Ciao, Dal 6 al 15 agosto sarò in Israele-Giordania per vacanza. Questo il piano generale: 6-8: Tel Aviv 8-11: Gerusalemme 11-13: Ein-Bokek (Mar Morto) 13-15: TBD (Petra, Giordania) Gli ultimi due giorni sono in TBD perché ancora non ho deciso dove alloggiare: Eilat in Israele oppure Wadi Musa in Giordania. In entrambi i casi, la giornata del 14 sarà dedicata alla visita di Petra in Giordania. Sto cercando di capire se ci sono particolari formalità legate all'uscita da Israele tramite il valico di Wadi Araba e il successivo rientro dalla Giordania in Israele tramite lo stesso valico due giorni dopo. Sta di fatto che Eilat è carissima (e mi dà l'idea di un posto super "di plastica") e l'idea invece di alloggiare direttamente alle porte di Petra mi interessa tantissimo. Ad ogni modo, sono ben accetti consigli di viaggio di ogni tipo. Qualcuno ha fatto un giro simile? Volo con El Al, Milano Malpensa-Tel Aviv e viceversa. Stavo pensando di dedicare del tempo alla visita di Masada mentre sono a Ein Bokek. Grazie fin da subito a chi vorrà rispondere! Ciao
A petra affronterai tre prove: Lo sguardo di Dio: solo l'uomo penitente potrà passare Il nome di Dio: supererà la prova solo colui che camminerà nel nome di Dio Il salto della fede: solo chi crede potrà superare quest'ultima prova E occhio alle coppe dei falegnami
Io sono stato a Gerusalemme e Mar morto nel 2000 ... Viaggio molto bello ... Ricordo i carri armati e i fanciulli col fucile ... Sono passati 17 anni saranno cambiate un sacco di cose (o forse no? ) NB è richiesta foto NWI
Mi ricordo che eravamo in una spianata a Gerusalemme per un incontro religioso eravamo tantissime persone. La sicurezza era della gente del posto con pantaloni mimetici e camicia catarifrangente armati con kalashnikov... Alcuni ragazzi per vedere meglio salirono sui ponteggi negli altoparlanti. La voce italiano disse o scendete da lì o vi vengono a prendere i tipi coi fucili ... Nel giro di cinque minuti erano tutti seduti composti che guardavano un punto fisso e pregavano Un'altra volta con l'autobus ci troviamo davanti un carro armato col tizio sopra che faceva di no col dito ... Non pensavo che un autobus poteva fare retromarcia così velocemente ...
Mi sono accorto ora che non ho mai più risposto a questa richiesta. Eccomi che recupero. Inizio col dire che viaggiare con El-Al è un'esperienza di per sé. Il bello comincia a Malpensa dove prima mi chiamano sul telefono personale per avvisarmi di un controllo di lì a breve, poi la voce risuona nel terminal chiedendomi di avvicinarmi al gate. Arriva un agente di sicurezza non italiano ma israeliano che parlandomi in inglese mi accompagna lontano dalla folla facendomi domande sul perché e il percome mi stia recando in Israele (LOL grosse risate quando gli ho detto che l'estate prima ero stato in Marocco, maschio 25/30 da solo per di più!). Mi conducono in una stanza in un piano seminterrato dove insieme ad altri passeggeri vengo controllato ulteriormente e il mio bagaglio viene aperto, rivoltato completamente e poi perfettamente riordinato come nulla fosse. Tutto personale non italiano. Il tutto dopo aver già fatto i controlli di routine all'ingresso con il personale italiano. I controlli di sicurezza saranno una costante durante tutto il viaggio. Invasivi certamente, ma non fastidiosi e anzi in un certo senso ben venga. Non un secondo mi sono sentito in pericolo in Israele. Entri nelle stazioni degli autobus e trovi i metal detector e il personale che ti apre la valigia perché pensa tu abbia un coltello. All'aeroporto non ti lasciano un timbro sul passaporto ma