AAR EU3 Byzantine mod v1.0

Discussione in 'Mod, guide e materiale aggiuntivo' iniziata da max85, 17 Aprile 2007.

  1. max85

    max85

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    Guerra o Pace?

    Torno al mio lavoro, bisogna modernizzare la marina. Ancora fumano le macerie a Zabljak e Sarajevo, quand’ecco che due ambasciatori si presentano alla mia soglia. Apparentemente non hanno niente a che fare l’uno con l’altro. Uno ha la carnagione assai chiara, porta stivali di cuoio al ginocchio, un lungo mantello rosso e un cappello di pelo, dell’altro basta dire che ha le scarpe a punta e il turbante.
    Si presentano come gli ambasciatori di Ungheria e Ak.Koyunlu ed io molto felice li ricevo e li invito ad accomodarsi. Restano in piedi.
    Comincia l’ungherese che, anche se era venuto qui per riferirmi un messaggio da parte di sua maestà re d’Ungheria, la sostanza della notizia che ha da riferire è parimenti valevole per l’ambasciatore turcomanno. Questa poi! Due persone che si sono incontrate da cinque minuti ma che già sanno che devono riferirmi la stessa cosa. Molto strano.
    Arriva la botta, durissima, mi colpisce nello spirito e non nella persona, ma il dolore è comunque grande. La santa alleanza di Ungheria, Polonia, Mazovia e Transilvania e le venerabili nazioni di Ak-Koyunlu e Kara-Koyunlu sono spiacenti di informarmi che da questo momento i nostri paesi sono in guerra.
    Veramente un duro colpo. Passino gli arabi che sono nostri nemici per natura, ma che essi in modo subdolo e sleale si alleino coi latini, ovviamente con accordi non scritti, per annientare il mio paese da est e da ovest questo è un oltraggio, ed è pura ipocrisia quando fino a poco tempo fa si sono scannati tra loro in crociate su crociate!
    Già una volta era successa una cosa simile, con questo gesto direi che i miei sospetti si concretizzano pienamente.
    Questa è la situazione più tragica in cui si sia mai trovato l’impero. Da ovest marciano le truppe Polacche, Ungheresi e Transilvane già dislocate vicino ai confini mentre da est si preparano all’invasione in forza i turcomanni. Quattro armate, potenti ma sempre quattro, a mia disposizione da subito per difendere il paese.
    Mando ambasciatori agli alleati speranzoso. Ma mentre i buoni vassalli di Candar (che praticamente si sono sostenuti sempre coi miei denari) si uniscono e partecipano con fervore a questo ennesimo conflitto che investe la loro nazione i Cretesi nicchiano prima e poi preferiscono uscire dall’alleanza e non avere niente a che fare con questa sporca guerra. Quasi solo contro tutti quindi.
    Bisogna reclutare nuove truppe, e alla svelta, almeno per avere due armate al completo. Le divisioni della prima vengono addestrate nella zona della Grecia, mentre quelle della seconda tra l’Ellesponto e la Turchia. Fino a che non saranno complete meglio giocare in difesa, lascio l’iniziativa ai nemici, che si logorino pure all’assalto delle mie città, con l’inverno alle porte non sarà certo un divertimento. Così anche i soldati di Candar attendono le mie mosse per lanciarsi nella mischia.
    Le mie previsioni si rivelano più o meno azzeccate, la coalizione ungherese si esaurisce pian piano in Bulgaria, Oltenia e Silistria mentre i turcomanni lanciano tiepidi attacchi alle postazioni di Mus ed Erserum. Così a primavera loro si ritrovano con molti uomini in meno, stanchi e provati, mentre noi abbiamo due armate in più, uomini freschi e motivati.
    Si può passare al contrattacco. Inizialmente decido di riprendere le regioni assediate. L’imperatore stesso lotta in prima linea in Bulgaria. Il compito è facile vista la preponderanza e anzi, soprattutto dal lato occidentale si riesce ad avanzare e ad entrare in territorio nemico. Oltenia e Valacchia, un tempo appartenenti all’omonima nazione ora soggiogata al volere ungherese e Banat, terra transilvana, sono prese d’assalto, in realtà più per scopi difensivi che offensivi. Alleggerire la pressione sui territori del regno è una priorità.
    Sul lato orientale la lotta è assai più blanda, le armate nemiche sono respinte, si avanza in territorio nemico senza incontrare resistenza mettendo in fuga le poche unità già in ritirata. Scaramucce da poco insomma. Infatti in poco più di due mesi su tutte le città sventola la bandiera dalle quattro B dorate. La pace è bella che fatta, volutamente scelgo di non richiedere tributi per mostrarmi magnanimo nei confronti dei nemici sconfitti, solo pochi danari, una cifra più simbolica che altro. In primis perché non voglio fornirgli un ulteriore casus belli per il futuro e poi per cercare di non peggiorare i già fragili contatti diplomatici ed evitare che mi attacchino nuovamente quando il trattato di pace terminerà.
    Ottengo un ulteriore vantaggio, truppe abbastanza fresche possono essere dirottate ad ovest, dove l’avanzata ha perso la sua iniziale spinta. Un’armata che vale oro e che fa sentire subito i suoi risultati. Scene già viste su questo fronte: marcia a tappe forzate fino a Budapest e successivamente fino a Cracovia, poi indietro a conquistare ciò che manca, l’imperatore che lotta come un leone in quasi tutte le battaglie e che proprio per questo prende il soprannome di tale nobile bestia: Alessio il Leone. Ma la differenza stavolta sta nella vittoria. Non bado certo al mantenimento dei rapporti diplomatici: Oltenia,Valacchia e Bant, le prime regioni a cadere, passano sotto il completo controllo dell’impero. Che provino un’altra volta a fare i traditori i cani ungheresi, li annetteremo fino all’ultima provincia e oltre se necessario.
    Un’altra guerra è finita, il regno si espande anno dopo anno e anche le scoperte tecnologiche, sia in campo militare che economico, sotto la guida del mio fido amico Urban e dei grandi scienziati imperiali, ci forniscono più denari e la possibilità di creare nuove attività commerciali. Decido così di incentivare in tutto il regno la costruzione di laboratori per stimolare la crescita economica. Inoltre i progressi in campo militare, che abbiamo appreso anche grazie agli scontri con civiltà diverse, soprattutto orientali, mi permettono di rimodernare l’esercito con unità migliori.
    Devo a questo punto dar voce ad un’altra faccia dell’impero: la religione.
    Quando trent’anni fa eravamo sul baratro il clero non aveva avuto rimorsi nell’abbandonare la capitale, ultimo nostro possedimento, per trasferirsi in Moscovia per, come piaceva dire a loro, perpetuare la lezione bizantina e far si che l’ortodossia prosperasse nel mondo. Oggi che le cose sono cambiate, e soprattutto che Mosca è messa a ferro e fuoco un giorno si e l’altro anche da ogni esercito di barbari che transiti per caso in zona, l’impero pullula di patriarchi e metropoliti ansiosi di far valere le loro ragioni e, viste anche le spinte leggermente conservatrici della società, di convertire gli infedeli. Meglio dunque tener buono il clero con qualche incarico di rilievo ma di poco interesse. Decido quindi di impegnare alcuni, anzi un bel po’, di denari per tentare di redimere le popolazioni anatoliche e ricondurre le pecorelle smarrite sotto l’ala protettrice di nostro Signore.
    Quel che avanza dell’Annona incassata è destinato alla flotta, o meglio alla costruzione di un paio di galee utili per pattugliare il mare che sta diventando sempre più nostrum.
    Mi trovo giusto a presiedere l’inaugurazione dell’ennesimo laboratorio, nella provincia di Konya quando un mio legato mi raggiunge assai trafelato. Guerra. Ecco ci risiamo, mi dico, anche stavolta saremo costretti a combattere contro chi sa quale nemico. Apparentemente pare di no. Due differenti delegazioni di Bosnia e Trebisonda (odiati traditori) hanno appena consegnato le rispettive dichiarazioni. Forse sono impazziti, due stati, da soli, di tre province in totale (il re di Trebisonda ha fortunosamente ereditato il trono di Cipro) dichiarano guerra ad un impero che ne conta più di venti, pronto a schiacciarli con un esercito enormemente più grande, che si siano sbagliati?
    Purtroppo l’arcano è svelato abbastanza presto quando dalle frontiere occidentali e da quelle orientali arrivano preoccupanti notizie: eserciti con bandiere polacche, ungheresi, transilvane e ancora turcomanne si apprestano a varcare i confini. Incredibile, i miei antichi nemici, ancora vincolati dai trattati di pace, si sono serviti di queste servili nazioni per dichiararmi guerra ancora una volta e ancora quasi congiuntamente e cogliermi magari alla sprovvista.
