In matematica facciamo schifo ok, ma nelle materie umanistiche... anche.

Discussione in 'Off Topic' iniziata da Mac Brian, 9 Ottobre 2013.

  1. Mac Brian

    Mac Brian

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  2. rob.bragg

    rob.bragg

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    <<Su una scala da 1 a 6, inoltre, solo il 29,8% degli adulti italiani si colloca al livello 3, considerato il minimo indispensabile per "vivere e lavorare nel xxi secolo". Per quanto riguarda le competenze matematiche la percentuale scende al 28,9%.

    L’indagine complessiva dell’Ocse riguarda 24 Paesi e permette anche confronti interessanti. Così ad esempio, quanto a conoscenze di base, nella fascia di età compresa tra i 25 e i 34 anni, un “giovane” giapponese diplomato alle scuole superiori registra circa lo stesso livello di italiano in possesso di una laurea>>

    che pena ... :(
     
  3. GyJeX

    GyJeX

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    Giapponesi ? Ma se leggono fumetti anche a 50 anni!
     
  4. rob.bragg

    rob.bragg

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    si ma da loro ci sono ancora studenti che si suicidano per i risultati scolastici, qui invece al massimo tagliano le gomme ai prof ... :D
     
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  5. bacca

    bacca

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    Colpa della cultura (amici, tv, famiglia, ....) ma anche della scuola, e forse più dell'ambiente scolastico che degli stessi professori, che ho visto personalmente fare bene in un istituto e male in un altro.
    Poi è ovvio che in molte superiori e medie ci sono degli stegosauri da mandare al macero il prima possibile, gente che è "arrivata" al posto fisso e se ne infischia di insegnare o gente che proprio non ne è capace, un pò di merito tra le forze scolastiche ci vorrebbe , come pure qualche insegnate lasciato a casa farebbe da buon esempio...
     
  6. metalupo

    metalupo

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    La colpa è pure di chi ci ha governato almeno negli ultimi 20 anni, forse anche da più tempo.
    Pare avere tutto l'interesse a devastare al scuola, per produrre una massa di ignoranti più facilmente influenzabile.
    Così però affossano il paese, ciò che ignoro è se lo sanno e se ne fregano oppure neppure se ne rendono conto.
     
  7. GyJeX

    GyJeX

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    la terza
     
  8. bacca

    bacca

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    Non penso che incida chi ha governato il paese negli ultimi anni, l'unica riforma incisiva che ricordo è sulle elementari con gli insegnati multipli, ma che non sembrerebbe aver inciso molto, alle elementari noi continuiamo a essere tra i migliori al mondo.
    Semmai si può dire che negli ultimi 20 anni non si è fatto nulla, alle superiori e alle medie, che sono i nostri punti deboli.
    Ma in entrambi i cicli ho l'impressione che sia un problema che non può essere risolto cambiando una legge, ci vorrebbero rinnovamenti profondi, che non riesco nemmeno ad immaginare, privatizzare tutto? responsabilizzare gli alunni?
    L'unica cosa che so è che spesso chi va bene alle superiori 8/9 poi si rivela una schiappa in quelle materie, boh? perchè?
     
  9. Silvan

    Silvan

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    La scuola è stata utilizzata come ammortizzatore sociale dai politici, specialmente in campagna elettorale.
    Cosa ci aspettiamo adesso? Se uno pianta rape non può raccogliere fragole...
    E poi ci sono le famiglie... diciamolo pure, che una bella dose di responsabilità ce l'hanno.
     
  10. Silvan

    Silvan

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    L'unica cura al momento ricade interamente sulle spalle delle famiglie, quelle che possono almeno, che si devono sobbarcare l'onere economico o di tempo di seguire i figli a casa o farli seguire.
     
  11. rob.bragg

    rob.bragg

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    Il primo problema della scuola italiana sono i genitori e le famiglie (tradizionali, allargate, estemporanee ... :) )

    In quarant'anni si è passati, nell'educazione dei figli, da eccessiva severità a totale permissivismo. Il genitore-medio-tipo semplicemente pretende che il figlio sia posteggiato a scuola al mattino e in altre attività sportive / ricreative al pomeriggio; che non ci sia un carico di studio tale da rendere complicata la 'vita familiare' (soprattutto nel WE e nelle vacanze) e, contestualmente, dei risultati scolastici formalmente decenti, indipendentemente dalla preparazione dei pargoli; e, alla fine del ciclo di studi, il 'pezzo di carta'. Stop.

    I genitori che si allineano con i docenti in tutti i casi in cui i figli peccano di serietà e/o impegno sono una rarità; la normalità è il contrario ... e i docenti si adeguano, perchè comunque è una battaglia persa.

