AAR La Fortezza sul Volga

Discussione in 'The Operational Art of War' iniziata da Luigi Varriale, 20 Agosto 2024.

  1. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Alle prime luci del 30 ottobre la situazione era la seguente dopo gli ultimi selvaggi attacchi di annientamento portati dalla sesta armata ad i reparti separati ed accerchiati dei Russi.

    Quello che rimaneva della 62a armata (sulla sponda ovest circa 4500 uomini) era diviso in quattro tronconi:

    Le forze a nord dell’approdo Piazza rossa: il comando della 13a divisione della guardia del generale Rodimtsev, con sette battaglioni della guardia rimasti di tre divisioni diverse; 35a, 37a e 39a. Comando della 84a brigata carri rimasta con zero carri (tutti perduti negli ultimi disperati contrattacchi per giungere all’approdo da nord) e 260 uomini. Di questo complesso di forze faceva parte anche una compagnia di 30 soldati superstiti della 308a divisione.

    Il gruppo Stzione Centrale: con il comando d’armata di Kuidov ed elementi della 308a divisione di fanteria (una compagnia) e delle115a 124a e 42a brigate di fanteria.

    Il Gruppo esterno: costituito da tutti gli elementi sbandati ancora in afflusso da ovest; l’equivalente di due battaglioni appartenenti a vari reparti e senza più nessun collegamento organico e spesso senza armi oltre che senza munizioni.

    Infine il gruppo approdo Piazza Rossa, costituito da un battaglione della 45a divisione con aggregata una seconda compagnia della 308a ed il comando divisionale della 45a. La grande notizia del giorno era che tale battaglione non solo aveva riconquistato l’approdo con l’attacco notturno a sorpresa, ma l’aveva anche tenuto contro un contrattacco deciso di un reparto della 94a di fanteria appoggiato dai genieri d’assalto divisionali.

    Questa azione disperata presso l'approdo alle 0300 del 30 ottobre, si può affermare che fu l'azione chiave della battaglia di Stalingrado che permise ai Russi di sopravvivere.

    Nella notte tra il 29 ed il 30 dunque Kuidov ordinò a due nuovi battaglioni della 45a divisione di traghettare sull’approdo Piazza rossa, resistette alla tentazione di ordinare a parte di queste forze di rioccupare la Piazza Rossa, in quanto ciò avrebbe indebolito la minuscola nuova testa di ponte, ed ordinò infine alle forze della NKVD di aprirsi la strada combattendo verso le linee russe, se di tali linee si poteva ancora parlare.

    La parte più difficile sarebbe ovviamente stata quella di recuperare le forze dei vari gruppi e ristabilire i collegamenti tra loro per organizzare un’estrema difesa, cosa che Kuidov si accinse a fare, muovendo innanzi tutto il suo comando d’armata verso la Piazza Rossa con tutti i reparti ancora da lui dipendenti facendo lo slalom tra le unità Tedesche che erano oramai dappertutto nella zona di combattimento. Naturalmente tali movimenti furtivi furono favoriti dall’oscurità, ma sarebbero occorsi tempo, fortuna ed abilità per ricongiungersi con le forze russe che tenevano l’approdo.

    Al gruppo forze nord, Kuidov ordinò di attaccare lungo la sponda del Volga in direzione sud per aprirsi la strada verso l’approdo e ricongiungersi con gli approvvigionamenti d’armata. Non tutte le forze del gruppo nord furono in grado di eseguire questo ordine, ma solamente tre battaglioni di guardie ed il battaglione della 84a brigata carri, oramai appiedata, rinforzato dagli equipaggi superstiti dei KV-1 e dei T-60 distrutti.

    Nella foto qui sotto, la situazione alle prime luci dell'alba del 30 ottobre: Il momento peggiore di tutta la battaglia di Stalingrado per i Russi.
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  2. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    In questo attacco i Russi ebbero 150 tra morti e feriti ma si aprirono la strada con la forza della disperazione verso l’approdo, ricongiungendosi alla fine agli elementi della 45a divisione. Una situazione molto simile a quella in cui si troverà il corpo d’armata alpino italiano l’anno successivo nella zona di Nikolajewka, il quale dovette aprirsi la strada con combattimenti disperati contro le forze russe accerchianti, per uscire dalla sacca in cui le forze italiane erano venute a trovarsi.