    Per loro sfortuna non è così e dopo i primi iniziali assalti respinti dalle truppe che saggiamente avevo dislocato sui confini si passa all’azione.
    A ovest Sarajevo e Turda sono prese e i regni di Bosnia e Transilvania scompaiono definitivamente da queste terre, monito per i loro alleati che infatti dopo vari tentennamenti e timide incursioni decidono, forse spinti anche dalle sollevazioni popolari che investono i loro deboli paesi, di firmare una pace che riporta la situazione alla normalità.
    Anche a est i combattimenti durano poco, Trebisonda è spinta alla guerra più dai denari degli alleati che non da una voglia di conquista mentre Ak-Koyunlu e Kara-Koyunlu, militarmente inferiori non oppongono resistenze degne di nota. Al tavolo di pace, a cui siede lo stesso imperatore, persona assai semplice e che non approfitta mai della sua carica, combattendo sempre fra i suoi come un antico re spartano, guadagnamo lo strategico possesso di Cipro, utile per i rifornimenti delle navi che si trovano nei mari orientali. E che fornisce anche un ottimo vino!
    Il nostro prestigio non è mai stato così alto e la gloria delle gesta del nostro impero si è ormai spinta in ogni angolo della Terra, quasi fossimo tornati ai tempi dei Cesari e degli Augusti. Così anche se la reputazione dello stato è ormai interamente compromessa mi si presenta l’occasione di stringere due nuove alleanze: la teocrazia dei Cavalieri e il regno di Castiglia chiedono la mia amicizia. Felice di concederla mi rendo però conto che il guadagno è assai misero. I Cavalieri non hanno esercito ne marina mentre Castiglia è l’ombra della gloriosa nazione che fu, invasa da Portoghesi, Aragonesi, Inglesi e Francesi è ormai ridotta a poco più di uno staterello, l’unica cosa che possono fornirmi è qualche pretesto per battagliare.
    E infatti è subito così: i Cavalieri hanno avanzato pretese dinastiche sul trono Siena, dove però anche il re di Creta ha paretele pronte a subentrare sul trono, detto fatto, il casus belli è fornito e la guerra è servita su un piatto d’argento. La coalizione avversaria è composta da Creta e Ragusa, il risultato è assai scontato e due interessanti province vanno ad aumentare il dominio nel Mare Nostrum. Unico pretesto che mi fornisce questa piccola guerra è la costruzione di alcune navi da trasporto in più e di una grande nave da guerra che si pone come ammiraglia della nascente flotta che, in onore della famiglia che ha guidato la rinascita imperiale, viene denominata “dei Paleologi”. Invio anche alcune truppe miliziane da mantenere a guardia dell’isola conquistata, sia per prevenire attacchi dal mare che per scongiurare rivolte.
    Purtroppo i tempi bui non sono finiti. Un'altra grande doppia prova attende la nazione: Castiglia è sotto l’attacco degli Aragonesi e invoca il mio aiuto, che non posso negare, ne va del già compromesso onore della nazione. Contemporaneamente ad est, dove la pressione dei Mamelucchi era man mano salito fino a diventare quasi intollerabile si ha la deflagrazione del conflitto: ci sono delle contestazioni a proposito dei confini e tanto basta al Pascià per inviare uno spavaldo ambasciatore che deposita la dichiarazione di guerra sulla mia scrivania e sprezzante volta le spalle per andarsene.
    Aragona è una nazione assai potente e con un fido alleato come il re Napoli. I Mamelucchi sono solo ma attualmente, per forza e prestigio, sono considerati la nazione più potente del mondo. Non sarà facile.
    Come prima cosa impiego le due armate orientali a difesa dei confini con i territori mamelucchi e per ora tanto basta, possono attaccarmi solo passando per due regioni che si prestano abbastanza bene alla difesa.
    Vista la lontananza non posso occuparmi direttamente di Aragona, cercherò allora di mettere in difficoltà il suo alleato ed eventualmente di assediare i possedimenti italici. Tutto questo passa comunque per la flotta, di giovane creazione e forse ancora impreparata, ma bisogna tentare. Lo sbarco deve avvenire in Puglia, vicina alle coste albanesi e poco protetta. Un’armata può bastare per ora, Napoli non ha un esercito potente, l’importante è non dargli tempo di scatenare la flotta. Una volta aperta una testa di ponte deciderò se inviare nuove truppe o continuare con quelle che ho.
    L’operazione riesce al 50%, le truppe sono trasbordate in Italia, sbaragliano il nemico e iniziato l’assedio di Bari, purtroppo la flotta viene intercettata dalla coalizione italico-spagnola e dopo una dura battaglia che credevo quasi di avere vinto, riesco a stento a salvarne metà.
    Altri sbarchi sono adesso impossibili ma soprattutto questa gravissima perdita fa andare su tutte le furie l’imperatore che mi ordina di continuare le operazioni fino alla conquista totale, devono pagare per quello che hanno fatto, eseguo l’ordine molto volentieri.
    Visto che la guerra a ovest sembra distrarre pochi reggimenti trasferisco quelli rimasti in patria sul versante orientale dove per ora i nemici si sono limitati a piccole incursioni tutte respinte con vosi di preparazione di un’offensiva in grande stile. Le truppe arrivano appena in tempo per prendere parte alla grande aggressione mamelucca. Una battaglia sotto le mura di Adana quale non si era mai vista. 22000 unità nemiche dotate di arcieri, fanti e cavalieri contro 18000 fra catafratti e fanti bizantini e di Candar (nobili alleati sempre al nostro fianco) in quella che verrà ricordata come la più grandi battaglie del risorgimento bizantino e alla quale lo stesso Alessio prende parte, sempre in prima fila con la sua guardia imperiale.
    Inizialmente lo scontro sembra volgere a favore degli arabi, ma dopo la morte del generale nemico, per mano del prode sovrano le fila nemiche cadono nel caos e vengono massacrate dalle schiere che si lanciano all’inseguimento fino sotto le mura di Aleppo uccidendo più di 4000 nemici e lasciando sul campo meno di un migliaio di valorosi guerrieri. La città è assediata e cade dopo ripetute sortite nemiche e attacchi e successivamente, per un certo periodo, si assiste ad una stasi in cui alternativamente le truppe nemiche tentano di riprendere il controllo della regione e vengono respinte e i soldati dell’impero tentano di conquistare nuovi territori ma sono costretti alla ritirata.
    Sul fronte opposto dopo la caduta di Bari anche Reggio Calabria e Napoli sono prese dal armata che si è divia in due tronconi, comincia quindi l’assedio dell’Abruzzo e, dopo un rocambolesco sbarco in Trinacria, anche di Messina.
    Così una volta preso possesso di tutto il sud Italia le richieste di pace da timide si trasformano in generose e dopo varie trattative risco a convincere al ritiro da Castiglia gli Aragonesi, che già ne avevano conquistata buona parte e a farmi cedere la Puglia e la Calabria.
    Un grandissimo giubilio attraversa l’impero, dopo quasi 500 anni abbiamo finalmente rimesso piede sul suolo italico, terra dei nostri padri. Adesso la nostra marcia sarà inarrestabile e fra poco riprenderemo tutto quello che apparteneva ai Cesari, compresa la città dove vive il miscredente capo dei cristiani latini. Rifonderemo l’antico impero e tutto sarà nostro.
    La gioia così grande motiva anche le truppe che combattano dalla parte opposta del regno, si sfonda in Libano e in Siria e mentre anche Beirut e Damasco assaggiano la potenza dei nostri cannoni altre truppe marciano a tappe forzate per raggiungere il Cairo e Alessandria.
    E’ necessario un altro anno ancora e finalmente si raggiunge un accordo. Aleppo è nostra, una ricchissima regione che comincia a spianare la strada per raggiungere l’Africa e riprenderci ciò che anche la un tempo era nostro.
    Sull’onda dell’entusiasmo popolare l’imperatore ne approfitta per autorizzarmi a mettere in opera la nostra personale vendetta. Io stesso mi reco a Trabzon per annunciare che fra pochi giorni non ci sarà più nessun regno di Trebisonda visto che quei territori ci appartengono per diritto, storico e divino. Tutta l’armata orientale infatti marcia sulla città e dopo un’offensiva lampo anche questo territorio è annesso all’impero.
    L’ultimo colpo è condotto invece che con le armi con carte e inchiostro. I nostri grandi e fedeli alleati e vassalli di Candar, dopo lusinghe ed insistenze, decidono finalmente di unirsi al nostro glorioso impero. Il loro ex sovrano è ricompensato con grandi regali, territori, un palazzo nella capitale e diviene strategos imperiale delle nuove thema della riconquistata Paphlagonia e di Chaldia, a tutta la popolazione viene concessa la cittadinanza e numerosi vantaggi economici.

