Sfida AAR 2: Purfa, Austria. A.E.I.O.U.

Discussione in 'Le vostre esperienze' iniziata da Purfa, 23 Settembre 2010.

  1. nirian

    nirian Guest

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    non vedo la consueta mappa:humm:
     
  2. Purfa

    Purfa

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    La consueta mappa, come di consueto, mi sono scordato di metterla e ora ho corretto
     
  3. Pinky

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    perchè nella mappa compaiono lo stesso prussia e borgogna?:confused:
     
  4. Purfa

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    E' l'unica che non ho cancellato vicino a quella data (è di un anno prima), ma comunque non ci sono state trasformazioni territoriali, ad eccezzione dell'eredità austriaca.
     
  5. Purfa

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    Chronica de Historia Austriae


    Capitolo XXI - Sulla Via dell'Oriente


    1563 - 1570



    Poco dopo la sua ascesa al trono d'Austria, Federico V, oltre alle riforme amministrative di cui vi è stato parlato nello scorso capitolo, spinse sempre più il ceto mercantile a raggiungere le Indie Orientali tramite il passaggio apertosi a Sud con la colonizzazione del Sudafrica; l'Impero era infatti ancora affamato di ricchezze, e le terre indiane splendevano ad est come delle lanterne nella notte per la loro fertilità e per la rarità delle loro spezie. Se per alcuni anni i mercanti trovarono via facile passando per il Capo di Buona Speranza, presto gli stati arabi cominciarono ad osteggiarli, vedendo che gli austriaci si stavano arricchendo molto velocemente, rubando il loro mercato: infatti la Via delle Spezie si stava via via spostando sempre più sulla rotta marina che su quella terrestre, nella quale i mercanti erano sempre rallentati o addirittura bloccati dai mussulmani. Da piccoli screzi iniziali nacque infine un vero e proprio embargo commerciale che gli arabi imponevano agli austriaci in viaggio verso oriente, e questo non poteva essere tollerato dall'Impero. Messo a capo della Flotta d'Africa l'ammiraglio Francesco Porfiri, anconetano, l'Imperatore gli ordinò di guidare un invasione di ventimila italici sul suolo arabo, per rintuzzare gli infedeli e per conquistare col sangue nemico delle basi per i commerci orientali austriaci. Ebbe così inizio l'invasione della penisola arabica, l'8 Novembre 1863.



    guerra oman.png


    La dichiarazione di guerra all'Emirato dell'Oman



    L'Emiro dell'Oman, contro cui la guerra era iniziata, chiamò in aiuto il suo protettore, il Re d'Iraq, il quale accorse in zona con quarantamila dei suoi mussulmani armati e pronti a morire contro gli invasori cristiani. Facendo così tuttavia, lo stolto sovrano iracheno sguarnì il Settentrione del suo stato, che venne prontamente invaso dai trentamila uomini dell'Armata di Gerusalemme, i quali abbatterono la flebile resistenza nemica, arrivando a conquistare addirittura la capitale del nemico, Bassora. A questo punto i mussulmani non erano più in grado di continuare la guerra, e offrirono la resa incondizionata all'Imperatore. Le condizioni della pace imposte dall'Austria ad un anno dall'inizio della guerra furono dure: l'intera costa dell'Oman, fino all'isola di Bahrein sarebbe diventata l'Area Coloniale I dell'Impero Austriaco e l'Iraq centrale e Settentrionale sarebbe confluito nel Regno di Gerusalemme.



    pace iraq.png


    Il testo della Pace firmata dal Re d'Iraq



    L'anno seguente scoppiò un nuovo conflitto contro i mussulmani: il Regno di Castiglia infatti aveva dichiarato guerra all'Impero ottomano con l'intento di riportare alla cristianità la costa del Nord Africa. Giovanna II di Castiglia, zia dell'Imperatore Federico V, richiese l'intervento dell'Impero nella guerra, in virtù dei legami dei regnanti dei due stati; l'Imperatore ovviamente assecondò i desideri della parente, e così presto ciò che rimaneva dell'Impero Ottomano si trovò contro i due più grandi regni d'Europa. La campagna che ne seguì fu definita in seguito dagli storici militari una "passeggiata nel deserto" delle truppe austro - castigliane, che ebbero rapidamente ragione degli indeboliti nemici e costrinsero il sovrano mussulmano a cedere le sue terre più ricche: il Nord Africa e il Basso Egitto andarono al Regno di Castiglia, che diede prontamente inizio ad una politica di ricristianizzazione dei popoli di quelle zone. L'Impero Austriaco si accontentò di far rinunciare ad ogni pretesa sulle terre del Regno di Gerusalemme e dell'Anatolia al sultano nemico.



    guerra ottomani.png pace ottomani.png


    La richiesta d'aiuto da parte della Regina di Castiglia e una copia della pace cui gli Ottomani furono costretti



