EUROPA UNIVERSALIS ROME AAR: Bitinia alla Riscossa! E’ l’anno 280 a.C., ma nessuno ne è a conoscenza e così è per tutti l’anno 474 dalla fondazione di Roma. La Bitinia è un piccolo regno che si sviluppa lungo il lato orientale dello Stretto del Bosforo; la cultura dominante è quella Ellenistica, eredità dell’epoca di Alessandro Magno. La capitale, Nicaea, è una piccola città i cui abitanti sono dediti soprattutto alla raccolta di legname di ottima qualità. Di tutta la popolazione, solo il 30% gode pienamente dello status di cittadinanza. Su questo regno governa l’anziano Zipoites, che cerca di far guadagnare al suo Paese una posizione di prestigio. Il problema è che il Mediterraneo è conteso tra Romani e Cartaginesi, mentre ad Oriente si estende il vasto Impero Seleucide, per cui crearsi una sfera di egemonia è un’ardua impresa. Il saggio sovrano decide innanzitutto di incentivare la popolazione ad arruolarsi nell’esercito, promettendo loro anche la possibilità di fare carriera; poi emana un editto con il quale stabilisce chiaramente che per godere dello status di cittadino bisogna avere almeno entrambi i genitori che godano dello stesso privilegio. Prima erano considerate anche le generazioni precedenti: il nuovo sistema, invece permetteva ad un numero maggiore di persone di scalare le classi sociali. Nello stesso anno il sovrano decide di mettersi personalmente alla testa di un esercito forte di 6.000 uomini tra fanteria leggera e arcieri per muovere guerra alla vicina popolazione dei Traci. L’esercito attraversa così lo stretto e sconfigge con facilità la debole resistenza barbara, poi cinge d’assedio la loro capitale. Gli assediati, però non sono attrezzati per resistere in tempi molto lunghi e ben presto vengono a mancare le scorte di cibo e di acqua. Nell’estate di quello stesso anno, la città capitola e il condottiero dei Traci è costretto a firmare una pace con la quale consegna il suo territorio alla Bitinia. Zipoites entra in città in sella al suo cavallo, seguito da tutto l’esercito al completo. La maggior parte della popolazione accoglie favorevolmente i conquistatori, mentre i riottosi si riducono ad una minoranza, seppur consistente. L’effetto di questa conquista è che ora la Bitinia controlla entrambe le sponde del Bosforo, per cui è in grado di riscuotere un dazio per qualsiasi nave diretta da e verso il Ponto Eusino. Dopo soli pochi giorni il monarca viene a sapere che la popolazione è così contenta di aver lasciato usi e costumi barbari per entrare nel mondo civilizzato che negano persino le loro vecchie credenze religiose, abbracciando i culti dei Greci. Verso la fine dell’anno, viene ordinata la costruzione di una nuova trireme. Questo rientra in un ben preciso progetto di espandere la flotta, dato che la Bitinia propende naturalmente verso il mare e aumentare il numero di navi è il primo passo verso una Talassocrazia. Purtroppo Zipoites è già molto avanti con gli anni e così muore improvvisamente; in onore delle sue gesta gli viene costruita una tomba con delle iscrizioni che ricordano il suo coraggio in battaglia. Sale al trono Nicomedes, che nonostante in giovane età fosse stato seguito da abili tutori non si era dimostrato particolarmente interessato agli affari di Stato. Dietro suggerimento dei suoi amici più fidati, Nicomedes vede il Ponto Eusino come una possibile zona in cui estendere l’egemonia del regno. Si osserva che i regni del Cheroneso Taurico sono in lotta tra loro e contro l’alleato e amico Regno del Ponto. Dopo un lungo periodo di incertezze, nel quale si cercava di capire quale fosse il momento giusto per intervenire e soprattutto al fianco di chi, si decise infine di tenere fede al patto d’alleanza con il Ponto e di dichiarare guerra alla sconosciuta