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    Così dopo quasi vent’anni di guerre semi ininterrotte, che se non hanno provato la popolazione e la nazione dal punto di vista economico sicuramente lo hanno fatto da quello socio-culturale e psicologico si annuncia forse un periodo di relativa pace e tranquillità in cui spero si possano portare avanti più le ricerche e i progressi di cui questo impero ha ancora bisogno per divenire ancora più grande.
     
  2. max85

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    Mi scuso anticipatamente per la lunghezza del capitolo, per la sua monotematicità e per la mancanza di immagini ma è stato veramente un periodo di gioco frenetico, quasi senza respiro e fatto solo di guerre. Con continui attacchi da ogni parte. Ho fatto il possibile. Nei successivi capitoli ci saranno più immagini e cercherò di parlare anche di altro.
     
  3. max85

    max85

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    Gli ultimi anni del “leone”

    L’imperatore è molto invecchiato in questi anni, ha 44 primavere ma ne dimostra almeno dieci di più. Ha combattuto tutte le guerre condotte fino ad oggi, preso parte a moltissime battaglie e vissuto insieme ai soldati, come loro pari, condividendone i sacrifici, le fatiche e anche le ferite. Sicuramente ha una tempra diversa dal padre, buono solo ad ingozzarsi, ma non è neanche nato come soldato e sarebbe meglio che adesso si concedesse qualche agio.
    Sono riuscito fortunatamente ad imporre una traballante pace a tutti i miei vicini, per il momento i trattati di pace reggono ed in più ho cominciato a migliorare le relazioni almeno con le nazioni confinanti più bellicose, vedasi appunto Ungheria e Mamelucchi. Non che i nostri paesi debbano diventare fratelli ma almeno per il momento preferirei evitare altri scontri diretti. Sempre più numerosi i missionari vengono spediti in ogni angolo dell’impero per portare la parola dell’ortodossia ai popoli, sia che si tratti di cattolici che di arabi. Una nazione unita nella fede è sicuramente più governabile e stabile. A stimolare queste missioni ci sono anche gli ottimi risultati ottenuti nelle regioni dell’Anatolia e di Konya, passate sotto il pieno controllo del Patriarca di Costantinopoli. Provo allora a ripete l’exploit anche con i cattolici ragusani e coi mussulmani di Adalia e più tardi di Kastamonu. Operazioni costose, ma considero questa spesa un investimento per il futuro. Un'unica bandiera, un'unica fede.
    Interessanti notizie ci giungono dall’estero, dopo una rovinosa guerra con la Lituania, la Crimea è costretta a liberare una nazione che quasi cinquant’anni fa aveva annesso: la Georgia.

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    Tale notizia non può che rincuorarmi, subito invio ambasciate a Tbilisi per instaurare rapporti amichevoli. Inoltre si indebolisce uno stato assai pericoloso per i confini settentrionali che adesso potrebbe entrare in futuri piani di conquista. Comunque in poco tempo, a dimostrazione del rapido miglioramento delle relazioni e di quanto si voglia investire sui neonati fratelli georgiani, si riesce a far convolare a nozze l’unica figlia dell’imperatore, Violante, con il figlio del nuovo re georgiano, Ambrosios.
    La fortuna sembra essere dalla nostra visto che per quasi due anni non si registrano eventi degni di nota. Così allo scadere dei trattati di pace la diplomazia da i suoi frutti e nessuna nazione straniera, tra quelle a cui mi sono riavvicinato, dimostra la minima intenzione di attaccarmi.
    Tra quelle con cui, volutamente, non ho allacciato rapporti, solo Ak-Koyunlu decide di prendere le armi contro di me. Scelta stupida e irragionevole che stavolta sono intenzionato a punire severamente. Una sola armata è sufficiente a sbaragliare e a concludere la guerra in meno di tre mesi. Gli sciocchi mi hanno dichiarato guerra con un esercito microscopico, senza neanche aver fortificato le loro città e con neanche un alleato alle spalle. Pare infatti che i rapporti con i cugini di Kara-Koyunlu non vadano molto bene, soprattutto da quando questi sono in guerra praticamente perenne con qualsiasi stato asiatico. La punizione per loro è inflessibile, svuoto le loro casse e mi accaparro l’Armenia.

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    Questa guerra mi offre anche l’opportunità di liberarmi di uno scomodo alleato. I Cavalieri, tradendo la nostra alleanza mi forniscono il pretesto di un attacco fulmineo che porta alla loro completa annessione. Adesso non ci sono più territori stranieri interni all’impero e ciò mi rende più tranquillo.

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    Certo le altre nazioni cattoliche che avevo intenzione di tenere buone non prendono questa mia mossa diplomatica molto bene, ma tant’è che il dio denaro basta a placare anche le loro ire e a preservare per il momento la pace lungo i confini.
    Oltre all’ampiezza territoriale in questi anni il mio fido amico e consigliere Urban e la sua squadra di scienziati sono riusciti a compiere molti progressi nel campo militare: miglioramenti per gli equipaggiamenti di fanti e cavalieri, sopratutto per quanto riguarda le armi da fuoco, appresi dai turchi e dagli europei e anche nuove tecniche di addestramento combinate ad una più attuale concezione della mobilità delle forze armate. Tutto questo si traduce in nuove tipologie di unità disponibili per l’addestramento e in un conseguente aggiornamento complessivo degli eserciti già presenti sul territorio.

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    Che queste modernizzazioni possano portare a risultati migliori sul campo di battaglia è innegabile, basta aspettare l’occasione giusta. Intanto ne approfitto per creare una nuova divisione a presidio delle conquiste sulla penisola italica, l’armata d’Italia appunto. Non sia mai che al re di Napoli possa venire in mente riprendersi ciò che una volta, non certo di diritto, era suo.
    Purtroppo l’ultima guerra ha lasciato profonde ferite sul corpo già provato di Alessio VII. I medici le hanno provate di tutte ma dicono che il “leone” ha smesso di lottare e non reagisce alle cure.
    Così il 12 Febbraio 1498 Alessio VII, il “leone”, perde l’ultima battaglia, quella con la vita. Questo grande uomo, che ha contribuito alla seconda fase di espansione della nostra luminosa nazione, lascia tutto nelle mani del suo unico figlio maschio adottivo, Xanthippe che sale al trono come Manuel III Focas, riprendendo tale nome da un'antica famiglia un tempo al governo che lo ha ispirato nello stile di vita. Tutto l’impero piange e celebra il suo sovrano e subito si propone la costruzione di un grande mausoleo vicino a quello dei due Costantini, grandi ispiratori di quest’uomo, semplice e modesto, che tanto ha dato per la gloria di Costantinopoli, combattendo sempre in prima linea coi suoi soldati, fiero e orgoglioso di essere un Bizantino.

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  4. Montavago75

    Montavago75

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    grande!

