AAR La Fortezza sul Volga

Discussione in 'The Operational Art of War' iniziata da Luigi Varriale, 20 Agosto 2024.

  1. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    La Fortezza sul Volga.

    Con l’approssimarsi del mese di settembre è tempo di appuntamento con il magnifico forum Netwargaming Italia. Quest’anno propongo un thread dedicato alla serie “Grandi Battaglie Storiche” ed in particolare di una di quelle battaglie che da molto tempo avevo in animo di ricostruire ma per una ragione o per l’altra ho sempre rimandato.

    Di conseguenza cari signori, ecco a voi il diario del Generale Alexander Mendelev, comandante della 62a armata russa sulle sponde del Volga a difesa indovinate di cosa? La risposta è una sola! Della eroica Stalingrado. Eroica almeno storicamente. Dal punto di vista di questa realtà alternativa invece se sarà altrettanto eroica e se che verrà ricordata negli annali degli Eroi dell’Unione Sovietica insieme ad i suoi difensori, lo vedremo. Mettetevi dunque comodi e buon divertimento.


    7-settembre 1942. Assegnazione fatale

    Le operazioni della grande campagna che si sta combattendo contro gli invasori nazisti, si vanno dipanando portando notizie buone e notizie cattive. Quelle buone sono che i fascisti, impossibilitati ad intraprendere offensive generali su tutto il fronte come hanno fatto l’anno scorso, si sono dovuti accontentare si una singola operazione sul fronte sud che prevede la penetrazione delle armate hitleriane nella nostra regione del Caucaso. La notizie cattive invece sono che questa singola offensiva, dove gli Hitleriani hanno concentrato le loro forze più potenti, si sta sviluppando in maniera molto violenta e sta avendo per il momento un considerevole successo. I fascisti per assicurarsi di tenere la porta aperta alla truppe penetranti nella regione del Caucaso, hanno scatenato un intero gruppo d’armate nell’ansa tra il Don ed il Volga, e sono in avanzata decisiva alla volta di Stalingrado dopo aver inflitto alla nostra Armata Rossa una serie di rovesci nelle steppe tra i due fiumi. Obiettivo di queste unità nazifasciste è quello di mantenere aperte le linee di comunicazione con le armate che si sono spinte nel Caucaso, e conquistare la Città di Stalingrado infliggendo un altro colpo devastante alla capacità di resistenza del popolo sovietico, della sua industria ed al suo morale.

    Dal momento che ben due armate delle bande fasciste puntano verso la città con una velocità considerevole ed hanno già inflitto cocenti sconfitte alla nostra 64a armata, sono stato convocato al comando della STAVKA, dove Nikita Puledrov, il capo del partito comunista ucraino in persona, mi ha reso edotto dei miei compiti e delle sue aspettative nei miei confronti.

    In questi terribili giorni di fine estate 42, il Compagno Puledrov, è stato designato da Stalin commissario politico della STAVKA e manterrà dunque il suo paternalistico occhio sull’apparato militare sovietico nel suo insieme. Si tratta quindi una persona investita di una enorme responsabilità. Mantiene non di meno un atteggiamento fermo, energico e sicuro della vittoria finale delle armi del popolo sovietico e del suo esercito sulla marmaglia fascista che occupa la nostra terra. Tale spirito non manca di riflettersi anche su tutti i suoi subordinati.

    “Compagno Mendelev; mi apostrofa all’improvviso Puledrov dopo i convenevoli di rito e la presentazione della situazione sul fronte sud; l’ho convocata perché abbiamo deciso un avvicendamento al comando della 62a armata, mettendo voi al posto del generale Marko Yunikov che non ha dato sufficienti garanzie di fermezza. Il compagno Stalin mi ha dato direttive precise e tali direttive io trasferisco a voi senza mezzi termini. Il vostro compito Compagno Mendelev è quello di prendere il comando della 62a armata che ha quasi completato il suo ripiegamento su Stalingrado, riorganizzarla per la difesa della città e ficcare bene nelle menti di tutti i vostri subordinati che non è più tempo di ritirate o anche solo di ripiegamenti. Sul Volga noi fermeremo gli aggressori nazisti e manterremo il possesso della città. Non un ulteriore passo indietro!” Stalingrado deve diventare la fortezza del Volga.

    Il Compagno Puledrov si interrompe e mi guarda attentamente per alcuni secondi. Pare voler scrutare con forze occulte quale fosse il mio stato d’animo.

    “Vi è chiaro il compito che vi è stato assegnato Compagno Mendelev?”

    Rispondo al Compagno Puledrov che il compito mi è chiaro e che farò tutto quello che è nelle mie possibilità per tenere la città ed infliggere una sconfitta al nemico. Dopo avermi offerto una lussureggiante cena, la mattina dopo il Compagno Puledrov mi spedisce al fronte.


    8-settembre 1942: prendo contatto con il fronte di Stalingrado

    Con il mio aiutante di campo, il mio attendente personale ed una limitata scorta di fucilieri dell’Armata Rossa, giungo a Stalingrado da nord ovest, arrivando in treno nel sobborgo di Rynok, passando per il villaggio operaio di Spartakovka ed infine fermandomi alla stazione centrale di Stalingrado che dà sulla Piazza Rossa. Passando attraverso la città, dai finestrini del vagone ho già potuto notare le distruzioni operate dai pirati dell’aria nazisti presso il complesso industrialeRed Barricady, intorno al parco del Kurgan di Mamayev, alle annesse raffinerie di petrolio e pure all’entrata del quartiere residenziale del centro, quest’ultimo con il chiaro scopo di terrorizzare la popolazione civile. La stazione centrale è mezza diroccata dai bombardamenti ed un drappello di soldati della NKVD è incaricato della incolumità locale dei cittadini e della messa in sicurezza delle macerie pericolanti. È già un miracolo che il treno sul quale ho viaggiato non sia stato attaccato a sua volta dagli avvoltoi nazifascisti.

    La 62a armata ha due principali comandi: il comando primario alle stabilimento chimico Lasur, quello secondario sulla riva est del Volga presso il sobborgo di Krasnya Sloboda. Presso la Piazza Rossa c’è uno dei due comandi divisionali della NKVD, quello della 10a divisione. L’11a divisione ha invece il suo quartier generale presso la Fabbrica dei Trattori, anche questa già quasi completamente demolita dalla marmaglia aerea nazista. Nonostante questo, gli eroici operai rossi continuano a produrre carri armati per la patria e per Stalingrado. Il comandante generale della NKVD Generale Dimitri Martnikov ha retto il comando della 62a armata sino al mio arrivo e diventerà adesso l’ufficiale politico dell’armata.

    La città in certe parti è stata colpita duramente dall’aviazione fascista e ci sono già state molte perdite tra la popolazione civile che vive sotto i bombardamenti. Conferendo con il Generale Martnikov apprendo che l’atmosfera è tetra e le prospettive non buone. La 62a armata è reduce dalla ritirata dall’ansa del Don, è ridotta al mal partito e quasi tutte le sue divisioni sono tra un terzo e metà degli effettivi di battaglia. A complicare le cose, la notizia è che i nazisti avanzano velocemente dopo la battaglia di rottura presso il Don, ben decisi a non concederci un attimo di respiro e ad occupare rapidamente la città, che noi per ordine di Stalin non possiamo abbandonare.

    Quindi per prima cosa, decido che a partire da domani farò un giro di tutte le divisioni dell’armata in maniera da farmi conoscere e stabilire sin da subito presso i miei comandanti subordinati obiettivi, condizioni in cui dovremo condurre il combattimento e priorità. Sono costretto ad essere fiducioso e non mi lascio contagiare dalle preoccupazioni del Compagno Martnikov.


    9-settembre 1942. Il Terreno della battaglia.

    La città in sé è qualcosa di impressionante. Si estende per più di cinquanta di chilometri lungo la sponda occidentale del Volga e pare non finire mai. Nel punti più larghi, la città si estende verso ovest per 10 e più chilometri, in corrispondenza per esempio dei sobborghi di Selenaya ed in corrispondenza della cittadella dei lavoratori dalle fabbriche Barrikady.

    La città è circondata dai sobborghi e da terreno boscoso con rare e strategicamente importanti colline. Lungo questa cintura di sobborghi è schierata al momento l’armata. L’idealesarebbe di impedire ai nazisti l’accesso alla città e di combattere nei sobborghi allo scopo di preservare la popolazione civile, in attesa che la STAVKA organizzi un contrattacco invernale.

    Nel mio primo giro di ricognizione per ambientarmi e fare conoscenza con i vari comandanti, mi rendo subito conto che il territorio da difendere è molto esteso e le divisioni dell’armata sono così mal ridotte che non riescono a coprirlo tutto. Per il momento questa è però la situazione. La STAVKA ha promesso rinforzi senza precisare quando arriveranno. Gli Hitleriani però non credo abbiano nessuna intenzione di aspettare i nostri comodi.

    Le unità della 62a armata sono al momento trincerate, alcune meglio ed alcune peggio, a difesa dei sobborghi di Stalingrado sfruttando tutto il terreno disponibile, spesso appoggiando gli schieramenti a centri abitati, colline, boschi e fiumi in secca. La mia prima necessità è quella di rendermi conto della disposizione tattica e morale di tutti i reparti.
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    Fig. 1 Vista panoramica del teatro della battaglia.

    9/11 – settembre 1942. Visita agli schieramenti dell’armata.

    Accompagnato dal Generale Martnikov e da un ufficiale dello stato maggiore dell’armata, mi accingo dunque a visitare i miei dipendenti ed a valutare la loro situazione.

    La prima visita è al sobborgo di Rynoc. Alla periferia nord di questo paese che guarda la città di Stalingrado dalle provenienze da nord, è schierato un reggimento di fucilieri separato della 196a divisione. Occorre fare subito a questo punto una precisazione. Il mio predecessore aveva stabilito che le divisioni più provate venissero temporaneamente sciolte ed i superstiti organizzati in reggimenti separati di formazione da assegnare direttamente alla riserva d’armata. L’863° è uno di questi reggimenti. Appartenne alla 196a divisione fucilieri che dopo la battaglia nell’ansa del Don non contava più di 600 uomini. Quindi anche a chiamarlo reggimento, questo reparto si fa fatica. Su questo concetto di riorganizzazione delle forze non ho nulla da obiettare; si tratta di una soluzione semplice e logica. Quello su cui devo obiettare però è che questi reparti separati, nominalmente costituenti la “riserva d’armata” non sono affatto una riserva. Sono schierati direttamente in prima linea. Nel caso del 863° reggimento, il Tenente Colonnello che lo comanda mi informa che ha alle sue dipendenze anche l’ex battaglione anticarro divisionale che è in buono stato con un totale di 24 cannoni da 45 e 76 millimetri. La mia obiezione si scontrerà nel prosieguo della mia visita al fronte contro una drammatica situazione di fatto. L’estensione dell’area da difendere non ha consentito lo stabilimento di riserve di una certa consistenza, e se lo schieramento l’avessi deciso io, probabilmente non avrei potuto fare molto di meglio.

    Subito a sud del villaggio presso la quota 153.4 è schierata la 149a divisione fucilieri. Il comando divisionale del Generale Nikita Lebev è piazzato nelle vicinanze della stazione radio nord. Questa divisione conta 4 battaglioni ed è rinforzata da due plotoni di carri armati medi.

    Presso il Sobborgo di Orlovka è schierata la 124a divisione fucilieri del Generale Ivan Yerchenko su tre battaglioni.

    A coprire il fronte tra Orlovka e la scarpata Mechetka è schierata la 115a divisione fucilieri del Generale Anton Sikur anche questa con tre battaglioni e nessun supporto. I pochi cannoni controcarro disponibili sono già stati distribuiti tra i reparti. Quasi assente l’artiglieria, situazione che purtroppo si ripeterà in tutte le divisioni dell’armata.

    La 315a divisione fucilieri del Generale Igor Gulko guarda la zona retrostante all’abitato di Gorodishche con tre battaglioni anch’essa.

    In riserva locale, in corrispondenza della scarpata è schierata la 2a brigata di fucilieri motorizzati o meglio i suoi resti: circa 700 uomini e qualche cannone. Buona la disponibilità di mezzi di trasporto.

    In corrispondenza della Scarpata Vishervaya sono schierate due brigate di fucilieri motorizzate separate, la 9a e la 189a rinforzate da due compagnie di carri medi. Anche queste unità sono state piazzate in prima schiera per impossibilità di guardare tutta l’estensione del fronte con truppe limitate.

    Tra l’abitato di Gorodishche, l’ospedale sud e le concerie è schierata la parte consistente dell’armata. Si tratta nell’ordine delle seguenti forze: la 112a divisione di disciplina del Generale Ruslam Arbatov; un duro come si conviene ad un reparto di questo tipo, composto da condannati dalle corti marziali e dei tribunali penali ordinari. Tale unità e schierata in campo aperto tra l’ospedale e l’abitato ed è su un singolo reggimento, il 385°. A questa divisione il Generale Yunikov, mio predecessore, ha concesso il lusso del supporto di un battaglione mitraglieri e di una compagnia di 9 carri pesanti KV. In seconda schiera, la 38a brigata motorizzata rinforzata anch’essa da un battaglione anticarro e da una seconda compagnia di 6 carri pesanti.

    A sud dell’aeroporto è schierata la 42a divisione fucilieri del Generale Andrei Matkusov rinforzata da un reggimento antiaereo e da due compagnie carri medi. Questa divisione opera in collaborazione con un complesso tattico della 62a armata costituito da un battaglione mitraglieri, un battaglione di fucilieri della ex 38a divisione fucilieri ed una compagnia carri medi della Guardia.

