per smontare tutte le assurdità del tuo post mi ci vorrebbero due giorni, che quando ero giovane avevo adesso non più: cambia letture che è meglio.... questa pero' si fa presto e quindi mi ci dedico: negli usa fino alla seconda guerra mondiale i non-bianchi non erano considerati americani a pieno titolo. 150 anni li consideriamo "primi anni"? la questione nera è risaputa, anche se sono stati i primi ad ottenere la possibilità della naturalizzazione (1870) in deroga alla Naturalization Law del 26 marzo 1790 che espressamente proibiva per bianchi non liberi e non bianchi di qualunque origine o condizione l' acquisizione della cittadinanza e la possibilità della naturalizzazione. erano esclusi i cinesi che pero' sono stati inclusi nel 1882 con una apposita legge (chinese exclusion act) abrogata nel 1943. a partire dal 1940 gradualmente, le possibilità della naturalizzazione o per i figli nati in USA o per gli immigrati stessi dopo un lungo periodo di residenza sono state estese alle varie etnie e nazionalità non bianche. quindi non ha senso parlare di cultura: la cultura di un contadino russo nel 1790 non aveva niente a che spartire con la cultura inglese o spagnola, e solo limitatamente lo faceva la religione: la discriminante era la razza. e nemmeno la spiegazione dell' estensione territoriale ha contatto con la realtà: l' espansione verso l' interno è iniziata in maniera sostenuta al di fuori delle colonie originali solo quando queste hanno raggiunto il punto di saturazione: il terreno agricolo non bastava più, quindi si spingeva a occuparne altro nei territori indiani, ma la costa atlantica rimaneva densamente popolata. i fenomeni di ghettizazione, anche oggi, sono una scelta politica non degli immigrati. che comunque si integrano benissimo: le pettorute almeno gialle o nere integrarsi si integrano spesso e volentieri. poi certo uscire con una mongola (di origine e nazionalità) e vederla mangiare la carne con le mani o con una cinese che si soffia il naso nelle maniche della camicia un certo stupore tra gli altri avventori del ristorante emiliano lo crea
Quando una amministrazione regionale potrà impedire la libera circolazione all'interno del suo territorio ti darò anche ragione, ma fino ad allora credo che la regione possa fare gran poco
Tasso devi leggere meglio quello che critichi, lui è chiaro nel discorso: ... ci fosse una sorta di affinità culturale tra immigrati e autoctoni. Gli uni e gli altri appartenevano, pur con le dovute differenze, alla sfera culturale dell'Occidente e condividevano mentalità, usi e costumi. tu invece parli di neri e cinesi e poi quindi non ha senso parlare di cultura ...
veramente sei tu che dovresti leggere meglio le mie repliche: "la cultura di un contadino russo nel 1790 non aveva niente a che spartire con la cultura inglese o spagnola, e solo limitatamente lo faceva la religione" i russi erano bianchi, non avevano la stessa cultura dell' occidente, e nemmeno la stessa religione , e nemmeno la stessa mentalità e nemmeno lo stesso alfabeto eppure non erano in nessun modo limitati a differenza dei non-bianchi
Se ho capito quello che Carlos intende è che una immigrazione della stessa cultura è migliore di una di cultura aliena o diversa. L'america ha beneficiato principalmente di migranti della stessa cultura , o cultura simile, al contrario i non simili venivano emarginati o additati di essere mafiosi, sporchi ladri ecc... L'immigrazione in Europea attuale è paragonabile a quella dei migranti di non cultura simile americana (cinesi , neri , ecc..) Perdonami ma ritengo molto più simile un russo a un americano che un cinese all'epoca la Russia era "civilizzata" l'africa e la cina "'nsomma", ma capisco la tua obbiezione, e hai ragione c'è un fondo di verità. Anche se a mio avviso non è tanto rintracciabile nella differenza o meno di cultura quanto nel creare o no problemi, il razzismo si scatena la dove trova terreno fertile , dove trova immigrati che creano problemi e la maggior parte dei problemi si creano tra scontri o differenze culturali. I russi arrivarono cmq molto tardi , solo alla fine del 19 secolo.