    ... di più, mi hai talmente appassionato con la tua cronaca che ho deciso di acquistare EUIII

    Grande!:approved:
     
  5. max85

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    Wow! Mi sa che allora è giunto il momento di chiedere i diritti alla Paradox... :D

    Già che ci sono anticipo i titoli dei due prossimi capitoli in preparazione:

    - capitolo 9 Penna e Spada
    - capitolo 10 Impero Romano
     
  6. silenziario

    silenziario

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    bellissimo AAR: lunga vita all'impero! :love:
     
  7. max85

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    Penna e spada

    Quattro anni sono passati da quando Manuel III è salito al potere e di cose ne sono cambiate parecchie. La cerimonia di incoronazione me la ricordo bene, così sobria e composta, proprio come l’imperatore, persona assai modesta e riservata. Non ha fatto certo rimpiangere il suo predecessore, anzi.
    Al contrario di Alessio ha voluto vedere oltre i conflitti e le guerre, ha capito che un impero non si può basare solo su quello. E così ha incoraggiato l’espansione di tutti quei settori che un po’ erano stati tralasciati. E in quattro anni di pace assoluta di cose ne sono state fatte veramente tante.
    La campagna per la conversione delle popolazioni turche è stata rilanciata con rinnovato vigore visti gli iniziali successi. Non possiamo continuare ad espanderci se prima non abbiamo una solida base, sociale e culturale, in tutto il paese. Inoltre proprio per accattivarci il consenso religioso delle popolazioni di fede opposta abbiamo iniziato la costruzione di numerose chiese e basiliche in tutti quei territori che ancora non si sono convertiti, non sarà molto ma almeno farà vedere qual è la religione di stato.
    A queste misure è seguito un irrobustimento delle fortificazioni sui confini più “caldi”. Vicino ad Ungheria e Mamelucchi soprattutto.
    Inoltre abbiamo pensato di sviluppare ulteriormente la flotta, che ha preso il nome di Flotta Paleologa in onore di questa importantissima famiglia. Alcune galee, qualche vascello da trasporto e una caracca sono state aggiunte alla squadra navale.
    Devo dire che l’imperatore è veramente una persona squisita con cui prendere decisioni, ascolta, prende sempre in considerazione ogni proposta, porta critiche costruttive e suggerisce sempre in modo intelligente, garbato e con una grandissima umiltà che per ora avevo trovato solo nel grande Costantino. Ma oltre ad essere uomo di lettere è anche un buon soldato, passa in rassegna la sua guardia imperiale, fa visita alle truppe ai confini, incita e motiva tutti con la stessa forza e lo stesso spirito. Ama molto l’Italia e più volte si è recato nei nostri possedimenti e anche a fare visita ai re e ai comandanti delle nazioni confinanti. Sono sicuro che l’impero prospererà sotto il suo comando.
    Le nostre capacità vengono nuovamente messe alla prova quando una piccola coalizione di stati italiani, capeggiati però dalla temibile Venezia, ci dichiara guerra.
    Apparentemente le cose sembrano andare subito nel verso giusto: Corfù è presa senza neanche una perdita e nessun attacco arriva nel nostro paese. Poi però si arriva ad una fase di stallo in cui nessuno riesce ad attaccare l’avversario, più che altro per problemi territoriali, vista la mancanza di comuni confini e l’impossibilità di attraversare altri stati. Dopo qualche tempo, visto che la situazione non si sblocca decido per una temeraria azione di forza. L’intera flotta è mobilitata e trasporta direttamente nel golfo di Venezia la guardia imperiale al completo per la presa della capitale nemica. L’operazione produce un iniziale successo, ma proprio mentre l’esercito inizia l’assedio delle mura lo flotta nemica, che credevamo bloccata in porto, effettua una poderosa sortita e affonda quasi tutte le navi. E’ una disfatta ma c’è di peggio, adesso la guardia è bloccata in territorio nemico e non può far altro che combattere ad oltranza, o almeno finché non si troverà una soluzione. A Costantinopoli e nelle città vicine iniziano subito i lavori di costruzione di una nuova armata navale, ma i tempi sono lunghi e non certo pratici per questa guerra. L’unica cosa che rimane da fare è che le truppe resistano e magari riescano a conquistare Venezia.
    E alla fine questo grande sforzo paga e dopo otto mesi di assalti alle mura e di strenue resistenze Venezia cade, così le trattative, condotte dallo stesso imperatore con fermezza e autorità, ci portano alla conquista della preziosa isola greca di Corfù, ultimo possedimento nemico nelle nostre terre
    Neanche il tempo di riportare a casa le truppe con qualche residuo trasporto che un ambasciatore di Napoli, paventando l’intenzione di riscattare le terre da noi ingiustamente sottrattegli, ci dichiara guerra assieme ad Aragona.
    La guardia imperiale è così dirottata semplicemente ad Ancora dove inizia l’assedio anche di questa città, prendendo il nemico alle spalle e dandoci quindi un vantaggio assai considerevole. Questo tipo di guerra è già stato sperimentato e so perfettamente come condurlo: l’esercito d’Italia dividendosi in due parti si occupa della Sicilia mentre un’altra armata, giunta via mare, si getta all’assedio della capitale partenopea. Il regno di Napoli capitola abbastanza velocemente e perde anche le regioni dell’Abruzzo e di Ancona. Un nuovo esercito è creato per la difesa di queste nuove zone, l’esercito di Venezia, in memoria dell’eroismo dimostrato dagli uomini di Bisanzio in nell’assedio di tale città. Con il Aragogna negozio un ritorno allo status quo, ma ci sarà un giorno in cui non gliela daremo vinta così facilmente.

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    Così una volta terminate le ostilità diventa semplice per lo Stato Pontificio, che ha perso tutti i suoi possedimenti, a parte la provincia di Siena, annessa anni addietro, finire il mio lavoro e annettere definitivamente quel che rimane del regno di Napoli. Questa mossa però non mi piace affatto, Napoli e tutte le sue terre ormai ci spettano di diritto e verrà il giorno in cui ci riprenderemo tutta la magna Grecia e il resto dell’Italia, Roma compresa.
    Due eventi nel frattempo interessano il regno, il primo è una rimappatura completa dei nostri possedimenti orientali che però causa tensioni ai confini coi Mamelucchi, infatti mentre i geografi imperiali sostengono che parte della provincia di Beirut e di un’altra regione confinante ci appartengono per diritto come conquista delle guerre passate i nostri vicini sono convinti del contrario. Pazienza, i nostri rapporti ne risentono, ma adesso avremo sempre una buona scusa per dichiarare guerra e non risentire di effetti negativi nell’opinione nazionale.
    L’altro fatto è invece una terribile carestia che investe le zone bulgare e rumene: migliaia di persone muoiono per la fame e gli stenti e nonostante gli aiuti stanziati rapidamente dal governo non si riesce ad arginare il problema. Così gli uomini, spinti dalla fame e dalla disperazioni impugnano le armi, a che gesti sconsiderati porta la fame! L’unica soluzione è quindi quella di sedare le rivolte con le armi.

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    Per evitare ancora problemi del genere si decide la costruzione di una grande raffineria di ferro in Bulgaria, regione ricca di tale metallo, nella speranza che, oltre a dare lavoro a molti affamati, possa arricchire queste regioni e far capire come il nostro governo si interessi sempre ai problemi di tutti.
    Grazie ad un altro periodo di pace riesco a sistemare altre due questioni assai importanti, il primo è quello di abbinare due consiglieri abbastanza competenti al fianco del sempre presente Urban, il primo, un certo Herakles, è uno scienziato di fama che mi promette grandi innovazioni, mentre il secondo, un rifugiato polacco di nome Miroslaw, che ha studiato all’università di Cracovia e ha avuto occasione di viaggiare per le corti di tutta Europa acquisendo informazioni interessanti sulle metodologie di governo nelle altre nazioni.
    Altra novità è l’introduzione di una nuova cultura di combattimento e di addestramento per l’esercito, consigliatami dal fido Urban e approvata anche dall’imperatore, che permetterà alle truppe di avere migliori prestazioni in battaglia e, speriamo, di riportare vittorie ancora più grandi a quelle fino a adesso ottenute.

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    11 settembre 1504, una data apparentemente insignificante se non fosse che proprio in tale giorno i popoli di Georgia, nostri fratelli e con il re dei quali pochi anni addietro abbiamo stipulato un importante matrimonio, senza motivazione alcuna ci dichiarano guerra, appoggiati tra l’altro dalla Lituania.

