Ma di questo non parla nessuno? http://www.rainews.it/dl/rainews/ar...ata-e427f76b-8a59-4a00-b8bf-b92fc7819e72.html in particolare di questo La polizia sarebbe stata fatta oggetto di colpi di mortaio da parte di gruppi organizzati, composti da 30-40 persone ciascuno. se é vero, ha ragione Macron a parlare di guerra civile in europa, ma la causa certamente non é il c.d. populismo. ps. consiglio la lettura di Guerriglia
e bisogna dare atto ai militari di essere davvero bravi e a sangue freddo, io non se con un arma in mano, circondato da nigeriani con uno che mi morde non sparerei, pare walking dead
Ricollegandomi al tema centrale di questa discussione, ho letto diversi articoli sulle differenze tra l'emigrazione di fine '800 - inizio '900 e quella odierna, e gli autori sono abbastanza concordi su diversi punti. LEGALITA' Le persone che emigravano nelle Americhe a cavallo tra il XIX e il XX secolo lo facevano legalmente ed arrivavano nel Paese ospitante con regolari documenti rilasciati dalle autorità. Oggi, gran parte degli immigrati giungono in Europa clandestinamente e sono sprovvisti di documenti. Certo, va anche detto che la geografia aiuta non poco nel controllo dei flussi migratori: un conto è attraversare l'Atlantico e giocoforza devi farlo a bordo di navi adeguate, non puoi improvvisare un barcone o un gommone per partire dall'Africa a New York; un conto, invece, è fare la tratta dal Nord Africa all'Italia, molto più breve ed anche più sicura per la navigazione rispetto all'oceano (soprattutto nei mesi estivi). SMISTAMENTO Questo si collega al discorso precedente. Un tempo gli immigrati arrivavano a bordo dei transatlantici ed era possibile controllarne il numero, la provenienza e le generalità, oltre che i punti di sbarco. La persone venivano fatte poi alloggiare provvisoriamente in dei centri di smistamento e si provvedeva a valutare la possibilità se farle entrare o meno, tenendo in considerazione capacità lavorative, stato di salute, ecc. Coloro che non rispondevano ai requisiti per entrare nel Paese venivano rispediti indietro (non esistevano i centri d'accoglienza). Oggi la situazione è più caotica: i barconi arrivano sulle spiagge italiane in qualsiasi giorno e a qualsiasi ora, anche di notte, spesso in aree poco affollate (e durante l'inverno le spiagge sono quasi tutte deserte), oppure vengono lasciati alla deriva e c'è la necessità di doverli andare a recuperare. Nei centri di accoglienza gli immigrati restano per un tempo indefinito: dal momento che sono clandestini andrebbero rimpatriati, operazione spesso difficile perché non è possibile risalire alle loro generalità, in assenza di documenti. La permanenza nei centri d'accoglienza, oltre ad essere una spesa costante nel bilancio dello Stato (vitto, alloggio ed un minimo di servizi igienici e sanitari), creano negli immigrati condizioni particolari, che spesso sfociano in aperta ribellione. TERRITORIO E RISORSE Anche se per un Africano l'Europa rappresenta una meta ambita per tenore di vita e benessere, la situazione è molto diversa rispetto alle Americhe di fine '800. Un tempo ci si spostava in nazioni poco affollate e in rapida crescita economica: c'erano terre, risorse e lavoro in abbondanza e, superato l'ostacolo della conoscenza della lingua (molti emigrati erano analfabeti o semi-analfabeti) c'erano effettivamente delle possibilità di sistemarsi. L'Italia, semplicemente, non ha le risorse e quell'estensione territoriale per accogliere grandi masse di immigrati (260 abitanti per km2, rispetto ai 22 per km2 degli Stati Uniti); l'economia, oltretutto, non è nemmeno in crescita, e così non c'è una grande disponibilità di lavoro nemmeno per la bassa manovalanza (a meno che non si finisca nel sottobosco del lavoro nero). AFFINITA' CULTURALI Un aspetto su cui tutti sembrano concordi è la differenza tra l'integrazione del secolo scorso e quella