[AAR] DAK II La Campagna in Africa Setterntrionale

Discussione in 'Wargames da tavolo' iniziata da Luigi Varriale, 17 Marzo 2013.

  1. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    15 gennaio 1941

    Turno critico per tutti e due gli schieramenti.

    O'Connor è deciso ad avviare la sua offensiva in questo turno, ritenendo di avere ricevuto abbastanza rinforzi nel deposito campale di Gambut. Gli Italiani, d'altra parte, a corto di rifornimenti si concentrano sulla difesa della piazza di Tobruk.

    In questo turno non si sviluppa nessuna attività aerea di combattimento dal momento che gli Inglesi sono rimasti temporaneamente con un gruppo (malconcio) di Blenheim, mentre gli Italiani devono economizzare il carburante ed i pezzi di ricambio delle loro carrette (G 50 esclusi).

    L'unica eccezione alla mancanza di attività aerea è la prima missione in terra d'Africa della Luftwaffe. E' una missione di trasporto aereo dall'aeroporto di Gerbini in Sicilia; il 143° gruppo trasporti tattici su Ju 52 imbarca il battaglione genio assaltatori del Colonnello Mauro Mazzatosta vien dal Lago, e con un volo al limite dell'autonomia degli aerei, lo scarica nella remota base aerea italiana di Martuba, a sud di Derna. Atterrati con l'ultima goccia di carburante, i tedeschi fanno scendere i genieri, i quali senza porre tempo in mezzo, si incamminano velocemente alla volta di El Ezziat, con l'idea di fare un ampio giro intorno alle posizioni inglesi di Tmimi e di appoggiare il progettato attacco di Bergonzoli per riaprire la Balbia.

    Lo stesso Bergonzoli, anelante l'offensiva, organizza le sue sparute truppe miste territoriali/bersaglieri e comincia il movimento per il contatto alla volta del famigerato 11° ussari inglese.

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    Gli eventi principali però si svolgono in quel di Tobruk, dove nella notte tra il 16 ed il 17 gennaio, i Britannici danno inizio alla loro offensiva per la conquista della piazza. Alle ore 04:00 precise, l'intero orizzonte compreso tra El Aden e Rigel Ridge, si accende di vampate di cannoni di tutti i calibri che gli Inglesi utilizzano per una devastante preparazione di artiglieria, ben alimentata dai depositi di Gambut. Aprono il fuoco in rapida successione il 51° artiglieria da campo, seguito dal 1° reggimento artiglieria a cavallo. Più tardi, nell'imminenza dell'attacco, si unisce al coro anche il battaglione organico di artiglieria della 5a brigata indiana.

    O'Connor aveva già dato le disposizioni per l'attacco il giorno prima, ed aveva deciso di concentrare il suo sforzo nella zona del pilastrino, dove il terreno si prestava meglio ad una rapida avanzata. Obiettivo dell'attacco inglese, Tobruk stessa.

    O'Connor rinforzava le due brigate australiane a King's Cross, con una terza brigata di fanteria, la 5a indiana, ed ordinava a queste tre semplicemente di conquistare il forte pilastrino. In un secondo tempo (nella exploit phase), doveva entrare in azione la brigata australiana di riserva, la 16a, per la prosecuzione dello sforzo sino in città. La manovra doveva essere condotta in maniera che conquistata Tobruk, le forze italiane presenti ad El Gubbi sarebbero cadute per accerchiamento, mentre quelle presenti nella parte occidentale della cinta, sarebbero cadute per mancanza di rifornimenti.

    Dall'altra parte della barricata, Gambara si era subito accorto dato il volume di fuoco dell'artiglieria nemica, che gli Inglesi questa volta non scherzavano affatto, e rilasciava preventivamente la sua ultima riserva tattica; il 27 battaglione mitragieri, che doveva tenersi pronto ad intervenire su El Gubbi o sul forte, a seconda delle necessità.

    Si capiva subito che l'azione dell'artiglieria nemica si concentrava sul forte, dove le camicie volontarie d'Africa ricevevano un uragano di fuoco e si disordinavano alquanto. Il comandante delle camicie richiedeva disperatamente fuoco di controbatteria sulle bocche da fuoco nemico, ma gli veniva risposto che A, occorreva risparmiare le munizioni e B metà dell'artiglieria presente non aveva abbastanza gittata per controbattere quella inglese.

    Cercando di tenere insieme camicie e bottoni, il valoroso comandante si apprestava a ricevere l'attacco inglese, segnalato dal fatto che l'artiglieria nemica cominciava ad allungare il tiro, per passare dallo sbarramento all'accompagnamento.

    Ed infatti l'attacco si profilava, ed il comandante delle camicie mai più si aspettava che fosse di quella consistenza. La marea di truppe nemiche che si riversava dalla spessa cortina fumogena provocata dallo sbarramento era impressionante. Tosto il comandante si apprestava a respingere gli Inglesi e per radio strillava di inviare riserve sul posto.

    Gambara aderiva, mandando il suddetto battaglione mitraglieri, ma ci volle un po' di tempo perchè questo si organizzasse per il movimento. Nel frattempo le camicie, aiutate da un paio di batterie messe in linea per sparare ad alzo zero sugli Australiani e sugli Indiani che venivano avanti ad ondate umane, crepavano l'una dopo l'altra per arginare l'offensiva. La pressione era semplicemente troppo forte perché gli italiani potessero reggerla. Il battaglione mitraglieri di rinforzo arrivava giusto in tempo per arrestare i britannici con un ultimo sforzo. Gli Indoaustraliani desistettero essenzialmente perché non si resero conto che gli Italiani erano alla frutta, ed essendo riuscite le camicie ad ammaccare seriamente la brigata indiana che guidava l'assalto, gli Australiani optavano per una pausa di riflessione e di riorganizzazione delle loro forze: se avessero saputo che il battaglione camicie volontarie e la brigata di artiglieria organica del fu 20 Corpo erano stati polverizzati, probabilmente non si sarebbero fermati.

    Gli Italiani quindi mantennero il Pilastrino ancora una volta, ma il prezzo pagato era molte, ma molte volte quello che potevano permettersi. Gambara stesso, terminati i combattimenti, si recava sul posto e si rendeva conto che un ulteriore attacco avrebbe potuto significare la fine. Prendeva quindi la decisione di sbaraccare uno dei reggimenti della GaF dal settore occidentale e di rinforzare il pilastrino con quello, chiamando a sostituirlo in prima linea, un reggimento di artiglieria, sempre della GaF.
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    La giornata non era completamente negativa per gli italiani, in quanto in quel di Tmimi il generale Gott si era reso conto che i mandolinari stavano preparando qualcosa. Un distaccamento delle sue autoblinde aveva scoperto parecchia fanteria italiana in avvicinamento da sud ovest, ed altra fanteria italiana mista a motorette, organizzarsi sulla Balbia, presumibilmente per attaccarlo da due lati.

    Gott si metteva immediatamente in contatto con O'Connor e gli prospettava la manovra degli Italiani, chiedendo istruzioni se dovesse tenere chiusa la Balbia o ripiegare gradatamente su Gazala e poi sule linee inglesi sul Trigh Capuzzo. O'Connor impegnato nell'offensiva principale, liquidava il subordine dicendogli di regolarsi come credeva, ma di impedire ad ogni costo attacch di sorpresa degli Italiani sul fianco sinistro delle truppe impegnate nell'investimento di Tobruk.

    Gott non se lo fece ripetere due volte; conscio del fatto che gli Italiani stavano gradualmente ammassando truppe superiori in numero alle sue, metteva mano al manuale del buon comandane di truppe blindate tanto per rinfrescasi la memoria:

    "Truppe mobili e/o corazzate si mantengono sempre all'offensiva e non permettono al nemico di ingaggiarle in combattimenti statici. Le truppe corazzate sfruttano, in mancanza di altri fattori, l'impeto dell'assalto blindato contro forze nemiche di fanteria, il che non potrebber fare se le attendessero ferme sulle loro posizioni".

    In più Gott si rese subito conto che essendo gli Italiani divisi in due colonne, era suo preciso dovere attaccarle in successione, presumibilmente distruggendole una dopo l'altra.

    Fatte tutte queste considerazioni, il generale inglese decideva di attaccare per prime le forze di Bergonzoli, che si stavano sistemando sul terreno per attaccare lui. Ma il Bergonza che era un marpione di prima categoria aveva previsto la mossa del nemico ed aveva disposto il suo battaglione di territoriali come esca per attirare le blindo inglesi in un cul de sac dai cui lati sarebbero poi sbucati i bersaglieri sui tre lati della colonna inglese.

    La manovra funzionava e Gott veniva preso di petto tra Tmimi ed il porto di Bomba. Dopo 30 minuti di combattimento, la maggioranza del battaglione inglese era fuori uso e Gott stesso era caduto prigioniero. Bergonzoli aveva per quel giorno dimostrato la sua superiorità tattica.

    Ora, se solo nel prossimo turno gli Italiani potessero conquistare l'iniziativa, cosa che continuo a dire ad ogni post ma non succede mai, il Bergonzoli potrebbe agguantare anche il battaglione camioncini della 7a corazzata, il che sarebbe decisamente un bella preda.

    un saluto a tutti (Tobruk è appesa ad un filo)
     
    Ultima modifica: 6 Febbraio 2014
  2. huirttps

    huirttps

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    Fantastico! Barba elettrica è un ottimo comandante ;)

    Mi chiedo.. giacchè sembra che la Regia Aeronautica sia diventata ultimamente molto più forte (effetto dei G50 al posto dei CR42?) perchè non tentare un bombardamento/attacco al suolo contro il deposito inglese di Gambut ?

