Svezia: The Lion of the North

Discussione in 'Le vostre esperienze' iniziata da Eferthad, 8 Marzo 2015.

  1. Eferthad

    Eferthad

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    Qualora qualcuno si stesse chiedendo da dove provenga il titolo dell'AAR, "Leone del Nord" era il soprannome di Gustavo Adolfo di Svezia, il Gustavo Adolfo che tutti noi conosciamo come padre delle milizie moderne. In Europa Universalis IV, "Lion of the North" è anche il titolo di un achievement, che si sblocca nel momento in cui la Svezia, a capo della lega protestante, dovesse riuscire a sconfiggere la lega cattolica guidata dall'Imperatore del SRI nella Guerra dei Trent'anni. Ovviamente, inutile dirlo, l'obiettivo è principalmente quello e, in subordine, l'accerchiamento del baltico che, rispetto ad EU3, è divenuto decisamente, decisamente più difficile.

    Questo capitolo fungerà da preludio.


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    1441 - 1445: Regno di Cristoforo III di Wittelsbach, Re di Danimarca, Svezia e Norvegia, Granduca di Finlandia
    La fine del dominio danese

    Sin dalla fine del regno di Margherita I di Danimarca, la donna che aveva unito sotto di sé i nobili danesi, svedesi e norvegesi, oltre che dell'Holstein, dando vita alla cosiddetta "unione di Kalmar", avvenuta nel 1412, i rapporti tra la riottosa nobiltà svedese, conscia della propria superiorità di mezzi rispetto alla corona danese ed invidiosa dell'influenza che i conti dell'Holstein avevano alla corte di Copenhagen, ed i re di Danimarca erano andati deteriorandosi.

    La nobiltà svedese, insieme a quella finnica, da sempre vicina alle posizioni della corte di Stoccolma -alcuni, maligni, direbbero "asservita"- vedeva, difatti, nei conti dell'Holstein i principali responsabili del mancato predominio finnico-svedese alla corte di Copenhagen, convinzione che andò solamente rafforzandosi allorquando, nel 1430, proprio il duca Enrico IV d'Holstein, tradendo i propri doveri di vassallo, approfittò di una guerra in corso tra Re Eric di Danimarca e la Lega Anseatica, guidata dalla Città libera di Lubecca, per espandersi nell'entroterra danese, di cui si appropriò con l'armistizio firmato nel 1432 a Copenhagen. Proprio in seguito a quegli eventi, nel 1434, una rivolta anti-danese scoppiava in Svezia, capeggiata da Engelbrekt Engelbrektsson Natt och Dag, nobile svedese dell'Ostergotland di origini germaniche.

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    Engelbrekt Engelbrektsson, stampa del XIX secolo. Engelbrekt è, ancora oggi, considerato eroe nazionale dalla popolazione svedese.


    Proprio grazie alla ribellione di Engelbrekt, che sarebbe, poi, terminata nel 1438, due anni dopo l'assassinio del comandante Natt och Dag da parte del conte Mans Bengtsson, i contadini ed il "terzo stato" svedese assunsero una certa dose di importanza, per la prima volta, nelle politiche locali: sebbene, difatti, il Natt och Dag non fosse in alcun modo un "populista", la sua incapacità di coinvolgere la chiesa e la nobiltà svedese, e il grande seguito popolare che la rivolta da lui ispirata ebbe, contribuirono ad indebolire i legami del popolino con la nobiltà, cosa che avrebbe, entro pochi anni, contribuito al rafforzamento della corona svedese, che non ebbe mai, dalla sua "rinascita", avuto bisogno di combattere contro una nobiltà feudale decisamente indebolita.

    La rivolta, culminata nell'espulsione, nel 1438, delle armate danesi dal suolo svedese a furor di popolo, diede i suoi frutti: Re Erik di Danimarca, difatti, fu costretto ad abdicare in favore del ventiduenne Cristoforo di Baviera, incoronato come Cristoforo III, che all'epoca non aveva ancora prodotto alcun erede.

