Costantinopoli 14 Ottobre 1399 Palazzo del Porfirogenito Pioggia. Pioggia sui tetti del palazzo e degli edifici vicini, sulle antiche mura, sulle acque del Corno d’Oro e sulle poche barche ormeggiate nel porto. Un uomo scriveva su un tavolo sotto alla grande finestra. La stanza era buia e umida, pochi mobili ad adornarla, nessuno sfarzo, eccetto per l’arazzo con la scena di caccia appeso alla parete. A lui piaceva così, semplice. Era solo. Lo avevano abbandonato tutti. La storia stessa lo aveva abbandonato. Nessuno più credeva in lui. Ancora pochi anni e tutto sarebbe finito, cancellato, distrutto. Dell’impero millenario che aveva dominato il Mare Nostrum per più di dieci secoli non rimanevano che una città, povera e decadente e qualche possedimento tanto lontano e frammentato quanto inutile. Aveva appena completato una pagina quando una folata di vento rovesciò il calamaio sulla pergamena, l’uomo rimase impietrito. L’inchiostro rosso aveva disegnato un chrismon, chi e ro, perfettamente leggibili. Era un segno divino, un segno del destino. Lo stesso che oltre dieci secoli prima aveva avuto Costantino il grande. Adesso sapeva cosa fare. Il Basileus Manuele Paleologo si alzò in tutta la sua fierezza e maestosità e guardò fuori dalla finestra. L’impero sarebbe mai finito. Lui non lo avrebbe permesso, a costo di sacrificare la sua vita per prima. Per troppi anni aveva dovuto assistere a disfatte e umiliazioni. Quel periodo era finito. Avrebbe lottato fino all’ultimo respiro per salvare la sua città, il suo regno. La storia lo avrebbe ricordato come il rifondatore della nazione, il difensore della cristianità in oriente. Le sue gesta sarebbero state cantate per generazioni. Così doveva essere e così sarebbe stato. Guardò di nuovo fuori dalla finestra, un aquila volava alta nel cielo, era un altro segno del destino. Uscì a grandi passi dalla stanza, quel giorno ci sarebbe stato molto lavoro da fare…
Mar Ionio, Golfo di Ambracia 7 Novembre 1400 Galea Europa “Senti che baccano!” esclamò il capitano Angelos Charisteas con un sorriso più che bonario, almeno per un uomo abituato da 30 anni alla dura vita in mare. Ma per quel giorno poteva anche concedersi di essere più permissivo, la truppe tornavano a casa e c’era molto da festeggiare. L’imperatore era riuscito nel più grande capolavoro tattico degli ultimi anni. Con abile mossa era riuscito a dichiarare guerra all’effimero regno d’Epiro (anche se d’ora in poi la regione sarebbe tornata a chiamarsi Nikopolis) parallelamente ai latini del sud Italia, ma grazie alla velocità d’azione e alla prontezza del nuovo esercito, piccolo, ma composto di soli Greci, era arrivato per primo, lui stesso a capo delle truppe, con 4.000 uomini, ad assediare le mura di Ioannina, assicurandosi (o meglio sfruttando) così la collaborazione degli inconsapevoli latini, arrivati solo in tempo per lanciare l’assedio finale e lasciare ad altri tutti i meriti ed i guadagni. I governanti cattolici si erano dati alla fuga, scacciati dalla popolazione stessa e così un grandissimo territorio era tornato sotto pieno controllo dei Romei, acclamati come liberatori. Nel discorso alle truppe l’imperatore, portato in trionfo e festeggiato anche dalle genti, aveva assicurato che questo sarebbe stato solo l’inizio della grande rinascita. A vedere dai primi risultati sembrava proprio ci fosse da crederci. Per adesso si tornava a casa, ma di sicuro la pace non sarebbe durata a lungo. Le truppe di ritorno dalla battaglia
un consiglio, non postare immagini della mappa del terreno (quella con monti, pianure ecc..) ma usa la mappa politica che è più facile da comprendere; le altre mappe possono essere utili in altri casi ma di solito è meglio quella politica (intendo sia in game che negli aar) comunque l'aar è bello e scorrevole, si legge piacevolmente anche se i post non molto ridotti; prova a fare un riassunto di più anni o più eventi magari con più immagini che mostrino l'avanzamento del paese comunque contiuerò a seguirti
Grazie! Purtroppo le prime immagini che ho preso sono quasi tutte con la mappa del terreno, visto che i territori sono molto limitati, d'ora in avanti seguirò il consiglio... Sui post cerco di ricamarci un po' sopra perché non c'è molto da dire, comunque l'idea è quella di prendere sempre "in prestito" il punto di vista o il pensiero di qualcuno. Io l'ho ribattezzata Nikopolis, mi sembrava più storico... A breve comunque la vedrai svettare anche su buona parte dell'Asia Minore...
