Regno delle due Sicilie: Regno povero, o terza potenza industriale?

Discussione in 'Off Topic' iniziata da Vlad12395, 23 Giugno 2015.

  1. Vlad12395

    Vlad12395 Banned

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    Per anni si è insegnato che il regno delle due sicilie era tipo l'africa, abitata da gente povera,priva di industrie e con un'agricoltura arretrata, invece ultimamente stanno affiorando le prove che il regno delle due sicilie era in realtà il più ricco d'italia. Guardando con gli occhi neutri dello storico, secondo voi, I savoia hanno fatto la guerra veramente per unificare l'italia, o era solo per depreare e ripagare i debiti che aveva il regno di Sardegna(mentre il regno delle due sicilie era in pareggio?) ecco due link http://www.cristianicattolici.net/regno_delle_due_sicilie_verita_storiche.html
    cito la Marker sugli eurobond A voler utilizzare le categorie di oggi, il Regno di Napoli economicamente era per l’Italia quello che oggi la Germania è per l’Eurozona. «Come il Regno di Napoli prima dell’integrazione del debito sovrano, la Germania di oggi è l’economia più forte dell’eurozona e beneficia del costo del debito più basso in assoluto» scrive Collet. Considerazioni, queste, che faranno storcere il naso a molti, ma sicuramente non di parte. Del resto, come ricorda Collet, Napoli era di gran lunga la città più importante del neonato Regno d’Italia. E le regioni del Sud avevano una discreta struttura industriale, un’agricoltura fiorente sia pure basata sul latifondismo, e importanti porti commerciali
    Se ha detto questo, ci sarà un buon motivo per comparare la floridità della germania di ora con quella del RdDS? Eco il link de "il sole 24 ore" con le parole della Merkel http://www.ilsole24ore.com/art/fina...ond-fecero-unita-italia-190357.shtml#comments
    Voi che ne pensate?
     
  2. Pandrea

    Pandrea Guest

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    Il regno delle Due Sicilie era ricco allo stesso modo degli Aztechi in Europa Universalis III :D
     
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  3. metalupo

    metalupo

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    A dire il vero i Savoia hanno fatto le guerre per espandere il Regno di Sardegna alla Lombardia, non credo avessero mire neppure sulla Toscana e vicini, figurati sul Regno di Napoli.
    Poi sono capitate le rivolte a favore del Piemonte con l'abbandono dei troni nel centro Italia e la "folle" impresa di Garibaldi, del cui successo nessuno avrebbe mai neppure immaginato.
    Occasioni troppo ghiotte per non approfittarne, ma da qui ad affermare che i Savoia abbiano fatto la guerra per conquistare l'Italia o liberarla è arduo, diciamo che hanno fatto la guerra per espandersi e gli è andata meglio di quanto potessero sognare.
     
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  4. ivaldi79

    ivaldi79

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    Bhe la flotta nel 1860 non era male.
     
  5. TFT

    TFT

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    Il Regno delle Due Sicilie era sicuramente la nazione più povera e arretrata della Penisola. L'apparato industriale era totalmente inesistente, la borghesia e i tentativi di riforma castrati da una serie di sovrani despotici e antiliberali che ne bloccavano la crescita (il re Bomba fu l'esempio più lampante). L'agricoltura, in particolare prodotti come le nocciole e gli agrumi, costituivano parte importante del reddito del Regno ma la corruzione e il sistema dei latifondi rendeva il meccanismo lento e poco produttivo (per esempio, se ci si poteva guadagnare 10 all'anno se ne guadagnava di fatto 3), i prodotti artigiani erano ancora non dico competitivi ma avevano una certa fetta di mercato, cosa che comunque sarebbe sparita in pochi decenni per via della meccanizzazione sempre più rapida dell'Europa e quindi dell'abbassamento dei costi (nel 1880 ormai le industrie spuntavano pure nelle periferie come la Grecia, la Serbia, la Bulgaria ecc.)
    L'esercito e le istituzioni era una copia di quelle spagnole, della cui efficienza abbiamo tutti visto le limitazioni, emblematico anche il fatto che una buona fetta degli armati fosse composta da mercenari prima valloni e poi svizzeri.
    Il sistema di infrastrutture, come quello ferroviario, soffriva del problema della mentalità spagnola, cioè era stato concepito non per dare vantaggi economici sul trasporto merci ma per dare vantaggi nel trasporto di chi poteva pagare il biglietto
     
