Kamikaze, rapporto costo-qualità

Discussione in 'Età Contemporanea' iniziata da Rob84, 7 Novembre 2009.

  1. Rob84

    Rob84

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    Il grosso vantaggio dei Kamikazeera l'incredibile rapporto costo-risultati che poteva ottenere un singolo pilota suicida.

    Ora, mi stavo chiedendo, si può in qualche modo calcolare questo rapporto in cifre di soldi spesi dai giapponesi per addestrare il pilota, costruire l'aereo e metterci l'esplosivo e in soldi americani massimi che potevano essere colati a picco con un singolo kamikaze? Che rapporto viene fuori? Una cosa spaventosa o neanche poi così tanto, considerando la perdita umana subita dal giappone e il fatto che molti kamikaze non arrivavano a bersaglio?
    Tutto questo per avere un'idea più precisa di quello che doveva essere un'arma mostruosamente conveniente benchè sicuramente disperata.
    Quindi, quanto costava all'incirca un kamikaze al giappone e fino a quanto poteva arrivare a costare agli americani?
    Ad esempio quanti soldi americani riusciva a bruciare gettandosi su una portaerei e affondandola? (Bastava un kamikaze nel punto giusto per affondare una portaerei?)
     
  2. MrBrightside

    MrBrightside

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    Beh, per rispondere a questa domanda bisognerebbe quantificare il valore in dollari della vita di un uomo.
    Credo poi ci siano troppe altre variabili da prendere in considerazione: il costo degli aerei, dell'addestramento dei piloti, dei materiali di consumo, del volo della scorta, degli esplosivi caricati a bordo degli aerei, di quello che avrebbero potuto fare quegli aerei e quei piloti se fossero stati impiegati diversamente (i voli in genere erano senza ritorno); dall'altra parte, il costo delle navi affondate, del carico che trasportavano, delle riparazioni effettuate sulle navi solo danneggiate (la maggioranza), del carburante e delle vettovaglie sprecati per andare e tornare dal bacino di carenaggio, delle munizioni impiegate per contrastare gli aerei attaccanti, dei rimorchiatori per trainare i bersagli che avevano subito danni all'apparato propulsivo, delle navi contraeree e di scorta che avrebbero potuto partecipare ad altre operazioni, dell'addestramento dei rimpiazzi di morti e feriti gravi. e chissà cos'altro.
    Non so se qualcuno abbia mai provato a fare qualcosa del genere, non so neanche se sia possibile farlo.

    Un'ultima cosa. A parer mio, il problema dei giapponesi non era tanto (o non era solo) la carenza o l'obsolescenza dei loro velivoli, quanto la penuria di piloti addestrati, e se ce ne fossero stati di più sarebbe stato molto meglio impiegarli diversamente e non in missioni usa e getta.
    Il massimo che i kamikaze sono riusciti a fare mi pare sia stato l'affondamento della portaerei leggera Princeton, ma si trattò di un caso piuttosto fortunato perchè mi sembra che le esplosioni coinvolsero i depositi di munizioni, il massimo dei risultati si ottenerva contro DD, DE e CVE. A memoria, mi pare che nessuna BB, BC, CA, e nemmeno CL americana sia mai stata affondata da attacchi suicidi.
     
  3. Piccolo Messe

    Piccolo Messe

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    Penso che nemmeno un incrociatore poteva essere affondato da un singolo kamikaze, magari navi di stazza ridotta come le cacciatorpediniere
     
  4. ange2222

    ange2222

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    i velivoli impiegati dai kamikaze erano di qualsiasi tipo anche velivoli vecchi e non più adatti al servizio di prima linea. Il costo era ovviamente basso però questi aerei potevano fornire materie prime utili per le industrie aeronautiche nippiche
     
  5. GyJeX

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    per addestrare un kamikaze servivano almeno 20 ore di volo, ma si hanno esempi di piloti suicidi lanciati dopo appena 4 ore di volo.

    Il valore dei piloti era irrilevante, lo studio sulle missioni d'attacco speciale dell'ottobre-novembre 1944 indicava che indipendentemente dalla qualità del pilota, la percentuale di centri saliva dall'8% al 30%, in sostanza su tre aerei impegnati in attacco almeno uno era in grado di colpire il bersaglio (che poi riuscisse a superare lo sbarramento antiaereo era un'altro paio di maniche). Il problema era semmai la scarsità di apparecchi, il reclutamento nelle università forniva un numero di "aspiranti" piloti decine di volte superiore alla disponibilità di apparecchi, tanto che vennero prese in considerazione idee folli come gli aerei in bamboo, le V1 pilotate, persino palombari suicidi alloggiati in cassoni di cemento...
     
