[AAR] DAK II La Campagna in Africa Setterntrionale

Discussione in 'Wargames da tavolo' iniziata da Luigi Varriale, 17 Marzo 2013.

  1. alberto90

    alberto90

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    Che significa che devo cliccare sul file zippato?
     
  2. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Significa che il modulo (world in flames) che scarichi è un file zip.
    Per aprire un modulo vassal devi avare il software vassal, scaricabile da www.vassalengine.org
    Poi, con questo software installato, lanci il programma e ti importi il modulo.
    Nel caso di specie, il modulo devi aprirlo, cliccando direttamente sul file zippato, senza estrarlo prima.

    Non saprei come spiegare meglio di così
     
  3. alberto90

    alberto90

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    Hai spiegato benissimo .... sono io che sono ritardato ... XDDDD ora provo.
     
  4. alberto90

    alberto90

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    oh ascolta ... dalla pagina principale del sito di Vassal ho trovato una lista di module ....... sono quelli che devo attivare?
     
  5. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Sono per lettera in ordine alfabetico: vai alla W, trova world in flames e scaricalo.
     
  6. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    oh ragazzi; in mezzo a tutto sto manuale di uso e manutenzione c'è anche il turno del 15 febbraio 1941 nell'inferno di Tobruk. (Alla pagina precedente).
     
  7. alberto90

    alberto90

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    Povera Italia .... questi maledetti albionici sembrano ormai sul punto di sfondare ...
     
  8. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    19 febbraio 1941

    Gambara si mangia le mani e fa la spola tra la sua roulotte comando ed il battaglione di Santamaria. Oramai gli Inglesi non fanno neppure finta di attaccare in qualche altro settore,come avevano fatto spesso per ingannare i difensori. Hanno reso pubblico sulla gazzetta del beduino che attaccheranno il valoroso battaglione italiano fino a schiacciarlo e occuperanno Tobruk.

    Santamaria si fa due grasse risate e rifornisce i suoi di nastri di munizioni, scatolette di manzotin e olive saclà provvidenzialmente arrivate col vaporetto del mattino, senza che questo sia stato per una volta, affondato dalla marina inglese o dalla RAF.

    O'Connor non ci vede più dalla rabbia, e stramaledice il terreno infido intorno alla piazza, che gli impedisce di schiacciare il nemico con i carri. Si chiedeva O'Connor come mai la sua controparte storica, con un pugno di Matilda, era riuscita ad espugnare la piazza così in fretta, ed invece lui faticava tanto. Poi, andandosi a sfogliare i documenti dell'epoca, realizzava che

    1. le forze inglesi vere si erano trovate di fronte i resti di un paio di divisioni di fanteria completamente demoralizzate, senza un'idea tattica e senza armi anticarro.
    2. Le suddette forze demoralizzate erano state schierate tutte sulla cinta esterna, senza riserve, e che quindi sconfitte quelle, su un terreno favorevole ai carri, aveva solo dovuto ramazzare i prigionieri con lo scopino
    3. Al comando c'era Pitassi Mannella e non Gambara
    Adesso invece, le truppe spaghettare difendenti erano l'equivalente di una divisione, ma per nulla demoralizzata, e per più della metà formata dal meglio che dall'Italia potesse arrivare (8° e 10° Bersaglieri e colonna motomitraglieri Santamaria (a cui il Rommel storico concesse la croce di ferro, primo italiano ad averne una). Per di più, essendo che adesso comandava Gambara, questi aveva intelligentemente optato per ritirarsi presto nella "ridotta" di scarpate e fiumi in secca che avevano più valore controcarro dei vecchi fortini e fossati della cinta esterna, resi quasi inutili dagli anni di incuria dell'intendenza militare coloniale.

    O' Connor abbandonava le sue farneticazioni e si preparava a sferrare un nuovo attacco. Era arrivato al punto che o sfondava adesso, o avrebbe dovuto attendere l'accumulo di maggiori rifornimenti. Infatti, esaurite le scorte, adesso doveva vivere alla giornata assegnando ad ogni attacco quel poco che aveva alla mano...Oddio, non è che era poco...erano gli attacchi a consumargli molto ad ogni turno.