tribù dei Rossolani. Poiché le triremi potevano trasportare solo 2 reggimenti per volta, si divise l’esercito in tre gruppi, ciascuno dei quali sbarcò nella regione della Tauride e da lì marciò verso il territorio degli Alazoni. Il tempismo fu perfetto, perché sia i nostri alleati del Ponto sia il regno amico del Cheroneso erano in difficoltà, soprattutto per l’aggressività del Regno della Colchide. La capitale degli Alazoni fu cinta d’assedio dopo aver incontrato una resistenza minima e cadde dopo poco tempo. Il problema fu che il Ponto siglò una pace separata con i Rossolani chiedendo ed ottenendo una delle loro province e quindi Nicomedes rimase solo a combattere questa guerra.In tutta fretta marciarono verso la capitale dei Rossolani e visto che la guarnigione che la difendeva era esigua, decisero di assalirla per porre fine quanto prima al conflitto. Espugnata la città, Nicomedes chiese la regione degli Alazoni e la modesta somma di 10 ducati come indennizzo. Questa è la situazione mondiale nell’anno 478 Ab Urbe Condita (276 a.C.): Si può notare come Roma abbia posto fine alle Guerre Pirriche prendendo possesso della Calabria e come Cartagine abbia unificato la Sicilia, abbattendo il Regno di Siracusa. C’è una guerra in corso tra l’Impero Seleucide e l’Egitto senza vincitori né vinti in cui le province vengono occupate e subito dopo riconquistate dai contendenti. Qui sono mostrati solo i possedimenti di Nicomedes:
La vita scorre tranquilla nel regno, con Nicomedes impegnato a riportare la stabilità a livelli ottimali. I sacerdoti, osservando l’andamento degli ultimi anni, credono che la Bitinia goda del favore divino e per questo organizzano dei sacrifici di pecore e cinghiali alle Muse, divinità delle arti. Questi sacrifici, uniti ad una interpretazione favorevole di alcuni presagi, hanno un effetto positivo sull’amministrazione, che lavora celermente in campo architettonico e militare. Gli anni successivi vedono il consolidamento del dominio di Nicomedes sulle terre conquistate di recente, dove le voci di dissenso sono ormai un’esigua minoranza.La forza della Bitinia è ormai riconosciuta da tutti, tanto che il sovrano decide di chiedere al vicino regno di Pergamo il pagamento di un tributo mensile. Il sovrano di Pergamo accetta e, nonostante la cifra da versare sia alquanto misera, si tratta comunque di una prova che gli altri Paesi rispettano la nostra autorità. In questo clima di benessere politico ed economico, si inserisce l’iniziativa dei sacerdoti di ripetere i sacrifici alle Muse organizzati qualche anno prima. Anche questa volta la buona interpretazione dei presagi, come ad esempio i voli degli uccelli, da una forte spinta a tutti i settori dell’amministrazione, che sentono di godere della benevolenza delle divinità. Nel frattempo il quadro politico del Ponto Eusino viene agitato dallo scoppio di una guerra che vede i regni barbarici opposti ai nostri alleati del Ponto e al regno del Bosforo. La guerra è scoppiata non appena sono scaduti i termini della tregua e da questo emerge la chiara volontà da parte del Ponto di acquisire un’egemonia sul questo mare interno. Almeno all’inizio, Nicomedes sta a guardare e nota che il regno della Colchide è in gran parte occupato dagli Ellenici. Incerto sul da farsi, il re convoca alcuni dei suoi consiglieri più fidati, che gli suggeriscono di inserirsi in questo conflitto per guadagnare qualcosa, tanto i barbari erano già in grosse difficoltà. Si dichiarò così guerra alla tribù dei Rossolani, con cui nel frattempo era scaduta la tregua e subito entrò in loro aiuto anche la Colchide, nonostante le difficoltà in cui versava. Quando le truppe della Bitinia giunsero nella Sarmazia la resistenza nemica fu spazzata via subito e la città venne