AAR La Fortezza sul Volga

Discussione in 'The Operational Art of War' iniziata da Luigi Varriale, 20 Agosto 2024.

  1. Prostetnico

    Prostetnico

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  2. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    mi sono dimenticato di dire che il "presente" in queto thread è il 2147 calendario terrestre.
     
  3. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    La situazione all’alba del 16

    Al sorgere dell’alba del 16 settembre la situazione per i Sovietici non era rosea. Due divisioni tedesche, la 29a motorizzata e la 94a di fanteria erano penetrate in profondità nei quartieri meridionali di Stalingrado con l’obiettivo precipuo di buttare i Russi nel Volga. Al Momento la 62a armata stava cercano di salvare quello che poteva delle sue forze nei quartieri Minina e Kubyshev, e per questo aveva autorizzato il ripiegamento della 131a divisione di fanteria e della 25a divisione della guardia da tali quartieri nel tentativo di ricongiungersi all’armata presso la stazione sud. Che tale tentativo si potesse risolvere con un successo era tutto da dimostrare, dal momento che la 131a divisione aveva un paio di battaglioni invischiati al limite sud del quartiere Kubishev e circondati dai Tedeschi su tre lati. Sulla sponda del Volga, due battaglioni di fanteria sovietici della 131a divisone tenevano aperta la porta per la ritirata di quello che rimaneva della 35a divisone della guardia, mentre la compagnia corazzata di detta divisione era già riuscita a trafilare attraverso tale schermo protettivo. Sulla salvezza del comando divisionale e del battaglione di fanteria della 35a della guardia c’erano invece ancora seri dubbi che ce la facesse.

    Occorre in secondo luogo precisare, e questa è una considerazione che vale per tutta la durata della battaglia di Stalingrado, che nel caso dei sovietici, quando parliamo di divisioni, lo facciamo in maniera del tutto nominale ed arbitraria. Tanto per dare un’idea di quello di cui stiamo parlando, la 35a “divisione” della guardia al 16 settembre contava 420 uomini, 12 mitragliatrici medie, 2 pesanti, 2 cannoni anticarro da 45mm, 7 fuciloni anticarro, 2 mortai da 82mm, 6 carri armati pesanti KV e 21 automezzi; neppure l’equivalente di un battaglione a pieno organico. Di questi 420 uomini, 190 erano effettivi del comando divisionale.

    La 29a divisione motorizzata tedesca premeva dunque sugli accessi meridionali del Volga, mentre la 94a di fanteria si era fatta strada all’interno della stazione sud, che occupava quasi integralmente. L’obiettivo di questa divisione era di conquistare il cosiddetto approdo sud, tagliare la ritirata alle forze sovietiche in ritirata dai quartieri meridionali. Se contemporaneamente la 29a motorizzata avesse raggiunto i suoi obiettivi, tutte le forze sovietiche in ritirata sarebbero stare isolate nella periferia sud e distrutte.

    Il comando della 62a armata, che in qual momento era in stato di estrema difficoltà non solo per la situazione sul terreno ma anche per la perdita del suo comandante il Generale Mendelev, corse ai ripari come meglio poté date le circostanze. Innanzi tutto il vicecomandante, il Generale Vassili Kuidov, prese immediatamente il comando dell’armata mentre la STAVKA decideva sul da farsi in materia di sostituzione definitiva di Mendelev. Kuidov ordinò tempestivamente ad un reggimento della 13a divisone della guardia di contrattaccare a sud della stazione per allargare e tenere il corridoio destinato al ripiegamento delle forze provenienti dai qurtieri meridionali. Il III battaglione di tale reggimento organizzò dunque un contrattacco speditivo nei confronti del II/276° reggimento di fanteria tedesco della 94a divisione di fanteria che era all’estrema destra dello schieramento divisionale e che minacciava di giungere al fiume aggirando la NKVD che ancora difendeva l’ultimo comlesso di edifici della stazione in mano ai Sovietici. L’attacco improvviso ed inaspettato, appoggiato anche dai mortai del I battaglione e dall’artiglieria d’amata sulla sponda est del Volga, sorprendeva i Tedeschi e li costringeva a ripiegare con perdite sensibili. Il I battaglione della guardia si poneva quindi in riserva dietro al terzo in caso di contrattacco dei Tedeschi, mentre il II assumeva la difesa del gigantesco Silo, chiamato “Elevatore del Grano” che rappresentava una posizione dominante e quindi strategica per l’intera area. Il 39° reggimento della guardia aveva anche preso in prestito un battaglione del 42° per presidiare l’estrema destra dello schieramento sovietico, in collaborazione con tre battaglioni di polizia della NKVD non proprio addestrati al combattimento contro forze militari. È da notare comunque come anche queste truppe di polizia, armate alla leggera e non particolarmente addestrate al combattimento di guerra, in questo ambiente densamente urbanizzato riuscissero a dar peso al loro potenziale difensivo.

    Inoltre, sempre nel settore sud, molto arditamente i Sovietici avevano iniziato un tentativo di attacco aggirante a largo raggio ai danni proprio della 94a divisione di fanteria. Questo attacco, che aveva appunto lo scopo di circondare la grande unità tedesca e distruggerla, era occorre dirlo assai improvvisato ed ottimistico. Portato con un misto di forze della NKVD e di un reggimento sovietico regolare mezzo sbandato che aveva appena completato il ripiegamento da ovest, aveva scarse probabilità di riuscita ma aveva evidentemente lo scopo di tenere i Tedeschi sotto pressione e di far capire loro che la 62a armata non si limitava alla difesa passiva.

    Spostandoci a nord, l’altro settore caldo era quello dell’aeroporto e della scuola di volo annessa, già occupati dai Tedeschi, settore dal quale si accedeva, lungo un asse ovest-est, alla stazione centrale ed alla piazza rossa; vale a dire al cuore della città. Qui avanzavano pericolosamente e rapidamente altre due divisioni tedesche: la 24a panzer e la 71a di fanteria. Di converso stavano convergendo velocemente a contrastare questa avanzata il grosso della 13a divisone della guardia (due reggimenti di cui il 42° con un battaglione in meno) ed una compagnia dalla 6a brigata corazzata della guardia con 10 carri T-34. Si prevedeva che queste truppe avrebbero incontrato il nemico a metà strada tra la scuola di volo ed il centro citta. L’ordine perentorio era di arrestare il nemico il più possibile lontano dal Volga.

    Cinque chilometri a nord est di questa posizione c’era il Kurgan di Mamayev, un antico cimitero di guerra tartaro e l'elevazione principale dell’intero teatro di operazioni. Qui c’era il comando della 62a armata all’estremità nord della collina ed una compagnia di mitraglieri all’estremità est.

    Ancora più a nord, c’erano i quartieri delle fabbriche; in particolare il complesso chimico Lasur, il quartiere Ottobre Rosso ed il quartiere Barrikady. Ognuno di questi estesi quartieri industriali aveva le fabbriche concentrate vicino alla sponda del Volga ed i rispettivi villaggi (abitazioni) degli operai e delle loro famiglie ad ovest degli edifici produttivi, in media ad una distanza di 5-6 chilometri da questi.

    Al quartiere Barrikady si avvicinava la 295a divisione di fanteria tedesca alla quale si opponevano i resti malandati della 315a divisione di fanteria russa in prima linea ed in seconda linea un misto di truppe della NKVD e di operai civili che erano stati sommariamente armati per andare a combattere contro i Tedeschi. Vi era anche notizia di un'intera divisione motorizzata accorrente in questa zona che era stata rilasciata dalla riserva di armata, ma erano notizie vaghe e frammentarie.

    A ovest di questa posizione, circa 15 chilometri a ovest per essere precisi, i Russi tenevano ancora il cosiddetto “Saliente di Orlovka con un reggimento e mezzo appartenenti alla 124a e 115a divisione di fanteria, i quali fronteggiavano la elementi misti di due divisioni tedesche: la 60a motorizzata e la 389a di fanteria. Qui la situazione era statica da qualche giorno e pareva che i Tedeschi non avessero per il momento sufficienti forze per ridurre il saliente.

    All’estremo nord c’era la cosiddetta “Situazione di Rynok”, dova la 16a divisione corazzata, mandata incautamente da sola ad aprirsi la strada verso la periferia nord di Stalingrado per isolarla dal resto del fronte sovietico, era rimasta invece lei stessa semi accerchiata da un complesso misto di forze sovietiche miste NKVD/Armata Rossa. Qui la situazione era incerta ma minacciava di volgere a favore dei Sovietici se i Tedeschi non avessero preso tempestivi provvedimenti per sbloccare la divisione corazzata, il cui grosso era effettivamente accerchiato. Nell’ultimo attacco per ridurre la sacca portato alla periferia nord di Rynoc, i Tedeschi avevano perduto 9 carri armati, ma soprattutto erano quasi senza munizioni e viveri.

    I sobborghi a nord di Stalingado erano quello già citato di Rynoc (il più lontano a circa 7 chilometri dalla città, e quello più vicino di Spartakovka a soli due chilometri. A sud di Spartakovka, immediatamente dopo essere entrati in Stalingrado c’era subito l’enorme complesso della Fabbrica dei Trattori che era il fulcro della difesa della periferia nord di Stalingrado. Da qui i Russi continuavano a sfornare carri T-34, che venivano guidati personalente dagli operai e dai collaudatori della fabbrica, non essendo disponibili equipaggi dell'Armata Rossa per condurre tali mezzi.

    Da ultimo occorre rilevare come i Russi potessero operare attivamente e manovrare solamene durante le ore notturne, quando l’attività della Luftwaffe era limitata, mentre i Tedeschi potevano manovrare liberamente nelle retrovie e riorganizzare le loro forze a piacimento.

    All’alba del 16 appunto una serie di queste manovre russe e di limitati contrattacchi, la 62a armata era in attesa di vedere cosa avrebbero fatto i Tedeschi.
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  4. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Il riferimento al 2147 come tempo presente in cui avviene la narrazione della battaglia di Stalingrado è dovuto alla seguente ragione:

    non mi è mai piaciuto il gnere futuristico in quanto l'ho ho sempre trovato campato per aria. Alcuni esempi:
    combattimento preso pari pari dalla II guerra mondiale, se non dal medio evo (Star Wars)
    Alieni che sanno l'Inglese e sono totalmente antropomorfi (star trek)
    e molte altre magagne che non sto a citare.
    Naturalmente tutto quanto sopra ha le sue giustificazioni e certamente il mondo sci fi ha un largo seguito.
    A me però, né nell'intrattenimento passivo (libri film) né in quello attivo (simulazioni), il genere non he mai davvero interessato. Poi ho scoperto tre cose che mi hanno fatto interessare al genere:

    The Expanse (Serie televisiva)
    Nebulous Fleet Command (Simulazione combattimento tra navi spaziali)
    Shadow Empire (Simulazione gestione militare aero terrestre di un pianeta alieno)

    The Expanse è solo da guardare, mentre per quanto riguarda le due simulazioni, sono attualmente alle prese con la "super steep learning curve" di questi due capolavori.

    Se e quando ci capirò mai qualcosa, magari un AAR congiunto con questi due sistemi ci potrebbe scappare in una civiltà umana del prossimo secolo tutta da immaginare. Il Generale Meyer che vi sta raccontando della battaglia di Stalingrado, proviene da questa futura possibile ambientazione.
     
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    Ultima modifica: 1 Settembre 2024
  5. Prostetnico

    Prostetnico

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    La serie come saprai è tratta da una space opera in più tomi di James S. A. Corey...

    Io sono piuttosto difficile di gusti (sono piuttosto allergico ad Asimov per esempio) e il genere fantascientifico mi attrae solo se è plausibile e coerente nel suo contesto. Se Dune per certi aspetti per me è un capolavoro e Ancillary Justice lo è completamente, la serie narrata dai "Corey" è sicuramente più che godibile.
    Dei due giochi che citi Nebulous non lo conosco affatto, mentre di Shadow Empire ho letto e visto un po' di materiale ma per ora non mi ha convinto.
     
  6. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Durante la notte i Tedeschi si diedero alquanto da fare per raggiungere i loro obiettivi primari. Un battaglione della 29a divisione motorizzata tagliava ancora una volta la via di ritirata alla 131a ed alla 35a divisione della guardia raggiungendo la sponda del volga tra l’approdo Kubyshev e l’approdo sud.

    In secondo luogo le truppe della 94a divisione di fanteria occupavano integralmente la stazione sud dopo violentissimi attacchi, il primo dei quali veniva respinto dalla NKVD con l’aiuto di un battaglione di guardie che interveniva come riserva. Dopo poche ore l’attacco veniva ripetuto, dopo che sagacemente le guardie erano state attirate a sud con un attacco diversivo, e questa volta il battaglione della NKVD, sebbene sempre appoggiato dall’artiglieria d’armata, non avendo alcun altro supporto, cedeva terreno dopo breve scontro lasciando l’edificio nelle mani dei Tedeschi. Questo era un guaio perché con i mortai e con i cannoni a tiro diretto adesso i Tedeschi controllavano la ferrovia che andava dall’approdo sud ai reparti della guardia schierati sul fianco sinistro della difesa Sovietica e i due battaglioni della 13a divisione russa non potevano ricevere le munizioni per continuare a combattere. Il generale Kuidov diede ordine immediato a tutte le forze in zona di organizzare un contrattacco che riprendesse il deposito merci della stazione e sloggiasse i Tedeschi dalla posizione strategica che avevano conquistato. Il contrattacco sarebbe stato portato dai due battaglioni di guardie sul fianco sinistro dello schieramento che avrebbero attaccato il fianco destro del battaglione tedesco e da quello che rimaneva delle truppe della NKVD all’approdo sud. L’artiglieria d’armata avrebbe appoggiato l’azione sebbene avesse poche munizioni, non tanto perché i rifornimenti erano scarsi, quanto perrché il consumo era esagerato. Un un terzo battaglione di guardie, sempre appartenenti al 39° reggimento della 13a divisione comandata dal Generale Alexander Rodimtsev (già Eroe dell’Unione Sovietica) avrebbe momentaneamente abbandonato le proprie posizioni difensive per partecipare a questo importantissimo attacco dalla parte opposta andando incontro ai battaglioni gemelli.

    Nel settore centrale si scatenava il panico generalizzato quando il battaglione di mitraglieri sul Kurgan di Mamayev annunciò che torme di tedeschi dirigevano sulla collina a tutta velocità e senza opposizione. Era la 24a Panzer che carivava come un toro, accompagnata da una divisione di fanteria che invece di dirigersi verso il centro città come si era pensato in un primo tempo, puntava diretta verso il Kurgan, difeso solo dal singolo battaglione mitraglieri e dal comando della 62a armata! Truppe per fermare questa ondata non ce n’erano e l’unica speranza era che i due reggimenti della 13a divisione della guardia che erano stati mandati a fronteggiare questi reparti tedeschi che si presumenvano in marcia verso il centro città, riuscissero ad intervenire sul fianco destro del nemico in movimento. Era una speranza tenue perché la divisione della guardia era si della guardia, ma rimaneva fondamentalmente una divisione di fanteria a piedi, non adatta ad un combattimento molto manovrato. Il Generale Rodmitsev che era con questa aliquota della divisione, comunicò per radio che avrebbe fatto tutto quello che poteva per fermare il nemico, ma c’era anche il problema che essendo nelle ore diurne l’aviazione nemica imperversava. Miracolosamente, strisciando di edificio in edificio all’interno della città, il 34° reggimento della guardia riusciva però a defilarsi dagli attacchi aerei tranne uno che colpiva il primo battaglione. Quando le pattuglie di testa segnalarono il contatto col nemico, le forze erano troppo disorganizzate per effettuare un qualunque tipo di attacco. Senza ricognizione, col fiato grosso e contro una grossa formazione meccanizzata nemica, sarebbe stato un mezzo suicidio anche godendo del fattore sorpresa. Per cui le guardie effettuarono solo una serie di attacchi mordi e fuggi, nella speranza di far capire al nemico che avanzare verso Mamayev sarebbe stato a suo rischio e pericolo sul fianco destro. La situazione rimaneva però tra il critico ed il tragico, con il battaglione di autodifesa del comando d’armata che si trincerava frettolosamente sul Kurgan. Manco a dirlo, i mitraglieri venivano travolti al primo contatto con un reggimento meccanizzato tedesco e scomparivano dall'ordine di battaglia sovietico.