    Dal momento che i Neozelandesi si rifiutavano di tornare sotto le grinfie di Santamaria, O'Connor, faceva finta di non aver notato l'insubordinazione ed incaricava i nuovi arrivati indiani della brigata indipendente, di condurre il nuovo tentativo, appoggiati sia dalla loro cavalleria camionata in avanscoperta, che dalla 4a brigata neozelandese, la quae avrebbe dovuto appoggiare la manovra col fuoco di accompagnamento a tiro teso.

    Alle 05:00 del 19, le artiglierie britanniche tuonavano ancora una volta da Rigel Ridge a El Aden questa volta solo con tre reggimenti, che non vi erano abbastanza munizioni da sprecare, e poi, non appena il fuoco si spostava secondo la tabella temporale, gli Indiani iniziavano l'attacco.

    Ancora una volta, gli incerottati e fasciati motomitraglieri di Santamaria rendevano dura, faticosa e soprattutto molto dolorosa la marcia del nemico. Inafferrabili, riversavano fuoco d'inferno sugli attaccanti e poi ripiegavano con azioni da retroguardia da manuale (avevano seguito un corso serale dai Fallshismjager tedeschi). Il nemico vacillava, poi si riprendeva, avanzava e subiva un'altra battuta d'arresto e così via. Di nuovo i ripiegamenti successivi portavano Santamaria a difendere i sobborghi della città, quando gli Indiani, come prima di loro i Neozelandesi si fermavano; questa volta non perché se la facessero sotto, come i loro predecessori, ma perché avevano finito le munizioni. Ne avevano sparate così tante ed erano partiti con così poche, che questa volta l'attacco si esaurì per forza naturale.

    Fu buona ventura per santamaria, perché questa volta il suo battaglione se l'era vista proprio brutta, ed il colonnello stava baciando già i suoi santini per presentarsi all'appuntamento supremo, con l'anima candida ed i santini in regola. Immaginate il gaudio quando si accorgeva che l'aveva sfangata ancora una volta.

    A metà mattinata, la brigata indiana era mezza sfasciata, O'Connor sempre più incazzato di non poter dare sfoggio della sua abilità manovriera, e Tobruk era in mano agli Italiani ancora per un turno.

    Ora, se solo questi riuscissero ad avere un minimo di respiro con i rifornimenti, potrebbero magari cominciare a traghettare qualche rinforzo dall'Italia (I tedeschi aspettano a Napoli da una settimana di essere imbarcati e cominciano a lamentarsi della disorganizzazione italica).

    Il problema è che s gli Inglesi non la smettono di attaccare ininterrottamente, occorre continuare a dare la precedenza a munizioni, fagioli e gallette rispetto ai nuovi reparti ed ai rimpiazzi.
    ScreenHunter_40 Feb. 13 21.13.gif

    Un saluto totalitario
     
  9. alberto90

    alberto90

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    Mannaggia ..... ormai più che un assedio, quello di Tobruk è diventato un nodo scorsoio .....
     
  10. huirttps

    huirttps

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    Grande Santamaria!! Ma un bombardamento degli SM79 sulle artiglierie inglesi (visto che sui depositi non si può..) ?
    Sbaglio o c'è un netto miglioramento della qualità delle truppe italiane rispetto a quelle presenti in Egitto all'inizio del tuo AAR?
    Se si, a cosa è dovuto? Valori tabellari delle unità o diverso stile di gioco?
    Ancora non finisce, mancano tre/quattro turni ma non riusciamo ad andare avanti causa impegni

    Tieni duro a Tobruk!
     
  11. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Gli inglesi hanno di fronte truppe italiane eccellenti che parteciparono alla controffensiva di Rommel; hanno portato le operazioni un po' per le lunghe e queste forze italiane hanno avuto il tempo di affluire.
    Per quanto riguarda i bombardamenti, la regia è a corto di rifornimenti, come del resto anche le truppe. O la marina riesce a garantire un regolare afflusso o la battaglia di Tobruk è perduta. Per di più, la scarsa capacità di trasporto va pure dosata tra rinforzi e rifornimenti. Parte dell' Afrika Korps è già ai porti d'imbarco, ma non li posso trasportare finché la situazione rifornimenti non si stabilizza.
     
