Senza mucche col cavolo che sfamavi le colonie, e per allevare bestiame serve terra, taaaaaaanta terra, leggi Oklahoma di Berardi e Letteri
Il destino manifesto ha una sua logica dopotutto, un paese come gli Stati Uniti agli inizi dell'800, che ha davanti a se spazi infiniti, non può permettersi di creare una nazione con un territorio etnicamente geopardizzato. Secondo me il bisogno di terra non regge, stiamo parlando di un territorio immenso, teoricamente c'era spazio per tutti, coloni e nativi indiani, piuttosto il processo di nation building richiede una certa uniformità etnica e non chiazze sparse quà e là delle nazioni indiane; è chiaro che l'espansione a ovest creava volente o nolente casus belli a ripetizione con gli indiani e quindi lo scontro era sempre dietro l'angolo.
Non può esistere uno stato con immigrazione zero. O meglio, può esistere, ma deve essere una territorio assolutamente privo di attrattiva per chi intende migliorare le proprie condizioni di vita (clima inospitale, scarsità di acqua e risorse, ecc.). Nessuno stato è una monade a sé stante, sono tutti interconnessi tra loro: l'unica variabile è il grado di permeabilità alle migrazioni e alle influenze esterne. Persino le nazioni che nella storia sono state spiccatamente isolazioniste, come l'Impero Cinese o il Giappone, hanno subito in qualche modo l'arrivo di stranieri. Alla Cina non è bastata la Grande Muraglia per contenere le invasioni dei Mongoli prima e dei Manchu poi, che hanno insediato nel Celeste Impero ben due dinastie non autoctone, gli Yuan e i Qing. Il Giappone è stato costretto ad aprirsi al mondo dopo l'arrivo delle "navi nere" del Commodoro Perry, e pure prima ospitava in un'isola ai margini del regno dei commercianti olandesi. Detto questo, l'Australia è una nazione fortemente individualista e nazionalista (come nazionalismo non hanno nulla da invidiare ai Francesi), abituata ad un mentalità "di frontiera" forse ancor di più dura dei coloni del Far West che citavate prima. La grossa differenza tra gli Stati Uniti e l'Australia è che, mentre i primi hanno in qualche modo colonizzato ed urbanizzato le aree desertiche del West (arrivando infine in California), la seconda possiede ancora oggi vasti territori desolati e inospitali. La popolazione australiana è concentrata in gran parte sulle coste, altamente urbanizzate e densamente abitate, con alcuni tra gli standard di vita più alti del mondo (mi pare che Sidney, Melbourne, Adelaide e Canberra siano tra le città più vivibili al mondo). Un territorio così conformato non può ospitare grandi masse di immigrati, anche se questo certo non fornisce una giustificazione alla rigidità del sistema australiano. Alla fine della fiera, l'Australia è uno stato sovrano e può applicare le politiche che meglio crede. Si può essere d'accordo o meno, ma se in Italia sosteniamo l'idea del "padroni a casa nostra", giocoforza dobbiamo accettarlo se ad applicarlo sono anche altre nazioni. Personalmente non sono d'accordo con le politiche australiane, soprattutto per ragioni storiche e geopolitiche. Che poi i flussi migratori nell'area asiatica e pacifica sono molto diversi da quelli che vediamo nel Mediterraneo. Mentre qui arrivano persone in massa dall'Africa e dal Vicino Oriente, lì la tendenza è lo spostamento di piccoli gruppi nei paesi limitrofi, e spesso questo movimento di gente è reciproco. Australia, Nuova Zelanda e Giappone sono chiaramente le mete più ambite, ma la bassa manovalanza (di origine indiana, cambogiana, thailandese, ecc.) trova facilmente collocazione anche in Indonesia, nelle Filippine, persino nelle isole del Pacifico. Non è raro, negli atolli del Pacifico, imbattersi in piccole e operose comunità indiane, che sull'isola in cui risiedono hanno conservato la loro cultura ed hanno pure edificato una stupa. I flussi migratori interessano anche la Cina, che lì viene considerata anche meta di immigrazione, e non solo un Paese da cui le persone emigrano; dal canto loro, i Cinesi tendono a stabilirsi e ad aprire attività commerciali a Singapore, Kuala Lumpur, le "Tigri Asiatiche", insomma, ma sono diffusi un po' in tutto l'arcipelago indonesiano.
Ah certo che facciano pure. Mica contesto il loro poterlo fare. Banalmente, lo trovo sciocco. Così come il loro nazionalismo. Lo sciovinismo francese alle volte raggiunge dei picchi insostenibili persino per loro, ma, perdio, ne hanno anche di cose delle quali andare fieri. Cristo gli australiani no davvero Poi liberissimi di fare quello che vogliono ci mancherebbe.
Davvero?!?! Comunque io ho mandato una domanda di lavoro in nord Corea di recente. Dovrei pure avere lo screen da qualche parte
Dati del censimento del 2011 (fonte wikipedia) come si vede l'Australia è un paese multietnico, semplicemente pretende, a mio avviso a ragione, di stabilire chi possa o non possa entrare e diventare suo cittadino senza farsi seghe mentali, falsi buonismi o crisi di coscienza sull'accoglienza senza se e senza ma. Aggiungo, con dispiacere, che dai primi anni del 2000 l'Australia è tornata ad essere luogo d'arrivo di molti italiani conseguenza diretta della nostra crisi economica. britannici: 7,2 milioni irlandesi: 7 milioni italiani: 1 300 000 tedeschi: 898 000 cinesi: 866 000 aborigeni australiani: 669 000 neozelandesi: 566 000 indiani: 500 000 greci: 378 000 olandesi: 335 000 libanesi: 279 000 polacchi: 216 000 vietnamiti: 210 000 filippini: 171 000 maltesi: 163 000 + coreani 156 000 sudafricani: 145 000 francesi: 135 000 māori: 126 000 croati: 118 000 singalesi: 103 000 spagnoli: 93 000 indonesiani: 86 000 macedoni: 83 000 venezuelani: 75 000 giapponesi: 71 000 turchi: 70 000 serbi: 70 000 russi: 67 000 ungheresi: 67 000
L'Irlanda per diversi secoli è stata uno dei principali paesi d'emigrazione europei, i fattori sono stati diversi: l'occupazione inglese con la relativa persecuzione religiosa, le periodiche carestie, fra cui quella disastrosa del 1845, dovuta fra l'altro ad una malattia che colpì le patate, principale alimento irlandese, la mancanza di lavoro, le periodiche punte di sovranatalità, ecc. Anche negli USA una gran fetta della popolazione è d'origine irlandese, solo negli ultimi decenni questa corrente d'emigrazione sembra se non essersi arrestata, almeno fortemente diminuita
Pagina 7, sembra basti rimanere a letto per 4 mesi per avere il biglietto per l'Australia. https://www.asrc.org.au/wp-content/uploads/2018/09/Nauru_Manmade_Crisis.pdf