Non ho purtroppo da mostrare immagini, farò un resoconto discorsivo degli eventi, ho usato AHD 2.1, il Piemonte, difficoltà normale. (1836-1870) Si inizia nel 1836, il regno sabaudo ha il controllo di Piemonte, Liguria (compresa Nizza), Savoia e Sardegna, territorio modesto i cui punti di forza sono una certe densità di popolazione e ricchezza in Piemonte-Liguria e le miniere di carbone in Savoia. In capo a pochi anni la Sardegna, già fornitrice di zolfo, inizierà a fornire di oro la banca centrale aumentando considerevolmente la produzione monetaria senza alimentare spirali inflattivi. Il governo, piuttosto isolato all'inizio e compresso da due grandi potenze, non ostili, ma decise a non consentire espansioni in Italia, dedica le sue cure all'economia, e allo stabilire relazione amichevoli almeno con la Francia, tutti gli stati italiani e la Prussia. Nel frattempo, chiuso in un ostinato isolazionismo economicista, vengono decurtate le spese militari, le spese le forniture ai magazzini nazionali, e nel contempo vengono aumentate le spese per l'amministrazione e la scuola al massimo, vengono anche aumentate la imposte alle fasce più deboli della popolazione, diminuite ai capitalisti e aumentati al 49% i diritti di dogana. Questi misure drastiche e poco "etiche", sono però essenziali al governo per innescare un processo virtuoso di espansione industriale, che si incaricherà il governo stesso di finanziare grazie alle risorse ottenute. In breve vengono aperti un cementificio, una vetreria e una fabbrica tessile, industrie di base per ulteriori industrie, e viene stimolata la formazione di operai. Per motivi di sicurezza nazionale le industrie vengono sparpagliate nelle province in modo anche da ottenere uno sviluppo più armonico, grazie alle riforme intraprese i capitalisti aprono sorprentemente presto una prima fabbrica strategica di esplosivi in sardegna. Nel frattempo gli anni passano e il denaro per fortuna non manca, pur tra alti e bassi dell'economia, l'unico vero flop è stato l'arsenale di clipper, costato una fortuna e costantemente in forte perdita, tanto da costringere il governo a rassegnarsi alla chiusura almeno momentanea. Grazie al grande sviluppo cultura, alla pace, alla cura dedicata all'economia, il regno acquisisce un grande prestigio internazionale, che, sebbene militarmente irrilevante, lo pone tra le maggiori potenze mondiali. Questo grande prestigio le consente di iniziare una più incisiva politica di guida per gli stati italiani, molti dei quali, tra i mugugni dell'austria, vengono a staccarsi da quest'ultima per unirsi al mercato comune e globale italico guidato al Piemonte. Un grande successo economico e diplomatico lo si ottenne con lo stabilimento della propria influenza nel grande regno delle due sicilie, ricco e popoloso. Tuttavia forti tensioni si generarono a Modena. L'austria non voleva perdere questo ricco ducato padano, tra l'altro l'unico in Italia ad avere una preziosa miniera di ferro, indispensabile per l'economia italiana guidata dal piemonte. A queste difficoltà di penetrazione diplomatica il governo piemontese rispose con la penetrazione economica, impiantando a proprie spese in situ una grande acciaieria che non poteva prima di ferro costruire sul proprio territorio, senza prima avere il controllo delle miniere modenesi. E' chiaro che il forte esborso fu motivato con l'ipocrita riserva mentale che, prima o poi, tutto il territorio e di conseguenza la fabbrica stessa sarebbe ricaduta nella sovranità italiana. Il piano ha successo, perché poco dopo l'austria cede, ormai manca solo il papato a confermare l'unità diplomatica della nuova Italia, papato che peraltro è in ottimi rapporto con Torino e pure alleato. Tuttavia, nel mentre si concludevano questi maneggi un avventuriero, tale Giuseppe