  12. Amadeus

    Amadeus

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    Sono stato assente qualche giorno dal forum ma sappi che ti seguo sempre! :approved:
     
  13. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    22-26 Febbraio 1941 conclusione della battaglia di Tobruk

    Gambara, dopo aver diretto così bene le truppe per parecchie settimane, si lascia scappare un errore; un errore purtroppo fatale per battaglia di Tobruk.

    Si giustificherà il Gambara a Sirte presso il comando del generale Bastico che la sua azione di comando è stata improntata alla massima razionalità e che non sarebbe stato comunque possibile difendere la piazza per lungo tempo, senza adeguati rifornimenti e rinforzi...ma non si può fare ameno di pensare a come sarebbe potuta andare se Gambara non avesse improvvisamente modificato la sua strategia difensiva.

    Il 21 febbraio verso le due di mattina, il generale ispezionava le posizioni su cui la colonna Santamaria si era posta a difesa. Visitava, casetta per casetta, tutti gli istrici del battaglione, formati in occasione dell'ultimo attacco della brigata indiana indipendente, e constatava che erano ottime posizioni difensive che sfruttavano la topografia dell'abitato di Tobruk, o meglio dei suoi miseri sobborghi ovest.

    Camminando per i reparti, affaticati ma non demoralizzati, non anche dalle discrete perdite subite dal lavoro di pialla di neozelandesi australiani ed indiani, Gambara la buttava lì:

    "Stavo pensando colonnello"...si rivlgeva a Santamaria, il quale camminava come di consueto dritto, con il suo frustino stretto nelle mani dietro la schiena..."stavo pensando, perché non stabiliamo qui la posizione difensiva invece di rioccupare la striscia di atterraggio sulla costa...in questa posizione, qualunque cosa ci mandino contro gli Inglesi, sfruttando l'abitato gli lo sfasciamo".

    Santamaria, che era un buon soldato, ma aveva la pessima abitudine di non sollevare mai obiezioni ai suoi superiori (anche il Santamaria storico era così),annuiva affermando che avrebbe eseguito gli ordini. Certo, Santamaria aveva visto che la difesa nell'abitato lasciava il suo battaglione con zero spazio di ritirata, ed in posizione precaria, ma se il generale diceva che il valore difensivo di quell'esagono compensava il rischio, beh...doveva essere vero; se lo diceva il generale...!"

    Gambara aveva predisposto i suoi assi nella manica; uno di questi era la soffiata che gli aveva dato per fonogramma Porro, qualche ora prima:

    "stormo aereo germanico finita sistemazione base aerea di Bengasi stop chiesto loro darmi bella ripulita tua cintura difensiva esterna stop togli di mezzo tue truppe che un gruppo di stuka ed uno di junkers si presenterà in serata a demolire inglesi".

    Forte di questo fonogramma, Gambara pensò che il rischio di guai fosse ulteriormente minimizzato.

    Ed invece tutto cominciò ad andare storto sin dall'inizio. Come spesso accade in guerra, proprio quando si crede di aver quasi risolto un problema, il rovescio arriva e colpisce inaspettatamente e dolorosamente.

    Il raid della Luftwaffe, esordio offensivo dei Germanici in Africa, falliva clamorosamente. I tedeschi, ancora in fase di ambientamento nel nuovo teatro andavano decisamente per farfalle, e ci mancò poco che gli stuka sganciassero sull'8° Bersaglieri. Gli Junkers 88 poi, grevi di bombe, non solo si presentavano sul bersaglio con mezz'ora di ritardo (fatto inconcepibile per un Tedesco), ma avevano pure enormi difficoltà a localizzare le posizioni su cui sganciare. Per cui, ad evitare equivoci (fuoco amico), se ne tornavano a Bengasi con le bombe ancora a bordo.

    La RAF invece, che al teatro desertico era abituata da mo', si presentava sul cielo di Tobruk, approfittando A che la caccia italiana se n'era andata quando era stata evacuata la cinta esterna, e B che la contraerea del S.Giorgio aveva oggi le canne storte, e dava una tale ripassata alle installazioni portuali, che da quel momento in poi ci si sarebbero potuti scaricare solo due barilotti a turno; un vero disastro.

