Gli Stati Uniti e la NATO non riconobbero mai al PCI un sincero animo democratico. Erano convinti che la sua partecipazione alla democrazia fosse una facciata e in caso di ammissione al governo il PCI si sarebbe comportato in maniera speculare al KSC in Cecoslovacchia. Vale a dire una lenta infiltrazione nei ruoli chiave del governo (informazione, interni, giustizia, difesa...) e la progressiva esclusione e soppressione delle forze politiche avverse, fino a realizzare una democrazia proletaria a partito unico senza la necessità di una rivoluzione. Da questa convinzione nascono i numerosi piani per effettuare un colpo di Stato in Italia in caso di ascesa al governo del PCI tramite elezioni, dal Piano Solo al Golpe Borghese, fino ad arrivare alla brusca fine del 'compromesso storico' tramite l'omicidio di Moro. Quanto era giustificata la paranoia NATO? Puro odio anticomunista yankee o fondate preoccupazioni?
50 e 50, imho. Ho già detto nel topic precedente che non sono del tutto convinto che il PCI al potere = dittatura. Forse nell'era Togliatti il rischio c'era davvero, ma fino a che punto? In che modo l'Italia avrebbe potuto isolarsi da tutti quei patti ed accordi che aveva instaurato con le potenze occidentali e con l'Europa tutta durante i primi anni del dopoguerra? Comunque, cerco di essere sistematico e riassuntivo: PCI = Dittatura - Tesi a supporto 1) La paranoia della NATO / DC; 2) Finanziamento del PCI da parte dell'URSS (ne parlò anche Craxi, durante Tangentopoli); 3) La politica filo-stalinista di Togliatti, il quale arrivò a giustificare l'invasione di Praga. PCI = Dittatura - Tesi a sfavore 1) Il PCI in parlamento (quindi l'accettazione della struttura democratica); 2) La politica (quasi)anti-sovietica di Berlinguer. Questo articolo del 1989 al riguardo risulta molto interessante. Va anche ricordato il Compromesso Storico. Quindi distinguerei due periodi nella politica del PCI, e quindi anche due possibilità diametralmente opposte nella presa del potere: 1) Da Bordiga a Longo (dunque la vecchia guardia, coloro che hanno vissuto il comunismo nella clandestinità, con il supporto dell'URSS): periodo pro-sovietico, alte possibilità di un'instaurazione della dittatura. Qui, sempre imho, possiamo parlare di un comunismo ortodosso. 2) Da Berlinguer ad Occhetto (dunque la nuova generazione): periodo contro-sovietico, alte possibilità di governo democratico. Questa può essere vista come la fase in cui si passa, lentamente, da un'idea comunista ad una visione socialdemocratica della società. Non a caso è anche l'epoca in cui si sviluppa maggiormente la sinistra extra-parlamentare, la quale denuncia il PCI come servo della borghesia (anzi, partito borghese stesso). Vanno poi fatte due osservazioni di carattere internazionale: 1) La CIA intervenì durante il governo di Allende, il quale era stato democraticamente eletto, e che non dava certo segni di voler instaurare una dittatura. Quindi, il fatto che fossero esistiti in Italia organi anti-comunisti anche dopo il pericolo di una dittatura, va ricercato più nell'idea di "prevenire" il marxismo, più che "curarlo". 2) L'Occidente non ci pensava due volte a vietare un partito comunista, se questo era ritenuto pericoloso per la democrazia: vedi cosa è accaduto al KPD in Germania Ovest nel 1956.
Credo che agli Stati Uniti importasse ben poco della democrazia in Italia. Loro non volevano il PCI al governo per il semplice fatto che un paese occidentale di 40 milioni di persone, in mezzo al Mediterraneo, non poteva finire nel blocco sovietico. Insomma, dal loro punto di vista era del tutto irrilevante se il governo comunista avesse mantenuto o meno uno spirito democratico; in entrambi i casi avrebbero perso un alleato. Detto questo, concordo con quanto detto da Cossiga: il PCI non avrebbe potuto prendere il potere con la forza perché, secondo gli accordi di Yalta, ricadevamo nella sfera d'influenza americana, ergo l'Unione Sovietica non li avrebbe appoggiati col rischio di innescare una guerra totale.
Ma in caso di governo democraticamente eletto, aldilà di eventuali modifiche in senso dittatoriale, l'Italia poteva lasciare la NATO e passare al Patto di Varsavia? E gli USA, una volta davanti al fatto compiuto, cosa avrebbero potuto fare?
Dipende dal momento storico in cui avveniva la vittoria del PCI, da Berlinguer in poi forse avremmo potuto lasciare la NATO, ma non sono così sicuro che saremmo entrati nel PdV, mi pare che le idee del PCI si fossero discostate un bel po' da quelle di Mosca.
Penso anch'io che da Berlinguer in poi il PCI non avrebbe condotto l'Italia né in una dittatura né fra le braccia dell'URSS. Anzi, i rapporti con l'URSS si fecero così tesi, partendo dall'azione di Berlinguer che Mosca provò pure a farlo fuori, o almeno Berlinguer così era convinto. Vedo difficile, quindi, un PCI berlingueriano che instaura una dittatura filo-sovietica.
La dittatura del proletariato per il comunismo è quello che è Dio per la Chiesa: non ci si può credere a giorni alterni! Anche fosse andato al governo inizialmente guidato da autentici democratici come Berlinguer, questi sarebbero stati inevitabilmente risucchiati nel vortice autoritario inevitabilmente correlato ad un governo comunista. O i dirigenti cambiavano o cambiavano i dirigenti, ma comunque la vocazione autoritaria sarebbe venuta fuori e non sarebbe stata una soddisfazione venire fucilati dal nuovo regime insieme ai comunisti democratici. Almeno questa era la visione di Andreotti che non mi sento di negare in pieno.