    A questo punto i Russi occupavano una stretta fascia di territorio lungo la sponda del volga, molto vulnerabile agli attacchi tedeschi e lunga circa sette chilometri, ma avevano raggiunto con grandi sacrifici il loro obiettivo di ricongiungere le forze in un insieme teoricamente coerente. L’unico elemento che rimaneva isolato e escluso dai rifornimenti era purtroppo il comando dell’armata ed il suo gruppo stazione centrale che avrebbe ancora avuto il suo bel da fare per raggiungere le linee amiche nelle ore successive. Paradossalmente e per pura fortuna dei Russi, furono gli stessi Tedeschi che nel corso dei combattimenti del 30 ottobre commisero una serie di errori nel posizionamento delle loro forze e con un paio di maldestri attacchi portati al gruppo Stazione Centrale, permisero al comando di armata e ad un certo numero di forze russe di ricongiungersi infine con la 45a divisione presso l’approdo. Queste azioni mal coordinate da parte dei Tedeschi permisero una fortunosa salvezza del comando d’armata, il che fu un fatto fondamentale nel prosieguo della battaglia, nel senso che evitò la distruzione del comando d’armata e la probabile morte o cattura del generale Kuidov. Certamente i Russi ebbero perdite terribili per raggiungere il loro obiettivo, ma intorno a mezzogiorno del 30, il comando di Kuidov si installava proprio presso l’approdo e raggiunse una relativa sicurezza tra truppe della 45a divisione di fanteria che lo presidiava.

    Nel pomeriggio arrivarono anche una serie di ulteriori buone notizie per la 62a armata, il che segnò una fondamentale inversione di tendenza rispetto agli ultimi giorni: in primo luogo la STAVKA aveva distaccato presso l’armata una nuova dotazione di artiglieria composta da quattro reggimenti a pieno organico con un totale di 96 cannoni da 122 e 48 da 152 che stavano accorrendo lungo tutta la sponda est del Volga. Questa fu una svolta decisiva nelle operazioni degli ultimi giorni della battaglia di Stalingrado. Kuidov avrebbe dovuto solamente spostare questi reggimenti, con il favore delle ore notturne, nelle migliori posizioni possibili per appoggiare gli sforzi dell’armata nel difendere l’approdo e la fascia della sponda ovest ancora in possesso dell’armata. In secondo luogo, erano in marcia per l’approdo Krasnya Sloboda ben 4 nuovi reggimenti di fanteria appartenenti alla 45a ed alla 285a divisione di fanteria. Se si fosse riusciti a traghettare queste forze prima di nuovi eventi catastrofici le possibilità di resistenza della 62 armata sarebbero di molto aumentate.

    Nella notte tra il 30 ed il 31 ottobre, i Tedeschi parvero prendersi una pausa di respiro o forse di riflessione. Si limitarono ad attaccare l’estremo sud della testa di ponte, dove sbatterono la testa contro la compagnia di sicurezza del comando della 45a divisione di fanteria, e contro un battaglione della 138a brigata di fanteria che si era asserragliato in un condominio ad est della stazione centrale. In questi attacchi i Tedeschi ebbero circa un centinaio di perdite ma non fecero un passo avanti. Non vi era dubbio che sulla testa di ponte i Russi sarebbero morti tutti ma non avrebbero ceduto di un passo, usando tutti i rinforzi disponibili. Si era alla svolta decisiva della battaglia. Dalla parte delle notizie negative invece vi fu quella della la morte del maggiore Bornikov, comandante della 84a brigata carri, ucciso da un attacco aereo sul suo posto comando. Peraltro la brigata era ridotta a quel punto della battaglia a 170 uomini, 4 fucili anticarro, due mitragliatrici medie un mortaio da 82mm e zero carri armati, con le armi pesanti trasportate sull’ultimo camion rimasto.