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    Non si può certo dire che sia una mossa furba e azzeccata, il loro esercito sarà anche preparato ma è piccolissimo e non può certo opporsi alle tre armate, per un totale di 12000 uomini, che gli scateno contro. La Lituania è isolata e non può fornire supporto, la sua partecipazione nel conflitto si limita a rifornimenti di forniture che però non cambiano l’esito della contesa.
    Così quando mi siedo al tavolo delle trattative ho la possibilità di fare qualsiasi richiesta e di conseguenza due delle tre province georgiane (Georgia e Alania) finiscono sotto il mio controllo. Adesso abbiamo un conto da chiudere anche con questi traditori e appena se ne presenterà la possibilità non mancheremo di ultimare anche questo confronto

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    E finalmente, dopo la gloria dell’impero arriva la celebrità anche per uno dei suoi figli, uno fra quelli che più di tutti ha contribuito a rendere nuovamente grande e combattiva questa nazione, che ha portato gli eserciti a marciare su Oriente e Occidente, che ha fornito idee per rendere inespugnabili le nostre città e che ha aiutato i nostri soldati a combattere al meglio. Urban, mio personale amico e consigliere imperiale, per i risultati ottenuti sul campo e per l’impressionante numero di trattati redatti è ormai conosciuto in tutta Europa e molti già si arricchiscono dalle sue lezioni. E questo, oltre a rappresentare un successo di cui non può che andare fiero, per cui riceve onorificenze dall’imperatore ed è nominato cavaliere dell’ordine di Santa Sofia, porta grandi benefici anche alla nazione e ci rende ancora più importanti agli occhi di tutto il mondo.

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    Così, forti di queste ondate di entusiasmo e celebrità che attraversano tutto l’impero decidiamo di cominciare a chiudere la prima di una lunga serie di questioni riguardanti i problemi coi nostri scomodi vicini e repentina facciamo arrivare una dichiarazione di guerra direttamente sul soglio pontificio. Inizia l’invasione di Roma.
    Lo Stato Pontificio è debole, mal protetto e con scarse disponibilità economiche, in parole povere bastano due armate e il gioco è fatto. Sono assediate contemporaneamente Roma, Napoli e Siena.

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    Decido di seguire da vicino l’evolversi del conflitto ma appena giunto nei pressi di Roma ricevo una notizia terribile che subito mi richiama in patria. Urban stà morendo.
    Faccio il possibile per affrettare il mio ritorno viaggiando senza interruzione, per mare e per terra e riesco a raggiungere il mio amico per condividere gli ultimi momenti della sua esistenza. Lucido e presente fino alla fine, lo saluto come si può salutare un fratello in partenza per un viaggio, un viaggio che però sappiamo bene entrambi essere senza ritorno. Fino in fonda mi da consigli e mi rincuora e io non posso far altro che ringraziarlo ed esprimergli tutta la mia amicizia il mio affetto e la mia ammirazione.

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    Dopo 58 anni di onoratissimo servizio al mio fianco, all’età di 88 anni, il consigliere Urbanus Kallistos Fotis, Urban per gli amici, si spegne circondato da tanti fra i suoi più cari e fedeli amici.
    Che Dio o gli antichi dei, non so bene a chi pensare, lo accolgano e lo collochino nel posto che merita, con la più grande gloria e la migliore dignità. Noi qua faremo il meglio per onorarlo e ricordarlo sempre. L’imperatore stesso si impegna affinché l’accademia militare prenda il suo nome e ogni anno si celebri la sua memoria attraverso giochi e manifestazioni. Sempre per volere imperiale viene seppellito al fianco di Costantino Magno nel grande mausoleo della capitale.
    Purtroppo adesso sono costretto ad occuparmi di nuovo di altro, anche se in tutta sincerità desidererei interrompere un momento le mie attività e prendermi un po’ di riposo, purtroppo in questo momento non è possibile. C’è una pace da imporre.
    Si perché nel frattempo infatti l’esercito papale è stato completamente annientato e le città pontificie sono cadute una dietro l’altra. Adesso non resta che sedersi al tavolo delle trattative e richiedere qualsiasi cosa vogliamo.
    Detto fatto, Napoli è presa mentre per Siena il destino è diverso. Imponiamo infatti che venga liberata dal giogo papalino e ritorni paese indipendente. In questo modo, non siamo costrettia a dover controllare una regione in cui si deve ogni volta arrivare solo via nave, quindi difficilmente difendibile e abbiamo guadagnato anche un utile, seppur debole, alleato.

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    Finalmente posso prendermi il mio tempo per riflettere e riposare, urge una vacanza ricostituente e rilassante. Tanto sono convinto che per un po’ nessuno oserà turbare la pace che adesso regna nella nazione.
     
  8. max85

    max85

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    Impero Romano

    Ritorno al mio lavoro dopo quasi un anno di assenza. Anche se non si può proprio definire una vacanza la mia. Certo ci sono stati momenti di svago, ma ho anche ispezionato tutte le province dell’impero, parlato con la gente, visitato luoghi sacri o celebri, condotto ispezioni nei presidi di confini. Insomma ho tastato un po’ la condizione dell’ossatura dell’impero e devo dire che sono assai soddisfatto dei risultati.
    Adesso però ho altro di cui occuparmi. Urban mi ha lasciato una grandissima eredità, un piano dettagliato che, se seguito, dovrebbe portare alla conquista di nuovi territori, all’alleggerimento delle pressioni nemiche sui confini e alla sottomissione di un grande nemico che in questi anni è molto cresciuto, l’Austria.
    Il primo passo è terminare la conquista della Georgia. Questo arrogante, stato che avremmo potuto schiacciare, ma che compassionevolmente abbiamo lasciato sempre indipendente in quanto nostro grande amico, e che invece ci ha tradito colpendoci alle spalle e muovendoci guerra, adesso riceverà la punizione definitiva.
    La dichiarazione è spedita a tutta velocità nella capitale nemica ed una volta ricevuta muovo un’armata alla conquista della città, tanto basta per sbaragliare il misero esercito nemico. Poco importa se la Lituania combatte al fianco dei Georgiani, la sua è solo una presenza simbolica in quanto non può inviare truppe sul mio territorio se non circumnavigando interamente l’Europa.
    In poco tempo lo stato dei traditori non esiste più, in questo modo riesco anche a collegare l’Armenia, fino ad ora isolata, con il resto dell’impero.

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    Per volere dell’imperatore inizio una piccola modificazione dell’esercito. Ultimamente infatti stiamo tentando di esportare la cultura greca in tutto l’impero, per rendere più uniti i popoli sia dal punto di vista spirituale che culturale, decidiamo quindi di rendere più greci anche i nomi delle truppe. Ogni armata è convertita in Tagmata mentre la Guardia Imperiale prende il nome di Tagmata Athanatoi, riprendendo quella degli immortali, truppe sceltissime al servizio dell’impero. Forse è solo una questione estetica ma spero che anche questo contribuisca a cementare l’unione di questo regno che si sta espandendo molto velocemente.
    A questo punto scatta la seconda fase del piano Urban, l’eliminazione dell’Ungheria, scomodo intralcio per la conquista dei territori austriaci.
    Così, dopo aver ristabilito l’ordine nell’impero, perché nonostante tutto i Georgiani erano nostri fratelli e l’attacco che gli abbiamo mosso ha comunque suscitato qualche piccola rimostranza nei fronti interni, e disposto le truppe lungo i confini in modo da non trovarsi impreparato ad eventuali reazioni della Polonia, fedele alleata degli Ungheresi, lancio la dichiarazione che apre le ostilità con l’alleanza ugro-polacca e mando subito all’attacco due armate.

