Basso prezzo del petrolio, conseguenze politiche a livello internazionale?

Discussione in 'Off Topic' iniziata da qwetry, 13 Gennaio 2016.

  1. qwetry

    qwetry

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  2. Maxim Hakim

    Maxim Hakim

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    Non saprei, ma di sicuro quando vai a fare benzina per il tuo motorino non cambia un cazzo di sicuro.
     
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  3. hurricane

    hurricane Banned

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    per quanto riguarda l'Arabia Saudita (ma vale anche per le altre petro-monarchie) se ne è accennato qui

    http://www.netwargamingitalia.net/forum/threads/crisi-iraniana-saudita.28250/#post-419143

    Quanto catastrofica rischia di essere la crisi economica saudita?

    deficit : 2015 = 98 $ billion; 2016 = 87 $ billion (molto ottimisticamente)
    pari a un deficit/PIL 2015 = 15% !!!; 2016 = ???

    (NB : i famosi parametri europei impongono il 3%)

    Entrate : 2015 : -30% circa
    Entrate : stima 2016/2015 = - 15% (molto ottimisticamente)
    Uscite : 2015 ? tagliato il welfare e altre voci
    Uscite : stima 2016/2015 = - 14% (tagli al welfare e alle spese militari)

    A colpi di 100 $ billion di deficit all'anno, per uno stato con un PIL stimato 2015 in ca 640 billions (e quindi forse ca 550 per il 2016), si fa in fretta ad arrivare a soglie critiche, pur partendo quasi da zero. Diciamo che con gli attuali prezzi del petrolio hanno 3/4 anni di autonomia (salvo mettere mano ai "fondi sovrani", MA che in quel paese sono del SOVRANO :D)

    Per la prima volta nella storia dopo l'indipendenza hanno dovuto emettere bond (titoli di stato) con un accrocchio formale molto complesso per aggirare le loro stesse leggi islamiche, fondamenta del regno e del potere.

    Considerando
    - l'elevato tenore di vita "artificiale" nel quale è stata tenuta (per mantenere la pace sociale) la popolazione in questi decenni,
    - i 5 milioni di lavoratori stranieri su una popolazione di 30 milioni,
    - la forte minoranza sciita (15%), concentrata proprio sulla costa del Golfo dove ci sono i giacimenti,
    - che nel 2011-2013 già ci furono rivolte locali represse nel sangue (i giustiziati di questi giorni erano parte di quei movimenti)

    il regno dei Saud, Monarchia ASSOLUTA, senza alcuna forma di rappresentanza parlamentare, è potenzialmente una polveriera.

    Ed i monarchi temono esattamente questo scenario di rivolte sociali e di richiesta di indipendenza / autonomia da parte delle ricchissime province sciite

    http://www.netwargamingitalia.net/forum/threads/crisi-iraniana-saudita.28250/page-2#post-419733
     
    Ultima modifica: 13 Gennaio 2016
  4. hurricane

    hurricane Banned

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    @qwetry : segue

    (fonti varie)

    Arabia Saudita : la popolazione non potrà più trarre vantaggio da tutta una serie di sussidi sociali; il rischio che il debito faccia crac è salito oltre i livelli del Portogallo (185 punti base), con il costo delle assicurazione contro il default (Cds) che è salito a 190 punti base, più che raddoppiato nel giro di un anno

    Azerbaijan : il 13 gennaio, le autorità del paese del Caucaso si sono viste costrette a inviare soldati dell’esercito per sedare le rivolte scoppiate nel distretto di Siyazan. In più città sono stati ordinati arresti. La divisa nazionale, il manat, è entrata in una spirale al ribasso, mentre i ricavi provenienti dal petrolio, che costituiscono la maggior parte delle esportazioni dell’Azerbaijan’s exports, sono crollati mettendo in ginocchio l’economia. Negli ultimi giorni il manat ha perso il 40% circa nei confronti del dollaro

    Kazakhstan : in agosto ha lasciato che la sua moneta scambiasse liberamente, abbandonando il corridoio di trading imposto in precedenza. Da allora il dollaro è salito da 188 tenge, la valuta kazaka, a 370 (dati aggiornati al 12 gennaio) (-100%)

    Oman : sta pianificando una spending review che limerà del 15% le uscite.

