Caporetto, cento anni dopo.

Discussione in 'Età Contemporanea' iniziata da Daniel Morrison, 24 Ottobre 2017.

  1. Daniel Morrison

    Daniel Morrison

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    Le due di notte del 24 ottobre 1917. Una cannonata squarcia il buio e il silenzio dell'alta valle dell'Isonzo. E' l'inizio della battaglia di Caporetto, passata alla storia come la più grande disfatta dell'esercito italiano.
    Sono passati esattamente cento anni, dall'inizio della battaglia di Caporetto ed ancora oggi ci si chiede, chi fu il responsabile della tremenda sconfitta?

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  2. bacca

    bacca

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    la maggiore esperienza tedesca, soprattutto dei reparti d'assalto.
    Addirittura mi raccontava uno storico di come la seconda linea se li sia trovati addosso che nemmeno sapeva ancora del crollo della prima, magari giocavano a carte o mangiavano ecc...
     
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  3. blubasso

    blubasso

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    Anche il modo obsoleto di condurre la guerra da parte del nostro Stato Maggiore italiano, a quanto ho letto qui e là.
     
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    Ultima modifica: 24 Ottobre 2017
  4. qwetry

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  5. DistruttoreLegio

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  6. Amadeus

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    Che si sapesse dell'imminente offensiva austro-tedesca è vero, ma che questo assolva Cadorna è falso, anzi!
    La colpa dei comandi italiani sta proprio nel fatto di aver preso misure chiaramente insufficienti, pur sapendo bene che l'attacco ci sarebbe stato.

    Su YouTube dovrebbe circolare ancora un video di una conferenza di Barbero che spiega bene questo punto...
     
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  7. Mappo

    Mappo

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  8. blubasso

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    A me sembra un tentativo di salvare l’onore del nostro fu Stato Maggiore, più che una disamina super partes. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensano gli ex austro-ungarici nel merito. Proverò a trovare qualche saggio qui in Austria, scritto da austriaci, con il loro punto di vista.
     
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  9. DistruttoreLegio

    DistruttoreLegio

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    Cito dal sito
    Perciò non fu colpa di Cadorna ma di Robilant che non ubidi agli ordini?
    Ritardando di una settimana la ritirata "strategica" di Cadorna?
     
  10. Daniel Morrison

    Daniel Morrison

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    Mi sembra improbabile che un subalterno disobbedisca ad un ordine diretto e preciso di tale importanza onestamente.
     
  11. Prostetnico

    Prostetnico

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    Disobbedire a Cadorna poi...
     
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  12. Rio

    Rio

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    L'articolo mi pare un pelo sconclusionato. I punti che mi fanno pensare ciò:
    1. "l generale dello Stato Maggiore Italiano Luigi Cadorna (foto), era al corrente dell'ammassarsi di truppe e dei piani di battaglia nemici." e "Lo sfondamento fu semplice poiché gli italiani erano disposti su tre linee difensive, ove nella prima erano ammassato il grosso delle truppe, mentre le altre due erano scarsamente difese." depongono a sfavore di Cadorna. Se Cadorna realmente sapeva, era un pessimo comandante perchè non seppe organizzare un minimo di difesa elastica dopo 2 anni di guerra. Senza contare che l'utilizzo di reparti d'assalto era già noto ai generali alleati, che dubito fortemente avrebbero voluto veder capitolare l'Italia
    2. "La precisione con cui Cadorna aveva previsto la battaglia". Qui si ricade sempre nello stesso discorso: Cadorna sapeva, prevedeva, ma non seppe organizzare un minimo di difesa.
    3. "Ciò rivela che l'intenzione di diminuire la linea del fronte era già presente nelle strategie di Cadorna." NO. Cadorna aveva previsto come extrema ratio il riepiegamento sul piave.
    4. "numerosi Italiani furono fatti prigionieri dagli Austriaci" 265000 italiani (DUECENTOSESSANTACINQUEMILA). In guerra un prigioniero vale come un morto, non può combattere
    Un articolo dove si incensa Cadorna (macellaio e decimatore straconclamato) e si dà la colpa ai sottoposti.
     