    Sulla Piazza Rossa e presso la stazione centrale, la 13a della guardia veniva sommariamente sostituita da quello che rimaneva della 10a divisione di fanteria; un reggimento motorizzato ridotto alla metà della sua forza, stremato da una lunga ritirata e quasi senza munizioni.

    E purtroppo i guai non finivano qui per l’Armata Rossa. Nel saliente di Orlovka, la 60a divisione motorizzata e la 389a di fanteria erano passate a loro volta all’attacco alle periferie ovest e est dell’abitato. Sulla sinistra il I/20 reggimento motorizzato, appoggiato dal battaglione blindato da ricognizione e da un battaglione di fanteria della 289a divisione, sfondavano l’ala destra del secondo II/124 reggimento di fanteria sovietico appartenente alla 124 divisione, e lo ricacciavano indietro di un chilometro dopo un violentissimo tiro preparatorio dell’artiglieria divisionale che causava una ventina di morti e molto sbandamento. Finita la preparazione, l’artiglieria cominciava un temporizzato e cadenzato tiro di spianamento coordinato con l’avanzata delle forze cinetiche e con l’arrivo di uno squadrone di Dornier 17 che aggiungevano le loro bombe al micidiale attacco. Il battaglione russo in prima linea si liquefaceva rapidamente sotto la pressione tedesca e l’intervento del secondo a tamponare il disastro non evitava la sconfitta, visto che al primo contatto con il nemico avanzante, il II battaglione si univa alla ritirata del I dopo breve combattimento. La disorganizzazione dei reparti costava carissima ai Sovietici, che avevano 150 morti e 260 feriti nelle quattro ore di questo combattimento. Il tiro antiaereo abbatteva un bombardiere tedesco, ed un cannone d’assalto era perduto insieme a due autoblindo leggere. In perdite umane i Tedeschi avevano 40 morti e 50 feriti. Era da tempo che i Sovietici non prendevano una batosta di tali proporzioni. Ce ne fosse stato il tempo e l'opportunità, il comandante del battaglione russo sarebbe finito sicuramente davanti ad un plotone di esecuzione dato il contegno dei suoi reparti che forse non avevano capito che non erano più nel 1941, ma verso la fine del 42.

    Nei sobborghi est invece i Tedeschi infiltravano semplicemente un reggimento di fanteria della 389a divisione penetrando tra le larghe maglie difensiva della provatissima 115a divisione di fanteria russa che sbarrava la ferrovia di collegamento con la porzione nord di Stalingrado, ma certo ancora non per molto. Non c'era molto che i due semidistrutti battaglioni sovietici potessero fare per evitare tael corso degli eventi.
    Il risultato di questa importante battaglia era che il III battaglione della 115a di fanteria sovietica, il quale aveva invece era stato fatto oggetto solo di un tiro di fissaggio da parte dell’artiglieria della 60a motorizzata, era adesso praticamente quasi accerchiato su entrambe le ali e soprattutto si ritrovò momentaneamente isolato dal comando divisionale ed impossibilitato quindi a operare una pronta ritirata tattica per evitare il peggio. Verrà successivamente travolto anche lui in un successivo attacco coordinato tedesco, determinando la caduta definitiva del caposaldo di Orlovka.

    A Rynok, i Russi, benché riuscissero a circondare completamente un battaglione meccanizzato e parte del battaglione panzer della 16a divisone corazzata tedesca non riuscirono per il momento a distruggere questi reparti che combattevano come leoni anche se accerchiati. Anzi, i sovietici subirono perdite sanguinosissime nella ripetuta serie di attacchi per ridurre la sacca, nonostante il prodigarsi della sezione nord dell’artiglieria d’armata russa, che sparava dalla riva est senza risparmiare munizioni.

    Unica consolazione della giornata per i Russi fu che alla stazione, con la perdita di un paio di carri leggeri ed una trentina di morti, le guardie di Rodmitsev, appoggiate dalla NKVD e da una compangia di T-60 riprendeva il deposito merci della stazione e sbloccava con combattimenti selvaggi corpo a corpo, la situazione dei rifornimenti lungo la sponda del Volga. Sarebbe stato da vedere per quanto tempo il deposito sarebbe rimasto in mani tedesche dato che era la terza volta che passava di mano.
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  7. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Se c'è qualcosa di meglio e di simile (per PC) sarei ansioso di conoscere. Dopo accurata esplorazione non ho trovato altro che 4X galattici molto improbabili oppure RTS "sparatoria continua e disordinata" tipo supreme commander e simili ancora più improbabili. Anche i 4x a turni puramente planetari tipo quelli di Sid Meier, con tutto il rispetto per l'autorevolezza di Sid, rimangono dei cartoni animati per computer.
    Intendo dire se volessi un wargame operazionale tipo TOAW per intenderci, ambientato nel futuro con possibilità di operare su pianeti alieni in maniera anche solo vagamente plausibile, non ho visto nulla di simile a Shadow Empire (Su PC si intende).

    Shadow Empire enfatizza secondo me un aspetto molto verosimile di possibili future operazioni su pianeti alieni; e cioè il fatto che operando in un ambiente del genere devi creare tutto da zero, non è che puoi avere un'organizzazione tipo "Overlord" alle spalle che ti supporti col cucchiaione logistico.

    Cominciando con un aliquota minima sbarcata sul pianeta (nel caso di Shadow Empire già presente sul pianeta, ma non è difficile immaginare varainti sul tema che risultino nella stessa situazione di partenza nel gioco), occorre poi crearsi tutto quello che serve, sul posto, per il raggiungimento degli obiettivi. Il leader diventa quindi un leader militare, politico, economico ed organizzativo. Un po' come erano i capi militari delle spedizioni coloniali all'epoca delle grandi scoperte.
     
  8. Luigi Varriale

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    Nella notte tra il 16 ed il 17 settembre, i Tedeschi non si fecero certo pregare per continuare i loro poderosi assalti alla città.

    A Rynok, della 16a divisione panzer (o meglio dell’aliquota di essa che combatteva nel settore) pareva essersi salvato un battaglione di panzer grenadieren, il II del 79° reggimento, e quello si liberò facilmente del cosiddetto accerchiamento, in un punto dove l’anello era presidiato da soli 2 carri armati T-34. Distrutti questi due mezzi, il battaglione avanzava verso sud est in direzione di Spartakovka, secondo il diario del suo comandante "nel tentativo di trovare truppe amiche nei sobborghi nord di Stalingrado". Il battaglione si arrestò di nuovo quando entrò in contatto con un secondo plotone di tre T-34 appostati in un bosco tra i due sobborghi a nord della città. Un piccolo convoglio di rifornimenti che era riuscito a trafilare tra la ferrovia che costeggiava il fiume Mechetka e Spartakovka, riferì che le truppe tedesche più vicine si trovavano ad Orlovka. Inoltre un battaglione della 149a brigata di fanteria sovietica, mandando avanti pattuglie per riprendere contatto con il battaglione panzergrenadieren, si imbatteva nel comando della 16a divisione panzer, trincerato in un bosco a ovest. Il battaglione era messo così male in effettivi e munizioni, che il suo comandante non ritenne di poter montare un attacco con successo contro questo reparto comando che frettolosamante scavava trinceee. Il comandante del 196° reggimento di fanteria, posta anche la sua unità all’inseguimento dei tedeschi, a sua volta chiedeva ed otteneva che due plotoni di carri supplementari appena usciti dalla linea di produzione della fabbrica di trattori, venissero inviati sul posto per aiutare ad ingabbiare di nuovo e questa volta distruggere i Tedeschi. Alla guida di detti mezzi, gli stessi operai che li avevano assmblati. Per buona misura accorse anche una compagnia di operai militarizzati che presidiava l’approdo Skudry armati di moschetto. Sostituita questa compagnia con un’altra proveniente direttamente dalla fabbrica, per la difesa della stessa non rimaneva che una sngola compagnia di operai ed il comando divisionale della 11a divsione NKVD.

    Intanto a sud nell’abitato di Orlovka, la 60a divisione motorizzata e la 389a di fanteria avevano finito di sconquassare la 124a brigata fucilieri sovietica che era stata pochi giorni prima una fiera brigata di fanteria a pieno organico e che non contava adesso più di 700 uomini assai provati dai combattimenti, e che stavano cercando di riprendersi dalle dure prove subite. Non sarebbe stato facile; la brigata era stata cacciata fuori dall’abitato verso nord e le due divisioni tedesche incalzavano da presso. Ad est dell’abitato invece, un singolo battaglione della 389a di fanteria teneva a bada quello che rimaneva della 115a brigata di fanteria russa; 200 uomini rimasti quasi senza rifornimenti ed armi pesanti e con il suo comandante, generale Anton Sikur. Questi altro non poteva fare che ripiegare gradatamente verso l’abitato.

    Nel settore dei quartieri industriali si andava profilando una minaccia mortale. In particolare abitanti del quartiere residenziale degli operai della fabbrica Ottobre Rosso, avevano segnalato la presenza di due alti comandi tedeschi e di molte truppe con veicoli proprio a sud ovest di tali quartieri. Giacché si sapeva bene dove le unità mobili tedesche stavano combattendo, con tutta probabilità quel nuovo assembramento di veicoli faceva parte di una nuova divisione tedesca pesante. Tra questa presunta divisione ed il quartiere industriale Ottobre Rosso con annesso l’approdo centrale della città, non c’erano altro che un paio di centinaia di lavoratori armati di fulile e baionetta che presidiavano la fabbrica stessa. Se i Tedeschi fossero avanzati su quella direttrice, come appariva probabile avrebbero fatto, sarebbe stato il disastro. Considerando che i rinforzi più vicini e cioè la 92a brigata di fanteria di marina non era nemmeno ancora giunta agli approdi sulla riva est, la situazione poteva diventare da un momento all’altro assolutamente disperata. Una delle compagnie di lavoratori venne mandata in perlustrazione e riferì della presenza alla periferia del villaggio degli operai di un grosso centro comando e di truppe di fanteria nell’ordine di un battaglione motorizzato. Dai segni distintivi, pareva che le unità rilevate fossero quelle di un gruppo da combattimento tedesco chiamato kampfguppe Stahel, che in effetti era un reparto motorizzato della Luftwaffe.

    Comunque anche senza un immediato e mortale pericolo per il cuore del quartiere Ottobre Rosso, il livello di pericolosità della situazione era elevatissimo. La 295a divisione di fanteria tedesca stava aprendosi la strada combattendo nella zona del villaggio dei lavoratori del quartiere Barricady contro quello che rimaneva della 315a divisione di fanteria sovietica ed alcune compagnie di operai che erano accorsi dalla fabbrica. Era presente anche un’aliquota di truppe della NKVD della 11a divisione, che però Kuidov decise seduta stante di ritirare per la maggior parte per andare a presidiare proprio l’accesso al quartiere Ottobre Rosso e possibilmente a rinforzare il suo comando d’armata, che per miracolo non era stato ancora attaccato dalle truppe nemiche che salivano sul Kurgan di Mamayev dal versante ovest. La prima unità ad abbandonare la difesa delle sue posizioni per portarsi alla periferia del quartiere Ottobre Rosso, fu la 9a brigata motorizzata, comunque rimasta con 300 uomini e 18 veicoli, che però appena iniziato il trasferimento si imbatteva nel battaglione anticarro della 295a divisione tedesca che avanzava verso il centro, probabilmente in ricognizione, dato che il grosso della divisione era ancora impegnato in pesanti combattimenti ad ovest.

    A proposito del Kurgan di Mamayev, l’attacco sul fianco destro della 24a divisione panzer e della 71a divisione di fanteria da parte di due reggimenti della guardia della 13a divisione sovietica, aveva sì ritardato l’attacco tedesco ma di certo non l’aveva fermato. Il comando della 62a armata ed il uso comandante si sarebbero ritrovati presto nel centro dei combattimenti tra i più accaniti della campagna. E dietro di loro c’era solo il Volga. Urgentemente ai due battaglioni del 42° reggimento delle guardie venne ordinato di fare un ampio giro antiorario a nord e poi di convergere a ovest verso il Kurgan per andare a dare manforte al comando di Kuidov. Il 34° reggimento delle guardie invece era già impegnato in combattimenti con il nemico e stava bene li dov’era, si fa per dire. Occorreva resistere sino a quando la brigata di marinai e l’avanguardia della 95a divisione di fanteria non avessero attraversato il Volga. Questi reparti erano diretti a marce forzate verso gli approdi di Krasnya Sloboda e si pregava che arrivassero al più presto.

    Alla stazione sud la situazione non si presentava nemmeno lì molto rosea. La difesa era stato assunta dal comandante del 39° reggimento della guardia della 13a divisione, colonnello Alexiev, ma questo reggimento che combatteva ininterrottamente da tre giorni non aveva possibilità e risorse illimitate. Il complesso difensivo era imperniato sul I e sul III battaglione. Il I però non contava ormai più di 180 uomini e stava cercando di riorganizzarsi nel deposito merci, posizione che divideva con il III battaglione della guardia, con una compagnia anticarro di 5 carri leggeri e con un esausto battaglione della NKVD con 280 fucili. Sulla destra c'era il II battglione della guardia rinforzato da un altro prestato dal 42° reggimento, il cui grosso abbiamo visto operava vicino al Kurgan di Mamayev. In mezzo alle rovine da qualche parte a nord della posizione erano disponibili ancora quattro battaglioni della 10a divisione NKVD, più altri due, oramai ridotti a compagnie, alle spalle della posizione sull’approdo sud. In ripiegamento dal fiume Tsaritza stavano lentamente accorrendo i resti della 244a divisione di fanteria che avevano preso contatto con le terga delle linee tedesche. Il colonnello Alexiev, comandante del 39° della guardia, si apprestò dunque a piazzare con sagacia le sue riserve in attesa del prossimo inevitabile attacco tedesco che con tutta probabilità lo avrebbe buttato nel Volga. Certo vivo i Tedeschi non l’avrebbero preso è riportato nel suo diario personale. Le sue preoccupazioni venivano soprattutto da sud dove un solo battaglione semidistrutto della NKVD doveva tenere testa lungo la sponda del Volga a due battaglioni tedeschi. che facevano parte del complesso di forze della 29a motorizzata tedesca che stavano portando a termine l'annnientamento della 131a divisione di fanteria e della 35a divisione della guardia.

    Né infatti ci si poteva aspettare alcun aiuto da sud da parte di tali divisioni. Quello che rimaneva di queste (quasi nulla) aveva appena abbandonato l’approdo Kubyshev per l’incerta avventura di ricongiungersi alle forze che difendevano la stazione, inseguiti dall’intera 29a divisione motorizzata tedesca. L’alternativa per loro sarebbe stata quella di essere distrutti sul posto allo scopo di ritardare magari di un giorno o due il riversarsi di questa divisione motorizzata verso nord lungo la sponda del Volga. Kuidov non ritenne di voler pagare questo prezzo per un paio di giornate al massimo di tempo guadagnato.
     