    I motivi per cui la guerra contro i turchi venne chiamata "passeggiata nel deserto" sono presto detti: la qualità delle truppe e dei generali d'Austria non aveva nessun paragone in tutto il mondo. Il pesantissimo addestramento a cui si sottoponevano i soldati e la disciplina ferrea imposta dal corpo degli ufficiali, che stava allora trasformandosi da comandanti di ventura a vera e propria organizzazione militare, facevano in modo che ogni singolo soldato d'Austria valesse come tre nemici. Anche l'enorme flotta costruita nel corso degli anni per proteggere le rotte commerciali con le colonie americane e africane era la più forte e tecnologicamente avanzata del mondo: giusto per far comprendere l'importanza che la flotta ricopriva per l'Austria basti sapere che sulla Corona dell'Imperatore si trovavano tre perle, le quali indicavano i tre pilastri su cui si fondava l'Impero, ossia l'esercito, la flotta e il Sovrano stesso.



    ottime truppe.png flotta orgoglio nazione.png


    La Flotta e l'Esercito, i gioielli d'Austria



    Dopo alcuni anni l'Imperatore, scorrendo la lista dei proventi commerciali con le Indie Orientali, ebbe l'illuminazione: vista la sovrabbondanza di manodopera, perchè non abbattere il tasso di disoccupazione disponendo quarantamila uomini per conquistare la ricchissima India? Non proveniva forse da lì il tè che in quell'istante stava sorseggiando? Non erano forse cresciute lì le spezie con cui i cuochi imperiali preparavano i banchetti? Quasi veloce come l'idea, il reclutamento dei soldati dell'Armata d'India fu rapidissimo. La Flotta del Sudafrica, dopo l'impresa compiuta contro gli arabi, venne preparata per un'altra invasione in grande stile, quella del principato indiano del Khandesh. Non essendo presente alcuna ambasciata di paesi europei sul suolo indiano, non vi fu alcuna dichiarazione di guerra, e le truppe dell'Armata d'India conquistarono rapidamente le coste e l'entroterra indiano.


    L'avanzata austriaca fu tanto veloce che, nel giro di soli dieci mesi, ogni tentativo di resistenza organizzata dai principi indiani fu reso vano: per ogni soldato d'Austria caduto cadevano dieci nemici. Nessuno poteva sopportare perdite del genere, e dunque il Maraja del Khandesh, per amore del suo popolo, decise di chiedere la pace all'Imperatore Federico; pace che fu concessa a patto della completa annessione delle terre del principato e dell'accettazione della creazione di una compagnia monopolistica, la Compagnia delle Indie Austriache, che avrebbe controllato tutti i traffici da e per l'India.

    pace khandesh.png compagnia delle Indie.png
    La pace col principe indiano del Khandesh e l'atto di creazione della Compagnia delle Indie Orientali d'Austria



    La creazione della Compagnia delle Indie Orientali fu alla base di un vasto progetto di investimento nella marina, la quale cominciava a risentire della vecchiaia di alcuni scafi; questi furono mandati in pensione e sostituiti da nuovissimi galeoni costruiti nei migliori cantieri navali del Mediterraneo. Queste nuove gloriose navi non potevano nemmeno lontanamente essere paragonate alle vecchie caravelle, in quanto non solo erano più veloci e potevano tenere il mare più a lungo, ma erano capaci di portare ben dieci bocche da fuoco in più per lato, rivelandosi micidiali armi in battaglia. L'investimento nella marina fu tanto grande da mandare in pareggio il bilancio dell'intero Impero per due anni di fila, e terminò col varo di ottanta vascelli che vennero divisi in due diverse flotte: la Flotta della Nuova Polonia e la Flotta della Nuova Grecia Occidentale.

    investimento flotta.png
    Il grande investimento nella marina testimoniato dal libro dell'Ammiraglio Marek Poniatski, comandante delle forze di stanza nella Nuova Polonia



    Termina qua il capitolo XXI della Chronica de Historia Austriae. Vi viene data in pasto la ventunesima mappa del mondo; gustatevela :D

    EU3_MAP_HAB_1571.3.2_1.jpg
     
  6. Purfa

    Purfa

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    Chronica de Historia Austriae


    Approfondimento IX - Le colonie d'Oriente


    Il Principato di Goa



    Principato di Goa.jpg



    Sorto in seguito alla caduta del Khandesh, il Principato di Goa fu il primo possedimento territoriale di uno stato europeo sul suolo indiano.