    Nel frattempo, l'indebolimento generale della nobiltà svedese ne aveva placato la sete di potere -il popolino, del resto, si accontentava della cacciata dei contingenti "stranieri"-, minandone potenzialmente le mire autonomiste. Tuttavia, v'era una nobile famiglia dell'Ostergotland, la Casata Tre Rosor, che aveva beneficiato della rivolta di Engelbrekt Natt och Dag: l'estinzione della famiglia di quest'ultimo, difatti, aveva lasciato campo libero ai Tre Rosor, che in breve presero il controllo dell'intero Ostergotland ed imposero pesanti divieti alla popolazione locale, ben presto ridotta all'asservimento, divenendo rapidamente la famiglia più potente di Svezia.

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    Armi dei Tre Rosor, la famiglia che guidò la rivolta Svedese del 1445

    Proprio i Tre Rosor, che ben presto si imposero sulle altre famiglie nobili di Svezia e Finlandia come la guida del percorso autonomista delle terre svedesi, intavolarono, negli anni tra il 1440 ed il 1445, ad opera del giovane Gustavo Tre Rosor, una serie di trattative con i potentati ostili alla corona danese: strinsero, difatti, accordi di protezione nei confronti della Svezia con i cavalieri dell'Ordine Teutonico (che, già minacciati dalla corona Polacca, vedevano con timore la possibilità di un dominio danese nel Baltico), con la Lega Anseatica, nemica storica della corona Danese, con la corona Scozzese, che forse sperava di trovare in una neonata Svezia un alleato contro le ingerenze dei Lancaster, e con la Repubblica di Novgorod, che perseguiva un disegno di predominio commerciale nel Mar Baltico.

    Nel frattempo, la nobiltà svedese aveva, per quel che gli era possibile, stretto un deciso giro di vite sulla leva militare: quindicimila uomini, probabilmente al costo di non pochi prestiti da parte delle banche tedesche, erano stati reclutati ed armati di tutto punto, nonché addestrati; la flotta, potenziata fino ad un totale di ventuno unità, sul modello della flotta danese e, per la prima volta, su numeri simili.

    Fu così che, proprio quando i danesi ebbero inviato un contingente di diecimila uomini nell'isola di Gotland, e proprio nel momento in cui la flotta, mentre gli assedi isolani proseguivano, tornava nel porto di Copenhagen, l'imponente -per l'epoca- flotta svedese bloccò gli stretti dell'Oresund, il 22 luglio 1445, proprio mentre un messo svedese recapitava una missiva contenente la dichiarazione di guerra.

    Era firmata "Gustavo I Tre Rosor, Re di Svezia, Granduca di Finlandia, Conte d'Ostergotland".

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  2. alberto90

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    Interessante .... un nuovo aar finalmente. Ti seguo con attenzione. In bocca al lupo.
     
  3. Eferthad

    Eferthad

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    1445-1447: Regno di Gustavo I Tre Rosor, Re di Svezia, Granduca di Finlandia, Conte d'Ostergotland
    La Prima guerra d'indipendenza Svedese

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    Le ostilità tra il neo-eletto Re Gustavo I di Svezia e Cristoforo III di Danimarca e Norvegia, dopo la dichiarazione di guerra del 22 luglio, non tardarono ad aprirsi. La prima vittoria svedese, apparentemente non decisiva, ma strategicamente importantissima, fu la battaglia navale condotta negli stretti d'Oresund. Se, infatti, la flotta danese era ancorata al porto, la flotta svedese aprì le ostilità contro un'ignara flottiglia commerciale norvegese, composta di quattro imbarcazioni, confidando in una vittoria lampo. Qualora, difatti, la flotta danese si fosse unita a quella norvegese, la battaglia avrebbe potuto andare persa.
    Fortunatamente per Gustavo, e per tutta la Svezia, la vittoria lampo ci fu: prima che riuscisse ad uscire dal porto la flotta danese, tre navi norvegesi "decoravano" il fondale dello stretto, mentre una delle navi era stata catturata dagli svedesi.