    O'Connor, dal canto suo stava oramai abbandonando le speranze di prendere la città in tempi brevi, ed aveva ordinato un attacco questa volta basato su uno sforzo misto indiani neozelandesi, sempre con direttrice Balbia ovest verso est. Sorpreso che gli italiani non avessero rioccupato la base aerea costiera, lasciava partire le due brigate, senza appoggio d'artiglieria perché non vi erano abbastanza munizioni. I coloniali avanzavano cauti e di slancio riuscivano ad occupare una o due casupole sul margine della città. Da lì, metodici, massicci ed incazzati, ingaggiavano un combattimento strada per strada, casa per casa, camera per camera, a cui i tizi di Santamaria non risposero come di consueto. Erano abituati alla manovra in retroguardia, alla difesa elastica i mitraglieri; e quando si ritrovarono in quel combattimento per loro "nuovo", dopo aver comunque resistito più che dignitosamente dovevano cedere. Purtroppo senza spazio per ritirarsi, ripiegarono prima sui cannoni della brigata artiglieria motorizzata, e dopo che gli Inglesi la polverizzavano con un assalto a bombe a mano e mortai, ripiegarono in mare o si fecero ammazzare sul posto, non senza portarsi con loro un bel po'di Indiani, la cui brigata (che era quella di testa), veniva annientata.

    Personalmente credo che Santamaria abbia combattuto eccellentemente come al solito, ma non potendo opporre la sua consueta tattica temporeggiatrice, il compito affidato ad un battaglione contro una brigata e mezzo, era troppo anche per i suoi pluridecorati mitraglieri.

    Senza neanche accorgersene, i neozelandesi, che procedevano sul macello fatto dagli Indiani, si ritrovarono sulle banchine del porto, con in vista l'incrociatore S. Giorgio che si auto affondava, e il caos più completo in città.

    La cosa che non vi ho detto ancora, perché Gambara mi aveva pregato di non dirla, è che la manovra idiota imposta a S.Maria, faceva si che i bersaglieri dell'ariete ed il raggruppamento Bergonzoli venissero tagliati fuori dalla città, e quindi dai vitali rifornimenti per continuare a combattere. Pressate quindi tra la 2a corazzata, la 4a indiana, e i neozelandesi ora padroni della città, queste truppe dovevano ora decidere cosa fare:

    La prima ipotesi era quella di organizzare un immediato contrattacco con l'8° bersaglieri appoggiato dal reggimento della regia ad El Gubbi, mentre la seconda era quella di tentare una sortita ad ovest, nel pertugio che si era aperto tra la 2a corazzata e la 2a neozelandese, per via del movimento in avanti di quest'ultima.

    Gambara, che era sfuggito alla cattura, ripiegando con il suo staff sull'8° bersaglieri, agonizzò per due, tre ore sulle alternative e poi decise di tentare la sortita. Motivazioni della sua decisione, come spiegò tempo dopo a Bastico furono le seguenti:

    • anche se fosse riuscito a riprendere la città, il porto era ridotto oramai ad un rottame con scarse possibilità di ricevere sufficienti rifornimenti per continuare la lotta
    • annientamento del battaglione S.Maria che decurtava di parecchio la capacità difensiva della piazza
    • se l'attacco falliva, e nel mentre gli inglesi avevano il tempo di chiudere la falla nel loro schieramento, tutte le truppe italiane sarebbero state condannate.
    Gambara prendeva dunque la decisione di evacuare la cinta interna della piazza e di gettarsi ad ovest in cerca di salvezza per le sue truppe accerchiate. Il piano era quello di usare le dotazioni di rifornimenti interni, per evacuare la cinta (ben inteso abbandonando i mezzi motorizzati, per cui carburante non ce n'era)ma di usare almeno fino all'ultima cartuccia per aprirsi una via di fuga.

    L'avventura cominciava il 23 durante le prime ore della notte. 8° bersaglieri in testa, seguito dal battaglione dei territoriali, ed infine dal raggruppamento Bergonzoli.

    Aspri, asprissimi i combattimenti per aprirsi un varco tra fanteria e carri nemici. Molti morti da entrambe le parti; polvere, fumo, bestemmie, fuochi d'artificio notturni ed infernali, peggio che a capodanno a Napoli.