  6. Tasso

    Tasso

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    alcuni incrociatori vennero effettivamente danneggiati gravemente. alcune portaerei di scorta furono affondate e alcune portaerei maggiori gravemente danneggiate. in effetti l' 80% delle perdite navali alleate da ottobre 44 in avanti derivò da attacchi suicidi.

    in effetti però, come già sottolineato, il problema del giappone non era il costo ma il tempo. ci volevano due anni per addestrare un pilota contro i sette giorni di un kamikaze.

    l' arruolamento ufficialmente era volontario, ma nessun pilota "esperto" si offri perciò alcuni vennero obbligati per comandare le missioni (e molti comunque si rifiutarono)
     
  7. Tasso

    Tasso

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    totale piloti morti in missioni "tokkotai-corpi speciali": 3843

    piloti della marina:2514
    militari di leva: 1732
    ufficiali:782 studenti: 648
    di carriera (accademia):119

    esercito: 1329
    miltari di leva: 708
    ufficiali: 621 (studenti 308)

    se noti gli studenti (venivano promossi ufficiali immediatamente) sia nella marina che nell' esercito sono il 25%
    quella che riporti sopra è una leggenda.
    fonte: Emiko Ohnuki-Tierney: la vera storia dei Kamikaze. ed. Mondadori 2004
     
  8. Lenfil

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    Molti piloti "esperti" si offrirono per le missioni suicide, la quasi totalità delle richieste dei piloti "esperti" fu però respinta.
    Questi piloti servivano per la scorta
     
  9. GyJeX

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    infatti ho virgolettato "aspiranti" piloti. Dovresti tenere conto di un'altro particolare: il reclutamento di massa di "aspiranti" piloti suicidi nel bacino degli studenti universitari venne tacitamente accettato solo dopo i fatti di Iwo Jima, di conseguenza la percentuale di studenti andrebbe calcolata sulle missioni suicide effettivamente lanciate durante i fatti di Okinawa e quelli successivi alla caduta, guardando il quadro da quest'ottica la cosa cambia e parecchio. In più il reclutamento aumentava nelle ultime settimane nella misura stessa in cui diminuiva il volume delle missioni suicide nell'attesa della "battaglia finale".
     
  10. l'emanuele

    l'emanuele Guest

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  11. Rob84

    Rob84

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    Da quanto mi dite sembra che siano diventati famosi più per la loro stranezza che per il fatto di essere micidiali. Pensavo che i kamikaze avessero ottenuto risultati molto maggiori. Rimane comunque da dire, anche se è un discorso un pò cinico, che un singolo aereo con un pilota addestrato 20 ore e di cui c'era, a quanto mi dite, sovrannumero che sacrificandosi butta giù un cacciatorpediniere suppongo sia da considerarsi comunque un buon risultato nell'economia di guerra.
     
  12. GyJeX

    GyJeX

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    Il problema è che non era così facile affondare una nave, le portaerei inglesi semplicemente passavano a ramazza il ponte e riprendevano le operazioni... Il problema maggiore dal punto di vista americano era l'incredibile numero di vascelli che necessitava di riparazioni perdendo la completa efficienza operativa. Secondo Simon Foster, delle 36 navi dichiarate perse durante le operazioni ad Okinawa, 27 lo furono ad opera di Kamikaze e di 371 navi danneggiate, 164 lo furono ad opera di kamikaze, il tutto con un'impiego di 1900-2000 aerei (a seconda della fonte) nell'arco di 90 giorni
     
  13. Lenfil

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    Ad Okinawa l'attività fu talmente intensa che la US Navy calcolò che se i Kamikaze avessero continuato i loro attacchi con lo stesso ritmo per ancora 15 giorni (cosa non fatta dai nipponici anche perchè si doveva "risparmiare" in previsione dell'invasione delle isole principali) la flotta Alleata sarebbe stata costretta a ritirarsi dalle acque di Okinawa.
    Ad Okinawa la flotta Alleata disponeva di più di 1600 navi e questo rende bene l'idea di quanto la situazione fosse drammatica non solo per i nipponici ma anche per la US Navy che qui subirà il maggior numero di caduti di tutta la seconda guerra mondiale.
     
  14. franz

    franz

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    Secondo me erano molto costo-efficaci:

    Consideriamo che vengano utilizzati tutti i velivoli non più all'altezza dei tempi o quelli relegati alle scuole, gli aerei avevano già effettuato il loro ciclo operativo, quindi se vogliamo non costavano nulla, differente il caso di utilizzo delle Okha, il cui costo era comunque enormemente inferiore a quello dei possibil danni causati. I piloti in genere erano appena usciti dalle scuole quindi costavano veramente poco (i veterani erano in genere usati per la scorta).