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    Forte, ora, di una netta superiorità numerica in campo navale, rafforzata dalle flotte anseatiche e teutoniche, Le truppe della Kungliga Arméen svedese, capitanate dal generale Sven Adlercreutz, mossero alla volta della provincia di Varmland, ove ad attenderli v'erano circa settemila norvegesi, capitanati dal generale Esben Olavsson, che stavano tentando l'occupazione della provincia, convinti di un imminente sbarco danese nell'entroterra svedese. Non sapevano, i norvegesi, che le truppe di Cristoforo III erano bloccate sull'isola di Gotland, abbandonate a loro stesse e, ormai, dedite al saccheggio sistematico dell'isola.
    Fu così che i quattordicimila svedesi, forti della superiorità numerica schiacciante e di un generale che le cronache dell'epoca descrivono come nettamente superiore alle controparti danesi e norvegesi, il 18 /9/1445 ingaggiarono e decimarono l'esercito norvegese, con un'imbarazzante rapporto -per Olavsson, s'intende- di un morto svedese ogni tre morti norvegesi.

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    Non soltanto l'intelligenza di Gustavo di Svezia, tuttavia, contribuì alla causa: anche l'incompetenza dell'ammiraglio danese Soren Magnusson, difatti, aiutò non poco le mire indipendentiste della nazione svedese: forte di una leggera superiorità numerica, il Magnusson ingaggiò, forte delle poche navi danesi e norvegesi non bloccate a Copenhagen, la piccola flotta scozzese, capitanata dall'ammiraglio Scott Cameron, in aiuto della quale giunsero, ben presto, le navi della lega anseatica. Il risultato fu il completo annientamento della flotta danese-norvegese, salvo le navi bloccate a Copenhagen dalla flotta svedese. Un disastro che segnò, di fatto, tutto il conflitto a venire: i danesi non si sarebbero più ripresi.

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    Mentre, difatti, quel che restava dell'esercito norvegese veniva annientato nello Jamtland da quattromila mercenari ingaggiati da Gustavo di Svezia, difatti, le provincie danesi in terra svedese venivano sistematicamente assediate dall'esercito di Adlecreutz, fino alla presa della provincia di Blekinge, nel settembre del 1446. Nel mese successivo, forti del dominio navale nell'Oresund, l'intero esercito svedese attraversava lo stretto, dando inizio all'assedio di Copenhagen.

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    Assedio di Copenhagen, dipinto svedese d'epoca

    L'assedio di Copenhagen sarebbe durato un anno circa; nel frattempo, mentre la capitale danese reggeva, fiera, l'urto delle truppe di Gustavo I, le truppe della repubblica di Novgorod e dell'Ordine Teutonico avevano gioco facile nella sistematica occupazione delle poco protette province norvegesi, e la lega anseatica era arrivata ad assediare, dopo aver occupato l'intero ducato d'Holstein, il Midtjylland. Era, insomma, soltanto questione di tempo prima che la potenza danese cedesse definitivamente. Nel giugno del 1446 giungeva, da Roma, una nuova: al soglio di San Pietro era asceso un nobile romano, tale Achille Colonna, che fu incoronato Sommo Pontefice con il nome di Pio II. Era, il Colonna, un uomo fiero e volitivo, ben calato nella politica ricca di complotti del meridione europeo; il suo regno avrebbe segnato, a breve, una profonda spaccatura tra i cattolici di Svezia e quelli del resto d'Europa.

    Il 9/8/1447 vide la definitiva sconfitta dei danesi prendere forma: quel giorno, l'esercito svedese, composto da quattordicimila uomini, fece il suo ingresso in Copenhagen, dopo che le truppe danesi, decimate e prive da mesi di approvvigionamenti, si furono arrese ed ebbero concesso all'avversario l'ingresso in città. Al fianco di un pomposo generale Adlecreutz, cavalcava il giovane re di Svezia, all'epoca soltanto ventitreenne, in sella ad un cavallo bianco. All'esercito fu ordinato, ordine proveniente dal re in persona, di non procedere al saccheggio della capitale, a meno di non voler incorrere in severissime punizioni, e l'esercito svedese, sul quale il Re ed Adlecreutz sembravano godere di un ascendente decisamente notevole, obbedì. Non vi furono, difatti, che pochi episodi isolati di violenza -caso raro, per l'epoca-, e la popolazione danese non ebbe niente da rimproverare a causa dell'occupazione svedese. Occupazione che, comunque, durò neanche un mese: giusto il tempo di trattare, nel palazzo reale, i termini della resa danese, ed i quindicimila soldati svedesi, così come erano giunti, se ne andarono, Copenhagen praticamente illesa.