    Malaysia : perde $68 milioni ogni volta che il prezzo sui mercati scende di un dollaro al barile

    a tutto questo cataclisma, che non può - se dura ancora qualche mese - non generare una nuova recessione globale, si aggiungono segnali ancora più preoccupanti in arrivo da Oriente :

    Borsa di Shanghai - 22 dicembre, oggi - nonostante ripetuti interventi della Bank of China e chiusura totale dei trading in parecchie occasioni.

    upload_2016-1-14_13-44-45.png

    - 25% in meno di un mese !

    e la Borsa, grazie agli "stimoli statali" era diventata la previdenza integrativa per CENTINAIA DI MILIONI di cinesi in età di pensione, il cui reddito pensionistico è molto basso.
     
  5. bacca

    bacca

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    Riporto questi articoli :
    Petrolio, Medvedev: "Prepararsi al peggio se avanti così"
    Premier russo, le possibilità dello Stato non sono infinite
    [​IMG]


    Dopo le cadute in picchiata dei giorni scorsi che avevano portato ieri le quotazioni ai minimi da 12 anni, il petrolio risale sopra i 31 dollari ma arriva un allarme da Mosca.

    "E' necessario prepararsi al peggio se i prezzi del petrolio dovessero scendere ancora", ha detto il primo ministro russo Dmitri Medvedev. "Le possibilità dello Stato non sono infinite". Medvedev ha poi sottolineato che la classe media "si è impoverita" ma che la crisi è "ben lontana" dai livelli del 1998. Il rischio, ha aggiunto, è che il Paese entri in "depressione", dalla quale "è altrettanto difficile uscire che da una crisi".

    Sul mercato after hour di New York oggi i contratti sul greggio Wti con scadenza a febbraio recuperano 66 centesimi e vengono scambiati 31,10 dollari al barile. Il Brent guadagna 48 centesimi a 31,34 dollari. Secondo Mosca il periodo del basso costo del petrolio potrebbe durare "per decenni", lo sostiene il ministro dello Sviluppo Economico di Mosca Aleksey Ulyukaye.

    Intanto il Cremlino ha ordinato degli 'stress test' tenendo conto di tre scenari: il petrolio a 25 dollari al barile, a 35 e a 45. Lo riporta Rt. La tenuta dei conti, per il 2016, era basata su un prezzo fissato intorno ai 50 dollari al barile.

    Wsj, a 30 dlr rischiano un terzo produttori Usa - Con il prezzo del petrolio sotto i 30 dollari è a rischio sopravvivenza un terzo dei produttori di petrolio e gas degli Stati Uniti. L'allarme arriva dalla prima pagina del Wall Street Journal, che cita un report di Wolf Research, secondo il quale un terzo dei gruppi Usa potrebbe finire in bancarotta o passare attraverso una ristrutturazione entro la metà del 2017. Secondo gli analisti, invece, il livello di "sopravvivenza" sarebbe garantito dal petrolio a 50 dollari.


    Mosca, pronti a fare il Turkish Stream
    Se "i partner turchi ed europei" sono interessati
    [​IMG]

    (ANSA) - MOSCA, 14 GEN - Mosca e' pronta a realizzare il Turkish Stream se "i partner turchi ed europei" sono interessati: lo ha detto il ministro dell'Energia russo Aleksandr Novak. Lo scorso dicembre lo stesso Novak aveva annunciato la sospensione dei negoziati per il Turkish Stream per l'abbattimento di un Su-24 russo da parte di F16 turchi.

    Ricollegandosi anche all'attentato in Turchia, qualcosa bolle in pentola?
     