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  6. Maxim Hakim

    Maxim Hakim

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  7. mattia I visconti

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    A mio parere le industrie c'erano e c'erano anche le premesse di una potenza economica, certo che era anche arretrato soprattutto dalla mentalità, come il forte potere baronale ecc.
    Certo paragonarlo alla Germania di oggi rispetto all'eurozona è ridicolo.
    Anche i piemontesi però aiutarono il forte divario economico, credo.
    Per fare un esempio, secondo Focus Storia, su due fabbriche ferroviarie in Italia una era nel Piemonte-Sardegna e l'altra nelle Due Sicilie, ma siccome dovevano chiuderne una scelscero di chiudere quella nel meridione.
     
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  8. TFT

    TFT

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    Sull'attendibilità del sito non mi pronuncio, comunque non porta niente al mulino dei filoborbonici. Dimostra solamente che c'è stato un tentativo di modernizzazione, come c'è stato in tutto il mondo, tentativo che è fallito per molti motivi.
    Possedere una locomotiva e una ferrovia fa di te uno Stato moderno? No se non sai come usarla, fa di te uno Stato agrario con una ferrovia e basta, come è stato in Russia. In Egitto, nell'Iran Safavide e in alcune zone dell'India c'erano opifici e alcune industrie moderne, dobbiamo quindi considerare questi Stati industrializzati a fine '800? Io non credo.
     
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  9. Pandrea

    Pandrea Guest

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    Nel XIX secolo (Victoria insegna :D ) il simbolo del progresso industriale di una nazione era la ferrovia.

    Vediamo le ferrovie in Europa, è evidente come indichino le zone di maggiore sviluppo industriale, con in testa l'Inghilterra e a seguire Parigi, Olanda e Germania.
    [​IMG]


    Facciamo una zoomata sull'Italia a ridosso dell'Unità.
    [​IMG]

    O il regno delle Due Sicilie aveva un'industrializzazione basata sui dirigibili, unico al mondo, o era meno sviluppato di tutti gli altri Stati italiani.
     
  10. Maxim Hakim

    Maxim Hakim

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    Veramente mi sembra ci sia qualcosa di più di una locomotiva isolata nel deserto. Ma vabbè, se ciò che ho postato ti ricorda l'Iran Safavide (finito tra l'altro nel 1700), buon per l'Iran Safavide, che quindi aveva industrie cantieristiche, metallurgiche, flotta, ecc con quei numeri e con quei raffronti.
    D'altro canto l'inattendibile sito che ho postato mostra i riferimenti bibliografici, e non è che ci voglia molto ad andare a vedere con i propri occhi quanto è rimasto, ad esempio, a Pietrarsa o in altre zone.
     
    Ultima modifica: 25 Giugno 2015
  11. Maxim Hakim

    Maxim Hakim

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    Sulla cartina europea si evince che era l'intera Italia ad essere "indietro" sulle ferrovie, più che altro. Se poi analizziamo la cartina Italiana, basta guardare una cartina geografica:

    [​IMG]

    e sovrapporla a quella che hai postato:

    [​IMG]

    E si vede che, come è ovvio che sia, poco dopo la metà del 1800 si costruiva soprattutto nelle zone pianeggianti. Il sud è decisamente più montuoso e questo costituiva un pesante aggravio di spesa perchè, strano a dirsi, è molto più oneroso costruire in zone di montagna, in particolare con la tecnologia dell'epoca (Victoria l'hai citato te, ricorda qualcosa?).
    Non è necessario inoltre scomodare dirigibili o altre fantasticherie simpatiche, d'altro canto, in quanto per la conformazione stessa del Regno delle Due Sicilie e per la disposizione dei centri popolati di maggiore entità (sulla costa), la congrua flotta mercantile napoletana era più che sufficiente per il traporto merci (più di 9000 bastimenti dei quali un centinaio a vapore) e molto più economica.
     