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    I termini della pace, come prevedibile, furono durissimi: anzitutto, l'indipendenza della Corona Svedese fu ratificata in maniera ufficiale; secondariamente, Cristoforo III firmò la cessione delle province di Scania, Halland e Blekinge, ovverosia di tutti i territori e le piazzeforti danesi sul suolo svedese. Infine, Cristoforo III riconosceva Gustavo Tre Rosor il titolo di Re di Svezia, rinunciando ad ogni pretesa sul trono di Svezia e rinunciando, al contempo, a qualsiasi pretesa sul Granducato di Finlandia, che si aggiungeva ai domini svedesi in maniera ufficiale.

    Il 10/9/1447, ancora oggi festa nazionale, Gustavo Tre Rosor veniva, infine, ufficialmente incoronato, nella cattedrale di Stoccolma, Re di Svezia e Granduca di Finlandia, con il nome di Gustavo I, Magnus Adolfo Cristiano, Tre Rosor.


     
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  4. Eferthad

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    1447-1459: Regno di Gustavo I Tre Rosor, Re di Svezia, Granduca di Finlandia, Conte d'Ostergotland
    Dominium Maris Baltici

    Per garantire la prosperità della corona Svedese, Gustavo era ben consapevole della necessità di espandere i domini svedesi in maniera consistente, giacché le terre scandinave non garantivano, nonostante la notevole attività estrattiva di ferro e rame, la possibilità di mantenere un numeroso esercito permanente. In questo senso, Re Gustavo intese far propria, e della propria nazione, quella che era stata la mira storica dei sovrani di Kalmar: il dominio del mar baltico. il predominio sul Baltico, difatti, avrebbe garantito, specie ora che il controllo degli stretti dell'Oresund non era più esclusiva dei danesi, notevoli introiti di natura commerciale, una volta che il dominio commerciale teutonico fosse stato debellato. Tra le altre cose, l'amicizia con la lega Anseatica ed il fatto che la repubblica di Novgorod fosse costretta a passare per il baltico per l'esportazione dei propri prodotti nei mercati più ricchi, avrebbero potuto consentire alla corona Svedese, qualora Gustavo fosse riuscito nell'impresa di strappare il dominio navale a teutonici e russi, di attuare pesanti politiche mercantilistiche per mettere in ginocchio tutti i competitor commerciali nel Baltico.

    In questo senso, nel settembre del 1447 Gustavo tenne un discorso presso il Riksdag (il parlamento della nobiltà svedese) in cui dichiarò solennemente che intendeva appropriarsi, per il bene della Svezia, del dominio delle rotte commerciali nel mar baltico e che, pertanto, gli interessi della nazione non coincidevano ed, anzi, si contrapponevano a quelli dell'Ordine Livone, della corona di Danimarca e della Repubblica di Novgorod, con la quale, dopo la guerra che pure i russi avevano aiutato a vincere, si rompeva ogni intesa. Altra alleanza sacrificata sull'altare della realpolitik fu quella con l'Ordine Teutonico, che minacciava di contrapporre la Svezia alla potente corona Polacca, con la quale, invece, Gustavo intendeva intavolare rapporti di amicizia, non ritenendo la Polonia una minaccia agli interessi svedesi. La rottura con i due ordini monastici del baltico, inutile dirlo, non fece che acuire i dissensi, già notevoli, tra la corona ed il Pontefice Pio II. Infine, il Re informò il Riksdag dell'imminente matrimonio di Carlo Gustavo, suo cugino, con Caterina Rurikovich, principessa di Moscovia (cosa che, a conti fatti, lasciava intendere quanto la rottura con la repubblica di Novgorod fosse premeditata), e del contratto di alleanza stretto col principe Vasiliy.