    Si darebbe una bella mano alla difesa di Tobruk, qualora riuscisse.
     
  3. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Il motivo è che nella versione 4.0 di OCS è stato eliminato il bombardamento ai supply points
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  4. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    18 gennaio 1941 Macelleria a Tobruk

    Se gli inglesi credevano di poter prendere Tobruk con facilità devono aver fatto male i loro conti:

    O'Connor ammassata una sufficiente scorta di barilotti, attacca a testa bassa dopo aver ancora una volta rimaneggiato il suo dispositivo: la 5a brigata indiana, viene ritirata dal fronte in attesa di essere riaggiustata dopo le legnate subite nel turno precedente ad opera delle furono camicie nere volontarie d'Africa.

    Al posto della brigata indiana, O'Connor mette in linea la 16a australiana precedentemente in riserva di corpo. Per altro la 5a indiana viene utilizzata come ulteriore copertura contro le montanti forze della colonna Bergonzoli, che in questo turno ha fatto sfracelli:

    approfittando che finalmente, per un turno, l'iniziativa è andata in mano agli italiani, barba elettrica, attacca i depositi mobili di rifornimento della 7a brigata corazzata, in una manovra alla Col Moschin e li cattura fino all'ultimo camioncino, barilotti inclusi. La manovra è così rapida che i britannici non fanno in tempo a far saltare nulla: 4 camioncini e quattro barilotti, cadono nelle mani della colonna italiana. Bergonzoli usa questi stessi rifornimenti per mettere broda nelle motorette dei bersaglieri (già nominati suo reparto d'élite)ed attaccare, col concorso dei genieri di Mazzatosta, le autoblindo della RAF che tenevano la base di gazala soto il tiro dei loro cannoni. Gli inglesi tentano di sganciarsi senza combattere, ma qualche penna ce la rimettono. Ripiegano prima su Acroma, e poi visto che gli Italiani li inseguono anche in exploit phase, O'Connor si impietosisce e manda loro un barilotto su un camioncino, in maniera da permettergli di ritirarsi definitivamente sul trigh. Acroma rimane quindi presidiata da Bergonzoli, ed udite udite: la via Balbia è riaperta al trace supply.

    O'Connor è naturalmente affaccendato con l'espulsione da Tobruk degli italiani, e concentra un volume di fuoco triplo di quello del turno precedente sugli stanchi difensori del mitico pilastrino.

    I due battaglioni mitraglieri 60 e 27 e i poveri cristi del reggimento GAF ricevono una punizione da fronte russo in termini di densità di granate che si abbattono su di loro. Il pilastrino è ridotto uno schifo, e gli italiani stracciati, morti e feriti, sono una moltitudine. I sopravvissuti fanno capolino dalle inutili "mura del fortino" e dalle buche che hanno improvvisato usando dinamite (che il suolo circostante è tutto basalto invangabile). Cessata la tempesta di granate, l'equivalente di meno di due reggimenti rintronati, si vede arrivare addosso l'intera divisione australiana, ululante e decisa ad ammazzarli tutti.

    Gli Italiani si guardano in faccia soldati con sottufficiali, ufficiali e sottufficiali e così via. La scelta e tagliare la corda o dimostrare ai maledetti anglosassoni che non è vero che gli italiani sono mandolinari e codardi. il Colonnello comandante il reggimento GaF, prende in mano la situazione. Comanda a tutti di non aprire il fuoco fino a quando il nemico non gli è a pochi metri. Si muore tutti o si vince. Gli Australiani arrivano, resi pazzi dall'adrenalina e dall'alcool.

    Poi tutti e due i battaglioni mitraglieri, all'unisono aprono il fuoco. Molti cadono prima di poter sparare un colpo, vittime dei mortai australiani che continuano l'azione vicina di accompagnamento. Ciò non di meno l'effetto del fuoco di arresto preciso, continuato, imperterrito è devastante: i miraglieri del battaglone 27, luridi come minatori, si alzano in piedi, alzano le Breda ed al grido di Paviaaaaaaaaa !!!! macellano il battaglione di testa australiano. Il frastuono indicibile, la polvere, le grida degli assaltanti e dei difendenti, tutto impediscono; di vedere di sentire, di respirare. Ma....quando il primo battaglione australiano cade come un domino di carte, il battaglione mitraglieri 60 fa una conversione a sinistra, e approfittando della confusione, si avventa sul fianco della brigata di testa nemica, monca e non più ben coordinata. Apre il fuoco a distanza ravvicinata, poi assalta...bomba a mano baionetta e vanga. Gli Australiani rispondono,si difendono e tritano un certo numero di italiani. Con un boato allora si presenta in battaglia il reggimento di artiglieria della Regia, che dal pilastrino ridotto ad un rudere, comincia a vomitare fuoco indifferentemente su Australiani ed Italiani a ciò comandato dal colonnello della GAF. Un primo assalto dei mitraglieri, un secondo, gli Australiani della brigata di testa vacillano, le due brigate che vengono dietro sono imbottigliate, e non riescono a dispiegarsi completamente per il combattimento. Dovevano sfruttare un successo che non è ancora arrivato. Il colpo di grazia lo da il reggimento della GaF. Con una carica vecchio stille trombetta e tamburo, sempre sotto l'accompagnamento dell'artiglieria della marina.

    Ad un certo punto ci si accorge che non ci sono più Australiani da maciullare. Il nemico ha ripiegato ed una delle sue brigate di fanteria è stata decimata. Il Colonnello della Gaf, finge una ritirata, e ripiega infatti sul pilastrino con il suo reggimento, dando ordine ai mitraglieri di rimanere sul posto ai due lati del letale trivio di King's Cross. Il comandante si è fatto un'idea precisa di O'Connor. Sa che l'Inglese è caparbio, orgoglioso ed infingardo. Gli prepara quindi una piccola trappola, facendogli credere che gli italiani si sono ritirati.

    Ed ha ragione il comandante, perché O'Connor, minacciando Mackay di sterminargli la famiglia, lo convince a reiterare l'attacco, e per dargli l'esempio, O'Connor verde dalla rabbia, prende il comando diretto della divisione. Arrivano ancora gli Australiani, questa volta guardinghi, che gli spaghettari si sono rivelati letali come vipere, da non sottovalutare. Non appena O'Connor ed i reggimenti di testa arrivano nei pressi di King's Cross, gli Italiani riaprono il fuoco all'unisono, ma questa volta il Generale Mackay non ci sta a farsi affettare la divisione, e visto il volume di fuoco, giudicando che una brigata distrutta è abbastanza per un giorno, interrompe l'azione e si ritira di nuovo al di là dei reticolati della cinta, che se gli Italiani sono fortunati abbastanza da avere un'altra iniziativa nel prossimo turno, non mancheranno di occupare.
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    A tobruk Gambara salta per la sua roulotte comando come un idiota. Non si capacita di come gli Inglesi non gli abbiano ancora mandato i carri a polverizzargli le posizioni. Poi un giovane tenente si presenta nel suo posto comando, scatta sull'attenti e con un sorriso a 32 denti annuncia:

    "Signor Generale...il convoglio con a bordo l'ottavo bersaglieri della divisione Ariete è in vista della rada".

    un polveroso saluto a tutti.
     
    Ultima modifica: 6 Febbraio 2014
  5. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    22 gennaio 1941

    Avevamo lasciato Gambara saltellante nella sua roulotte comando che si chiedeva come mai gli Inglesi non gli mandassero contro i carri per penetrare nella sua posizione. Il nostro riceve risposta da una segretissima comunicazione del SIM, che da la 7a brigata corazzata oramai ridotta ad un battaglione di A-10 ed uno di M-13 di preda bellica. Scomparse le autoblinde dell'11° ussari, l'ultima novità del SIM è che anche l'8° ussari viene ritirato dalla prima linea per una completa revisione dei carri.

    Con questa notizia Gambara comincia davvero a credere che ci siano concrete possibilità che la controffensiva britannica (operazione Compass)non riuscirà a ripetere il suo successo storico e che le truppe italiane possano davvero tenere Tobruk...

    Facendo una parentesi di carattere strategico, se qualcuno si andasse a leggere uno dei primi post di questo AAR, quando ancora giocavamo via e-mail, skype ed ogni altra diavoleria tecnologica, contro un team misto di giocatori americani e credo neozelandesi, ebbene in uno di quei primi post dissi che la resistenza rigida degli inglesi su Barrani per tenere il villaggio ad ogni costo, sarebbe costata cara in termini di perdite, e quindi di unità disponibili per la controffensiva compass.

    Ora a termini di regolamento del gioco, gli italiani dovrebbero aver perso la partita il 15 ottobre 1940, data limite per conquistare Sidi el Barrani. Ebbene, gli italiani non riuscirono mai, se ricordate, a conquistare tale località, e il fu team di giocatori italiani si accordò con gli avversari per proseguire lo stesso la campagna, con la motivazione che storicamente, non è che la guerra sarebbe finita o l'italia avrebbe firmato l'armistizio se non fosse riuscita a prendere Barrani.