ti danno un fogliettino da tenere con te durante tutto il viaggio. L'assenza del timbro è comoda per chi ha intenzione di recarsi in paesi islamici che potrebbero generare problemi o vietare del tutto l'accesso a chi ha timbri di Israele sul passaporto. Attenzione a chi come me attraverserà il valico di Wadi Araba via terra con la Giordania perché invece in Giordania appongono un timbro vero e proprio con il nome del valico e quindi si potrebbe dedurre la permanenza in Israele. Si comincia da Tel Aviv, che mi ha deluso non poco. Forse le aspettative su questa "Miami" del Medio Oriente erano troppo alte, forse era l'umidità a essere troppo alta, forse il caos e la sporcizia. Sta di fatto che la città non mi ha lasciato un gran ricordo, ad eccezione delle fantastiche spiagge e del mare stupendo che mi ha regalato questo tramonto qua: Si passa subito a Gerusalemme che invece ho trovato molto vivace, piacevole anche sotto l'aspetto delle temperature (caldo tremendo ad agosto ma seccamente sopportabile). Il viaggio avviene con la linea di bus Egged: una comoda forma di spostamento nel Paese, relativamente economica e veloce. Di notte molto affascinante: Vista sul Muro Occidentale di notte: Prima metà giornata dedicata allo Yad Vashem che forse è stata l'esperienza più forte di tutto il viaggio. Innanzitutto la spiegazione del nome: Non ci sono foto dall'interno del museo storico perché non ammesse, ma vi garantisco che non si può entrare e uscire senza aver provato un'estrema commozione mista a paura. Dalla teca delle scarpe, alla Sala dei Nomi con il suo profondo pozzo nero, fino all'uscita che conduce alla vista sulle colline di Gerusalemme dopo l'orrore del museo. Una volta usciti: Nella Valle delle Comunità, i nomi delle comunità ebraiche distrutte dai nazisti, qui quelle italiane per non dimenticare: E poi il Memoriale dei Bambini, dedicato alla memoria dei bambini uccisi dai nazisti, che è stato il momento in cui non ho davvero saputo trattenere le lacrime accumulatesi fino a quel momento. Ho solo la foto dell'ingresso, un po' perché l'interno non lo consente e un po' per rispetto. Si scende e si entra in una stanza scura, un labirinto di specchi senza luci ad eccezione di tante candele (ho letto una sola da qualche parte che si riflette sugli specchi in continuazione) e mentre un avviso ammonisce a far attenzione all'oscurità una voce rintocca i nomi dei bambini. Si torna in città. La prima salita alla spianata delle Moschee, dopo accuratissimi controlli, si conclude in un nulla di fatto causa pantaloncini troppo corti, non accettati dai controllori (che peraltro cercano di vendermi, senza successo, un paio di pantaloni lunghi alla bisogna). Lo sapevo, ho cercato di fare il furbo. Shame on me: Si scende e si torna nella Città Vecchia. Devo dire che non ho visto episodi di violenza o tensione tra le varie fedi. Soldati israeliani pattugliano la Città Vecchia in ogni dove (ad eccezione della Spianata delle Moschee, dove non accedono ma ne controllano gli accessi) con posti di blocco e gruppi di soldati ad armi spianate che vanno in giro. Provo più volte a visitare la Chiesa Siriaca di San Marco ma la trovo sempre disabitata... portone d'accesso spalancato ma dentro nessuno a dare indicazioni. Niente da fare. Tra una chiesa e l'altra (tante) si scoprono meraviglie come questa: Una cosa che ho notato. In un luogo di estrema importanza per la fede religiosa (mi riferisco a quella cristiana) non ho visto episodi di isteria religiosa, donne che si strappano i capelli o altre stramberie del genere che in Italia ricordo di aver visto in più