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  9. Prostetnico

    Prostetnico

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    Dopo la delusione di DW2 (lo sviluppo sembra si sia fermato, in attesa di un corposo upgrade con tanto di ricerca di beta-tester) non mi avventuro più su "robe ad accesso anticipato" e nel panorama attuale non mi sento di consigliare nulla. Però nel NG per il genere Sci-fi c'è un pugno di appassionati di Aurora 4x. Se non lo conosci sappi che è una creatura di Steve Walmsley, in sviluppo dal 2004, nata come supporto al boardgame Starfire e diventata in seguito un gioco indipendente per pc, prima sviluppato in VB con un dabase Access si è quindi evoluto su framework C#. L'interfaccia è minimal, padroneggiarlo è ostico. Si va dalla progettazione dei singoli componenti (sensori, controlli di tiro, armi associate, contromisure) alla pianificazione di campagne d'invasione (o di difesa!) per far sopravvivere e sviluppare la propria civiltà. Non spendo altre parole perché a mio avviso l'unica cosa è documentarsi (sito, wiki e AAR; non esiste un manuale: tanti i tentativi fatti ma dati i costanti aggiornamenti è molto meglio seguire i changelog di Steve) e provarlo, è gratuito.
     
  10. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Aurora è sicuramente il top dello sci fi 4X. A me interessa un Wargame sci fi terrestre (o aero/orbitale/terrestre) operazionale. E su questo mi pare che non ci sia nulla. Al mercato, specialmente nel campo Sci fi piacciono gli "spara spara" o gli RTS "sparatoria continua. A me invece, come si evince dagli innumerevoli AAR che ho scritto su questo forum piace uno stile diverso: se battaglia storica, REALISTICA e se non è storica PLAUSIBILE.
    Naturalemnte in questo panorama trovano spazio i 4X, che pur essendo un ottimo concetto di gioco (basta guardare il successo di Sid Meyer), non hanno nulla a che vedere con un wargame, che è focalizzato sulla simulazione dettagliata di operazioni di guerra, che è quello che vado cercando io.

    Comunque a ben vedere penso che tu abbia ragione; Shadow Empire forse nemmeno lui rappresenta quello che serve a me.

    Finirò per adattare e modificare il mio wargame operazionale preferito di sempre (Gulf Strike) che ancora oggi specialisti del campo tentano di imitare (Zapad e Assassin's Mace, prodotti non commerciali ideati da un ufficiale dei marines per le esercitazioni dei suoi colleghi) e che a suo tempo fu usato dal Pentagono per simulare sia Desert Shield che Desert Sword prima della loro attuazione nella realta. Mark Hermann racconta che la decisione di passare l'operazione dal livello di corpo d'armata ad armata fu presa proprio dopo questo wargame disputato con Gulf Strike, perché la simulazione aveva dato un livello di perdite per la coalizione inaccettabile.
     
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  11. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    La mattina del 17 la 60a divisione motorizzata e la 389a di fanteria avevano completato il rastrellamento di Orlovka. Quello che rimaneva della 124 brigata di fanteria russa era maturo per la cattura o per l’annientamento. Ad est dell’abitato, resistevano ancora i resti della 115a brigata, che teneva un vitale nodo stradale tra Orlovka e la quota 93.8 in prossimità del fiume Mechetka, dove altre esauste forze sovietiche stavano contendendo palmo a palmo l’ingresso dei Tedeschi in città via quartiere Barricady. La 115a brigata resisteva solo perché di fronte a essa si trovava un’aliquota secondaria di forze della 389a divisone di fanteria nemica, vale a dire due battaglioni di fanteria, uno di pionieri ed uno anticarro. Giunse provvidenziale l’ordine via radio di Kuidov di ritirare la brigata in città dove i Tedeschi oramai minacciavano di irrompere prepotentemente.

    La situazione dell’armata si stava dunque rapidamente avvicinando al punto di rottura e prima o poi qualcosa avrebbe ceduto definitivamente.

    Il problema più grande in assoluto era la totale superiorità aerea tedesca, che di giorno non permetteva quasi nessun movimento e soprattutto limitava pesantemente l’afflusso dei rifornimenti e dei rinforzi all’armata. Qualunque cosa si muovesse lungo o attraverso il Volga veniva puntualmente preso di mira dai bombardieri in picchiata e da quelli in quota presenti in quantità notevoli per tutta la durata delle ore diurne.

    Da parte sua Il comando di armata della 62a, attestato sulla sommità del Kurgan di Mamayev, diede un saggio del suo valore e della sua combattività a titolo di esempio per tutta l’armata, all’alba e nella giornata del 17, respingendo non meno di tre furiosi attacchi portati da tre e poi cinque battaglioni di fanteria tedesca appoggiati da cannoni d’assalto e forze aeree. Nel primo round di questa serie di selvaggi combattimenti i Tedeschi fecero intervenire non meno di 10 aerei da caccia che mitragliavano a bassa quota e lanciavano bombe da 450 chilogrammi. Inizialmente i Tedeschi, pensando di poter prendere la quota facilmente non fecero intervenire la Luftwaffe in massa, risparmiandola per attacchi in altri settori. Le due compagnie di fucilieri e quella di assaltatori meccanizzati del comando della 62a armata, con l’appoggio di un plotone mitraglieri e di una batteria contraerea di quattro pezzi da 37mm, respinsero tutti e tre gli attacchi portati dai Tedeschi da prima con baldanza e sdegno del nemico ma poi con sempre crescente ansia e disperazione. I sovietici impiegarono per la prima volta una compagnia meccanizzata equipaggiata con semicingolati americani M3, che trasportava assaltatori armati di fucili mitragliatori per le battaglie ravvicinate. Tali mezzi semicingolati nell’Armata Rossa erano ancora sperimentali e si stava giust’appunto studiando come impiegarli in combattimento.

    Nel primo attacco, portato con superficialità e sufficienza dai Tedeschi, questi persero 280 uomini accolti dall’uragano di fuoco di fucilieri e mitraglieri sovietici, non appena uscirono dai boschi che circondavano la sommità del Kurgan.

    Il secondo attacco, nemmeno due ore dopo, fu portato con ingenti rinforzi, con l’aggiunta di due battaglioni di fanteria della 71a divisione, di un intero stormo di Stukas (54 velivoli) e di due compagnie di cannoni d’assalto StuG. Risultato, altre 300 perdite per i Tedeschi tra morti e feriti, un cannone d’assalto distrutto, tre Stuka ed un Me-109 abbattuti dalla contraerea da 37; un proverbiale macello. I sovietici ebbero 10 morti, altrettanti feriti e due camion distrutti dall’attacco aereo.

    Disperati i Tedeschi ripeterono l’attacco per una terza volta prima di mezzogiorno con quello che rimaneva loro di semi organizzato; due battaglioni di fanteria. Questa volta intervennero anche due squadroni di bombardieri ad alta quota oltre agli Stuka. Quest’ultimo attacco, ovviamente più debole del secondo, fu parimenti stroncato con un altro centinaio di perdite tra gli assalitorri ma anche i Sovietici cominciavano a risentire della stanchezza ed in quest’ultima azione persero anche loro un’ottantina di uomini tra morti e feriti ed una mitragliatrice colpita in pieno da una bomba. In tutti questi tre attacchi una gran parte nel sostenere la difesa la ebbero i due reggimenti di artiglieria d’armata, quello centrale e quello nord che si trovavano, fortunatamente per i Russi, entrambi con il Kurgan di Mamayev nel loro raggio d’azione. Questa azione sul Kurgan rimarrà negli annali della storia militare russa.

    Alla periferia sud di Rynok, i Russi, erano riusciti di nuovo ad accerchiare il battaglione di panzergrenadieren della 16a divisione, ma gli ordini d’attacco da parte del 196° reggimento non arrivarono in quanto il reparto era in fase di riorganizzazione. Si provò quindi solamente a rafforzare l’anello di accerchiamento con una compagnia supplementare di T-34 in attesa che gli eterogenei reparti dell’Armata Rossa, e degli operai militarizzati si organizzassero per l’attacco.

    Sotto un asfissiante e massacrante bombardamento aereo, la 115a brigata di fanteria si ritirava intanto da Orlovka verso est lungo la linea ferroviaria Orlovka-fabbrica dei trattori, alla volta del quartiere Barricady, dove si sperava potesse rinforzare la difesa. L’intera brigata era però ridotta a 110 fucili e quindi non si capiva che tipo di difesa avrebbe potuto garantire. Il comandante, generale Sikur, aveva implorato di consentire alla brigata di aspettare le ore notturne per iniziare il movimento, ma Kuidov era stato irremovibile: “portarsi verso il quartiere Barricady immediatamente. La difesa è necessaria laggiù e subito.” Il problema ovviamente era che continuando di questo passo al quartiere Barricady non sarebbe arrivato nulla. Già adesso la brigata era ridotta ad un reparto comandabile da un capitano.

    A proposito del quartiere Barricady, la situazione qui era critica. Un battaglione della 295a divisione di fanteria tedesca minacciava, dopo essersi infiltrato tra le deboli maglie della difesa della semi distrutta 315a divisione di fanteria sovietica, di raggiungere il Volga visto che la zona industriale vera e propria era del tutto scoperta. Ad ovest vi erano per la verità due battaglioni della 11a divisione della NKVD e la sfinita 2a brigata motorizzata. Ma uno dei due battaglioni di polizia doveva ancora attraversare il fiume Orlovka, mentre l’altro, già sulla riva est venne temporaneamente arrestato da un’imboscata del III/517° battaglione sempre della 295a schierato subito fuori dalla città presso gli approcci del villaggio dei lavoratori. Kuidov disperato, ordinò comunque ai due battaglioni della NKVD di inseguire il reparto tedesco e contemporaneamente ad un terzo battaglione sempre della NKVD che stava difendendo gli accessi al quartiere Ottobre Rosso, di abbandonare le sue posizioni e di portarsi a tutta velocità al quartiere Barricady. A tutta velocità dunque, come ordinato, il III/260° battaglione della 11 divisione della NKVD coprì a marce forzate la distanza tra i due quartieri, passando a nord del parco Skulpturny e riuscendo miracolosamente a non attirare l’attenzione della Luftwaffe. Il battaglione contava in quel momento 380 fucili e 6 mitragliatrici medie. Non riuscì a portarsi in una posizione proprio ideale, ma almeno in posizione adatta a rallentare ulteriori avanzate del battaglione tedesco infiltrato. Tra l’altro, e nota a margine di non secondaria importanza, il III/282° battaglione della NKVD nell’iniziare il suo movimento verso nord per attraversare l’Orlovka, aveva identificato a sud un enorme complesso motorizzato nemico tramite le sue pattuglie di picchetto. Questa forza risulterà poi essere nientemeno che il comando d’armata di Paulus piazzato nella scarpata di Mechetka. Truppe o aviazione per sfruttare questa scoperta però non ce n’erano.

    Gli accessi al quartiere Ottobre Rosso erano a questo punto difesi dai resti della 9a brigata motorizzata (260 uomini, 4 mitragliatrici e 17 veicoli) e da una compagnia di lavoratori; 100 civili armati di fucile guidati da una decina di ufficiali e sottufficiali dell’Armata Rossa. In più c’era una seconda compagnia di lavoratori che ripiegava verso est dopo le perlustrazioni effettuata alla volta del Kampfgruppe Stahel, di cui adesso si era avvistato anche un reparto anticarro.

    Ad est di Gorodishche, reparti sbandati misti della 42a brigata di fanteria della 189a brigata carri e della 38a divisione di fanteria erano riusciti ad intercettare e bloccare il comando divisionale della 71a divisione tedesca. Il fatto che non riuscissero né ad organizzare un attacco efficace, né a ritirarsi definitivamente verso nord est, la dice lunga sullo stato di questi reparti sovietici.

    Sul Kurgan, nonostante l’eroismo del comando della 62a armata, la situazione era gravissima ed era dubbio che i due battaglioni della guardia che stavano intervenendo a dare manforte a tale reparto avrebbero risolto la situazione. Data la natura accidentata del terreno intorno al Kurgan e soprattutto il percorso in salita che occorreva compiere per raggiungerlo, le guardie non ce l’avrebbero fatta a raggiungere la posizione prima di notte. Questo voleva dire che i valorosi difensori del Kurgan avrebbero dovuto probabilmente affrontare un’altra serie di attacchi prima di ricevere i soccorsi. Si temeva soprattutto per l’incolumità del generale Kuidov che rifiutò categoricamente di evacuare la zona con un plotone di scorta. L’armata rischiava di perdere un secondo comandante nella stessa settimana. Era vero che i cinque battaglioni tedeschi che stavano di fronte al Kurgan erano stati seriamente indeboliti dagli attacchi della mattinata, ma mantenevano pur sempre una superiorità numerica di almeno 4 a uno nei confronti dei Sovietici. Un secondo problema era rappresentato dal fatto che un battaglione di panzergrenadieren, il I/26° della 24a divisione panzer, si era incuneato tra il il battaglione delle guardie che difendeva l’estremità est dello schieramento della 13a divisione della guardia sul fianco destro sovietico. Il generale comandante la 13a, che era sul posto, decise di non distogliere i rincalzi destinati al Kurgan e di spostare invece il II/34° guardie dall’estremo sud dello schieramento all’estremo nord per contrastare questa minaccia. Naturalmente si trattava di un grosso rischio, inquantoché il II/34° lasciava la zona della riserva del I/34° guardie che aveva di fronte ben due battaglioni di panzergrenadieren presumibilmente ancora non scalfiti da nessun combattimento. Queste forze però si trovavano ancora due chilometri ad est dell’aeroporto e non erano quindi pericolose come quelle vicine al Kurgan. Rodimtsev, da valente generale qual’era, si assunse il rischio e ordinò il trasferimento del II/34° a nord. Purtroppo questo battaglione, non appena uscito dall’abitato e mentre si accingeva ad entrare nei boschi per prendere contatto con il reparto nemico, fu attaccato dall’aviazione tedesca a subì perdite sensibili.

    Per quanto riguardava invece l’afflusso dei rinforzi, nella giornata del 17 Kuidov tentò in tutti i modi di spingere la 92a brigata di fanteria di marina e la 95a divisione in pieno giorno verso la sponda est del volga per essere traghettati. Ma dovette arrendersi quando apprese che il reggimento di testa aveva subito un 50% di perdite e un 100% di perdite tra i suoi equipaggiamenti pesanti ad opera dei selvaggi attacchi della Luftwaffe, nel tentativo di coprire i 20 chilometri che la separavano dai punti di approdo alla Krasnia Sloboda. Al ricevimento di queste notizie, Kuidov sospese ogni movimento. Si trattava essenzialmente di un tragitto in terreno completamente aperto e stepposo, dove veicoli e uomini in movimento erano completamente esposti alla minaccia aerea. Nemmeno nell’abitato di Krasnia Sloboda si poteva trovare respiro durante il giorno, perché i Tedeschi sapevano che l’area era ad altissima densità di truppe ed equipaggiamenti in transito e bombardavano semplicemente alla cieca ininterrottamente durante le ore diurne, sicuri che qualcosa avrebbero colpito. Fatto sta che nella giornata del 17, si riuscì a traghettare solo il comando della 92a brigata di fanteria di marina. Il I battaglione della brigata era giunto a Sloboda con un terzo degli effettivi e c’era poco da stare allegri. Il 90° reggimento fucilieri della 95a divisione di fanteria era stato praticamente dimezzato durante il tragitto e non era nemmeno ancora entrato a Sloboda. Aveva inoltre perso quasi tutti i veicoli ed i cannoni. Praticamente un reggimento non più adatto al combattimento ancora prima di entrare in azione. Un’esperienza traumatizzante per il comando sovietico.