Costantinopoli 25 Gennaio 1405 Palazzo del Porfirogenito George Goudelis, il mesazon imperiale, rientrò gongolante nella sua stanza. Era appena tornato da un colloquio con il Basileus per informarlo che l’ultimo trattato di pace con gli infedeli era stato firmato. Come i precedenti si trattava di una resa incondizionata. Erano stati anni veramente intensi per il regno dei Romei, anni di lotte e di conquiste, di battaglie vittoriose e anche di sconfitte, ma ovviamente le prime avevano il peso preponderante. Gli infedeli erano forti, ma molto divisi. Così in seguito a guerre e trattati quasi tutto il nord e buona del sud dell’Asia Minore erano tornati in mano Romea. George aveva ancora davanti agli occhi le notizie che erano giunte a Costantinopoli sull’evoluzione dei conflitti, condotti per buona parte dallo stesso Besileus: la vittoria in Paphlagonia e nell’Armeniakon a nord, aiutando nel frattempo anche i fratelli di Trebisonda; poi il momento più difficile con l’invasione di Seleukeia e l’iniziale sconfitta di Laranda, costata il sangue di tanti giovani greci, cui fortunatamente erano seguite schiaccianti vittorie. Gli infedeli si erano permessi perfino di arrivare sotto le mura della capitale, ma erano così pochi e così impauriti che era bastata una sortita della guardia cittadina a metterli in fuga. Probabilmente stavano ancora correndo per le campagne della Thracia. In quattro anni il regno aveva più che quadruplicato la propria estensione e la bandiera dei Paleologi era tornata a sventolare in tante città che sembravano ormai perse per sempre. L’esercito si rafforzava di nuovi elementi praticamente ogni giorno: sembrava quasi che il popolo stesso non vedesse l’ora di combattere la battaglia successiva. Anche in campo diplomatico il lavoro fermo e costante stava cominciando a dare i suoi frutti, si erano rafforzati i legami con molti regni latini ed ortodossi, stringendo anche alcune interessanti alleanze ed accordi commerciali. Quasi ogni mese un dignitario o un mercante straniero giungeva in visita nella capitale, negli ultimi 50 anni Costantinopoli non era mai stata così viva. Certo non si poteva ancora cantare vittoria, il regno ogni giorno viveva la paura di finire sotto il turbante turco. La casse dello stato non erano ancora in condizione di permettere lussi, cultura, ricerca e quant’altro erano ancora lontani da riprendere vitalità, ma da qualche parte si doveva pur iniziare per cambiare le cose. E al momento ci stavano riuscendo. Il mesazon si fermò a riflettere davanti al mosaico raffigurante il Basileus Giovanni VI, quali sarebbero state le prossime mosse? La conquista a nord La conquista a sud L'assedio di Costantinopoli Il regno
non ho mai capito perché i Caramaniani (mi sembrano loro non ricordo) abbiano la bandiera d'Israele. Comunque questa frase: << Come i precedenti si trattava di una resa incondizionata. >> Confesso che quando l'ho letta ho sorriso perché conoscendo la storia del periodo ben si adattava ai "romei" nei confronti degli ottomani.
peccato che ora, con possedimenti in asia minore, non si possa usare la solita tattica di bloccare lo stretto e conquistare i balcani (lasciando l'esercito ottomanno in turchia) questa sarà una campagna diversa dalla solite (almeno agli inizi) e quindi più curiosa
Mi sono posto anch'io la stessa domanda e ho trovato risposta sulla pagina di wikipedia del Beilikato di Karaman: Bandiera Secondo l'Atlante catalano del 1375 ca., il vessillo karamanide porta una stella azzurra a sei punte. Essa viene confusa con la stella di Davide, il simbolo giudaico, presente sulla bandiera odierna di Israele. In questo caso il popolo ebraico non c'entra, la stessa stella era anche un simbolo islamico, chiamata Stella di Salomone (Sulaymān) ed era molto popolare presso i clan turcomanni dell'Anatolia. Questo simbolo è spesso presente nella decorazione di moschee, su effigi di monete e vessilli di pascià, come quella del pascià Khayr al-Din Barbarossa. Anche il Beilikato dei Candaroğlu porta nel suo stemma lo stesso simbolo ma in rosso. C'è il modo per bloccare o comunque ostacolare i Turchi, conquistando Bursa. In questo modo devono sempre utilizzare una nave per spostarsi da Europa ad Asia. Ma questo è un po' uno spoiler...
Vero..Avrai da lavorare per massacrare il manpower turco ora..potresti sempre operare all'inverso e isolare gli ottomani in Europa e lasciargli conquistare Costantinopoli mentre il tuo esercito fa il lavoro sporco in Asia