momenti e luoghi. Nella chiesa del Santo Sepolcro, forse il luogo più santo, non ci sono scene sopra le righe, tutto è molto composto. Magari in periodo pasquale o Natale la situazione cambia. Si sale quindi sul Monte degli Ulivi, c'è un bus che parte da Gerusalemme Est, vicino alla Porta di Damasco, e sale in cima: consigliatissimo ai geni che come me decidono di salire a metà giornata in pieno caldo. La fatica comunque è pienamente ripagata dalla splendida vista sulla città vecchia e sulla spianata delle Moschee, mentre sulle pendici del monte si estende un enorme cimitero ebraico: Scendendo dal Monte degli Ulivi, una sosta alla tomba di Oskar Schindler che ho trovato insolitamente deserta. Risalgo quindi alla Spianata delle Moschee, questa volta con un comodo paio di jeans lunghi e quindi accedo alla spianata senza problemi: Abbandono Gerusalemme, in cui ho lasciato un pezzo di cuore, verso il Mar Morto. Ancora una volta con il bus Egged (LOL i bus in Israele hanno le prese USB o nello schienale del sedile di fronte o in alto vicino alle bocchette di areazione. Una sola parola: TOP). L'arrivo sul Mar Morto ti abbatte. Il caldo è insopportabile, estremo, ti colpisce appena scendi dal bus. Per fortuna che c'è il mare direte voi. Mannaggia a me dico io. L'acqua del Mar Morto (nello specifico di Ein Bokek, pieno di russi e russe) non è calda, è bollente. Quando a casa apri il rubinetto dell'acqua calda al massimo: ecco, ancora di più. Ovviamente estremamente salata (ma che ve lo dico a fare) e quindi non permette di nuotare (non ci provate) ma solo di galleggiare pancia in su. Dopo un po' stare in acqua diventa addirittura fastidioso. Attenzione all'acqua salata: ho fatto l'errore di passarmi la mano bagnata tra i capelli e l'acqua mi è colata negli occhi. Inutile dire che sono diventato cieco per 5 minuti. Per fortuna l'hotel, dotato di spiaggia attrezzata, aveva docce di acqua dolce in ogni dove. Stare sotto questi grandi ombrelloni fissi consente di sopportare a mala pena il caldo estremo, fare il bagno ovviamente non da alcun sollievo. Il panorama comunque è spettacolare. Fatte le foto di rito nel Mar Morto, decido che la mattina successiva avrei scalato Masada prima dell'alba. Innanzitutto una nota di servizio: mi sono avvalso di un simpatico signore (segnalatomi dall'hotel) che ha fatto da transfer per me da Ein Bokek fino all'inizio della scalata (15/20 min in auto). Un po' costoso ma è l'unica possibilità se volete essere lì prima dell'alba (a me non di aver affittato un'auto per il vostro viaggio). All'entrata del parco, si comincia a salire quando è ancora buio e mi avvalgo della torcia del telefono per non finire di sotto (LOL serio). Non sarete soli, ci saranno altri avventurieri con voi. Si accelera man mano che aumenta la luce per paura di perdere l'alba. Questo un tratto vicino alla fine (il corrimano non è presente se non alla fine, la gran parte del percorso è senza protezioni): La scalata dura circa 45/60 minuti mantenendo un buon ritmo. Non ho un fisico particolarmente atletico, né mi ero preparato in modo particolare ma è assolutamente fattibile. Arrivati alla fine trovate anche un cartello che vi dice quanto siete stati bravi a scalare il sentiero del serpente: il dislivello è di 350 mt, 700 scalini e 2 km in totale. Not bad: Se quando si comincia fa quasi (quasi) freschino, arrivati in cima si gronda di sudore. La ricompensa però è meritata (la foto invece è un po' sfocata, colpa della mano tremante al terzo infarto di quella mattina LOL): Finalmente il sole sorge su Masada e mi regala questa splendida vista sul