    La situzione della 62a armata al 31 ottobre 1942, miracolosamente si stabilizza in una sottile testa di ponte, quando pareva invece qualche ora prima che l'armata fosse destinata alla distruzione. Una serie di attacchi errati da parte dell'AI hanno permesso il ricongiungimento delle forze. E'la prima grossa cappella che l'AI commette in questo scenario.
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  3. Luigi Varriale

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    Arrivata la notte e constatato di avere ancora un’armata da comandare per quanto ridotta ai minimi termini, il generale Kuidov, cominciò a farsi i conti di come poteva allargare la testa di ponte per aprire il mese di novembre con una nota positiva. Al momento le forze tedesche davanti alle sue truppe parevano leggermente rarefatte, ma non era dato di sapere se perché esauste o perché stavano preparando qualcosa. Alla fine si appurò che la prima ipotesi era esatta.

    Intorno alle 0300 del 31 ottobre il servizio traghetti dell’armata sbarcò all’approdo Piazza Rossa tre T-34 guidati da operai civili. Si trattava di mezzi danneggiati che erano stati portati sulla sponda est dopo la perdita della fabbrica dei trattori per essere riparati in officine improvvisate al di là del Volga. Ora approfittando del buio, questo plotone carri tornava a combattere sulla sponda ovest, utilizzando come equipaggi quegli stessi meccanici che li avevano riparati. Adesso il compito principale del generale Kuidov era quello di mettere un po' d’ordine tra le sue truppe nella testa di ponte, riorganizzare i reparti ed eventualmente pianificare qualche operazione controffensiva, sempre che i Tedeschi avessero continuato a rimanere passivi per un po’. Non era sicuro esattamente di quando la controffensiva generale sarebbe cominciata, ma le voci tra i posti di comando elevati parlavano di una data tra il 15 e il 20 novembre.

    Il primo problema davanti al quale il generale si trovò era che l’approdo era troppo congestionato di truppe. Un attacco deciso della Luftwaffe avrebbe provocato un'ecatombe ed occorreva quindi spostare qualche reparto. Nel contempo non sarebbe stato male organizzare qualche attacco per allargare la testa di ponte allo stesso tempo. Sull’approdo erano presenti il comando della vecchia 42a brigata di fanteria, il comando d’armata, il succitato plotone di T-34, due battaglioni della 45a divisione di fanteria e tre compagnie sparse di fanteria appartenenti a reparti diversi. Lungo la sponda del Volga in direzione nord, c’erano due battaglioni di guardie ed i superstiti della 84a brigata carri oramai appiedata. Ancora a nord c’era il comando di Rodimtsev, uno dei pochi comandanti insiema a Kuidov, che era sopravvissuto alla carneficina della battaglia di Stalingrado, ed un secondo battaglione della guardia. Con un ordine temerario, Kuidov comandò a queste forze di contrattaccare i due battaglioni di fanteria nemica ed il battaglione di pionieri che si frapponevano tra la testa di ponte e la Piazza Rossa.

    Non tutte le forze russe furono in grado di eseguire l’ordine. Il plotone carri ad esempio era ancora impegnato a rifornirsi di munizioni e ne avrebbe avuto sino all’alba. Comunque i Russi attaccarono col pieno appoggio di due reggimenti di artiglieria, subirono forti perdite ma ne inflissero altrettante al nemico. Il battaglione pionieri fu distrutto e la fanteria tedesca respinta verso ovest di più di un chilometro. Con questa manovra i Russi crearono una spalla destra sul fianco della compagnia corazzata tedesca che occupava la Piazza Rossa e posero le basi per la sua riconquista, se l’inevitabile contrattacco tedesco non avesse avuto successo. A tale scopo su tale fianco schierarono non solo il battaglione della guardia che era avanzato dopo l’attacco ma anche il battaglione della 84a brigata carri appiedata ed un secondo battaglione della guardia per buona misura.
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  4. Luigi Varriale

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    Durante la giornata del 1 novembre cominciarono a manifestarsi le prime difficoltà di attraversamento del Volga in quando il fiume cominciava, con anticipo rispetto al solito, a veder apparire sulla sua superficie lastre di giaccio che rendevano pericolosa la navigazione. Il comando della 6a armata decise di dare la priorità allo spostamento lungo la sponda est (via traghetto) di un paio di reggimenti di artiglieria, per meglio posizionarli in appoggio dell’approdo Piazza Rossa, dove l’armata stava offrendo la sua estrema resistenza. Kuidov ritenne che questa mossa fosse più importante del trasferimento di nuova fanteria sulla sponda ovest per ottemperare al suo giuramento di tenere la città a costo della sua vita e finanche della distruzione completa della sua armata.
    Sorprendentemente, nella giornata del 31 e nella notte dell’1, i Tedeschi cooperarono mansueti, mantenendo il fronte inusualmente tranquillo e limitandosi all’azione delle pattuglie e dei cecchini, accompagnate dall’occasionale tiro di mortai. Le cose erano due: o anche le forze della 6a armata cominciavano ad essere oltremodo provate dalla battaglia o i Tedeschi volevano aspettare il giorno per poter utilizzare in pieno l’aviazione in appoggio ai loro attacchi. Fatto sta che Kuidov ne approfittò senz’altro per rafforzare le posizioni recentemente acquisite.