    Nel dicembre, un'altra bella notizia attendeva la corona Svedese: Cristina Adlercreutz, sorella del generale Adlercreutz e moglie del Re, dava alla luce il principe Karl Tre Rosor, perdendo tuttavia la vita durante il parto. Questa notizia, combinata alla grande influenza che la casata Tre Rosor aveva assunto in patria (ma non all'estero dove, salvo poche corone, in molti ritenevano i Wittelsbach legittimi Re di Svezia), spinse il Riksdag, alcuni dicono sotto ricatto delle armi, a dichiarare decaduta la tradizionale successione elettiva della corona svedese, riservata ai momenti di vacanza dinastica, instaurando una legge di successione primogeniturale agnatico-cognatica. Successivamente, nel 1450, Gustavo avrebbe sposato Carolina Jagellone, stringendo così un'alleanza dinastica con il re di Polonia e Granduca di Lituania Casimiro IV.

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    Mentre il regno di Gustavo procedeva, il re intento a consolidare i propri domini (una serie di fortezze venivano costruite in punti strategici della penisola scandinava prima totalmente sguarniti), ecco che i lapponi del nord, presso i quali un messo della chiesa svedese era stato inviato per fare proselitismo, si ribellarono alla corona svedese, imbracciando le armi in difesa delle proprie tradizioni. La Lapponia era, ormai, il solo luogo della penisola dove ancora si veneravano gli antichi dei norreni.
    Gustavo, fervente cattolico, non fece attendere la sua risposta: il Generale Adlercreutz fu inviato, forte di seimila uomini, ad occuparsi dell'esercito ribelle, facilmente decimato; nei mesi successivi, decine di "sciamani" furono fustigati e suppliziati, finché la popolazione locale non si fu prostrata, nella totalità dei villaggi, alla Croce. Nei mesi successivi, la popolazione locale fu pian piano "ibridata": il Re, difatti, concesse vasti appezzamenti di "terreno" (la zona era quasi incoltivabile) a dei veterani di guerra ormai non più in grado di imbracciare le armi, assieme a piccole somme di denaro. Ben presto, la popolazione di cultura svedese superò quella di matrice lappone, a cui non restò che integrarsi nel nuovo tessuto sociale.

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    Gustavo I Tre Rosor, al suo fianco il Generale Adlercreutz, assiste al rogo dei lapponi infedeli

    Eliminato ogni oppositore interno, al Re non restava che mettere in atto i propri disegni espansionistici: nel maggio del 1452, difatti, invase le terre dell'Ordine Livone, al fianco del quale non scese che la piccola teocrazia di Riga, coadiuvato dalla Lega Anseatica, che vedeva di buon occhio una eventuale supremazia sul baltico dell'alleato svedese, in vece della precedente supremazia danese. Immediatamente, le province settentrionali dell'Ordine (alle quali Gustavo puntava) furono messe a ferro e fuoco, le principali piazzeforti poste sotto assedio.

    Nel frattempo, nel marzo del 1453, Pio II moriva, lasciando il posto ad un nuovo pontefice, stavolta sotto il diretto controllo della corona ducale di Borgogna, che ascese al soglio pontificio col nome di Alessandro VI. Sarebbe egli stato, in seguito, una figura importantissima nella storia svedese.

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    Tornando alle operazioni militari di Gustavo nelle terre dell'Ordine Livone, la principale battaglia, che segnò la definitiva disfatta dei cavalieri, fu combattuta a Liefland poco dopo la presa di Revel da parte degli svedesi: diecimila soldati nordici, comandati dal solito Adlercreutz, sconfissero e misero in rotta con estrema semplicità ottomila cavalieri dell'Ordine, comandati dal Maestro Tommaso Stromberg, con perdite tutto sommato irrilevanti. Questa battaglia, assieme alla presa di Narwa del giugno del 1453, convinsero il Gran Maestro dell'Ordine a siglare la Pace di Riga, con la quale, il 10/7/1453 l'ordine cedeva alla Corona di Svezia Narwa, Revel ed i territori circostanti.