    A parziale consolazione, sempre nella giornata del 17 venne traghettato sulla sponda ovest il comando ausiliario della 62a armata, presso il quale immediatamente si trasferì il generale Viktor Krumilov, capo di stato maggiore dell’armata. Ciò avvenne sia allo scopo di assicurare la continuità dell’azione di comando nel caso in cui il posto di comando tattico dell’armata sul Kurgan fosse stato travolto ed il genereale Kuidov reso inabile al comando, suia soprattutto per avere a disposizione le truppe delle del battaglione di sicurezza di tale comando, che come quello principale aveva due compagnie di fucilieri motorizzati ed una di assaltatori meccanizzati su M3 Halftrack. A tanto era ridotta l’armata. Dopo attenta riflessione da parte di Kuidov, il comando della brigata di fanteria di marina venne avviato verso il Kurgan, mentre quello ausiliario di armata per il momento venne tenuto in riserva con possibile vincolo di impiego alla stazione sud.

    A proposito di stazione sud, lì la situazione era delicatissima. Le speranze di recuperare la 35a della guardia e la 131a divisione di fanteria erano oramai quasi completamente svanite. Queste forze, isolate da ogni collegamento, dovevano coprire ancora un paio di chilometri per ricongiungersi alle forze che difendevano la stazione e l’anello di accerchiamento che le separava dalla meta non era trascurabile; un battaglione della 94a divisione di fanteria, uno della 29a motorizzata e vari battaglioni di supporti tedeschi che incombevano sul fianco sinistro e che potevano prendere di mira qualunque movimento dei Sovietici. Alle spalle del complesso in fuga, incalzava il resto della 29a motorizzata proveniente da Kubyshev e Minina. Situazione dunque disperata. In secondo luogo occorre considerare che non era rimasto molto da salvare; la 35a della guardia era ridotta a 60 uomini, una mitragliatrice, 12 veicoli e 4 carri armati, mentre la 131a divisione di fanteria stava leggermente meglio ma sempre in condizioni critiche per quella che era stata una divisione: 360 uomini, 9 mitragliatrici medie, 7 fuciloni anticarro, 15 cannoni da 76, 5 da 45, 2 mortai da 82 e 8 cannoni antiaerei. Questo era tutto quello che rimaneva di due divisioni sovietiche dopo due settimane di combattimenti intorno e in Stalingrado. Possiamo affermare con ragionevole certezza che poche se non nessuna battaglia mai combattuta dal genere umano sia stata tanto cruenta.

    Il colonnello Alexiev però doveva inventarsi qualcosa per salvare il salvabile, gli ordini dell’armata erano chiari e gli appelli disperati per radio dei generali Krodiev e Feromev, entrambi miracolosamente ancora vivi, erano forti. Il settore difensivo di quello che rimaneva in mano russa della stazione sud, del Silo e dell’approdo sud, era diviso in tre sottosettori operativi: il sottosettore sud, tenuto dal III/271° NKVD, il sottosettore sud est tenuto I/271° NKVD, dal I/39° guardie e da un plotone di carri leggeri, ed il sottosettore nordest tenuto dal II/39° guardie e dal II/272° NKVD. Il settore sud est era praticamente il deposito merci della stazione, unico edificio di questa ancora tenuto dai Russi, mentre il settore nord est era costituito dalla posizione del Silo (Grain Elevator) e dal fianco destro di tale posizione, strategicamente importante per impedire al nemico di arrivare al Volga alla destra della stazione e catturare l’approdo da nord. I settori sud e sud est erano i più deboli, in quanto tenuti da battaglioni esauriti della NKVD armati alla leggera e dal più sconquassato tra i battaglioni di guardie che aveva subito perdite enormi nei combattimenti precedenti: il I/39° guardie era infatti ridotto a 230 uomini degli originari 700, con 10 mitragliatrici medie e 15 fuciloni anticarro. Scarso l’equipaggiamento pesante, per metà distrutto nelle battaglie combattute il giorno prima; 2 cannoni da 45, 3 mortai da 82 e due mitraglie pesanti. Soprattutto scarsissimi erano i viveri e le munizioni ed il battaglione era allo stremo delle energie fisiche e morali.

    Su queste forze che erano quelle a contatto con le truppe tedesche che costituivano l’anello che separava le due divisioni in ritirata da sud ed il presidio della stazione, non si poteva contare per una operazione di salvataggio. Alexiev disponeva però delle seguenti riserve, che aveva gelosamente costituito e custodito nei giorni precedenti e che adesso era molto riluttante ad usare in un contrattacco; e citiamo solo quelle in grado di rappresentare qualcosa in combattimento: a guardia dell’approdo, il III/39° guardie ed il I/272° NKVD, e come riserva strategica del settore nordest, il I/42° reggimento guardie ed il III/270° NKVD, entrambi ancora in buone condizioni. Dati gli ordini e le circostanze, al colonnello Alexiev non rimaneva che decidere quali di queste riserve avrebbe intaccato per lanciare l’operazione di soccorso della 131a e della 35a della guardia. Nel suo intimo, e traspare chiaramente dalle sue memorie che ho consultato quando gli archivi russi erano ancora aperti agli studiosi occidentali, Alexiev era convinto che l’operazione fosse non solo del tutto inutile, ma anche pregiudizievole della stabilità del suo schieramento difensivo preso la stazione e l’approdo sud. Ciò non di meno occorreva eseguire gli ordini e salvare i suoi due superiori. Secondo gli appunti del Genereale Eremenko comandante del fronte di Stalingrado, “non sarebbe stato opportuno né salutare per il morale delle armate sovietiche in quel particolare frangente, far sapere al mondo che divisioni sovietiche e loro comandanti venivano abbandonate alla furia del nemico quando noi avevamo chiesto loro di resistere sul posto a qualunque prezzo in ogni metro quadrato della città. La 35a della guardia e la 131a di fanteria avevano pagato quel prezzo e avevano guadagnato il diritto ad essere soccorse.”

    Alexeiev, ufficiale deciso e con pochi ripensamenti, decise di non usare mezze misure: ordinò al III/39° guardie di portarsi nel settore sud al I/42° guardie di portarsi al deposito merci. Da queste basi di partenza i due reggimenti avrebbero attaccato quello che pareva essere l’anello più debole della catena di accerchiamento tedesca; un battaglione di fanteria della 94a a malapena abbarbicato alle rovine a sud della stazione. Questi due battaglioni di guardie avrebbero attaccato con la massima violenza e la massima sorpresa, appoggiati dal raggruppamento sud dell’artiglieria di armata. Avrebbero quindi aperto e tenuto un corridoio di sicurezza per il transito dei resti delle due divisioni accerchiate. Il fuoco di accompagnamento dell’artiglieria sarebbe iniziato solo in concomitanza con l’attacco della fanteria per massimizzare l’effetto della sorpresa e ritardare la reazione della aviazione tedesca.

    Alle 1450 del 17, cominciò l’attacco che riuscì al prezzo di 20 morti e 130 feriti provocati soprattutto dall’entrata in azione di 150 aerei tedeschi; altro che sorpresa! Le truppe russe accerchiate contribuirono anche loro all’attacco con tutte le armi a tiro indiretto che erano rimaste loro. La battaglia durava sei ore di accaniti combattimenti, al termine dei quali il battaglione tedesco ripiegava anch’esso con perdite equivalenti più o meno a quelle sovietiche. Nel varco aperto si infilavano subito il comando divisionale della 35a della guardia e la compagnia corazzata (4 KV) che immediatamente si schierarono a difesa del corridoio a supporto del III/39° guardie. In pratica l’operazione era per il momento riuscita, piccola consolazione nel trend generalmente negativo della battaglia di Stalingrado fino a quel momento.
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  12. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Come il colonnello Alexiev aveva giustamente immaginato, il prezzo pagato per salvare la 35a divisione della guardia e la 131a divisione di fanteria non valva nemmeno un po' la quantità e la qualità di quello che si era riusciti a salvare. Alla fine di furibondi scontri con la 94a divisione di fanteria e con la 29a divisione motorizzata nemiche per liberare le truppe russe dalla sacca, delle due “ex” divisioni sovietiche si riuscì a portare dentro il perimetro difensivo dell’approdo sud/stazione/silo, più o meno 120 uomini inclusi i generali Krodiev e Feromev che erano a questo punto disoccupati, 4 carri armati KV-1, 5 mitragliatrici medie 3 mortai da 82 e 18 camion. Questo era quello che rimaneva di due divisioni dell’Armata Rossa. Il prezzo pagato era stato enorme: due battaglioni della 13a divisione della guardia sconquassati, per la precisione il I ed il III del 39° reggimento. A questo punto per il colonnello Alexiev rimanevano gli ordini operativi di difendere l’approdo sud, la stazione ed il silo e quindi riorganizzò il suo perimetro difensivo. I due comandi divisionali recuperati dalla sacca di Minina vennero sciolti e gli staff rimandati sulla sponda est a disposizione, mentre il plotone dei KV, Alexiev chiese ed ottenne di tenerselo per contribuire alla difesa; tali carri armati vennero assegnati alla riserva di settore dopo essere stati spediti all’approdo a rifornirsi di carburante e munizioni. Il Generale Primakov, comandante della 10a divisione NKVD arrivava anch’egli nel settore sud e sistemava il suo comando tattico nelle vicinanze del silo, prendendo il comando delle forze di soccorso della sua divisione, vale a dire il 270° reggimento e parte del 272°. Il 271° ed il resto del 272° erano già sotto il controllo tattico del colonnello Alexiev e tali sarebbero rimasto per specifico accordo tra il commissario politico dell’armata Dmitri Martnikov ed il Generale Kuidov.

    Nella notte del 17 settembre, dopo lunga deliberazione del consiglio dell’armata e su finale decisione del generale kuidov, che era rimasto tra l’altro ferito nei combattimenti sul Kurgan ma ancora in grado di comandare l’armata, fu deciso di inviare la 92a brigata di fanteria di marina nel quartiere Ottobre Rosso, che in quel momento pareva il più minacciato in assoluto, difeso com’era da due compagnie di operai ed i resti (250 uomini) della 9a brigata motorizzata. Approfittando dunque dell’oscurità, vennero traghettati n rapida successione tutti e quattro i battaglioni della brigata, rinforzati da una compagnia di T-34. Un battaglione di genieri della guardia, che si trovava in attesa all’approdo di Krasnya Sloboda, venne pure traghettato, ma all’approdo sud, a rinforzare la 13a divisione della guardia. Si avviavano a loro volta verso gli approdi i reggimenti della 95a divisione di fanteria molto diradati e soprattutto con il divieto assoluto di muovere grossi contingenti di giorno. Meglio che arrivassero in ritardo i rinforzi, ma che arrivasse qualcosa, che un arrivo più veloce ma composto dal nulla come già era capitato ad un reggimento della 95a ed alla 92a di fanteria di marina, che arrivava all’approdo 62 con un battaglione in buone condizioni e gli altri tre praticamente annientati prima di cominciare a combattere. Basti pensare a titolo esemplificativo, che uno dei quattro battaglioni della 92a brigata di fanteria di marina arrivò sulla sponda ovest con 140 dei 400 uomini con cui aveva iniziato il trasferimento dalle retrovie. Tale e tanta era stata la devastazione provocata dall Luftwaffe nelle ore diurne.
    La 95a di fanteria era pure stata duramente colpita dalla Luftwaffe, sia a causa dell’ostinazione iniziale di spostarla di giorno che dell' insipienza tattica di non diradare i reparti a sufficienza. Per questo motivo il suo comandante Generale Daniel Kurteba venne arrestato e degradato per incompetenza e negligenza di fronte al nemico. Il colonnello Armis Butrenko, comandante della brigata di marina sfuggì alla stessa sorte primo perché era un eroe dell’Unione Sovietica e secondo perché aveva ricevuto precisi ordini scritti di affrettare il trasferimento della sua brigata anche di giorno. Il 17 il colonnello con il uso posto di comando tattico, si trovava ancora presso l’approdo Piazza Rossa in attesa di imbarco per raggiungere le sue truppe al quartiere Ottobre Rosso, che comunque nel frattempo, sotto il comando del vicecomandante di brigata già si stavano schierando nonostante l’esaurimento fisico del lungo trasferimento.

    Occorre adesso soffermarci un attimo sulla situazione al Kurgan.

    Durante la notte i Tedeschi avevano ben riorganizzato i reparti demoralizzati della loro 71a divisone di fanteria ed erano andati all’assalto della strategica altura con tutto quello che avevano, vale a dire 5 battaglioni di fanteria, una gruppo cannoni anticarro che appoggiavano l’attacco a tiro teso, ed una compagnia di cannoni d’assalto SuGIII-42. Dopo due ore di assalti i Tedeschi ripiegavano lasciando sul terreno 100 morti, altrettanti feriti ed uno StuG. Sparando a tiro diretto e dall’alto, i cannoni antiaerei da 37mm del comando del gerale Kuidov riuscivano a liquidare anche parecchi equipaggiamenti pesanti tedesco tra cui un cannone da 150mm e 4 mortai. Ciò detto naturalmente il primo attacco falliva miseramente al pari di quelli portati il giorno prima. Il secondo attacco, portato con le stesse forze, durava ben quattro ore e dava una chiara dimostrazione di testardaggine germanica. Anche questo veniva respinto questa volta con quasi 400 perdite tra morti e feriti tedeschi, e 10 morti e 50 feriti da parte sovietica. Il terzo ed ultimo attacco arrivava poco prima dell’alba con 4 battaglioni questa volta perché uno era completamente distrutto. Questo ulteriore sforzo, al prezzo di altri 40 morti e 130 feriti tra i Tedeschi obbligò infine il valoroso comando della 62a armata a ripiegare di qualche centinaio di metri per evitare di essere definitivamente travolto. Adesso l’ampia vetta del Kurgan era divisa tra il comando della 62a, due battaglioni della guardia della 13a divisione di Rodimtsev che avevao completato la salita e due semidistrutti battaglioni di fanteria tedesca della 71a divisione. Kuidov, che nell’ultimo attacco nel quale aveva combattuto come un fante PPS-41 alla mano, aveva incassato una scheggia di striscio alla gamba sinistra ed invano i suoi aiutanti cercarono di portarlo al posto di medicazione. Si fece convincere solo a battaglia finita, quando gli esausti resti del suo reparto comando raggiunsero le nuova posizioni dove erano affluiti come detto anche i due battaglioni della 13a della guardia. Mente il medico dell’armata cercava di fasciargli la ferita, Kuidov stava già abbaiando gli ordini di contrattacco alle truppe che aveva sottomano per riprendere la totalità del Kurgan. Intanto sul fianco sinistro, il 34°reggimento della guardia della 13a, che combatteva contro una forza mista 71a/24a Panzer sia per evitare che queste forze rafforzassero la pressione sul Kurgan e sia per sbarrare la strada verso la stazione centrale e la Piazza Rossa, si trovava in una situazione critica. Certamente era riuscito a frenare l’impeto dei tedeschi verso il Kurgan e verso le raffinerie sulla riva del Volga, ma aveva attratto su di sé la piena potenza combattiva del'intero 21° reggimento panzer grenadieren, appoggiato da una compagnia corazzata e da quattro battaglioni di fanteria della 71a divisione. Un battaglione del 21° reggimento panzer grenadieren si era addirittura infiltrato nelle retrovie dello schieramento sovietico, ed il 34°della guardia non aveva neppure la possibilità di accerchiarlo e distruggerlo, manovra che avrebbe aperto la strada ai tedeschi verso il centro città. Gli ordini del generale Rodimtsev, che combatteva in prima linea con il III battaglione, furono quindi di contenere tale infiltrazione e logorare l’avversario con azioni di pattuglie e di guerriglia tra gli edifici. Il problema era che dei tre battaglioni del 34° il I era semidistrutto ed era rimasto con soli 190 fucili e ancor meno munizioni, mentre il II aveva perso un quarto degli effettivi nei combattimenti notturni. Il III stava un po’ meglio ma non troppo ma era anche quello esposto ad attacchi su più fronti. Come possibile futuro rinforzo, in zona stazione centrale si stava cercando di riorganizzare quello che rimaneva della 10a e della 42a brigata di fanteria ma sarebbe occorso del tempo.