    Lo schieramento d’armata fuori dalla città è completato dal forte complesso delle uniche due divisioni che possono essere considerate ad organici decenti, vale a dire la 10a e la 244a divisione fucilieri, entrambe schierate intorno alle vaste zone boschive di Dubovaya, comandate rispettivamente dai Generali Viktor Nieset e Gustav Shipenco. La 10a divisione è composta da 4 reggimenti ridotti di fucilieri e rinforzata da un battaglione anticarro separato, mentre la 244a, più forte, ha a disposizione tre reggimenti di fucilieri motorizzati ed una brigata ridotta di carri leggeri. Tale divisione ha anche a disposizione come rinforzo di un reggimento anticarro e di un reggimento antiaereo.

    Le untià elencate sino a questo momento sono tutte come abbiamo visto schierate nei sobborghi di Stalingrado con l’obiettivo di tenere il nemico che si presenta in rapida avanzata verso le nostre posizioni, fuori dalla città.

    Alla periferia sud di Stalingrado, vi sono invece schierate truppe già all’interno dell’abitato. Queste forze sono costituite dal 271° reggimento della Polizia del Popolo (NKVD) schierato nel complesso delle concerie.

    Come ultime, e certamente non meno importanti, nella zona delle segherie Kubyashev e del omonimo approdo sono schierate la 131a divisione del Generale Izmur Krodiev su tre battaglioni di fucilieri ed una compagnia di carri medi, e la 35a divisione fucilieri della Guardia, del Generale Alexei Feromev su un singolo battaglione di fanteria ed una compagnia carri pesanti.

    Tutte queste forze della 62a armata, in realtà equivalenti a circa tre divisioni e mezza, costituiscono la difesa perimetrale di Stalingrado. Non vi è dubbio che se i rapporti sul nemico avanzante sono corretti e noi non riceviamo rinforzi al più presto, la difesa della città sarà molto breve, considerato il fatto che non potendoci ritirare sulla sponda est del Volga, moriremmo tutti sul posto abbastanza in fretta.

    All’interno vero e proprio della città sono presenti invece le seguenti forze, oltre a quelle già citate nella periferia sud.

    Schierati a difesa della stazione centrale e della Piazza rossa gli altri due reggimenti della Polizia del Popolo facenti parte della 10a divisione NKVD. Questa divisione è comandata dal Commissario Politico Eugenji Primakov e come abbiamo visto ha un reggimento schierato presso le concerie.

    Il resto della città è posto sotto la responsabilità diretta dell’11a divisione della Polizia del Popolo comandata dal Commissario Pyotor Gusev, con un reggimento schierato presso il villeggio dei lavoratori della Fabbrica Ottobre Rosso ed un secondo tra il sobborgo di Spartakovka e la stazione radio nord, rinforzato da un reggimento antiaereo separato della 62a armata.

    Per completare il quadro delle truppe presenti nell’abitato, non possiamo dimenticare le numerose compagnie di operai e lavoratori dello stato che sono state semi militarizzate e che contribuiscono alla difesa della città tramite la costruzione di opere difensive e possono anche venire armate in caso di necessità e poste al comando di ufficiali dell’Armata Rossa.

    Per concludere la rassegna delle truppe che difendono la città, dobbiamo ricordare le unità poste sulla sponda est del Volga. Queste forze sono costituite da un battaglione antiaereo separato fluviale sull’isola prospiciente la Fabbrica dei Trattori, il raggruppamento nord dell’artiglieria d’armata posto nella stessa isola, il raggruppamento centro dell’artiglieria d’armata assistito da due battaglioni separati antiaerei, sulla sponda est in corrispondenza della Fabbrica Ottobre Rosso, un secondo reggimento di artiglieria d’armata sempre sulla sponda est in corrispondenza della Piazza Rossa coadiuvato da tre battaglioni antiaerei autonomi, ed infine un raggruppamento artiglieria sud, sull’isola Colodny, fronte all’approdo sud, coadiuvato da un ultimo reggimento antiaereo separato. L’artiglieria d’armata ammonta a 96 cannoni da 122 a lungo raggio (24 km), e 48 cannoni da 107 residuati con 9 chilometri di gittata. Queste forze si spera possano supplire ad una gravissima carenza di artiglieria a livello divisionale che è frutto del molto materiale abbandonato nel corso della precipitosa ritirata dall’ansa del Don.

    Sulla sponda est del Volga, nella cittadina di Krasnya Sloboda è presente anche il comando alternativo della 62a armata. L’installazione di questo comando è una procedura operativa standard della quale io però non intendo avvalermi. Ho giurato a Puledrov che non mi ritirerò da Stalingrado e manterrò la mia promessa.

    Più ad est oltre l’abitato c’è il comando dell’artiglieria d’armata agli ordini del Generale Gavriel Kosun ed in afflusso, ancora più a est e scaglionata su più reparti, c’è il mio primo asso nella manica di cui sono venuto a conoscenza da pochissimo: la 13a divisione fucilieri della Guardia del Generale Alexandr Ili’ic Rodimcev. Prima divisione al completo di effettivi in afflusso come rinforzo alla 62a armata, nonché unità scelta della nostra gloriosa Armata Rossa.

    In conclusione di questa pagina di diario posso fare le seguenti considerazioni:

    primo: la mia armata è un’unità molto debole e con scarsissimi supporti.

    Secondo: in conseguenza di ciò lo schieramento al di fuori dell’abitato della città di Stalingrado, pur essendo strategicamente e politicamente necessario è tatticamente sbagliato.

    Terzo. È assolutamente necessario costituire una vera riserva d’armata che possa operare come forza di manovra contro il nemico avanzante verso la città. In questo senso la divisione di Rodimcev è decisamente un primo passo.

    E quarto, il mio intendimento operativo è quello di adottare una difesa manovrata in qualunque frangente che lasci alle mie truppe libertà di azione nel combinare le armi nei momento migliori e nei luoghi migliori per infliggere al nemico i più pesanti danni possibile. Non è solo mia intenzione difendere la città ma anche quello di battere le forze degli aggressori fascisti.


     
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  2. Daniel Morrison

    Daniel Morrison

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    Bentornato!! Seguo con molto piacere.
     
  3. Prostetnico

    Prostetnico

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    @Luigi Varriale: non manca qualcosa? Cosa utilizzerai per simulare la battaglia?
     
  4. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Caro Prostenico,
    pensavo che fosse insito nel posizionamento del Thread!
    Il Wargame è "The Operational Art of War 4.1.0.40

    Caro Daniel Morrison,
    il piacere e mio nel tentare di divertirvi con una battaglia tra le più importanti, se non la più importante (secondo me ancora più di Midway) della storia dell'umanità. E qui che la Russia ha spezzato le reni alle ambizioni tedesche di dominare in maniera definitiva l'intero continente europeo come minimo. E chi può dire cosa sarebbe potuto succedere se la Russia fosse stata sconfitta e messa sotto il dominio germanico!
    Il Glorioso Generale Mendelev cerchrà di guadagnarsi il titolo di Eroe dell'Unione Sovietica, ripetendo le gesta del suo compatriota e controparte reale Vasily Chuikov.
     
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  5. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Inciso
    Nel 1995 all'ultimo anno di università conobbi uno studente di scambio russo originario di Tula che veniva a studiare scienze politiche a Torino. Parlava un discreto Italiano (non ha mai smesso di stupirmi la capacità degli Slavi di imparare velocemente una lingua straniera).

    Lo stile linguistico e lessicale di questo thread è dedicato a questo ragazzone reduce dall'Afghanistan - aveva combattuto 5 anni in una divisione aerotrasportata della Guardia - Per lui e probabilmente per tutti i Russi della sua generazione l'insulto più pesante che si poteva rivolgere a qualcuno era "fascista". Un professore severo era un fascista, un'automobilista disattento era fascista e qualunque cristiano che gli stesse sulle balle era fascista.

    Il linguaggio adoratore di tutto ciò che era Russo e sorprattutto sovietico era anche una caratteristica di questo mio temporaneo compagnio di università che vedeva con molto malanimo la dissoluzione dell'Unione Sovietica. Parlammo a lungo delle forze armate del suo paese che lui ovviamente reputava le più forti del mondo, e mi raccontò qualche aneddoto sulla guerra in Afghanistan.

    Soprattutto ebbi modo di chiedergli come eravamo visti noi Italiani nel suo paese e che immagine avevamo noi tra gli invasori della Russia nella loro Grande Guerra Patriottica. Dalle risposte che mi diede, mi fu subito chiaro che tutte le panzane della nostra pubblicistica tipo la dichiarazione della STAVKA che "il Corpo d'armata alpino italiano è l'unico corpo dell'asse che può considerasri imbattuto in terra di Russia" altro non sono che un miserevole mucchio di panzane sullo stesso piano di quelle del bersagliere italiano che ha stupito i marziani e che mancò la fortuna ma non il valore.

    Le stesse caratteristiche linguistiche e di lessico (tipo marmaglia fascista) le ho poi ritrovate molto simili nel libro del Generale Chuikov "La Battaglia di Stalingrado" testo ispriratore di questo thread e primo di una trilogia delle sue memorie della Seconda Guerra Mondiale; segno che per almeno tre generazioni di Russi se non di più, il modello culturale è stato abbastanza omogeneo.
     
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  6. Prostetnico

    Prostetnico

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    Quindi è proprio TOAW 4 "liscio" :approved:: se e quando hai tempo, che giudizio ne dai? Pareva strano che ti limitassi ad uno strumento per comuni mortali ;)
     
  7. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    13 - settembre 1942. Il nemico arriva prima del previsto

    Avevo sperato di avere qualche giorno per ridefinire la sistemazione tattica dell’armata prima che i fascisti arrivassero alle porte della città, ma la velocità con cui il nemico si è mosso, non solo mi ha smentito, ma mi ha anche sorpreso. Occorre per una volta dare credito a questa marmaglia nazista di essere ben organizzata.

    Per la precisione. nei quartieri sud di Stalingrado, nel sobborgo di Minina ad ovest delle Segherie Kubyshev, una divisione tedesca penetra a sorpresa nella periferia sud della città con un reggimento di fanteria appoggiato da un complesso di carri armati stimato della forza di una compagnia, ma non attacca. I nazisti si limitano all’occupazione degli edifici a ridosso della linea di resistenza della 131a divisione fucilieri motorizzati. Di conseguenza cominciano le attività di pattuglia, dove i nostri scaltri fucilieri catturano alcuni nemici che dichiarano di appartenere alla 29a divisione motorizzata tedesca.

    Il primo attacco nemico però lo si registra nella zona delle concerie, dove è sistemato a difesa il II/271 battaglione della 10a divisione NKVD. Il battaglione dà la sua prima prova di fermezza contro i nazisti, i quali a detta del Generale Primakov, comandante della divisione da cui ho ricevuto il rapporto, non hanno attaccato a fondo, tentando piuttosto una manovra per saggiare le nostre difese. Il battaglione della Polizia del Popolo, armato solamente di fucili e mitragliatrici medie Gorunov, ha mantenuto la posizione dopo un solo momento di crisi che è stato risolto dall’intervento di un plotone di carri leggeri T-60 appartenenti alla 244a divisione fucilieri schierati nei boschi Tsaritsa, prontamente chiamati in soccorso dal Generale Primakiv e prontamente concessi dal Generale Sipenko in una bella dimostrazione di solidarietà tra compagni d'armi sovietici. Tali carri armati hanno ben presto arrestato l’attacco dei fascisti, uccidendo sei genieri tedeschi che tentavano di saggiare le posizioni difensive. La notizia negativa di questa azinoe è che secondo un allarmato rapporto del III battaglione del reggimento della NKVD, un complesso di auto blindate nemiche sarebbe penetrato nelle retrovie del reggimento, minacciando le sue linee di comunicazione con le retrovie. Ingiungo urgentemente via radio al generale Primakov che questa penetrazione va stroncata sul nascere.
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    Fig.2 13 – settembre 1942. Azione a sud delle concerie

    L’azione del nemico si presenta più pericolosa invece nel settore rurale di Dubovaya, dove è apparsa una divisione corazzata germanica; la 24a. Questa formazione, attaccando con decisione sul lato destro della scarpata di Dubovaya, ha seriamente messo alla prova il reggimento d’ala della divisione di Nieset. Nel sopraffare le difese, che erano tenute dal 390° reggimento fucilieri, un battaglione di semicingolati nazisti si è incuneato nelle nostre posizioni, sfondando a destra, maciullando alcuni cannoni anticarro che appoggiavano i fucilieri sovietici e penetrando nelle retrovie della 10a divisione arrestandosi infine per il momento contro uno schermo di carri leggeri sempre della 244a divisione fucilieri del Generale Shipenko. I rapporti del Generale Nieset, pur non essendo allarmanti, sono degni della massima attenzione, dal momento che riferisce il generale che il suo 390° reggimento è duramente provato avendo avuto una ventina di morti ed un centinaio di feriti nell’azione. Secondo i rapporti preliminari, le forze sovietiche hanno distrutto nel combattimento un plotone di motociclisti esploratori fascisti, un semicingolato, un carro armato e ucciso una ventina di nemici.
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    Fig. 3 13 – settmebre 1942. L’attacco tedesco nel settore