    Alla fine della ballata, passavano l'8°bersaglieri dell'ariete, e, del raggruppamento Bergonzoli, la colonna di artiglieria della GaF. Bergonzoli stesso (in aderenza con quello storico) se la filava anche lui dalla trappola, e pure Gambara, che era alla testa dei bersaglieri dell'ariete, salvava la ghirba.

    Lunga ritirata nel deserto (le tre pedine arriveranno come rinforzi fra tre turni), e poi cominciava il titanico lavoro di O'Connor di riorganizzare tutte le sue forze, a corto di tutto e di spedirle il più a ovest possibile in una sfiancante cavalcata.

    E gli inglesi non risparmiarono guai agli italiani neppure in questa fase; saltato il tappo di Tobruk, le forze motocorazzate britanniche si buttavano in avanti a tridente, rispettivamente verso mechili-Cirene-Msus, località che occupavano, arrivando sui cerchioni, dopo due giorni di furiosa marcia tra le piste desertiche. Nel tragitto si fumavano ben due basi aeree dell'asse (quella ad est di Bengasi, catturata dal 5° royal tank regiment, e su cui erano basati i tedeschi, e quella di Maraua, dove erano basati gli italiani). Era solo per una fortuna sfacciata e per l'efficienza del servizio intercettazioni della Luftwaffe, che gli Inglesi non catturavano nessun aereo dell'asse; ma i tedeschi, per evitare guai, ritiravano il loro stormo aereo a Tripoli, mentre gli Italiani lasciavano i caccia nella zona di Agedabia, e ritiravano anch'essi i bombardieri a Tripoli.

    Cronaca di una disfatta annunciata.

    Mentre tutti questi eventi luttuosi si dipanavano, sbarcava a Tripoli un tipetto bassino ma dal mento volitivo, che assisteva impassibile, prendendo ogni tanto qualche fotografia, allo scarico di alcuni mezzi corazzati tedeschi (una compagnia), e poi dei reparti comando del contingente tedesco in Africa. Il tipetto, incontrava subito il Generale luigi varriale, comandante del X corpo d'armata schierato a difesa (si fa per dire) della stretta di Mersa Brega.

    Il tipetto, un generale di corpo d'armata tedesco dal nome di Erwin Rommel, sprizzava energia da tutti i pori, sorrideva poco, ed aveva fretta. Tramite il suo interprete sottoponeva a raffiche di domande il suo parigrado italiano che era venuto ad accoglierlo a Tripoli.

    "Qual'è la situazione al fronte avanzato Herr General" chiedeva Rommel...voleva sapere tutti i dettagli, tutti i reparti, cosa si sapeva del nemico eccetera.

    Dettagli, il varriale (noto negli ambienti militari come "Zerinol") non ne aveva; però aveva una notizia sicura e fresca di giornata:

    "Signor Generale...il fronte avanzato non esiste più...Tobruk è caduta due giorni fa, e tra noi e gli Inglesi, c'è solo l'azione logorante del deserto, e si spera, la loro non abbondanza di rifornimenti.

    Onore e gloria a S.Maria
    ScreenHunter_07 Feb. 15 19.56.gif I britannici sui cerchioni avanzano a capofitto
    ScreenHunter_08 Feb. 15 20.30.gif
    Forze predisposte da O'Connor per prendere Girabub
    ScreenHunter_09 Feb. 15 20.31.gif
    Schieramento italiano a Mersa Brega (Ma le divisioni sono ad un terzo della forza in media.
     
    Ultima modifica: 15 Febbraio 2014
  14. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    27 febbraio 1941 Tobruk

    Servizio della BBC sulla campagna d'Africa, SUBITO CENSURATO E MAI PUBBLICATO

    "Siamo a Tobruk, teatro dei più cruenti scontri della guerra tra le forze britanniche e quelle italiane. Siamo con qui con il comandante della divisione australiana Iven Mackay, che ha preso in consegna la città".

    Appariva in telecamera il generale australiano con la sua caratteristica flemma,ben poco australiana:

    Iven_Mackay.jpg
    Dietro di lui, un variopinto battaglione di soldati libici era in marcia per andare ad occupare i punti strategici della città appena conquistata.
    sm19011916p24_senussi-on-the-march_1qaa1.jpg
    "Generale, ci dica le sue impressioni su questa campagna d'Africa fino a qui".