    L'enorme densità di popolazione dell'India ne permise la rapida crescita che caratterizzò in seguito tutte le colonie austriache in asia: l'elite europea gestiva la massa lavorativa indiana, la quale era relegata a compiti da plebei.
    Venne inoltre introdotta nel principato la Servitù della Gleba, precedentemente abolita nell'Impero Austriaco, in modo che i mercanti europei potessero investire con sicurezza nelle grandi piantagioni indiane di spezie e di thè, alimentari sempre più richiesti nelle case d'Europa.
    Passando ora alla gestione politica, il Principato era ufficialmente presieduto dal secondogenito di Casa d'Austria, il quale aveva poteri assoluti su tutto ciò che fosse sulla sua terra; questi però doveva ovviamente rispondere all'Imperatore delle sue azioni in ogni caso. Data la vastità del principato, l'amministrazione fu organizzata su base federale, per cui il principato era la fusione di 3 Regioni: Goa, Marashatra e Orissa.
    Ognuna delle tre regioni era presieduta da un Duca, affiancato da un consiglio composto per metà di nobili indiani e per l'altra parte da burocrati e borghesi austriaci. L'eterogenea composizione di questi micro parlamenti era dettata dalla necessità di un maggiore equilibrio nelle politiche locali, dettato dalla diversità della cultura dei dominatori e dei dominati. Un seggio era inoltre tenuto dall'Arcivescovo della locale diocesi, il quale era stato incaricato dall'Impero e dal Papa di raccogliere più proselitismi possibili tra i locali e convertirli, qualora possibile, all'unica fede in Cristo.
    L'area, passata sotto il dominio austriaco, cominciò subito a risentire della dominazione straniera: non più era infatti permesso sposare cinque donne, far circolare animali allo stato brado per le vie delle città, nè venivano tollerati altri costumi barbari tipici della dissoluzione pre-europea. Su queste piccole cose andò ad instaurarsi, nel giro di pochi anni, un nuovo stile di vita per la classe alta indiana, la quale ora era indirizzata alla gestione delle terre degli impresari europei; tuttavia le condizioni dei più poveri non trovarono miglioramenti nei nuovi padroni, se non un trattamento più umano qualora fossero diventati cristiani.
    La servitù della gleba infatti aveva dato il colpo finale al sistema di caste tipico dell'India; già prima era difficile riuscire ad elevarsi socialmente per i poveri, ma ora era assolutamente impossibile, poichè erano legati legalmente alla terra sulla quale erano nati, e la quale avrebbero dovuto coltivare fino alla morte, che li attendeva intorno all'età di quarantacinque anni, al contrario degli ormai sessantre di media del resto dell'Impero.
    Tuttavia, benchè praticamente schiavi, gli indiani non opposero gravi resistenze alla dominazione imperiale: non avevano infatti la fibra morale nè la coesione sociale per permettere una rivolta in grande stile, come accadde talvolta per i nativi americani nel passato. La sottomissione indiana passò anche per un altra via: i locali davano grande valore all'istruzione, qualora se la potessero permettere, e dunque ai bambini delle classi alte veniva imposto a scuola un regime simile a quello dell'Impero in Europa, che si basava, oltre che sull'insegnamento dei classici europei e, parzialmente, indiani, sulla divinizzazione dei regnanti asburgici e sulla formazione dei bambini come "servitori dell'Imperatore", andando a formare nella loro mente un irreversibile circolo vizioso per il quale davano anima e corpo per l'Impero, spesso al contrario di quanto dicevano loro i genitori.



    Area Coloniale I: Costa d'Arabia




    In quanto area coloniale, la Costa d'Arabia non aveva diritto ad alcuna bandiera.



    Dopo la sconfitta dell'Emiro dell'Oman e del suo signore d'Iraq, l'area araba conquistata dall'Impero Austriaco venne rapidamente trasformata in un'area a gestione speciale, l'Area Coloniale I, anzichè in un ducato imperiale. Il motivo di questa decisione va ricercato nel fatto che gli abitanti si opponevano fortemente al dominio dei cristiani, essendo mussulmani fondamentalisti, e dunque il governo locale, amministrato dal Marchese di Muscat, aveva bisogno di una maggiore autonomia rispetto al resto dell'Impero; quest'autonomia comprendeva principalmente la possibilità di passare a fil di spada ogni dissidente e la concessione di fondi enormi per i missionari cristiani che s'andavano a stabilire in quelle terre.

    La dominazione d'Austria venne ripetutamente osteggiata dai locali: numerose furono le rivolte represse nel sangue da parte delle truppe d'Austria, poichè gli intolleranti mussulmani non potevano sopportare il dominio dei progrediti cristiani. Dovettero tuttavia abituarcisi, altrimenti li aspettava il patibolo.
    Il culmine della resistenza anti austriaca può venir identificato nell'episodio che vide coinvolta la Principessa Maria Teresa, in visita ufficiale all'Area Coloniale I, la quale subì un tentativo d'assassinio da parte di un fanatico islamico appartenente alla setta sciita. L'assassino, catturato dalla guardia della principessa, venne giustiziato sulla piazza pubblica di fronte al popolo.
    Tuttavia la dominazione europea non portò solo mali all'Arabia. Anzi, semmai fu la chiave dalla sua rinascita: relegata ad un ruolo secondario da serbatoio d'uomini per le scorrerie dei re mussulmani del Medio Oriente, era infatti caduta in uno stadio di profonda decadenza. L'arrivo degli austriaci e la conquista coloniale, seppur avendo negato la libertà agli arabi, aveva concesso loro un'opportunità di riscatto; velocemente l'area, spinta dai commerci europei con la vicina India, cominciò a prosperare e rinacque con le vestigia di grande base mercantile e casa della Flotta d'Arabia austriaca, che poteva contare su ben trecento (trenta) pesanti vascelli da battaglia.
     