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    Mi sorprende, sia negativamente che positivamente, che gli alleati di Siena rifiutino di affiancarsi a noi in questa guerra con la scusa che le nostre mire espansionistiche siano illegittime. Non sarebbe uno sforzo per loro e non rischierebbero niente, così invece mi forniscono una scusa perfetta per cominciare una guerra di conquista anche nei loro confronti.
    Si perché già da un po’ avevamo maturato l’idea di chiudere la partita anche con questo stato, forse non annetterlo subito è stato un errore e bisogna rimediare prima che lo facciano altri. Oltretutto i senesi sono alleati anche con lo Stato Pontificio e se tutto va secondo i miei calcoli anche questi scenderanno in campo e allora potremo fare la festa ad entrambi.
    Inizia così una guerra parallela, più piccola ma comunque di grande importanza, anche in Italia.

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    Ovviamente Siena e Roma capitolano molto velocemente, mentre ancora i combattimenti infuriano in Ungheria e ai confini con la Polonia e la guerra su quel fronte non sembra affatto essere vinta.

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    Finalmente le due Rome sono di nuovo in un’unica nazione! L’imperatore entra nella città acclamato da gran parte della popolazione. Di nuovo in tutto il regno si assiste a scene di gioia e festeggiamenti e messaggi dai governatori e dai popoli di tutte le province giungono per complimentarsi della grande conquista. Sul fronte ungherese l’esercito stesso, motivato da questa impresa, sfonda le linee difensive nemiche e si lancia all’assalto di Budapest.
    Il Papa fugge per rifugiarsi ad Avignone, sotto la protezione francese, forse un giorno lo scacceremo anche da li ma adesso non ci importa. Parte del clero decide invece di rimanere, chi per convertirsi all’ortodossia chi per proseguire nella sua missione di cattolico. A San Pietro però ora siede il patriarca di Roma e d’Italia.
    Con questa conquista adesso, oltre che di impero Bizantino possiamo fregiarci del titolo di Impero Romano, ma non più d’Oriente. Oggi Oriente ed Occidente sono una cosa sola, l’impero Romano è rinato. D’ora in poi tutto il mondo ci invidierà e cercherà di imitare il nostro esempio.
    E infatti i risultati si vedono anche nella politica estera. Non solo questa acquisizione ha rinforzato le schiere del clero, grazie alla marea di nuove vocazioni, e sempre nuovi uomini si mettono al nostro servizio per la conversione degli infedeli, ma anche il nostro prestigio nazionale, al contrario delle relazione con il resto del mondo cattolico, ne ha risentito positivamente.

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    Così in sei mesi anche Ungheresi e Polacchi sono sconfitte e costrette alla totale capitolazione. Con queste conquiste abbiamo raggiunto uno degli obbiettivi del piano Urban: aggirare l’Austria, aprire un altro fronte a noi favorevole e portarci a tiro di cannone di Vienna. Anche se d’altra parte questo espone un fianco alla Polonia i vantaggi sono sicuramente innegabili.

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    Ma non è ancora i momento di fermarsi, adesso è venuta la volta di un altro antico nemico con cui abbiamo tuttora un conto aperto: Aragona.
    Il controllo di tutte le isole del Mare Nostrum è indispensabile per la nostra supremazia navale e guarda caso tutte, a parte la Corsica, sono controllate proprio da questa nazione e adesso devono diventare nostre.
    Sposto così tutte le flotte a disposizione in Italia da cui ho intenzione di far partire l’attacco, una composta da potenti caravelle e navi da trasporto, una di nuovissimi e velocissimi brigantini mentre l’ultima, di cui fanno parte una buona schiera di galee da pattugliamento, è già ancorata a Napoli. Anche due Tagmate sono trasferite li per iniziare una poderosa invasione assieme alle due già presenti sul territorio.
    Ultimati i preparativi la solita dichiarazione di guerra è consegnata ai dignitari aragonesi dell’ambasciata di Costantinopoli e si da il via alle operazioni.

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    Inizia quasi contemporaneamente l’assedio dell’intera Sicilia, della Sardegna, di Malta e delle Baleari mentre preparo i piani per lo sbarco direttamente sulla penisola iberica.
    Gli Aragonesi non sono certo nemici teneri, l'esercito è competente e le fortificazioni sono assai buone, ci vuole quasi un anno solo per far capitolare le quattro isole. Si passa quindi alla seconda fase del piano: lo sbarco.
    Nel frattempo però un valido elemento si è insediato in consiglio; un uomo in cui vedo le stesse capacità che aveva il mio amico Urban. Si chiama Prokopios Zimisces e anche se non è un esperto di arte militare, ma in scienze politiche, credo che come il mio vecchio compagno si farà strada a corte, credo perciò che saprà dare un grande contributo allo sviluppo dell’impero in un campo che ha bisogno di un nuovo impulso per la crescita.

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    Dopo aver imbarcato le quattro Tagmate mi dirigo verso le coste spagnole. L’esercito nemico è interamente asserragliato a Barcellona, scelgo quindi di sbarcare a Valencia per poter eventualmente affrontare i nemici, forti di 10000 unità almeno in posizione di difesa.
    In effetti dopo aver sbarcato le truppe gli Aragonesi decidono di muoversi nella mia direzione per sferrare l’attacco.

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    Per seguire meglio le operazioni e diramare più velocemente gli ordini, mi sono spostato a Maiorca, nell’isola appena conquistata.
    Per respingere l’assalto l’esercito si è disposto sull’Ebro, sfruttando questo ulteriore vantaggio difensivo e grazia alla superiorità numerica e tecnica la vittoria è nuovamente assicurata alle truppe bizantine. L’esercito nemico in rotta viene inseguito fino alle mura di Barcellona sotto le quali inizia l’assedio, le truppe dilagano anche nella regione di Malaga e accerchiano anche questa città.
    Mi stupisce il fatto che le truppe portoghesi, di cui non conosco ne qualità ne quantità, non corrano in aiuto dei loro alleati, mo trovo presto risposta a questo mistero quando scopro che il loro esercito è impegnato in una guerra con alcune tribù del nuovo continente.
    Purtroppo però, nonostante il buon andamento della guerra una pessima notizia arriva proprio dal fronte, l’imperatore Manuel, a seguito delle ferite riportate nella battaglia dell’Ebro, ha perso la vita.
    Che disdetta! Un uomo ancora giovane, capace e saggio ci abbandona per sempre. In questi anni ha saputo essere grande ed equilibrato come e più dei suoi predecessori, se Costantino ha fatto rinascere l’impero, se Alessio lo ha espanso, Manuel lo ha istruito, fortificato e fatto prosperare in tutti i campi. Le spoglie del conquistatore di Roma e del riunificatore degli imperi romani sono trasportate proprio a Roma secondo il suo volere, per dare un segnale forte dell’aggregazione in atto fra latini e ortodossi, e tumulate con tutti gli onori.
    Al trono sale il fratello Ioannes, che prende appunto il nome di Giovanni IX, speriamo che prosegua sulla stessa linea politica e sociale di Manuel e sappia essere all’altezza del compito che lo attende.

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    Finalmente, nonostante la diminuzione di morale delle truppe a causa della perdita dell’imperatore, si riescono a conquistare le tre città sotto assedio. A questo punto gli stessi Aragonesi ci propongono una pace assai favorevole che ci concede in pratica il possesso di tutte le isole e ci consegna su un piatto d’argento il dominio del Mediterraneo. Giovanni, conscio del fatto che la guerra sia in atto ormai da quattro anni e che non sia il caso di tentare ulteriormente la fortuna, accetta assai volentieri questa proposta. Ci sarà tempo per prendere anche quello che manca.