cinta d’assedio. Un gruppo di barbari sopravvissuti alla battaglia costituiva però un pericolo per la provincia degli Alazoni e così si decise di dare l’assalto alla città per concludere in fretta la guerra. Grazie ad una breccia aperta dalle catapulte, i Greci entrarono nella capitale nemica e la conquistarono; subito dopo il capo dei Rossolani fu costretto a riconoscere la sconfitta e il suo regno cessò di esistere, inglobato nei domini della Bitinia. Ma la guerra continuava con la Colchide, che aveva concluso una pace sia con il Regno del Bosforo che con il Ponto e si era ridotta alla sola capitale. Credendo in una facile vittoria, le truppe elleniche partirono con grande entusiasmo verso quella che è l’attuale Georgia, ma una volta arrivati furono sbaragliati da un nemico agguerrito, che disponeva anche di unità di cavalleria pesante. Nicomedes stesso fu ferito in battaglia e tutto l’esercito, in preda al panico, si ritirò nelle vicine province del Ponto, dove fu accolto benevolmente. Per avere ragione dei barbari il sovrano, durante il periodo delle cure, fece due cose: richiamò l’esercito di stanza in Tracia come supporto e reclutò alcuni cavalieri in Sarmazia, del tutto simili a quelli usati in Colchide. Nel frattempo una nave nemica aveva azzardato un’incursione nello Stretto del Bosforo, ma venne prontamente distrutta. Tra le altre cose, l’espansione coloniale della Macedonia e degli Illiri aveva fatto incavolare i barbari che vivevano nei Balcani e questi ultimi avevano creato delle orde con l’intenzione di attaccare chiunque fosse a tiro. Giunsero anche in Tracia, ma non solo alcuni di loro vennero fatti prigionieri e poi venduti come schiavi, ma tutto il loro bottino, frutto delle loro precedenti razzie in Macedonia, fu incamerato nei beni dello Stato. Tornado al fronte, la ferita di Nicomedes si aggravò finché i medici non dichiararono che aveva preso la polmonite. Nonostante questa brutta notizia, decise ugualmente di tornare all’attacco e questa volta per i barbari della Colchide non ci fu speranza: la cavalleria si dimostrò molto utile in battaglia e la città venne assediata. Ma dato che le condizioni di salute del sovrano non permettevano un lunga permanenza al fronte, si tentò con un assalto di conquistare la città per porre fine il prima possibile questa guerra, che stava anche creando malumore in patria. La città capitolò e il regno della Colchide sparì dalla storia, praticamente spartito fra gli Ellenici che ormai dominavano sul mare interno. Con l’estinzione di tutti i regni barbarici affacciati sul Ponto Eusino, si chiude una stagione di guerre, ma anche un periodo storico che non aveva subito grandi cambiamenti dai tempi di Alessandro Magno. Adesso si apre un nuovo periodo, che vede la progressiva civilizzazione di quelle terre ed il mare interno spartito fra quelle che ormai sono delle potenze a carattere regionale: la Bitinia, il Ponto e il Regno del Bosforo. Questa è la situazione mondiale nell’anno 487 Ab Urbe Condita (267 a.C.): I Romani stanno estendendo la frontiera verso nord dopo aver conquistato Taranto, ormai abbandonata al suo destino dagli alleati dell’Epiro. La città di Massilia ha preso possesso della Liguria. Si noti anche la rapida espansione macedone verso nord, quella che ha scatenato la rabbia dei barbari e quella dell’Illiria. L’Impero Seleucide e l’Egitto hanno smesso di combattere dopo una lunga fase in cui le province venivano occupate e successivamente liberate. In questo contesto si è inserita furbescamente l’Armenia che ha conquistato qualcosa per sé. Alla fine i contendenti, stremati dalla guerra, hanno firmato una pace che li ha riportati allo Status Quo. Qui sono mostrati solo i possedimenti di Nicomedes (con Pergamo che versa tributi):