    "Posso parlarvi solo da quando la mia divisione ha cominciato le operazioni, vale a dire da metà dicembre. Abbiamo combattuto duramente, contro reparti nemici solidi, tatticamente scaltri e molto, molto agguerriti. La mia divisione ha subito perdite enormi, ed anche le altre divisioni sono state molto provate per prendere questa città; è stato un lavoro molto faticoso".

    "Quindi gli Italiani non sono pizzaioli e pronti a scappare come dice la propaganda"

    "Francamente non so cosa dica la propaganda, ma io non mi sono mai trovato davanti a truppe italiane pronte a scappare. Mi è stato riferito che all'inizio della campagna, negli spazi del deserto in Egitto, gli Italiani erano poco manovrieri e che le nostre forze avevano buon gioco nell'accerchiarli e distruggerli, ma a Tobruk, la situazione tattica era molto vicina a quella dell'ultima guerra; e qui gli italiani, che io sappia, non sono scappati mai".

    "Come mai è stata scelta la sua divisione per presidiare Tobruk. Si dice che sia la più veterana...non sarebbe stato meglio mandarla avanti come punta di diamante dell'armata in cerca di nuovi allori"?

    "Prima di tutto vorrei precisare che la mia divisione non ha partecipato alla presa di Tobruk, intendo dire agli ultimi combattimenti vittoriosi. Questo onore è spettato alla divisione Neozelandese, coadiuvata da una brigata indipendente di truppe indiane, che si è quasi interamente sacrificata per permettere ai neozelandesi di prendere la città...detto questo, la mia unità è stata posta qui a Tobruk, per essere riordinata e ricostituita".

    "Ci descriva i combattimenti da lei sostenuti contro il nemico".

    "Essenzialmente combattimenti in trincea o su posizioni relativamente preparate, come il forte pilastrino o la base aerea di El Gubbi, che gli italiani avevano fortificato con mezzi di fortuna. La mia divisione ha sostenuto pesanti combattimenti contro forze italiane diverse; la loro fanteria motorizzata e soprattutto contro i loro genieri d'assalto, rivelatisi letali anche in difesa".

    "Come combatte il nemico".

    "Io mi sono quasi sempre trovato di fronte a difese rigide. In questo caso gli italiani attendono il contatto ravvicinatissimo, e poi intervengono con tutte le armi e contrassalti. Il generale Freyberg mi ha detto che egli ha combattuto anche contro reparti molto bravi a mettere in scena una difesa elastica e manovrata.
    In tutti e due i casi, le posso dire che che sono maestri nell'uso dell'artiglieria. Se avessero avuto sufficienti munizioni, non avremmo mai preso questa città.
    Nella mia esperienza, posso classificare inefficiente la loro aviazione ed inesistente la loro marina da guerra".

    "Cosa succederà adesso"

    "Presumo che il generale O'Connor voglia inseguire il nemico sin dove possibile. E' notizia di pochi giorni fa che i Tedeschi hanno cominciato a sbarcare a Tripoli. L'obiettivo è naturalmente quello di cacciare gli Italiani dal Nord Africa. Ma le truppe sono stanche ed acciaccate. Non vi è dubbio che necessitino di un periodo di riposo e riorganizzazione".

    "Ringraziamo il Generale Mackay per il suo tempo...la linea a te Ciotti dall'olimpico".
     
    Ultima modifica: 16 Febbraio 2014
  15. alberto90

    alberto90

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    Ahahahaha che idea quella dell' intervista .... chissà cosa avrebbe detto Ciotti in merito .... XDDDD
     
  16. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    probabilmente che il catenaccio non ha funzionato alla perfezione !
     
  17. alberto90

    alberto90

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    Ahaahh e direi di no .... ora è tutto da rifare. Tobruk va ripresa a tutti i costi. Fai avanzare i crucchi, spazza gli inglesi e tutti i loro alleati, riprendi la piazza e poi buttati sull' Egitto ..... le piramidi ti aspettano.
     
