli di defizinione, da quelli più restrittivi (M0 = il solo insieme della moneta legale in circolazione) ad aggregati monetari via via più estesi (M1 = M0 + c/correnti bancari e assegni circolanti, M2 = M1 + altri valori che possono essere rapidamente trasformati in moneta, come i depositi, ecc., M3 ...), con funzioni di analisi differenti.

    Gli aggregati monetari misurano l'offerta di moneta esistente in un determinato momento nel sistema economico; la loro entità "dovrebbe" influenzare i tassi di interesse e di inflazione.

    2)

    Beh, so che molti non saranno d'accordo.

    Quando le Banche Centrali "stampano" (oggi in modo quasi completamente virtuale, elettronico - si parla di "moneta scritturale") denaro, immettendolo nel circuito finanziario, hanno creato "capitale dal nulla". Se ieri M1 era x miliardi di €, ed oggi diventa x+y miliardi di €, perche la BCE (e quindi Bankitalia) hanno deciso di immettere y nuova "moneta", hanno creato "capitale dal nulla"; quegli y miliardi vanno immediatamente a confluire sui mercati, generando credito, acquistando titoli ...

    Gli y miliardi, che non esistevano, acquisicono valore nel momento in cui magicamente vengono introdotti sul mercato. In situazioni "normali", la base monetaria di deve espandere in modo proporzionale all'espansione dell'economia reale, per garantirne i mezzi di scambio. In situazioni "normali", la quota di "base monetaria" creata annualmente da Bankitalia è di 5-15 miliardi (vedere i Bilanci per credere).

    3)

    "Bolle speculativa" - semplificando - è la definizione con cui generalmente si descrive il rialzo anomalo ed ingiustificato dei valori di titoli / beni / merci, determinato dal continuo aumento della domanda per gli stessi, non su basi razionali ed economiche, ma dall'aspettativa stessa di ulteriori rialzi e quindi con fini speculativi.

    Se il prezzo delle azioni delle aziende del comparto High Tech (1998-2000) continua a crescere in modo esponenziale (+100% all'anno), non in funzione dei risultati delle aziende stesse, ma solo perchè un movimento inizialmente spinto da ipotesi sul "valore futuro" di quel mercato ha attirato l'attenzione degli speculatori "istituzionali" e privati, si innesca la "spirale" e si crea la "bolla". Dato che è "artificiale" (non corrisponde alla realtà dei fatti) e che la speculazione cerca profitti (quindi quando li ha realizzati, vende ...), ad un certo punto (molto difficile da prevedere), il tutto "scoppia", come una bolla.

    Chi si ritrova con il cerino in mano, si scotta : molte volte i piccoli risparmiatori attirati da facili guadagni, i piccoli "traders", ecc. Perchè la questione fondamentale in questi giochetti è il "timing" (il momento in cui entrare e quello in cui uscire). Per conoscerlo bisogna avere le informazioni. Ma quelle ce le hanno prima gli "insiders" ("insider-trading")

    4)

    I trilioni di dollari appartenenti ai fondi di investimento più speculativi, agli hedge funds, ecc.ecc. hanno l'obiettivo di massimizzare il profitto a breve termine, e continuamente. Questi capitali si muovono in uno spazio "virtuale", comprano e vendono, entrano ed escono, con rapidità a volte eccezionale, dai mercati più diversi. Scommettono sia sui rialzi che sui ribassi, determinando, con la loro massa, i movimenti di mercati stessi. I "derivati" (strumenti finanziari di "secondo/terzo..." livello, come le "derivate" in matematica) servono ad ampliare in modo esponenziale gli effetti di questi movimenti, perchè consentono di speculare investendo solo frazioni dei capitali sottostanti (con 10 sposto capitali che valgono 100 ...)

    A volte creano danni molto importanti all'economia reale, altre volte solo ai mercati finanziari (anche se poi le ricadute ci sono sempre).

    Nell'esempio di prima : se la "High Tech Inc." aveva un valore di 1$ per azione, e grazie al "movimento speculativo" il suo valore è salito fino a 100, poi 500, e poi è crollato nuovamente a 100 e a 1, nel giro di un anno, l'effetto (in senso stretto) sull'economia reale è stato nullo (l'azione è tornata al suo valore "reale"), quello sui mercati finanziari devastante : qualcuno ha guadagnato cifre folli, altri le hanno perse.