  7. Dark_Angel_Of_Sin

    Dark_Angel_Of_Sin

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    l'alberello mi ricorda qualcosa! :D
    comunque carino l'inside sulla legislazione locale!
    (mi hai preceduto, maledetto!)

    saluti
    DAoS
     
  8. Purfa

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    E' forse un albero di canapa? :asd:
     
  9. Dark_Angel_Of_Sin

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    quello di gondor :p
    :asd::asd::asd:

    saluti
    DAoS
     
  10. Purfa

    Purfa

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    Appunto :asd:
     
  11. Purfa

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    Chronica de Historia Austriae


    Capitolo XXII - Les Fleur de Lis du Royame de Jérusalem


    1571 - 1579




    L'ascesa della Compagnia delle Indie Orientali eclissò per qualche tempo gli eventi del continente americano: la maggior quantità di investimenti da parte dello stato s'andava infatti concentrando nel neonato Principato di Goa, e i commerci non passavano più solo tra Gibilterra e Tangeri. Tuttavia questa fase di declino durò solo pochi anni poichè, a causa di una grave epidemia portata da viandanti provenienti da chissà dove, l'America ricevette per diverso tempo dei continui investimenti per lo sviluppo di condizioni di vita più sane. Lo sviluppo della malattina in sè per sè non colpì, come si vuole ricordare, la popolazione colonizzatrice, poichè evidentemente la malattia era stata importata proprio da questa, ma quella nativa, che era impreparata all'arrivo di epidemie europee; spesso i nativi morivano anche per un banalissimo raffreddore, figurarsi poi per malanni peggiori come il vaiolo. Tuttavia l'effetto che questa epidemia ebbe sull'aristocrazia austriaca non fu di ribrezzo, bensì di compassione: grandi quantità di denaro vennero investite dai ricchi d'Europa per salvaguardare la salute dei nativi americani, accattivandosene i favori e favorendone la cristianizzazione per mezzo dei missionari dell'Ordine Ospitaliero e della Compagnia di Gesù.




    Epidemie americane.png


    Il documento di trasporto di uno degli innumerevoli carichi di offerte per la popolazione americana




    Ma a dispetto di epidemie e di missioni, l'Impero non poteva permettersi la pace: le sue stesse dimensioni infatti imponevano un continuo allargamento dei suoi confini ai danni dei tanto odiati mussulmani e dei ricchi popoli indiani. Anzitutto l'appena riconquistata Terra Santa non era ancora libera completamente dal giogo mussulmano: l'Emiro di Siria infatti ancora governava sulle terre di Aleppo e Antiochia, le quali erano state santificate dal passaggio e dal lavoro dell'Apostolo Paolo e di tanti suoi pari. Era dunque moralmente necessario scacciare anche quest'ultimo servo del demonio dal suo seggio dorato. Le dichiarazione di guerra venne consegnata in primavera del 1574 e nel giro di due sole settimane le truppe dell'Armata di Gerusalemme entravano ad Aleppo attraverso una breccia aperta nella cinta. L'Emiro, catturato nel suo palazzo, venne portato a Vienna in catene e li processato dalla Suprema Corte, presieduta dall'Imperatore, per Vilipendio a Reliquie e all'Imperatore, entrambi reati punibili con la morte nel Regno di Gerusalemme. Dopo che la sua testa ruzzolò giù per gli scalini del patibolo, l'Imperatore stabilì che i conti erano saldati.




    Guerra Siria.png (omissis)


    La dichiarazione di guerra all'Emirato di Siria e la pace firmata col sangue del decapitato emiro




    In soccorso della testa dell'Emiro accorse però l'Imperatore del Baluchistan: questi infatti tentò l'invasione delle terre del Principato di Goa affinchè venisse liberato l'Emiro, suo cugino. Tuttavia il suo tentativo d'invasione venne fermato dai trentamila dell'Armata d'India: sebbene il rapporto di forze fosse di tre ad uno, gli imperiali ributtarono indietro i soldati nemici e, forti di una marina nettamente superiore, misero sotto blocco navale le terre mussulmane, compreso il ricchissimo porto di Kutch, allora principale centro degli scambi indiani con l'occidente. Proprio questo centro fu il primo obbiettivo del contrattacco austriaco: dopo aver ricacciato indietro i nemici dalle terre di Goa, ventimila italiani provenienti dal corpo coloniale arabo vennero caricati a Muscat sulle navi e fatti sbarcare poco fuori le mura di Kutch. La città, presa di sorpresa, cadde lo stesso giorno. Una volta catturata questa importante città, fu semplice attraversare l'Indo e spazzare via ogni resistenza dell'Impero del Baluchistan. Il sovrano mussulmano s'offrì allora di rinunciare alle sue pretese sul cugino di Siria, che tra l'altro era già stato giustiziato a Vienna, ma l'Imperatore Federico chiese, in cambio della pace, la cessione di ogni terra al sud della foce dell'Indo. Dopo due mesi di trattative, i diplomatici indiani d'Austria e quelli del Baluchistan si misero d'accordo: all'Impero sarebbe andato il porto di Kutch e diverse terre ricche di campi di thè nelle vicinanze, ma al Baluchistan sarebbe rimasta la zona del Sind.