  18. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    01 Marzo 1941

    O'Connor corre come un matto per tutta la Cirenaica occidentale per dare disposizioni, guidare avanzate di reparti e mettere il pepe al deretano di tutti i suoi subordinati. Il suo problema principale: mettere insieme abbastanza rifornimenti per poter continuare l'avanzata. I chilometri e chilometri di piste desertiche, gli mangiano più mezzi che una battaglia campale, e nella tarda serata del 4, la situazione è la seguente:

    La 2a divisione corazzata si è spinta fino a Maraua, dove i genieri hanno rapidamente riattato la base aerea per accogliere due gruppi da bombardamento, che adesso dispongono di un'eccellente punto di partenza per operare nella Cirenaica Occidentale.

    La 4a divisione indiana, ha usato fino all'ultima goccia di carburante per puntare dritta su Antelat, via Mechili e Msus, ma si è dovuta fermare a una trentina di chilometri dall'obiettivo, con i serbatoi vuoti.

    La 2a divisione neozelandese è tutt'ora ferma a Cirene, per ordine diretto di Wavell che sta meditando il suo rispiegamento in Grecia, così come pure per la brigata carri della 2a corazzata.

    Churchill infatti è smanioso di intervenire in Grecia per aiutare quel paese contro l'oramai imminente invasione tedesca ed ha assegnato all'Africa Settentrionale una priorità strategica minore, adesso che gli italiani sono stati ricacciati fino al confine della Tripolitania.

    Il 5° reggimento carri inglese, che era fermo sulla base aerea di Benina, riceve l'ordine di investire Bengasi dove la ricognizione segnala la presenza di un singolo battaglione da difesa costiera italiano, essendo stato il locale reparto di territoriali avvistato in ritirata dalla città verso sud.
    Con un'operazione senza storia, il 5°RTR si presenta alla periferia est della città, dove gli Italiani, dopo una resistenza simbolica, allibiti di avere già il nemico alle porte, si arrendono. Come ulteriore brutta notizia per i territoriali in ritirata verso Agedabia, il comando italiano apprende da fonti locali che un ulteriore reggimento corazzato inglese ha tagliato la Balbia presso la località di Beda Fomm, tristemente nota anche nella campagna storica. Questo non solo taglia la ritirata al battaglione italiano, ma pone pure sotto minaccia diretta Agedabia, dove hanno trovato casa i superstiti otto G 50 dal 10° gruppo caccia.

    Da ultimo, il generale O'Connor, mai contento, ha ordinato al Generale Mackay di porre allo studio un'operazione per l'occupazione dell'oasi di Girabub, e gli ha assegnato le seguenti forze:

    • una compagnia di autoblindo della RAF
    • un battaglione di carri italiani medi di preda bellica
    • la 22a brigata di fanteria
    • 1l 104° reggimento artiglieria a cavallo
    Il generale australiano, abbandonato temporaneamente il comando della 6a divisione australiana, in ricostituzione a Tobruk, si dovrà appoggiare allo staff del neo costituito comando di Tobruk, che coordinerà le operazioni dal forte Maddalena sul confine libico egiziano.

    Al genrale O'Connor, che inveisce contro Wavell per avergli tolto una brigata di fanteria e la sua miglior carta corazzata (la 2a brigata), il comando del medio oriente, assegna una nuova divisione australiana, la 9a, la cui brigata di testa, la 20° già rotola a tutta birra sulla strada costiera da Alessandria, e giunge nel pomeriggio del 4 marzo nei pressi di Tobruk. Le altre brigate seguiranno, dice Wavell, non appena possibile.

    In un fonogramma semplice e chiaro, O'Connor, verde di frustrazione, comunica al suo superiore le sue impressioni sul futuro andamento della campagna. Essenzialmente, il generale comunica a Wavell che non sarà possibile proseguire l'attacco contro la Tripolitania, stante il continuo depauperamento di forze che viene imposto alla Western Desert Force. Il servizio di informazioni, dà per costituito un consistente dispositivo difensivo italiano nell'area di Marsa Brega, che non sarà possibile sopraffare, in mancanza di truppe per l'assalto.

    La risposta di Wavell fa cadere la mascella per terra al focoso O'Connor:

    "...di conseguenza, qualora voi lo riteniate necessario, potrete interrompere le operazioni offensive e sistemarvi temporaneamente a difesa del settore di Agedabia, fino a quando noi non saremo in grado di mettervi in condizione di proseguire l'offensiva. Ben inteso voi dovete garantire il possesso del territorio conquistato sino ad oggi".