    E alla fine questi sono i risultati : diplomi che non valgono nulla, lauree triennali che producono schiere di giovani con elevate aspettative e preparazione scarsissima ... Avete mai provato a fare colloqui aziendali (dalla parte dell'azienda) a ragazzotti che si presentano con la 'triennale' ? :piango:

    La nostra è 'la società dei diritti'; la parola 'dovere' non è politically correct. E tutti si sono velocemente e felicemente adeguati : i ragazzi lo imparano già alle elementari; gli immigrati appena arrivano in Italia ... Il ri-bilanciamento tra diritti e doveri, in ogni ambito, richiederebbe la rivisitazione di un intero 'sistema culturale' nel quale ormai siamo totalmente immersi.
     
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  12. MrBrightside

    MrBrightside

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    Ho una domanda per Generalkleber, che se non sbaglio è addentro alla materia, e per chiunque altro ne sappia qualcosa. Voi siete favorevoli all'obbligo scolastico fino ai 18 anni? Perché io nella mia carriera di scolaro dell'obbligo ho incontrato parecchia gente (3/4 per classe, in media) che, molto semplicemente, era troppo stupida per frequentare una scuola, qualsiasi tipo di scuola. E questi venivano promossi per disperazione, nella certezza (ho avuto anche bravi professori io, ma non ha mai fatto nessuna differenza) che altrimenti sarebbero stati bocciati per sempre. E non andavo mica alle elementari nei vicoli, anzi lì credo sia meglio perché mi hanno detto che i figli degli stranieri hanno molta più voglia di fare dei nostri (o in alternativa sono dei banditi, ma del resto lo ero anch'io...). Conosco anche molte persone, all'epoca ancora bambini, magari anche intelligentissimi eh, che non volevano andare a scuola (in effetti, credo che fossero plagiati dai genitori, a quell'età), i genitori non volevano mandarceli, e sono dovuti intervenire assistenti sociali e Carabinieri. Ce ne sono stati altri, che non volevano andare a scuola, i genitori non volevano mandarceli, e nessuno se ne è fregato, e questi non sono andati più in là della seconda media. Oggi sono quasi analfabeti, se mai non lo sono stati, e vivono lo stesso. Io sono arrivato a chiedermi che diritto abbiamo noi di imporre loro di diventare persone migliori, perché andare a scuola idealmente vorrebbe dire questo mi sembra, se loro non sono in grado o non lo vogliono. Io credo che a tutti dovrebbe essere data la possibilità (i libri gratis, magari), e per questo credo (scusa bacca) che privatizzare la scuola sarebbe un'idea veramente pessima, ma non l'obbligo di studiare. E così magari la scuola migliorerebbe, anche se in modo triste. Anche se ho l'impressione che ai peggio ghetti di Genova l'abbandono scolastico, che del resto già c'è, non farebbe bene. Ma ormai è quasi sempre la stessa cosa ovunque.
     
  13. bacca

    bacca

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    tranquillo nemmeno io penso che si debba privatizzare la scuola, era solo per dire che ci vorrebbe una misura drastica...
    Cmq non è solo questione di studiare fino a 18 , ma anche che fino a 16 non puoi lavorare...
     