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  9. Giano

    Giano

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    che dire.. complimenti:approved: è sempre più un piacere leggere questo AAR:love:

    Ciao Giano
     
  10. max85

    max85

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    Si vis pacem para bellum

    Giovanni non è certo uguale a Manuel. Alto, sguardo nobile e fiero, di spirito più battagliero del fratello ma a differenza di questo non è pervaso da quel sentimento di sviluppo culturale che egli aveva trasmesso a tutto l’impero. Si presenta sempre con abbigliamento da battaglia ed infatti ho notato che è sempre più interessato alle cose militari che non alla “res publica”, e in questo momento comunque questo atteggiamento non può che farmi comodo.
    Ad ogni modo la conversione dei popoli Turchi prosegue con un buon ritmo e risultati incoraggianti e anzi è stata estesa anche nella parte balcanica dell’impero laddove di trovano i seguaci della religione cristiana. Con parte del clero romano ormai passato sotto il nostro controllo non credo sarà difficile riuscire a convertire, un po’ alla volta anche Ungheresi e Bosniaci.
    Inoltre è continuato il rafforzamento delle fortezze dei nuovi confini che si sono venuti a creare e per volere postumo di Manuel abbiamo anche iniziato la costruzione dell’università Manueliana a Costantinopoli.
    Per quanto mi riguarda ho delegato parte dei miei compiti ad assistenti e segretari, ultimamente non mi interesso molto dei rapporti diplomatici e neanche l’economia mi attira molto, un po’ come ha fatto l’imperatore stesso, il regno è così forte che non ha necessità di mantenere relazioni con le altre nazioni o di curare eccessivamente le entrate e le uscite. Le ambasciate sono ricevute da altri per il momento e anche i rapporti con la tesoreria sono tenuti da miei fidati collaboratori.
    Sono invece completamente assorbito dal piano Urban che, grazie alle conoscenze acquisite durante questo mio periodo di interessamento, sono anche riuscito a migliorare per rendere ancora più efficace l’attacco alla potentissima Austria e in un futuro, ormai è certo anche alla Francia, nazione che ormai per forza e prestigio compete con noi.
    A guastare i miei piani arriva però un incidente diplomatico di grande portata, il regnate di Kara-Koyunlu infatti sostiene di aver ricevuto una grande offesa da un dignitario bizantino durante un pranzo di gala, la sua decisione è quella di lavare nel sangue tale insulto sancendo la messa a morte di tale funzionario. Ovviamente il nostro governo non può trovarsi d’accordo con questa scelta e dopo un’intensa trattativa la situazione precipita rapidamente e il sovrano non trova altro modo per ricevere soddisfazione che prendere prigioniero il nostro ambasciatore e dichiararci guerra.
    Scelta assai sbagliata a mio parere. Senza nessuna pietà 4 tagmate, ovviamente sempre con la Tagmata Athanatoi comandata dallo stesso Giovanni, penetrano rapidamente in tutti i territori conosciuto del regno nemico conquistando una dietro l’altra ogni città, sbaragliano gli eserciti nemici e minacciando, dopo neanche un mese dall’inizio del conflitto, di mettere a ferro e fuoco la capitale nemica. Il risultato di questa guerra lampo è la conquista di due territori che permettono finalmente al nostro impero di raggiungere le sponde del grande mare Caspio: Kartli e Daghestan oltre ovviamente al rilascio del nostro dignitario

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    Riprendo quindi il mio lavoro, il nuovo progetto si basa su un ulteriore accerchiamento del regno austriaco sul fronte italiano. Mediante la conquista di parte delle regioni del regno degli Estensi e dei Veneziani si vuole arrivare a poter minacciare direttamente il Trentino e il Tirolo ed eventualmente, conquistando parte dei territori in mano ai piemontesi, anche i possedimenti austriaci in terra svizzera e tedesca, per aprire così altri due fronti.
    Sono quindi impegnato a cercare di causare un qualche incidente diplomatico, o comunque una qualsiasi scusa, che mi permetta di iniziare una guerra con questi stati italiani senza che il popolino ne risenta troppo quando una soluzione, inaspettata, mi arriva quasi dal cielo.
    Credendo di sfruttare un mio momento di impreparazione o debolezza i “liberi” regni di Ferrara e Savoia dichiarano guerra all’Impero Bizantino con l’intenzione di liberare le terre ingiustamente assoggettate dal giogo orientale.

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    La macchina militare, anche se leggermente impreparata, si mette subito in movimento. Mentre dal sud si attende l’arrivo dell’armata acquartierata in Sicilia le due presenti a difesa del confine già cingono d’assedio tutti i territori di Modena e grazie anche alla collaborazione degli alleati della Lorena, anche parte dei possedimenti savoiardi.
    Così una volta schierate tutte le forze la situazione volge rapidamente a mio favore.

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    Ai tavoli di pace le condizioni sono durissime, Modena è costretta a risarcire le spese di guerra e a cedere le regioni di Ferrare e la Romagna mentre i Piemontesi sono costretti a riconoscere l’indipendenza agli Svizzeri, di cui avevano indebitamente occupato i territori, perdono inoltre Mantova, la Lombardia, Parma e, come ricompensa agli alleati francesi, anche la Savoia.

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    Diciamo che già il 90% degli obiettivi che mi ero prefissato per raggiungere il confine austriaco è stato raggiunto, il risultato è quindi più che soddisfacente.
    Ad aumentare ulteriormente la gioia mi arriva un resoconto sui lavori di Prokopios che riguarda un idea verso le quali il popolo ormai esprime sempre più pareri favorevoli. Viste le battaglie condotte contro gli infedeli di tutte le nazioni e di tutte le religioni e i grandi risultati ottenuti appare ormai chiaro che la missione principale dell’impero è quella di far trionfare l’unica fede, quella ortodossa, in tutto il mondo. Il popolo appoggia quindi pienamente ogni sforzo che sarà necessario per il raggiungimento di tale obiettivo. Il che tradotto in soldoni sta a significare che abbiamo praticamente una scusa permanente per muovere guerra a qualsivoglia nazione di fede avversa dalla nostra, tanto… Dio lo vuole!

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    Approfitto quindi di questa favorevole situazione che si è venuta a creare per liberarmi di una scomoda nazione e far progressi nel piano Urban. La Crimea deve essere eliminata per avere il controllo completo del Pontus Euxinus.

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    Non fosse che le due superstiti repubbliche marinare italiane non gradiscono molto la mia iniziativa, che danneggia non poco i loro affari, visto che dalla Crimea partono quasi tutti i loro commerci diretti verso il nord – est e che piuttosto che fare affari con me preferirebbero trattare addirittura con i Turchi. Certo rispettano la loro tradizione di mettere, appena possibile, in difficoltà l’impero, in 1000 e più anni non ci hanno mai aiutato una volta, ora la pagheranno.

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    Un altro conflitto si apre quindi sul fronte italiano e, come già successo innumerevoli volte ormai, mi trovo a combattere più nemici sui due fianchi dell’impero.
    Ovviamente il regno di Crimea è debole ed impreparato e in quattro mesi già tutte le sue regioni, tranne quella di Zaporozhia, sono già sotto assedio. Diversamente le cose vanno sul lato italiano: Genova e Venezia hanno eserciti più forti e numerosi ed inoltre sono preparati al conflitto, le mie truppe sono quindi costrette a battere in ritirata, sconfitte dai Genovesi, e lasciare che questi ultimi occupino la Lombardia, mentre si riesce comunque a cingere d’assedio Venezia e Verona dopo una serie di battaglie cruentissime e a tratti incerte. La Dalmazia invece è occupata senza colpo ferire in quanto non difesa dai Veneti.

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    Così dopo circa un anno di guerra la Crimea cade completamente ed è costretta a riconoscere la sconfitta perdendo completamente possesso della Bessarabia, di Cherson, Kouban e Kaffa. In realtà le nostre richieste sarebbero state anche superiori ma era impossibile che i nemici le accettassero, credo che avrebbero preferito distruggere completamente ogni loro città e uccidere tutta la popolazione piuttosto che ricevere un’umiliazione maggiore di questa. Vorrà dire che ritorneremo per prendere il resto appena sarà possibile e allora non avranno più scuse.

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    Mi preoccupa però il fatto che appena terminate le ostilità con noi questo regno si sia impegnato in un’altra guerra con Polonia e Lituania, due nazioni grandi e potenti. Non vorrei che finisse per cedere territori a loro, in questo caso la situazione sarebbe assi più problematica, sono secoli che la Lituania cerca una sbocco sul Mar Nero e credo che potrebbe approfittare in pieno di questa situazione.
    In Italia invece le cose vanno un po’ peggio, dopo quasi due anni di ostilità finalmente, grazie alla soverchiante superiorità numerica, si riesce a metter in fuga tutte le truppe nemiche e la guerra ha termine. Mi accontento di poco, continuare in una guerra così logorante ancora per molto non avrebbe senso e l’imperatore è d’accordo con me, la popolazione è dalla nostra parte ma dopo una lotta così lunga comincia a mormorare. Quindi le due repubbliche accettano la sconfitta e se da un lato Venezia cede Brescia e la Dalmazia, Genova invece si impegna semplicemente a concedere la libertà alle popolazioni della Corsica.
    In questo modo comunque sono riuscito nel mio intento di aprire un altro fronte con gli Austriaci per la futura invasione.