Mar Morto e il deserto giudaico: Fatto il doveroso selfie con dietro il sole, si parte alla scoperta di Masada prima che faccia troppo caldo. La spiegazione del punto in cui i romani fecero breccia nelle mura: La vista sulla rampa costruita dai romani (che per inciso rappresenta l'altra via di accesso sul lato opposto di Masada, più facile rispetto al sentiero del serpente ma lontana da raggiungere e soprattutto non garantisce la stessa soddisfazione al termine): Finito il giro che dura al massimo un paio d'ore decido di scendere e ho due possibilità: 1) rifare il sentiero del serpente in discesa. Eccolo e si vedono anche gli accampamenti romani alla base: 2) prendere la funicolare che sovrasta il sentiero del serpente e che di giorno consente di salire a Masada senza doversi fare la scalata. Dai sono stato bravo, posso concedermi la discesa in funicolare: Un ultimo bagno rilassante (più o meno) nel Mar Morto e si parte per la Giordania. Destinazione Eilat (sul golfo di Aqaba, Mar Rosso) da cui si può valicare il confine con la Giordania. Ci sono altri valichi terrestri ma quello più vicino ad Ein Bokek (Allen Bridge, vicino Jerico) a quanto ho capito è problematico in quanto è l'unico che possono usare i palestinesi. C'è n'è un altro a Nord ma è completamente fuori mano. Ancora una volta scelgo i bus Egged. La fermata è proprio di fronte all'hotel e insieme a me c'è una soldatessa con fucile annesso che come se nulla fosse mi si siede affianco (sono leggermente uncomfortable con il fucile a 20 cm da me). Arriva il bus ma è pieno! Mannaggia scoprirò in seguito che è sempre bene prenotare con Egged in quanto molto utilizzato dagli israeliani. Peccato che l'app per smartphone sia solo in ebraico e il sito non sia tanto user friendly... Ad ogni modo io e la soldatessa convinciamo l'autista a farci salire (non voleva): ci fa pagare il prezzo pieno ma avverte che non ci sono posti a sedere liberi (ci sono in realtà ma sono prenotati). Ci sediamo sugli scalini della porta posteriore e si parte per il viaggio. Una signora araba mi invita a sedermi su un posto vuoto ma le spiego (avrà capito?) che non posso perché non ho prenotato (ché non si dica poi che gli italiani pasta, mafia, mandolino). A circa metà viaggio si fa una sosta e alcuni scendono, l'autista alla ripartenza mi invita a sedermi su un posto vuoto. Si arriva ad Eilat ed è una bolgia fin da subito. La stazione degli autobus è stracolma di ragazzini che impediscono di far manovra agilmente. L'autista strombazza e i ragazzini israeliani prendono a calci il bus un paio di volte (LOL tutto il mondo è paese). Finalmente si scende: caldo umido insopportabile tipo Tel Aviv. Le immediate vicinanze della stazione degli autobus è piena di ragazzini. Eilat dev'essere tipo Rimini o Riccione. Inizialmente pensavo di sostare ad Eilat e visitare la Giordania in giornata: per fortuna ho scelto diversamente. L'obiettivo è trovare un taxi che mi porti dalla stazione degli autobus fino al valico di confine (un paio di km fuori dalla città). Sembra facile. Non lo è. I taxi si fiondano sui gruppi di ragazzini su cui sanno di poter guadagnare facile probabilmente ed evitano le anime solitarie come me. Non vi dico la rabbia a percorrere i viali sotto il sole agostano alzando il braccio ad ogni taxi che ti guarda e passa oltre. Una tassista si ferma, mi chiede la destinazione ma rifiuta quando le dico il valico di confine. Un grossissimo vaffanculo parte ovviamente dalla mia gola. Dopo quasi mezz'ora a zonzo per Eilat un taxi si ferma e il buon samaritano (?) accetta di portarmi al valico. Mentre