Secondo voi come si sarebbe evoluto il regime nazista fosse proseguito dopo il 1945? Non consideriamo what if, semplicemente è sopravvissuto: nessuna seconda guerra mondiale? "pace bianca" nel 1943? vittoria ad est? non ci interessa, concentriamoci sul fronte interno Secondo la Arendt i totalitarismi sono come un vortice di distruzione che si ingrandisce sempre di più fino a distruggere tutto, anche se stesso. Questa teoria si è rivelata esatta nel regime sovietico 1917-1953: il primo a cadere fu il nemico naturale del comunismo, vale a dire la monarchia e tutta la famiglia Romanov, poi seguì la "borghesia" dei kulaki, ma poi cominciarono ad essere perseguitati i contadini, infine l'apice delle persecuzioni staliniane si raggiunse quando furono sterminati gli stessi rivoluzionari della prima ora nelle grandi purghe. Pare, non ho fonti, che Hitler vagheggiasse dopo la guerra di continuare più a fondo la "purificazione" della Germania, con l'eliminazione di tedeschi ariani ma non nazisti. Secondo voi Hitler avrebbe seguito la stessa strada di Stalin? Un prodromo c'era già stato, quando i nazisti delle SS sterminarono i capi nazisti delle SA. Ma occorre sottolineare una differenza fondamentale tra i due regimi. Il regime sovietico, anche in virtù delle purghe, fu in grado di stabilire una centralizzazione totale del governo dell'URSS. Al contrario il regime nazista fu paradossalmente puro caos gerarchico, un insieme di poteri più o meno forti in contrasto tra loro, tutti facenti riferimento direttamente ad Hitler. Ad esempio, chi può stabilire esattamente quali fossero i limiti delle SS e di Himmler? A chi obbedivano le SA post-Rohm? Chi gestiva l'economia tedesca tra il ministro dell'economia Funk e Goering? Negli ultimi anni di guerra questo caos, naturalmente, si aggravò; ma fu dovuto alla causa contingente della guerra o era una necessità per un regime come quello hitleriano? Il regime nazista avrebbe avviato una razionalizzazione e centralizzazione gerarchica come in URSS o sarebbe crollato sotto le sue stesse contraddizioni gerarchiche?
il buon romanzo "Fatherland" di Robert Harris ha suggerito il Reich come la versione tedesca dell'URSS della Guerra Fredda, tutto sommato il sistema coercitivo era molto simile anche se il grado di militarizzazione e piramidalizzazione della società era nettamente più alto nella società fondata sulle idee del comunismo leninista-stalinista. Il nazionalsocialismo partiva su concetti diversi sull'edificazione della "società nuova" e a differenza del bolscevismo vi era una concezione antiindustrialista e la base dell' "uomo nuovo" nazionalsocialista era la campagna e il nucleo comunitario del "sangue tribale" tantevvero che la propaganda nazionalsocialista metteva in primo piano il contadino-soldato. Inoltre Hitler stesso disprezzava Berlino e la vita urbana e la Germania prussiana al punto che nei suoi fumosi progetti postbellici intendeva cancellare il nome stesso della capitale battezzandola con "Germania" e disinteressandosi completamente degli aspetti funzionali di una città abitata nei progetti urbanistici di Speer...
L'avversione verso la modernità e la città è incredibilmente diffusa in tutti i regimi fascisti, comunemente definiti (e in parte è vero) come figli della modernità. Se questo è capibile nei regimi fascisti austriaco, ungherese, rumeno e spagnolo, dove la componente puramente fascista era minoritaria e tenuta a bada dal vero governo composto da cattolici e latifondisti, appare inspiegabile nell'Italia semi-industriale e soprattutto in Germania dove l'industria aveva attecchito ormai da quasi un secolo.
il fascismo italiano partiva su basi diverse, era invece industrialista per ispirazione letteraria del Futurismo e aveva anche in comune con il leninismo il culto del treno e dell'aereo ( il leninista comunismo+elettricità ) anche se effettivamente la base ideologica fascista non fu mai coerente per la presenza di varie "correnti" che Mussolini non intese mai sviluppare per pragmatiche questioni di potere personale ( difatti non a caso entrarono nel partito comunista del dopoguerra alcuni delusi ideologi del fascismo ). In verità si può parlare più correttamente di fascismo mussolinizzato ( o peggio staracizzato ) che di fascismo vero e proprio inteso come ideologia organica...