  6. Invernomuto

    Invernomuto -

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    Ammetto che ho seguito pochissimo la questione.
    Le cause di un prezzo del petrolio così basso quali sono? Tenuto conto che l'economia sembra (quindi domanda in crescita, almeno per l'Occidente) in ripresa e l'estrazione tramite fratturazione idraulica di matrice usa è andata in crisi (con i prezzi attuali del petrolio, è antieconomica), c'è comunque un eccesso di offerta?
     
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  7. bacca

    bacca

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    Prima di tutto mi sembra che la crisi del petrolio sia iniziata con l'ucraina, come attacco economico americano alla russia, ma anche Isis ha contribuito con molto greggio estratto e venduto in nero.
    In altro senso invece avevo letto che in canada hanno scoperto come estrarlo dalla sabbia/bitume, in pratica ne abbiamo per secoli.
    http://www.lifegate.it/persone/news/petrolio_da_sabbie_bituminose
     
  8. hurricane

    hurricane Banned

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    no, sono effetti marginali.
    Le decisioni dell'OPEC (e quindi dei Sauditi, deux ex machina) che hanno generato questa crisi sono ben antecedenti (ed indipendenti) all'Ucraina.
    La vendita di contrabbando del petrolio ISIS è veramente una goccia nel mare.

    L'offerta OPEC, per decisione quasi unilaterale dei Sauditi di più di un anno fa (ma meditata nell'ultimo lustro), è aumentata a dismisura, PROPRIO per far crollare il prezzo e mettere fuori gioco il frack oil americano ed il tentativo di indipendenza energetica USA. E la ragione strategica è molto semplice. Se gli USA tornano ad essere indipendenti da fonti energetiche esterne (come lo erano fino agli anni '50) e come sarebbe stato nei desiderata di Obama, tutta la politica medio-orientale americana può cambiare (il sintomo : l'accordo sull'Iran, la freddezza verso Israele, il disimpegno parziale) ed i petro-monarchi si ritrovano "nudi".

    Ma il giocattolo è sfuggito di mano.

    Gran parte delle new company USA del settore del frack oil sono effettivamente in default e rischiano di generare una nuova e grave crisi creditizia negli USA e quindi poi nel mondo (guarda caso le banche USA super esposte sono sempre quelle !). Ma finchè non falliscono, devono continuare a produrre, anche in perdita. Anzi, devono produrre di più, per ammortizzare gli investimenti ormai sostenuti e pagati (a debito).

    Nel frattempo, i membri OPEC, visto che la brillante idea li sta portando al suicidio, si sono messi a litigare per le quote di mercato. Perchè l'eccesso di offerta ed il crollo dei prezzi hanno determinato una maggiore competizione e la possibilità per i clienti di andare in cerca di saldi. E ora nessuno vorrebbe tagliare la propria produzione per primo. Continuano a fare riunioni OPEC di emergenza ma alla fine litigano e non concludono nulla.

    A tutto questo si aggiungono le notizie della fine delle sanzioni contro l'Iran e quindi di una ulteriore nuova offerta (per l'Iran qualsiasi prezzo è buono, perchè cmq superiore a zero) e la grave (alla faccia dei dati ufficiali) contrazione del settore industriale cinese (quindi dei consumi).

    Anche la Russia è in grande difficoltà, ma ormai da tempo esporta soprattutto gas e ha firmato, proprio l'anno scorso, due giga-contratti di fornitura alla Cina, a prezzi bloccati. E comunque non è una nazione mono-prodotto.

    Un bel quadretto per una nuova ed epica recessione globale. Ma Renzie dice che l' "Itaglia riparte" ;)
     
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    Ultima modifica: 14 Gennaio 2016
  9. Alessandro Argeade

    Alessandro Argeade

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    Buon per il mondo se i sauditi finiscono gambe all'aria.
     