    Oltre a tutto ciò, sempre nel settore centrale, elementi di due divisioni fasciste non identificate si incuneano tra la 122a divisione di disciplina e la 42a divisione di fucilieri a sud dell’aeroporto. La ricognizione di una pattuglia della compagnia comando divisionale riporta che i nazisti avanzano con all’avanguardia un drappello di cannoni d’assalto e addirittura elementi di un comando di alto rango. L’impressione che mi faccio di questi rapporti è che gli Hitleriani siano fin troppo confidenti nelle loro capacità ed avanzano senza porre attenzione ai lori fianchi scoperti, evidentemente credendo che noi siamo una massa di inetti a digiuno di qualunque cognizione tattica. Vedremo di far ricredere questi ufficiali nemici troppo zelanti.
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    Fig. 4 13 – settembre 1942. Due divisioni tedesche avanzano verso l’aeroporto

    Nel settore di Gorodishche il nemico occupa l’abitato in assenza di nostre truppe nella zona. I locali cittadini sovietici riescono a far pervenire al nostro comando più vicino, vale a dire quello della 9a brigata di fucilieri motorizzati attestata nell’abitato di Vishnevaya, alcuni schizziriproducenti i simboli disegnati sui veicoli tedeschi che sono entrati nel sobborgo. Dopo una veloce verifica con il servizio informazioni dell’armata, questi veicoli paiono appartenere alla 295a divisione di fanteria germanica. Alcuni contadini che coltivano i terreni ad ovest hanno segnalato anche la presenza di un alto comando nazista in transito verso nord. Molte macchine nere ufficiali e generali in bavero rosso è la segnalazione dei laboriosi contadini sovietici. Una marea di truppe nemiche è pure segnalata in avvicinamento ai sobborghi a sud di Stalingrado, forse l’equivalente di un corpo d’armata, in direzione appunto del sobborgo di Orlovka. Queste truppe, individuate anche dalla ricognizione aerea, avanzano velocemente verso est sollevando un polverone enorme nelle steppe ad est della città.
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    Fig 5 13 – settembre 1942. L’armata hitleriana occupa incontrastata l’abitato di Gorodische e si avvicina minacciosamente alla città

    Da ultimo, la ricognizione tattica del 196° reggimento separato di stanza a Rynok, segnala l’approssimarsi al villaggio di una forza motocorazzata nazista della forza approssimativa di una brigata, evidentemente con l’intenzione di raggiungere il Volga a nord di Stalingrado ed isolare la città dalle sue comunicazioni con il nord del paese.
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    Fig 6 13 – settembre 1942. Complesso motocorazzato in avvicinamento al limite nord di Stalingrado


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    Fig 7 13 – settembre 1942. Situazione generale prima degli ordini di Mendelev per la giornata









     
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  8. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Caro Prostenico,
    TOAW IV a volerlo giocare bene, in particolar modo negli scenari disegnati bene e che fanno funzionare bene l'AI, è tutt'altro che un gioco per comuni mortali. Ad oggi rimane l'unico operazionale generico sul mercato, perché nessuno ha mai tentato di imitarlo. Il Trinomio Field of Glory (1 o 2 non fa differenza), Age of Rifles, TOAW IV rimane fondamentale per simulare qualunque campagna storica in maniera credibile (Se lo si vuole fare su computer).
     
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  9. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    14 – settembre 1942. Le prime reazioni

    Constatato che i Fascisti non hanno messo tempo in mezzo prima di passare all’azione e che puntano decisi verso la città di Stalingrado, allo scopo di applicare sin da subito con la massima energia le direttive e l'intento operativo del consiglio di guerra del fronte sud, ordino:

    alla 244a divisione fucilieri: di effettuare una conversione per la sinistra e contrattaccare le avanguardie della 29a divisione nemica che ha preso d’assalto la zona delle concerie, allo scopo di assestarle un decisivo colpo d’arresto, prima che possa penetrare nella città.

    Alla 131a divisione fucilieri: di mantenere il fronte e alla periferia sud davanti alle Segherie Kubyshev, favorendo al contempo il programmato contrattacco sul fianco destro del nemico che dovrà essere portato dalla 35a divisione fucilieri della Guardia.

    Alla 35a divisione di fucilieri della Guardia: di contrattaccare a fondo l’avvicinamento delle forze tedesco-fasciste che tentano di penetrare nella periferia sud di Stalingrado sfondando il loro fianco destro ed accerchiandone le retrovie.

    Alla 10a divisione della NKVD: di trattenere il nemico alle concerie e favorire il contrattacco sul fianco della 244a divisione di fucilieri.

    Alla 10a divisione di fucilieri: di resistere in posto al burrone Dobovaya arginando l’infiltrazione dei semicingolati fascisti probabilmente appartenenti alla 23a divisione corazzata hitleriana.

    Alla 42a divisione fucilieri; di arginare l’avanzata delle forze nemiche che le si parano di fronte e di assistere la 10a divisione fucilieri nell’assolvimento del suo compito, utilizzando allo scopo le riserve della 62a armata sotto il suo comando che riterrà necessario.

    Alla 112a divisione di disciplina: di prendere sul fianco sinistro le truppe tedesche avanzanti verso l’aeroporto, coordinando l’azione con quella di arresto della 42a divisione di fucilieri. Compito secondario, ricognizione a medio raggio di tale fianco scoperto del nemico.

    Alle 9a brigata separata di fucilieri motorizzati ed alla 189a brigata separata di fucilieri di avanzare verso l’abitato di Gorodishche allo scopo di fissarvi il nemico e contenere l’avanzata della presunta 295a divisione di fanteria hitleriana.

    Alla 315a divisione di fucilieri di coadiuvare l’azione delle brigate separate fissando il nemico nell’abitato diGorodischeentrando da nord. La 2a brigata separata di fucilieri motorizzati le viane assegnata come rinforzo per questa missione.

    Alla 115a divisione di fucilieri: di tenersi pronta ad appoggiare la la 124a divisione di fucilieri quando presumibilmente riceverà l’attacco nemico nell’abitato di Orlovka.

    Alla 124a divisione di fucilieri: di tenere saldamente Orlovka, coordinando l’azione con la 115a divisione di fucilieri. Alla 149a divisione di fucilieri: di effettuare una conversione verso nord ovest allo scopo di esplrare sulle retrovie del complesso motocorazzato fascista marciante verso Rynok. Utilizzando i suoi elementi più settentrionali per garantire il possesso del sobborgo.

    Al 196° reggimento separato di fucilieri: di garantire il possesso del sobborgo di Rynok.
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    Fig. 8 14 – settemebre 1942. Rappresentazione grafica degli ordini impartiti
     
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  10. Daniel Morrison

    Daniel Morrison

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    Age of Rifles quello del 1996? O mi son perso qualcos'altro?
     
  11. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Proqprio quello. Per quel gioco di Koger, c'è una parola sola: insuperato.
     
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  12. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    14 settembre 1942. Esecuzione degli ordini

    Oggi sin dalle prime battute del giorno 14 hanno cominciato ad arrivare al mio comando comunicazioni preoccupanti circa l’azione dell’aviazione fascista che praticamente impedisce qualunque movimento significativo delle unità. E tali notizie non sono né false né esagerate. Persino il comando d’armata è stato costretto a spostarsi proprio a causa dei continui bombardamenti, dalla sommità del Kurgan di Mamayev ad una zona più defilata ai piedi della collina presso un incrocio della ferrovia davanti alle fabbriche chimiche Lasur. Tutto intorno al Kurgan è già fuoco e fiamme.
    In conseguenza di ciò devo adesso riflettere molto bene a proposito di quale destino voglio dare alle unità dell’armata schierate alle porte della città ed alla difesa della stessa. Le alternative a questo punto sono due: difesa passiva limitando addirittura anche movimenti locali per migliorare le posizioni delle unità minori. Tale contegno passivo avrebbe lo scopo massimizzare la mimetizzazione contro l’aviazione hitleriana. Opzione due, a rischio di gravi perdite e disorganizzazione delle forze, manovrare al massimo delle possibilità nel tentativo di compiere azioni ad ampio respiro volte ad imedire l'accesso del nemico all città. Il punto nodale è dove voglio combattere: voglio dare il tutto per tutto nei sobborghi, con il rischio di perdere l’armata ancor prima che eventualmente si ritiri all’interno di Stalingrado, o voglio usare i sobborghi come difesa statica per ritardare il nemico, rinunciando a qualunque possibilità di manovra. A quali divisioni posso dunque ordinare di muovere e a quali no. Con i primi rapporti che mi stanno giungendo circa l’attività dell’aviazione fascista, queste diventano rapidamente domande fondamentali.
    In mattinata mi è arrivata anche la richiesta da parte del Generale Fermov di spostare di un paio di chilometri il reggimento sud dell’artiglieria d’armata, perché nella posizione in cui si trova non poteva appoggiare il suo attacco presso le Segherie Kubyshev. Mio malgrado ho dovuto rifiutare. I cannoni si trovano in una posizione alla fine di una strada sull’ isola Kolodny da cui possono ancora ricevere i rifornimenti agevolmente via traghetto sul Volga. Se spostassi il reggimento più a sud ci sarebbero insormontabili difficoltà di rifornimento delle munizioni e questo non lo posso permettere.

    Dopo aver pensato molto bene al corso di azione da seguire, alla fine ho deciso di revocare gli ordini di manovra ad ampio respiro alla 9a brigata separata di fucilieri motorizzati, ed alla 189a brigata carri. La seconda, che precedentemente ho definito di fucilieri motorizzati è in effetti una brigata carri che ha perso tutti i carri ed i cui equipaggi sono adesso diventati fanteria semi motorizzata. Entrambe queste brigata hanno costruito postazioni difensive in terreno aperto nella porzione orientale di Gorodishche. Il nuovo ordine per loro è di rimanere sul posto con l’idea di prendere il complesso tedesco che muove verso est alle spalle quando questo entrerà in contatto con la 135a e con la 315a divisione di fucilieri, appostate anch’esse in trincee ad est di Orlovka. L’ordine alla 124a divisione del Generale Yercenko di tenere saldamente Orlovka è confermato.

    Non è invece revocato l’ordine di manovra per il Generale Lebev e la sua 149a divisione di fucilieri di prendere alle spalle il cosiddetto “complesso corazzato nemico” che marcia alla volta di Rynok. Questi ordini non possono essere revocati per due motivi: se il nemico prende Rynoc l’armata è tagliata fuori dal fronte sud. Inoltre l’occasione di prendere alle spalle un complesso fascista di tal fatta e di tagliarlo fuori dalle sue linee di comunicazione, vale il rischio di subire perdite ad opera dell’aviazione fascista.

    Proprio a proposito di Rynoc che assolutamente non può essere perduta, ho mandato un supplemento di ordini al comando della NKVD ed alla 149a divisione fucilieri. Alla prima di spostare un battaglione del 282° reggimento nel sobborgo a rinforzo dell' 863° reggimento separato di fucilieri insieme al 1077° reggimento contraereo dotato di cannoni da 85mm. Questo reggimento non solo fornirà la scorta aerea durante il trasferimento da Spartakovka, ma fungerà anche da reparto anticarro un volta giunto a Rynok. I due reparti hanno eseguito prontamente gli ordini ed il 1077° ha dovuto anche respingere un attacco aereo rimettendoci 4 o cinque cannoni secondo il rapporto che mi è stato inviato in giornata. Il rapporto dice che gli 85mm non hanno potuto sparare in movimento, quindi tutto il peso dello scontro è toccato ai 37mm montati su autocarri. Alla 149a divisione fucilieri ho ordinato di muovere il IV battaglione e la compagnia di carri medi direttamente su Rynok, lasciando al resto della divisione il compito di prendere alle spalle il complesso motocorazzato nemico e di tagliarlo fuori dalle sue vie di comunicazione.

    Nel tardo pomeriggio, cominciano ad arrivarmi i rapporti della giornata.

    Senza l’appoggio dell’artiglieria e senza adeguata ricognizione riguardo alle forze nemiche, alla fine l’attacco della 35a divisione della guardia non ha avuto luogo. Le su truppe si sono limitate a prendere posizione in prossimità del nemico al margine ovest della borgata Kuyshev con la compagnia di KV pronta ad intervenire in seconda schiera. Non mi sento di biasimare troppo il Generale Feromev, che del resto mi ha inviato preventiva e regolare richiesta in tal senso, alla quale io non rispondendo ho tacitamente acconsentito.

    Nel settore delle concerie, come previsto, la NKVD ed il reggimento anticarro aggregato ingaggiano un duello con le autoblinde naziste che sono penetrate tra lo stabilimento di lavorazione delle pelli e la borgata Minina. Il combattimento è breve (dura solo due round TOAW) e stranamente l’aviazione hitleriana non interviene. Evidentemente l’attacco ha sortito la sorpresa che doveva sortire. Dalle memorie del comandante di battaglione della NKVD:

    L’attacco comincia di buona lena ed i cannoni del Colonnello Gusiev cominciano a sparare a tiro teso nel settore dove si presume che i Tedeschi siano arrivati. Sono in effetti annidati nella scarpata tra l’ingresso del quartiere Minina e lo stabilimento di lavorazione delle pelli. Davanti a loro non c’è nulla; o li fermiamo noi o hanno strada libera per tutti i 5 chilometri di abitato che li separano dal Volga. Noi dalla sinistra attacchiamo pure, a fronte rovesciato, avanzando di casa in casa con cautela. Poi il plotone di testa cade in un’imboscata. Tre autoblinde nascoste dietro l’angolo di un edificio ci individuano ed aprono il fuoco con i cannoncini e le mitragliatrici. L’effetto è abbastanza devastante, volano pezzi di muro e detriti dappertutto. Specialmente i cannoni da 20 millimetri fanno un sacco di danni. Abbiamo immediatamente una decina di morti e quasi il doppio di feriti. Le autoblinde del nemico sono di due tipi: uno piccolo ed un o più grande. Quando le batterie del Colonnello Gusiev individuano finalmente da dove spara il nemico, accelerano il tiro riuscendo a colpire una di quelle grosse che prende fuoco. Un plotone di motociclisti degli aggressori sbuca da dietro una strada chissà per quale motivo. Lo prendiamo di mira noi con le mitragliatrici medie e lo annientiamo. Dopo di che l’azione si interrompe; da parte nostra perché il fuoco pesante del nemico è micidiale e da parte loro perché rimangono comunque inchiodati ed impossibilitati a muovere.