    Durante la notte inoltre l’Armata Rossa coglieva due brillanti successi che davano una boccata d’ossigeno ad una situazione per molti altri versi veramente difficile: in primo luogo, con enorme dispendio di sforzi ed anche di dolorissime perdite (450 uomini e 4 carri T-34 guidati dagli operai della fabbrica di trattori) il gruppo di forze di forze di Rynok, al comando del colonnello Nikita Abrusev, riusciva a distruggere il II/79° panzergrenadieren della 16a divisione panzer. Tra morti e prigionieri i Tedeschi perdevano un migliaio di uomini, una ottantina di semicingolati, 3 StuG e 3 Marder. Del kampfgruppe di tale divisione operante a Stalingrado rimaneva dunque solamente il comando, almeno stando ai rapporti della ricognizione. Se ciò fosse stato confermato, tutti i reparti sovietici operanti a Rynok avrebbero potuto essere ridislocati a difesa dei quartieri industriali, dopo aver localizzato ed annientato tale comando nemico.

    Il secondo successo era quello che elementi misti del 270° e 272° reggimento NKVD riportarono sul fianco sinistro dello schieramento della 94a divisione di fanteria tedesca presso il silo. Qui veniva battuto, con un coraggioso contrattacco, un reggimento di panzergrenadieren in prestito dalla 29a motorizzata tedesca che non era stato lesto nel trincerarsi per bene dopo il suo ultimo movimento. I Tedeschi furono ricacciati verso sud per un paio di chilometri e la loro posizione di fronte al silo conseguentemente fu sensibilmente indebolita.

    Da ultimo e certamente non meno importante, occorre rilevare che un contrattacco del 42° reggimento della guardia riprendeva la totalità della sommità del Kurgan, con l’appoggio del raggruppamento centrale dell’artiglieria d’armata. Il comando di Kuidov rioccupava la quota ma quando guardò giù nei boschi circostanti si trovò di fronte quasi tutta la 71a divisione di fanteria tedesca con reparti in vario stato di devastazione, ma comunque tanti. Ne tanto meno i battaglioni della guardia ebbero la forza di occupare anche loro la sommità, che fu dunque momentaneamente lasciata di nuovo al solo comando d'armata che non aveva avuto il tempo di recuperare nulla delle forze e delle energie perdute precedentemente.

    Ultima buona notizia del 17 settembre 1942, era che il comando di fronte aveva distaccato la 284a divisione del generale Nikolaj Batjuk, composta principalmente da duri siberiani, alla 62a armata. Tale divisione avrebbe cominciato a raccogliersi per il trasferimento a Stalingrado il giorno 18.

    Il Silo o "Grain Elavator" nella zona stazione sud approdo sud.
    Grain Elevator.jpg
     
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  13. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    A partire dalla mattina del 18 settembre ci si aspettava una serie di attacchi furiosi da parte dei Tedeschi in tutti i principali settori di Stalingrado ed in particolar modo al Kurgan di Mamayev dove la ricognizione non era chiara data la natura del terreno, ma si presumeva che il nemico avesse forze molto numerose. Ci si aspettava anche molta azione nella zona del silo/stazione sud, dove prima dell’alba la 29a divisione motorizzata e la 94a di fanteria si erano andate posizionando per quello che sembrava essere la preparazione un grande attacco al deposito merci, tutt’ora nelle mani di due battaglioni della guardia ed uno della NKVD. Invece stranamente nulla accadde, se si eccettua un contrattacco locale del 26° reggimento panzergrenadieren a nord ovest del silo per riguadagnare il terreno ceduto il giorno prima, ed una ripresa dell’avanzata tedesca da Orlovka verso il quartiere della fabbrica dei trattori su due diverse direttrici lungo le due direttrici parallele che dal sobborgo conducevano verso la zona industriale nord. Due divisioni tedesche avanzavano lungo tali itinerari: la 389a lungo la strada che dalla quota 153.4 portava direttamente in città e la 60a motorizzata lungo la strada sulla destra che invece partiva da Orlovka. Le forze di arresto sovietiche consistevano nei due battaglioni di fanteria rimasti alla 124a brigata, che erano stati fissati sulla quota 153.4 da parte di aliquote della 389a e impediti ad intervenire a sbarrare la rotabile sulla quale la divisione di fanteria tedesca avanzava. Lungo la ferrovia Orlovka-Stalingrado si ritirava lentamente la 115a brigata di fanteria con la 60a divisione motorizzata tedesca alle calcagna. Questo diventava, in attesa di attacchi più decisi in altri settori, il punto più sensibile per la difesa della città. Tra l’altro il tempo si era messo al brutto e le strade davanti a Stalingrado insieme a tutte le zone della periferia non asfaltate all’interno della città, si erano trasformate in pantani, il che favoriva chi aveva meno bisogno di muoversi rapidamente. La cattiva meteorologia inoltre aiutava i Russi nei loro spostamenti, soprattutto se brevi, dal momento che la Luftwaffe operava in maniera discontinua e non completamente efficace con il maltempo.

    Infine a sud est di Rynok, il comando del Kampfgruppe Leiden (16a Panzer) non riusciva a svincolarsi dal fissaggio operato dalla 149a brigata di fanteria e rischiava nelle ore successive di essere definitivamente accerchiato e distrutto anch’esso.

    Come conseguenza di questa relativa calma, la 62a armata recuperava per la giornata del 18 settembre una flebile libertà di manovra che Kuidov intendeva mettere a frutto nella miglior maniera possibile. Molto sorpreso che il suo comando non fosse stato attaccato massicciamente durante la giornata, il comandante russo si apprestava a diramare i suoi ordini. Ancora claudicante per la ferita subita nei precedenti combattimenti si aggirava comunque da una postazione all’altra del suo posto comando diramando ordini su ordini a tutti i suoi subordinati.

    Innanzi tutto, sin dalle prime ore dell’alba l’aviazione germanica cominciava la sua azione di sorveglianza e attacco a qualunque cosa si muovesse nel teatro operativo, anche se come detto non proprio a piena forza data la meteorologia. Sia Kuidov che il comando di fronte avevano a questo punto imparato la lezione e venne ordinata la massima cautela nei movimenti diurni. La magnifica divisione di Batjiuk (i primi due reggimenti), che era appena giunta in teatro, andava diradata il più possibile e poi posta in attesa dell’arrivo dell’oscurità per il trasferimento agli approdi della sponda est del Volga. Nei movimenti di diradamento nelle zone boscose e paludose di Kletsky a sud est di Stalingrado oltre il Volga, solo due battaglioni subirono attacchi aerei e le perdite non furono gravi.

    Alexiev con il suo manipolo di valorosi nel settore sud, rimaneggiò il dispositivo difensivo dando l’opportunità alle truppe più provate di riposare e rifornirsi, con l’eccezione del III/39 della guardia che rimaneva in linea all’estremo sud nonostante fosse ridotto a 200 uomini provatissimi. All’estrema destra dello schieramento la 244a divisione di fanteria, rinforzata da un battaglione della NKVD riceveva ordine dal comando di armata di ripetere l’attacco sul 26° reggimento panzergrenadieren (in particolare la compagnia che teneva l’estrema sinistra dello schieramento tedesco) allo scopo di collassare l’ala, sempre con l’idea di collassare tale fianco e mettere in difficoltà l’attacco principale. Due forti battaglioni della guardia del 39° e 42° reggimento della 13a divisione, al comando del colonnello Alexiev, si trincerarono nel deposito merci e nel silo e si preparavano ad ulteriori combattimenti.

    In generale il problema per l’armata in questo momento, era quello dei rimpiazzi. La Stavka era molto più propensa a mandare nuovi reparti che a mandare i rimpiazzi per le unità provate, in quanto tutte le riserve in uomini e materiali stavano essendo trattenute per la grande controffensiva prevista per la fine dell’anno nei fronti a nord e a sud di Stalingrado. La conseguenza di ciò era che i reparti provati rimanevano provati in termini di effettivi e di equipaggiamentei, che a Stalingrado non arrivavano, e occorreva arrangiarsi sino all’arrivo di nuove unità come ad esempio la divisione di Batjuk che era in afflusso. Questa era la principale motivazione del fatto che occorreva a tutti i costi che le nuove grandi unità in afflusso non venissero decimata dall'aviazione tedesca prima di entrare in combattimento; semplicemente non esisteva la possibilità di rimetterle in efficienza.

    Nel settore Mamayev/Stazione centrale, sotto il diretto controllo del comando di armata, la situazione era ancora seria ma c’era un moderato ottimismo. I Tedeschi occupavano tutt’ora una piccola parte del versante sudovest del Kurgan con un provato battaglione di fanteria, mentre il resto era controllato dal comando d’armata e da due battaglioni della guardia del 42° reggimento 13a divisione. A sud del Kurgan permaneva il problema del battaglione di panzergrenadieren che aveva infiltrato la posizione difensiva della 13a, isolando buona parte del 34° reggimento e minacciando di penetrare nei quartieri centrali della città. Tra questo reparto ed i suoi obiettivi c’era solo una compagnia di T-34 della guardia con 7 carri e poche munizioni, ed i resti della 10a e della 42a brigata di fanteria in sosta presso la stazione centrale per rifornirsi. L’ordine era di annientare questo battaglione nemico isolato ma per fare ciò sarebbe occorso manovrare ed esporsi all’azione aerea avversaria. Kuidov ordinò ai suoi subordinati di arrangiarsi, che lui aveva già da preoccuparsi di come assicurare la difesa del Kurgan.

    I pochi attacchi programmati fallirono tutti a causa dell’intervento della Luftwaffe che li stroncò uno dopo l’altro con sensibili perdite, nonostante la meteorologia avversa. Per la sera del 18 comunque i Russi avevano completato i movimenti difensivi previsti e si preparavano ad affrontare una notte di probabili assalti del nemico.

    E tali attacchi puntualmente arrivarono, in particolar modo nel settore sud, dove una battaglione della 29a motorizzata appoggiato da mezzi blindati conquistava il deposito merci respingendo il I/42° della guardia sino all’approdo sul Volga, e sul Kurgan, dove grazie all’intervento tempestivo III/42° della guardia, a malapena si riusciva a trattenere il nemico.

    Nel quartiere Ottobre Rosso, un battaglione della 295a divisione di fanteria tedesca si spingeva sino ad un chilometro dalla fabbrica dopo aver incrinato la resistenza del II/92a di fanteria di marina che non aveva un battesimo del fuoco particolarmente eroico. In riserva interveniva il III battaglione che bloccava l’avanzata nemica a poche centinaia di metri dal complesso industriale. A parziale giustificazione di questa indecisione della brigata di fanteria di marina sulla quale molte speranze erano riposte, c’era da segnalare l’assenza del comando di brigata ancora fermo presso gli approdi centrali della città, ragion per cui il tenente colonnello a capo del II battaglione non venne fucilato sul posto per codardia di fronte al nemico; ma ci andò vicino ed avrebbe dovuto stare molto attento a come il suo reparto si sarebbe comportato in futuro, giacché il commissario politico della brigata adesso lo sorvegliava molto da vicino.

    Infine il comando del Kampfgruppe 16a panzer riusciva al prezzo di sensibili perdite, ma infliggendone altrettante al nemico, per il momento a sfuggire all’accerchiamento. con il calare dell'oscurità i Tedeschi interruppero le loro azioni. Come già il generale Mendelev aveva rilevato più volte nelle sue memorie, ai Tedeschi il combattimento notturno a breve distanza non andava particolarmente a genio.
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  14. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Quando calava l’oscurità sulla città di Stalingrado, veniva il momento per il generale Kuidov di decidere che impostazione voleva dare ai combattimenti giacché durante le ore notturne la sua logistica e la sua manovra come sappiamo non era impedita dal dominio aereo del nemico. A Stalingrado si impose presto la legge che se il giorno apparteneva ai Tedeschi, la notte apparteneva sicuramente all’Armata Rossa.

    Il tipo di azione che si era andato imponendo in questo particolarissimo teatro di guerra era cosa assai differente di quello a cui i Tedeschi erano stati abituati sino a quel momento della guerra. Furono proprio i Russi che per coincidenza o per geniale intuizione, anticiparono quello che diventò un classico delle guerre successive che afflissero il pianeta terra dopo la seconda guerra mondiale: il combattimento di arresto nelle grandi aree abitate. Non è un caso che la Battaglia di Stalingrado sia stata forse la più studiata battaglia terrestre della storia e sicuramente quella più studiata nel secondo dopoguerra.

    Le rapide campagne di manovra, a cui i Tedeschi erano abituati e che avevano caratterizzato praticamente tutte le loro principali operazioni sino a quel momento, a Stalingrado si trasformò in una battaglia in terreno compartimentato, che di manovra ne concedeva assai poca e dove le forze corazzate servivano a poco o a niente, a meno che non venissero utilizzate come centri di supporto di fuoco per l’offesa o per la difesa.

    Se nei combattimenti nei sobborghi della città i tedeschi avevano ancora dei fronti di 8-10 chilometri per una divisione, non appena le loro forze entrarono nell’abitato vero e proprio, tali fronti si ridussero di più della metà. Per esempio presso la stazione sud, due divisioni tedesche attaccavano lungo un fronte di 4 chilometri, quando in terreno aperto avrebbero occupato un fronte di circa 20 chilometri. Naturalmente questa situazione esacerbava le perdite che come è noto nel corso della battaglia di Stalingrado furono tra le più alte di tutta la guerra. Le operazioni si frazionavano in una serie di azioni isolate dove i reparti avevano molta difficoltà a coordinare l’azione e dove spesso si doveva andare all’assalto senza alcuna possibilità di manovra.

    Ciò annullò praticamente tutti i vantaggi tattici di cui i tedeschi avevano goduto sino a quel momento nella campagna di Russia e rivelò che i Sovietici, in difesa della propria città più rappresentativa dal punto di vista politico, svilupparono essi stessi una serie di tattiche per il combattimento urbano, grazie soprattutto all’attenta osservazione ed all’acuta intelligenza tattica del generale Kuidov, che misero davvero in difficoltà il nemico.

    Nella notte del 19 settembre molta della libertà di manovra che nelle aree concentrate della città erano negate ai Tedeschi, l’avevano invece i rinforzi sovietici sulla sponda est mentre convergevano verso la riva del Volga. Questi rinforzi erano costituiti dalla 284a divisione di fanteria (Batjuk) e e dalla malandata 95a divisione di fanteria duramente provata dai precedenti attacchi aerei. Due battaglioni di quest’ultima vennero traghettati durante la notte stessa del 19 dopo che Kuidov si era mangiato le mani nel dilemma di dove utilizzare questa divisione. Dopo lunga e sofferta riflessione, il generale decretò che la 95a sarebbe stata impiegata nella zona centrale e sul Kurgan dove i Tedeschi erano ancora molto minacciosi. Anzi il 90° reggimento che fu quello che attraversò il Volga quella stessa notte, venne dirottato subito verso il Kurgan. Con 870 effettivi totali, più che un reggimento era un grosso battaglione che avrebbe potuto essere impiegato probabilmente solo in operazioni di arresto, ma in quel momento poteva rappresentare la differenza presso il Kurgan.