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    Ma la conquista delle terre del nord estone non erano l'unica mira militare del Re: ben presto, difatti, nel settembre del 1457, coadiuvato dall'alleato Moscovita, Gustavo dichiara guerra alla Repubblica di Novgorod: intende annettere Neva e le terre circostanti, onde collegare via terra le terre strappate all'ordine livone e, al contempo, privare la repubblica russa di ogni base portuale sul Baltico. La flotta Svedese, stavolta, è inviata dal Re a presidiare gli stretti, cosa che impedirà agli alleati scozzesi del Novgorod di inviare truppe nel baltico, rendendo l'alleanza sostanzialmente inutile per la causa russa.

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    Nel frattempo, giunge nel gennaio 1458, da parte del Re Cristoforo III di Danimarca, nel periodo antistante la fine della tregua siglata dalle potenze scandinave, una lettera in cui il sovrano danese, reclamando i territori persi nella penisola scandinava, proferiva una serie di accuse infamanti circa l'ascendenza nobile della famiglia Tre Rosor, accusata di essere discesa da "barbari norreni" e di non avere alcuna legittimità. Nello stupore generale, Re Gustavo, niente affatto desideroso di aprire a breve un secondo fronte di guerra, abbozzerà, inviando in risposta regalie e parole d'amicizia, ambo al Re ed ai nobili della corona danese. Se Cristoforo fu privato di un argomento, i nobili della corona danese non dimenticarono che anni più tardi la generosità di Re Gustavo.

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    Nel frattempo, viene combattuta la prima, grande battaglia della guerra russo-svedese: ad Ingermanland, l'esercito svedese, guidato da Adlercreutz, sconfigge un già provato esercito della repubblica di novgorod, a sua volta guidato dal patrizio russo Yuriy Zventsov, infliggendo pesantissime perdite (dei dodicimila russi, rimarranno in vita soli seimila), doppie rispetto a quelle del proprio esercito, nonostante lo svantaggio geografico. L'esercito della repubblica impossibilitato a recuperare nel breve periodo, le province di Ingermanland, Korela e Neva saranno ben presto occupate, così come anche quelle di Olonets e la capitale stessa di Novgorod. Così, il Kynaz di Novgorod si ritrova costretto a capitolare, firmando a Neva la resa incondizionata. Gustavo, che pure avrebbe avuto la possibilità di distruggere a tutti gli effetti la repubblica di Novgorod, si accontenta delle terre finniche in Korela e delle due provincie baltiche di Ingermanland e Neva, tagliando la repubblica mercantile fuori dal baltico e conquistando la supremazia commerciale tanto agognata. Si accontenta, in realtà, poiché timoroso di una possibile rapida espansione del principe di Moscovia, già alla guida di un possente esercito e certo desideroso di annettersi le terre di Novgorod. E una cosa, questo è certo, Gustavo non avrebbe potuto consentire: la nascita di un'altra potenza così nelle vicinanze delle terre svedesi.

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    Ma ad attenderlo, al suo ritorno al palazzo Tre Kronor di Stoccolma, non erano buone notizie. Nel novembre del 1459, difatti, il dodicenne Karl, erede al trono, moriva, dopo aver sofferto a causa di un'infezione a seguito di una ferita contratta durante la sua prima battuta di caccia. Il Re lo venne a sapere solo nel gennaio dell'anno successivo, quando fu arrivato a corte. Intanto, Carlotta Jagellone non gli aveva ancora dato un altro erede, nonostante il lungo matrimonio. Presto, molto presto, avrebbe preso provvedimenti...

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    Per i curiosi, ecco le terre del Baltico nell'A.D. 1460!

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    Al prossimo aggiornamento: quali saranno le prossime mosse di Gustavo? E, soprattutto, riuscirà ad avere un nuovo erede?