    Adesso però mi rendo conto della motivazione tecnica di quella regola. Nel gioco, se gli Inglesi si vogliono intestardire nel tenere a tutti i costi Barrani, come appunto fecero in questa simulazione, rischiano di arrivare alla controffensiva con un gran numero di unità in meno rispetto alla campagna storica, che è appunto la situazione in cui si trovano adesso.

    Storicamente, Tobruk cadde proprio in questo turno, il 22 gennaio, ma gli Inglesi avevano un complesso di forze enormemente più potente di quelle che hanno a disposizione nel gioco. Avevano ancora il reggimento Matilda, 2 reggimenti carri in più, la Selby force, che qui se n'è andata in Sudan, ed altre unità perdute durante la strenua difesa di Barrani.

    Quindi nel gioco, siamo ad una svolta...esiste qualche possibilità per gli Italiani di tenere Tobruk. Se ciò avvenisse, cosa vorrebbe dire nell'economia generale della campagna ?

    Dal punto di vista territoriale, significherebbe solamente che l'Africa Korps non dovrebbe riconquistare la Cirenaica, ma si troverebbe automaticamente proiettato in avanti nelle posizioni che occupava ne maggio 1941 della campagna storica. Ma la grossa differenza è che Tobruk è in mano all'asse e non agli Inglesi, cosa questa che potrebbe fare una differenza enorme.

    Ripeto che nel bilanciamento generale del gioco, il fatto che abbiamo concesso agli italiani di non perdere anche se non hanno preso Barrani entro il 15 ottobre 1940, potrebbe aver falsato i valori della partita. Questo DAK II è un gioco estremamente realistico dal punto di vista delle risorse a disposizione delle due parti. Quindi avendo noi fatto questo "sgarro" al bilanciamento della partita, potremmo già trovarci di fronte ad una campagna totalmente astorica.

    Però, dal punto di vista puramente ipotetico, possiamo dire che stiamo esplorando un "what if" strategico interessante; e cioè come avrebbe potuto andare la campagna se gli inglesi invece che sganciarsi per risparmiare le loro forze durante l'offensiva di Graziani, avessero conteso tutto il tragitto da Sollum a Barrani palmo a palmo, e con furiose battaglie come fecero i giocatori inglesi durante questa partita.

    ...ritorniamo da Gambara e non lo troviamo più saltellante, ma chino sulle mappe per capire come continuare a tenere fuori gli Inglesi dalla piazza di Tobruk.

    Innanzi tutto l'inventario delle forze dopo i movimenti di assestamento, incluso l'entrata nella cinta di Bergonzoli e la sua colonna, e la rioccupazione del trivio strategico di King's Cross da parte delle truppe italiane:

    All'estremità orientale del perimetro difensivo, si trovano il 10° Bersaglieri, rinforzato da un battaglione mitraglieri e sostenuto direttamente dal 31° reggimento artiglieria campale della GaF. Avendo questo complesso di forze il doppio ruolo di presidio ed eventuale reazione dinamica, esso viene posto alle dirette dipendenze del Generale Bergonzoli e viene ridenominato "raggruppamento Bergonzoli".

    Alla destra di questo complesso, ha rioccupato il nodo strategico di King's Cross il reparto "Comandante", costituito dal 31° reggimento della GaF, rinforzato da due battaglioni mitraglieri. Queste sono le truppe che si sono distinte in combattimento nello scorso turno.

    Sempre seguendo lo schieramento italiano da est ad ovest, troviamo il complesso "Mazzatosta", immediatamente a sud ovest del pilastrino, costituito dal neo arrivato 32° battaglione genio assaltatori, rinforzato da un battaglione di libici della difesa costiera che si è spostato dalla rada alla cinta difensiva molti turni or sono.

    Ancora, alla destra di questa forza, troviamo il 54° reggimento territoriali, e a chiudere la cinta a nord ovest la compagnia bersaglieri 201a, ancora sotto il comando nominale di Bergonzoli, ma in realtà integrata nel comando difesa della piazza.

    In riserva tattica di primo rincalzo, al forte pilastrino, troviamo il reggimento di artiglieria della regia, ed una brigata di artiglieria indipendente affluita dal porto per rinforzare la densità delle bocche da fuoco con il nemico a portata di tiro.

    In riserva strategica generale, l'ultimo arrivo dall'Italia; l'8° reggimento bersaglieri, avanguardia della divisione corazzata Ariete, in affluenza dalla madrepatria. Questo reggimento è un magnifico reparto, ben addestrato, ben inquadrato e anche ben equipaggiato.

    Completano le forze a disposizione, l'incrociatore S.Giorgio per il fuoco indiretto dalla rada sia entro terra che sul mare, e i gruppi della regia (aeronautica) dislocati sulla base all'interno della cinta. Per la precisione si tratta dell'8° e del 10° gruppo caccia, rispettivamente su Fiat Cr 42 e G 50, e di due gruppi da bombardamento, il 32° ed il 174°, entrambi equipaggiati con SM 79 trimotori.

    Ora, questo complesso di forze non è trascurabile, e come qualità è sensibilmente superiore alle truppe che storicamente presidiarono Tobruk.

    Di fronte a queste forze, gli Inglesi hanno meno truppe di quelle che poterono impiegare nella campagna storica; precisamente, a disposizione di O'Connor vi sono:

    Sull'estrema destra del fronte, quello che rimane della brigata corazzata; un battaglione di carri leggeri ed uno di carri italiani in vario stato di efficienza e con limitate munizioni.

    nei pressi di El Duda, i resti della 6 divisone australiana, efficienti, ma la divisione ha perso una brigata.

    Su Rigel Ridge, una brigata indiana, la 7a, che presidia le provenienze occidentali del dispositivo inglese, contro eventuali sorprese da ovest o sortite da parte delle truppe italiane presidianti la parte occidentale della cintura difensiva.

    In riserva, u'altra brigata indiana. La terza brigata indiana è stata ritirata dal fronte per essere rischierata in Sudan.

    Completano lo schieramento inglese, sette reggimenti di artiglieria, più due organici appartenenti alle brigate indiane. La divisione australiana non è ancora stata dotata di artiglieria direttamente dipendente.

    O'Connor si trova di fronte, come abbiamo visto, all'enorme problema di avere si e no una matà delle forze di cui poteva disporre la sua controparte storica, e nel campo dei carri armati, nemmeno la metà. In più, oltre ad avere la divisione australiana ridotta di un terzo, ha pure quella indiana sparpagliata su tutto il fronte a fare da truppa di sicurezza e riserva strategica, quindi non immediatamente impiegabile per operazioni concentrate nel tempo e nello spazio. Come abbiamo poi già detto, anche la divisione indiana manca di una brigata. Entrambe le divisioni coloniali poi, sono prive del reggimento di cavalleria, uno distrutto in combattimento e l'altro rischierato in Sudan.

    Ciò nonostante sappiamo che il nostro O'Connor è una pellaccia, e quindi, per tornare al nostro turno di gioco, non si perdeva d'animo nell'organizzare una nuova offensiva ai danni dei difensori del King's Cross.

    Riassettate le due brigate australiane, ordinava a Mackay di reiterare l'attacco questa volta con l'appoggio di tutti i reggimenti di artiglieria disponibili. Gli Italiani avevano il vantaggio di riaver occupato i fortini delle opere difensive esterne, ma il bombardamento dell'artiglieria britannica era se possibile ancora più feroce di quello del turno precedente. Questa volta lo spianamento dell'artiglieria inglese, riduceva tutto ad un cumulo di macerie, schegge e fumo, e le forze italiane subivano gravi danni, anche dato il fatto che, come sappiamo, le opere difensive erano a quel tempo ancora molto rudimentali ed erano cadute in stato di disuso da molti anni. Uno dei battaglioni mitraglieri veniva distrutto, ed il reggimento GaF ne usciva duramente provato, al punto che quando gli Australiani reiteravano l'attacco, questa volta appoggiati pure dal 2° reggimento carri reali, la resistenza si ammosciava quasi subito e gli italiani ripiegavano ancora una volta sul pilastrino.

    L'attacco australiano, va detto per obiettività, non era meno poderoso di quello precedente, nonostante fosse stato sferrato con una brigata in meno. Il 60° battaglione mitraglieri, che fungeva da retroguardia, non era lesto la togliere le tende e veniva annientato dai carri britannici che lo schiacciavano sotto i cingoli senza neppure accettare prigionieri.

    Gambara messo al corrente del contegno degli Inglesi si incazzava di brutto. Stava quasi per rilasciare dalla riserva l'8° bersaglieri, quando via radio gli veniva comunicata la notizia che l'attacco si era arrestato a 300 metri dal pilastrino, ancora una volta col contributo della regia marina che entrava in azione con i suoi cannoni. Sul forte (su i suoi ruderi) riusciva a ripiegare in discreto ordine il reggimento della GaF.