    Pace Baluchistan.png


    Il trattato di pace fatto firmare all'Emiro dai diplomatici indiani d'Austria




    La conquista di questo grandissimo centro di commercio rafforzò ancor di più i commerci austriaci in zona: nel giro di pochi anni essi raddoppiarono, favoriti dalle politiche del Principato di Goa e della Città Imperiale di Kutch. L'ascesa d'Austria in India non ebbe termine nemmeno con la "Guerra dei Gigli".




    La Guerra dei Gigli.png


    La scintilla che fece scoppiare la Guerra dei Gigli




    La Guerra dei Gigli fu un conflitto scatenatosi tra gli ultimi resti del Regno di Francia, ossia il Ducato di Normandia e la Contea di Champagne: entrambe teoricamente assoggettate all'Impero Austriaco, questi potetanti rimanevano comunque de facto indipendenti, e dunque questa guerra fu vista come la soluzione alla disunione dei Franchi. Tuttavia l'Impero non vedeva di buon occhio simili iniziative e, dunque, all'appello d'aiuto del Conte di Champagne, cui era stata dichiarata guerra dal normanno duca, l'Armata di Francia, forte dei suoi quarantamila uomini, mosse su Caen. La Normandia cadde velocemente sotto il tallone d'Austria, ma nella zona del Berry la situazione si faceva caotica: le truppe dello Champagne non riuscivano a trattenere quelle dei normanni, continuando a ritirarsi verso il Vermandois. Le truppe austro-francesi allora si diedero da fare, scendendo lungo il Maine e conquistando Orlean. Il Duca di Normandia allora, privo del supporto delle sue terre, si vide costretto a firmare una pace che lo vide esautorato dal governo delle provincie di Maine e dell'Orleannais.




    La Pace dei Gigli.png


    Il testo della Pace dei Gigli




    La Guerra dei Gigli fu un'opportunità per mettere in pratica una lunga serie di innovazioni militari che l'esercito austriaco stava introducendo all'epoca. Anzi, spesso l'intervento nella guerra sembra essere stato causato proprio dai generali d'Austria per mantenere in forma le truppe in Europa, infiacchite da una lunga pace sul vecchio continente. Affascinata dallo splendore dell'Impero Austriaco, la zarina Caterina di Russia propose all'Imperatore Federico un'alleanza militare tra i due stati. Il sovrano occidentale, vedendo in questa alleanza un'opportunità per alleggerire la tensione su tutto il confine orientale dell'Impero e per trovare nella Russia una valida amica, s'affrettò ad accettare la proposta. La provvidenziale alleanza tra Asburgo e Romanov, dinastia regnante dell'Impero Russo, contribuì, pochi anni dopo, ad annichilire l'esercito del Regno di Georgia, come leggerete poco sotto.




    Miglioramenti militari.png


    Una copia manoscritta del trattato scritto dal generale austro-italico Filippo Borgia "Achtung! Gewehre!"




    Pace Russia.png


    Il testo del trattato d'alleanze tra i due Imperi d'Europa, Russia e Austria




    Fiordalisi, gigli erano il simbolo di Gerusalemme sin dai tempi del Regno Crociato assieme alla Croce di Gerusalemme. Questi erano gli stemmi che campavano sulla bandiera del rinato reame cristiano in Terrasanta; tuttavia v'era un altro regno cristiano in oriente, il quale era sopravvissuto alle orde mussulmane solamente grazie al continuo intervento dell'Austria: la Georgia. Purtroppo il confine col Regno di Georgia era, sin dall'avvento dell'Impero nell'area, un calderone di problemi: ortodossi e cattolici non riuscivano infatti li ad andare d'amore e d'accordo come invece avveniva ad esempio in Bosnia, e frequenti erano gli eventi incresciosi che rendevano la situazione tra le popolazioni armene, georgiane, greche e turche tesa. La situazione esplose in concomitanza della salita al trono georgiano di Giorgio Paleologo, il quale pretese dall'Impero la cessione della provincia di Mus, abitata parzialmente da ortodossi armeni; Federico d'Austria rifiutò di cedere la regione conquistata col sangue dei soldati imperiali, poichè essa era ora parte integrante del Regno di Gerusalemme. Il sovrano georgiano allora decise che, se le vie diplomatiche non funzionavano, allora la guerra era inevitabile. La dichiarazione di guerra da parte del Regno di Georgia arrivò a Vienna il 2 Gennaio 1579, mentre già era pervenuta a Gerusalemme due settimane prima. Cinquantamila soldati georgiani attraversarono il confine, attaccando la regione dell'Iraq, dell'Armenia inferiore e di Trebisonda. Fortunatamente i soldati di stanza nella zona erano già in allarme da diversi mesi, a causa dell'aggravarsi delle tensioni, e così vennero rapidamente mobilitate le armate di Gerusalemme, di Costantinopoli e di Antiochia, forti ognuna di trentamila abili e oltre trenta cannoni d'assedio.