    In secondo luogo, Kuidov ordinò perentoriamente al colonnello Alexiev di contrattaccare i Tedeschi al deposito merci e riprendere a qualunque costo il controllo di almeno parte della stazione. L'ordine fece storcere il naso al colonnello, dato che sicuramente la sua esecuzione avrebbe richiesto uno sforzo corale di una serie di reparti che erano loro stessi ancora abbarbicati all’approdo sud ed alla sponda del Volga limitrofe con la forza della disperazione ed avrebbe comportato dolorosissme perdite a unità già ridotte malissimo. Nonostante ciò, il coraggioso colonnello sovietico ordinò al I/42° della guardia, al plotone aggregato di carri leggeri ed III/270° NKVD di dare l’assalto al deposito direttamente dall’arenile dell’approdo sud, mentre con grande rischio, il II/39° della guardia, unico reparto in tutta la zona ancora relativamente integro, avrebbe con due battaglioni momentaneamente distolto l’attenzione dalla difesa del silo per appoggiare il contrattacco dalla destra. Dal lato opposto della testata ferroviaria in uscita dall’approdo, il colonnello Alexiev si andava prendendo rischi ancora maggiori, in quanto su quel fianco c’era la maggior concentrazione di forze tedesche dell’intero settore che premevano contro tale fianco sinistro sovietico; 5 battaglioni di fanteria, due del genio d’assalto e uno di cannoni anticarro, che i Tedeschi impiegavano oramai abitualmente in funzione antiedificio. Il colonnello, incurante di tali rischi, come gli ordini imponevano, ordinò a sua volta ai resti esausti del III/38 della guardia, ed al III/271° NKVD di mollare le posizioni difensive ed attaccare decisi sul fianco destro dei tedeschi. A tappare la falla che sarebbe risultata nello schieramento Inviava senza meno in sostituzione delle truppe attaccanti un paio di reparti dalla sua risicata riserva generale a dare il cambio agli attaccanti sulle barricata della ferrovia; vale a dire I/272° NKVD ed una compagnia (5 carri) KV-1 già appartenuta alla 35a divisione della guardia. Un battaglione del genio della guardia avrebbe anche appoggiato l’ala sinistra dell’attacco sovietico. L’operazione avrebbe avuto il supporto diretto dell’intero gruppo sud dell’artiglieria d’armata. Allo stempo e come uòteriore assicurazione, il generale Kuidov ordinava al vicecomandante dell’armata di portarsi con l’intero comando alternato presso l’approdo sud e prendere il comando di tutte le forze dell’Armata Rossa e della NKVD che lo difendevano, rilevando il colonnello Alexiev dalla tremenda responsabilità che gravava sulle sue spalle a permettendogli di riprendere a pieno titolo il comando del suo 39° reggimento della guardia. Insieme al capo di stato maggiore della 62a armata, il generale Kuidov, insieme alle truppe fresche aggregate a tale comando, inviava anche l’onorificenza di Eroe dell’Unione sovietica per il colonnello Pavel Alexiev.

    Intanto il colonnello, ignaro di tutto ciò riportava nel suo diario:

    Se l’attacco fallisce e perdo l’approdo, ho almeno l’ordine scritto del compagno Kuidov che forse mi eviterà il plotone di esecuzione.”

    Presso il Kurgan e gli approcci alla stazione centrale, il 34°/13a divisione della guardia, sotto il comando diretto del generale Rodimtsev, si consolidava sulle sue posizioni difensive mentre il 42° della guardia sotto il comando diretto di Kuidov, si risistemava a difesa del Kurgan dopo essersi raggruppato e riorganizzato. Nonostante le insistenze del suo staff, Kuidov rimaneva irremovibile sul concetto di lasciare il reparto comando della 62a armata a diretta difesa dell’altura con la protezione del II/42° della guardia, mentre il III/42° della guardia fungeva da riserva tattica. Alle obiezioni dei suoi subordinati rispondeva che era molto più facile per un battaglione di fucilieri intervenire a salvare il comando che viceversa, e poi adesso la compagnia di sicurezza dell’armata non era più sola a difendere l’altura. La verità era che pur non essendo più sola la compagnia comando, aveva di fronte tre battaglioni e mezzo di fanteria tedesca per quanto esausta, un battaglione di cannoni d’appoggio a tiro teso ed uno mobile di StuG, che avrebbero probabilmente ricominciato gli assalti con l’obiettivo di prendere il Kurgan e cancellare lui dalla faccia della terra prima che arrivassero in rinforzi della 95a divisione di fanteria. Nonostante ciò Kuidov fu irremovibile. A bordo del suo M-3 Americano attrezzato a comando, con il suo PPSh-41 a portata di mano, si preparava a dare l’esempio personalmente come aveva già fatto nei giorno precedenti. Rimaneva il suo giuraemento di tenere la città o di morire nel tentativo.

    Presso gli accessi alla fabbrica Ottobre Rosso, la 92a brigata di fanteria di marina ricevette l’ordine di contrattaccare la punta più avanzata dello schieramento tedesco in città, il I/517° reggimento della 295° divisione di fanteria che si era spinto appunto sino ai cancelli del complesso industriale Ottobre Rosso. L’ordine perentorio era quello di ricacciarlo indietro o possibilmente di circondarlo e distruggerlo. A tale scopo venne impiegata tutta la brigata di fanteria di marina in una rara istanza di superiorità numerica locale dell’Armata Rossa sul nemico. L’attacco sarebbe stato appoggiato dal gruppo centrale dell’artiglieria d’armata.

    Anche presso il quartiere Barrikady, dove il resto della 295a divisione operava, si andava instaurando un cauto ottimismo, almeno per il momento. Una linea principale di difesa stava essendo creata da un reggimento della 11a divisione NKVD per tenere a freno il resto della 295a divisione tedesca. Tale reggimento era appoggiato dai resti della 2a e della 9a brigata motorizzata.
    Ancora schierata in profondità dietro le linee nemiche, ma solo perché oramai sopravanzata dalla spinta offensiva dei Tedeschi, c’era ancora la 315a divisione di fanteria che stava tentando di riorganizzarsi per rientrare nel territorio controllato dai Sovietici. C’era stata una comunicazione radio del generale Gulko, comandante della 315a divisione, che aveva preso ai suoi ordini anche un battaglione della NKVD ed un plotone carri T-34 che vagavano disorientati nella zona, che annunciava di trovarsi di fronte un debole battaglione di fanteria tedesco, seguito da un reparto di cannoni d’assalto. Chiedeva il permesso di attaccare tale battaglione che collegava l’avanguardia della divisione tedesca con tali cannoni d’assalto, in maniera da frazionare le forze tedesche avanzanti, come minimo creare loro dei problemi e come massimo smantellare lo sforzo offensivo della 295a. Kuidov dava senz’altro il permesso di procedere. Conseguentemente il I/274° reggimento della 315a, che era pure l’unica unità combattente di una certa consistenza rimasta all’unità di Gulko, appoggiata dalle forze suddette che la divisione aveva raccolto per la strada e dal plotone di sicurezza del comando divisionale che era tutto quello che rimaneva delle due originarie compagnie, si prepararono in breve tempo all’attacco con direttrice sud-nord e con obiettivo il villaggio degli operai del quartiere Barricady.

    Come ultimo ordine importante della nottata, Kuidov decideva che il gruppo nord dell’artiglieria d’armata, non più necessario per il momento per la protezione dei sobborghi settentrionali, avrebbe preparato armi e bagagli e sarebbe stato imbarcato per trasferirsi nella zona sud o in quella centrale dova la sua presenza fosse stata maggiormente necessaria.


    Nelle azioni notturne che seguirono a questi ordini, le truppe di Alexiev riuscivano in effetti a riprendere il deposito merci della stazione sud dopo due attacchi sanguinosi che costavano molte perdite ad entrambe le parti ma specialmente ai sovietici. L’azione lasciava gli attaccanti purtroppo per loro in posizione assai precaria, con un plotone di carri leggeri ed una compagnia di genieri abbarbicati all’edificio con deboli forze e scarse munizioni. Per cui Alexiev ordinava l’immediato afflusso di riserve d’emergenza presso l’approdo, consistenti in un battaglione semi integro della NKVD.

    L’attacco del generale Gulko sulla 295a divisione nemica falliva invece per ben tre volte con tutta probabilità a causa dell’intervento dell’artiglieria d’armata tedesca che si appurò solo a cose iniziate essere nelle vicinanze insieme al comando del generale Paulus. Anche qui le perdite erano sensibili.

    La brigata di fanteria di marina invece non aveva particolari difficoltà a ricacciare l’ala destra della 295a fino al villaggio dei lavoratori del quartiere Ottobre Rosso, ma subiva nel processo perdite gravi che confermavano lo svantaggio marcato dell’attaccante nel combattimento urbano, anche se il difensore non aveva avuto il tempo di preparare particolari posizioni difensive.
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  15. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Dopo i tremendi combattimenti della prima metà del 19 settembre, la situazione agli occhi del comando della 62a armata si presentava disperata dopo il moderato ottimismo dei due giorni precedenti. La verità era che i Tedeschi non mollavano di un passo, e non concedevano un secondo di tregua ai difensori di Stalingrado. Avevano ancora risorse da buttare del calderone di questa battaglia e le perdite che inflissero ai Russi nel corso di questa giornata, furono tra le più gravi che i difensori ebbero a subire durante tutta la battaglia.

    Naturalmente, come il colonnello Alxiev aveva previsto, la posizione pericolante al deposito merci della stazione sud non durò più di un’ora: i Tedeschi imbastirono un contrattacco basato su tre o quattro battaglioni della 94a divisione di fanteria e della 29a divisione motorizzata e ricacciarono i tre carri leggeri ed il plotone di genieri abbarbicati aull’approdo sud, nonostante il disperato intervento delle riserve della NKVD e delle poche guardie che erano ancora disponibili in quel settore. Sul raccordo ferroviario a sinistra combattevano ancora 200 guardie appartenenti al I e al III battaglione del 39° reggimento, ma senza rinforzi immediati avrebbero presto dovuto cedere anche loro alla superiorità del nemico in numero ed armi. Solamente al silo, II/39° della guardia resisteva come un argine alla marea crescente di truppe tedesche che minacciava oramai di travolgere l’intero settore sud della città. Il comando alternato dell’armata, con il suo solido battaglione di autodifesa, gli M-3 ed i cannoni antiaerei da 37mm era a quattro chilometri a nord, ma con l’apparire della luce del giorno si era fermato all’approdo centrale per evitare di essere fatto bersaglio dalla Luftwaffe che alle prime ore del mattino, come ogni giorno, ricominciava ad imperversare indisturbata.

    Adesso il pericolo maggiore si profilava nei quartieri Barricady e Ottobre Rosso, dove una combinazione di forze della 295a divisione di fanteria tedesca e del gruppo da combattimento mobile Stahel minacciavano tutto ad un tratto di conquistare il complesso industriale Ottobre Rosso, di arrivare al Volga prendendo l’approdo 62, ed allo stesso tempo di tagliare in due l’armata: una minaccia mortale. Ancora una volta era stata la 92a brigata di fanteria di marina ad essere sorpresa da un inaspettato attacco di un’aliquota mista dei due reparti tedeschi in una rara istanza in cui questi ultimi avevano potuto utilizzare la manovra in una zona si urbana ma a bassa densità di truppe; anzi, avevano utilizzato l’ambiente urbano per nascondere i loro movimenti. a parziale giustificazione dei continui errori di questa brigata, è bene ricordare che essa si trovava ancora senza il suo comandante, il cui posto di comando tattico era bloccato per il momento 11 chilometri a sud, all’altezza delle raffinerie di petrolio.

    Il vicecomandante della brigata corse ai ripari più in fretta che poté e con le scarse informazioni di cui disponeva, riposizionando il III battaglione sul fianco sinistro del nemico avanzante con l’ordine di tendergli imboscate e disturbarlo il più possibile nei movimenti. Al II battaglione veniva ordinato di abbandonare la posizione difensiva alla periferia del quartiere industriale e di riposizionarsi come riserva dietro al III a difesa dei vitali impianti della fabbrica Ottobre Rosso. Nello spostamento il battaglione veniva individuato da un gruppo di cacciabombardieri nemici e pesantemente attaccato. Gli altri due battaglioni venivano lasciati nelle posizioni in cui si trovavano in primo luogo per proteggerli dall’azione aerea tedesca ed in secondo luogo perché già si trovavano in buona posizione per resistere ad una spinta verso nord del gruppo da combattimento misto nemico e per contrastare la prosecuzione del suo movimento verso il fiume. In altre parole la priorità veniva data alla difesa degli impianti industriali più che ad impedire ai tedeschi di raggiungere il Volga. Dato il punto a cui stavano le cose, non la si può nemmeno chiamare una decisione errata.

    Sul fianco destro della brigata di fanteria di marina russa, operava un complesso di forze che aveva la missione di impedire l’accesso dei Tedeschi al quartiere Barricady. Dai dati della ricognizione e dei civili, risultava che le forze tedesche assegnate all’attacco a questo settore ammontassero a 5 battaglioni della 295a divisione di fanteria tedesca. Sulla carta la 62a armata disponeva più o meno di pari forze nel settore, ma erano una tale accozzaglia di reparti eterogenei NKVD/Armata Rossa senza un comando centralizzato, che il loro potere combattivo poteva considerarsi molto limitato. Nonostante la mancanza di coordinamento tra i reparti però, il comandante della 2a brigata motorizzata (120 uomini 40 autocarri, quasi tutti utilizzati per la logistica dell’intero raggruppamento di forze) prendeva l’iniziativa di riportare le sue forze in difesa del villaggio dei lavoratori ed entrava in contatto diretto con le truppe di sicurezza del comando di Paulus. Nel contempo ordinava empre di sua iniziativa, sfruttando la sua superiorità di grado, a 4 battaglioni della NKVD di organizzare un contrattacco speditivo nei confronti del II/516°reggimento di fanteria tedesco per entrare nello Skulturny Park che stava alla periferia del quartiere industriale Barricady. Chiedeva infine gentilmente al suo collega e parigrado della 9a brigata di fanteria motorizzata di assumere una posizione di blocco per arrestare la penetrazione del battaglione della 295a, il più avanzato in assoluto, che si trovava oramai a 3 soli chilometri dallo stabilimento.

    Nel fu saliente di Orlovka, oramai quasi interamente annullato, la 115a e la 124a brigata di fanteria segnalavano entrambe che non potevano più trattenere la 389a e la 60a motorizzata nemica che puntavano decise verso la città con direttrice Orlovka-fabbrica dei trattori. Il generale Sikur, comandante della 115a segnalava di avere oramai solo una compagnia che sbarrava la ferrovia di accesso alla città, mentre il generale Yerchenko era quasi completamente accerchiato sulla quota 153.4 con il singolo battaglione (130 fucili) che gli rimaneva e per radio dichiarava che non poteva più trattenere della 389a tedesca. Al momento a difesa degli accessi a Stalingrado e alla fabbrica dei trattori vi erano solamente tre compagnie di lavoratori, un plotone carri sempre portati in battaglia dagli operai che li avevano assemblati, un battaglione di fanteria, un battaglione della NKVD ed un battaglione antiaereo. Tutto questo eterogeneo complesso di forze era sommariamente guidato dal comando divisionale della 11a divisione della NKVD del commissario politico Pyotor Gusev, politicamente affidabile ma militarmente inesperto. Come avrebbe poi fatto a coordinare quella massa mista di civili e militari in combattimento, rimaneva un mistero tutto da svelare. Inoltre dato il pericolo nella zona della fabbrica dei trattori, Kuidov dovette su due piedi riconsiderare l’idea di spostare al centro del fronte il gruppo nord dell’artiglieria d’armata ed annullò l’ordine di trasferimento. Infine se le forze di Rynok fossero finalmente riuscite ad intercettare e a distruggere quanto rimaneva del Kampfgruppe "Leiner" della 16a panzer, avrebbero potuto anch’esse unirsi alla difesa del settore. Si sperava che ci fossero riuscite presto.