odierna. Nonostante, almeno nei primi anni, gli immigrati nelle Americhe fossero emarginati (con quartieri destinati interamente a loro, come Little Italy e Chinatown), gli autori sostengono che, comunque, ci fosse una sorta di affinità culturale tra immigrati e autoctoni. Gli uni e gli altri appartenevano, pur con le dovute differenze, alla sfera culturale dell'Occidente e condividevano mentalità, usi e costumi. E le differenze con le altre minoranze erano diluite dalla grande estensione territoriale, c'era la tendenza a distribuirsi un po' ovunque e questo arginava fenomeni di ghettizzazione o agglomerati periferici di determinate culture. Oggi le minoranze tendono a concentrarsi in zone esclusive, spesso nelle periferie delle grandi città, e, oltre a mantenere forti i legami con i membri della comunità di appartenenza, non hanno comunicazione con la popolazione autoctona (e spesso nemmeno con gli altri gruppi di immigrati). Queste enclavi formano un microcosmo in cui si perpetuano le tradizioni del gruppo di appartenenza e le diversità di cultura e mentalità contribuiscono a creare due mondi separati all'interno dello stesso centro abitato. Nei periodi di difficoltà economiche e di instabilità politica, queste differenze si tramutano in diffidenze, sospetto, fino a sfociare in episodi di scontri e violenze, le cui scintille sono episodi piuttosto marginali (controlli delle forze dell'ordine, pattugliamenti, ecc.) avvenuti al momento dell'incontro tra i due mondi. In conclusione, l'immigrazione non è necessariamente un male (semmai lo è l'emigrazione dei giovani laureati italiani all'estero): ciò che non va bene sono le modalità in cui avviene, la situazione storica, che è molto diversa rispetto a quella del secolo scorso, e la mancanza di confronto (circostanziale o voluta) fra le parti in causa. Fonti: https://magdabarbieri.wordpress.com...one-di-ieri-e-di-oggi-dove-sta-la-differenza/ http://itsos.albesteiner.net/blogs/migrazioni/category/l-arrivo/ http://www.storiainrete.com/1729/in-primo-piano/immigrazione-ieri-come-oggi-e-tutto-uguale/
Sulla questione affinità culturali, parlo della parte storica, non sono molto convinto. Ciò che affermano mi pare valga per chi proveniva dall'Europa, ma non per chi proveniva dall'Asia. I cinesi erano un gruppo chiuso ed autoreferenziale anche in quel periodo, anzi forse a quel tempo molto più di quanto lo siano adesso.
Ho cercato qualcuno che mi desse una mano a tagliare erba, in paese si va per gli 8-10 euro l'ora, ma in zona ci sono rumeni che lavorano per 4 euro, neri che lo fanno per 3. Tutto a nero, ovvio. Però è preferibile il paesano, per un motivo molto semplice: lavora meglio e ha la sua attrezzatura. E se gli dico cosa fare lo fa, non devi ripertergli nulla e non ci sono fraintendimenti. Però, siccome non ho 8-10 l'ora mi tocca fare tutto da me Non vedo l'ora che arrivi il reddito di cittadinanza, così avrei 8-10 e mi potrei permettere di affittare qualcuno per 10 ore. Poi sento @bacca che mi vocifera nella mente: "guarda che il reddito di cittadinanza genererà un apocalittica inflazione! Non troverai più nessuno che taglia erba per 10 euro l'ora, manco i neri!" Che tempi bui ci si prospettano... la fine della schiavitù...
Direttamente da Breitbart http://www.lastampa.it/2018/04/21/i...e-fratello-eTu3nNsAgwwgmflMpVFSSI/pagina.html
Se da solo è riuscito ad accerchiare una pattuglia di soldati significa che è tipo il nuovo Rommel e direi che hanno fatto bene a dargli il permesso di soggiorno
Questa volta il funny me lo metterei da solo senza aspettare l'intervento di Maie http://www.lastampa.it/2018/04/23/c...ta-palazzo-vCF3bLLD70VOaGpZ6BWbcM/pagina.html
Ho mangiato il topo ed è, mi sbilancio, molto buono. Certamente non in quello stato di conservazione ma comunque concettualmente no problema. Chissà, magari risolveremmo anche il problema dei ratti a Roma ...