    Dall'altra parte della barricata, O'Connor strillava e si dimenava come un indemoniato perché gli Australiani non si fermassero e perché in exploit phase attaccassero il Pilastrino, con l'idea di presentarsi sulla rada e chiudere la partita, ma per una volta i suoi subalterni lo convincevano che era più saggio attestarsi a King's Cross e deviare magari a destra nel prossimo turno per attaccare Bergonzoli, onde evitare di trovarselo come uno sparviero sul fianco destro esposto durante la prosecuzione dello sforzo. Mackay faceva anche notare all'indemoniato, che pure la sinistra del saliente era minacciata sa truppe italiane solide e fresche che rischiavano di tagliare fuori l'unica brigata australiana che era trafilata in compagnia dei carristi. Il generale australiano faceva anche rispettosamente notare ad O'Connor, che un'altra perdita grave, come quella di una brigata, e la WDF poteva dire addio ai sogni offensivi, ed avrebbe probabilmente dovuto ritirarsi sulle posizioni di confine, con probabile deportazione dell'intero stato maggiore inglese in un campo di lavoro siberiano dei futuri alleati russi.

    Messo di fronte a tale dose di realismo, O'Connor desisteva ed acconsentiva a che la 17a brigata si riorganizzasse e si coordinasse con la brigata carri per le future operazioni. Occorreva anche considerare, che nell'esagerazione della preparazione di artiglieria e nel convinto attacco alle posizioni italiane, la WDF si era fumata quasi tutti i barilotti accumulati a Gambut negli ultimi quattro turni, ed occorreva anche qui, una piccola pausa di riflessione.

    Rimango ottimista per Tobruk nonostante questo successo parziale degli Inglesi, sempre che riesca a tenerla rifornita.

    La GaF vi saluta tutti dal pilastrino e vi chiede che tempo fa in Italia
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    Ultima modifica: 6 Febbraio 2014
  6. Luigi Varriale

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    26 gennaio 1941

    Mentre Gambara si pavoneggiava con Bastico e con il comando supremo a Roma circa la sua...SUA personale abilità dimostrata nel tenere Tobruk, il SIM ne raffreddava gli entusiasmi con una notizia bomba: quantità mostruose di carri britannici erano in movimento da Alessandria verso il fronte. Incredibilmente il servizio informazioni militare non aveva notato l'arrivo ad Alessandria dei suddetti reparti, ma quando questi si erano messi in movimento, erano stati scoperti dagli spioni locali al servizio degli Italiani.
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    Gambara si consultava con i suoi subordini, Bergonzoli, il nuovo arrivato Bignami, ed il conte Mazzatosta, e concludeva che nulla si poteva fare al momento, se non continuare a perseguire l'obiettivo strategico di guadagnare più tempo possibile ai rinforzi provenienti dall'Italia.

    Oramai era prossimo l'approntamento per l'imbarco dalla Sicilia delle divisioni Ariete e Trento, e delle avanguardie del contingente tedesco promesso da sua maestà Hitler, incluso il resto del corpo aereo tedesco d'Africa.

    Gli Italiani contavano molto sull'arrivo dei reparti della Luftwaffe, specialmente dei reparti da bombardamento, che avrebbero finalmente dato quella capacità veramente offensiva che l'aviazione italiana al momento non poteva dare.

    Fedele a questo imperativo strategico, il generale Gambara si apprestava a rinforzare la difesa dei ruderi del pilastrino, ordinando al col. Mazzatosta di spostare i suoi genieri dalla difesa della cinta esterna a quella del forte, andandosi a piazzare in rincalzo al reggimento della GaF; incaricava poi il Generale Bignami di assumere la responsabilità della difesa, assumendo il comando di tutti i reparti presenti nell'area, incluso il reggimento artiglieria della regia e la testé giunta brigata di artiglieria motorizzata.

    Appena arrivato sul posto, Bignami ordinava subito uno sbarramento ai danni della 17a brigata australiana e del 2° Royal Tank Regiment che minacciavano di reiterare l'attacco al forte da sud, in maniera da stemperarne le velleità offensive. L'operazione riusciva, con discreto dispendio di barilotti appena sbarcati con il cabotaggio, ché gli Inglesi si disorganizzavano non poco e minacciavano addirittura di abbandonare le posizioni avanzate, sotto il fuoco dell'artiglieria italica.

    Dopo aver osservato l'effetto dello sbarramento italiano, Gambara si rendeva subito conto che lo spostamento dei genieri era stato un errore tattico, perché il nemico che minacciava il Pilastrino era stato adesso disorganizzato e rappresentava una minaccia minore. D'altra parte, alla difesa della cinta esterna era rimasto adesso solo il battaglione libico da difesa costiera (un eufemismo per indicare un reparto di locali abitanti di Tobruk, frettolosamente dotati di un moschetto, e senza nessun addestramento militare).

    O'Connor un'occasione del genere certamente non poteva lasciarsela sfuggire. Prontamente avvertito del movimento degli Italiani dalle sempre vigili pattuglie australiane, ordinava alla 19a brigata ed alla 7a brigata indiana di assaltare i libici immediatamente, dopo breve ma intensa preparazione d'artiglieria, fornita da quattro diversi reggimenti.

    Sia la preparazione che l'attacco vero e proprio non andavano molto bene per gli Inglesi. I cannoni mancavano decisamente per un errore di coordinamento con gli osservatori avanzati australiani, mentre l'assalto vero e proprio si risolveva si in un massacro di libici, che si sfasciavano al primo contatto, ma australiani ed indiani non riuscivano ad affermarsi sull'obiettivo. Solo l'intervento diretto di O'Connor sul posto in exploitation phase, poteva garantire che subito prima che finisse il turno, almeno la brigata indiana andasse ad occupare l'esagono lasciato vacane dagli Italiani. O'Connor arrivava bestemmiante e minacciante su Rigel Ridge, dove gli Indiani avevano temporaneamente ripiegato, e conduceva a calci nel sedere la brigata ad occupare le posizioni e le trincee abbandonate dal nemico, dove il maleodore indiano andava a sostituirsi a quello libico.

    Di tutta l'operazione andava lamentandosi Gambara, che malediceva le regole della sequenza di gioco del sistema OCS: nessuno sbarramento di artiglieria prima della fase movimento vera e propria, così che non si poteva decidere lo spostamento di truppe DOPO aver osservato l'effetto di uno sbarramento. Per le forze italiane che hanno la possibilità di mettere solo due esagonni in riserva, questo rappresentava un bel problema.
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    un saluto dalla fortezza assediata
     
  7. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    29 gennaio 1941

    "...forze australiane et indiane habent oggi di nuovo attaccato provenienti cinta esterna truppe presidio base aerea El gubbi stop Furiosi combattimenti visto impegnati ancora raggruppamento Bignami et soprattutto genieri trentaduesimo battaglione stop nemico ancora una volta habet ripiegato sotto micidiale fuoco arresto genieri et reggimento gaf stop propongo et chiedo riconoscimento ufficiale truppe colonnello mazzatosta che habet resistito per una settimana preponderanti attacchi emico stop..."

    Con questo messaggio al comando supremo, Gambara concludeva la giornata del 29, in una situaione che rimaneva tuttavia precaria. I rinforzi corazzati del nemico avevano oramai raggiunto Acroma e presumibilmente preparavano il dispiegamento tattico a ridosso della parte occidentale della cinta difensiva, inutilmente bombardati dagli SM 79 durante il loro avvicinamento alla piazza.

    O'Connor, che voleva dare un'ultima spallata alla difesa italiana, ostinata al mantenimento del possesso dell'importantissima base aerea a sud della rada, ordinava ancora un martellamento di artiglieria, seguito dall'assalto della fanteria australiana ed indiana appoggiata dal 2° regimento carrista.

    I difensori erano ancora una volta messi a dura prova dall'artiglieria inglese che concentrava il fuoco oltre la scarpata di El Gubbi, e poi mandava avanti gli Indiani, con i carri in seconda schiera a fornire il fuoco diretto di accompagnamento, e gli Australiani per lo sfruttamento del successo. L'attacco veniva ostacolato non solo dal fuoco dei difensori, stracciati e bombardati, ma col morale alle stelle, ma anche dal difficile terreno attraverso cui gli attaccanti dovevano transitare. La scarpata infatti, incanalava l'attacco lungo la sola strada d'accesso King's Cross El Gubbi. Non passava molto tempo prima che gli Indiani vacillassero e desistessero dall'attacco. Il loro ripiegamento demoralizzava anche gli Australiani, ed i carristi, per evitare di essere piantati in asso dalla fanteria, volgevano anch'essi le terga al nemico e ripiegavano oltre la cinta.

    Se l'iniziativa arriderà ancora agli Italiani, Gambara dovrà pensare a come distribuire le truppe sui due esagoni evacuati dal nemico, ma dovrà al contempo preoccuparsi della difesa ad occidente, al momento debole.

    Tremenda questa battagli di Tobruk, nel 41 a parti invertite rispetto alla storia.

    I rinforzi corazzati britannici sono però in dirittura d'arrivo e confesso che tenere la piazza adesso sarà molto più difficile. A partire dal prossimo turno, nuovi rinforzi dell'asse sono in arrivo in Sicilia. Occorrerà decidere a chi dare la precedenza dei convogli; truppe o rifornimenti.
    ScreenHunter_33 Feb. 08 15.12.gif Un saluto cameratesco
     
  8. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    1 febbraio 1941

    Tempo pessimo e piogge torrenziali da El Agheila fino ad oltre il confine egiziano, il che rallenta fortunatamente le operazioni britanniche ma pone qualche problema anche alle manovre difensive all'interno della piazza di Tobruk.