    Da ultimo, e ultimo perché probabilmente era più importante di tutto il resto, occorre considerare la situazione al Kurgan di Mamayev. Qui i Tedeschi avevano fatto i giochi di prestigio e avevano fatto ricomparire all’improvviso la 24a divisione panzer, la quale in stretta cooperazione con la 71a di fanteria, aveva aperto un varco di tre chilometri nelle difese russe tra il Kurgan ed il centro della città. Un complesso misto di StuG e fanteria tedesca aveva alla fine cacciato Kuidov ed i suoi due battaglioni della guardia giù dal Kurgan. Aveva pagato il successo con 130 perdite ma ciò nondimeno era stato un successo. Alla sinistra di queste forze si erano incuneati un reggimento di panzergrenzdieren preceduti da un battaglione di pionieri d’assalto ben addestrati al combattimento urban. entrambi questi reparti appartenenti alla 24a panzer, avevano sconfitto il II/34° della guardia ed aperto il suddetto varco nel quale adesso il resto della divisione corazzata tedesca minacciava di penetrare. Tutti gli allarmi e le informazioni del caso vennero subito passate a Kuidov che era già come noto impegnato a salvare la pelle sul Kurgan, e tuttavia dispose che uno dei due battaglioni della guardia alle sue dirette dipendenze si ridisponesse sul fianco sinistro a difesa dell’ultimo pezzo di Kurgan in mano ai sovietici. Lasciò a Rodimtsev l’iniziativa su come arginare lo sfondamento dei tedeschi tra il comando d’armata ed il resto della 13a della guardia. Obiettivo imperativo: fermare il nemico a qualunque prezzo. Un compito all'altezza dell'Eroe dell'Unione Sovietica Rodimtsev.

    Egli riposizionò dunque il II/34° della guardia su una direttrice est-ovest a diretto sbarramento dalla linea di avanzata di un battaglione di fanteria tedesco che rappresentava la spalla destra dello sfondamento. Chiedeva al Genereale Matkusov, comandante della 42a brigata di fanteria di distaccare il suo unico battaglione rimaso a rinforzo, cosa che il generale Matkusov fece a malincuore giacché ciò lo lasciava con 40 uomini, 14 cannoni antiaerei e 6 mitragliatrici per difendersi da un battaglione di panzergrenadieren che cercava a sua volta di aprirsi la strada verso le raffinerie, incalzato però alle spalle da una compagnia carri della guardia che arrancava tra le macerie ed il fango della città per tenere il passo. Da ultimo Rodimtsev chiedeva ed otteneva da Kiudov il premesso di ripiegare il III ed il I battaglione del 34° reggimento per evitare che venissero tagliati fuori e distrutti dal cedimento a nord del II. Kiudov acconsentiva a condizione che venisse garantito l’arresto del nemico diretto alle raffinerie. A tale scopo affrettava l’afflusso dei due sgangherati battaglioni della 95a divisione di fanteria provenienti a marce forzate dagli approdi centrali, ordinando loro di mettersi a disposizione del generale Rodimtsev, che veniva così ad avere due battaglioni in più a sua disposizione. Per puro miracolo la Luftwaffe non infieriva su questi reparti. Per ultimo, sapendo che la 10a brigata di fanteria motorizzata era in sosta alla stazione centrale, ordinò a quest’ultima di muovere verso la posizione della 42a motorizzata e di unirsi a questa nel tendere imboscate al battaglione di panzergrenadieren segnalato dalla da tale brigata.
    Senza dubbio una giornata impegnativa.
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  16. Daniel Morrison

    Daniel Morrison

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    @Luigi Varriale Il modo in cui racconti il wargame è coinvolgente e tiene incollati. Complimenti, davvero bravo!
     
  17. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Le operazioni dei Tedeschi nella notte tra il 19 ed il 20 settembre si svilupparono in maniera molto sistematica. Entrambe le parti stavano cercando di affinare le loro tattiche di combattimento urbano che stavano praticamente essendo create per i posteri in quel luogo ed in quel tempo. Molte se non tutte le lezioni che noi ancora applichiamo nei combattimenti all’interno aree popolate, e nonostante gli enormi progressi della tecnologia, derivano dalla storia e dalla analisi della battaglia di Stalingrado. I Tedeschi erano forse quelli che al momento in cui si era arrivati nella battaglia avevano ancora appreso poco del combattimento urbano. Avevano capito subito che scagliare truppe blindate contro difensori barricati tra le macerie degli edifici e negli edifici stessi era pressoché inutile e portava solamente perdite rilevanti in veicoli. I Russi, appollaiati tra le macerie e su quello che rimaneva dei tetti. degli edifici, utilizzavano con maestria ogni singolo cannone da 45 millimetri anticarro di cui disponevano, e ogni singolo fucilone anticarro che ancora era in grado di sparare; e tiravano da ogni pertugio, da ogni anfratto e da ogni finestra o buco che assomigliava ad una finestra.

    I Tedeschi capirono dunque abbastanza in fretta che dovevano utilizzare reparti d’assalto composti da fanteria attrezzata per l’espugnazione di edifici ed in special modo, reparti del genio d’assalto armati di esplosivi, lanciafiamme ed altri sistemi d’arma atti a stanare un nemico pervicacemente abbarbicato al terreno urbano; ma non seppero sulle prime inventarsi nulla di meglio che lanciare grossi quantitativi di fanteria contro i difensori. Non che questa tattica non funzionasse; ma semplicemente costava una marea di perdite anche quelle volte che aveva successo. Generalmente i Russi in difesa subivano perdite minori anche se spesso avevano dovuto cedere e continuavano a cedere terreno. Si è calcolato che alla fine di settembre 1942, I Russi avessero, nonostante ciò subito perdite quasi doppie di quelle dei Tedeschi, la maggioranza delle quali però dovute al martellante ed incessante intervento della Luftwaffe.

    Dal punto di vista operazionale, semplicemente i Russi stavano cedendo un pezzo al volta in un tipo di difesa che si piegava ma che rifiutava di spezzarsi, cosa molto diversa dalle prestazioni che l’Armata Rossa aveva offerto fino a quel momento nella grande guerra patriottica.

    Nella notte del 20 settembre, sul fronte dell’approdo sud i Tedeschi raggiunsero il Volga con 29a divisione motorizzata e occuparono l’intera stazione sud. I Russi mantennero a mala pena il possesso del silo ma avrebbero dovuto rinforzarlo immediatamente per evitare di perdere anche quello.

    Interventi urgenti erano poi necessari nella zona centrale e quella del Kurgan e delle raffinerie di petrolio, in quanto la 24a panzer e la 71a divisione di fanteria tedesca facevano anche in questa zona fortissima pressione. Il generale Kuidov dovette prendere la decisione tristissima di abbandonare completamente il Kurgan per evitare di avere III/42° guardie completamente distrutto, e dovette imbastire una difesa 600 metri più indietro all’altezza dei primi edifici di Stalingrado ad est del Kurgan. Tra l’altro è bene ricordare qui che la 13° divisione della guardia, che già aveva lo svantaggio di essere divisa tra due settori diversi, aveva durante la notte subito perdite devastanti proprio nel settore stazione centrale/Kurgan. Praticamente due battaglioni del 42° reggimento ed uno del 39° erano stati polverizzati nella furiosa battaglia sulla sommità di Mamayev e nell’abitato che copriva l’accesso alla stazione centrale. I Tedeschi avevano subito perdite comparabili, ma avanzavano lentamente verso il Volga anche in questa zona. La domanda era; lo avrebbero raggiunto anche qui come al sud? La buona notizia per Kuidov era che il 90° reggimento di fanteria ed un battaglione del 241°della 95 divisione cominciavano adesso ad arrivare nella zona del Kurgan di Mamayev. Erano tutti battaglioni già fortemente provati dagli attacchi aerei precedenti e dalla lunga marcia di trasferimento; ma in questo momento critico rappresentavano pur sempre un aiuto concreto.

    E poi c’erano in corso le grandi battaglie per la fabbrica Ottobre Rosso per la fabbrica di Trattori e per lo stabilimento Barricady. Nella prima, il comando divisionale della brigata di fanteria di marina era oramai a mezzo chilometro dai suoi reparti ed il comando di armata ed anche quello di fronte si attendevano un cambio radicale nelle prestazioni di questa brigata sulla carta d’élite che doveva ancora dimostrare di esserlo. La 295a divisione di fanteria tedesca ed il Kampfgruppe Stahel erano a 100 metri del complesso industriale e Kuidov reiterò l’ordine perentorio di impedire al nemico di occupare l’importante stabilimento, che continuava a lavorare tra le macerie.

    Da ultimo Kuidov prendeva anche l’importante decisione di dare un giorno o due di respiro all’artiglieria d’armata il cui consumo di munizioni era diventato oramai insostenibile così come il livello di stanchezza dei serventi che non si reggevano più in piedi.

    Il 20 l’offensiva dei Tedeschi non dava segni di indebolirsi. Non solo, ma arrivava anche la nefasta notizia un nuovo battaglione corazzato non identificato si stava dirigendo probabilmente verso la zona del Kurgan di Mamayev. Questa non era purtroppo l’unica brutta notizia. A sud la 29a motorizzata, appoggiata dalla 94a di fanteria e di un battaglione della 24 panzer distaccato sin dall’inizio della battaglie di Stalingrado a questo corpo d’armata, espugnava non solo il Silo, ma anche l’approdo sud, ricacciando indietro in selvaggi combattimenti, dove tutti subirono perdite terrificanti ma in particolar modo i Russi. Del 39° reggimento della guardia che aveva combattuto per il silo e per il deposito merci per una settimana, rimanevano 260 uomini, 5 mitragliatrici medie, 11 fuciloni anticarro e tre cannoni AT da 45 millimetri; gli effettivi di due compagnie risiscate. Il resto era NKVD oramai non più in grado di combattere e 500 fucili della 244a divisione di fanteria che teneva l’estremo fianco destro dello schieramento sovietico. Questo complesso di forze russe eterogenee, cacciate dai solidi edifici della zona sud. aveva adesso il nuovo compito di difendere lo spazio per lo più costituito da case di legno e costruzioni leggere tra la stazione sud e l’approdo centrale che era il nuovo e principale punto di riferimento adesso per l’armata. Asse dell'attacco nemico: sud/nord lungo la sponda del volga. Il piano di Paulus prevedeva di ripulire l'intera città con questo enorme colpo di scopa, dove la scopa erano due divisioni e mezza in avanzata da sud.

    Il III battaglione della 92 brigata di fanteria di marina aveva perso lo stabilimento logistico della fabbrica Barricady, anche se i Tedeschi sopravvissuti all’azione non ebbero la forza di occuparlo fisicamente. Si poneva quindi il problema, date le nuove posizioni sul terreno, se riprendere o meno immediatamente le posizioni perdute. La rioccupazione del complesso avrebbe messo in serio svantaggio tattico le truppe russe che avessero ripreso la posizione. Kuidov ordinò comunque senza indugio di procedere al contrattacco. L’ordine fu eseguito impiegando il II battaglione della 92a brigata di fanteria di marina. Che tale battaglione sarebbe riuscito a mantenere la sua precaria riconquistata posizione però era tutto da dimostrare. Il III venne momentaneamente ritirato per essere riorganizzato dopo le dure perdite subite nel combattimento appena concluso, ma le prospettive non erano buone. Anche qui in pratica i Tedeschi erano a 3 chilometri dal Volga, e dall’approdo 62.

    Sul fronte dell’accesso alla città nel settore della fabbrica dei trattori, la 124a brigata di fanteria e la 115a si ritiravano lentamente rallentando l’avanzata delle due divisioni tedesche che incalzavano, allo scopo di dare il tempo alla difesa della fabbrica di essere predisposta. Nessuno poteva prevedere per quanto tempo ancora le due brigate sarebbero riuscite a fare cio, considerato che contavano oramai non più di 180 uomini tra tutte e due. Inoltre, data la consistenza delle difese che stavano essendo imbastite, era tutt’altro che sicuro che la fabbrica dei trattori avrebbe potuto essere tenuta. La speranza era in questo settore la forza di Rynok, vale a dire due reggimenti di fanteria e due compagnie di carri guidati da civili che stavano cercando di convergere anche loro verso la fabbrica ed ancora di eliminare l’ultimo gruppo da combattimento della 16a divisione panzer che continuava ad eludere i loro tentativi di accerchiarlo e distruggerlo. Ma manovrare di giorno già sappiamo che era difficile soprattutto alla fine di settembre che pareva la Luftwaffe avesse ricevuto rinforzi. Anche l'Armata Rossa stava ricevendo rinforzi in maniera più o meno continuativa. La Stavka il giorno 19 aveva deciso di distaccare un primo reggimento della 193° divisione e già erano programmati ulteriori reparti in rinforzo nei giorni successivi, incluso un corposo e molto necessario rinforzo dell'artiglieria d'armata. Naturalmente la domanda era se tali rinforzi fossero giunti in tempo e avessero dunque avuto la possibilità di influenzare la battaglia.
     
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  18. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Caro Daniel Morrison,
    grazie per il commento favorevole. Spero che il thread stia piacendo anche a tutti quelli che non commentano. Sono proprio curioso di vedere se l'Armata Rossa riuscirà a resistere in questo magistrale scenario per TOAW.
     
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  19. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    A partire dal 20 settembre dato l’andamento delle operazioni l’intera catena di comando della 62a armata venne riorganizzata.

    Al comando del generale Krumilov, appena giunto nel settore sud con il compito fermo di bloccare l’avanzata del nemico. Ricordiamo che Viktor Krumilov era il vicecomandante dell’armata trasferitosi con l’intero comando alternato nella zona del fronte sud che oramai, data la posizione sul terreno, si poteva chiamare fronte centrale.

    La situazione qui era abbastanza critica. La spina dorsale della difesa in questo settore, il 39° reggimento della guardia del generale Pavel Alexiev, era praticamente distrutto. Sopravviveva un battaglione di 260 uomini. Il resto della difesa era affidato alla 10a divisione della NKVD comandata dal commissario Primakov. Questa grande unità, pur avendo in generale dopo settimane di combattimenti alle spalle acquisito una certa esperienza di guerra, rimaneva pur sempre un reparto di polizia armato alla leggera che fino a prima della battaglia di Stalingrado era una istituzione territoriale per il controllo politico, dell'ordine pubblico e per lo spionaggio interno. A questa 10a divisione della NKVD aveva niente meno che la responsabilità della maggioranza del fronte sud, dal momento che dei totali 10 battaglioni che difendevano tale fronte ben 8 siano suoi.