    E fu durante le ore diurne infatti che i Tedeschi contrattaccarono pesantemente la testa di ponte, in un ultimo poderoso e disperato assalto, dopo i soliti selvaggi bombardamenti aerei che oramai sconvolgevano le macerie della città già sconvolte ma che ciò nondimeno continuavano a provocare dolorose perdite tra i difensori. Specialmente i bombardieri in picchiata continuavano a concentrare i loro attacchi contro i comandi russi e c’era dunque a quel punto estrema preoccupazione per il generale Kuidov ed il uso comando d’armata la cui posizione ristretta allo spazio esiguo della testa di ponte era certamente nota al nemico.

    I contrattacchi dei Tedeschi si concentrarono dunque in due punti specifici: il terreno conquistato dai Russi il giorno prima e gli edifici più meridionali della raffineria di petrolio, in qualche modo ancora in mano al II battaglione 118°reggimento della guardia appartenente alla 37a divisione, che ancora combatteva nella porzione nord della testa di ponte, spalleggiato da un battaglione della NKVD e da una compagnia della 308a divisione di fanteria. Per tre volte un battaglione del 191°reggimento tedesco con l’appoggio di forze blindate della 24a panzer tentarono di sloggiare le guardie, e per tre volte fu sonoramente sconfitto e respinto. Al terzo attacco, il battaglione di fanteria tedesco, al limite delle sue forze e della sua resistenza, si sfasciava addirittura ed il suo comandante veniva ucciso in azione. Per ben due volte si arrivò al corpo a corpo con bombe a mano, vanghe da trincea e calci di fucili. Secondo la testimonianza di una guardia russa, il sergente Valerii Smitov, al terzo attacco i Tedeschi erano completamente ubriachi o drogati e ancor più completamente completamente incuranti delle perdite, infatti riferì il soldato russo, furono completamente distrutti. Questo combattimento segnò il culmine della battaglia do Salingrado: la feroce battaglia per i serbatoi che diventerà il simbolo dell'inversione di tendenza; "il turning point del turning point."

    Sul versante meridionale della testa di ponte invece per i Tedeschi andò leggermente meglio: recuperarono il terreno perduto il giorno prima, ma non un metro di più. L’attacco portato da un reggimento della 94a divisione di fanteria appoggiati da una dozzina di carri armati, in un primo tempo si infranse contro i due battaglioni della guardia che difendevano la posizione. Quando la situazione si fece insostenibile, intervenne la riserva, costituita dalla 84a brigata carri appiedata, che in un primo tempo sembrò arrestare definitivamente l’attacco tedesco. Alla fine però fu proprio il cedimento di quest’ultimo reparto che all’improvviso causò il ripiegamento dell’intero complesso difensivo russo, che comunque di fronte alla perdita di 10 uomini ed un cannone da 45, distrusse tre carri armati ed causò ai Tedeschi 50 perdite umane.

    Peraltro i Russi, ricevuti cospicui rinforzi dalla sponda est, sotto forma di un battaglione della 308a divisone di fanteria uno della 45a ed una brigata separata di fanteria, contrattaccarono immediatamente la compagnia corazzata tedesca che era avanzata con l’appoggio di tutta l’artiglieria d’armata disponibile sulla sponda opposta, oramai tutta concentrata sulla testa di ponte. I Tedeschi furono quindi di nuovo respinti e la compagnia corazzata ritirata nelle vicinanze dell’approdo centrale, segno tangibile che anche questa era risotta in uno stato da non poter continuare a combattere. I Russi dimostrarono con nella giornata del primo novembre e nella notte successiva, che i proclami di vittoria dei Tedeschi erano stati ed erano ancora prematuri.