  10. qwetry

    qwetry

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    Non capisco, per noi europei che il petrolio lo compriamo e basta, averlo a basso costo non è una manna dal cielo per la ricrescita? Dal mercato interno agli industriali che coi derivati del petrolio ci lavorano.
    Che ci frega se si contraggono le economie dei paesi produttori di petrolio? Arabia Venezuela e Russia non rappresentano solo una piccola parte delle nostre esportazioni? Così facilmente si potrebbe tornare a una recessione globale? Tutto che parte dalle banche esposte americane? Tutta finanza che porta a paradossi assurdi nell'economia reale per cui se un bene primario per la produzione costa poco peggiora le cose invece di migliorarle?

    Non sono polemico, desidero solamente capire nella mia ignoranza
     
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  11. hurricane

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    E' la globalizzazione, che ha anche, tra i vari effetti collaterali, il "Butterfly Effect".

    E' la finanza a debito (nei mercati, nelle politiche monetarie, nella dimensione ingestibile dei debiti pubblici e privati, ecc.ecc.), che domina e determina i destini dell'economia reale, che ne è solo il "sottostante". La finanza come sistema è ormai un gigantesco "derivato", del quale i governi hanno delegato la gestione (insieme a quello della "moneta") a entità "astruse" (dalla realtà), che ne stanno perdendo il controllo.

    Ergo, i governi (forse nemmeno in Cina !) non hanno più leve sostanziali per il controllo e l'indirizzo dell'economia e per gestirne le macro-grandezze rilevanti. Sperano o pregano (inventando numeri smentiti quasi sempre a stretto giro di posta). La Casa Bianca guarda alla FED, l'Europa alla BCE, Pechino si affida alla Bank of China ...

    Ma FED, BCE ed equivalenti minori hanno più che mai le idee confuse, perchè hanno finito gli assi, si sono ipotecati da tempo il futuro e hanno scoperto che non esiste - nel mondo globalizzato dominato dalla finanza (con masse monetarie impazzite di crediti/debiti di almeno un ordine di grandezza superiore a quello dei PIL) nessun modello economico classico applicabile e/o funzionante. Sono degli apprendisti stregoni di un tipo di magia nuovo e quasi sconosciuto.

    senza contare che una profonda recessione in tutti quei paesi, già instabili per conto proprio, rende molto più probabili i rischi di crisi politiche, rivolte, guerre civili e guerre internazionali. Tutte cose che non fanno bene alla salute ...
     
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    Ultima modifica: 14 Gennaio 2016
  12. mattia I visconti

    mattia I visconti

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    Torniamo al baratto?
    Tu da petrolio io fa vedere colosseo
     
  13. hurricane

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    bravissimo ! la tua generazione continua a ridere, quando dovrebbe piangere disperatamente (o scendere nelle piazze, ma dubito che ne siate più capaci, se non per chattare e farvi dei selfie) :(
     
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  14. bacca

    bacca

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    Quindi l'arabia saudita si sta tirado la zappa sui piedi per distruggere i concorrenti frac/americani?
    Effettivamente ci sono molti articoli che riportano la notizia in questi termini, soprattutto da fine 2015. Sarò io che vedo sempre nero, ma ricordo bene che il prezzo del petrolio è improvvisamente sceso quando è iniziata la questione ucraina, e ho sempre pensato fosse una "sanzione" , anche e considerato i sempre "rapporti" tra sauditi e americani.
    Ciò che non mi convince che questa sia una semplice economia aggressiva saudita è il fatto che non vi abbiano ancora posto un freno pur potendo, nel momento che vedono il loro stesso disastro economico perchè non ridurre?
     
  15. mattia I visconti

    mattia I visconti

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    Abbiamo altri dieci anni per ridere, poi se riusciamo entreremo nel mondo del lavoro
    Magari...
    Adesso l'occupazione è una forma di lotta contro l'educazione, quattro fancazzisti che occupano per far saltare giorni di scuola utili...
     
  16. hurricane

    hurricane Banned

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    beh, IMHO, te l'ho già spiegato.

    Hanno perso il controllo. La sovrapproduzione esiste e non dipende più solo dall'OPEC ma anche dai newcomers. E litigano per le quote di mercato. Ormai possono solo sperare in una serie di concause (fallimenti, crisi internazionali - vedi Iran/A.Saudita) che determinino una forte contrazione dell'offerta.