    Il settore del Kurgani di Mamyev era sotto il comando diretto del generale Rodimtsev al comando di quello che rimaneva della 13a divisione della guardia e precisamente il 34°reggimento che manteneva la responsabilità della difesa degli accessi alla stazione centrale. In quella zona era in arrivo anche il 90°reggimento della 95a divisione di fanteria, che occorreva decidere in fretta se impiegare direttamente nella zona del Kurgan o appunto nella zona degli accessi dalla stazione centrale. La pressione della 71a divisione tedesca e della 24a panzer era uniforme ovunque e non fu facile prendere questa decisione. Inoltre qualunque decisione fosse stata presa, occorreva muovere le truppe in pieno giorno e sotto un cielo impeccabilmente terso; ricetta sicura per farsi distruggere dalla Luftwaffe anche prima di entrare in contatto con il nemico. Da ultimo Kuidov aveva deciso proprio in quel momento, come abbiamo visto sopra, di ricostituire le scorte e le energie dell’artiglieria d’armata, che oramai essendo usata ininterrottamente da una settimana senza soste, tali scorte e tali energie aveva esaurito con la conseguenza adesso di risultare quasi ininfluente nella miriade di combattimenti che tentava indiscriminatamente di appoggiare. Il suddetto 90°reggimento di fanteria sovietica durante la notte era giunto sino alla raffineria di petrolio, tra il Kurgan ed il Volga, ma alle prime luci dell’alba Kuidov ordinò al 90°reggimento di arrestare il suo avvicinamento alla linea (per modo di dire) del fronte e di inviare invece pattuglie a prendere contatto con i reparti della 13a divisione della guardia che già combattevano in zona. Come detto, una continuazione generalizzata del movimento per prendere posizione avrebbe voluto dire pericolo di distruzione.

    Alla fabbrica Ottobre Rosso, con un contrattacco disperato a colpi di vanghette da trincea e bomba a mano, il II battaglione della brigata Butrenko (fanteria di marina) aveva ripreso il deposito di smistamento merci, ma ad un prezzo da olocausto. 200 dei 400 uomini del battaglione erano ancora in grado di combattere e l’unità era ovviamente spossata e disorganizzata. Ci avrebbe messo un po’ di tempo ad assestarsi sulla posizione, tempo durante il quale un contrattacco tedesco non era certamente da escludere. Quello che oramai invece non poteva più essere escluso o ignorato, era che ogni avanzata di 100 o 200 metri costasse centinaia di morti per lo meno a chi attaccava, in special modo se lo faceva non in condizioni di esagerata superiorità numerica e con massiccio appoggio di armi a tiro indiretto o aviazione. In tali condizioni Kuidov cominciò a rendersi conto che iniziava ad essere opportuno misurare e a pesare bene dove e quando contrattaccare, specialmente in presenza del pericolo di essere a propria volta contrattaccati e distrutti prima di essere riusciti a riorganizzarsi sulle posizioni conquistate. Ciò valeva ovviamente anche per i Tedeschi. Era la dura realtà del combattimento in ambiente urbano, che mai si era manifestato su quest'ordine di grandezza dall’inizio della guerra.

    Approfittando della difficoltà se non vogliamo proprio dire dell’impossibilità di effettuare qualunque manovra durante la luce del giorno da parte della 62a armata, erano ancora i tedeschi che il 20 settembre prendevano l’iniziativa per spingere ancora più a fondo i loro attacchi del giorno prima. In questo 20 settembre l’aviazione tedesca eprimeva uno dei maggiori sforzi dall'inizio battaglia, riuscendo ad ottenere un risultato clamoroso: la parità di perdite col nemico pur essendo l'attaccante ed in certi casi molto meglio, in ogni combattimento sostenuto. La tattica di Kuidov di avvicinare il più possibile le truppe difendenti a quelle attaccanti subito prima dell’azione, cominicò a non funzionare più non appena i Tedeschi inviarono in teatro cospicui rinforzi di bombardieri a tuffo dei reparti più d’élite della Luftwaffe. Queste unità fatte affluire in tutta fretta apposta per l'attacco a Stalingrado, attaccavano con estrema precisione anche quando la distanza tra i combattenti era di una cinquantina di metri soltanto. Picchiavano a 90 gradi come dei fusi ed erano in grado di piazzare una bomba da 250 chili o 500 in un tombino, causando ai russi perdite terrificanti, sia in personale che in mezzi.

    Un attacco poderoso della 29a motorizzata a sud sfondava il fianco sinistro sovietico lungo la sponda del Volga. Ricordiamo che la 29a motorizzata e la 94a di fanteria, appoggiate da un battaglione di panzergrenadieren, e secondo le ultime notizie anche da una compagnia carri entrambi appartenenti alla 24a divisione panzer, avanzavano da sud verso nord come una gigantesca falce che aveva l’ordine di mietere tutte le forze russe lungo la sponda del fiume e ripulire completamente la città. Dopo aver conquistato l’approdo sud, la stazione sud ed il silo, gli obiettivi successivi erano l’approdo centrale e la Piazza Rossa. La difesa locale assegnata al generale Krumilov, vicecomandante della 62a armata, contava su 4 battaglioni della NKVD e l’unico battaglione della 39°reggimento della guardia del colonnello Alexiev che rimaneva in zona, ridotto a duecento uomini scarsi. Il cedimento del fianco lungo la sponda minacciava il resto della divisione NKVD ed i resti della 244a divisione di fanteria di accerchiamento e distruzione, per quanto le manovre di accerchiamento in zona urbana fossero molto più lente e prevedibili rispetto a quelli possibili in campo aperto. Il commissario Primakov venne autorizzato dunque da Krumilov, in quel momento suo diretto superiore, a ritirare il II/270° ed il III/272°reggimento NKVD dalla posizione in cui si era venuto a trovare, ristabilendo un minimo di integrità del fronte ed accorciando la linea difensiva. Lungo la sponda del Volga, Krumilov, decise quindi di lasciare le sue truppe di sicurezza (battaglione del comando di armata) ed il II/272°NKVD in posizione difensiva, ponendo in riserva l’unico battaglione della guardia rimasto ed il I/271°NKVD. Al centro dello schieramento quattro battaglioni sempre della NKVD ne fronteggiavano circa 7 tedeschi appoggiati da autoblindo e cannoni anticarro nella loro oramai abituale funzione anti edificio. Sul fianco sinistro, rimaneva dunque solo il 911°reggimento di fanteria della 244a divisione (500 uomini) appoggiato da un ulteriore battaglione NKVD (240 uomini) a contenere le truppe motocorazzate della 24a divisione corazzata distaccate al corpo d’armata sud tedesco. La situazione era dunque molto volatile.

    Sul Kurgan, che continuiamo ad indicare in questo modo anche se la linea del fronte aveva oramai di gran lunga superato la posizione del Kurgan di Mamayev di un buon chilometro, la situazione era altrettanto critica: il generale Paulus aveva concentrato in quel punto il grosso della sua 24a divisione corazzata che aveva ancora una formidabile forza d’urto. Sulla destra, il IV battaglione blindato da ricognizione del maggiore Kurt Heinz Shmalder era oramai a due chilometri scarsi dalle raffinerie di petrolio. Se i tedeschi le avessero prese sarebbe stato un colpo notevole ai danni dell’intera Armata Rossa e della sua logistica. Proprio quando i Tedeschi credevano di avere le raffinerie ai loro piedi, si parò pero loro dinannzi il 90°reggimento della neo arrivata 95a divisione di fanteria sovietica. La speranza naturalmente era che queste nuove forze potessero arrestare la spinta dei Tedeschi per essendo arrivate al fronte già in condizioni poco invidiabili a causa dei precedenti attacchi aerei e delle marce forzate. Sul fianco destro della penetrazione tedesca, il 34°reggimento della guardia alle dirette dipendenze del generale Rodimtsev teneva ancora, nessuno capiva come, caparbiamente abbarbicato alle rovine intorno alla ferrovia stabilimento chimico – Piazza Rossa. Ad est del Kurgan, i resti del 42°reggimento della guardia invece direttamente sotto il comando del generale Kuidov, al 20 settembre si ritrovavano oramai a tre chilometri dalla sponda del Volga, con il comando di armata sempre in prima linea ed il generale Kuidov a bordo del suo M-3, mitragliatore alla mano a dare gli ordini ai i due battaglioni che aveva inglobato nel suo comando ed al resto dell’armata.

    Se la zona del Kurgan/stazione centrale pareva in situazione delicata, ancora peggio era messo il settore della fabbrica Ottobre Rosso, dove elementi misti del Kampfgruppe Stahel/295a divisione di fanteria continuavano a mietere vittorie contro la presunta brigata di élite della fanteria di marina. Due battaglioni della divisione tedesca, appoggiati da una torma di cannoni anticarro che demolivano tutto il demolibile mirando in punti precisi, prima di lanciare la fanteria all’attacco, avevano battuto il II/95a brigata di fanteria di marina ed erano giunti ad un solo chilometro dalla sponda del Volga, sponda a quel punto difesa da 60 operai amati di vanghe e pietre (e non stiamo scherzando) e da 6 carri leggeri. Per altro i Tedeschi con questa manovra minacciavano di tagliare fuori la brigata di fanteria di marina russa dal suo comando che stava accorrendo da sud.

    La situazione di fronte alla fabbrica Barricady pareva leggermente migliore, là dove aliquote della 295a divisione tedesca (due battaglioni) parevano aver culminato con la loro spinta offensiva, davanti ad un reggimento della 11a divisone NKVD a quattro chilometri dallo stabilimento. In quel settore si trovava anche il comando di Paulus, i cui battaglioni sicurezza erano fronteggiati al villaggio dei lavoratori della fabbrica da quello che rimaneva della 2a brigata motorizzata separata (180 uomini).

    Più a nord, nel settore della fabbrica dei trattori, la 60a divisione motorizzata con il suo CL battaglione blindato da ricognizione in testa cominciava adesso a penetrare nei quartieri urbani contrastata dal comando della 11a divisone NKVD, 1 carro armato T-34 col suo equipaggio di 4 operai della fabbrica, ed i 50 uomini che erano tutto quello che rimaneva della 315a divisione di fanteria sovietica appoggiati da 4 mitragliatrici medie. Nel frattempo, 3 chilometri più a est, si andavano preparando alacremente le posizioni difensive intorno ed all’interno dello stabilimento che non poteva essere perduto per nessun motivo. I difensori che stavano preparando queste posizioni erano due compagnie di lavoratori, 3 carri T-34 guidati sempre da lavoratori, un battaglione della 149a brigata di fanteria, un reggimento antiaereo/anticarro con pezzi da 85mm, ed un battaglione della NKVD. Queste forze eterogenee avrebbero dovuto resistere all’impatto della 60a motorizzata e della 389a di fanteria tedesche, che per quanto provate, erano sempre due divisioni e che lentamente si avvicinavano allo stabilimento. Quello che avrebbe potuto aiutare la difesa della fabbrica dei trattori era il fatto che finalmente l’aliquota nord delle forze sovietiche era riuscito a distruggere quanto rimaneva del Kampfguppre della 16a divisone panzer. Quindi adesso le forze che avevano partecipato a tale azione erano disponibili per la difesa della fabbrica: tali forze erano costituite dai resti della 149a brigata di fanteria, da qualli del 196°reggimento di fanteria, che tramite il colonnello Abrusev comandava ancora l’intera forza, e da un plotone di carri T-34.

    Al 20 settembre 1942 questa dunque era la situazione della difesa di Stalingrado. Il comando di fronte del generale Andrej Ivanovich Eremenko era convinto che le forze tedesche si stessero esaurendo negli incessanti attacchi portati all’abitato di Stalingrado e che un sapiente dosaggio dei rinforzi assegnati al momento opportuno avrebbe finalmente arrestato l’avanzata del nemico. Hitler non era affatto convinto di ciò e continuò ad ordinare alla 6a armata di attaccare a testa bassa.

    Generale Andrej Ivanovich Eremenko comandante dell'intero fronte di Stalingrado.
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    Ultima modifica: 15 Settembre 2024 alle 13:53
  20. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Nella giornata del 21 settembre avveniva qualcosa che davvero nessuno tra i comandi sovietici si aspettava: I Tedeschi interrompevano i combattimenti, limitandosi a sporadici attacchi di aviazione e di artiglieria. La cosa era straordinaria e né il comando della 62a armata né quello del fronte avevano la più pallida idea di come interpretarla.

    Kuidov decise immediatamente che la priorità di fronte alla momentanea inazione tedesca era quella di rafforzare le difese a di determinare dove voleva far arrivare i primi rinforzi della divisone di Batjuk ed il secondo reggimento della 95a divisione di fanteria, tutti reparti che erano giunti agli approdi Krasnya Sloboda e a cui occorreva dare una destinazione. Il comandante della 62a armata decise di rimanere fedele alla linea di far combattere le divisioni compatte in un settore, e di non cedere alla necessità talvolta urgente di intervenire in più settori contemporaneamente, cosa che avrebbe portato al frazionamento delle divisioni ed a una diminuzione del medio periodo del potenziale di combattimento dell’armata nel suo complesso. Per tanto Kuidov ordinò che il 161°reggimento della 95a divisione di fanteria fosse traghettato presso l’approdo della Piazza Rossa in maniera da unirsi al più presto al 90° che già combatteva nel settore della raffineria di petrolio ai temporanei ordini del generale Rodimtsev. Insieme al 161°reggimento prendeva terra anche il comando divisionale del colonnello Matrinenko. In attesa di imbarco rimanevano ancora due battaglioni del 241°reggimento, dato che il III combatteva alla raffineria contro la 24a divisione panzer.

    Per quanto riguarda la divisione di Batjuk (284a) la decisione fu molto più sofferta. Alla fine il consiglio di guerra dell’armata giunse alla determinazione che i settori più vitali erano quelli settentrionali delle fabbriche, e questi avevano la precedenza sul settore sud, che ancora contrastava l’avanzata del nemico sotto il comando del generale Krumilov ed il suo raggruppamento misto NKVD/Guardia/brigate di fanteria. Per cui si decise di inviare i primi due battaglioni del 1045°reggimento ed uno del 1043° della divisone di Batjuk, insieme al comando divisionale, presso la fabbrica di trattori che nel medio periodo sembrava quella contro la quale i Tedeschi avessero potuto concentrare forze maggiori (60a divisone motorizzata e 389a di fanteria). I succitati battaglioni arrivarono presso l’approdo Skudry la mattina stessa del 21 settembre.

    Un problema rimaneva impellente e grave, oltre ovviamente a quello relativo al rafforzamento delle posizioni difensive in attesa di avere forze sufficienti per un contrattacco: si trattava del fatto che i Tedeschi avevano occupato la fabbrica chimica Lasur e raggiunto il Volga anche all’altezza della fabbrica Ottobre Rosso che avevano anche parzialmente sottratto alla 92a brigata di fanteria di marina. Questo era ovviamente un problema innanzitutto perché complicava la logistica del complesso di forze che si difendeva più a sud nella zona della raffineria e del Kurgan e minacciava di accerchiamento le forze che ancora difendevano il settore del Kurgan, incluso il comando d’armata di Kuidov. In secondo luogo, in più punti il nemico raggiungeva il Volga ed più l’armata ne risultava ovviamente indebolita. Nonostante il comando tattico del comandante dell’armata fosse oramai ridotto a 200 uomini tra assaltatori e fucilieri, il generale distaccò un plotone meccanizzato su M-3 Halftrack per una ricognizione sul fianco destro per vedere fin dove fosse giunto il nemico sella zona dello stabilimento chimico. Il plotone riferì dopo il tramonto che per lo meno al porzione sud del complesso era sgombra dal nemico e che in nottata si sarebbe spinto ancora più a nord per investigare meglio.

    Infine agli approdi di Krasnya Sloboda era intanto giunta anche una brigata separata di fanteria, la 137a, al comando del colonnello Pyotor Banak. Questa sarebbe stata presto inviata proprio nel settore del Kurgan a rinforzare i due esausti e semidistrutti battaglioni della 13a divisone della guardia che ancora combattevano alle dirette dipendenze di Kuidov e della sua compagnia (sulla carta un battaglione) di sicurezza. Altri rinforzi erano in arrivo, in particolare la 193a divisione di fanteria del generale Igor Pruniev, mentre un battaglione separato di mitraglieri ed un terzo reggimento della divisione di Batjuk (il 1047°) andavano concentrandosi ad est del Volga.
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