andiamo, il tassista si accorge che la strada per tornare poi indietro è bloccata dal traffico e credo di averlo sentito bestemmiare in ebraico (non parlo ebraico). Gli lascio qualcosa in più per il disturbo. Arrivato al valico del terminal Yitzhak Rabin/Wadi Araba si paga una tassa d'uscita (altro fogliettino come all'arrivo all'aeroporto). A piedi, mi incammino insieme a dei ragazzi francesi oltre il confine. Fa caldo, ça va sans dire, e l'asfalto brucia. Si arriva in Giordania. Controlli abbastanza ridicoli rispetto a quanto fatto durante tutto il viaggio in Israele. Prima di abbandonare l'area di confine commetto una juniorata: decido di cambiare gli shekel residui al cambio lì presente (ovviamente il tasso di cambio è criminale a dir poco) nella paura di non poter pagare il transfer fino a Petra. Per dovere di cronaca avviso fin da subito che che i dinari così cambiati non saranno sufficienti a pagare il transfer (LOL). Errore mio che non mi sono informato sulla presenza (assenza in questo caso) di un atm sul lato giordano. Mi avvicino all'uscita, il soldato giordano mi chiede il passaporto, vede Milano e parte la domanda di rito: "Milan o Inter?". Grosse risate, Berlusconi che ha venduto ai cinesi, la campagna acquisti, e tu per chi tifi. Mi lascia andare ma prima punta il dito su un cartellone gigante appena fuori dall'area di confine che indica le tariffe fisse per i transfer fino a Petra. Mi avverte: attenzione che queste sono le tariffe fisse del governo. Rispondo "yep". Mi avvicino ai taxi che attendono appena fuori dal valico, gli dico per Petra ma metto le mani avanti e annuncio che non ha abbastanza dinari per pagare il prezzo intero e quindi avrò bisogno di fermarmi lungo il percorso ad un atm per prelevare. E che problema c'è? La tariffa lievita immediatamente del 20%. A richiesta di spiegazioni mi viene detto che quella è la tariffa standard, per ogni servizio aggiuntivo si paga. Pirla io. Partiamo, dopo neanche 5 minuti rischio la vita in un incidente stradale sfiorato per le strade di Aqaba. Il mio autista fa uno slalom tra due auto che non avevano rispettato la precedenza tagliando un incrocio. Partiamo bene mi dico e faccio il segno della croce (LOL non è vero). Il viaggio fino a Petra dal confine dura circa un'ora in macchina. E questi sono i paesaggi: Devo dire che il passaggio da Israele alla Giordania si sente e si vede. Il bordo delle strade è abbastanza sporco e pieno di immondizia. I paesini proclamano povertà da lontano. Si passano un paio di posti di blocco. Poi l'autista si mette al telefono insistentemente (scoprirò poi che non sapeva la strada LOL). Ad un certo punto mi passa il telefono e un tizio che parla inglese come io parlo arabo mi dice qualcosa. Grosse risate, metto giù e riconsegno il telefono al tassista. Dopo un po', quando manca poco a Petra si ferma in una piazzola di sosta, un altro taxi è fermo poco più davanti. È fatta, mi dico: adesso mi rapisce l'ISIS. E invece mi da in consegna ad un altro tassista (quello con cui era al telefono prima) che si sarebbe occupato dell'ultimo pezzo di strada. Avviene uno scambio monetario: il nuovo autista paga al vecchio autista la tariffa concordata al valico, io pagherò al nuovo autista la stessa tariffa una volta prelevato. Il nuovo autista, molto socievole (ha uno zio in Italia, guarda un po' tutti hanno uno zio che lavora in Italia) e col senso degli affari, mi allunga subito il biglietto da visita. Mi accompagna a prelevare mi accompagna all'hotel. Prima di lasciarmi mi fa l'offerta della vita. Mi offre di riaccompagnarmi al ritorno da Petra di