    Americani, canadesi (NB : il Canada è ufficialmente già in recessione e l'Australia è borderline !), potenzialmente europei e in quasi tutte le parti del mondo. Con il frack oil / gas tutte le teorie sulle riserve mondiali sono andate a quarantotto e l'OPEC, come cartello dei produttori, ha perso gran parte del potere che aveva. E nel frattempo le "nazioni" si sono anche accordate (più che giustamente) per la riduzione delle emissioni di CO2, cioè per la riduzione progressiva dei consumi di combustibili fossili.

    Ma attenzione. La crisi non riguarda solo il petrolio, MA quasi tutte le commodities (ed i beni di consumo). Siamo in sovrapproduzione mondiale, quasi di tutto. E l'ultima volta che il mondo ebbe una gravissima crisi di sovrapproduzione ...
     
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  17. Alessandro Argeade

    Alessandro Argeade

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    Hai ragione, che comincino a venirci a prendere casa per casa. Iniziamo da te?
     
  18. PPCT

    PPCT

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    .... scoppiò un gran bel casino....
     
  19. Tasso

    Tasso

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    si e no. intanto l' euro è calato rispetto al dollaro e dal momento che il petrolio lo compriamo in dollari il vantaggio è un po ridimensionato. per i consumatori è un vantaggio perchè aumenta la spesa discrezionale (non cosi tanto dal momento che il prezzo è appesantito da balelli e tasse, che riducono l' impatto dei prezzi alti, ma anche dei prezzi bassi) e un qualche effetto si è visto in realtà nel 2015. perchè si vedano veri effetti significativi il prezzo deve rimanere basso per un periodo più lungo (e li le scommesse sono aperte, tutto sta a quanto tempo i produttori marginali cioè quelli che a 30 dollari spot ci rimettono, cioè tutti dall' off-shore in su, si salva solo l' on-shore convenzionale, riescono a non fallire lavorando in perdita).
    la lista di paesi produttori è molto più lunga e se aggiungi tutti i paesi esportatori di materie prime, i cui prezzi sono crollati in contemporanea con quelli del petrolio, la lista diventa luuuuungaaaaaaaaa
    intanto ci sarebbe da discutere se qualcuno è mai realmente uscito dalla precedente. è vero che il pil cresce, ma siamo in presenza di diverse situazioni che prima del 2008 erano teorie oggi sono il nuovo normale.
    perchè solo le americane? le tedesche (6 miliardi di perdite la DB nel 3Q)? le cinesi? le brasiliane? le inglesi?. costa relativamente poco, ma per produrlo servono investimenti. i giacimenti con un basso costo di produzione, non opec (su cui c'è un grosso ?) riducono la produzione tra il 4 e l' 11% l' anno dal 2008. per compensare i nuovi giacimenti di petrolio non convenzionale,da dove è venuta la produzione che ha compensato il calo, hanno un costo iniziale e di produzione, oltre che un tempo di rientro elevato: un pozzo di fracking costa in media 10 milioni di dollari, ha una produzione in barili ridicola dopo il primo anno, per mantenere la produzione complessiva alta sono costretti a riperforare di continuo. non erano in attivo a 100 ( cash flow negativo), ma attiravano prestiti e investimenti sulla premessa che prima o poi lo sarebbero stati, vedi un po' tu a 30 ( e 30 è il prezzo spot di altra qualità, quello reale del non convenzionale attualemnte non arriva a 15 dollari). Non c'è solo la finanza: c'è il dollaro alto, che crea seri problemi ai paesi in via di sviluppo, a cominciare dalla Cina, passando per la Turchia e finendo in Brasile, che è sia un paese esportatore di materie prime, sia con un bel po' di debiti in dollari. diciamo che c'è una fase di crescita anemica. più apparente che reale, con una serie di criticità in un sistema instabile. criticità già presenti nel 2007, nessuna delle quali è stata affrontata strutturalmente, solo con una serie di cerotti momentanei: e ci stà andando grassa: in media dal 1900 ad oggi c'è stata una recessione ogni 55 mesi. siamo già ben oltre la media. diciamola cosi: la decisione dell' Arabia Saudita di far scendere il prezzo, per difendere le sue quote di mercato, il 13 settembre 1985, ha posto la parola fine all' URSS. questo giro si accettano scommesse.
     