Garibaldi, aveva deciso di concludere manu militari l'unificazione d'Italia, portata avanti con estrema prudenza dal governo piemontese. Accadde infatti che un gruppo di uomini risoluti, detti camice rosse dalla foggia del loro abito, travolgesse il governo toscano e di lì la rivolta in tutta la penisola. Il governo fu inizialmente allarmato, seppur contento dell'iniziativa, poiché da una parte le forze piemontesi erano debolissime (tutto era stato dedicato a cultura ed economia), dall'altro, l'austria era e restava comunque troppo forte, e per di più era alleata con tutte la maggiori potenze! Tuttavia, quando Garibaldi si presentò al re offrendogli la corona d'Italia, egli sentì di non potersi sottrarre, tanto più che il progresso delle istituzioni politiche e civili non gli consentiva scelte autonome impopolari. E così fu che l'Italia nel 1858 era fatta. Certo, mancava ancora una parte importante come la Lombardia, il Veneto, per non dire del Trentino, l'Istria e qualcuno vagheggiava pure la Dalmazia. Ma si erano conservate Savoia e Nizza, che si sapeva fossero nelle mire francesi. Il nuovo regno però era totalmente disorganizzato, soprattutto dal punto di vista militare, ma anche economico. C'erano meno di 40 mila soldati in tutto il Regno, sufficienti per il piccolo piemonte, ma un'inizia di fronte all'enormità del nuovo territorio. D'altro canto, le forti nuove risorse finanziarie consentivano finalmente arruolamenti decenti. La precoce unità condotta militarmente aveva in molti, anche in piemonte, fatto balenare la prospettiva di togliere con la forza all'austria le regioni restanti. Il governo però era cauto. La francia non smetteva di sostenere l'austria, la quale era alleata, sia pure formalmente con l'inghilterra e parecchie altre nazioni. Ma un caso fortunato rimescolò le carte, ossia la guerra franco-prussiana per l'alsazia lorena. Improvvisamente la monarchia danubiana si rese conto che il suo castello di carte diplomatico in cui era alleata con tutti pur di mantenere il suo regno del terrore in Italia non poteva sopravvivere alle tensioni europee. Essa preferiì non scegliere, non combattendo affatto, ma ormai le sue alleanze erano distrutte, gli rimaneva la sola francia, mentre inghilterra, russia e ottomani si sfilavano, aiutando la piccola prussia ad ottenere la regione richiesta. La francia ne uscì scossa, ma non doma, e anzi animata dai più cupi propositi di rivincita. La spagna era già stata privata della catalogna, ma costretta poi ad allearsi di nuovo. La nuova Italia si inserì in questo processo. Non le riuscì di allearsi con l'inghilterra, ma la Conf. Del nord stessa richiese la sua alleanza, e con un capolavoro diplomatico convinse la Russia. L'esercito era stato portato a una 50ina di reggimenti, ancora pochi, ma la proposta di alleanza dell'impero ottomano, ruppe ogni indugio. L'austria era accerchiata, anche serbia e montenegro, per quel poco che valevano, erano alleati dell'Italia. Il 17 marzo 1861 venne consegnata, sia pur con qualche titubanza, la dichiarazione di guerra, e venne richiesto agli alleati di sostenere questa crociata per il principio di nazionalità. Tutti, che avevano un conto da regolare si mossero, ma ovviamente anche francia, baviera e spagna dall'altra parte. Sulla carta il confronto era perfettamente equilibrato con circa 450 punto militari per parte. Gli schieramenti erano grosso modo questi: Italia, Conf. del Nord, Russia, Imp. Ott., Baden, Serbia, Montenegro Vs Francia, Austria, Spagna, Baviera, Wuttenburg. Le operazioni si rivelano subito catastrofiche in Italia, stretta in un angusto confine dalle due potenze maggiori, tutti mobilitano praticamente subito, in Italia a parte i reggimenti professionisti si riescono a trarre dal popolo solo 31 reggimenti. Nonostante l'Italia si mantenga