nuovo fino al confine ad una tariffa scontatissima. Figo dico io. E qui parte la seconda inculata juniorata: il pagamento parziale anticipato della tariffa del ritorno. Stringo un patto di sangue con l'autista sperando che non mi stia fregando, ma forte del suo numero whatsapp sul biglietto da visita: non mi fregherà ma sarà di parola. Good guy! Arrivo in hotel a Petra che è pomeriggio tardo (quella stessa mattina avevo scalato Masada, viaggiato in bus da Ein Bokek ad Eilat, attraversato il confine). La visita alla città perduta è per il giorno seguente. Mi sveglio di buon ora, colazione abbondante e si parte alle prime luci del giorno per sfruttare quanto più possibile la frescura delle prime ore. Il deserto non perdona. L'entrata al parco è semplice. Strada in leggera discesa e un sacco di tizi che ti invitano a sfruttare il passaggio in cavallo incluso nel biglietto (le mance invece non lo sono) ma rifiuto (come peraltro per tutto il resto della visita al parco rifiuterò i passaggi che vengono offerti insistentemente a cavallo, cammello, mulo perché pare che non trattino gli animali in modo troppo corretto, in parte vero): Mi addentro nel Siq, la strada tortuosa che segnava l'ingresso a Petra. Mi aspetto da un momento all'altro di incontrare Indiana Jones e Salla, quando all'improvviso eccolo spuntare: Il tesoro di Petra: Fatte le foto di rito, si prosegue. Petra si sviluppa lungo un percorso principale da cui si snodano dei percorsi secondari che portano alle varie attrazioni. Questi percorsi sono più o meno difficili a seconda del livello di impegno fisico richiesto per completarli. Con un solo giorno a disposizione decido di farne il più possibile. Se non sono morto a Masada, non morirò certo qui. Comincio dal primo sentiero che conduce al Sacrificio. Ripida salita, senza protezioni per un percorso fatto dove va bene di scalini sdrucciolevoli: Sto infartando quando finalmente arrivo in cima e la vista lascia a bocca aperta: Mi faccio fare una foto vicino alla bandiera giordana da una turista spagnola con cui condivido dell'acqua (l'avevo incontrata poco prima, salendo, mentre contrattava con gli onnipresenti venditori di fuffa per dell'acqua). Scendo e torno sul percorso principale. Mi avvio per il secondo percorso secondario e si ricomincia a salire. Arrivato in cima appare il Monastero, che assomiglia ma è più grande del Tesoro incontrato all'inizio: In cima a queste vette si sprecano le viste panoramiche sul deserto. Scendo e torno sul percorso principale, direzione Tombe Reali: Ed eccola qui una delle tombe: Le facciate delle Tombe Reali conducono anche al terzo e ultimo percorso secondario, si sale: A metà strada, con le gambe che quasi non reggono più, mi fermo per una foto panoramica sul percorso principale di Petra. A sinistra si va verso il Tesoro e l'entrata del parco, quella al centro è la strada principale, in fondo le montagne che nascondono il Monastero. Finalmente, arrivo alla fine del mio terzo percorso secondario che conduce alla splendida vista sul Tesoro dall'alto: breathtaking e totally worth it. Sono ormai le due del pomeriggio circa e decido che per me può bastare. Scendo, torno sul percorso principale e faccio rotta verso l'uscita, ora in salita e ogni passo pesa. Arrivo in hotel alle tre del pomeriggio e questo è quello che segna il mio fitbit come resoconto della giornata: Inutile dire che mi sono accasciato sul letto senza muovermi fino a cena. Il giorno successivo mi sveglio prestissimo, c'è il mio amico tassista ad aspettarmi per riportarmi in Israele. Raggiungo il valido di buon ora, pago la tassa