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  13. Daniel Morrison

    Daniel Morrison

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    Che Cadorna, pensò di attuare una ritirata strategica è vero, il punto è che non venne mai attuata non per colpe altrui, ma esclusivamente per volontà dello stesso Cadorna.
    Non è assolutamente vero che volesse ritirarsi addirittura fino al Piave, la sua idea era di arretrare il settore Isonzo, dietro l'Isonzo per l'appunto. Sarebbe bastato ad evitare il crollo? Mah, difficile a dirsi.
     
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  14. blubasso

    blubasso

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    È interessante notare che in Rete, i siti tedeschi e austriaci, riportano quasi esclusivamente i fatti nudi e crudi e non si soffermano sulle colpe dell'Esercito Italiano. Dicono, al massimo, che a causa della pessima situazione della loro logistica (linee di rifornimento altamente insufficenti, con soldati denutriti e molti ammalati di malaria) non hanno potuto concludere l'inseguimento in modo soddisfacente e a causa del caos creatosi nel territorio appena conquistato con troppa velocità (specialmente problemi con i soldati catturati: dove metterli, come sfamarli, cosa fare dei profughi che erano tantissimi ecc), si sono ulteriormente rallentati, dando modi e tempi a noi di consolidare le difese sul Piave.

    Quasi nessun sito in lingua tedesca parla di Cadorna & Co. mentre gli americani (specialmente) sono più duri con lo Stato Maggiore Italiano dell'epoca.
     
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  15. blubasso

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    Se il KuK più i tedeschi avessero eseguito un piano come hanno fatto i tedeschi WW2 con il fronte russo, secondo me si sarebbero presi l'Italia del Nord in pochi giorni.
    Ma i tempi non erano ancora maturi per quel tipo di guerra. IMO.
     
  16. Daniel Morrison

    Daniel Morrison

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    Mi sembra un "Se" troppo fantastorico, è ovvio che se applichi alla WWI tattiche e strategie della WWII ottieni un vantaggio enorme.
     
  17. bacca

    bacca

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    XII^ BATTAGLIA DELL'ISONZO: "la sfolgorante spada della vendetta".

    "Arriva l’ottobre del ’17 e le truppe italiane sul fronte dell’Isonzo vengono sbaragliate. Per gli Austro-Tedeschi è la battaglia di Flitsch-Tolmein (Plezzo-Tolmino), per gli Italiani è la disfatta di Caporetto.

    A Caporetto (Kobarid in sloveno, Karfreit in tedesco) la popolazione slovena si precipita festante in strada a salutare i liberatori germanici.
    Tarcento era stata saccheggiata dai soldati italiani in ritirata ma le truppe austriache ristabiliscono l’ordine.
    A Udine quasi tutti gli abitanti sono fuggiti, influenzati dalla propaganda secondo cui i Tedeschi (che il giornale “Il popolo d’Italia” descriveva come dediti al cannibalismo) avrebbero assassinato tutti indistintamente.
    Dappertutto scene di saccheggio, vetrine sfondate, civili uccisi, soldati italiani ubriachi fradici: il nemico in fuga ha depredato la sua stessa città, dopo che i vincoli disciplinari si sono sciolti.
    Nella città abbandonata, molti soldati italiani vanno saccheggiando e appiccando incendi.
    In tutti i villaggi la popolazione friulana saluta cordialmente i soldati germanici, fiduciosa nel fatto che la loro impressionante vittoria avrebbe presto condotto alla pace.
    A Passons, San Marco e Mereto di Tomba i soldati vittoriosi vengono salutati e accolti assai cordialmente.
    Anche a Majano la 50^ Divisione incontra tracce di saccheggi e viene accolta festosamente dalla popolazione.
    A San Daniele, come in molte altre località, i civili scendono in strada con ceste di burro e marmellata, cioccolata, uva e altri viveri per i soldati austro-tedeschi.
    A Gemona i saccheggi da parte di soldati italiani sbandati raggiungono una tale gravità che il sindaco deve chiedere alla divisione Jäger protezione dai suoi stessi connazionali.
    Anche a Cimolais e Claut gli italiani hanno saccheggiato tutto.
    Di chi è la responsabilità di tutto ciò?
    Secondo il generale Cadorna è di alcuni “reparti della II Armata, vilmente arresisi o ignominiosamente passati al nemico”.
    La colpa, insomma, sarebbe dell’ultimo soldatino, non dei capi come il generale Pietro Badoglio, in realtà uno dei massimi responsabili della disastrosa disfatta che, dopo la guerra, grazie ai suoi appoggi politici, anziché andare dritto in galera sarà ricompensato con ogni genere di favori, onori, prebende, promozioni e decorazioni.
    Le truppe austriache, dunque, e con esse anche il soldato Guido Marizza, nell’autunno del 1917 varcano l’Isonzo, tornano a Gradisca ma non si fermano, passano anche la Torre, il Tagliamento, la Livenza e arrivano fino alla Piave.
    E lì si fermano, perché un nemico armato si può sconfiggere, la fame no.
    Quando mi raccontava la situazione di quei giorni, il nonno Guido diceva: “Se gavevimo ancora una pagnoca, rivàvimo fin Milan!”
    (dal libro "Antologia di Isunz River" di Gianni Marizza)