    "Virtuale" nel senso che in questo caso - semplificando molto - è un gioco a somma zero che ha interessato i mercati finanziari e la speculazione.

    spero di essere stato abbastanza chiaro ... :)
    e non è detto che tutto quello che scrivo sia giusto ... :):):)
     
  13. Pandrea

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    Si, ma se finiamo in bancarotta, è perchè non potevamo più pagare gli interessi sui debiti. Se questi debiti rimangono nonostante la bancarotta, non cambia niente ed è come se la bancarotta non fosse mai stata dichiarata! Che succede quindi se uno stato dichiara bancarotta? I debiti vengono congelati?
     
  14. Enok

    Enok

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    Lo Stato non può andare in bancarotta, intesa come procedura di liquidazione verso i soggetti creditori di un'impresa. Lo Stato può dichiarare il default, come fece l'Argentina qualche anno fa, cioè decidere di non risarcire i titoli di Stato che finanziano il debito pubblico. E le conseguenze sono grosso modo quelle che avevo descritto.
     
  15. Tasso

    Tasso

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    in europa e in molti altri paesi del primo mondo sono d' accordo con te. ma non negli USA, dove i prezzi sono meno, o per nulla, appesantiti da imposte sul consumo e subiscono in proporzione molto di più gli effetti degli aumenti: è la crisi è stata, infatti, fino alla LB, più USA che mondiale.

    il grande gioco ruota intorno all' energia abbondante e a basso costo, se proprio vogliamo prendere un singolo indicatore.
    La finanza e il debito possono provocare danni e problemi al sistema. ma non lo fanno crollare.
    ma se togli il combustibile liquido tutto và in crisi, non solo l' economia: è questa la grande differenza di una società tecnologico industriale rispetto a quelle del passato: siccome il prezzo del trasporto era esorbitante rispetto al costo di produzione, la maggior parte della produzione avvenivva molto vicino al consumo finale...oggi neanche la produzione agricola è sufficiente senza trasporti.
    quando ci hanno affibbiato le sanzioni l' unico bene escluso era il petrolio perchè "non si puo affamare un popolo".
    quanto siamo lontani dai limiti nessuno lo sa. i pessimisti dicono che siamo già oltre. gli ottimisti che abbiamo 25 anni... io sto a metà e dico 10-15...ma considerando che è un intero sistema economico, sociale, agricolo, industriale che và cambiato, 10 anni sono domani mattina, anche perchè man mano che ti avvicini ai limiti ci sono nuovi sintomi che compaiono e per risolvere l' emergenza ci si ferma un attimo. vedi crisi economica che, per me, non è altro che un sintomo.
    ce ne sono altri: riesci a dirmi una sola istituzione in qualunque parte del mondo che non presenti evidenti segnali di declino?

    e per prendere un esempio dalla storia recente: sulle motivazioni del crollo dell' URSS se ne sono dette tante e di leggende in giro ce ne sono diverse. i fatti invece quali sono? http://www.energybulletin.net/stori...oviet-union-lessons-20th-anniversary-collapse anche se siamo un po forse off topic magari ci apriamo una discussione a parte
     
  16. rob.bragg

    rob.bragg

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    Stiamo sostenendo due tesi diverse, che non sono necessariamente antitetiche :

    - tu dai priorità, nel medio-lungo termine, al rapporto sviluppo / risorse e all'andamento dei prezzi e della disponibilità di quest'ultime quale trigger delle crisi passate e di quella - ultima - prossima futura, da non sostenibilità. Sul medio-lungo termine e sulla non sostenibilità sono d'accordo con te; e questo "trigger" sarebbe quasi "indipendentemente" dal sistema (tant'è che ha colpito l'URSS, secondo l'articolo (molto interessante ad occhio, mi riservo di leggerlo con calma e poi ti rispondo) ;

    - io sostengo invece che le passate ed attuali crisi siano tipiche del capitalismo ed in particolare del capitalismo-finanziario, dagli eccessi dei mercati finanziari, dei livelli di speculazione, delle mancate regolamentazioni, oltre alla pessima gestione di sviluppi epocali come la globalizzazione, ecc.ecc.

    Possono coesistere. Il sistema è talmente complesso che i rapporti causa / effetto sono quasi impossibili da districare ...