     
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    1460-1463: Regno di Gustavo I Tre Rosor, Re di Svezia, Granduca di Finlandia, Conte d'Ostergotland
    La Seconda Guerra d'Indipendenza Svedese

    La morte del figlio, Karl, aveva suscitato nel Re la più terribile delle paure: egli era, ormai, trentasettenne, ed era privo di un erede. A chi sarebbe, dunque, passata la corona di Svezia nel momento della sua morte? Più d'ogni altra cosa, Gustavo temeva una possibile pretesa al trono svedese di una delle due potenze alleate -nominalmente, i Rurikovich di Moscovia e i Jagelloni di Polonia-Lituania-, cosa che rischiava, finché il dominio svedese sulla scandinavia e sul baltico non si fosse rafforzato a sufficienza, di porre il suo paese sotto una nuova dominazione straniera, stavolta ben più difficile da arginare e combattere. Fu per questo che, con il beneplacito dei Jagelloni di Polonia, egli ripudiò Carolina, evidentemente sterile, nonostante l'amasse teneramente.
    La Corona prima di tutto. Di questo, e solo di questo, era fermamente convinto. Decise di convolare a nozze con Anna Jagellona, la sorella di Carolina -che, nel frattempo, si era ritirata ad una vita in convento nella città di Varsavia, sotto la supervisione del Duca Piast di Mazovia-.

    Tuttavia, le nuove nozze divennero ben presto motivo di scandalo: il Pontefice borgognone, Alessandro VI, difatti, vedeva di cattivo occhio queste seconde nozze, non intendendo concedere l'annullamento del matrimonio, alcuni dicono imbeccato dai danesi, alleati borgognoni, cosa che contribuì ad acuire lo scontro tra la chiesa svedese, leale al sovrano più che al lontano Stato Pontificio, e quella romana. Con il beneplacito dell'arcivescovo Sven Magnusson di Uppsala, dunque, il re procedette al matrimonio, sfidando apertamente l'autorità papale, l'unione benedetta dagli alleati ortodossi di russia (il patriarca di Moscovia partecipò alla funzione assieme alla delegazione del principe di Moscovia) e, chiaramente, dai Jagelloni, che ancora una volta vedevano una loro rampolla prendere posto al fianco dell'alleato svedese.

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    Gustavo I di Svezia ed Anna Jagellona, principessa di Polonia


    Fin dall'ascesa al Palazzo Tre Kronor ed al trono di Svezia, obiettivo principe di Gustavo, in linea con la ribellione di Engelbrektsson, era stato la cacciata totale dei Dano-Norvegesi dalle terre appartenenti, de jure, alla Corona svedese. Certo, con la Guerra d'Indipendenza del '45 egli aveva ottenuto il mirabile risultato di cacciare dalla penisola i danesi, ma due territori "suoi" di diritto, lo Jamtland e l'isola di Gotland, rimanevano in mano, rispettivamente, alla nobiltà norvegese ed a quella di Danimarca. Tutto ciò non poteva essere consentito. Tuttavia, impegnare le forze dano-norvegesi (stavolta in una guerra "d'aggressione", cui peraltro gli alleati polacchi e russi di casa Tre Rosor non intendevano partecipare) sarebbe stato più complesso rispetto al conflitto precedente: stavolta, le due flotte norvegesi e svedesi si equivalevano, entrambe superiori alla flotta dell'alleato anseatico, cosa che rendeva il dominio sugli stretti del baltico ben meno scontato.

    A convincere il Re ad agire, tuttavia, furono due avvenimenti: anzitutto, la corona borgognona, dopo l'atto ostile di Papa Alessandro, non intendeva perpetuare l'atteggiamento di ostilità nei confronti di Gustavo, ragion per cui dichiarò totale disinteresse per eventuali guerre nel baltico. Secondariamente, la corona Danese, approfittando dell'entrata in guerra della Polonia con l'Ordine Teutonico, aveva deciso di intervenire nel sud del baltico anch'essa, forse nella convinzione di poter strappare condizioni di pace favorevoli e, probabilmente, la città di Danzica, che Cristoforo III intendeva conquistare per riprendere il dominio commerciale che la Svezia gli aveva strappato.


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    Fu così che, nell'ottobre del 1460, Gustavo dichiarò guerra alla corona danese, al fianco della quale non scesero che i nobili norvegesi, coadiuvato dalla lega Anseatica, con la quale i rapporti rimanevano più che ottimi. Cristoforo III commise immediatamente un errore: inviò, difatti, metà della flotta danese a combattere la più piccola flotta anseatica negli stretti, mentre l'altra metà rimaneva a guardia delle coste dell'ordine teutonico, nel mar baltico meridionale. Immediatamente, l'ammiraglio Gustavo Adolfo Hastfer della flotta svedese colse l'occasione: l'intera flotta fu inviata nel mar baltico del sud ove, assieme alla piccola flotta teutonica, distrusse letteralmente metà della flotta danese. Nel frattempo, un esercito svedese, composto di 17.000 uomini circa, cingeva d'assedio l'indifesa Copenhagen.