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  20. Tasso

    Tasso

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    no per niente: la sovrapproduzione rimane perchè usufruisce ancora degli investimenti precedenti. ma l' andamento è lo stesso del 1985, quando hanno fatto la stessa scelta. Presumendo che possano tagliare la produzione (e non è certo vista l' età dei loro giacimenti e le tecniche si presume stiano usando per tenere alta la produzione) il loro ragionamento è: se tagliamo favoriamo i produttori marginali, che a 30 dollari sono in perdita. abbiano riserve per 4 anni a 29 (il prezzo stimato per quest' anno nel loro budget). il resto dei produttori uscirà gradualmente dal mercato: ci teniamo le quote di mercato, ci rimettiamo per un po' e poi quello che abbiamo perso adesso lo recuperiamo con gli interessi quando la produzione in Canada principalmente, USA a seguire, crollerà, o per scelta, o per fallimenti vari. Volete prezzi alti? tagliate voi noi vi seguiamo. la tempistica è grosso modo la stessa del 1985..... la contrazione nell' offertà, già in corso in USA e Canada, sarà evidente dopo l' estate 2016, quando si faranno sentire i tagli negli investimenti, e diventerà drammatica attorno al 2020-2026. NON hanno perso nessun controllo al momento. è un operazione di dumping internazionale, (lo vedi anche con lo sconto che offrono all' acquisto rispetto allo spot, a questo o quel mercato per mantenere il loro prodotto più economico rispetto alla concorrenza), con una tempistica più lunga di quello che speravano molti analisti e investitori. Altri paesi opec sono in difficoltà si. E puo essere che il cartello si rompa (Nigeria e Venezuela ad esempio sono messe assai peggio). Ma per il momento siamo in linea con le loro previsioni. Non così la deflazione cinese ma questa è altra storia.


    si e no. il consumo mondiale di combustibili è in crescita, la crescita della domanda cinese è più bassa del previsto. Irrilevante Parigi. il frack oil non ha fatto saltare nessuna teoria: è una tecnologia nota dal 1954, che ha trovato un momento marginale per attirare polli da spennare, senza ad oggi aver prodotto un dollaro di utile e, per quando i prezzi torneranno a salire, i giacimenti più interessanti saranno già oltre il picco di produzione (e se lo so io, lo sanno anche i sauditi).siamo nello scenario intermedio post picco (la teoria saltata è quella dello scenario estremo): prezzo anelastico, se sale vanno in crisi i consumatori, se scende vanno in crisi i produttori. la quantità rimane per un periodo più o meno lungo stabile, ma la qualità peggiora. le rinnovabili, il nucleare e varianti sono sogni e voli nella fantasia, che possono integrare i combustibili fossili ma non sostituirli se non per una frazione, anche perchè il problema riserve mondiali non vale solo per il petrolio
    1929 ma ci sono profonde differenze, insieme a diverse similitudini. lo scenario last man standing è possibile (guerra mondiale per il controllo delle risorse), ma secondo me improbabile: siamo troppo avanti nella crisi perchè qualcuno se lo possa permettere, politicamente prima che economicamente. Ritengo più probabile una serie di sconvolgimenti geopolitici sul modello siria, e di cambiamenti radicali di sistema politico più o meno pacificamente: lunga crisi 1872-1896 il periodo recente, secondo me, più simile: Crisi deflattiva, con il passaggio da una economia basata sul carbone a una basata sul petrolio. Con la differenza che per il momento ai fossili non abbiamo alternative. o in alternativa, come scenario pessimistico, URSS 1985-1991, in EU prima, in USA a stretto giro
     
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    Ultima modifica: 15 Gennaio 2016

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