    Comunque, leggerò con interesse il documento sull'URSS

    ciao
     
  17. Pandrea

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    Andrà a finire che Marx si rotolerà nella tomba dalle risate :D
     
  18. rob.bragg

    rob.bragg

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    I cicli economici e le crisi intrinseche al modello di sviluppo capitalista sono state teorizzate non solo da Marx, ma anche da altra "gente" come Schumpeter, Juglar, Kondratieff, in un certo senso Keynes; ma solo con Hayek e la scuola di Vienna vengono introdotte e studiate le interazioni tra ciclicità e dinamica della massa monetaria / creditizia, quindi tra economia reale e finanziaria, cosa che Marx non aveva affatto capito.

    Se mai il capitalismo dovesse mai avere una crisi "esiziale" (ma ha capacità di trasformazione ed adattamento impensabili : quello di oggi è completamente diverso da quello di 40 anni fa), Marx non sarà il vincitore morale ... (e del resto non poteva certo immaginare il capitalismo del XXI secolo ) :asd:

    PS : comunque, non sono affatto d'accordo con le conclusioni della "Scuola di Vienna" :asd:
     
  19. rob.bragg

    rob.bragg

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    Tasso, ho letto il tuo articolo, e devo dirti con dispiacere che non sono affatto d'accordo con l'autore, né sulle cause della crisi e del crollo dell'URSS, né sull'estensione - tout court - del caso sovietico all'economia mondiale.

    Mi spiego :

    <<Being a closed economic system, the USSR and the Soviet East had very little trade with the West and so that system had to depend completely on its own oil production. When Soviet oil production declined, so did its economy.>>

    In sintesi, l'economia sovietica era un "sistema chiuso"; l'energia migliore e più buon mercato le derivava dal petrolio; con il declino della produzione, il sistema va in crisi ... ecc.ecc..

    Ma il difetto e la causa non sono nel declino nella produzione di petrolio, quanto nell'essere un "sistema chiuso", e nel non disporre dell' "arma segreta americana" : il $. Da quanti decenni l'economia americana è diventata importatrice netta di petrolio (oltre che di quasi tutto il resto ?). Perchè non è andata in crisi sistemica ? Perchè, oltre ad essere un sistema aperto, detiene il $, con il quale può comperare tutto ciò che le serve, a debito. Infatti la sua bilancia commerciale è in rosso più o meno dagli anni '70.

    Se l'URSS avesse potuto disporre della moneta di riserva internazionale, probabilmente la fine sarebbe stata inversa.
    Ecco perchè la "variabile monetaria" è fondamentale, nella storia del capitalismo e nel destino delle nazioni.

    . . .

    << So, what the Soviet Union endured is exactly what we are seeing now. Indeed the entire financial crisis and its own resulting political turmoil is not about finance at all, but about peak oil. ... No more growth is possible without more cheap energy >>

    Ma oggi l'energia è ancora abbastanza cheap : le nazioni OCSE hanno, IMHO, ampie riserve di produttività (ovvero di profitto) per ammortizzare i futuri eventuali aumenti dei costi energetici. Negli ultimi 40 anni per gli USA, il costo del petrolio, in termini reali è aumentato di 5 volte, Il GDP per capita è raddoppiato.

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    Quindi il costo dell'energia è aumentato - in termini relativi - di solo 2,5 volte, partendo però da valori "risibili" (all'inizio del secolo il costo in termini reali era superiore a quello degli anni '70, eppure il mondo viveva una fase di grande sviluppo economico ...)

    E poi : <<No more growth is possible without more cheap energy>> ; non si sostiene che la crescita abbia problemi di sostenibilità, ma che necessiti di fonti "economiche" : un pò diverso come concetto.

    Le fonti saranno sempre meno economiche (salvo future scoperte tecnologiche "da fantascienza", che magari qualcuno ha già nel cassetto, aspettando l'esaurimento dei fossili o il momento nel quale lo sfruttamento non sarà più profitable, per tirarla fuori :asd: ) : il sistema si dovrà adattare e si adatterà (shock improvvisi a parte).

    Altra questione la sostenibilità a lungo termine ...

    ciao
     
  20. Tasso

    Tasso

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    certo che nella sostanza non sono antitetiche. la differenza sta nel vedere la crisi attuale, come la malattia in se, a cui il sistema in qualche maniera si adatta, con la crisi "finale" molto in la nel tempo o come un sintomo di un problema molto più profondo con la crisi "finale" molto più vicina (adesso apro una discussione apposita sul sistema in toto dove rispondo anche al trigger indipendente).
     

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