sulla difensiva i francesi irrompono in massa, e dopo alcune brevi battaglie gli italiani sono costretti ad evacuare quasi tutto il piemonte, tranne Aosta, Alessandria e Savona, mentre Savoia, Nizza, Torino, Novara (con un contingente austriaco) vengono occupate e lo saranno fino agli ultimi giorni di guerra. La guerra durerà fino all'estate del 1862 circa. Gli austriaci che hanno a nord e ad est ben altre gatte da pelare, si limitano a pochi raid sul pò, rapidamente respinti, ma in piemonte la situazione è drammatica, anche la capitale Torino viene occupata. Si stabilisce una nuova linea di resistenza su Parma e Massa, ma poi i generali italiani compresero che sarebbe stato possibile grazie all'elevato attrito delle forze avversarie osare una resistenza su una linea più avanzata, la Alessandria Genova, cui poi si unì la piazza di Savona. Tutte queste città erano state infatti in precedenza fortificate, proprio in previsione dello scontro, e detterò ottima prova di sé. Mentre l'austria, lentamente, si sfaldava, i prussiani occuavano tutta la Boemia, mentre i russi irrompevano in Galizia, gli ottomani risalivano con estrema lentezza la Dalmazia, mentre i serbi erano costretti alla resa dalla piccola armata austriaca del settore sud, prima che i russi riuscissero ad arrivare a portare aiuto, inspiegabilmente i turchi non avevano aiutati i serbi che pure resistevano gagliardamente in forte inferiorità. Anche il contributo montenegrino fu importante. Con un audace sbarco si impadroniscono di Venezia quando ancora l'esercito italiano dopo le batoste in piemonte era privo di iniziativa e stava assediando lentamente la linea Padova-Verona-Brescia,e in seguito aiutò ancora gli italiani a respingere una piccola controffensiva austriaca e poi francese che veniva dall'est. Milano fu a lungo ignorata, perché un enorme contingente francese di 50 reggimenti a Novara, impediva il rischio di assediare una città già fortificata. Le battaglie per la capitale Torino furono 3, di grandi dimensioni, e nonostante perdite drammatiche per la francia, nessuna riuscì a scacciarli. Gli italiani dovettero riconoscere l'onore delle armi in seguito alla forsennata fanteria francese. I prussiani d'altronde avevano lasciato sul Reno solo poche truppe, tutto il loro impegno era rivolto all'austria, e la francia da par suo era completametne assorbita in Italia. Le migliori truppe professionali combattevano in Piemonte, mentre i coscritti occupavano le terre austriache, nonostante la resistenza francese, ormai l'austria era praticamente crollata, ad est i russi avevano occupato tutta la Transilvania, la Galizia e gran parte dell'Ungheria, i prusiani la Boemia e la Moravia e assediavano Vienna, a sud gli ottomani, la Dalmazia, gli italiani aiutati dai montenegrini erano arrivani a Bolzano e Gorizia. La Baviera e il Wuttemburg erano stati costretti alla resa dalle truppe prussiani, e l'Italia, a capo dell'alleanza, fu ben contenta di stipulare con loro l'armistizio senza danni territoriali. Nel frattempo però le richieste all'austria, dopo i loro continui rifiuti erano ancora aumentate, ora oltre la Lombardia si chiedeva il Veneto e il Trentino, per assicurare, quest'ultimo, la difesa strategica da un nemico tanto pervicace. La Francia invece era per resistere ad oltranza, ma a Vienna (assediata) iniziavano a circolare voci che sarebbe stato meglio cedere all'Italia le regioni italiane, piuttosto che farsi soffiare chissà quante terre dai prussiani e i russi. Intanto anche la Francia iniziava finalmente a scricchiolare, i prussiani iniziavano a farsi vedere in alsazia, mentre gli italiani finalmente sgomberavano Novara, la Liguria tutta fino a Nizza, e battevano finalmente i francesi a Torino, riconrrendoli nel Frejus in terra francese. Rimaneva un contigente francese ad