    La testa di ponte dopo questa serie di caparbi attacchi e contrattacchi era lunga sei chilometri e nei punti con più densità di forze russe ed aveva una profondità di circa due chilometri.

    La palla ritornava dunque ai Tedeschi, che per la verità sembravano anche loro oramai alla canna del gas, per lo meno nelle valutazioni del comando d’armata e di quello di fronte. L’ipotesi di Kuidov era che nel ridurre la 62a armata nella ristretta testa di ponte in cui si trovava, Paulus avesse speso tutto quello che gli rimaneva e che adesso stesse prendendosi una pausa per far affluire nuovi reparti per completare l’opera. Tale ipotesi poteva anche essere sbagliata, ma rimaneva comunque da vedere chi fosse riuscito prima a mettere a segno l’offensiva decisiva. Alla fine l’offensiva decisiva la sferrarono i Russi, non già a Stalingrado ma a nord e a sud della città.
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  5. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    2 novembre 3 novembre 1942

    Con la luce del sole ed una leggera pioggia sulla testa di ponte, i Russi rinforzarono ancora l’approdo con tre nuovi battaglioni di fanteria della 285a divisione. Questo temporaneamente creò un enorme ingorgo presso l’approdo stesso, ma date le circostanze era un rischio che Kuidov doveva correre. Gli attacchi aerei non tardarono e le perdite furono come sempre gravi e dolorose, ma gli attacchi alla testa di ponte nella giornata del primo furono tutti contenuti con perdite non meno gravi da parte dei Tedeschi. Essi si concentrarono all’estremità nord ed a quella sud della testa di ponte. A nord con un reggimento della 94a di fanteria, mentre a sud con un secondo reggimento della stessa divisione. Sull’attacco a nord, intervenne la riserva tattica costituita da un battaglione della 45a divisione di fanteria, mentre a sud riserve tattiche non si era fatto in tempo a predisporle, ma un secondo battaglione della 45a, coadiuvato da una compagnia della 308a divisione di fanteria respinsero comunque ognuno dei quattro caparbi successivi attacchi che i Tedeschi lanciarono durante la giornata.

    Al primo attacco sembrò che la difesa russa dovesse cedere di schianto quando il I/100°reggimento della guardia fu distrutto sul posto, lasciando solo un battaglione russo a difesa. Ma tramite una difesa fanatica e sempre più risoluta man mano che l’intensità degli attacchi aumentava, il II/10°reggimento di fanteria della 45a divisione riuscì alla fine ad annientare uno dei tre battaglioni tedeschi attaccanti, arrestando definitivamente l’attacco. Come detto, i Tedeschi inferociti ritentarono l’attacco per ben tre volte con l’appoggio aggiunto di una compagnia carri della 29a divisione motorizzata e di un battaglione di cannoni anticarro, ma finirono solo col subire perdite rilevanti anche in carri armati (tre mezzi) senza avanzare neppure di un metro. I Russi, asserragliati nei solidi edifici portuali a sud dell’approdo si distinsero per caparbietà e volontà di resistenza. Dal diario di un soldato della 94a divisione traspare chiaramente questo aspetto:

    Novembre 2 1942

    ...Quando sembrava che oramai la città l’avessimo conquistata, improvvisamente i Russi hanno trovato nuova forza morale e materiale. Non so dove abbiano preso l’una e l’altra ma fatto sta che combattono come diavoli, resistono in ogni edificio, in ogni stanza, in ogni anfratto, vomitando fuoco dai punti più inaspettati e continuando a combattere come disperati anche quando isolati dal resto delle loro forze ed apparentemente senza alcuna speranza. Oggi il battaglione non ha fatto nessun progresso. La compagnia panzer d’appoggio ha perso tre carri ad opera dei cannoni nemici e dei fucili pesanti che appaiono, scompaiono e sparano da ogni buco…

    Approfittando della momentanea confusione nel campo tedesco, Kuidov ordinò una massiccia controffensiva per riconquistare la Piazza Rossa, non solo punto strategico del centro cittadino ma anche obiettivo simbolico di importanza politica e morale. L’attacco venne condotto dall’equivalente di una divisione di fanteria, ed a massa; con l’appoggio di tutta l’artiglieria d’armata e del plotone di 2 T-34 disponibili, che dopo questo attacco fu ridotto di nuovo ai minimi termini: un carro. L’attacco riuscì ed i Tedeschi furono respinti con pesanti perdite nel tentativo di resistere al furioso contrattacco russo portato da tre lati. Essi ebbero 20 morti, 80 feriti e persero molto materiale, tra cui due semicingolati, tre cannoni da 75, e due da 50. I Russi ebbero perdite anche maggiori, nell’ordine dei 170 uomini tra morti e feriti e, dome detto, un carro armato T-34.

