Unione Europea e Democrazia, ideali e realtà

Discussione in 'Off Topic' iniziata da Diego Alatriste y Tenorio, 17 Novembre 2012.

  1. Diego Alatriste y Tenorio

    Diego Alatriste y Tenorio

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    La tua visione su Carlo Magno è totalmente errata, aveva più coscienza di Stato [ancor prima che esso nascesse come noi lo conosciamo] dei nostri attuali politici.
    Ma non è di questo che stiamo parlando.

    Anche se prendiamo un laureato con 110 e lode in economia alla bocconi e ricercatore presso quale perfida banca internazionale, non è detto che esso alla fine non si riduci a esser un demagoga e a piegare la volontà dei votanti al suo volere.
    In realtà ci basterebbe formare, come diceva archita, dei cittadini con un forte senso dello Stato; dopo di che avremo dei politici anch'essi dotati di tale coscienza.
     
  2. archita

    archita

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    inoltre una classe dirigente con conoscenze tecniche diventa mera tecnocrazia nella quale la politica definita come "arte del possibile" perde il suo valore e dunque la possibilità ( almeno potenziale ) di creare NUOVE formule dell'azione sociale e statale di fronte a situazioni che possono cambiare. Uno che è stato istruito e formato secondo principi precostituiti potrebbe essere meno versatile nel creare soluzioni non ortodosse. Meglio una classe politica incosciente e fantasiosa ( anche nel peggio ) ma piena di propositi e idee rischiose che una classe dirigente che per formazione e forma mentis tende ad applicare vecchi strumenti e modalità d'azione e dottrine ( ad esempio l'abusato keynesismo ).
     
  3. Diego Alatriste y Tenorio

    Diego Alatriste y Tenorio

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    Il tecnicismo, a mio parere, perde anche della componente "umana" che vi è nella politica.
    Mi ricordo ancora di aver notato questa differenza tra me, quando studiavo storia economica antica o medioevale o moderna, rispetto agli studenti di economia incontrati.
    Mi han sempre insegnato ed esposto la storia economica basando sull'analisi della società e dei movimenti della ricchezza in essa, una visione globale quindi.
    Gli studenti di economia vengono indirizzati a non soffermarsi su questi aspetti.
    Allo stesso modo si capisce subito quando una teoria è stata ideata da uno storico o da un economista...

    Detto questo, io continuo a esser incerto sulla solidità delle democrazie.
    Anche il ragionamento espresso da LordAttilio è, ad esempio, un ragionamento che favorisce il mutamento oligarchico delle varie Repubbliche.
     
  4. Carlos V

    Carlos V

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    La democrazia sembra la miglior forma di governo possibile, ma per come è concepita si tratta di una democrazia "rappresentativa", nella quale il corpo elettorale designa i governanti da mettere alla guida della comunità. Forse un ulteriore passo in avanti potrebbe essere la democrazia "diretta", ma essa è inapplicabile nelle complesse società odierne perché in questo sistema le decisioni vengono prese collegialmente (per alzata di mano, ad esempio) e non tramite i rappresentanti del popolo: l'elevato numero di persone chiamate a partecipare renderebbe complesse le operazioni di voto e perciò si adatta più ad organismi circoscritti come la città-stato o le tribù.

    I rischi della democrazia sono quelli che al governo salgano persone incompetenti, capaci solo di concentrare su di sé l'attenzione delle masse e purtroppo può facilmente vincere il candidato che colpisce gli elettori (con ottime abilità oratorie, con una gestualità studiata) e non quello in gamba, ma con scarse doti comunicative, che sul piano concreto farebbe di meglio. Questo vale tanto per le elezioni politiche che per i contesti più ristretti, come le elezioni dei rappresentanti d'istituto o di un'associazione, anche partendo in una situazione di parità (stessi mezzi economici, ecc...). E' comunque vero che un buon leader deve essere capace di comunicare (cosa indispensabile anche per gestire, ad esempio, un team di collaboratori o un gruppo di lavoro), ma alle abilità comunicative deve fare seguito una reale capacità d'azione e di governo.

    Vi è anche la differenza tra chi ha già governato e chi si cimenta per la prima volta in questa attività: chi occupa già una posizione di potere può portare a sui favore ciò che ha fatto durante il suo mandato (quindi cose concrete), mentre il "novellino" potrebbe fare solo promesse. Si è visto nelle recenti elezioni presidenziali americane, durante l'emergenza dell'uragano Sandy, in cui Obama (presidente in carica) ha gestito (ovviamente, era il suo compito) la situazione ricevendo consensi da parte dei cittadini delle zone colpite, mentre Romney ha potuto solo farsi da parte; in quell'occasione la visibilità era tutta per Obama, che in piena campagna elettorale ha potuto dare prova concreta delle sua capacità di leader e coordinatore (certo una piccola goccia nella corsa elettorale, comunque, ma decisiva perché a ridosso delle elezioni).
     