In questo scenario ucronico sicuramente uno dei punti chiave dell'intera storia sarebbe stata la morte di Hitler. Dopo la guerra, qualunque sia stato l'esito (presumibilmente una vittoria), Hitler avrebbe raggiunto la massima popolarità in patria e all'estero e non avrebbe avuto problemi a governare un Reich molto più esteso; non ci sarebbero state, infatti, "correnti" interne al partito e nemmeno tentativi di scalare i vertici perché la figura stessa del Furher sarebbe apparsa come quella del leader vittorioso cui le masse popolari erano devote. Ma Hitler era già malato e sarebbe morto, a mio parere, alla fine degli anni '50 o agli inizi degli anni '60: cosa sarebbe accaduto? Sarebbe stato subito sostituito? E la sostituzione al vertice come sarebbe avvenuta: tramite elezione con un Consiglio o con designazione diretta di Hitler negli ultimi anni della sua vita? O il nazismo sarebbe scomparso come accaduto al regime franchista in Spagna? Bisogna tener presente che in caso di sopravvivenza del Reich la popolazione più giovane sarebbe stata meno legata alle esperienze belliche o alla rinascita tedesca degli anni '30, per cui avrebbero visto il Fuhrer in maniera diversa rispetto ai loro padri. Sicuramente come capo carismatico, ma senza quell'impeto di coloro che aderirono al nazismo fin dai suoi primi attimi. Si sarebbe creata un'immagine di un'epoca passata di gloria e vittorie. Andando ancora più avanti fino agli anni '70 e '80 molti gerarchi nazisti sarebbero morti o comunque in età molto avanzata, per cui la classe dirigente che aveva assistito Hilter nel periodo bellico si sarebbe gradualmente estinta, lasciando il posto ad una nuova generazione che potrebbe avere idee e una visione del nazismo molto diversa rispetto al passato. Ci sarebbe stata, insomma, una graduale trasformazione, forse inevitabile, anche a prescindere dalla rigida educazione di regime impartita alle giovani generazioni.
in fatherland lo scrittore aveva immaginato che Hitler dopo la vittoria avrebbe liquidato Himmler e i suoi collaboratori con "incidenti" oppure processandoli per reati di tipo sessuale o comunque antisociale mettendo a loro posto una nuova generazione di gerarchi che avrebbero appoggiato il Capo in totale devozione. Lo scrittore non ha parlato delle condizioni fisiche del Fuhrer ma in un altro romanzo ucronico ( la svastica sul sole ) si è pensato che lui sarebbe morto nei '50 per Alzheimer mentre Harris lo vede ancora a comandare nel 1964. Dopotutto Franco e Mao sono morti nei '70 in condizioni fisiche estreme, magari Hitler sarebbe morto anche lui in quel periodo. dal punto di vista "geopolitico" Harris aveva immaginato la guerra fredda con gli USA, penso che gli americani non avrebbero avuto prima dei tedeschi avanzate tecnologie balistiche, probabilmente i tedeschi sarebbero stati i primi ad avere razzi spaziali e ICBM...
Cosa intendi con trasformazione? Un rilassamento del regime come fatto in URSS da Krusciov con dehitlerizzazione (impossibile secondo me, il comunismo aveva un pre-Stalin da cui attingere per smontarne la figura che al nazismo mancava)? Un-se possibile-inasprimento del regime? Una sua burocratizzazione che smontasse il potere personale e caotico dei gerarchi per sostituirlo con una struttura burocratica e verticistica senza però tradirne gli ideali?