    La battaglia continuò sulla falsa riga di quanto descritto sopra e con poca o nessuna intenzione da parte dei Russi di arrendersi. I Tedeschi dal canto loro erano esausti, e la cosa divenne improvvisamente quanto drammaticamente visibile in quei primi giorni del nuovo mese. Gli ultimi attacchi e contrattacchi vigorosi si ebbero il due ed il tre novembre e sono riportati nella carta qui sotto. Queste furono le ultime azioni offensive rilevanti della battaglia di Stalingrado portate dai Tedeschi. Dopo il 3 novembre nell’una nell’altra parte ebbero più la forza di condurre grandi attacchi a livello reggimento o superiore, fino alla controffensiva generale russa.

    Tale controffensiva russa d’inverno colse le due parti nel corso di una pausa indispensabile almeno per ricostituire una minima forza d’urto per riprendere le operazioni; operazioni che in realtà non ripresero mai all’interno della città vera e propria, se non quando la 62a armata, alla fine del mese, ben rifornita e rinforzata si lanciò in un attacco di annientamento di quanto rimaneva di una 6a armata che nel frattempo si era trovata circondata, affamata ed incapace do ogni ulteriore azione offensiva. Questo decretò come è noto nel febbraio del 1943 la sua distruzione.

    I Tedeschi non riuscirono mai a conquistare la testa di ponte di 12 chilometri quadrati che i Russi mantennero, al netto di una serie di attacchi e contrattacchi di assestamento, disturbi di artiglieria e mortai ed attività di cecchini, sino alla metà del mese quando la STAVKA scatenò la sua attesa controffensiva invernale. Kuidov riuscì così alla fine a mantenere il suo giuramento che da vivo non avrebbe mai abbandonato la sponda ovest del Volga e mai la abbandonò, nemmeno per un minuto, per tutta la durata della battaglia di Stalingrado. Dovette ripensare a questo giuramento quando nel maggio del 1945, la sua 8a Armata della Guardia issò la bandiera Russa sul Reichstag a Berlino.

    Ultime rilevanti azioni sulla testa di ponte prima della grande controffensiva invernale
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    Epilogo

    La ricostruzione della battaglia di Stalingrado nello scenario “Stalingrad Turning Point 1942” per TOAW 4.1 ha passato a pieni voti l’esame del realismo e dell’immersione del giocatore, e spero anche di quella dei lettori, nella particolare atmosfera di quell’autunno 1942 sul fronte di Stalingrado. Tutto è riprodotto fedelmente nello scenario molto ben ideato e l’AI tedesca collabora di buona lena a ricreare tale l’atmosfera: dai i combattimenti baldanzosi dei primi di settembre durante l’avvicinamento alla città, ai primi segni che i Russi non erano più gli stessi “scarsi” dell’anno precedente non appena giunti ai sobborghi di Stalingrado. Infine la resistenza sempre più accanita, sempre più fanatica e sempre più costosa in termini di perdite per entrambe le parti, sino ad arrivare al limite del sacrificio sul posto di intere divisioni russe sul campo di battaglia; divisioni che alle volte si liquefacevano nello spazio di pochi giorni.

    Lo scenario riproduce appunto fedelmente il terrificante rateo di perdite a cui entrambi i contendenti furono sottoposti quando decisero di impegnarsi tenacemente in sostanziosi scontri all’interno dello sterminato e desolato abitato di Stalingrado. I Tedeschi cominciarono dunque sin dall’inizio di ottobre a rendersi conto che la città poteva diventare la loro tomba e “la meta finale prima dell’inferno”, come scrisse un comandante di plotone tedesco nel suo diario di guerra.