    Con il favore del brutto tempo la Royal Navy si presenta davanti alla rada per bombardare, ancora una volta il porto; non riesce a sortire alcun effetto soddisfacente.

    Molto più soddisfacente è invece l'attività dei sommergibili e degli aerosiluranti di base a Malta, che affondano un migliaio di tonnellate di rifornimenti imbarcati sui piroscafi Maria Franca e Gabanetta, in navigazione da Napoli a Tripoli, con conseguente superlavoro dell'eroica a portare barilotti a mano (via camion) ai difensori di Tobruk. occorre dire che senza i camioncini catturati alla 7a Brigata corazzata inglese, questo sforzo non sarebbe stato possibile e che gli eroici difensori sarebbero morti di fame da mo' o avrebbero già dovuto evacuare la piazza per appoggiarsi probabilmente a Derna o a Bengasi.

    Bastico sta pensando, che passata la bufera, non appena gli sarà possibile, impiegherà questi autocarri di preda bellica per motorizzare un paio di divisioni di fanteria italiane attualmente impegnate sulla linea di contenimento di El Agheila. Adesso però queste divisioni sono ancora troppo sotto organico per poter essere impiegate.

    Si attende inoltre con ansia l'arrivo dall'Italia dei primi contingenti di rimpiazzi di uomini e materiali per poter cominciare a portare a piena forza la 5a Armata, ma se sul mare le cose continuano di questo passo, tali rimpiazzi, rischiano di rimanere inattivi nella penisola. Si fa affidamento sul fliegerkops, che in questo turno è andato per funghi, fallendo di martellare Malta a sufficienza.

    Gambara, con l'iniziativa nel turno, ne approfitta per rimaneggiare la difesa, e dirama gli ordini operativi per la giornata:

    • Il reggimento GaF si porti a sbarramento del pilastrino appoggiato dal battaglione Mazzatosta. Quivi, continui a sbarrare il passo al complesso indoaustraliano di El Aden.
    • Il raggruppamento Bergonzoli rilasci il 10° battaglione bersaglieri che si schiera a King's Cross a protezione del fianco di Bignami
    • Bergonzoli mi garantisca l'estrema sinistra dello schieramento con quanto gli rimane alla mano, e cioè essenzialmente il 55° bataglione mitralieri.
    E' evidente che queste disposizioni del Gambara erano una conseguenza diretta dell'arrivo sul fronte di investimento del nuovo complesso corazzato nemico, oramai identificato come la 2a divisione corazzata inglese. Il tentativo era quello di rafforzare il più possibile l'esagono alla sinistra del pilastrino, minacciato ora non solo dalla 7a brigata indiana e dalla 17a australiana, ma pure dalla suddetta nuova divisione corazzata.

    Per quanto il Gambara si sforzasse di esaminare esagono per esagono l'intricata mappa di Tobruk, non riusciva a trovare una maniera di assicurare una difesa sufficiente contro i nuovi arrivati, e non vi dico le bestemmie quando gli veniva comunicato che il 10° bersaglieri, impantanato nel fango della scarpata di El Gubbi, non eseguiva l'ordine di portarsi a King's Cross.

    In tutta fretta, Gambara revocava l'ordine al reggimento GaF di appoggiare Mazzatosta, e gli ordinava invece di schierarsi lui a Cross, per imbastirne la difesa. Prevedendo poi che in caso di attacco sul fronte sud, ci sarebbero stati consistenti problemi, Gambara rilasciava addirittura l'ultima sua riserva strategica, '8° bersaglieri dell'Ariete, e gli ordinava di andare a presidiare la base aerea ad El Gubbi. Il povero Gambara era costretto a fare il gioco delle tre carte con sole due carte.

    Dall'altra parte della barricata, O'Connor non se la passava molto meglio. Nonostante l'arrivo della 2a divisione corazzata (che per la verità era ancora solo semi addestrata e con poca familiarità con il suo equipaggiamento), egli non aveva né un sufficiente volume di rifornimenti, né un terreno favorevole per poterla impiegare appieno.

    O'Connor avrebbe voluto impiegare infatti la divisione, ed i due reggimenti carri indipendenti che scingolavano con lei, per estendere il fronte di investimento ancora più a ovest di Rigel Ridge; ma quando si recò di persona presso il suo nuovo subordine il generale Gambier Parry e vide in che stato versavano i reparti, rinunciò subito all'idea.

    La divisione era arrivata sui cingoli addirittura da Alessandria, con una marcia forzata di una settimana ed era ridotta uno schifo. Molti carri in avaria o sul punto di andarci, ricoperti di fango fino alle torrette e con gli uomini stanchi, incazzati ed a corto di rifornimenti.

    Quando O'Connor si mise in contatto radio con Gambut per ricevere qualche barilotto di carburante per la divisione corazzata, i rappresentanti dell'eroica (intendenza britannica) gli rispondevano picche, ché i camioncini erano anch'essi mezzi impantanati negli acquitrini provocati dalle piogge torrenziali degli ultimi tre giorni.

    Quindi con il solito corredo di bestemmie, O'Connor dovette rassegnarsi giocoforza ad un piano meno ambizioso. Nonostante i generali Mackay e Beredsford Peirse lo implorassero di dare alle truppe un turno di respiro e di lasciarle in pace nei loro rispettivi esagoni, e Gambier Parry si mettesse decisamente contro di lui, O'Connor ordinò, che venisse effettuato un ulteriore sforzo presso King's Cross, per lo meno per piantare un saliente nelle posizioni degli italiani.

    Alla bisogna venivano impiegate le solite due brigate di fanteria australiana ed indiana, appoggiate dal solito 2° reggimento carri. Munizioni per l'artiglieria non ce n'erano e quindi l'attacco andava condotto alla vecchia maniera: avanzata, bomba a mano e baionetta.

    Fu buona sorte che primo, nemmeno gli Italiani se la passavano bene con i rifornimenti e che quindi non potessero scialacquare con l'artiglieria, e secondo, che nel settore prescelto per la puntata, si trovasse solo il 31° GaF e non, come avrebbe dovuto essere, l'intero raggruppamento Bignami, per i disguidi che abbiamo visto sopra.

    Il reggimento della Guardia alla frontiera dovette quindi questa volta affrontare il nemico da solo, e la mancanza dei genieri di Mazzatosta si fece sentire di brutto: in uno sforzo supremo, le guardie di finanza respinsero ancora il nemico, più di tre volte superiore a loro e appoggiato da carri, ma pagavano cara quest'ultima battaglia, con la virtuale distruzione di quello che rimaneva del reggimento. Inoltre, se i carri inglesi non avessero dovuto avere a che fare con il terreno impraticabile, probabilmente i Britannici avrebbero sfondato.

    La perdita del reggimento GaF provocò profonda impressione nel comando superiore Africa Settentrionale ed anche su Superesercito che vedeva scomparire una gloriosa unità che tanto aveva contribuito al prestigio militare italico in terra d'Africa. La perdita provocava pure un risentito fonogramma di Bastico al Gambara:

    "...tu devi accertarti non impiegare forze inadeguate che espongano reparti a disfatte inutili quanto dannose per economia difesa e morale truppe stop tieni a mente che ogni reparto che viene menomato o distrutto in battaglia tobruk io ho massima incertezza poterti ripianare specialmente per difficoltà trasporti oltre mare stop per il momento spero poter predisporre presto invio costì di sesto battaglione carri medi et ricostituita colonna santamaria per rafforzare tua difesa finisce"

    Ci mancò poco che il focoso Gambara mandasse a quel paese il diretto superiore, nonché fraterno amico dai tempi della guerra di Spagna:

    "...dovresti ben essere conscio che situazione su campo non sempre permette soluzione ottimale stop sono per primo io a dolermi insuccessi portati da attrito clausewitziano su campo di battaglia ma tu ben sai che senza perdite non si fa guerra e che per giudicare azione comando in campo operazionale occorrere essere su posto stop qui affrontiamo ogni giorno mole di problemi con i quali non sto a tediarti giornalmente ma che sono non di meno presenti e condizionano pesantemente decisioni operative stop tutto cio stante abbiamo difeso questa piazza oramai per quasi un mese da pesanti reiterati et feroci attacchi nemici dotati equipaggiamenti superiori nostra capacita di contrastarli stop sentiti libero di sostituirmi in qualunque momento tu ritenga mia azione comando con adeguata ad aspettativa tua aut comando supremo finisce

    La risposta del Gambara ci mancò poco provocasse un enfisema al buon Bastico che si affrettò a minimizzare col suo subordine, ben sapendo che il Dux Ducis lo avrebbe spedito in un campo di sterminio in Polonia se si fosse azzardato a minare l'autorità di comando di uno dei non molti generali di corpo d'armata validi di cui l'Italia disponesse.