    Guerra Georgia.png


    La dichiarazione di guerra da parte del Regno di Georgia




    Ma la situazione s'aggravò: infatti il Regno di Bosnia e il Reame di Valacchia, entrambi protettorati austriaci correligionari ed alleati del Re di Georgia, s'unirono la settimana seguente alla guerra contro l'Impero. Ulteriori quarantamila ortodossi varcarono i confini imperiali, ma questi vennero spazzati via nel giro di due mesi dalle truppe dell'Armata di Guardia e dell'Armata d'Ungheria, di stanza nei pressi. Il tradimento dei protettorati venne represso nel sangue dalle vendicative armate imperiali: non paghi di aver sbaragliato la resistenza nemica, i generali d'Austria e Ungheria misero a ferro e fuoco i due reami nemici, conquistandone le città e sottomettendone gli abitanti. In seguito a questa iniziativa delle truppe, l'Imperatore decise che la vendetta sarebbe stata completa: i re dei due popoli vennero condotti in catene davanti al seggio imperiale, costretti ad abdicare le loro corone all'Imperatore, e subito dopo decapitati per Alto Tradimento. La Corona di Bosnia venne fusa con quella d'Ungheria, portando all'annessione del piccolo regno balcanico al ben più grande reame austriaco, mentre quella di Valacchia venne ridotta ad una corona ducale e concessa alla dinastia von Baden, amica degli Asburgo.




    Pace Bosnia.png Pace Valacchia.png


    Annessione e sottomissione: la sorte dei due regni ortodossi balcanici




    Frattanto che avveniva ciò, le truppe imperiali stavano annichilendo le armate georgiane, forti della schiacciante superiorità tecnologica e della superiore abilità militare dei generali. In ulteriore soccorso agli imperiali giunsero i soldati Russi, in virtù dell'alleanza pocanzi stabilita tra i due Imperi: questi invasero la zona dell'Alania e dell'Alta Georgia, ma avanzarono molto lentamente, a causa del terreno montagnoso di quelle zone. L'arrivo dei russi mise seriamente a repentaglio le sorti della campagna georgiana, ma il colpo al cuore al Regno nemico venne inferto dalla picca d'un soldato italiano: Giorgio Paleologo infatti venne infilzato da questo prode, Giovanni di Girolamo, durante una carica a testa bassa sul fianco dell'Armata di Gerusalemme, che stava attaccando l'esercito nemico in Armenia. Un corpo col capo mozzato non è capace di vivere, ed infatti dopo questa morte la Georgia capitolò rapidamente. Salì al trono il figliolo di Giorgio Paleologo, Giovanni come l'uccisore di suo padre, il quale implorò la pace presso Vienna. L'Imperatore Federico benignamente decise che stavolta le terre austriache non si sarebbero allargate, bensì quelle dell'Unica Vera Chiesa: la condizione di pace fu l'abdicazione di Giovanni Paleologo in favore di un membro cattolico della sua casata, Giuseppe Paleologo, il quale era fermamente convinto della causa religiosa cattolica. Salito al trono, egli si diede subito da fare per convertire le popolazioni caucasiche alla Chiesa Romana, lavorando ininterrottamente fino alla fine dei suoi giorni con questo scopo e combattendo i numerosissimi zeloti ortodossi che impegnavano le truppe georgiane.




    Pace Georgia.png


    La pace firmata da Giovanni Paleologo, prevedente la sua abdicazione




    Termina qui l'insolitamente più lungo capitolo XXII della Chronica de Historia Austriae, con in allegato la solita mappetta.
     

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  12. Purfa

    Purfa

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    Scusatemi se non scrivo molto, ma è un periodaccio; comunque stasera posterò il capitolo seguente :asd:
     
  13. nirian

    nirian Guest

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    bene
    attento che ora si è rifatta sotto anche la concorrenza di Filippo :contratto:
     
  14. Filippo I di S.G.

    Filippo I di S.G.

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    sai che roba hihi penso che sarò l'ultimo a finire di questo passo... :S
     
  15. Purfa

    Purfa

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    Pure io non è che stia andando velocissimo di questi tempi :asd:
     
  16. Wiston

    Wiston

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    Bellissimo! Ho letto tutto dalla prima pagina fino alla sedicesima senza staccare!