    Anche in questa ricostruzione come nella realtà, l’intera 6a armata venne a poco a poco risucchiata e poi triturata dai combattimenti spietati per le strade e per il possesso di singoli edifici strategici. Negli ultimi 10 turni l’AI tedesca si è rassegnata, come la vera sesta armata - e ciò è stato davvero impressionante a vedersi - ad attacchi puramente locali che inevitabilmente avevano perso la potenza e l’impeto dei giorni migliori. Questo lo si è cominciato a vedere già dagli ultimi due giorni ottobre quando i Tedeschi lasciarono forze risibili a presidiare le ampie aree di Stalingrado conquistata ed a concentrarono tutto quello che rimaneva loro per gli attacchi all’ultimo baluardo rimasto ai Russi nella nostra ricostruzione: “La Testa di Ponte”, ma ahimé, non rimaneva molto. Tali ultimi attacchi, il 28, il 29 30 e 31 ottobre, furono davvero devastatori, e se misero da una parte alla prova le capacità finali di resistenza russa, rappresentarono anche il canto del cigno della 6a armata di Paulus. Passato quel picco, anche se i Russi non lo sapevano ancora, la marea cominciò a rifluire.

    Rispetto alla campagna reale le forze tedesche in questa ricostruzione hanno profuso sicuramente uno sforzo maggiore, perché nei wargames lo sforzo è sempre in qualche modo maggiore, e si sono dunque esaurite con una settimana d’anticipo rispetto alle loro controparti reali. D’altra parte, grazie ad un impeto offensivo più prorompente delle fasi medie e medio finali della battaglia, l’AI tedesca è arrivata a conquistare la zona delle fabbriche in maniera completa, cosa che nella realtà i Tedeschi non riuscirono mai a fare. Portate a termine queste operazioni, l’AI tedesca ha giustamente cominciato a riversare tutte le forze rimaste da nord a sud, sul Kurgan, e sui quartieri centrali dove i miei Russi digitali, a differenza di quelli reali, erano riusciti fino a quel momento a mantenere sempre un “piede nella porta”.

    I Russi senza dubbio hanno passato molti momenti bui in tutte le fasi della battaglia come storicamente accadda, ma in particolar modo, il 28 ed il 29 ottobre sono stati i due giorni più terribili, quando davvero Kuidov pensò che fosse tutto finito. La testa di ponte si trovava ad un passo dalla completa distruzione, con la 62a armata ridotta in quattro tronconi separati e prossima oramai alla totale distruzione, destino incontro al quale Kuidov era disposto ad andare piuttosto che evacuare i superstiti ed il suo comando sulla sponda est. In quel momento sarebbe bastato un nunnulla a gettare nel Volga i resti disorganizzati della 62a armata e a terminare la battaglia a favore dei Tedeschi.

    Solo con un ulteriore e supremo sforzo di volontà di tutti i reparti superstiti e del comando d’armata stesso, con il supporto di un provvidenziale e quantomai tempestivo arrivo di rinforzi della 45a divisione e di qualche errore tattico dei Tedeschi, la 62a armata riuscirà nei due giorni successivi a ricostituire prima un embrione di testa di ponte di meno di un chilometro di profondità, collegando tutti i reparti che erano rimasti isolati e facendolo talvolta con attacchi suicidi per aprirsi la strada, e poi ad allargare progressivamente tale testa di ponte sino a renderla quella enclave di cui l’armata mantenne il possesso sino alla fine, dimostrando vieppiù se ce n’era la necessità di quale spirito di sacrificio, di quale adattamento a situazioni estreme e di quale attaccamento alla consegna sia capace il soldato russo se ben motivato da una giusta causa.

    Infine c’è da rilevare che in questa ricostruzione ho cercato il più possibile di riprodurre le tattiche che i Russi reali applicarono nella battaglia di Stalingrado, nei limiti delle possibilità di TOAW, e devo dire che alla fine questa condotta ha anche pagato, al netto dei colpi di fortuna finali che hanno consentito ai Russi di mantenere una presenza in città sino alla controffensiva finale, non permettendo nemmeno ad un singolo battaglione di quello che rimaneva della 6a armata di allontanarsi dalla trappola che la STAVKA in fin dei conti aveva confezionato ai Tedeschi tramite questa battaglia urbana.