    Nel frattempo si sono accumulati un po'di rinforzi in madrepatria. Adesso il problema è di come trasportarli in Africa sotto la mannaia dei sommergibili, dei siluranti e delle forze di superficie leggere dislocate a Malta. Si spera in S.Gennaro (Geisler) comandante del X corpo aereo germanico.
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    Situazione a Tobruk
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    saluti dalla piazza
     
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    Ultima modifica: 9 Febbraio 2014
  9. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    5 febbraio 1941 fronte di Tobruk

    Gambara si sta godendo le sue macine del mulino bianco prima di iniziare la giornata di lavoro, quando bussa alla sua porta un ufficiale perfettamente addobbato, lindo e pulito. Si tratta del Colonnello Santamaria, che gli comunica che il suo battaglione moto mitraglieri è in fase di avvicinamento al porto, imbarcato su una ventina di motozattere e caciucchi provenienti da Tripoli. Gambara si complimenta (e ringrazia Bastico mentalmente) e ordina al Colonnello di raccogliere la sua colonna nell'abitato di Tobruk e di costituirsi a riserva strategica per qualunque evenienza.

    Il reparto arriva come manna dal cielo, perché Gambara va maturando la sua decisione dopo una notte quasi insonne ad arrovellarsi su come proseguire il suo personale concetto difensivo della piazza. Non ha nemmeno più bisogno di guardare le grandi mappe dispiegate sul suo tavolo da campo il nostro Gambara; conosce a memoria la dislocazione di ogni reparto, di ogni fortino, e di ogni trincea.

    Le opzioni che va pesando nella sua mente sono essenzialmente due:

    • accorciamento del fronte tramite una ritirata generale dalle opere difensive esterne, e spiegamento su nuova posizione arretrata, sfruttando le scarpate e i fiumi in secca per tenere a bada l'avversario. Questa opzione gli consentirebbe di raffittire la difesa, di avere da difendere solo tre esagoni invece di cinque, e di potersi ricostituire una riserva credibile per contrattaccare il nemico in caso di sfondamenti locali. Ulteriore vantaggio di questa opzione, sarebbe che le unità avrebbero molta meno strada da percorrere per appoggiarsi vicendevolmente; il raggruppamento aumenterebbe ancora il vantaggio di operare per linee interne di quanto non ne abbia adesso. Svantaggi; occorrerebbe per sicurezza sgomberare la base aerea di El Gubbi, e disperdere le forze aeree per mezza Cirenaica in posizioni, almeno per quanto riguarda la caccia, esposte ad eventuali raid del nemico. Inoltre, vi sarebbe molto meno spazio di manovra per eventuali ripiegamenti e contrattacchi sotto la pressione del nemico. Da ultimo, faciliterebbe al nemico un eventuale accerchiamento totalitario della piazza e diminuirebbe di molto le probabilità di sganciamento su Gazala o Derna in caso di necessità.
    • l'opzione contraria; ovverosia la conferma della linea difensiva sulla cinta esterna, che invertirebbe i vantaggi e gli svantaggi del punto precedente.
    Finito di inzuppare le sue macine nel latte macchiato, meticolosamente preparato bollente dal suo attendente personale, Gambara convoca Bignami, Bergonzoli e Mazzatosta per il consueto rapporto di inizio giornata.

    Si discute delle opzioni su cui Il Gambara si sta arrovellando.

    Il conte Mazzatosta vien dal Lago è terrorizzato dalla massa corazzata britannica che si è assembrata davanti al suo esagono personale, ai piedi del Rigel Ridge e scongiura Gambara di mandargli rinforzi validi. Si lamenta di avere un reggimento di territoriali alla sua destra ed il vuoto siderale alla sua sinistra, e afferma se gli Inglesi attaccano nel suo settore, sfondano fino a Milano..

    Bignami concorda col Mazzatosta e si dice favorevole al ripiegamento su linee interne in maniera da trasformare la linea arretrata in una Stalingrado del deserto.

    Bergonzoli ricorda al Bignami che alla battaglia di Stalingrado mancano ancora circa due annetti e quindi il paragone è fuori luogo, e poi afferma che con l'arrivo della colonna Santamaria ci sarebbero abbastanza truppe per difendere la cinta esterna; l'unico problema sarebbe rappresentato dalla difesa del settore occidentale, tutt'ora tenuto dalla compagnia bersaglieri dell'"ardimentoso"; un po' pochino, dice Bergonzoli, per assicurare la tenuta delle vie d'accesso dalla Balbia.

    Gambara ascolta, raccoglie le opinioni, annuisce, e poi scontenta tutti: non solo decide per il mantenimento della cinta esterna, ma vuole anche correggere il fronte orientale di questa, rioccupando l'ultimo esagono a est della linea trincerata. Ordina quindi a Bergonzoli di rilasciare sia il 10° bersaglieri che il 55° mitraglieri per l'attacco da nord, e poi comanda all'8° bersaglieri dell'Ariete di portarsi a King'S Cross, fare una conversione a sinistra per appoggiare l'attacco di Bergonzoli, e poi disporsi a difesa senza avanzare nell'esagono oggetto dell'attacco.

    La soluzione dicevo, scontenta tutti, perché Bignami rimane col battaglione genieri isolato contro la massa di forze corazzate che minaccia di travolgerlo, I bersaglieri dell'Ariete si trovano anch'essi soli a difendere contro presumibilmente due brigate, ed in riserva ad El Gubbi non rimane nulla, se si esclude la riserva generale Santamaria, che però è ancora in fase di raggruppamento a Tobruk città.

    Per smorzare i timori di Bignami, Gambara ordina una bella missione aerea sulle forze corazzate britanniche sul Ridge, e ne da incarico ai due gruppi di SM 79 di base al El Gubbi, attraverso il suo ufficiale di collegamento con Porro. Gli apparecchi non fanno in tempo a decollare che sono già sull'obiettivo, sul quale arrivano abbastanza a bassa quota, sorprendendo l'antiaerea, che non fa in tempo ad intervenire efficacemente. La mossa si rivela azzeccata, perché le truppe nemiche risultano piuttosto ammassate su un esagono singolo (3 RE e mezzo), e quindi basta sganciare più o meno in zona per beccare qualcosa.

    La ripassata dell'aviazione italiana non viene ben digerita dagli inesperti carristi della 2a corazzata, che sotto la pioggia (di bombe) si disorganizzano, e per questo turno devono dare l'addio a serie velleità offensive.

    Meno brillante invece è l'attacco di Bergonzoli sull'estrema sinistra. I due Reggimenti bersaglieri si coordinano bene, ed il battaglione carri nemico va subito in difficoltà, ma prima di cedere il terreno agli Italiani, gli Inglesi semisfasciano il battaglione mitraglieri che guidava l'attacco, aumentando ancora di uno il numero di pedine italiane che vanno nella "dead pile"

    Gambara incassa successo e perdite e si predispone ad aspettare la reazione del nemico.

    Questi era alle prese con più problemi di quanto gli Italiani immaginassero. O'Connor doveva scartare l'ipotesi di un overrun sul battaglione Mazzatosta, primo perché ci volevano 5+5 dieci barilotti tra munizioni e carburate, e secondo perché le truppe disorganizzate non davano più abbastanza affidamento.

    Giocoforza O'Connor si rassegnava ad un semplice rimaneggiamento del suo dispositivo, con la scusa che nel turno successivo, con un numero spropositato di barilotti, avrebbe polverizzato una volta per tutte i Maccaroni: la divisione indiana si riuniva quindi nel settore di El Duda, quella australiana metteva una brigata in prima schiera ed inglobava nella sua riserva il 2°RTR, unico supertite della 7a divisione corazzata, e la 2a carri con reparti annessi, doveva riorganizzarsi sul Ridge, per future non meglio specificate operazioni offensive.

    L'ultima carta della giornata per O'Connor, che gli faceva tornare il buon umore, era l'arrivo da Matruh del grosso della 2a divisione neozelandese (2 brigate di fanteria), con la quale il Generale inglese progettava di dare la mazzata finale alla piazza.
    Staremo a vedere.
    ScreenHunter_36 Feb. 09 10.50.gif Saluti dal reggimento artiglieria della regia che vi manda una cartolina
    art9fw5.jpg
     
    Ultima modifica: 10 Febbraio 2014
  10. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    8 febbraio 1941 assedio di Tobruk

    "...Inglesi intrapreso azione risolutiva e totalitaria su piazza Tobruk. Preponderanti forze corazzate habent questo pomeriggio sfondato davanti pilastrino travolgendo truppe presidio settore stop battaglione genieri inflitto pesanti perdite brigata australiana di prima schiera et habet resistito fino ultimo uomo et ultima cartuccia at resto forze blindate britanniche avanzanti at tergo stop mazzatosta disperso generale bignami caduto su campo testa suoi uomini stop inglesi piantato saliente in mia difesa per cui chiedo autorizzazione ripiegamento su linea interna onde evitare possibile accerchiamento bersaglieri ariete et autonomi finisce fto gambara"

    Bastico accusava ricevuta ed autorizzava Gambara alla manovra

    "...resisti su cinta interna più at lungo possibile stop sim mi ha informato entità truppe nemiche segue foglio allegato stop ho ordinato naviglio cabotaggio allarme per possibile operazione evacuazione qualora situazione diventi insostenibile stop inizio contatti regia marina per eventuale scorta navale ad operazione stop duce desidera che vengano preservate truppe se situazione precipita eventuale rischieramento derna stop tienimi informato finisce fto Bastico"


    Già dalla tarda serata dell'8 la situazione per gli Italiani si metteva male. Quello che doveva arrivare, commenterà il generale Bergonzoli è arrivato. Anche Bastico si aspettava qualche tipo di bufera, dato che le forze britanniche avevano trovato abbastanza risorse per risigillare, già da quella sera la Balbia; e questa volta con ingenti forze. Da qui si deduceva che gli Inglesi dovevano disporre adesso di un sacco di gente, cosa che poi veniva confermata dal SIM, che teneva d'occhio l'ordine di battaglia inglese attraverso i rapporti dell'addetto militare americano al Cairo a cui aveva fotocopiato i codici di trasmissione senza che questi se ne fosse accorto.