    Complimenti :D
     
  17. Purfa

    Purfa

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    Chronica de Historia Austriae


    Capitolo XXIII - La caduta degli Inca e la scoperta della Nuova Spagna


    1579 - 1590


    Dopo la vittoria sul Regno di Georgia, l'Imperatore andò in visita alle sue terre in India, nelle quali promosse l'iniziativa dei mercanti austriaci di comprare terre in loco per farvi crescere le migliori spezie del mondo. Tuttavia durante il viaggio di ritorno Sua Maestà si svegliò un dì con un febbrone da cavallo e una spaventosa sudorazione. Le vele furono spiegate e la nave si diresse alla massima velocità verso il porto di Trieste. Visitato dai migliori medici d'Austria, gli fu diagnosticato un male sconosciuto e, viste le sue condizioni, fu dato quasi per morto. Tuttavia l'Imperatore sopravvisse, ma per diversi mesi rimase a letto, completamente incapace di guidare il suo stato; per ovviare a questo vuoto di potere, il principe Giovanni Carlo delegò buona parte del potere decisionale ai vicerè e ai duchi suoi sottoposti, in modo da non permettere lo sfaldamento della nazione. Tuttavia quando l'Imperatore riuscì ad alzarsi dal letto, egli soffrì per diversi mesi di una crisi di insanità mentale, durante la quale il Principe Giovanni assunse il compito di Reggente, riprendendosi i poteri cessi temporaneamente alle provincie e potenziando invece la burocrazia austriaca per ovviare alla crescente instabilità del trono. Quando l'Imperatore tornò a sedersi nella sua Sala del Trono e venne a conoscenza di come il figlio aveva gestito la nazione, immediatamente fermò quella politica di decentralizzazione, riottenendo il potere perduto: infatti le scelte fatte dal Reggente si dimostrarono completamente inefficienti e assurde; questo motivo spinse l'Imperatore a diseredare il suo figlio maggiore e a nominare suo erede il piccolo Francesco, suo terzo figlio e ancora bambino.



    malattia dell'Imperatore.jpg Malattia mentale dell'Imperatore.jpg


    Stralci dal diario del medico personale dell'Imperatore



    Politiche di governo errate.png Giovanni Carlo diseredato.jpg Francesco, nuovo erede.jpg


    Il testo del testamento dell'Imperatore Federico prima e dopo il passaggio d'eredità



    Intanto che questi fatti accadevano a Vienna, nella Nuova Ungheria i coloni d'Austria stavano passando dei brutti momenti: l'Impero degli Inca, protetto da oltre cinquant'anni dall'Imperatore austriaco, stava infatti scacciando i mercanti esteri dai suoi confini. Il 3 Dicembre 1587 la chiusura del mercato agli europei e la conseguente ostilità dei nativi verso i coloni portarono all'uccisione nel porto di Nazca di Niccolò di Girolamo, mercante toscano. L'assassinio perpetrato dai pagani non passò inosservato: l'Imperatore stesso infatti decretò che l'Austria avrebbe avuto la sua vendetta. Nel giro di sei mesi vennero ammassati sui confini del pagano impero i migliori trentamila soldati d'America e questi, il 17 Agosto del 1587, attraversarono il confine tra i due stati. La campagna di conquista fu un vero e proprio massacro: furiosi contro gli inca per la campagna di vendetta promossa dall'Impero, i soldati dei regni americani batterono ripetutamente gli eserciti nemici lungo la catena delle Ande, conquistando le città dei nativi, ammazzando tutti gli uomini abili e tutti i bambini maschi, in modo che la linea di sangue di quei sottosviluppati non avesse seguito; le donne catturate furono schiavizzate e deportate nei vari regni americani a lavorare nelle piantagioni o nelle miniere. Tuttavia l'Imperatore, quando la completa scomparsa degli Inca era a portata di mano, stabilì che così era sufficiente: mandò emissari al Signore degli Inca e gli impose le sue condizioni di pace: la cessione di tutte le terre ad occidente delle Ande e il pieno controllo su tutta la catena; rimanevano ai pagani solamente alcuni territori ad oriente vicini alla Jungla Amazzonica.



    pace Inca.jpg


    Una copia del trattato di pace imposto agli Inca



    Seppur la rabbia instillata negli americani si fosse sfogata contro gli Inca, in Europa era ancora latente, nelle terre d'Austria, un sentimento d'ira contro tutti i pagani e gli infedeli, vicini e lontani. Non trovando modo alcuno di far sfogare questo sentimento di rabbia se non tramite la guerra, l'Imperatore decise di volgere la situazione a suo vantaggio: il Re d'Iraq aveva proibito la residenza nelle sue terre dei non mussulmani, rendendo molto difficili tutte le operiazioni diplomatiche e commerciali con la Persia e il resto dei paesi arabi, e la soluzione al problema fu presto trovata. Vennero aperte le ostilità a suon di cannonate: il giorno stesso che la guerra venne dichiarata, l'Armata di Babilonia assaltò la capitale irachena di Bassora e l'Armata coloniale Araba sferrò il suo micidiale colpo nel ventre molle del nemico, ossia la regione di Abu Dhabi. Le truppe irachene, seppur supportate dal Sultano ottomano, nulla poterono contro le numericamente e tecnologicamente superiori controparti d'Austria e il Re fu perciò costretto a implorare la pace, che gli venne imposta a Novembre del 1589: l'Iraq avrebbe ceduto all'Area Coloniale I d'Austria le sue terre in Arabia, rimanendo coi soli possedimenti di Bassora e del Kuwait, mentre per l'ottomano nemico non furono poste condizioni e venne perciò concessa una tregua.