  5. Ciresola

    Ciresola

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    Non potrei essere più d'accordo, hai veramente colpito nel segno, dopotutto basta vedere l'Italia di oggi, anche dal punto di vista economico, la cultura del rischio non esiste più, è stata soppiantata da un'immobilismo confusionario e conservatore.

    Per quanto riguarda le democrazie, di cui sono assoluto sostenitore, forse questa crisi è dovuta ad un nuovo cambiamento stesso del fondamento umano, dal primato razionale a quello del desiderio, questa evoluzione se vista dal punto di vista dell'organizzazione sociale o del rapporto con le istituzioni fa risaltare un'esasperato individualismo.
    Ogni uomo, e quindi anche il politico di una democrazia ha oggi una scarsa propensione all'autocritica che si unisce ad un sentimentalismo vano, astratto, inconcludente primo fattore di questa crisi generale che colpisce ogni ambito.
    L'individuo attualmente non ha chiaro il vero fattore di questa crisi economica e morale, che è la ricerca eccessiva di profitto e piacere individuale, solo quando lo capirà, attraverso il fondamentale dibattito democratico, potrà concorrere per ricercare un'interprete che agisca riformando la finalità stessa dell'azione economica e dell'ormai alienato agire politico.
     
  6. archita

    archita

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    la democrazia americana con tutti i suoi difetti resta quella che funziona al meglio per il fortissimo senso di attaccamento dei cittadini per il loro sistema politico. Tuttavia anche in essa la democrazia è solo "a metà" nel senso che non è assolutamente possibile la corsa alle elezioni a tutti indipendemente del suo livello sociale per la grande barriera dei costi della competizione presidenziale che fa sì che possano candidarsi e competere un limitatissimo numero di persone ( massimo 3-4, non solo repubblicani e democratici ma anche uno o due candidati "esterni" ai due blocchi ) che ovviamente non possono partecipare senza l'enorme supporto necessario ( dai media alle lobbies ) il che vale a dire che la democrazia "gira" scegliendosi i suoi dirigenti tramite il filtro di enormi investimenti finanziari.

    inoltre la democrazia americana non è diretta perchè il presidente non viene eletto direttamente dal voto popolare ma attraverso l'elezione stato per stato di grandi elettori e dunque ci può essere il grande paradosso di presidenti eletti non dalla maggioranza degli elettori in termini numerici. Tuttavia effettivamente, come dice Carlo V, viviamo in realtà talmente vaste ed articolate che anche solo per questioni demografiche non è possibile avere veri strumenti di controllo dal basso sui vertici tramite l'elezione diretta ( non lo è nemmeno l'elezione del governo italiano ).

    sulle facoltà personali di chi deve governare, resto convinto che il "demagogo" può essere grande leader con il tempo ma sopratutto se ha già in mente un ideale squisitamente politico ( l'idealismo visionario dei Grandi ) che determina un indirizzo di azione preciso del programma di governo e un esempio di leader democratico demagogo ma anche idealista fu De Gaulle che voleva, con gli strumenti della Politica che più della Tecnica, fare una nuova Francia.

    Quindi penso che la Politica intesa come fantasia,idealismo,entusiasmo deve restare requisito fondamentale di chi deve governare uno Stato per metterlo nelle condizioni,anche negli errori, di evolvere.
     
  7. Diego Alatriste y Tenorio

    Diego Alatriste y Tenorio

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    Mai sentito parole più sagge, è questo che cerco sia nei politici che nei singoli cittadini.
    Questo perché ritengo che l'essere cittadini non è solo una questione di tasse, anagrafica e servizi; si tratta di un compito morale ben preciso..

    Io non sono di certo un fan degli U.S.A., ma ammiro il loro sistema politico.
    Non è perfetto ma lo trovo ben bilanciato, essendo ideato sul modello britannico del King in Parlament.
     
  8. TFT

    TFT

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    La Democrazia in sè e per sè non è una brutta cosa, il problema è che viene strumentalizzata. é contrapposta alla dittatura e fatta vedere come azione gloriosa quando in pratica è una forma diversa di una dittatura.
    Alla fine poco cambia per me avere un dittatore a vita o averne 900 (che pure quelli sono a vita).