Aosta, sotto assedio, che non era stato possibile sconfiggere, ma riorganizzate le forze, si iniziò finalmenta la fase offensiva che doveva condurre alla distruzione completa delle forze armate francesi in Italia. Già ingaggiate le due battaglie, quella del Frejus particolarmente accanita e violenta, arrivò al quartier generale italiano a Modena l'accettazione di tutte le richieste italiane da parte dell'austria. il governo era però incerto, perché voleva farla pagare alla francia dopo tanti mesi di occupazione (la savoia e torino erano ancora occupate), e soprattutto voleva impartire una durissima lezione di sangue a chi in precedenza aveva osato sconfiggere il regio esercito. I francesi stavano cedendo ormai, e i generali intendevano vendicare con un massacro generalizzato il sostegno francese al nemico d'Italia. Il governo tuttavia, più pragmaticamente, decise che non aveva senso continuare se tutte le richieste erano soddisfatte. Inoltre l'economia stava andando a rotoli, e già il debito pubblico era arrivato a quasi 70 mila monete. così cessò la guerra su tutti i fronti, l'Italia era unita finalmente, anche se mancava l'istria. L'austria in seguito alla bruciante sconfitta e alla perdita di tutto il suo esercito professionale, accortasi di avere ora a sud una potenza più forte di lei, ed essere invisa alle altre3, si chiuse in un isolazionismo. La francia invece riprese immediatamente le sue attività nonostante i moniti anglo italiani, dichiarando guerra alla sua precedente alleata spagna, per ottenere il marocco. L'Italia non voleva un'altra guerra, ma capiva che uno scontro sarebbe stato inevitabile a breve, infatti la rivalità italofrancese era fortissima in svizzera e belgio, e Roma (la capitale era stata finalmente spostata) voleva ottenere la Tunisia, sotto influenza francese. Venne fabbricato ad arte anche un CB, ma Roma era restia ad usarlo, sapeva che gli alleati l'avrebbero seguita, ma non si aveva intenzione di iniziare un'altra devastante guerra su due fronti. Inoltre l'esercito aveva bisogno di riforme, essere ampliato e rinnovato tecnologicamente. Insomma, sembrava che alla fine la volontà di pace avesse prevalso sulle ambizioni, se non che nel 1868 la Francia fa una follia, dichiara guerra alla Conf. del Nord per riprendersi l'alsazia lorena, la quale è alleata con Italia, Ottomani, ma sopratutto con l'Inghilterra, che prende risolutamente in mano le operazioni ed anzi richiede espressamente la normandia. L'Italia quindi riscende in campo, spera di non mobilitare stavolta, vengono prese alcune misure economiche per evitare il ripetersi del tracollo economico precedente, che hanno successo, ma di fronte all'arrivo in massa dei francesi la mobilitazione, stavolta di 41 reggimenti, è inevitabile. Stando così le cose, gli italiani dichiarano pure alla Tunisia, che infatti viene lasciata sola dalla francia, già in guerra. I mari, grazie agli inglesi, sono liberi, ma dopo alcune operazioni un contingente italiano in africa viene sconfitto e distrutto, ci penseranno i russi, accorsi contro la tunisia, ma non contro la frncia, a ristabilire la situaizone. Lungo sarebbe fare l'elenco delle battaglie, basti dire che stavolta i francesi, nonostante alcune irruzioni in savoia non occupano nulla, sono gli italiani e i prussiani a dilagare, ma alla fine ne pagano lo scotto perché la controffensiva francese è micidiale e costringe gli italiani a rientrare nei loro confini e i prussiani ad arretrare, nonostante si fossero ricongiunti. L'Italia chiede per se l'influenza in Svizzera, a lungo contesa, la Francia, rifiuta. L'arrivo di un contingente turco, e la ripresa dell'offensiva da parte di prussiani e italiani, convince però la francia alla pace. Essa, fa pace con la prussia per prima rinunciando definitivamente all'alsazia lorena, così che l'inghilterra preferisce chiudere la pace senza ottenere la normandia, dando però la Svizzera all'Italia.