Bacca ha capito quello che volevo dire, anche se la questione non riguarda un'immigrazione "migliore" rispetto ad una "peggiore", perché per me puoi venire da qualsiasi Paese tu voglia, l'importante è che riesci ad integrarti bene nel tessuto sociale, rispetti le leggi e la popolazione che già ci vive. Preferisco guardare alla singola persona, piuttosto che all'intera categoria, insomma. La questione è che, senza fare generalizzazioni, la convivenza è più semplice e dà meno adito a paure e sospetti se gli immigrati appartengono alla stessa sfera culturale del Paese ospitante. Se, per ipotesi, gli immigrati in Italia fossero Spagnoli, Francesi o Tedeschi, la comune appartenenza alla sfera culturale europea renderebbe la comprensione reciproca più immediata. Ciò non toglie che con le comunità di immigrati tradizionalmente pacifiche e ben accettate nel nostro Paese (come i Filippini e gli Indiani) non ci possano essere uguali condizioni di buona convivenza e rispetto. Che poi, tornando agli Stati Uniti, è proprio quello che è successo in America. Gli immigrati provenivano dall'Europa e ad accoglierli trovavano discendenti di coloni europei. Non parlavano la stessa lingua, non professavano la stessa religione (all'epoca una discriminante ben più incisiva di adesso), ma l'appartenenza ad un comune terreno culturale creava le condizioni per una solida convivenza. Gli Africani, come fa giustamente notare @bacca, non fanno testo, almeno nella prima parte della storia americana, poiché erano sottoposti a condizioni di schiavitù, che sarebbero terminate solo con la Guerra Civile Americana; non erano immigrati (o almeno non lo erano volontariamente), erano forza lavoro trasferita oltreoceano. E dovranno passare ancora molti anni prima che agli Afroamericani vengano riconosciuti pieni diritti civili. Che questo trattamento riservato agli Afroamericani sia sbagliato non ci piove, ma anche una volta abolito lo schiavismo, è fuor di dubbio che la percezione che si poteva avere del vicino di casa Irlandese o Russo era ben diversa rispetto a quella di un Africano. E poi aggiungiamo anche il fatto che, mentre nelle Americhe l'immigrazione serviva come il pane per mettere a coltura le terre, aprire attività commerciali e popolare le città (altissima offerta di lavoro), l'immigrazione odierna ha come destinazioni delle economie già sviluppate, che non hanno tutta richiesta di manodopera (altro fattore che muta la percezione del fenomeno migratorio). Le altre etnie presenti sul suolo americano (come gli Asiatici) erano sottoposti, come tu stesso hai fatto notare, a processi discriminatori che sarebbero terminati solo nel secondo dopoguerra (questo vale anche per gli Afroamericani, ormai terminata la fase della schiavitù e divenuti liberi cittadini). Diciamo che, in conclusione, sia la cultura che la razza hanno giocato un ruolo importante nei fenomeni migratori diretti verso gli Stati Uniti; il punto è che la sfera culturale occidentale andava a coincidere, all'epoca, con l'Europa e l'America centro-meridionale. C'era una sovrapposizione tra etnia, cultura e provenienza geografica. Oggi la concezione di cultura occidentale è molto cambiata e include l'Europa, le Americhe, gli ex-dominions britannici (Australia, Nuova Zelanda, Sud Africa, tutte nazioni certamente occidentali), l'Europa orientale, la Turchia (il più occidentalizzato tra i Paesi islamici e l'unico ad usare l'alfabeto latino, malgrado le ultime vicende politiche) e in parte anche il Giappone e la Corea del Sud (che, pur mantenendo vive le proprie tradizioni e le proprie peculiarità culturali, conducono uno stile di vita sicuramente occidentale nei modi). La Cina avanza a grandi passi verso questo modello da cui trae ispirazione.
Beh se si parla di rifugiati è un conto; peccato che tutti quelli che sono nei vari centri accoglienza siano "richiedenti asilo" (quindi esclusi da questa statistica) che, nella maggior parte dei casi, vedranno la loro richiesta di asilo respinta e diventeranno clandestini