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    Restaurata la pace mi impegno a mettere in sicurezza le nuove regioni conquistate, per un po’ preferirei occuparmi di altri fronti ma a quanto pare il “saggio” re di Modena non la pensa come me e, appena ha termine del trattato di pace, mi dichiara guerra, da solo, con un unico territorio e con un esercito minuscolo.
    Ora, non dico che questa mossa mi sdegni, la conquista di un’altra regione non può che farmi piacere, ma io dico, è mai possibile che solo i pazzi governino in questo mondo?
    Comunque sia la pratica Modenese viene sbrigata in modo assai celere e così un fronte interno del regno è messo in sicurezza e chiuso per sempre.

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    Negli ultimi anni oltre che le forze terrestri anche quelle navali, sotto l’impulso di varie riforme varate a più riprese, sono riuscite a progredire enormemente. Purtroppo la cattiva fama dell’impero ha reso comunque più insicure le nostre acque visto che si sono moltiplicati a dismisura gli attacchi dei pirati, sia sulle coste mediterranee che su quelle del Mar Nero.
    Si è reso necessario così creare una flotta di navi veloci il cui unico compito, tranne casi eccezionali, e quello di contrastare le ormai quotidiane incursioni dei bucanieri in tutto l’impero. Questa armata navale ha riportato continui successi riuscendo anche a catturare molte navi e fare un numero impressionante di prigionieri tra i nemici. Con le navi il nostro controllo e con questi uomini che si sono offerti di prestare servizio sotto la corona bizantina è stata organizzata una flotta che ovviamente ha preso il nome di Flotta Pirata, anche se si tratta di un’armata regolare a tutti gli effetti. A capo è stato messo Aineias Ducas, il miglior capitano pirata a detta di tutti. Spero che questa flotta risulti utile in battaglia e che gli uomini possano dimostrare il loro valore e redimersi da ciò che hanno fatto.

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    E ancora una volta l’eredità di Urban ci porta ad una altro fantastico traguardo. Grazie al proliferare delle accademie militari e agli ottimi insegnanti che vi si trovano, merito della grande riforma varata dal grande consigliere, siamo finalmente riusciti ad addestrare all’uso delle armi da fuoco tutti gli uomini d’arme al servizio dell’impero. E’ una grande conquista di cui non posso che gioire, siamo fra le prime nazioni al mondo a riuscire in questo storico cambiamento e speriamo che le spese e gli sforzi diano ottimi risultati sul campo di battaglia e ci facciano riportare vittorie ancora più grandi per rivaleggiare con le nazioni più importanti del mondo.

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    Un’ottima occasione per testare queste migliorie si presenta allo scadere del trattato di pace con la Crimea. Come immaginavo la Lituania si è avvantaggiata della debolezza di questo stato ed ora, con la conquista della Zaporozhia si è pericolosamente avvicinata al Pontus Euxinus. Non posso ne voglio avere un così grande rivale da contrastare anche su questo mare, che anzi sto tentando in tutti i modi di rendere unicamente mio. La decisione può essere quindi una soltanto, eliminare la Crimea e successivamente ricacciare indietro nelle steppe anche il nemico lituano.

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    Quello che proprio non potevo immaginare invece si realizza: nuovamente Genova e Venezia, supportati questa volta anche dalla Savoia mi dichiarano guerra, avvallando come scusa sempre la difesa degli interessi economici e della via commerciale privilegiata verso la Russia.
    Questa volta però le cose vanno diversamente, oltre al vantaggio numerico anche la preparazione militare è dalla nostra stavolta e non passa molto prima che i tre arroganti stati italiani siano costretti ad ammettere il loro errore.

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    Così in meno di due anni mi trovo di nuovo seduto con gli ambasciatori di Crimea che nuovamente non possono che accettare tutte le mie incondizionate richieste, poi le trattative si spostano nella Genova occupata dalle nostre truppe e anche qua le richieste sono accettate senza limitazione alcuna. I nemici italiani sono definitivamente sconfitti e passerà del tempo prima che tentino ancora di attaccarmi, a meno che non vogliano farmi arrabbiare ancora di più e rimetterci veramente tutto.

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    Adesso forse potrò dedicarmi alla conquista dei territori austriaci e mettere in atto la parte finale di quel piano che inseguo ormai da anni e di cui forse in questo periodo ho un po' smarrito l'essenza, preso anch'io dalla voglia di conquista globale.
     
  11. silenziario

    silenziario

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  12. Montavago75

    Montavago75

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    complimenti!

    :approved:
    Ero in astinenza, oramai la tua cronaca è una lettura fissa. ieri è arrivata per posta la mia copia di EUIII, appena ho un pò di tempo mi dedicherò a questo gioco!
    Complimenti!
     
  13. Montavago75

    Montavago75

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    Santo Sepolcro

    Rileggendo le tue campagne (le rileggo!) mi chiedevo come mai punti al nord e non ad occupare la Terra Santa per liberare il santo sepolcro. Se ti cimenti in una guerra di religione, in quelle regioni vi sono molti monasteri ortodossi, puoi spingerti anche in Egitto per 2liberare" il monte Sinai...dove si trova uno dei più importanti monasteri ortodossi in terra musulmana.
    Inoltre volevo chiederti di postare l'anno di gioco (che comunque sbircio dalle mappe) e scrivere due rghe sulla situazione delle altre nazioni maggiori.
    Chiedo troppo?
    Grazie, antonio-Montavago75
     
  14. max85

    max85

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    In effetti liquidat i problemi in Europa sarebbe mia intenzione dedicarmi ai Mamelucchi con i quali per ora ho avuto solo scaramucce.

    Appena posso metto qualche immagine delle altre nazioni comunque posso dire questo: l'Inghilterra non ha conquistato niente, anzi ha perso il territorio in Irlanda e quelli in Francia, qualche colonia in Brasile; la Spagna è spartita fra Aragona e Portogallo, qualche colonia ma poca roba, il Portogallo stà colonizzando il Canada, i Paesi Bassi puntano sul nord America, la Francia si è riunificata tranne che per la Bretagna, colonie nelle Antille, hanno colonie anche Genova, Venezia, Bretagna e Ordine Teutonico. Polonia e Lituania stazionarie. La Russia non esiste, la Moscovia è in continua agonia con il Kazan e Novgorod si è leggermente avvantaggiata di questo. Mamelucchi e Kara Koyunlu in lotta fra loro sono a tratti grandi potenze e a tratti non vagono niente. Da segnalare anche un gigantesco impero Timurinide, una Cina molto grande e anche Assam che la fa da padrone fra il Tibet e il sud est asiatico.
     
  15. Montavago75

    Montavago75

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    Taglio a cresta

    Ho installato EU3!:love:
    e' bellissimo e super complesso, per acclimatarmi ho iniziato una mini campagna con la confederazione IROCHESE... che figata, anche se le popolazioni del nuovo mondo hanno limitazioni allucinanti!
    EUrocentrico III

    Volevo rinnovarti i miei complimenti per la tua campagna dopo aver visto il gioco... la tua narrazione è rende ancor più intrigante questo gioco.
    :approved:
     
  16. max85

    max85

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    Purtroppo causa esami in avvicinamento sono stato costretto ad interrompere momentaneamente la partita.

    Riprenderò la narrazione il prima possibile.
     
  17. antonio

    antonio

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    help

    ciao percaso mi sapresti aiutare nel riuscire a non mettere un limite a eu3 come posso continuare e non finire nel 1793?
     
  18. Zimisce

    Zimisce

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    Ciao come si fa a giocare con bisanzio?:confused:
    grazie!
     
  19. redoctober79

    redoctober79

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    Devi usare un mod che fa partire il gioco nel 1288, si chiama Medieval Universalis credo.
     
  20. Montavago75

    Montavago75

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    max85 gioca...

    ...è un odine!:mad:

    firmato, C.O.C.I.B.

    Comitato Orfani Campagna Impero Bizantino
     

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