    Questo il lettore lo prenda pure come un primo assaggio dei combattimenti urbani a Stalingrado. Ne seguiranno di molto più pesanti.

    Nel settore di Dubovaya l’attacco dei carri della Guardia ha successo nonostante l’arrivo in massa di un centinaio di aerei della Luftwaffe, in maggioranza bombardieri a tuffo. I KV riescono nell’obbiettivo di far ritirare la compagnia corazzata e dare lo spazio necessario al battaglione della 42a divisione di fucilieri per sistemarsi a difesa a supporto dei compagni della 10a divisione. Secondo il rapporto, almeno un carro Panzer III sarebbe stato distrutto dal tiro dei KV della Guardia. Il battaglione della 42a divisione fucilieri riporta la perdita di una cinquantina di uomini tra morti e feriti e la distruzione di un mortaio. Tali perdite sono dovute quasi tutte alle bombe dell’aviazione fascista.

    Il contrattacco della 244a divisione fucilieri viene contenuto dal nemico, nonostante i combattimenti abbastanza pesanti tra opposte fanterie che provocano un centinaio di morti per parte. Al nemico appostato lungo la ferrovia che passa insieme alla statale tra i campi di grano, viene comunque dato un messaggio abbastanza chiaro: siamo qui per rimanerci!
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  13. GeorgePatton

    GeorgePatton

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    non conosco gli altri giochi (a parte la loro esistenza) ma conosco bene Toaw IV (e tutti gli altri Toaw prima di esso) e concordo con te.
    Negli scenari grandi fa un po’ fatica a gestire l’AI e mi sembra abbastanza normale in quanto è stato pensato più per uno scenario regionale che non per uno scacchiere immenso. Ma a volte capitano anche scenari monstre ben progettati. Ho sentito parlare molto bene dell’ultimo Barbarossa sviluppato da un frequentatore del forum Matrix ad esempio.
    Sono sempre rimasto stupito del successo limitato che ha avuto questo gioco.

    A quale scenario esattamente stai giocando?
     
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  14. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    I Fascisti picchiano duro

    A tarda sera cominciarono ad arrivarmi i rapporti sulle azioni del pomeriggio e apparve chiaro da subito che l’offensiva tedesca non solo era cominciata in pieno ma era pure molto violenta. I nazisti erano da subito decisi a prendere d’assalto Stalingrado e a conquistarla di slancio. Evidentemente avevano ordini precisi in merito. Tra i rapporti scritti da parte dei comandanti che ebbero tempo e modo di scriverli e di farmeli pervenire, e quelli frenetici via radio delle unità più impegnate dal nemico per non parlare di quelli delle unità di cui non avemmo più notizie che non mi pervennero mai, capii che la situazione era da subito molto seria. Nella serietà della situazione però non mancavano i primi atti di eroismo di veri comunisti sovietici come ad esempio gli appartenenti al 271° reggimento della NKVD, quelli appartenenti alla 38a brigata di fucilieri motorizzati e gli eroici difensori il 196° reggimento separato di fucilieri difendenti il sobborgo di Rynok, per citare solo alcuni degli eroici reparti sovietici che si misero in luce da subito di fronte all’attacco scagliato con inaudita violenza dai teppaglia nazista.

    Tanto per cominciare in tutti i rapporti era citata l’asfissiante e devastante presenza dell'aviazione degli invasori, che bombardava indiscriminatamente la città e qualunque cosa si muovesse dentro e fuori di essa militare o civile che fosse. Consistenti aree dell’abitato e dei sobborghi erano già in fiamme e cominciava a mancare di tutto. Tutto quello che poteva essere trasportato come rifornimenti doveva essere traghettato attraverso il Volga, a partire dai battaglioni di avanguardia della divisione della guardia di Rodimcev, che pur bersagliata senza sosta dai bombardieri nemici, si appropinquava oramai agli approdi di Krasnya Sloboda. La colonna della divisione era lunga circa una dozzina di chilometri per nasconderla agli aerei, ma l’espediente funzionava solo in maniera parziale perché comunque alcuni battaglioni ebbero a subire mitragliamenti e bombardamenti in picchiata e subirono sensibili perdite ancor prima di arrivare a Stalingrado. Solo chi muoveva in città, quatto quatto da un edificio all’altro, aveva ragionevoli speranze di passare in osservato ai bombardieri a tuffo che stazionavano in permanenza in aria pronti ad intervenire, e quindi chi poteva si muoveva a quel modo oppure di notte.

    Per quanto riguarda le azioni vere e proprie della giornata, gli scontri più drammatici si ebbero nella zona delle concerie, dove gli eroici membri del partito del II battaglione della NKVD, appartenenti al 271° reggimento, insieme alla compagnia di carri leggeri della 13a brigata contro carri dotata di carri leggeri, hanno dato agli aggressori hitleriani un saggio di quello che li aspettava nelle viscere di Stalingrado.

    Gli eroi, asserragliati negli stabilimenti 1 e 2 del complesso della fabbrica di lavorazione delle pelli, hanno resistito a non meno di quattro assalti di un numero infinitamente superiore di truppe nemiche e annichilendo quasi un reggimento intero di fascisti, e praticamente dimezzando la forza la loro 94a divisione di fanteria.

    Nel pomeriggio del 14 era già chiaro al Maggiore Ermak Lapichek comandante del II battaglione 271° reggimento 10a divisione NKVD, che le sue forze erano state tagliate fuori dalla penetrazione della divisione nazista nel quartiere Minina dove gli stabilimenti di lavorazione delle pelli sono ubicati. Chiamato a rapporto il capitano Felix Shubilov, comandante della compagnia di carri leggeri che aveva combattuto con lui già a partire dalla mattinata, aveva con questi un rapido consiglio di guerra. I due ufficiali non avevano più nessuna comunicazione né con comandi dai quali direttamente dipendevano e né con il comando di armata. Né tanto meno avevano alcuna esperienza di combattimento insieme. Lapicheck non sapeva nemmeno cos’era un carro armato mentre Shubilov non si era mai trovato prima ad avere a che fare con un reparto di polizia in armi*.

    Eppure, uniti dalla comune causa e da un incrollabile spirito comunista, entrambi furono immediatamente d’accordo sul fatto che non avrebbero abbandonato gli edifici che avevano avuto ordine di difendere, e che li avrebbero tenuti sino all’ultimo uomo ed all’ultima cartuccia.

    Alle ore 16 si fece avanti un drappello di parlamentari fascisti con una bandiera bianca appartenente al II battaglione 267° reggimento di fanteria. Il parlamentare in Russo passabile annunciava agli eroi sovietici che le loro forze erano circondate, che le truppe tedesche erano giuiinte già alla stazione centrale di Stalingrado (il che non era vero) e che ogni resistenza era oramai inutile. Il Maggiore Lepichek risponse loro che potevano andare al diavolo e che gli aggressori da lì non sarebbero passati. I parlamentari si ritirarono e dopo nemmeno mezz’ora iniziò l’attacco tedesco. Sulla posizione dei due stabilimenti occupati dal II battaglione arrivarono colpi di artiglieria grossi e piccoli per una sostanziosa preparazione della durata di quindici minuti. I poliziotti della NKVD si rannicchiarono nelle loro posizioni e si strinsero l’uno all’altro da compagni d’armi quali sono, mentre gli equipaggi dei carri intorno allo stabilimento e appostati dietro alle macerie chiusero i portelli e si barricarono all’interno dei lroro mezzi.

    Finita la preparazione dell’artiglieria pesante, continuò il solo fuoco di accompagnamento dei mortai.Poi arrivò la fanteria nazista in numero di centinaia di uomini che vennnero all’attacco con in testa gruppi di genieri armati di lanciafiamme e cariche esplosive per penetrare all’interno delle barricate poste all’entrata degli edifici. Gli eroi della NKVD erano poco più di 400, appoggiati da sette carri leggeri che facevano da schermo difensivo. Mirabilmente guidati dal propri ufficiali, i poliziotti del Commissariato Affari Interni del Popolo, quando il nemico giunge a 200 metri di distanza aprirono il fuoco con tutte le armi (fucili e le poche mitragliatrici di cui disponevano, una per ogni compagnia). subito si unì al combattimento anche il coro dei cannoncini da 20mm di carri leggeri di Shubilov e soprattutto il reggimento di artiglieria d’armata del raggruppamento sud che aprì il fuoco su zone prestabilite in anticipo. È proprio attraverso il collegamento che i carri erano riusciti a mantenere con il reggimento di artiglieria, che la situazione nel quartiere Minina venne in seguito conosciuta dal mio comando.La carneficina di nazisti fu considerevole; nel primo attacco lasciarono sul terreno una centinaio di morti e si ritirarono rapidamente. Avevano già capito che a Stalilngrado l’armata sovietica avrebbe combattuto fino all’ultimo uomo, inclusi poliziotti e civili.

    Dopo circa una mezz’ora i nazisti vennero avanti per un secondo tentaativo, ancora più numerosi di prima. Il Maggiore Lepichek stimò che venissero avanti in numero di un intero reggimento di fanteria. Ma non attaccarono a fondo. Questa volta erano più guardinghi e tentavano di guadagnare posizioni sfruttando la copertura delle macerie causate dal tiro dell’artiglieria. Nonostante questo cambiamento di tattica gli invasori lascirono un altro centinaio, forse 150, di uomini sul terreno e desistettero di nuovo. Davanti ai due edifici cominciava ad esserci un bel mucchio di morti tedeschi. Le forze sovietiche non avevano registrato fino a quel momento perdite di rilievo, ben protette com'erano dai solidi edifici in muratura.

    I Tedeschi si produsero in un terzo e poi in un quarto attacco ma il risultato non cambiò, nonostante l’intervento dell’aviazione, che con il buio incombente appoggiò comunque gli ultimi due assalti. Ma gli eroi sovietici erano trincerati troppo bene nell’edificio e troppo alto era il loro spirito combattivo. Alla fine della giornata i germanici registrarono la perdita di forse sette ottocento soldati mentre i difensori cominciavano ad avere un grave problema: quello delle munizioni. Infatti quando arrivò la sera, ed i fascisti finalmente interuppero i loro attacchi, sia il battaglione della NKVD che i carri armati erano praticamente senza munizioni. Di conseguenza sarebbe occorso escogitare qualcosa per il giorno dopo.

    Nota dell’autore. I lettori tengano conto che Mendelev è un gran furbacchione. Ci fa tanto uno sbandierare delle gesta del battaglione NKVD ma non una sola parola per esempio a proposito del 914° reggimento della 244a divisione di fanteria, che al primo contatto con un battaglione tedesco avanzante, si è sfasciato come un carciofo umido e si è arreso in massa ai primi botti di artiglieria e di fronte a forze nettamtne inferiori; il tutto a non più di due chilometri a nord della posizione dei questurini di Lapichek, a cui comunque va dato adito di aver messo in mostra davvero una notevole resistenza. Occorrerà vedere se queste truppe sovietiche, fanterie e carretti, potranno essere salvate. Sono quasi completamente accerchiate e praticamente senza munizioni.

    Nel quartiere Kubyshev, la guardia ha finito per posizionarsi negli edifici alla sinistra. Qui i Tedeschi attaccano con un reggimento di fanteria appoggiato da cannoni anticarro. I combattimenti sono accaniti, e nonostante l’intervento della compagnia di carri T-34, le guardie sono costrette a cedere gradatamente terreno per non essere sopraffatte. I nazisti sono dunque penetrati nella prima fascia di edifici all’estrema periferia sud.

    Lungo il resto del fronte le cose non vanno benissimo. A Dobovaya un forte attacco della 24a divisione corazzata nazista ha disperso la 10a divisione di fucilieri e pure il battaglione della 42a che le era stato inviato in aiuto. Reparti misti di carri e fanteria blindata hanno raggiunto i boschi di Tsaritza e minacciano di entrare in città con poca o nulla resistenza a contrastarli.

    Nel settore dell’ospedale, i colpi peggiori li ha subiti la 112a divisione di disciplina, sulla quale la 71a divisione di fanteria germanica ha concentrato gli sforzi non tanto per guadagnare territorio, quanto per distruggere la divisione sovietica. L’invasore ha inviato due battaglioni a sud per interdire le linee di accesso al settore alla 42a divisione fucilieri, probabilmente con l’idea di stampo napoleonico di distruggere prima la 112a, poi la 42a in rapida successione, ed infine di dirigersi indisturbato in città. La 112a divisione di disciplina ha perso due reggimenti su tre, divorati dalla furia della battaglia in campo aperto, ed è adesso davvero in cattive acque.