    O'Connor si fregava le mani di brutto; in questo turno era stato finalmente graziato dall'iniziativa, avrebbe avuto tutti i barilotti necessari per far vedere i sorci verdi del deserto agli italiani, ed aveva pure ricevuto in rinforzo la 2a divisione neozelandese, che contava di impiegare secondo il suo stile, e cioè immediatamente senza nemmeno farla scendere dai camion.

    Per intanto ordinava ad un reggimento carri, il 5° di occupare immantinente Gazala e che fosse appoggiato dal reggimento ussari della 2a divisione corazzata, in maniera da impedire qualunque rifornimento a Tobruk a parte quelli via mare. Quindi si recava personalmente in prima linea ad osservare l'attacco della 17a brigata australiana, a cui aveva dato il compito tas-sa-ti-vo di sfondare nel settore del pilastrino. Appoggiava direttamente l'azione la 1a brigata corazzata ad effettivi completi ed al suo battesimo del fuoco. In seconda schiera il gruppo di sostegno della 2a divisione corazzata, appoggiato anche'esso da un reggimento carri; il 3° Royal Tank.

    Queste forze avevano il compito, dopo breve ma violenta preparazione da parte dell'artiglieria del gruppo di sostegno, di stroncare una volta per sempre la resistenza del maledetto battaglione di fanteria italiano che gli aveva sbarrato il passo fino a quel momento. O'Connor infatti non poteva capacitarsi di come un singolo battaglione di stracciata fanteria mandolina fosse riuscito fino ad ora, a tenere a bada i suoi carri. O'Connor non poteva sapere che "that freaking infantry battalion" era in realtà non fanteria normale, ma il famigerato 32° guastatori del prode Mazzatosta, che si apprestava alla sua ultima battaglia in Africa Settentrionale.

    L'attacco si pronunciava subito pericoloso, nonostante l'artiglieria nemica avesse fatto pochi danni ai ben trincerati genieri. I primi a venire avanti furono come in altre occasioni gli ormai temprati Australiani, ma questi subirono sanguinose perdite ad opera del fuoco di arresto del personale italiano. Entravano poi in linea tutte le armi, anche quelle anticarro fregate ai bersaglieri, quando ci si accorgeva che dietro alla fanteria australiana, avanzavano un centinaio di carri armati inglesi, cosa che lasciò senza parole il conte Mazzatosta. Non ci fu il tempo di far nulla, né di mettersi in contatto con il comando, né di tentare la più piccola manovra o anche semplicemente un ripiegamento. Il battaglione veniva travolto e scompariva dalla carta geografica uomini, armi e beni e gli Inglesi schiacciavano sotto i cingoli tuto quello che rimaneva. Pochi i carri che gli Italiani riuscivano a mettere fuori uso, travolti come detto, dall'impeto e dalla velocità della manovra. Per di più, prima che si potesse fare nulla, i Britannici travolgevano anche il posto di comando tattico di Bignami, che cadeva falciato da una raffica di mitragliatrice. Del conte Mazzatosta non si avevano più notizie.

    Per buona sorte degli Italiani, la mancanza di coordinamento tra i vari reparti nemici coinvolti nell'azione, e l'addestramento ancora non ottimale delle unità mobili della 2a divisione corazzata non permisero agli Inglesi un integrale sfruttamento del loro successo, che avrebbe, in mano a truppe più esperte, sicuramente provocato anche la caduta di El Gubbi e fors'anche della città di Tobruk stessa.

    L'insperata pausa venne sfruttata fino all'ultimo minuto dagli Italiani. Gambara si tormentava sulle alternative a sua disposizione. Si agitava sulle carte, dove le staffette e gli addetti radio gli aggiornavano la situazione con nemmeno molto ritardo rispetto agli eventi reali.

    Voleva contrattaccare il generale; non era abituato per carattere alla difesa passiva e guardava con ingordigia il saliente britannico e le posizioni delle sue due briscole rimaste: l'8 ed il 10° bersaglieri. Con l'aiuto dei territoriali, rimasti in posizione sul moncone di dsstra dello squarcio, potevano magari ristabilire la situazione, magari causare perdite pesanti agli Inglesi, incerti ancora se proseguire o no l'avanzata. Il piano che si andava delineando nella sua mente era quello di schierare l'8° a Gubbi per contenere la penetrazione e fissare il nemico e, possibilmente non notato, il 10° sarebbe avanzato su King's Cross, fatto una conversione a destra ed attaccato i Britannici sul fianco. Sul fianco opposto i territoriali avrebbero cercato di dare il loro contributo, con l'aiuto dell'onnipotente reggimento di artiglieria della regia.

    Ma come il piano veniva a formarsi nella sua mente, Gambara quasi subito esitava:

    "E se i carri nemici si raggruppano e mi triturano i reggimenti bersaglieri ? I rifornimenti...i rifornimenti non mi bastano per l'appoggio di artiglieria e l'attacco allo stesso tempo; e senza appoggio dell'artiglieria...non posso nemmeno usare gli internal supply dell'artiglieria perché ho ancora rifornimenti sulla mappa e le regole dicono che non si possono usare internals prima di avere consumato tutti i combat supply sulla mappa. Dal momento che la fase di combattimento viene dopo quella di sbarramento, sono obbligato ad usare gli internals per le tre unità d'assalto invece che per la singola unità d'appoggio. Questo mi lascerebbe con tre unità con low supply invece di una...no...non mi piace...

    Questo ed altri dubbi si insinuavano nella mente del Gambara, sotto lo sguardo fisso dei suoi portaordini e dei suoi operatori radio. Alla fine, il generale levava il capo dalle carte, e incrociava lo sguardo dei suoi subalterni con un'espressione a metà tra la rassegnazione e la costipazione intestinale:

    "Ripieghiamo sulla linea di difesa interna; mettetemi in contatto col comando superiore e informate Porro di levarmi i suoi aerei dai co....ahem...dalla base".

    un guastatore del battaglione Mazzatosta "attende" i pivelli della 2a corazata...ma erano troppi
    43448114.jpg

    Situazione strategica alla fine del turno; notare il rischieramento della regia aeronautica, la rinnovata occupazione inglese di Gazala, che taglia fuori Tobruk dalla Balbia per la seconda volta, e il restringimento del perimetro difensivo della piazza.
    ScreenHunter_37 Feb. 09 18.45.gif

    un disperato saluto dagli assediati
     
    Ultima modifica: 10 Febbraio 2014
  11. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    ragazzi...mi viene un dubbio, non vedendo quasi mai un commento a questo AAR
    c'è qualcuno che sta seguendo questa campagna ?
     
  12. Sven_ilVecchio

    Sven_ilVecchio

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    Io non vedo l' ora di sapere come va a finire. Spero di non essere il solo. Ripeto stai dando un senso reale ai nudi esagoni, senza il racconto sarebbero solo delle fredde pedine che annoierebbero.
     
  13. skuby

    skuby

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    la si segue in religioso silenzio :)
     
  14. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Avanti allora; per l'onore degli esagoni d'Italia
     
  15. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Come mai in religioso silenzio ?
     
  16. skuby

    skuby

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    Primo perchè sto trattenendo il fiato per sapere come andrà a finire la partita visto che per il momento a OCS ho giocato solo a Baltic Gap.
    Secondo perchè non mi ricordo così bene le regole OCS per poter comentare tecnicamente la partita. :)
     
  17. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    12 febbraio 1941

    La sera dell'11, ricevuti i rapporti dal pattugliamento terrestre sui movimenti dell'avversario, O'Connor sorrideva mefistofelicamente. I pattugliatori australiani gli fornivano informazioni precise, essendo maestri nell'arte dell'infiltrazione, specialmente nelle rare occasioni in cui erano sobri.

    Gli Italiani avevano ripiegato...e dando un'occhiata alla mappa, questa mossa non sorprendeva O'Connor neanche un po'. L'unica cosa che non tornava era il motivo per cui gli Italiani si decidevano solo adesso a questa mossa; se l'avessero fatta prima avrebbero probabilmente evitato alcune sanguinose perdite che adesso si sarebbero fatte sentire.

    Gambara da parte sua, aveva il delicato compito di dosare le sue residue forze sui tre esagoni della cinta interna, e con suo gaudio, riceveva ancora un'unità combattente via mare, ché in questo turno gli Inglesi non riuscivano a contrastare i trasporti navali dell'asse. L'unità in questione era un battaglione nuovo fiammante di carri medi provenienti direttamente dalla Sicilia. Il personale doveva ancora completare l'addestramento sui nuovi mezzi, giacché aveva appena fatto la transizione dagli L3 agli M13, ma il comandante del reparto assicurava che in caso di necessità il battaglione avrebbe combattuto. Gambara si compiacque per questa gentile concessione, ed invece di fare fucilare sul posto il malcapitato comandante carrista, trascorse il resto della mattinata ad osservare le operazioni di scarico dei carri sulle banchine del porto; poscia si rinchiuse nella sua roulotte per definire il piano difensivo.