    Basti pensare alla rivoluzione francese, dove i borghesi hanno combattuto per un'ideale di democrazia, libertà e uguaglianza e appena sono giunti al potere hanno sputato sopra ai loro ideali e sono diventati ben peggio dei nobili?

    Che fare? Secondo me bisognerebbe che a governare ci fossero un gruppo di uomini che lo fanno per amor patrio e non per interessi politici, recuperando il senso dell'onore. Un primo passo può essere mettere gli stipendi a 5000 euro al mese e stabilire che dopo massimo due mandati si è esclusi da ulteriori. Questo riduce la corruzione, le comunelle e le dittature de facto (vedi Berlusconi).

    Per l'Europa. Sono favorevole ad un'unione dei popoli. Una unione di libere comunità che cooperino per il bene comune mantenendo le loro caratteristiche nazionali distinte.
    No all'Europa serva deli USA, no all'Europa delle Banche, no e poi no all'Europa dove la Germania e la Francia vincono e l'Italia perde.
     
  9. archita

    archita

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    il bene comune è una bella parola ma quale può essere il bene comune vero per tutti ? questo è il problema e l'Europa è troppo diversa per permettere una standardizzazione della way of life paragonabile al sistema americano, non vedo perchè noi italiani dovremmo vivere ad esempio al medesimo livello chessò dei francesi che pur apparantemente "cugini" hanno abitudini diverse non solo alimentari. Poi si tratta della lingua, noi usiamo come "lingua franca" l'inglese che è la lingua parlata da paesi non facenti parte all'UE. Che si fa ? si adotta il francese? il tedesco? chi decide? i paesi più influenti oppure una lingua come il polacco ?

    no, lo trovo un sogno assurdo l'europa unita :)
     
  10. Diego Alatriste y Tenorio

    Diego Alatriste y Tenorio

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    In realtà anche in america vi sono molti contrasti e differenze interne, più di quanti noi riusciamo a vederli da "fuori".
    Uno spettatore esterno ha sempre una visuale differente da uno che è in mezzo alla situazione descritta.
    Per un americano, noi europei non siamo così diversi.
    Però hai ragione, vi sono molte e troppe differenze per riuscire trovare il punto di unione facilmente.
    Specialmente se, come abbiam visto, questa unione diviene lo "sfruttamento" dei paesi poveri che si assecondano alla volontà di quelli ricchi [magari arricchiti anche dall'unione economica] i quali non comprendono le esigenze dei primi.
     
  11. Ciresola

    Ciresola

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    Un'altro quotone, dopotutto quel "bene comune" può essere strumentalizzato, perchè in ogni caso questa europa è "bene comune" per i capitani di finanza e per i governi ma non è possibile definirla altrettanto "bene comune" dal punto di vista culturale o magari dal punto di vista delle persone.
    Mancano le fondamenta su cui costruire una vera unità, gli USA sono nati creando dapprima le fondamenta che sono state consolidate con la vittoria unionista nella guerra di secessione, in Europa non esistono precedenti simili o riconducibili, perchè da Carlo Magno, a Carlo V, a Napoleone fino a Hitler l'unità europea che cercavano era un'unione conquistata, un'assoggettamento a tutti gli effetti, che sia per una rivoluzione o per dimostrare la superiorità di una razza.

    @Diego
    Forse il problema non è il "non comprendere" le esigenze dei paesi poveri da parte di quelli ricchi, ma il "non volere comprendere", frutto dell'individualismo (esso sia inteso come interesse personale o interesse nazionale).
     
  12. Diego Alatriste y Tenorio

    Diego Alatriste y Tenorio

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    Il bene comune é un concetto assai sfuggente.
    Sono secoli che ci investono di bei ideali, ma alla fine si riduce agli stessi scopi.
    Il problema é che la nostra società è ancora troppo etoregenea, divisa in tifoserie, corporazioni e società semisegrete.

    Infatti se non vogliono capire, vuol dire che essi non sono pronti per essere europei.
    È inutile indicare gli italiani o i greci come i responsabili del fallimento dell'Unione Europea; ma anche coloro che credono che il prerequisito per esser europeo sia quantificato in pil.
     
  13. SkySpace

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    Sono ignorante quindi non mangiatemi

    In un mondo dove si è potenti se sei forte economicamente, una europa unita non sarebbe forte sul campo economico? Non potrebbe tenere testa alle nuove economie emergenti come cina, india, brasile o a quelle già radicate come USA? Penso che questo possa essere un esempio di bene comune..