Per trasformazione intendo proprio un cambiamento graduale del regime in senso ideologico. Dopotutto si presume che la Germania, con la vittoria, abbia raggiunto i suoi obiettivi: vendicare l'umiliante Pace di Versailles del 1919, abbattere il Comunismo ad est, isolare o portare a più miti consigli il Regno Unito, creare una grande nazione tedesca con possedimenti dall'Aslazia-Lorenza fino alle pianure dell'Ucraina. Su cosa avrebbe potuto propagandare il regime se non per il mantenimento dello status quo? Sconfitte Francia, Inghilterra e Unione Sovietica quali sarebbero stati i grandi nemici da debellare ad ogni costo? (escludendo gli Stati Uniti) Forse a partire dagli anni '50 Hitler avrebbe sostenuto dei movimenti di indipendenza delle colonie in Africa e in Asia (ma penso più in Medio Oriente), magari pure inviando dei contingenti stile Afrika Korps a sostegno di Arabi ed Egiziani, ma sarebbero stati conflitti limitati, comunque sfruttabili a fini propagandistici. Senza più nemici (a prescindere dal fatto che avrebbero potuto "crearne" di nuovi di sana pianta) l'ideologia nazista sarebbe mutata nelle sue linee essenziali e volta più all'immagine del tedesco vittorioso dominatore di un mondo pacificato e retto secondo il volere della Germania, più che sulla lotta armata. Le giovani generazioni, lontane cronologicamente dalle esperienze belliche, avrebbero impresso al regime un volto più burocratico e meno fragoroso di quanto non fosse negli anni '30, senza contare che con l'avvento della televisione non ci sarebbe stato più bisogno (almeno non come in passato) di grandi comizi di piazza e solenni discorsi davanti alla folla acclamante. Sul discorso Guerra Fredda: quale sarebbe stato il blocco nazista e quale quello americano? Senza contare la presenza del Giappone e dell'Italia che di certo avrebbero voluto la loro fetta di territori. Forse avremmo avuto il blocco nazista in Europa, quello italiano in Africa e nei Balcani e quello giapponese in Asia e negli ex membri del Commonwealth. Gli Stati Uniti si sarebbero ripiegati sulle Americhe, ma non per isolazionismo, ma proprio perché ultima zona rimasta "franca" (sempre che i Giapponesi non decidessero di invadere anche il continente americano).
Robert Harris immaginava una sorta di POW costituito da un blocco di nazioni europee allineate alla Germania ( nel romanzo il Patto di Roma ) e l'Italia come paventava già Ciano nei suoi diari sarebbe diventata satellite del Blocco hitleriano e i luoghi di tensione guerra fredda con gli USA avrebbero avuto luogo in Svizzera che forse sarebbe diventato volente o nolente una base di propaganda e spionaggio statunitense. Indubbiamente Harris si ispira a grandi linee alla logica degli avvenimenti storici reali del '89 quando suggerisce ( in modo sibillino nelle ultime pagine del romanzo ) il crollo dell'impero nazionalsocialista a causa dell'indebolimento della presa ideologica sulle masse,la dilagante corruzione dei costumi sociali,gli attentati ( nel romanzo lo scrittore parla di continui attentati ad esponenti del regime all'est ) e i morti sugli urali ( richiamando alla memoria l'afghanistan per i sovietici ) e il mutare della coscienza delle generazioni ( però nel romanzo il figlio del protagonista rimane inflessibile seguace del regime ).
senza pensare allo scenario internazionale, per me sottovalutiamo il nazismo. Non credo che il nazismo potesse concepire la pace. La pace che Hitler voleva all'est era una tregua armata, gioiva alle previsioni di 10 anni di guerra ad est dicendo che avrebbe mantenuto puro il popolo tedesco
Sinceramente mi sarebbe sembrato più strano vedere un Unione Sovietica fianco a fianco degli Alleati, i cattivono capitalisti, cosa che è effettivamente avvenuta. Non è così impensabile in Germania un Nazismo "pacifico", in un costante stato di guerra fredda con Urss e stati capitalistici, con una propaganda martellante contro il pericolo rosso e con una corsa agli armamenti paragonabile a quella di Urss e Stati Uniti nel dopoguerra.
una bella domanda sorgerebbe: che europa verrebbe fuori dopo 70 anni di nazionalsocialismo? quale tipo di rapporti si sarebbe instaurato con gli USA ? un europa occidentale abituata all'autoritarismo con forte vena anti-americana e immagino la conservazione dei simboli del passato regime in Germania come è successo in Russia e una istintiva desnazificazione nei paesi ex-satelliti ? lo scenario è suggestivo, di certo in questa dimensione noi scriveremmo che con la caduta del Reich l'Italia è diventata colonia degli schifosi americani XD
I nazisti consideravano il risveglio dei popoli asiatici la minaccia piu' grande che la civilta' occidentale avrebbe dovuto affrontare nel lungo periodo. Gia' allora il continente asiatico era il piu' popoloso, e non ci voleva molto a prevedere che col tempo l'Asia sarebbe diventata il centro del mondo. In effetti Hitler ebbe lo stesso atteggiamento col giappone e con l'Unione Sovietica, ovvero concedere tutto quello che poteva in modo da tenerseli buoni nel momento del bisogno, mentre aspettava il momento "giusto" per occuparsene. Quindi probabilmente ci sarebbe stata una sorta di guerra fredda contro gli Stati uniti (comunque ridimensionati nelle loro possibilita' dopo la guerra, avendo di fronte un mondo dominato da ideologie autarchiche e autoritarie) ma nel lungo periodo mi sembra piu' plausibile una guerra fredda (o magari anche combattuta) tra un blocco asiatico capitanato da cina o giappone (a seconda del vincitore in Asia) e blocco tedesco. Sempre che l'impero tedesco non fosse imploso stile urss, cosa non certo improbabile visti i metodi disumani del regime...