d'uscita dalla Giordania ed entro in Israele. Il solito cinema con i controlli peraltro rischio grosso quando interpreto male una domanda della guardia. Mi chiede come mai in Israele e rispondo per vacanza, me lo chiede di nuovo in forma diversa e rispondo uguale ma mi guarda storto, boh forse intendeva qualcos'altro. Il taxi (questa volta gentilmente chiamato dalle guardie israeliane) mi porta senza problemi alla stazione degli autobus ad Eilat. Qui il dramma. Il bigliettaio non mi vuole vendere il biglietto perché il bus per Tel Aviv è già tutto prenotato! E quindi? Mi dice di chiedere all'autista quando arriva. Arriva l'autobus e l'autista non mi fa salire, prima chi ha prenotato. Non sono l'unico in quella situazione, c'è anche un tizio che sembra l'equivalente israeliano di Ajeje Brazorf (mamma marocchina e padre serbocroato). Penso che perderò l'autobus e che con quello successivo rischio di arrivare proprio al pelo in aeroporto. Alla fine mi fa salire ma col solito disclaimer, paghi ma non ti siedi. E va bene dico. Il viaggio è lungo ma anche in questo caso a metà strada circa si svuota a sufficienza e l'autista mi invita a sedermi. Arrivo a Tel Aviv, prendo un taxi per l'aeroporto. Scendo dalla macchina e una tipa mi chiede il passaporto (primo controllo, sono fuori dall'aeroporto). Arrivo alla porta e c'è il secondo controllo. Entro nell'aeroporto e vado al gate. C'è il terzo controllo con intervista dettagliata. BIG LOL quando ovviamente la tipa della sicurezza nota il timbro del Marocco dell'estate prima: avoja a spiegarle che stavo in un Riad Airbnb e che quindi c'era gente che andava e veniva ma non sapevo chi fosse. Passo e vado al quarto controllo di sicurezza. Yuppi salgo sull'aereo. Riassumendo: - Ho mangiato bene? Mediamente, non ho mangiato mai male ma mi aspettavo qualcosa di più; - È sicuro? Sì; - È rischioso? Dipende; - È bello? Fuck Yeah; - Costa? Abbastanza; - Fa caldo? Frickin' hot; - Gnocca? Yup; - Lo consiglio? Assolutamente sì; Scusate il post kilometrico, ma spero di avervi trasmesso le stesse emozioni che mi ha dato questo viaggio.
Meraviglioso avrei mille domande. molti posti li ho visti anche io nel 2000 ma eravamo una comitiva enorme e non c'è la si gode ... poi era molto militarizzata in quel periodo per l'arrivo del papa ... È stato molto bello leggerti ... Ma mi dispiace dovrai ritornare non hai fatto una foto a tema NWI perciò per i posteri tu questo viaggio non l'hai realmente fatto sono solo foto prese da internet
Ok, quelle erano le più significative. Ne posto ancora qualcuna. Bauhaus, la città bianca di Tel Aviv: Il lungo mare a Tel Aviv la sera, peccato per i palazzoni fronte mare: All'interno del complesso dello Yad Vashem, una lapide commemorativa di alcuni ebrei italiani uccisi ad Auschwitz e alle Fosse Ardeatine: Sempre nel complesso dello Yad Vashem, i nomi dei Giusti tra le Nazioni italiani: I nomi giocano un ruolo molto particolare, fondamentale nello Yad Vashem. A partire dal significato stesso di Yad Vashem, quello di dare un nome e un luogo fisico per la memoria ai milioni di ebrei sterminati. I nomi dei bambini, la Sala dei Nomi, l'archivio dove poter cercare il nome di un proprio parente, i nomi dei Giusti sulle lapidi, i nomi dei Giusti su un cartello di legno affianco ad ogni albero piantato nei giardini dello Yad Vashem, i nomi delle comunità ebraiche europee distrutte dai nazisti, i nomi dei propri cari incisi nelle lapidi. Nomi scolpiti nella pietra in ogni dove. Parte del monumento dedicato alla rivolta del ghetto di Varsavia: Una lapide commemorativa per tutti coloro che hanno