    Ultima modifica: 25 Giugno 2015
  12. Maxim Hakim

    Maxim Hakim

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    D'altro canto mi rendo conto di quanto sia difficile contestualizzare gli avvenimenti e cercare di farci un po' di ricerca storica. E onestamente, con tutta la retorica risorgimentale che è stata fatta non è nemmeno che critico chi preferisce buttarla su safavidi aztechi coi dirigibili.
    Come dissi a Qwetto, su certe discussioni preferisco non entrarci neanche, troppa tifoseria...
     
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  13. TFT

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    L'Iran Safavide, come l'Egitto di Alì e la Cina di Quianlong avevano gettato una buona base per la futura industrializzazione che purtroppo non poterono sfruttare per una serie di motivi che non elenchiamo in questa sede.
    Le due Sicilie avevano iniziato uno sviluppo industriale, che purtroppo non è stato ultimato per "mancanza di visione" della classe dirigente, antiliberismo dei sovrani, mancanza di materie prime e capacità di sfruttamento. Ripeto, avere una locomotiva non significa niente, anche l'Egitto aveva installato moltissimi opifici tutto sommato moderni che poi hanno dovuto tutti chiudere. Tutta colpa degli Inglesi? Possibile, in parte. Nel 1835 la sola Liguria aveva CINQUANTA cartiere, giusto per fare un esempio.
     
  14. TFT

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    Aldo Carera, nel suo "origine e consolidamento della società industriale fra XVIII e XX secolo" divide l'industrializzazione europea in alcuni livelli principali, (fra 1770 e 1910 circa, in Europa)

    Livello 0 : Inghilterra (luogo della rivoluzione)
    1 livello: le nazioni che si sono industrializzate per prime e in maniera più efficace:,Olanda (channel development) e Svizzera (la quale però risentì delle sue limitazioni geografiche e deviò poi su investimenti principalmente in capitale monetario estero)
    2 livello: Francia (alimentare), Germania ( che raggiunge il livello inglese nei primi del '900), Svezia (limitato PROBABILMENTE dalla scarsa popolazione ma grandi produttori di legna e accaio), Danimarca (industria di carne in scatola in particolare), Nord Italia (triangolo Torino-Genova-Milano, in particolare industrie cartiere e meccaniche), Austria (punto di passaggio del commercio ovest-est)
    3 livello (che Carera chiama "aree che non sono riuscite ad industrializzarsi entro il 1910). Russia ( poca roba e male ottimizzata), Impero ottomano europeo (praticamente il nulla assoluto), Grecia (qualcosa a livello di cantieristica e fabbriche agro-alimentari, ma poca roba), Ungheria (pochissimo e tutto in mano a compagnie austriache). Bulgaria, Romania, Serbia (qualche tentativo ma poco efficace), Spagna-Portogallo (qualche tentativo nel settore agroalimentare, pessimi risultati in quello ferroviario), SUD ITALIA, inteso come Stato Pontificio e Regno delle Due Sicilie (qualche tentativo affossato dal latifondo)
     
  15. Maxim Hakim

    Maxim Hakim

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    Siamo passati dall'apparato industriale "totalmente inesistente" a "iniziato uno sviluppo industriale". Sui motivi di tale mancato sviluppo successivo, ci sarebbe da dire ben altro, ma penso che esuli dal 3d.

    E io ripeto: i numeri in senso assoluto sono quelli elencati nel mio primo post. E non si tratta di una locomotiva egiziana del deserto. Poi se non vuoi leggere è un altro paio di maniche.
    E il sud ne aveva 200.
    http://www.calabresi.net/2014/12/09/la-manchester-del-napoletano-la-valle-del-liri-e-non-solo/16620/[/QUOTE]
     
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  16. mattia I visconti

    mattia I visconti

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    "La trama della storia", un progetto di Giovanni De Luna (storico italiano, insegna storia contemporanea all'università di Torino)
    Libro di testo di storia per le scuole medie.
    Volume 3 (storia contemporanea):
    "Con la prima rivoluzione industriale avevano intrapreso il cammino dell'industrializzazione Gran Bretagna, Belgio, Germania, Francia, Svizzera e Stati Uniti; con la seconda rivoluzione industriale, a partire dagli ultimi decenni dell'Ottocento, a questi stati si aggiunsero i Paesi scandinavi, l'Italia, l'Olanda, l'Ungheria, la Russia, il Giappone."