    Anche nel settore di Gorodische i fascisti hanno applicato una tattica simile ma a livello di corpo d’armata. In questo settore le truppe tedesche sono ancora imprecisate nel numero e nell’identità, ma si stima che ammontino a due divisioni. Gli invasori devono aver intuito che la mia manovra prevede che la 315a divisione di fucilieri e la 9a brigata di fucilieri motorizzati prendano il nemico sul fianco destro una volta che questo è entrato in contatto con i difensori di Orlowka, e prendono anche qui le loro misure: inviano quattro battaglioni appoggiati da genio e reparti anticarro a fissare le mie due predette unità e contemporaneamente puntano su Orlowka con tutto il resto. Nessuno ha mai detto che i nazisti non sanno fare la guerra!

    Infine la mia pianificata manovra di accerchiamento del famoso “complesso motocorazzato tedesco” che si è rivelato alla fine essere composto da forti aliquote della 16a divisione corazzata nemica, se pur lentamente per via del fatto che le nostre truppe sono appiedate, procede secondo i piani. I Tedeschi, evidentemente ancora ignari della manovra, premono su Rynok con gli elementi della 16a divisione corazzata (una brigata di truppe blindate),anzi una loro compagnia di carri armati ha già tentato un primo attacco all’approdo nord che ha sede proprio nel sobborgo. Si è trovato però di fronte la resistenza decisa di una compagnia di nostri carri medi e dell’eroico 196° reggimento separato di fucilieri. Da sud sta affluendo anche il IV battaglione di fucilieri della 149a divisione e quando gli altri reparti della divisione avranno completato la loro manovra, i fascisti saranno distrutti in quel settore. Occorre ad ogni costo che noi manteniamo l’approdo di Rynok ed il sobborgo stesso, sotto pena di avere l’armata isolata dal resto del teatro operativo a nord di essa ed in grave crisi di rifornimenti.

    * in termini di TOAW questi due reparti hanno entrambi cooperazione internal support, che significa che collaborano solo con unità della stessa formazione e con penalità con unità di altre formazioni. Ma la divisione della NKVD ed la divisione sovietica a cui il reparto di T-60 appartiene, non solo non fanno parte della stessa formazione, ma nemmeno della stessa forza (hanno anche il colore di base della pedina diverso oltre a quello del quadrato del simbolo NATO). Questo significa che secondo le regole di TOAW hanno penalità anche a cooperare in difesa.
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  15. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    George Patton benvenuto a Stalingrado.
    Lo scenario in corso si chiama "Stalingrad-Turning Point 1942 TOAW Redux" e se non ricordo male l'ho trovato sul forum della Matrix Games.
     
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  16. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Reazioni e contromisure

    Dalle memorie di guerra del comandante del 169° reggimento separato di fucilieri motorizzati.

    Essendo il più anziano in comando, presi il comando del complesso tattico che si era venuto a trovare nel sobborgo di Rynoc, località che avevo l’ordine di difendere sino alla morte, con particolare attenzion all’approdo sul Volga. Il comando di armata mi aveva distaccato una compagnia di carri armati ed un battaglione di fucilieri appartenenti alla 149a divisione che per il momento passavano ai miei ordini. Inoltre mi era stato inviato come rinforzo un battaglione della NKVD proveniente dalla Borgata Spartakovka ed un battaglione antiaereo separato. Comandavo dunque l'equivalente di una mezza divisione e avevo fiducia nel futuro. Il reggimento era a due terzi della sua forza e aveva 20 mitragliatrici leggere, una mezza batteria di obici da 75, quattro cannoni anticarro da 45 millimetri e 6 mortai da 82. Come ulteriore compendio anticarro avevamo dei fuciloni che erano distribuiti alle squadre di fucilieri. Non mi potevo lamentare. Ci eravamo preparati ottime posizioni fortificate davanti all’approdo.

    Il primo problema che dovetti risolvere consisteva nel fatto che una compagnia corazzata fascista già era penetrata nell’abitato e prendeva posizione davanti al reggimento. A sud un battaglione di fanteria meccanizzata degli aggressori stava entrando in città e le notizie radio ne davano pure un secondo in rapido avvicinamento. Mio compito imprescindibile: trattenere queste forze nemiche, impedire loro di avvicinarsi all’approdo e fissarle fino a quando il grosso della 149a divisione fucilieri non fosse arrivato alle spalle del nemico e lo avesse distrutto.

    Il secondo problema era che non conoscevo nessuno degli ufficiali alle mie temporanee dipendenze, né sapevo come operavano i loro reparti quindi mi misi subito in movimento per andare a conoscere i miei subordinati e metterli al corrente di come volevo organizzare la difesa.


    Il terzo problema era che il battaglione di fucilieri della 149a divisone, nell'entrare nel sobborgo da ovest, si era incagliato tra i due reparti nemici che gli impedivano l'accesso in città. Quel battaglione mi era essenziale nel piano difensivo e mi misi quindi subito a pensare come riuscire a recuperarlo. Se l nemico lo avesse menomato, non avrei mai potuto perdonarmelo giacché il comandante di armata lo aveva affidato alla mia responsabilità. Si imponeva dunque la necessità di accorrere in aiuto al battaglione ma senza sbilanciare lo schieramento di battaglia. Ordinai quindi al battaglione antiaereo di prendere posizione tra le rovine del centro cittadino e di mettere in batteria tutti i suoi cannoni pesanti e leggeri per contrastare il battaglione di fanteria meccanizzata nemica sul fianco sinistro. Sul lato mio, organizzai una sortita con i due plotoni carri medi e chiesi all’ufficiale che comandava i 45mm di portarli avanti e di ingaggiare la compagnia corazzata tedesca per distrarla. Terminato il loro lavoro i T-34 avrebbero dovuto riportarsi indietro lungo la sponda del Volga. Al battaglione della NKVD ordinavo si posizionarsi lungo il fronte sul fianco destro del battaglione meccanizzato nemico e di inscenare un attacco diversivo. Tutto ciò allo scopo di poter far entrare il battaglione di fucilieri della 149a in città ed integrarlo nel mio sistema difensivo.

    Il piano funzionò solo parzialmente in quanto che il battaglione di fucilieri riuscì, è vero, a passare, ma ci rimise una trentina tra morti e feriti, che pur non essendo una perdita gravissima, influiva sul morale del reparto. A metà mattinata comunque tutti gli schieramenti erano completati ed il mio complesso tattico pronto alla difesa, nel caso gli invasori si fossero risolti ad attaccare.

    Quanto sopra è solo uno dei moltissimi esempi di encomiabile iniziativa degli ufficiali superiori sovietici e dello zelo con cui compivano il loro dovere.
    Ad est di Rynoc, a metà mattinata, la 149a divisione di fucilieri aveva quasi completato la sua manovra di accerchiamento della 16 divisione corazzata tedesca, la quale cominciava ad avere qualche sospetto che qualcosa non andava quando il suo battaglione meccanizzato di coda, in sosta in prossimità dei boschi a sud ovest del paese, fu raggiunto dal III battaglione di fucilieri della 149a divisione.

    Stranamente quella mattina, almeno nel settore nord, l’aviazione nemica non intervenne a tormentarci. O erano in una fase di ciclo manutenzione degli aeroplani o qualcosa nei loro servizi di informazione non stava funzionando. Nei rapporti successivi ebbi poi conferma che l'aviazione fascista era a terra su tutto il fronte di Stalingrado.

    Nel primo pomeriggio il Generale Gusev comandante dell’11 divisione NKVD, avendo distaccato uno dei suoi battaglioni alla difesa di Rynoc, ordinava di sua iniziativa ad una delle compagnie di operai militarizzati della fabbrica di trattori, di trasferirsi presso l’approdo Skurdy al fine di garantire la sua sicurezza.

    Per quanto riguardava la difesa del sobborgo di Orlowka, che avevo ordinato di tenere, il Generale Yerchenko, comandante della 124a divisione di fucilieri che lo presidiava, mi comunicò che giacché la direzione dell’attacco dei nazisti era oramai nota (provenivano da sud) avrebbe modificato lo schieramento delle sue forze in tal senso, liberando uno dei suoi battaglioni per costituirsi una riserva, non essendo più necessaria una difesa a giro d’orizzonte. Approvai senza meno la misura.

    In mancanza di apparente attività della pirateria aerea nemica, mi misi in contatto con il comandante della 115a divisione di fucilieri, Generale Sikur per rinnovargli la richiesta di provare a cadere sul fianco destro dei nazisti che si dirigevano verso Orlowka. Il generale rispose poco convinto, che avrebbe eseguito l’ordine. Era chiaro che non era affatto contento di muovere le su truppe fuori dalle comode fortificazioni che si erano eretti dalla settimana precedente.

    La 115a divisione si mise dunque in moto senza porre tempo in mezzo, percorrendo 4 o 5 chilometri di steppa in direzione ovest ed andando ad incappare nel posto di comando della 389a divisione di fanteria tedesca e poco più a nord in un complesso di autoblindo. Il III battaglione che viaggiava di conserva più a sud, si imbatté a sua volta nella coda della colonna tedesca, dove viaggiavano un altro importante comando divisionale e ad un battaglione di cannoni antiaerei. Il nemico fu colto di sorpresa e lo furono anche le truppe del I battaglione di fucilieri della 115a quando si trovò di fronte un paio di dozzine di autoblinde grosse e piccole. Il contatto era stato stabilito, e due battaglioni di fanteria si prepararono dunque ad attaccare sia il posto comando che il reparto antiaereo.

    La partita nel settore di Orlowka non sarebbe certo finita con questo primo assaggio di sorpresa, giacché la ricognizione aveva individuato ulteriori colonne germaniche in marcia verso nord, appartenenti probabilmente ai due diverse divisioni naziste.
    Il mio disegno operativo era di disturbare e rallentare il nemico in ogni maniera che potevo, e specialmente con l'aviazione nazista a terra, non mi sarei lasciato sfuggire nessuna occasione.

    Su Gorodishche, ordinai alla 2a brigata separata di fucilieri motorizzati ed alla 315a divisione di fucilieri di avvicinarsi all’abitato e di preparare una difesa delle uscite ad est dell’abitato, possibilmente occupando il margine est del sobborgo in maniera da dare solidità alla difesa. Le truppe naziste che erano state individuate nell’area si erano eclissate, ma i coraggiosi abitanti della zona segnalavano ancora la presenza di molta fanteria nel terreno aperto tra la parte ovest e quella est del sobborgo. Inoltre nei boschi a sud dell’abitato, pattuglie dela 9a brigata separata di fucilieri motorizzati in ricognizione presso il sobborgo di Vishenevaya avevano individuato un battaglione anticarro nemico in sosta. Esitai ancora a lungo nel decidere se dare ordine o no alla 315a divisione di fucilieri di lasciare le sue posizioni difensive intorno al burrone di Mechetka e di andare incontro alle forze nemiche per distruggerle. Alla fine decisi di aspettare ancora. Le posizioni della 315a di fucilieri erano ottime e se fosse stato il nemico ad attaccarle si sarebbe rotto le corna.

    Dal settore dell’ospedale/sobborgo di Dubovaya, la situazione invece si faceva molto difficile. La 112a divisione di disciplina era stata battuta e praticamente accerchiata dalla 71a divisione di fanteria tedesca e nella sacca era rimasta intrappolata anche la 38a brigata di fucilieri motorizzati. Dai rapporti via radio non mi sembrava che si trattasse di una situazione irreparabile, anche se la 112a divisione di disciplina aveva perso due terzi delle sue forze nei violentissimi combattimenti del giorno prima. In mattinata, il Generale Arbatov mi faceva il seguente rapporto sulla situazione del suo settore:

    Ho preso di iniziativa sotto il mio comando la 38a brigata di fucilieri motorizzati ed il 631°reggimento anticarro separato. Con questo la divisione è divisa in tre tronconi: ad est il mio comando ed una compagnia di carri pesanti. A sud le suddette truppe di cui ho preso il comando. A nordest il 385°reggimento di disciplina ed un battaglione separato di mitraglieri. Il nemico ha un doppio anello di accerchiamento: il primo anello ci stringe da presso e conta il grosso delle forze naziste: 8 battaglioni di fanteria, una compagnia di cannoni d’assalto ed un battaglione anticarro. L’anello esterno non è proprio un anello, ma impedisce alle forze della 42a divisione fucilieri a sud di venirci in soccorso, ammesso che un’operazione del genere venisse organizzata. Pertanto, se voi non avete nulla in contrario, tenterei una sortita per liberare le mie forze in maniera autonoma. Naturalmente questo comporterà la separazione delle mie forze in varie direzioni e sarà un’operazione tattica complicata; ma che secondo il mio punto di vista sul posto, tale operazione va intrapresa prima che sia troppo tardi e che i fascisti riescano a completare l’accerchiamento.


    Diedi senza meno il mio consenso a questa operazione ed anzi decisi anche, come prontamente comunicai al Generale Arbatov, di mandargli in aiuto da nord la 189a brigata carri (appiedata) ed una compagnia di formazione di nove T-34 che era tutto quello che rimaneva alla 189a. Queste forze furono mandate ad attaccare la parte est dell’anello di accerchiamento formata dal comando divisionale della 71a divisione fascista e dal battaglione anticarro divisionale. Il Generale Arbatov ringraziò e si mise a predisporre le operazioni per uscire dalla sacca combattendo. Il problema era districarsi tra i due anelli di accerchiamento dei nazisti, riuscire a posizionare le truppe per attaccare la parte più debole della catena (il reparto comando e quello anticarro su cui già premevano i rinforzi inviati) e d infine creare una breccia dalla quale passare.