combattuto e si sono ribellati: Verso la porta di Jaffa, di notte. I binari sono quelli del tram che attraversa Gerusalemme Ovest: La preghiera al Muro Occidentale non si ferma mai, rigorosamente separata tra uomini e donne: Camminare per i vicoli della Città Vecchia, di giorno brulicanti di bancarelle di souvenir di dubbio gusto, di notte ha un suo fascino: All'interno della Chiesa del Santo Sepolcro: Affreschi nel patio di una qualche chiesa certamente orientale, probabilmente Armena: La porta di Sion nel quartiere ebraico di Gerusalemme, ricoperta da fori di proiettili: La simpatica chiesa del Padre Nostro in cima al Monte degli Ulivi, caratteristica perché le sue pareti sono ricoperte da decine se non centinaia di traduzioni della famosa preghiera cristiana (c'è anche in milanese LOL): Il Monte degli Ulivi visto dal basso, con lo sterminato cimitero ebraico: Una festa ebraica (bar mitzvah?) fuori le mura della Città Vecchia, mi è capitato di incontrare spesso queste celebrazioni in pubblico: Uno sguardo su Gerusalemme Est: Uscendo da Gerusalemme in bus verso il Mar Morto, il muro: Sempre in viaggio verso il Mar Morto, il bus fa una fermata intermedia in una comunità ben protetta e circondata da filo spinato: In riva al Mar Morto. Il corrimano serve ad entrare gradualmente in acqua, che comunque non raggiunge mai sopra i fianchi. Il fondale è duro, credo sia proprio sale (?) e infatti molti indossano le scarpette. Le sedie sono per i russi panzoni che si vogliono mettere a mollo dopo essersi cosparsi di fanghi: In cima a Masada: Sempre Masada, resti del palazzo settentrionale: La strada delle facciate a Petra: Di fronte al Monastero di Petra, un mulo legge un cartello esplicativo si riposa dopo aver portato in cima qualche turista: Tanto vi dovevo. Ci vediamo alla prossima tappa fra qualche settimana
Stupende le altre foto. Comunque deve essere stato un viaggio affascinante, come ti sei trovato con la gente del posto?
Mmm domanda difficile. Bene direi in generale. Forse il paragone che mi viene più facile è con il viaggio dell’estate precedente in Marocco e nello specifico a Marrakech dove i locali ti stanno molto addosso nel tentativo di venderti l’impossile fino a che diventano davvero fastidiosi, almeno fino a che non ti decidi a ignorarli completamente. Figa mollami direbbe il milanese imbruttito. Ecco durante questo viaggio invece ho avuto tutt’altra impressione. Sia chiaro, anche qui trovi quello che ti venderebbe pure la madre ma bastano un paio di no decisi per farli desistere. Interfacciarsi è stato facile. Mai una volta la controparte non è riuscita a spiegarsi in inglese. Gente tutto sommato tranquilla per quel che ho visto anche se tutti i controlli che si subiscono durante la permanenza e tutte le misure di sicurezza che si vedono in giro ti danno davvero il senso della misura per inquadrarli nella giusta luce: una vita che in tutti gli aspetti più quotidiani è pervasa da un perenne stato di allerta più o meno manifesto e da un senso di continuo bisogno di proteggersi contro qualsiasi minaccia, esterna o interna che sia. Aggiungo ma penso di averlo già scritto che durante il viaggio non ho visto alcuna scena di tensione tra i vari gruppi, nonostante poche settimane prima del mio arrivo ci fossero stati durissimi scontri con anche morti da entrambe le parti. Per quello che ho visto la convivenza è (o era in quello specifico momento e in quel specifico luogo) abbastanza pacifica. Per correttezza aggiungo però anche che dei territori palestinesi ho visto ben poco. Il muro si, quello l’ho visto. Milan ovvio, che domande