    Vero... è noto che Udine fu saccheggiata dai soldati italiani sbandati, e che i nostri ebbero un bel daffare per ristabilire l'ordine.
    Gli udinesi si offrivano come "portatori" ai nostri in cambio di cibo, essendo state evacuate o distrutte le riserve cittadine; il cibo confluiva anche dai depositi italiani conquistati, ma sembra che in città non ce ne fossero più.
    Furono diramati degli ordini per far cessare l'uso degli italiani come portatori, la situazione risultava poco decorosa essendo loro molto più numerosi dei primi occupanti.
    A Tramonti, il sindaco e la popolazione organizzarono banconi di ristoro per il battaglione di Rommel che stava entrando in paese; la sua iniziativa fu seguita da altri suoi colleghi nei paraggi.
    A Spilimbergo, gli anziani del paese, secondo almeno due fonti tedesche, discorrevano con loro in bavaro-carinziano, antico dialetto cittadino.
    Killian dice che lo stesso accadeva a San Daniele, ma è l'unica fonte.
    A Fagagna, gli abitanti rimasero stupiti dal veder sbucare le nostre truppe da un antico sentiero quasi dimenticato, ammirando la conoscenza dei posti che avevano gli occupanti.

    Ma come erano giunti ad una così rapida, clamorosa e travolgente vittoria?
    Torniamo al giorno in cui tutto avvenne, e la vittoria, la pace e la libertà sembrarono a portata di mano per tutti i popoli del Friuli e del Litorale...l'alba del 24 ottobre 1917.

    Alle ore 06.00 di stamane, è iniziato il tiro preparatorio dei nostri circa 1.500 pezzi d'artiglieria.
    Dopo 15 minuti di tiri di aggiustamento è iniziato il fuoco distruttore, durato due ore.
    Nella notte dalle ore 02.00 alle ore 04.00, il bombardamento era stato anticipato con tiri di precisione ed a gas, progettato senza tiri preparatori.
    Nella conca di Bovec, le azioni sono state effettuate con mezz'ora di ritardo.
    La 1^ Divisione KuK è partita all'assalto alle ore 07.00 per superare la maggiore distanza dalle linee nemiche, senza protezione delle artiglierie. Ha conquistato la "dorsale Cemponi" ed il monte Varda, sbaragliando il 125° reggimento della Brigata Spezia ed il battaglione Alpini Morbegno.
    La 200^ Divisione germanica ha travolto il nemico già alle 07.45, a bombardamento in corso, e sta scalando il monte Jeza.
    Alle ore 08.00, il tiro è stato spostato in avanti per permettere l'uscita dei nostri reparti.

    Ore 09.00: i primi rapporti annunciano che la prima linea italiana è stata superata ovunque e che gli Schützen stanno entrando a Bovec.
    Sulla Batognica le nostre truppe stanno avanzando verso il Krn, dopo un fuoco di mortai e l'esplosione di una mina sotto le postazioni del nemico.
    L'azione sul Mrzli ha riscosso completo successo e la 50^ Divisione KuK sta avanzando verso nord e verso valle, sospingendo le Brigate Etna e Caltanissetta in rotta.
    L'Alpenkorps ed il reggimento della Guardia Branderburghese stanno risalendo i crinali ad Ovest ed a Nord Ovest di Tolmin, incontrando isolate sacche di resistenza che vengono eliminate tramite aggiramento e/o con il fuoco di artiglieria chiamato via telefono e con razzi.