    Pace Iraq.png


    Una copia della pace sottoscritta dal Re d'Iraq



    Il crollo del Regno dell'Iraq sotto i colpi d'Austria mise in allarme tutti i restanti paesi mussulmani, ma compresero immediatamente che ogni forma di repressione dei cristiani o protezionistica non avrebbe fatto altro che incattivire ulteriormente l'Impero, e quindi optarono per abbassare le barriere che erano state innalzate contro i mercanti europei, permettendo un commercio più agevole verso il Principato di Goa e la Libera Città Imperiale di Kutch. Ma c'è sempre chi, nel coro, va fuori tempo o è stonato: l'Imperatore del Baluchistan, memore dell'onta subita pochi anni addietro, si rifiutò di accettare le condizioni degli austriaci e, anzi, ordinò per legge l'incarceramento di tutti i cristiani e gli ebrei all'interno del suo dominio. Una misura del genere non potè far altro che far precipitare la sua situazione: il popolo d'Austria, sapendo molti dei suoi mercanti prigionieri in terra straniera, chiese a gran voce all'Imperatore che venisse fatta giustizia. Quest'ultimo non si fece scappare l'opportunità e immediatamente fece mobilitare i ventimila soldati bianchi presenti a Goa; a Febbraio del 1590 gli uomini d'arme asburgici attraversarono i confini e attaccarono la regione del Kathiawar e di Ahmadabad, terminandone l'aquisizione nel giro di due settimane vista la scarsa resistenza nemica. Subito dopo aver reso sicuro il confine orientale della colonia di Kutch, l'Armata d'India ritornò sui suoi passi a spezzare l'assedio che cingeva la Libera Città. L'Imperatore del Baluchistan, a capo della forza assediante, nulla potè contro la fanteria coloniale austriaca e si ritirò al di là dell'Indo, facendo cadere in mani imperiali la regione del Sind. Attestatasi sulla sponda orientale del fiume, l'Armata indiana, su ordine del Principe di Goa, inviò i suoi diplomatici per ottenere la pace dal signore del Baluchistan, il quale fu costretto alla cessione di tutti i suoi domini ad oriente di Kutch, pur rimanendo in possesso della regione del Sind.



    pace baluchistan.png


    Il testo del trattato di pace col Baluchistan



    Terminata quest'ulteriore campagna di conquista, l'Impero optò per vivere una lunga fase stabilizzatrice e di potenziamento dell'economia. Durante questo periodo tutta l'Austria fu colpita da una notizia che aveva dell'incredibile: la vecchia Regina Giovanna di Castiglia era morta senza lasciare nessun erede, e il suo parente più vicino era l'Imperatore Federico, suo nipote. Questi si diresse dunque a Toledo per essere incoronato Re di Castiglia il giorno di Natale del 1590. Nessuno dai tempi degli imperatori romani aveva più avuto il pieno controllo delle coste mediterranee; ora questo grande potere era nelle mani di Federico d'Asburgo e, come poi si saprà, questi se ne servì abilmente per arricchire ulteriormente l'intera Europa.



    Unione Personale.png


    Il certificato di incoronazione di Federico I a Re di Castiglia



    Per coronare il dominio marittimo dell'Austria e sancire l'unione nella sua persona con la Castiglia, l'Imperatore Federico subito dopo la sua incoronazione divulgò la notizia che al di là dello Stretto di Lombok, oltre il Mar di Timor, gli esploratori austriaci avevano scoperto una nuova terra, un'enorme continente che faceva da spartiacque tra l'Oceano Pacifico e l'Indiano. L'esploratore che fece questa scoperta, Ludwig van Gallen, fiammingo, chiamò la terra Nuova Olanda, ma l'Imperatore decise di ribattezzarla Nuova Spagna, per accrescere il potere d'attrazione che questa poteva avere sui suoi nuovi sudditi spagnoli e sulle loro migrazioni coloniali. Tuttavia la Nuova Spagna era troppo lontana all'epoca per pensare seriamente di colonizzarla e dunque l'Imperatore si limitò a reclamarla come Terra d'Austria e Castiglia "per sempre unite".



    Nuova Spagna.jpg


    La Nuova Olanda di Ludwig Van Gallen, la Nuova Spagna Imperiale



    Termina qui il XXIII capitolo della Chronica de Historia Austriae. In allegato la sacrosanta mappetta.

    EU3_MAP_HAB_1591.4.13_1.jpg
     
  18. Enok

    Enok

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    La mappa mondiale credo sia sbagliata.
     
  19. Mac Brian

    Mac Brian

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    Anch'io ho avuto questa impressione...
     
  20. Purfa

    Purfa

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    Si, è sbagliata, infatti me ne sono accorto dopo che avevo caricato quella sbagliata e non sono stato capace di levarla. Adesso metto quella giusta.
     

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