Ma come fai a rispondere alla domanda principale senza definire cosa è successo nel periodo della ww2? Il nazismo storicamente è stato debellato perché ha finito per essere in guerra con le nazioni più produttive e potenti dell'epoca. Una situazione di stallo pre 1939 (es la Germania non attacca la polonia e tutti accettano lo status quo) è ben diversa, in termini di evoluzione del Nazismo, da una in cui c'é una perenne guerra con l'URSS e l'UK (in ipotesi abbastanza forzata - di non intervento degli USA) rispetto ad un'altra (che rasenta l'assurdo) in cui la Germania ha stravinto il secondo conflitto mondiale sconfiggendo Francia, USA, UK e URSS. Ciao.
In effetti l'esito del conflitto è fondamentale per ipotizzare l'evoluzione del nazismo in Germania se non addirittura in Europa.
Io ho dato per scontato che la Germania avesse vinto la guerra, ma effettivamente Pandrea ha lasciato il campo aperto a più ipotesi (neutralità nel 1939, pace bianca a guerra inoltrata, ecc...) per il semplice fatto che il nazismo sarebbe comunque scomparso dalla Germania in caso di sconfitta, a prescindere dall'anno della pace o dalle potenze in lotta tra loro. Forse sarebbe utile delineare almeno nei punti principali l'andamento degli eventi storici dal 1939 al 1945.
va da sè che la Storia ha avuto il suo bivio fondamentale nel XX secolo, o il Reich o l'URSS erano destinati a controllare l'europa orientale direttamente o no e la soppravivenza a lungo termine dei due regimi poteva essere garantita soltanto da costante mobilitazione ideologica della popolazione e delle risorse in clima di guerra permanente. Lo stato di guerra interna ed esterna contro un "nemico" era l'unico modo per giustificare l'assoluto arbitrio di un oligarchia a potere. Dunque i due regimi dovevano emergere in ogni caso tramite una guerra prima di espansione,poi di consolidamento e infine guerra permanente, qualsiasi allentamento della tensione ideologica avrebbe determinato, come è successo, mutamenti sociali e ideologici sempre più difficili da governare dall'alto se si voleva conservare la "purezza" dei fondamenti del potere costituito. Infatti il regime sovietico non è riuscito a mantenere il controllo della società a causa di un sistema irrigidito e inadeguato a situazioni non di guerra aperta mentre il regime cinese, facendo tesoro delle esperienze sovietiche, ha trasformato gradualmente un sistema da chiuso e adatto alla guerra ad uno dinamico e integrato al mondo esterno per il momento abbastanza controllabile da una gerarchia oligarchica. Quindi penso che se la Germania nazionalsocialista doveva emergere necessariamente con la guerra e consolidarsi ( e non ci è riuscita ) sempre con la guerra e restare in vita con situazioni di conflitto permanente anche se ovviamente nella forma di guerra fredda. Ogni forma di distensione con il mondo esterno, come è avvenuto con l'URSS, lo avrebbe fatalmente portato alla crisi di legittimità del potere..ovvio che qua siamo nella fantasia più pura visto che la parabola ideologica del nazionalsocialismo è stata interrotta bruscamente e l'assenza di un vero bagaglio ideologico nella dottrina hitleriana non aiutano a delineare una possibile evoluzione "alla Deng" del regime...
Interessandomi solo l'evoluzione interna della Germania ho pensato ad un Hitler che sceglie in Europa la via del dominio economico, come la Germania attuale, piuttosto che militare. Ma interessante l'analisi di archita-orwell sulla necessità per questi regimi di uno stato di guerra, effettiva o potenziale, permanente. La Germania hitleriana poteva scegliere la via pacifica o era costretta alla guerra o perlomeno ad uno stato di costante mobilitazione contro il "complotto giudaico" mondiale di cui URSS e USA erano strumenti?