    Arbatov organizzò l’operazione in maniera molto intelligente, il che mise in evidenza le sue qualità di comunista e di soldato. In primo luogo destinòun'aliquota delle truppe di sicurezza del suo comando (una compagnia di fucilieri motorizzati) ad un attacco diversivo nei confronti della fanteria nemica che premeva da ovest. Ordinò al reggimento separato anticarro di appoggiare questa messa in scena con tutte le sue armi attraverso un breve ma violento tiro destinato a distrarre l’avversario. Mentre questi eventi si sviluppavano, i mezzi della 38a brigata di fucilieri motorizzati riuscivano a sganciarsi dalla morsa in cui i due reggimenti di fanteria tedeschi l’avevano tenuta sino a quel momento ed a guadagnare spazio verso est. La brigata poté così partecipare all’attacco contro la parte debole dell’anello interno collaborando con le forze che io avevo inviato in soccorso da nord.

    Per quanto riguardava invece il reggimento di disciplina con il battaglione di mitraglieri aggregato, si trattava di decidere se voleva provare ad uscire di forza attaccando la compagnia di cannoni d’assalto che le chiudeva il passaggio verso est o provare a sgattaiolare verso nord per tentare la sorte verso l’abitato di Gorodishche e ricongiungersi al suo comando successivamente. Arbatov scelse la prima alternativa per due motivi: il primo è che avrebbe consentito di tenere le truppe più unite, e la seconda che non c’era nessuna garanzia che la seconda alternativa fosse più sicura, in quantoché comunque il reggimento aveva a sud est un battaglione di fanteria nazista che avrebbe potuto causargli perdite mentre tentava di sganciarsi senza combattere.

    La 42a e la 10a divisione di fucilieri, avevano a loro volta i loro bravi problemi nel settore di Dubovaya dove dovevano vedersela con la potentissima 24a divisione corazzata tedesca. Gli attacchi furibondi di questa divisione il giorno precedente avevano semidistrutto la 10a divisione di fucilieri e pesantemente disorganizzato il reggimento della 42a divisione di fucilieri che era accorso in aiuto. La frazione di Dubovaya era occupata da fanteria meccanizzata fascista ed un battaglione di questi semicingolati si era addirittura spinto fin nei sobborghi di Stalingrado, penetrando nel settore difensivo della 244a divisione di fucilieri che a sua volta aveva perso due terzi e più delle sue forze. La situazione in questo settore era dunque delicatissima e si imponevano soluzioni drastiche.

    Dopo essermi consultato con il consiglio del comando d’armata decisi di distaccare in zona i due reggimenti della NKVD a guardia della Stazione Centrale e della Piazza Rossa, calcolando di sostituire queste truppe con almeno un reggimento della divisione della Guardia di Rodimcev che avrebbe a breve cominciato a traghettare in città dalla sponda est del Volga. La decisione colse totalmente di sorpresa il Generale Primakov, comandante della 10a divisione della NKVD, ma aveva l’appoggio del comandante generale della NKVD di Stalingrado Generale Martnikov. Primakov non si aspettava certo di vedere i suoi battaglioni assegnati a compiti di assalto al di fuori della città nella quale aveva il compito di provvedere alla difesa interna, ma si convinse presto che la missione affidatagli assolveva indirettamente a quel preciso compito.

    I battaglioni della NKVD non erano ovviamente truppe adatte ad un combattimento in campo aperto contro forze militari vere, però a me servivano solo come forza di arresto temporanea. Li avrei schierati a difesa negli edifici della zona aeroportuale, tra le quote 126 e 112, e li avrei atteso i Tedeschi, guadagnando tempo per l’arrivo dei rinforzi a cominciare proprio dalla 13a divisione della Guardia.

    Problema successivo, il settore Tsaritza zona delle concerie. Qui la 244a divisione fucilieri era stata spazzata via, e gli eroi della NKVD, seppur decisi a resistere sino all’ultimo uomo, non potevano più essere considerati come una unità combattente significativa. Gli aggressori nazisti minacciavano dunque di penetrare direttamente in città in direzione Stazione Sud – Silo (l’elevatore del grano nella parte meridionale della città, e edificio chiave per la difesa e l’osservazione dell’intero settore). Truppe da mandare immediatamente non ne avevo. I primi battaglioni della divisione di Rodimcev cominciavano solo adesso a giungere agli approdi della sponda est, ed il settore delle concerie sarebbe stato il primo dove avrei mandato un reggimento di guardie. Per il momento però i resti della 244a divisione fucilieri e del glorioso 271° reggimento NKVD se la dovevano vedere da soli. Diedi disposizioni ai comandanti di queste due unità perché si organizzassero e mi assicurassero la difesa almeno temporanea del settore, e lo stesso dovevano fare la 35a divisione di fucilieri della Guardia e la 131a divisione fucilieri nel quartiere Kubyshev, dove fino adesso aveva regnato un sostanziale stallo.

    I rapporti che mi pervennero sulle operazioni di alleggerimento che avevo ordinato furono tutti più o meno positivi. Il III battaglione della 115a divisione di fucilieri riuscì ad incidere sulla colonna nemica in avvicinamento ad Orlowka e riuscì anche a catturare dei prigionieri, dai quali si apprese che le divisioni naziste marcianti sul sobborgo erano due: la 60a divisione motorizzata e la 389a di fanteria. Infatti le autoblinde identificate dal I battaglione qualche ora prima appartenevano proprio alla 60a motorizzata.

    Nel settore dell’ospedale, l’attacco pianificato dal generale Arbatov per districare i suoi reparti era cominciato bene ed un varco verso sud est era stato aperto, battendo in una battaglia per uscire dalla sacca il battaglione anticarro tedesco che presidiava il settore est.
    Non solo; l'attacco del 385°reggimento di disciplina sulla compagnia di cannoni d'assalto tedesca che teneva la parte sud est dell'anello interno era pure riuscito. Il comandante del reggimento riferì che i Fascisti ed i loro veicoli avevano alzato i tacchi precipitosametne all'apparire dei galeotti ch erano pur sempre valorosi comunisti sovietici, armati di fuciloni anticarro e che avevano portato in avanguardia i DUE ! cannoni anticarro da 45 millimetri di cui il reggimento disponeva. Adesso erano i fascisti a dover stare attenti a non essere accerchiati!

    Tuttto quello che umanamante si poteva fare era stato fatto; adesso non restava che aspettare la reazione dei nazisti.
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  17. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    I nazisti spingono a fondo

    Nella mattinata del 15 settembre il nemico cominciò a a farsi davvero intraprendente a nord e a sud di Stalingrado. Il suo obiettivo era uno solo: isolare la città dal resto del fronte per poi schiacciarla dopo averla indebolita e poi buttarci nel Volga. Infatti le azioni più aggressive erano quelle della 94a divisione di fanteria che punta sul quartiere Minina sulla Stazione Sud e sul Silo. Obiettivo di questo complesso di forze nazista: l’approdo sud, il Volga e la distruzione di tutte le forze sovietiche che operano nella parte meridionale di Stalingrado.

    Ma la 94a divisione era solo una delle branche di annientamento che il Signor Paulus ci aveva gettato contro, perché l’altra era costituita dalla potente 24a divisione corazzata che costituiva la branca sinistra. Studiando i rapporti giunti durante la notte e man mano che sulla carta andavamo aggiornando le posizioni e le identità delle forze degli invasori, mi resi sempre più conto che alla periferia est della città nei settori che andavano fino al sobborgo di Dubovaya si stava sviluppando una situazione estremamente pericolosa: l’accerchiamento e la distruzione della 244a divisione di fucilieri, della 10a divisione di fucilieri, e soprattutto della ancora relativamente forte 42a divisione di fucilieri. Che il maledetto Paulus stesse facendo fare a me la stessa fine che avevano fatto molti miei colleghi affrontando i nazisti in campo aperto? Tutto ciò non era possibile dovetti ricordare a me stesso. Non era questione di manovre tattiche. I nazisti erano semplicemente più forti quasi ovunque per il momento, almeno fino a quando l’armata non avesse cominciato a ricevere i rinforzi necessari. Esaminai velocemente i rapporti sul tavolo che il mio staff aveva compilato durante la notte mentre arrivavano le comunicazioni e le battaglie erano in corso.

    Nel quartiere Kubishev, la 131a divisione di fucilieri aveva avuto un cedimento sul suo fianco sinistro nel punto di saldatura con la 35a divisone della Guardia. I germanici erano avanzati in quel punto di ottocento metri in direzione delle segherie ma il I battaglione del 71° reggimento motorizzato nazista aveva subito perdite considerevoli nell’azione offensiva. Senza mezzi termini, il Generale Krodiev comunicava che il I battaglione della 131a divisione di fucilieri aveva in quella battaglia subito perdite pesantissime. Si sarebbe industriato comunque per tenere la posizione. Feci contattare immediatamente via radio il generale Feromev chiedendogli di fare tutto il possibile con il suo reggimento di guardie per sostenere la 131a alla sua desta.

    Nel settore delle concerie, gli stabilimenti erano stati alla fine occupati dalle belve a due zampe fasciste. Gli eroi della NKVD erano riusciti a venirne fuori insieme a quattro carri armati leggeri ed erano riusciti a riunirsi al loro reggimento, ma erano rimasti in 300 baionette con una sola mitragliatrice ed una media di 4 colpi per ogni moschetto. Erano anche riusciti a coordinare uno schermo protettivo davanti alle loro nuove ed improvvisate posizioni comprendente 3 carri leggeri più uno tenuto per la difesa vicina, usando il suo cannoncino da 20 e la supplementare mitragliatrice. Però tutti i carri erano praticamente senza munizioni e gli equipaggi sfiniti dalla stanchezza. Per di più i nazisti minacciavano già con due battaglioni di fanteria della 94a divisione di aggirare l’intero complesso difensivo, se così si poteva chiamare ed eranno oramai a 3 chilometri dalla Stazione Sud. Il resto della 94a divisione germanica si stava concentrando per sferrare un attacco all’altro battaglione NKVD, il I, che aveva ancora l’appoggio di una decina di carri leggeri ma rimaneva comunque infinitamente inferiore al nemico in numero ed in armamento. Il III battaglione era ancora più a sud ad fare da collegamento con la 131a divisione di fucilieri. Questo battaglione non aveva appoggio di carri armati, e sbarrava la strada ad un battaglione motorizzato fascista che puntava a penetrare nel quartiere Minina e ad aggirare l’ala destra della 131a.

    Come detto sopra, nel settore Ospedale/aeroporto la situazione era critica. La 10a divisione di fucilieri aveva il suo ultimo reggimento accerchiato a Dubovaya dal grosso della 24a divisione corazzata nemica. Perduto quello, la 10a divisione di fucilieri rimaneva con il solo comando divisionale, cessando di esistere come unità combattente. La 42a divisione di fucilieri se non la si ritirava in tempo dal settore Ospedale/boschi di Dubovaya, rischiava di fare la stessa fine e la 112a divisione di disciplina era distrutta.

    La mattina del 15 riuscimmo a traghettare sulla sponda ovest il 42° reggimento delle guardie di Rodimcev per qualche incomprensibile miracolo l’aviazione nazista non si accorse delle nostre operazioni fluviali fino a quando altri reparti della divisione di fucilieri della Guardia non cominciarono a prendere il posto dei reparti che erano già partiti sulle banchine. A quel punto si scatenò l’inferno: nugoli di Stuka e bombardieri in volo orizzontale arrivarono a saturare di bombe l’intero settore dall’approdo Piazza Rossa, fino alla sponda est a Krasnya Sloboda. Il comando divisionale fu pesantemente attaccato e perse una trentina tra morti e feriti. Per miracolo il Generale Rodimcev rimase illeso. La sorte peggiore toccò al reggimento di coda, il 42° di cui un battaglione era già stato trasbordato a Stalingrado. I due battaglioni ancora sulla sponda sinistra vennero attaccati pesantemente ed il secondo perse quasi la metà degli effettivi. I quattro battaglioni sbarcati a Stalingrado presso l’approdo Piazza Rossa dovettero necessariamente muovere per evitare di rimanere assembrati in un’area ristretta. Questa volta l’aviazione nazista notò il movimento ed attaccò selvaggiamente il II battaglione del 39° reggimento della Guardia, che perse più di 100 uomini nell’attacco. Ma uno dei tre reggimenti era a terra. Suo obiettivo: la difesa del quartiere Minina e della Stazione Sud.

    Quello che rimaneva della 10a divisione di fucilieri, tentava adesso di raggrupparsi a nord del bosco di Tsaritzama l’impresa era ardua. Primo la divisione era rimasta con un solo reggimento, una compagnia sfinita di carri della fu 6a brigata della Guardia ed un reggimento antiaereo separato. In mattinata si persero i collegamenti con il 31° reggimento di fucilieri motorizzati, unica unità di manovra rimasta alla divisione che stava tentando di portarsi combattendo fuori dalla sacca creata dalla 24a divisione corazzata nemica.

    La 244a divisione di fucilieri era completamene distrutta. Il suo posto comando che aveva ancora una compagnia di fucilieri, una d’assalto e 6 mitragliatrici per la sicurezza vicina del quartier generale, sarebbe stato, se possibile, trasferito sulla riva est per ricostituire eventualmente la divisione o per affidarne una di nuova formazione al suo comandante il Generale Shipenko. Per il momento la sua compagnia comando si opponeva ad un battaglione meccanizzato fascista all’entrata di Stalingrado.