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    Da lì in poi, tutto fu più semplice: la flotta svedese mosse alla volta degli stretti, ove aiutò la flotta anseatica, in difficoltà, ad affondare ciò che rimaneva della un tempo imponente flotta danese, anche stavolta senza perdere alcuna nave. Fu proprio durante le operazioni militari, ad ogni modo, nel marzo del 1461, che al Re, durante un consiglio di guerra in Scania, pervenne una notizia da Copenhagen. Anna, la regina, aveva dato alla luce un erede. Maschio.
    Quasi a voler deridere il Re danese, Gustavo decise di chiamarlo Cristoforo.

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    Successivamente, nel maggio del 1461, si combatté una delle tre battaglie che, a conti fatti, sarebbero risultate decisive per la vittoria svedese: nel Varmland, un esercito composto da novemila svedesi -di cui cinquemila cavalieri-, guidato dal fedele Generale Adlercreutz, mise in rotta cinquemila norvegesi, aprendo alla presa della provincia di Jamtland, che sarebbe stata ultimata nel luglio del 1462.

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    Proprio in questo periodo, nel gennaio del 1462, Gustavo commissionò agli architetti reali la costruzione, di fianco allo storico Castello Tre Kronor, di un colossale Palazzo Reale secondo i canoni italiani dell'epoca, Palazzo che, anche a fortificare la tenuta della casata reale sulla nobiltà, sarebbe stato chiamato "Palazzo Tre Rosor". Sarebbe stato ultimato vent'anni dopo, un anno prima della fine del regno di Re Gustavo.


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    Compiuti gli assedi nelle provincie di Jamtland, Gotland e saccheggiata per la seconda volta in quindici anni la capitale danese di Copenhagen, la guerra, che ormai era già del tutto orientata a favore dell'alleanza Anseatico-Svedese vedrà, nelle sue battute finali, le due battaglie più sanguinose che si riveleranno, infine, decisive per la resa danese: si tratta delle battaglie di Lubecca, tra le forze della lega Anseatica guidate dal Generale Frode Holstein-Gottorp e quelle della corona danese, guidate da Konrad Von Duten, e della battaglia del Nordjylland, dove le forze svedesi, guidate dal solito Adlercreutz, schiacceranno ciò che resta dell'esercito di Cristiano III.

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    A seguito delle due cocenti sconfitte, peraltro succedutesi nel giro di un mese (5 dicembre 1462 a Lubecca, 24/1/1463 nel NordJylland) Cristiano III si rassegna: il 27 gennaio del 1463 viene firmata la pace di Copenhagen, con la quale la corona danese e quella norvegese cedevano le province di Gotland e Jamtland a Gustavo I di Svezia, impegnandosi al contempo a versare un contributo economico quale riparazione dei danni di guerra causati.

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    Ancora una volta, Cristiano III capitolava, mentre la casata Tre Rosor asseriva definitivamente la supremazia svedese nella Scandinavia e nel Mar Baltico, supremazia che, negli anni a venire, si sarebbe soltanto consolidata. Si concludeva, così, la Seconda Guerra d'Indipendenza Svedese, con la definitiva cacciata delle guarnigioni delle altre corone scandinave dalle terre appartenenti, de jure, al Regno di Svezia.

    Come procederà l'avanzata di Gustavo Tre Rosor nel baltico? Si accontenterà di aver ridotto la corona danese ad una delle meno prestigiose d'europa, condannandola alla rottura dell'unione personale con la Norvegia, dove i nobili locali ritengono sempre meno legittimo il regno del vecchio -ed inetto- Cristiano III di Baviera? Quali saranno i prossimi obiettivi di questo vulcanico sovrano?
    Al prossimo aggiornamento!​
     
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