    Dall'altra parte della barricata, il panorama era fosco.

    Il generale Bastico a Tripoli era costretto a fare testa o croce ad ogni turno, per decidere se spedire in Africa rimpiazzi per le unità della 5a armata, unità nuove in attesa di imbarco in Italia, o i preziosi rifornimenti di cui le forze in loco avevano estremo bisogno. Occorreva fare i giocolieri con queste tre palle, senza lasciare che ne cadesse nemmeno una.

    Al momento la situazione della 5a armata era la seguente:

    Il XX Corpo, al comando del generale Enrico Armando, appena nominato, disponeva delle divisioni di fanteria Sabratha e Bologna, di due reggiemnti di artiglieria campale, e di un battaglione indipendente di fanteria libica motorizzata. Il corpo aveva assunto la responsabilità della difesa della parte sud del fronte d'armata di Guzzayyu e Seghira.

    Il X Corpo, al comando del generale varriale, disponeva delle divisioni di fanteria Brescia, Pavia e Savona; le prime due in linea e la terza in riserva. Completavano l'organico del corpo, il battaglione mitraglieri indipendente "Genova", ed il 60° battaglione carri leggeri (usati oramai dopo le dolorose esperienze del passato, esclusivamente nel ruolo di esplorazione tattica e staffette veloci). L'artiglieria di corpo d'armata era in viaggio da Tripoli e quindi la brigata di artiglieria dell'armata era stata momentaneamente assegnata a varriale. Il X corpo era schierato a nord del fronte, tra Brega e la Sebca Seghira.

    Era poi in affluenza da Tripoli il Deutsche Afrika Korps, al momento costituito solamente dal comando e servizi. Il suo comandante, generale Rommel era già in viaggio da Tripoli verso il fronte sulla polverosa Balbia: abbiamo già detto che era un tipo che aveva sempre fretta. I primi elementi da combattimento del DAK stavano solamente adesso sbarcando a tripoli. Si trattava del 3° battaglione esplorante e del 200° battaglione pionieri, i primi due reparti da combattimento terrestre in terra d'Africa.

    L'dea base di Bastico era quella di utilizzare i tedeschi come riserva alle spalle dello schieramento italiano, in attesa che questi si ambientassero alle condizioni climatiche e morfologiche del teatro africano.

    Da ultimo occorre dire che la situazione della 5a armata era a dir poco precaria: quasi tutte le sue divisioni erano ancora ad un terzo dell'organico previsto, i rifornimenti scarseggiavano, e solo una divisione, la Brescia, aveva un organico vicino a quello della piena forza. I primi complementi per portare a livello le divisioni italiane stavano essendo trasportati dalla Luftwaffe via aerea, ma era chiaro che ancora molto c'era da fare per mettere in condizione l'armata di poter sostenere un combattimento serio contro il nemico.

    Occorreva quindi fare di tutto perché l'armata fosse ragionevolmente pronta, nel momento in cui gli Inglesi avessero avuto abbastanza rifornimenti per proseguire il loro sforzo offensivo.
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    saluti da El Agheila
     
  19. alberto90

    alberto90

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    Io opterei per dare la precedenza ai rifornimenti. Arrocca le truppe meglio che puoi, fai arrivare benzina, cibo, armi e tutto il resto, poi manda giù in Libia i tedeschi e gli altri rinforzi e infine prepara un' offensiva a tenaglia più feroce possibile. Potresti creare due gruppi di armata ( uno a nord sulla costa e uno a sud ai margini del deserto ). Il gruppo a nord potrebbe, seguendo la costa, puntare di nuovo verso Tobruk, quello a sud minacciare le retrovie inglesi, isolarle in Cirenaica e ( quando possibile ) distruggerle li. A quel punto dovresti essere abbastanza libero di riunire le truppe e puntare dritto su Alessandria e il Cairo.
     
  20. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Tutti i tuoi suggerimenti sono stati inoltrati a Bastico tramite bersagliere in motoretta. Il viaggio da Torino a Tripoli è lungo, ma il prode tenterà di imbarcarsi sul primo vaporetto in partenza dalla base militare di La Spezia.
     

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