    Giunti a quel punto, non vi era molto da essere creativi nello spiegamento della difesa, ma vi era solamente da cercare di dare il massimo possibile di solidità al dispositivo. Gambara era anche confortato dal fatto che il comando supremo era favorevole ad un tentativo di evacuazione se la situazione fosse improvvisamente precipitata, piuttosto che permettere la distruzione dei sui battaglioni veterani.

    Il generale italiano non aveva in mente stravolgimenti del fronte, poiché il punto più delicato di esso, El Gubbi, era già tenuto dal suo migliore battaglione; l'8° bersaglieri. Piuttosto occorreva rafforzare gli accessi occidentali lungo la Balbia, e Gambara spediva colà la colonna Santamaria, che protetta dalla scarpata a sud e da un profondo uadi a ovest, assumeva la difesa dell'esagono andando a rinforzare la compagnia bersaglieri "ardimentoso" ed il reggimento di artiglieria della GaF. Queta mossa, come vedremo, si rivelerà provvidenziale. Santamaria si schierava immediatamente a tergo delle bocche da fuoco in funzione di immediato rincalzo, mentre veniva lasciata ai bersaglieri la fascia di schermo protettivo e di primo allarme di fronte alla posizione principale di resistenza.

    Ad est, Gambara lasciava le cose come stavano, affidando al 10° bersaglieri ed al 31° reggimento artiglieria della Gaf la difesa del settore delle provenienze da Bu Amud, queste truppe essendo sempre inquadrate nel raggruppamento Bergonzoli.

    Da ultimo, Gambara disponeva il ripiegamento dalla base aerea sul porto della brigata motorizzata d'artiglieria, in maniera che il suo fuoco venisse utilizzato per il supporto indiretto piuttosto che per l'arresto. Sulla base aerea oramai evacuata dalla regia, rimanevano i territoriali, il già citato 8° bersaglieri e naturalmente l'ormai eroico reggimento artiglieria della marina.

    Riserva generale il battaglione carri testé giunto da Tripoli.

    Mentre Gambara manovrava le sue pedine O'Connor non dimenticava di far venire avanti le sue, sia quelle in viaggio per il fronte che quelle che dovevano incalzare gli Italiani in ripiegamento, occupando nel migliore dei modi la cinta esterna abbandonata dal nemico.

    Per prima cosa rotolanti sulla Balbia, chi con il segnalino di movimento strategico e chi no, venivano avanti ulteriori rinforzi messi a disposizione dell'Inglese: precisamente il 4° Royal Tank Regiment, giunto a El Duda proprio in questo turno, la 3a brigata indipendentemente di fanteria indiana ora giunta fino a Sollum accompagnata dai suoi cavalleggeri camionati, e la 22a brigata di fanteria, questa marciante all'italiana (a piedi)lungo la costa, e quindi ancora distante dal teatro delle operazioni.

    Nell'attesa dell'arrivo di queste ulteriori forze, O'Connor, informato dalla ricognizione aerea che i Tedeschi avevano un gruppo di Junker 52 da trasporto inattivi sulla striscia d'atterraggio di Martuba, dove avevano a suo tempo trasportato il battaglione di Mazzatosta, decideva di spedire sul posto il reggimento carri che presidiava la Balbia, lasciando momentaneamente tale responsabilità ad un reggimento autoblindo. Alcuni camioncini dell'eroica inglese si spingevano fino a Gazala a fare il pieno ai tanks, e questi partivano in quarta alla volta della base aerea nemica. Il loro arrivo così a ovest spaventava tutti i beduini della regione, ma non i tedeschi, che essendo tedeschi erano sempre all'erta. I carri irrompevano sulla zona dell'improvvisato aerodromo e riuscivano a sfasciare qualche Junker al suolo, nonostante la resistenza opposta da avieri armati di pistola e pietre, e da qualche pilota coraggioso che tirava i propri occhialoni sui carri nemici, se non per fermarli, almeno per distrarli facendoli ridere.

    L'operazione si rivelava così così per gli Inglesi; molti degli Junkers riuscivano a decollare per andarsi a rifugiare sulla base aerea di Benina, immediatamente ad est di Bengasi; dove, sorpresa, sorpresa, trovavano un gruppo di Me 110, uno di Ju 88 ed uno di Stuka appena arrivati dall'Italia ed in piena attività organizzativa per cominciare l'attività bellica in Africa settentrionale.

    Terminate queste operazioni di routine, la Western Desert Force si apprestava a spazzare gli Italiani da Tobruk: su questo O'Connor si concentrava al meglio, pur non piacendogli affatto queste operazioni di assedio così atipiche nel teatro africano.

    Anch'egli come Gambara, rimaneggiava il suo dispositivo. La sua ricognizione, a differenza di quella degli Italiani era perfetta, ed egli aveva un'idea abbastanza precisa delle disposizioni dell'avversario:

    "...What a stress these siege bollok operations" Pensava O'Connor, mentre smanettava le sue pedine col fido modulo vassal.

    poi, parlando da solo come un ebete:
    "...don't even think my old boy to go crush yourself on the bersaglieri strongpoint at Gubbi; you will rather outflank that and converge north with the Newzelanders and the Australians, who will hit north like a single punch...If I keep the Indians and the 2nd Armoured packed at the pilastrino, the spaghetti will think that I intend to attack the bersaglieri, so when I attack from the coast instead, they will have a nasty surprise"

    In ossequio a questo piano, O'Connor schierava i nuovi arrivati neozelandesi a nord, fronte a est, nord est, e li faceva appoggiare dalla veterana 19a brigata australiana. Quindi ordinava una finta della 2a corazzata su El Gubbi con direttrice sud ovest-nord est, mentre l'attacco principale andava portato lungo la Balbia dalla fanteria. L'altra brigata australiana rimaneva in riserva in caso di sorprese o per sfruttare il successo.
    ScreenHunter_38 Feb. 10 19.45.gif Il piano era diabolico, come da stile O'Connoriano, ed infatti l'attacco, quasi totalmente inaspettato si manifestava fortissimo lungo la costa. Lo svantaggio naturale che gli inglesi avevano per via del terreno (scarpate e fiumi in secca da superare) era quasi totalmente compensato dall'uragano di fuoco che sette reggimenti di artiglieria riversarono sulle posizioni italiane.

    Una volta decisa la direttrice dell'attacco e la sua dimensione non è che ci sia molto da manovrare in battaglie come questa, e così, ancora una volta con gli Australiani in testa, le truppe dell'Impero britannico venivano avanti con la ferma intenzione di schiacciare gli Italiani. I bersaglieri del'ardimentoso non avevano bisogno di avvertire nessuno dello svilupparsi dell'assalto dal momento che piovevano come grandine granate di tutti i calibri sull'intero settore difensivo. Quando lo sbarramento cessò, nell'esagono, totalmente avvolto dal fumo e dalla polvere, la visibilità era virtualmente zero.

    Poi, improvvisamente e rumorosamente, dalla cortina fumogena, sbucarono le moltitudini imperiali, sotto forma di tre brigate di fanteria, una australiana in testa, e due neozelandesi in seconda schiera. I bersaglieri dell'ardimentoso ingaggiavano, validamente appoggiati dal tiro teso della GaF, che sparava alla cadenza di un M1 Abrams. Gli Australiani sbandavano, titubavano e poi si sfasciavano, ma la brigata successiva passava oltre massacrando i bersaglieri e gettandosi sui cannoni, in una scena da carica di Pickett. La Gaf Difendeva i cannoni con baionette, calci e morsi, una volta esaurite le munizioni e la 6a brigata neozelandese cominciò a chiedersi se non fosse il caso di volgere le terga. Ad interrompere questi pensieri sconci, intervenne la 4a brigata neozelandese che somministrava la mazzata finale alla GaF, e gli sbucciava i cannoni come banane. Quando i neozelandesi stavano appena riorganizzandosi per riprendere l'avanzata, pensando di avere strada libera su Tobruk, si avventava come una tigre su di loro il battaglione Santamaria, che è vero che era solo un battaglione, ma al grido di..."vi inc...iamo tutti tenendovi per il melone", riusciva a far titubare a sufficienza i neozelandesi, notoriamente molto omofobi, perché questi rinunciassero all'attacco, che veniva definitivamente arrestato a un chilometro dal porto.

    In definitiva, una macelleria da una parte e dall'altra, con perdite più o meno equivalenti. La brigata australiana, già di molto indebolita prima dell'attacco, viene cancellata dall'ordine di battaglia, mentre gli Italiani devono lamentare la perdita dell'ardimentoso e dei sui 70 rimanenti bersaglieri, e dei cannoni della GaF, settore occidentale.

    Comunque, gli Inglesi non sono passati.
    ScreenHunter_39 Feb. 10 19.55.gif

     
  18. huirttps

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  19. Luigi Varriale

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  20. alberto90

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    Non vedo l' ora di sapere il resto. Personalmente avrei evacuato la piazzaforte all' arrivo dei rinforzi corazzati per cercare di creare una linea difensiva arretrata ( Gazala o Derna ) e far arrivare i rinforzi a Bengasi. Comunque confido che alla fine Tobruk resista e che fa li possa partire la contro offensiva italiana. Avanti Savoia.
     

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