Ottimo, hai potenti e fedeli alleati e hai già massacrato Austria e Francia... praticamente hai già vinto
[1870-1897] Sessione di gioco lunga e perigliosa, numerose le guerre, molte non volute. Il giuoco delle alleanze si rimescola, l'asse austro-francese pare inossidabile, mentre delle numerose alleanze italiane restano solidissime come il marmo solo quelle con Germania e russia. Infatti un caso economico diplomatico ha portato alla rottura con l'impero ottomano, e si ritiene che l'inghilterra per questo abbia rotto l'alleanza. Successe infatti che il Montenegro, legato mani e piedi all'Italia dovette dichiarare la bancarotta. Roma decise di non approfittare della situazione, ma naturalmente non voleva perdere il suo piccolo alleato permettendo ad altri di farlo. Sono gli ottomani che aprono le danze, con la scusa del debito non pagato, e l'Italia non può far altro che impugnare le armi. Stavolta peraltro è sola. Una guerra semplice, si dirà, ma c'è un ma, da una parte il mare, l'Italia ha ancora poche navi, anche se ha varato un imponente quanto ambizioso piano, le riforme sono lungi dal venire, e vuoi o non vuoi tutta la marineria italica consta di 10 trasporti a vela e 4 legni. Comunque dalla Tunisia, precedentemente conquistata dai russi e annessa dall'Italia, parte l'offensiva in Libia, dichiarato obiettivo per punire i turchi della sfrontatezza. L'austria però approfitta, e anche lei dichiara al montenegro, l'Italia quindi non può tirarsi indietro, ed inizia una guerra Italia Vs Austria e Ottomani in pratica, anche se formalmente divise. Altra mobilitazione, gli austriaci dimostrano qui la loro debolezza, varrebbero poco senza la francia. Sono infatti duramente battuti ed inseguiti fino a Vienna, e costretti a cedere dopo pochi mesi di guerra l'Istria e la Dalmazia, l'unità d'Italia è completata. Anche i turchi vengono rapidamente costretti alla resa, ma per ora viene ceduta solamente la Tripolitania. Questa guerra fu poco più di una scaramuccia, ma in austria il sentimento anti italiano creebbe a dismisura, e l'Italia dal canto suo non si sentì mai sicura con un confine scomodo come quello dalmata. Inoltre il dominio dei mari austriaco (nonostante la pochezza dei mezzi si ottenne una piccola vittoria contro naviglio turco), spinse il governo ad accellerare sulla costruzione di navi moderne. Così pochi anni dopo l'Italia aveva una trentina di navi a vapore e 20 trasporti, pure a vapore, avendo radiato tutta la vecchia flottiglia a vela, e una costruzione costante di navi sempre più moderne. Purtroppo però la vittoria di partiti clericali e anti militaristi costrinse la difesa a disporre di stipendi poco attrattivi per i cittadini, i quali peraltro potevano giovarsi di un'imponente sviluppo industriale ormai completametne al di fuori del controllo governativo. Ne risultarono poche leve, ma anche qui si sciolsero le unità più anziane di fanteria, sebbene veterane e vennero rapidamente sostituite con le nuove guardie meglio armate. La guerra successiva fu invece una vera e propria dichiarazione di guerra austriaca, ora nuovamente affiancata dai turchi rancorosi, dalla solita francia, dall'olanda e dalla scandinavia. Il CB, la "liberazione" dell'Istria, come se non avessero ancora capito a Vienna che quella è terra italiana. Per inciso oltretutto, l'acquisto aveva consentito all'Italia di raggiungere rapidamente il podio mondiale, scavalcando perfino la Gran Bretagna. Comunque gli alleati ci sono tutti, la Svizzera si è aggiunta recentemente (a proposito, dal secondo salvataggio risultano ANNULLATE tutte le sfere di influenza e non esiste più differenza tra grandi potenze e medie), risultando così configurato: Italia-Ger-Rus-Baden-Svizzera-Serbia-Montenegro, Vs Aus-Fra-Ott-Scan-Olanda. Spettacolare l'immenso fronte dalla foce del Varo a Nizza, ai monti Vosgi fino in alsazia, e poi dopo un breve intervallo di nuovo un fronte in Olanda, da una parte le immense forze francesi, e a nord, gli olandesi, dall'altra Tedeschi, svizzeri, badeniani, e italiani. Svizzera e Baden non sono assoluamente da sottovalutare, potendo contare su 70-80 mila effettivi la prima e 50 mila la seconda. Dall'altro lato un fronte che praticamente rappresenta l'intero perimetro asburgico, ma stavolta i russi non sfondano, anzi anche a fine guerra c'è qualche austriaco residuo sul loro lato del confine, evidenza che i russi si sono impegnati prevalentemente sul caucaso e in Dobrugia. La flotta da ottima prova di se, 33 navi italiane contro 57 austriache le battono, ma non possono impedire la fuga del grosso, che trovano asilo in Corsica. La guerra va per le lunghe, l'Olanda crolla quasi subito e la Gemania ne vuole una spoglia, ma l'Italia dice no, e accetta la pace bianca, poiché esige maggior impegno germanico in Francia. Anche la Francia viene allettata infine con una pace bianca, l'Italia vorrebbe l'algeria, ma sarà per la prossima volta. La scandinavia non ha evidentemente più voglia di combattere per un fronte lontano e accetta la pace. Ovviamente ho semplificato, ma come al solito le battaglie più belle sono avvenute sul fronte occidentale, in particolare sul lago di Ginevra, dove gli italo-svizzero-tedeschi si sono dissanguati per impedire lo sfondamento francese e infine con una controffensiva che ha sciolto le ali alla vittoria. L'austria viene come al solito quasi interamente occupata, ma le richieste sono pesanti. La cirenaica alla turchia, la liberazione dell'albania, e quella della croazia. Alla fine la stanchezza di guerra, e la lunghezza dell'obiettivo, fanno rinunziare all'albania, ma la Libia è tutta italiana e la Croazia è libera. L'austria non è più una potenza navale. Purtroppo questa è una condizione che dura poco. L'inghilterra forse intuisce che l'Italia, nonostante abbia solo la Tunisia e una striscia di terra libica a parte il suo territorio nazionale è un competitore pericoloso. D'altra parte l'Italia, nonostante gli sforzi, e per il permanere dei popolari al governo, ha un esercito che è solo il decimo del mondo, nonostante essa sia prima in generale. Comunque la infida diplomazia austricante porta la GB dalla propria parte, e questa la autorizza, o si sente autorizzata, e una netta revisione dei rapporti con la Penisola, addirittura con fare aggressivo. La Croazia, forse perché rivendicava Istria e Dalmazia, rifiuta recisamente l'alleanza, accordando solo il passaggio. Solo all'ultimo, ormai quasi totalmente occupata, accetta finalmetne l'alleanza. Serve a poco, l'Italia la libera dai nazionalisti tedeschi, ma nulla può fare per impedire la dichiarazione di guerr austriaca. Vero è che si da da fare per creare un CB e dare addosso all'austria, ma è tardi, Zagabria è già sommersa e annessa, e gli alleati dimostrano di non gradire affatto una guerra. A Roma i mugugni sono notevoli, ma sic rebus stantibus, si accetta il ritorno allo status ante e l'austria come di nuovo potenza adriatica. Alcuni tuttavia, tra i senatori del regno più anziani, quelli che avevano vissuto sotto il giogo austriaco, dubitavano che l'austria si sarebbe accontentata, e infatti, sentiti i suoi alleati, conferma i sospetti che la croazia era solo parte del programma, e ora lo vuole completare, con la cessione, ancora, dell'Istria. Per fortuna però, vista l'aria che tirava, l'elettorato si era dimostrato conscio del pericolo e mise al governo i ristorazionisti, i quali avevano anche costruito un po' di fabbriche moderne, come raffinerie, cantieri, tintorie, ecc. che mancavano, e