    La 62a armata ha concluso lo scenario (18 novembre 1942) con un totale di 13456 uomini, vale a dire la forza di una divisione. Non è incluso in questo scenario quello che seguì nel novembre 1942: il rafforzamento dell’armata e la sua ricostituzione; soprattutto durante e dopo la controffensiva che la porterà a dare un contributo decisivo alla distruzione della 6a armata tedesca circondata all’interno di Stalingrado e nelle zone circostanti.

    Non mi resta infine che ringraziare tutti i lettori che hanno seguito sino all’epilogo la ricostruzione di questa epica e storica battaglia che possiamo dire si è conclusa in maniera non dissimile da quella reale, anche se l’ultimo baluardo di resistenza russa è stato concentrato in una differente area di Stalingrado rispetto alle vicende storiche.



     
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  6. Prostetnico

    Prostetnico

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    Complimenti, bella partita ed è sempre un piacere leggere i tuoi AAR.

    L'IA ha fatto sicuramente un buon lavoro finché ha potuto: dopo aver conquistato l'ultimo approdo la partita si poteva dire chiusa, ma non l'ha difeso; è il guaio delle "IA" di quasi tutti i giochi, non distinguono chiarmente il valore strategico di un determinato momento e procedono lettaralmente "secondo programma"... Non è detto però che un umano non avrebbe commesso lo stesso errore ;)

    L'umano forse si poteva risparmiare qualche iniziativa un po' troppo ottimistica ecco :whistle::D

    L'aviazione: bisonga vedere il meteo; storicamente già da inizio ottobre le incursioni cominciarono ad essere meno efficaci o impossibili per le condizioni meteo sfavorevoli, poi andò sempre peggio.

    Grazie!
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  7. Daniel Morrison

    Daniel Morrison

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    Gran bel AAR, come al solito non deludi mai. Spero di vederne un altro molto presto!
     
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  8. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Caro Prostetnico,
    grazie a te per il tuo commento.
    Devo dire che l'AI ha mantenuto le difese di tutti i punti di approdo, dopo averli conquistati con un numero adeguato di forze. L'approdo Piazza Rossa l'ha abbandonato temporaneamenete chssà per quale ragione. Si è trattato di un errore tattico più che strategico, perché l'aveva appena conquistati il turno prima, e poi l'AI ha continuato nella foga l'attacco verso nord per distruggere definitivamnte la testa di ponte, che a quel punto era frammetata e divisa in quattro tronconi.
    Tutti gli altri approdi conquistati dai Teseschi sembravano invece contenenti una guarnigione tedesca.
    Ci vediamo alla prossima avventura.
     
  9. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Caro Daniel Morrison,
    grazie anche a te per il tuo commento. Mi sono divertito parecchio con l'epica battaglia di Stalingrado, probabilmente una delle più importanti battaglie combattute nella storia. C'è parecchio dibattito tra gli storici a proposito dell'importanza del ruolo che la Russia ebbe nella II guerra mondiale. Alcuni eminenti storici sono stati dell'idea che tale ruolo sia stato sopravvalutato e che non sia stata messa in evidenza abbastanza l'importanza del sostegno alla Russia da parte dell'occidente; sostegno senza il quale la Russia non ce l'avrebbe fatta a resistere. Da parte mia ho sempre trovato affascinante il fronte est e ho sempre voluto provare a ricostruire lo scontro titanico che si svolse colà tra il 41 ed il 45. Unico problema in proposito è che tutte le simulazioni che prendono questo fronte in seria considerazione, sono inevitabilmente interminabili e complesse (tipo il colosso War in the East). Qualunque titolo che tenti di riassumere la campagna in qualcosa di malleabile (No Retreat, per esempio, o anche gli scenari di strategici tipo World in Flames), finiscono per ridurre la campagna a tal punto che perdo l'interesse nel provare a giocarla.
    In quanto al prossimo AAR, ne ho uno in gestazione su un'altra campagna che secondo me ha avuto un ruolo storico rilevante: la guerra del 73 tra Arabi ed Israeliani, un altro pallino dei miei studi militari e decisamente più fattibile della campagna sul fronte est nella II guerra mondiale. Vedremo.
    Nel frattempo grazie a te e a tutti i lettori per aver seguito il titanico scontro nella fortezza sul Volga.
     
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    Ultima modifica: 3 Novembre 2024 alle 05:36

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