    Il problema se vogliamo era che utilizzando aerei non più all'altezza dei tempi e piloti con scarsissima esperienza i risultati non è che fossero ottimi, utilizzando aerei vecchi o delle scuole di volo i piloti americani facevano il tiro al piccione, mentre piloti poco esperti oltre ad avere molte meno probabilità di passare gli sbarramenti della difesa statunitense tendevano a lasciarsi prendere dall'emozione, quindi invece che 'risparmiarsi' per i bersagli grossi come le portaerei tendevano a buttarsi sulle navi come i cacciatorpedinieri che costituivano l'anello esterno della difesa statunitense. C'è da dire poi che Le operazioni kamikaze contro la Flotta ad Okinawa partivano da basi lontanissime man mano che gli Americani si avvicinavano al Giappone gli aerei Kamikaze avrebbero impiegato molto meno tempo per raggiungere gli obiettivi dando anche agli americani meno tempo per abbatterli.

    Anche se non riuscirono ad affondare molte portaerei, ne danneggiarono in maniera gravissima moltissime sfondandone il ponte (cosa che non riusciva con le portaerei inglesi a causa della corazzatura) e saltando all'interno dell'Hangar, distruggendo moltissimi aerei, provocando perdite severe tra gli equipaggi e rendendole in pratica inutili, quando gli riusciva uno di questi colpi si ripagavano secondo me del costo di un migliaio di kamikaze (teniamo anche conto che le perdite umane erano sentite e pesavano molto agli USA, molto meno all'impero Giapponese)

    Credo che fossero i piloti dell'esercito, i piloti della marina sapevano già che attaccare le portaerei americane anche in maniera tradizionale era un'azione quasi suicida già di per se.
     
  15. MrBrightside

    MrBrightside

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    Hiroyoshi Nishizawa, nella top ten dei piloti di caccia più forti di tutti i tempi, si offri volontario per una missione senza ritorno. La sua domanda fu respinta. Con il senno di poi, avrebbero dovuto dargli retta.
    Nel 1944/1945, tutte le portaerei di squadra americane tranne due erano classe Essex; queste navi, malgrado il ponte di volo non corazzato (era di legno), erano in grado di sopportare danni spaventosi senza affondare: nell'aprile del '45 la Franklin sopravvisse ad un attacco kamikaze che le aprì uno squarcio di oltre venti metri sul ponte di volo, distruggendo decine di aerei e uccidendo o ferendo quasi metà dell'equipaggio fra il secondo e il terzo ponte.
     
  16. GyJeX

    GyJeX

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    1000 tra morti e feriti e guerra finita, un mese di viaggio per trovare un bacino libero e 6 mesi di riparazioni, affondata o no è sempre una portaerei in meno in linea.
     
  17. archita

    archita

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    c'è un sito curioso in giapponese che mostra con foto le basi di lancio degli attacchi suicidi e la cronologia per data e squadrone sempre degli stess attacchi anche se non ci sono cifre su morti qualt'altro, solo date.

    ci sono anche foto di piloti e comandanti degli squadroni.

    http://www.asahi-net.or.jp/~un3k-mn/sinpu.htm
     
  18. MrBrightside

    MrBrightside

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    Certo, però c'è da porre l'attenzione su un altro punto, e cioè che mentre i DD e i DE americani e inglesi affinavano progressivamente la tecnica per difendere se stessi e la TU che scortavano dai piloti suicidi, difficilmente questi ultimi imparavano dai propri errori e riportavano le impressioni di volo, quindi la loro efficacia tendenzialmente avrebbe potuto diminuire almeno un po'.
    Poi, secondo voi, invece di assalire le navi da guerra i kamikaze non avrebbero fatto meglio ad attaccare i cargo, le cisterne, o al limite le navi da sbarco?
     
  19. GyJeX

    GyJeX

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    mancava il feedback dei piloti suicidi, naturalmente, ma non quello dei piloti di scorta che rientravano, e infatti i progettisti continuavano a tirare fuori metodi sempre più perfezionati per portare sul bersaglio il pilota e l'esplosivo, ma sopratutto per evitare quante più sofferenze ai piloti, cosa che sembrava avere importanza primaria in ogni progetto.
    Anche i giapponesi imparavano dai propri errori, le navi picchetto ad Okinawa ne sanno qualcosa...

    Ma infatti, a Okinawa, attaccavano anche i mezzi da sbarco.
     
  20. MrBrightside

    MrBrightside

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    Vero, ma solo se la scorta rientrava. A leggere certi resoconti giapponesi, sembra che l'abilità dei piloti americani al fronte sia diminuita a partire dalla seconda metà del 1944, perchè alcuni fra i più esperti venivano rimandati in patria per contribuire alla raccolta delle obbligazioni di guerra (?), a fare i collaudatori o gli istruttori. E Richard Bong ci lasciò la buccia.

    Non lo credevo un fenomeno su vasta scala.
     

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