    Sorte analoga era toccata alla 112a divisione di disciplina. Il comando divisionale combatteva ancora tra il settore Ospedale e Gorodishche, ed il Generale Arbatov aveva preso sotto il suo comando tutti i reparti raccogliticci che erano stati inviati a tentare di salvare la sua divisione, vale a dire la 38a brigata di fucilieri motorizzati, la 189a brigata carri (appiedata), un plotone carri medi ed uno carri pesanti ed un reggimento anticarro. Obiettivo di questo complesso; sganciarsi verso l’aeroporto e da lì riprendere la difesa.

    La 42a divisione di fucilieri, tra l’ospedale ed il sobborgo di Dubovaya,era quella messa meglio come organici ma comunque si trovava in una pericolosissima posizione e a rischio di essere ingabbiata tra la 71a divisione di fanteria e la 24a divisione corazzata nazista. A gran malincuore dovetti dare il permesso al Generale Matsukov di ritirare le sue forze verso i margini dall’abitato. Il Generale ne fa cenno nelle sue memorie.

    L’autorizzazione a ripiegare su quota 112 e successivamente in Stalingrado alla latitudine del approdo sud, arrivò dal comando d’armata appena in tempo. Le informazioni che mi giungevano via radio da altri reparti nella zona, indicavano che la mia divisione era sotto imminente pericolo di essere accerchiata. In particolare, il compagno Arbatov mi informò che le truppe raccogliticce che comandava alla mia sinistra non avrebbero potuto trattenere a lungo il grosso della 71a divisione tedesca e che questa divisione avrebbe avuto probabilmente campo libero per l’aeroporto in breve tempo. Se tale divisione nemica avesse deciso di piegare a sud e si fosse incontrata con la 24a corazzata la mia intera divisione si sarebbe ritrovata circondata. Si imponeva dunque, avuto il permesso dell’armata, una ritirata d’urgenza. Per prima cosa dovevo raccogliere i miei battaglioni. Il terzo il primo ed il 38° erano ancora schierati nelle loro posizioni difensive intorno all’ospedale. Di queste forze, solamente il primo battaglione aveva avuto un contatto col nemico che peraltro, arrivato a contatto, si era fermato senza accennare a voler attaccare. Ragion di più per credere che avesse la missione di fissare le mie forze sul posto. I miei subordinati non capivano come mai dessi l’ordine di ritirata, visto che il nemico non li aveva nemmeno molestati. Spiegai loro brevemente che il nemico avanzava su entrambe le nostre ali e che la divisione era in pericolo di accerchiamento.

    La prima fase della manovra sarebbe stata quella di raggruppare le mie forze che erano alquanto estese da est a ovest ed in un secondo momento di iniziare la marcia verso l’aeroporto. L’unico problema era che avevo perso i contatti con III battaglione, quello che avevo mandato in aiuto alla 10a divisione di Nieset. Auspicavo di riuscire a riprendere contatto con l’unità prima che gli altri battaglioni terminassero di raggrupparsi. Tutti i nostri movimenti venenero pesantemente contrastati dall’aviazione fascista e che subimmo per questo dolorose perdite.

    Nel settore di Vishenevaya/Gorodishche la 9a brigata di fucilieri motorizzati, ripiegava dai sobborghi verso Stalingrado all’altezza del quartiere Ottobre Rosso. Bersagliata metro per metro dall’assassina aviazione fascista, ebbe moltissime perdite e praticamente un collasso del morale. Le due località erano oramai nelle mani del nemico ed io dovevo pensare a cosa fare della 315a divisione di fucilieri che era rimasta sospesa nelle sue posizioni difensive di Michetka tra i due abitati e Stalingrado. La divisione del Generale Gulko era ancora fresca e non provata dai combattimenti. Gli ordinai di mantenere la posizione e gli comunicai che gli avrei mandato la sgangherata 9a brigata di fucilieri motorizzati a guardargli l’ala sinistra insieme alla compagnia di carri medi che già era posizionata nei sobborghi est di Vishenevaya. Si trattava di una magnifica compagnia di carri T-34, l’unica che avevamo ancora intatta, anzi con due carri in più rispetto all’organico. Come ulteriore rinforzo ordinavo anche che la 2a brigata di fucilieri motorizzati si muovesse per andare a rafforzare la difesa di Mechetka. Magari con tutte queste forze, saremmo riusciti ad imporre una battuta d’arresto alla 295a divisione di fanteria tedesca.

    Ad Orlowka, la 115a divisione di fucilieri continuava la sua sortita contro il posto comando della 389a divisione di fanteria tedesca, con l’obiettivo di rallentare l’avanzata di quella unità, mentre la 124a divisione di fucilieri riceveva l’ordine di attendere l’impatto del nemico contro quell’abitato nelle sue posizioni super fortificate. Avrebbe fatto da incudine e la 115a divisione di fucilieri, da martello.

    Da ultimo va segnalata la situazione assai scabrosa della 149a divisione di fucilieri motorizzati ad ovest di Rynoc. Nella notte il comando divisionale fu sorpres sorpreso da un attacco di semicingolati fascisti e distrutto. Il Genereale Lebev sarebbe stato ucciso e tutti i reparti della divisione sono immobilizzati dalla temporanea mancanza di direttive. Il comandante del 195° reggimento separato di fucilieri continua a coordinare la difesa di Rynoc, nonostante questo disguido.

    Come ultima necessaria decisione della giornata decisi di dirottare tutti e due i reggimenti della NKVD che avevo destinato alla difesa dei sobborghi dell’aeroporto, a quella del settore meridionale del quartiere Minina e della Stazione sud. Le misura si rendeva necessaria a causa di tutte le considerazioi indicate sopra circa il settore centrale.
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  18. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Situazione disperata nei quartieri meridionali

    La 94a divisione di fanteria degli invasori ha alla fine avuto ragione la resistenza del reggimento della NKVD nel quartiere Minina. Con questo non voglio dire che gli eroi sovietici della polizia per la sicurezza interna siano vinti o domi, ma almeno due battaglioni di fanteria nemici si sono aperti la strada verso la stazione sud, il Silo e l’approdo sud. In più un battaglione di semicingolati, probabilmente appartenente alla 24a divisone corazzata si è infiltrato all’interno dalla città e minaccia di raggiungere l’approdo centrale. Di conseguenza la situazione nel settore è veramente delicata. In più nel quartiere Kubyshev, la 29a divisione motorizzata fascista con disperati combattimenti durante i quali ha subito perdite proibitive si è avvicinata di altri 500 metri alle segherie ed all’approdo Kubyshev nonostante la fanatica resistenza della 131a divisione di fucilieri e della 35a divisione di fucilieri della guardia. Le forze di queste due divisioni si stanno riorganizzando dopo i furiosi combattimenti di ieri ed oramai come riserve occorre impiegare le compagnie di fanteria dei comandi divisionali.

    Nella zona Silo Stazione Sud, l’unica speranza adesso è di riuscire a far affluire in tempo il 39° reggimento di fucilieri della guardia della 13a divisione. La notizia buona è che il movimento, avvenendo di notte, non potrà essere troppo disturbato dall’aviazione fascista. Quella cattiva è che il reggimento appiedato ha una distanza molto lunga da coprire; circa 8-10 chilometri.

    Il 39° reggimento ed un battaglione del 42° si mettono dunque in marcia dall’approdo centrale a sud della Piazza Rossa verso i loro obiettivi, mentre approfittando dell’oscurità, anche il comando divisionale e l’intero 34° attraversano il Volga per portarsi a Stalingrado. Questo reggimento decido di schierarlo per il momento intorno all’approdo in posizioni defilate e di usarlo come riserva strategica di armata che fino a quel momento assolutamente non avevo.

    Per quanto riguarda la situazione alla stazione sud/quartiere Minina, lasciamo ancora la parola alle memorie del maggiore Lapichek, comandante del II battaglione della 10a divisione NKVD.

    Nella giornata del 15 la crisi raggiunse un punto critico. Il battaglione era ridotto a 280 uomini, praticamente senza munizioni e due mitragliatrici medie, di cui una avevamo raccattato per la strada durante il ripiegamento. Avevamo temporaneamente trovato rifugio nel letto di un torrente in secca che andava dalle concerie al Volga al Volga. Con noi il Capitano Shubilov, ferito e febbricitante rimaneva al comando di quello che restava della sua compagnia di carri leggeri: due mezzi con munizioni praticamente finite ma ancora in grado di muoversi. Marciavamo in colonna verso est, ben consci che il nemico era alla nostra sinistra e marciava anche lui verso est. Il letto del torrente in secca ci separava dal nemico, ma in caso di contatto avremmo avuto la peggio in quanto eravamo in posizione più bassa ed esposti alla vista ed al tiro. Il Tenente Lavarov, mio operatore radio, mi informò che erano in arrivo rinforzi nella nostra zona, tra cui le avanguardie della 13a divisione del Generale Rodimcev. Intanto noi non potevamo aspettare l’aiuto degli altri. Dovevamo continuare ad ostacolare le truppe naziste con ogni mezzo e con ogni espediente per rallentarne l’avanzata in attesa che le nuove truppe sovietiche si disponessero a difesa del settore. Ad ogni costo dovevamo difendere la Stazione Sud, ma come arrivarci prima del nemico? Mi misi d’accordo con il compagno Golubev del I battaglione per mettere in comune le nostre due compagnie aggregate di carri leggeri allo scopo di spedirle col poco carburante disponibile alla stazione, evitando il contatto con il nemico durante il viaggio. Prima però era necessario che i carri coprissero il nostro sganciamento dal letto del fiume in secca. Dovevamo temporaneamente allontanarci dal nemico per poter riacquistare la libertà di manovra e portarci con un giro largo nei pressi della stazione. La speranza era che i carri, che sicuramente potevano arrivare laggiù in breve tempo, riuscissero a trattenere la fanteria nemica fino al nostro arrivo e di quello dei rinforzi da nord. Se ciò non si fosse riuscito a fare, la stazione era probabilmente perduta insieme al Silo e forse anche dell’ approdo sud. Il nemico aveva una reale possibilità di arrivare al Volga nel nostro settore. Fortunatamente la manovra tattica riuscì, ed all’alba avevamo 11 carri leggeri intorno alla stazione sud e 500 baionette con 7 mitragliatrici medie tra l’obiettivo ed il battaglione di testa nemico.

    Il resto della 10a divisione della NKVD, vale a dire i reggimenti 270° e 272°, che grazie a Dio avevo deciso di dirottare durante il giorno verso sud, arrivarono provvidenzialmente giusto in tempo a sbarrare la strada del battaglione meccanizzato fascista che si era infiltrato in profondità nei quartieri del centro sud, mentre sfortunatamente, le aliquote del 270° che tentavano di dirigere da nord sulla Stazione Sud, si ritrovarono un altro battaglione di fanteria nazista sulla strada e dovettero fermarsi per organizzare un eventuale attacco per forzare il passaggio. Occorreva raggiungere le più favorevoli posizioni possibile durante la notte, dal momento che, come sappiamo, i movimenti durante il giorno erano resi proibitivi in termini di costi di vite umane.

    Nel settore dell’ospedale continuammo il ripiegamento della 42a divisione di fucilieri ma con scarse speranze di recuperarla interamente. Molti reggimenti avevano perso il contatto con il comando divisionale e avrebbero cercato di rientrare in città per conto loro attraverso le linee nemiche. Quanti ce l’avrebbero fatta, non era dato di sapere. Si sapeva che almeno un reggimento di fucilieri con unità miste anticarro e mitraglieri, unitamente al comando divisionale, erano in ripiegamento in una luunga colonna alla volta dell’aeroporto. Si ripeteva ancora una volta il dramma delle truppe sovietiche in penosa ritirata nella più totale disorganizzazione. La mia speranza era che il maggior numero possibile di queste forze fosse riuscito ad arrivare a Stalingrado. Là le avrei rifornite, riorganizzate in qualche modo, e spedite di nuovo in combattimento all’interno dell’abitato.

    Nei sobborghi del quartiere Ottobre Rosso gli eroi sovietici della 315a divisione di fucilieri, unitamente alla 9a brigata di fucilieri motorizzata ed al 269° reggimento della NKVD, si battevano come leoni per impedire l’accesso in città ai nazisti. Contrattacchi violenti di queste unità avevano frenato l’azione delle avanguardie della 295 divisione di fanteria tedesca. Adesso occorreva vedere per quanto.

    Presso Orlovka 115a e la 124a divisione di fucilieri si batteva ancora contro due divisioni nemiche che però avevano il triplo degli effettivi nostri. Per di più la 115a divisione di fucilieri era mezzo accerchiata ed in pericolo di venire distrutta.

    A Rynoc l’azione della 149a divisione di fucilieri era parecchio indebolita dalla mancanza di coordinamento tra i reparti, in attesa che qualcuno prendesse il comando della divisione. Nonostante ciò, il I e II battaglione attaccarono con successo il comando della 16a divisione corazzata nazista nell’abitato causando perdite e confusione, mentre il IV battaglione era attestato a difesa sul Volga a difesa degli approdi. Eravamo quasi sicuri che la 16a divisione corazzata nemica fosse virtualmente accerchiata. Se fossimo riusciti a mantenere tale accerchiamento avremmo potuto distruggerla, segnando un punto fondamentale per la difesa di Stalingrado.
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  19. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Rinforzi

    Secondo il servizio di informazioni dall’armata, il nemico ha ricevuto una nuova divisione di rinforzo quest’oggi. Nessuno ha saputo dire di che tipo di divisione si tratti, ma è data per sicura la sua presenza, con tutta probabilità nel settore meridionale o centrale.