stimolato anceh l'industrializzazione delle colonie, inoltre la difesa era stata riportata al massimo. Al ministero della difesa prevale lo sconforto. Gli alleati hanno generalmetne risposto, almeno quelli importanti, salvo la defezione svizzera e montenegrina, ma stavolta la bilancia della guerra è a sfavore. La flotta ora conta quasi 70 navi e 30 trasporti, ma nulla potrebbe opporsi alla flotta inglese. Inoltre, si teme che le truppe inglesi, che hanno mobilitato, possano arrivare a dar manforte ai francesi. Per cui si cambia tattica, e dopo aver respinto la prima sfuriata, si organizza un minuzioso sistema. I confini erano già stati potentemente fortificati, con forti di livello 4, il massimo attualmetne disponibile. I coscritti, un centinaio di brigate, vengono posizionati su tutti i confini. Alle loro spalle stanno gli eserciti mobili di professionisti, dotati di artiglieria, i quali intervengono laddove gli avversari tentino lo sfondamento. Il sistema funziona brillantemente, e soprattutto i francesi perdono parecchie decine di migliaia di soldati. L'offensiva prussiana in olanda stavolta è ancora più rapida, e l'olanda stessa offre la resa e la cessione di territorio alla germania. Dopo questo evento la Danimarca, alleata tedesca, chiede l'alleanza italiana, la quale richiede l'immediato intervento nel conflitto. La danimarca sarà preziosa nel supporto contro la scandinavia. L'inghilterra, tanto temuta, non si mosra quasi per niente, solo qualche vecchio legno viene incrociato, che scappa subito di fronte alle navi pattugliatrici italiane. L'armata di dalmazia, forte di 45 mila uomini professionisti e molta cavalleria, annienta diversi contingenti turchi e un grosso rinforzo austriaco, che tiranneggivano la serbia. Ben presto la forza austriaca si esaurisce e le truppe tedesche irrompono praticamente su tutto il confine. La francia dura di più, ma il sistema adottato consente di usurare le risorse umane francesi, mentre i tedeschi dilagano fn quasi a parigi. I resti dell'esercito francese verranno annientati dall'Italia con appositi reparti da caccia. I turchi sono atterriti, gli italiano fanno praticamente quello ceh vogliono nei balcani, ogni loro reazione è repressa nel sangue, senza superstiti. Arrivano anceh i russi che invece si mettono ad occupare territorio. La pace è inevitabile, Roma vorrebbe spezzettare il territorio turco, almeno in europa, ma l'infamia accumulata nelle imprese belliche è già alta, e non si vuole rischiare di perdere i propri alleati quindi viene concessa. L'austria è ancora una volta interamente occupata, ma le condizioni sono durissime: l'Ungheria, tutta, deve essere liberata. A vienna si discute animatamente, perché l'Italia non ha chiesto ancora la Croazia? La risposta dell'ambasciatore è sprezzante: L'Italia vuole evitargli il fastidio di riconquistarla, scantenando un'altra guerra europea. Di fatto c'è che gli ungheresi probabilmente sarebbero più docili dei croati, e la loro nazione essendo più forte, da una parte indebolisce del pari l'austria, dall'altra resisterebbe meglio. Ancora una clausola, l'Algeria, la francia non molla, ma l'austria è il capo, e si fa capire alla francia che non si scherza quando l'ultimo esercito di una 30ina di migliaia di uomini viene accerchiato e condotto alla rovina, se non che interviene la pace, ma fino a quando ancora?
è un delitto non avere ancora fatto foto!!! ottimo liberare l'Ungheria, questo si che è un colpo all'Austria... cerca di liberare la Boemia e non avrai più fastidi ad est
ci ho pensato, ma la boemia poi toglierebbe il confine con la prussia, e il mio dovere di difenderla farebbe riavvicinare germania e austria, proprio la cosa che devo evitare visto che ora come ora non potrei sostenere l'assalto congiunto di austria, francia e germania