Il governo Giapponese aveva investito molto sui movimenti musulmani dell'Asia Centrale ai danni dell'URSS e della Cina e delle Indie Orientali. Il Giappone aveva accolto numerosi esuli che furono raggruppati sopratutto in Manciuria e alla fine degli anni '30 fu istituita la Dai Nippon Kaikyou Kyoukai ( Grande Lega nippo-musulmana ) voluta sopratutto dal teorico della Grande Asia Okawa Shumei e le attività erano rigidamente controllate dalle forze armate e fu istituita una branca dei servizi segreti per operazioni di intelligence quale la Zuikoryo costituita da appunto specialisti sull'Islam asiatico. Inoltre i giapponesi avevano organizzato in Indonesia gruppi di nazionalisti anti-colonialisti che poi sarebbero diventati le basi dell'islam indonesiano del dopoguerra e due particolari attività di intelligence militare in Sumatra furono organizzate dagli ufficiali Fujiwara Iwachi e Inoue Tetsuro.
Non sono molto ferrato sul periodo storico in questione, ma da studioso di storia vorrei proporre una riflessione. Il fatto che i Giapponesi, e sicuramente non furono i primi, per destabilizzare a loro favore una enorme area geografica come l'Asia, sfruttassero i dissidi religiosi, in particolare la forza del credo islamico, non fa pensare che possa succedere, e stia accadendo, anche ai giorni nostri?
Diciamo che è sempre stato così: ogni mezzo è buono per indebolire il nemico. Sfruttare dei dissidenti religiosi è solo uno dei modi in cui si può raggiungere tale risultato.
Senza essere pignolo, ma nel caso specifico non si può parlare di dissidenti religiosi: se l'Islam è la religione praticata dalla totalità della popolazione, si tratta molto più semplicemente di far leva sul conflitto fra la religione (nonché gli stili di vita) della potenza coloniale e quella della popolazione indigena.
Sì mi sono espresso male io, in questo caso si è cercato di sfruttare le differenze religiose/culturali tra popolazione e potenza straniera per provocare una ribellione. Tuttavia questo non toglie come sia solo uno dei tanti "sotterfugi" che in guerra ma anche in pace possono essere usati per indebolire il nemico.
Se ti riferisci alla "primavera araba" ho forti dubbi, specie per l'Egitto. Mubarak era perfettamente allineato con l'occidente, i Fratelli Musulmani, "vincitori" della guerra civile non si è ben capito da che parte stiano... Discorsi simili per Libia (il cui leader era molto folkloristico ma era uno stabile fornitore di petrolio), senza contar i pericoli di contagio con i paesi limitrofi (Tunisia, Marocco). Insomma, chi sarebbe dietro alle rivolte? Cui prodest? Ciao.
In realtà non mi riferivo a nulla in particolare, la mia era un riflessione. Non vorrei sembrare il tipico "complottista", ad ogni modo mi chiedevo se l'intelligence dei più "forti" paesi del primo mondo non siano dietro alle rivoluzioni, ai regimi più estremisti alla loro caduta. Come ho scritto, non son un esperto. Nonostante questo non posso, anche studiando i meccanismi politici dei secoli precedenti, non credere che la stabilità di alcune zone geografiche religiosamente sensibili non sia indipendente da interessi ben più grandi. Interessi che potrebbero influenzare terrorismo e movimenti religiosi. Le mie sono solo supposizioni, idee proposte,a nche in attesa di esser confutate, da chi è più ferrato sul periodo storico.
Non erano gli unici. L'Italia per esempio è stata una delle nazioni che più ha investito sul nazionalismo palestinese
E penso che anche la creazione dello stato d'Israele possa essere equiparata a tentativo di stabilizzare una zona e crearsi una testa di ponte in un'altra..