    Alle ore 13.00, la 12° Divisione Brandemburghese è giunta in vista di Kobarid, dopo avere risalito la Soča su entrambe le rive, protetta dalla 50^ Divisione KuK che copre l'avanzata a mezza costa sul lato orientale, sotto i massicci del Mrzli e del Krn. Sono in corso violenti combattimenti ma si prevede la liberazione di Kobarid entro un'ora al massimo.
    I reparti della Guardia germanica hanno catturato numerose postazioni di artiglieria nemica, si sono fermati in attesa sotto il monte Hlevnik, ora sotto tiro della nostra artiglieria pesante.
    Alle ore 13.00 è stato riconquistato anche il monte Ješenjak, sta per essere completata la conquista dello Ježa, si risale sulla catena del Kolovrat.
    Bizjaki, Ostri Kras e Žible, sono stati riconquistati tra le ore 10.00 e le ore 13.00.

    Le perdite sono state minime, i tempi dell'avanzata sono più rapidi del previsto e solo l'ala destra del Gruppo Kraus è rallentata tra il Rombon e Sella Nevea, a causa di una bufera in corso.
    Il comando si complimenta con tutti i nostri eroici soldati, che stanno ricacciando ovunque gli invasori.

    L'attacco era stato accuratamente pianificato già da oltre un mese, c'erano le cartine stereoscopiche ottenute dai ricognitori tedeschi con le nuove tecniche di aerofotogrammetria, in una sala del comando di Kranj era stato realizzato un plastico della zona di attacco, e nella sala foto c'era il visore stereoscopico per osservare i dettagli prima di scrivere le note sulle carte.
    Inoltre, tutti i combattenti dal grado di caporale in su, avevano una cartina a colori in carta impermeabile appesa al collo, mentre nell'esercito degli italiani, solo i collonnelli avevano accesso alle carte in grande scala e solo i capitani avevano accesso alle cartine dettagliate, solo del loro settore di combattimento.
    Bene che gli andasse di avanzare qualche chilometro, non avevano la più pallida idea di dove andare.

    Per non insospettire il nemico traditore con troppi tiri di prova, si tirava a shrapnel mentre gli osservatori triangolavano la traiettoria con i cannocchiali di precisione da diverse posizioni e stimavano il punto di caduta.
    Altri osservatori con i corni di ascolto, cronometravano il tempo tra il tiro e l'esplosione della granata.
    Con una serie di complessi calcoli che avevano bisogno anche di calcolatrici meccaniche, si stimava la traiettoria esatta.
    Poi si puntava l'arma e si davano gradi ed inclinazione anche alle armi vicine (puntamento in parallelo).
    L'unico tiro di prova che si faceva era quello della distanza contro bersagli già noti (falsi scopi), ma in tutt'altra direzione in modo che il nemico non potesse prevedere dove lo avremmo bombardato.
    Naturalmente le piazzole dei cannoni dovevano essere perfettamente a bolla e si doveva misurare almeno un punto cardinale con estrema precisione, come anche tenere conto della differenza di altezza tra una piazzola e l'altra.
    Ma questo per i nostri artiglieri era l'ABC, in fatto di precisione l'artiglieria austriaca era maestra assoluta.
    Con i mortai Skoda si era in grado di centrare bersagli al primo colpo ad 11 km, mentre il cannone di marina Georg aveva centrato il campanile di Asiago distante quasi 30 km, dopo il terzo colpo(*), i suoi tiri erano guidati da un ricognitore con radio ad alfabeto morse.
    Per il puntamento delle artiglierie c'erano anche le correzioni in base al vento, temperatura dell'aria alle varie altezze ed umidità, e le patrone dovevano essere ovviamente state fuse con estrema precisione, con differenze di peso a livello di grammi.
    Come avessero preparato le tabelle di correzione per le condizioni atmosferiche, ancora non lo sappiamo; è un dettaglio che non è stato ancora trovato o si è perso nel tempo.