    Nei quartieri Minina e Kubyshev i nazisti sono penetrati all’interno dell’abitato di Stalingrado e adesso cercano di stringere l’armata contro il Volga ed annientarla.

    Dal canto nostro, il comando di fronte ci ha fatto un grosso regalo, dopo aver riconosciuto la critica situazione della città: ci ha inviato in rinforzo la 92a brigata di marina, una unità solida e dalla reputazione d’acciaio. Mi metto subito a studiare dove utilizzarla.

    Intanto la situazione in città nel settore meridionale si fa più tragica ad ogni ora che passa. I fascisti concentrano i loro sforzi nei quartieri Mininna/Kubyshev/Stazione Sud. Sono ancora gli eroi del I e del II battaglione NKVD, con l’appoggio di un pugno di carri leggeri a tenere la stazione contro tre battaglioni di fanteria nemica che attaccano selvaggiamente. Il lettore tenga bene a mente che quando parlo di I e II battaglione NKVD, intendo dire 590 fucili con 7 mitragliatrici.

    Tra le rovine della stazione, il combattimento si porta avanti con i fucili, bombe a mano vanghetta e pugnali. Ma i nazisti non passano. Gli 11 carri leggeri T-60 appostati a tutti gli ingressi oramai in macerie, incanalano gli aggressori in vie prestabilite dove la polizia, oramai trasformatasi in temprati veterani al pari dei compagni dell’Armata Rossa, li falciano senza pietà. Negli attacchi di oggi i fascisti hanno perso 50 soldati, noi 30.

    Nel settore del Silo/approdo centrale, il Generale Primakov, che combatte in prima linea con i suoi miliziani della NKVD mi comunica che forse c’è l’opportunità di accerchiare il battaglione meccanizzato tedesco che si è spinto in profondità verso il Volga. Lo invito senza meno a procedere di iniziativa. Ho la massima fiducia nel Generale Primakov e nella sua 10a divisione NKVD che qui a Stalingrado sta compiendo miracoli. Gli raccomando solo di stare attento a nascondere più che può i suoi movimenti. Di giorno l’aviazione nazista è un flagello.

    Per quanto riguarda la divisione delle guardie di Romidcev, si impongono scelte difficili. Nessun dubbio sul fatto che almeno un reggimento vada destinato alla stazione sud. Gli eroi della NKVD, per quanto eroici, non possono resistere ancora per molto. Per qualche divino miracolo il 39° reggimento di fucilieri della Guardia, riesce a trafilare lungo gli argini del Volga senza dare nell’occhio ed essere attaccato dagli onnipresenti bombardieri e bombardieri a tuffo. Non così fortunati sono gli ultimi due battaglioni del 42° reggimento di fucilieri della Guardia sempre della 13a divisione che devono ancora essere traghettati al di qua del fiume. Mentre si sistemano sulle banchine per l’imbarco, un nuovo assalto aereo colpisce di nuovo il III battaglione che subisce nuove sanguinose perdite.

    I miei dubbi riguardano adesso il 34° reggimento della 13a divisione della Guardia giacché con sgomento mi accorgo che ho un corpo d’armata nazista che avanza pericolosamente sul settore centrale della città, che va dall’aeroporto alle fabbriche Ottobre Rosso. Si tratta della 24a divisione corazzata, della 71a di fanteria e della 295a di fanteria; e la domanda è: e me ne sono accorto solo adesso? La risposta è certamente no, ma adesso siamo arrivati al punto che le truppe sovietiche che fronteggiavano quelle divisioni nei sobborghi di Stalingrado si stanno rapidamente liquefacendo nei combattimenti, e rischio di non avere forze da contrapporre a questi nazisti quando entreranno in città. Con l’eccezione di Orlovka e diRynok dove pare che il nemico sia contenuto, nel settore centrale le mie divisioni non resistono all’impeto dei nazisti.

    I resti della 315a divisione fucilieri stanno cercando di predisporre una difesa davanti al quartiere Ottobre Rosso in collaborazione con il 269° reggimento della NKVD, sfruttando la posizione del Mechetka in secca, un fiume che prende il nome dall’omonimo abitato. Il resto della divisione, sonoramente battuto in campo aperto dai nazisti si sta trascinando verso la città. Basta però che il nemico pieghi in direzione Del quartiere Red Barricades perché questo complesso difensivo venga di nuovo aggirato, ragione per la quale spedisco in quel settore le mie uniche riserve a nord: tre compagnie di operai delle fabbriche Ottobre Rosso, i valorosi e gloriosi cittadini comunisti di Stalingrado prendono dunque in mano in prima persona la sua difesa alternandosi tra lavoro in fabbrica e difesa della città. Le tra compagnie si schierano a difesa delle loro stesse abitazioni. Infatti ad ovest dei distretti industriali sorgono i “villaggi dei lavoratori” che sono le zone residenziali presso le quali il proletariato sovrano dell’Unione Sovietica risiede. Mi aspetto dunque che questi uomini difendano le loro case con accanimento e mi pare di leggere nei loro occhi, anche se non posso vederli direttamente, la loro preoccupazione che i loro quartieri verrano presto ridotti a cumuli di macerie insieme alle loro belle casette di legno.

    Alla fine sciolgo anche il mio dubbio sull’impiego del 34° reggimento di fucilieri della Guardia della 13a divisione. Andranno all’aeroporto. Da ultimo do ordine alla brigata di fanteria di marina di aspettare il calare della notte per muovere verso la sponda est. Non voglio che questa magnifica unità appena arrivata mi venga maciullata dall’aviazione nemica ancor prima di entrare in battaglia.

    In fine giornata si accendono combattimenti vivaci al Silo tra la NKVD ed il battaglione meccanizzato tedesco infiltrato, che riesce a ripiegare prima di essere ingabbiato, e a Rynok dove la 149a divisione fucilieri in cooperazione con il 196° reggimento separato attaccano le forze tedesche intrappolate nel sobborgo. La resistenza del nemico è accanita, ma se non arriva nessuno a sbloccarli, è solo questione di tempo.
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  20. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Notte del 15 settembre 1942, i nazisti minacciano il sud di Stalingrado

    Durante la notte tra il 15 ed il 16 settembre si registrano i combattimenti più duri dall’inizio della battaglia. I generali Feromev e Krodiev nel quartiere Kubyshev chiedono il permesso di evacuare verso nord fin tanto che è ancora possibile o le loro divisioni verranno distrutte sul posto. Quando parliamo di divisioni, e mi riferisco alla 35a fucilieri della guardia ed alla 131a fucilieri, stiamo parlando di effettivi che tra le due unità sono erano inferiori anche a quelli di un normale reggimento di fucilieri a pieno organico. D’altra parte i battaglioni della 29a divisione motorizzata germanica, anche se non erano a pieno organico, erano comunque cinque per quello che la nostra ricognizione poteva vedere, appoggiati da tutti i supporti divisionali incluso un terribile battaglione del genio d’assalto specializzato nel combattimento urbano ed una compagnia corazzata. Il Generale Krodiev mi comunicava inoltre che uno dei suoi due battaglioni era rimasto mezzo accerchiato nel quartiere Minina e che c’era la possibilità che fosse andato perduto.

    Nel settore della Stazione Sud/Silo, adesso mi dovevo giocare bene tutte le mie carte. Un errore, un singolo errore in questo momento cruciale della battaglia, averei perso la metà meridionale della città.

    Feci un rapido conto delle truppe ed un esame della situazione: 9 battaglioni della NKVD di cui solo 6 discretamente efficienti e gli altri tre, quelli dell’eroico 271° reggimento, praticamente distrutti. Tre battaglioni di guardie di Rodmicev, e 8 carri leggeri con pochissime munizioni. Decisi che per il momento dovevano bastare per difendere il silo, riprendere la stazione e mantenere l’approdo sud.

    Pertanto mi accinsi a dare ordini energici e particolareggiati, per una volta anche entrando nelle dirette competenze dei miei subordinati.

    Ordine di Operazione 16 settembre 1942 – 62 Armata Stalingrado

    Il nemico attacca aggressivamente nei quartieri Kybyshev, ha praticamente espugnato il quartiere Minina e si accinge ad attaccare nel settore Stazione Sud/Silo allo scopo di far saltare tutta la nostra difesa meridionale. Questo noi non lo possiamo permettere e quindi orino quanto segue:

    • Al Raggruppamento centrale dell’artiglieria di armata: trasferirsi nel settore sud utilizzando esclusivamente il movimento notturno per evitare l’aviazione nemica.

    • Alla 131 divisione di fucilieri: districare il III battaglione dal quartiere Minina usando come schermo per la ritirata il reggimento anticarro aggregato alla divisione che risulta in questo momento combattere con il III. In seconda battuta di abbandonare il settore per ricongiungersi con l’armata presso la Stazione Sud. A tale scopo il comandante della 131a divisione di fucilieri si coordinerà con quello della 35a divisione della guardia che dovrà anch’essa ripiegare lungo la sponda del Volga per ricongiungersi alle forze che tengono l’approdo sud.

    • Al 39° reggimento di fucilieri della Guardia della divisione del Generale Rodimcev:eek:ccupare con un battaglione il raccordo ferroviario Stazione sud/approdosud e con un secondo battaglione il Silo elevatore del grano. Organizzare con il supporto di un terzo battaglione un contrattacco a sud della stazione, direzione ovest, ricacciando indietro il battaglione di fanteria nemica che minaccia con i suoi mortai la riva del Volga.

    • Al raggruppamento sud dell’artiglieria d’armata: appoggiare il contrattacco concentrando tutto il fuoco disponibile in quel punto.

    • Alla 10a divisione della NKVD: assicurare il possesso della stazione e del Silo, nel caso permettendo al 271° reggimento una pausa presso la stazione rifornimento per riposare e riarmarsi.
    Questi erano dunque gli ordini critici per la zona più pericolosa del fronte in quel momento. Contenevano come è evidente un certo numero di decisioni critiche tra cui quella di evacuare il quartiere Kubyshev. La storia avrebbe giudicato se erano giuste o no. Durante la notte arrivavano comunicazioni dai comandi della 244a divisione di fucilieri e dalla 10a divisione fucilieri. Entrambe stavano cercando di radunare i reparti sul fianco sinistro della 94a divisione di fanteria tedesca. Si trattava in totale di due reggimenti di fucilieri malandati ed un reggimento antiaereo separato. In particolare la 10a divisione di fucilieri, utilizzando il suo 911° reggimento, doveva attaccare l’estremo battaglione nazista di sinistra della 94a divisione di fanteria da ovest, versante dal quale il reggimento stava ripiegando, mentre due battaglioni della NKVD avrebbero attaccato da est...

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    Coma la storia ci insegna, il Generale Alexander Mendelev non poté completare la pagina del diario della notte tra il 15 ed il 16 settembre 1942, in quanto mentre il suo posto comando si stava trasferendo sulla cima del Kurgan di Mamayev, un bombardiere notturno colpì in pieno la vettura del generale ed un altro paio di veicoli che viaggiavano davanti e dietro. Il Generale rimase ucciso ed il comando passò al capo di stato maggiore dell’armata, Generale Vassili Kuidov. Questi non tenne un diario personale come aveva fatto il suo predecessore, e quindi noi per la compilazione di quest’opera sulla battaglia di Stalingrado, a partire dalla cosiddetta "battaglia per la stazione", ci siamo avvalsi della monumentale opera del Generale Alfonso Meyer sulla Grande Guerra Patriottica che nel XX secolo, l’Unione Sovietica condusse nell’ambito della II Guerra Mondiale.

    Il Genrale Meyer, al tempo della stesura della sua “L’Unione Sovietica e la sua Guerra di Sopravvivenza", era Colonnello e ricopriva la carica di capo dell’Ufficio Storico delle forze planetarie combinate della Federazione Europea. Oggi da generale a quattro stelle, comanda la 17a Forza di Spedizione Planetaria della Federazione. Riportiamo qui un breve stralcio dell’intervista che ci ha concesso in occasione della visita che gli facammo allo scopo di chiederli il permesso di utilizzare parte della sua opera.


    Generale cosa è rimasto nella storia del pianeta terra della Battaglia di Stalingrado e che lezioni se ne possono trarre”

    Sono sempre stato affascinato da questa battaglia oltre che del fronte est della II Guerra Mondiale più in Generale. La battaglia di Stalingrado mi ricorda molto le condizioni nelle quali combattiamo noi oggi nel XXII secolo: un’intera armata, che a causa della situazione geografica nella quale si venne a trovare, operò isolata, dovendo da sola e grazie al grande spirito di iniziativa dei suoi comandanti, improvvisare tattiche, procedure e metodi di combattimento per avere ragione di un nemico che era molto risoluto. Un assaggio con due secoli di anticipo di quello che è diventata la guerra moderna 200 anni dopo. Quando il nucleo di una Forza di spedizione nostra, o di qualche altra potenza viene depositata su un pianeta, deve crearsi da sola e sul posto tutti i mezzi per sopravvivere, combattere e prendere il controllo dello stesso. E così fecero in una certa misura anche i generali sovietici che comandarono a Stalingrado, a partire dai due comandanti in capo che si sono succeduti al comando della 62a armata, e a finire con tutti gli ufficiali subalterni che tra le rovine della città dovettero improvvisare mezzi e tattiche per sconfiggere il nemico.”

    E sulla moderna Federazione Russa, cosa possiamo apprendere da questa battaglia”

    Che ogni qual volta nella storia qualcuno si è azzardato a dare la Russia per incompetente, debole o spacciata, ha avuto a pentirsene amaramente.”
     
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