    PS
    preciso che non ho letto le pagine precedenti
     
  14. Diego Alatriste y Tenorio

    Diego Alatriste y Tenorio

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    Infatti sarebbe una potenza considerevole, ma l'unione non può esser solo economica se no si sfalda...come già sta succedendo...
     
  15. SkySpace

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    La nostra differenza culturale potrebbe essere un punto di forza se giochiamo bene le nostre carte..
    So che tempo fa fu proposto di unire tutti gli eserciti nazionali per crearne uno europeo, si potrebbe riprendere in mano anche quel progetto..
     
  16. Diego Alatriste y Tenorio

    Diego Alatriste y Tenorio

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    Non credo che gli USA possano gradire questa tua idea...
    Comunque anche io, anni fa, ho segnato di arruolarmi in un eventuale esercito europeo.
     
  17. Lord Attilio

    Lord Attilio

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    A mio avviso ora una buona mossa da parte dell'Europa per un'alternativa alla sudditanza di USA o Germania sarebbe un'alleanza con la Russia, l'India o il Brasile. Per quanto riguarda le repliche alle vostre contestazioni sul mio ipotetico sistema di governo, replicherò un'altra volta perchè adesso sono stanco.
     
  18. Diego Alatriste y Tenorio

    Diego Alatriste y Tenorio

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    Penso che al resto del mondo piaccia vederci divisi...
     
  19. Carlos V

    Carlos V

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    La formidabile crescita di paesi come Cina e India è dovuta al bassissimo costo del lavoro, alle condizioni lavorative semi-schiavistiche e al fatto che questi due fattori spingono sempre più imprenditori "occidentali" ad investire in questi paesi (vuoi mettere pagare un operario italiano a 1200 euro al mese + diritti sindacali e uno cinese a 300 euro che non può nemmeno protestare?). Anzi, negli ultimi tempi molte aziende stanno trovando molto più convienti altre realtà asiatiche, come il Vietnam e la Thailandia.
    Poi conta anche il numero degli abitanti. In un'ipotetica europa unita, a quanti arriveremmo? In Italia siamo circa 60.000.000 di abitanti, se prendiamo paesi più popolosi ed altri decisamente piccoli (Belgio, Olanda) forse non lo raggiungiamo il miliardo. Certe aziende cinesi si reggono solo sul mercato interno proprio perché l'alto numero di cittadini garantisce entrate considerevoli. La birra più venduta al mondo in Italia è sconosciuta (non ricordo il nome), è di produzione cinese e vende solo in Cina, tanto per dire con quanta facilità possono certe aziende scalare le classifiche, figuriamoci se cominciassero ad esportarla.
    Sempre più aziende si stanno trasferendo all'estero, impoverendo il quadro lavorativo europeo: la Nuova FIAT 500 è prodotta in Polonia, la Nutella a breve verrà prodotta in Turchia e potrei citare tanti altri casi di "delocalizzazione". Agli imprenditori, piccoli e grandi, non conviene la situazione europea, dove pur tra mille contrasti e rinunce, sono andati maturando diritti sindacali che noi consideriamo inalienabili. A questo dobbiamo aggiungere un sottobosco di piccole imprese che acquistano materie prime all'estero, invece che in Italia (stoffe a basso costo per l'industria tessile, per esempio, oppure generi alimentari come cereali e latte di dubbia provenienza). Mettiamoci anche la piaga della contraffazione, cioè del famoso "Parmesan" spacciato come formaggio italiano nei supermercati di tutto il mondo: nei discount tedeschi ci sono interi scaffali di falsi prodotti italiani (il caso clamoroso del vino italiano in polvere da mescolare con acqua), mentre se andate a qualsiasi discount delle nostre parti troverete una marea di prodotti delle aziende tedesche (stavolta originali e non di contraffazione).
    Quindi? Vogliamo adeguarci ai modelli di sfruttamento dei paesi asiatici? Dobbiamo anche noi metterci a produrre merci di bassa qualità da vendere a basso costo (escludiamo per il momento l'azione delle mafie in questo settore) e sacrificare la qualità italiana in nome della competizione internazionale?

    Fonti:
    Agropirateria, il caso del vino in polvere
    La Nutella diventerà "Made in Turchia"
    Snow Beer, la birra più venduta al mondo
     
  20. Diego Alatriste y Tenorio

    Diego Alatriste y Tenorio

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    Infatti alcune cose del progresso che ci vogliono imporre sono tanto inquietanti...
     

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