    "Nel 1861, infatti, in Italia esistevano appena 2.100 km di strade ferrate, concentrate per lo più nel Centro-Nord, e anche le strade esistenti, soprattutto nel mezzogiorno, non erano in buono stato. Nel 1880 i binari sarebbero arrivati a toccare gli 8.000 km."

    "Il Sud, che già prima della nascita del Regno d'Italia era economicamente più arretrato rispetto al resto della penisola, fu duramente colpito dalla pressione fiscale. Inoltre, gli investimenti pubblici per la costruzione delle infrastrutture necessarie per favorire lo sviluppo dell'economia e del commercio, furono concentrati in prevalenza al Nord."

    Questo è quello che insegnano (e che mi hanno insegnato) alle medie sull'europa e sull'Italia della 2° rivoluzione industriale.

    Direi che se "non del tutto giusto, quasi niente sbagliato", ovvero qualcosa si fece ma non si riuscì ad avanzare, un po' come successe negli anni '60 con le "cattedrali del deserto" sempre in meridione.
     
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  17. Maxim Hakim

    Maxim Hakim

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    Onestamente mi sembra di leggere i bignamini per fare i temi di storia alle scuole medie superiori: raffronta in un guazzabuglio indicibile zone europee che per cultura, storia, risorse ed eventi hanno poco a che spartire, oltre a non offrire alcun dato a parte l'opinione dello scrittore e i suoi livelli.
     
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  18. TFT

    TFT

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    No aspè Max, in quell'articolo c'è scritto che in tutto il Mezzogiorno c'erano 200 cartiere, ma si capisce bene come stia generalizzando e confondendole anche con semplici opifici o aziende non moderne. All'inizio dice che la prima cartiera nasce nel 1512, è chiaro che non sta parlando di industria in senso moderno, tralasciando che non parla dell'efficienza o delle dimensioni e che quando la fa non è chiaro.
    E questo ha senso visto che le industrie, poche, che c'erano nel regno erano o agrarie o cantieristico-siderurgiche più qualcosa a livello di miniere in Sicilia.

    Ti cito anche
    Collier Martin "unificazione italiana". "Nonostante il Regno fosse quello con la maggior disponibilità di lire d'oro in tutta la penisola, rimaneva la Nazione più povera per abitanti" (non inteso come popolazione totale ovviamente). (...) "Il Regno adottava un modello di sviluppo lento".
     
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  19. Maxim Hakim

    Maxim Hakim

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    1) Perchè, che ti aspetti nella Liguria del 1830, le acciaierie di Magnitogorsk? Guarda che io le ho persino viste le cartiere liguri (ora abbandonate) in quanto ho lavorato nella zona che va da Campomorone fino a Genova e non sono affatto opere gigantesche ma opifici di piccola e media grandezza.
    2) "Carlo Lefebvre acquistò macchinari innovativi e produsse carta di ottima qualità, rendendo la Cartiera del Fibreno, con i suoi 200 operai, la più importante d’Italia, un’eccellenza testimoniata anche dalla visita di Ferdinando II di Borbone nel luglio del 1832. Le attività del sig. Lefebvre procedono indisturbate con una costante di 400 operai e 5000 cantaja di carta per lo stabilimento di Sora e addirittura un incremento di operai da 400 a 470, e di produzione,da 150.000 a 197.000 risme, per quello di Isola del Liri." A me sembra abbastanza chiaro sia sulla innovazione che sulla quantità di operai impiegati e sulla capacità produttiva.
    Se vogliamo ragionarci sopra, possiamo pure dire che adottava un modello di sviluppo lento. E quindi? Da qui a dire che le due sicilie all'atto dell'unità erano a livelli paleolitici mi sembra ce ne corra. Ammesso che si voglia parlare di sviluppo lento e non di sviluppo interrotto (dall'unità).
     
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  20. Pandrea

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    Un'altra cartina difficile da far coesistere con la teoria del Regno delle Due Sicilie al livello della Svezia devastato poi dai Savoia.

    Sicuramente è stato Garibaldi a cancellare tutte le nozioni dai bravi bimbi meridionali, che prima del suo arrivo chiacchieravano in endecasillabi sciolti.

    [​IMG]
     

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