    Nel tiro di montagna l'artiglieria austriaca era maestra; aveva insegnato la maggior parte delle sue nozioni ed esperienza agli alleati germanici all'inizio della guerra.
    Loro in cambio, ci avevano insegnato la tecnica delle bombarde, dove erano più esperti, ed avevano fornito i tubi a gas con accensione elettrica, che servirono per eliminare la Brigata Friuli attestata in un terreno ondulato, sotto l'Isonzo a sud di Bovec, difficile da battere per le artiglierie e che avrebbe sottoposto i nostri, in marcia verso ovest, al tiro delle loro mitragliatrici.
    Il tiro in discesa era particolarmente complesso e riguardava tutte le postazioni ad est di Tolmin.
    La dispersione del tiro era grande e per facilitare i calcoli, gli alleati germanici mettevano le loro bombarde alla stessa altezza del bersaglio ma sul crinale opposto della montagna, in modo da simulare un tiro in pianura.
    Ci fornirono le loro tabelline grafiche di tiro, in modo che il puntamento e la messa in parallelo delle bombarde fosse veloce.
    Le bombarde servivano per eliminare i reticolati e le trincee nemiche molto vicine, i mortai, obici e cannoni servivano per il tiro contro bersagli via via più distanti e cioè per le loro postazioni di artiglieria (quelle in caverna furono neutralizzate con il tiro a gas).
    Poi seguivano sedi dei comandi, depositi e strade.

    Il tiro contro il generale Badoglio fu particolarmente preciso: il forte dove si trovava inziò ad essere centrato.
    Allora egli cambiò posizione spostandosi in un'altra piazzola ma anche quella veniva immediatamente centrata.
    Il gioco fu ripetuto 5 volte.
    Il povero Badoglio non sapeva, che ogni volta che arrivava nella nuova postazione che voleva eleggere a sede di comando, lo comunicava per radio.
    Ed i nostri intercettavano, telefonando le coordinate esatte alle batterie.

    Il settore immediatamente a sud di Most na Soci, dove doveva attaccare la nostra 7^ brigata di montagna, sul fianco sinistro del settore di attacco della 200^ divisione tedesca, era molto insidiosa e nel settore ancora più a sinistra (di fronte ai Lom di Tolmin (dove doveva attaccare la 52^ divisione della 2^ armata KuK di Boroevič) si doveva avanzare senza la preparazione delle artiglierie per eccessiva distanza.
    Ma presso Jesenice era stato trovato un ambiente quasi identico, che era stato sistemato per assomigliare ancora di più al settore di attacco, e lì si allenarono per diversi giorni i nostri ed i reparti tedeschi interessati (3° reggimento Jäger).
    Alla fine avrebbero potuto avanzare ad occhi chiusi, e gli servì molto perché, come sappiamo, l'assalto a Tolmin si svolse nella nebbia.

    Rommel ed il suo battaglione del Württemberg avevano fatto un corso di sci e di guerriglia sulla neve dell'Arlsberg (al confine tra il Salzkammergut e la Baviera), tenuto dalle nostre guide alpine, prima di andare in Romania, dove avrebbero sperimentato le loro tecniche di combattimento in montagna.

    Se qualcuno di voi c'è stato ed ha in mente quel bel gran rifugio in stile antico al centro del paese, sappia che lì passarono il natale del 1915 Rommel, Sprösser ed il loro mitico battaglione.

    (*) il tiro magico fu quello del capitano Santamarina che con il suo Skoda 30,5 sparò dalla piazza di Luicinico e centrò la mensa ufficiali della stazione di Cormons, eliminando tutti gli ufficiali di due reggimenti e ritardando la loro avanza di un paio di giorni, che furono preziosissimi per i nostri zappatori intenti a realizzare le prime fortificazioni di Gorizia, al comando del mitico comandante Ziedler.
    Un'altro colpo magico fu quello che centrò il forte Verena e lo distrusse (Tirolo), ma quello di Lucinico sembra sia stato il primo ed unico colpo, quello del forte Verena arrivò nel corso di un bombardamento durato almeno mezz'ora.
     
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  18. bacca

    bacca

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    era intenzione, e forse sicurezza austriaca arrivare a milano con facilità una volta sbaragliata la prima linea
     
  19. Daniel Morrison

    Daniel Morrison

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    Strano, un post anti-italiano di @bacca :eek:

    Parliamo seriamente di storia militare qui dentro, per favore.
     
  20. bacca

    bacca

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    Scusa non ho fatto a tempo a virgolettare , è di un friulano, mi sembrava interessante.
     

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