  14. Invernomuto

    Invernomuto -

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    Non so se non puoi lavorare fino a 16 anche, ad esempio, lavorando nella pizzeria dei tuoi genitori. Nei casi di collaborazione familiare, mi sembra, non c'é l'obbligo dei 16 anni, ma non sono sicurissimo.
    Sul discorso dell'obbligo io non sono d'accordo ad innalzarlo, anzi, sarei favorevole a tornare ai 14 anni e lasciare che un ragazzino, se vuole, vada a usare una fresa o a sporcarsi di grasso le mani nei motori in un'officina piuttosto che stare sui libri controvoglia. Se gestisci un negozio o un'officina non ti serve sapere il calcolo differenziale, ma avere tanta, tantissima voglia di sbatterti e fare tanta pratica per imparare il mestiere: non tutti dobbiamo diventare ingegneri.
    Il problema della scuola, per me, è che fino alle università, almeno ai miei tempi (una ventina di anni fa), non c'era selezione. Alle medie ha passato l'esame finale gente che non credo abbia aperto mai un libro in tre anni.
    Alle superiori (io ho frequentato un liceo scientifico) gli "scogli" erano al primo anno (nella nostra classe abbiamo avuto 4-5 bocciati su una trentina di persone, per l'epoca un numero molto elevato nella mia zona) e al terzo (un paio di bocciati).
    Dopo, più o meno, c'erano sempre i classici rimandati in 2-3 materie, ma alla fine venivano salvati tutti.
    Ricordo di aver parlato con un professore: non si potevano avere troppi bocciati perché altrimenti si dovevano accorpare le aule e si perdevano posti di lavoro. Amen, altro che selezione...
    Nessun bocciato all'esame di maturità (mi sembra che oggi la percentuale di bocciati sia intorno all'1% a livello nazionale). Ti dico solo che nella mia classe c'era parecchia gente che la matematica non l'ha mai minimamente capita (parlo di persone sistematicamente rimandate oppure che avevano una media del 5-6 in matematica e fisica) che alla fine ha conseguito una maturità scientifica, con una votazione in alcuni casi anche "media".
    Il problema della scuola italiana, per me, è tutto qui: quella gente, in Italia e negli stessi istituti, 30 anni prima non si sarebbe assolutamente diplomata.
    Che paragoni vogliamo fare con il Giappone dove la selezione è durissima fin da subito e dove l'ingresso nelle scuole più prestigiose è riservato agli studenti più meritevoli a livello nazionale?
    NB
    non sono andato a scuola nell'entroterra dell'Irpinia, dove, stando a quello che mi racconta mia zia, la situazione è molto, molto più drammatica (siamo sui livelli di "io speriamo che me la cavo"...).
    Se poi qualcosa ultimamente è cambiato non so, la mia impressione è che manco le università facciano più tanta selezione perché hanno necessità anche loro di avere tanti iscritti, ma, ripeto, io mi sono laureato oltre un decennio fa per cui sono ormai fuori dal giro.

    Ciao.
     
    Ultima modifica: 10 Ottobre 2013
  15. Enok

    Enok

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    Stando alla classifica, in fondo ci sono i paesi Cattolici, mentre mano a mano che saliamo troviamo i paesi Protestanti.

    (Giappone e Corea sono ovviamente esclusi da questa mia riflessione).

    Sarà un caso?
     
  16. MrBrightside

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    Oddio, nella mia classe delle superiori effettivamente abbiamo superato la maturità in 10 dei 19 che eravamo in terza (5, 2, 2 bocciati) ed effettivamente hanno unito due sezioni. Del resto la mia classe era la peggiore della scuola, come ci veniva detto e ripetuto di continuo. Poi ho scoperto che non era vero.
    Per quanto riguarda l'università la mia facoltà mise l'ingresso a numero programmato perché aveva il problema opposto: se si fosse iscritto un numero di matricole pari a quello dell'anno precedente, per legge si sarebbero assunti nuovi insegnanti e non c'erano i soldi per pagarli. L'università di Genova è senza soldi, ma disperatamente senza soldi: quando ancora li frequentavo, il mio laboratorio di microscopia aveva delle (allora credo ottime, peraltro) ottiche Galileo che risalivano alla Seconda Guerra Mondiale (non è una battuta) che dopo essere state prese a badilate da migliaia di matricole inesperte avevano bisogno di un restauro, e di arricchire un museo di modernariato. Hanno di nuovo aumentato le tasse. Per ricevere un aiuto economico devi essere orfano o i tuoi genitori truffare lo stato. Un trucco per risparmiare è mandare in pensione un professore e poi riassumerlo con un altro contratto in modo da poterlo pagare meno, oppure ricorrere al lavoro volontario. Non so se altrove sia meglio, ma non vedo perché dovrebbe esserlo.
     
  17. rob.bragg

    rob.bragg

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    So che la tua è una domanda retorica :)

    La Meritocrazia è, ovviamente, un concetto molto più vicino alla cultura protestante che a quella cattolica ...
     
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  18. TFT

    TFT

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    Il problema principale è stato la svalutazione del titolo di studio. Ora come ora se non hai una laurea non vai nemmeno a pulire i cessi e di conseguenza tantissimi sono andati avanti a studiare pur non avendone le capacità, segue quindi che la scuola ha dovuto abbassare i suoi standard e così via in un bel circolo vizioso.
    Mettiamoci anche la giustissima riflessione di General sul ruolo della famiglia e quella sullo Stato che ci vuole coglioni e il gioco è fatto.
    Ho visto persone iscriversi a medicina e credere che il Duce fosse un carcere o essere fermati per strada da gente che "dammi i soldi per fare un referendum sull'acqua" e quelli darglieli non sapendo minimamente cosa stesse succedendo. Persone che non totalizzerebbero un punto nella scala delle intelligenze di Gardner o che parlando di QI difficilmente supererebbero gli 85 punti.
    Ragazzette laurearsi al primo appello di laurea con 100 e lode mentre le hai viste tutte e 3 gli anni passare 8 ore di fila durante i corsi su facebook o a smaltarsi le unghie.

    Facendola breve, per me la colpa è sempre la solita della società consumista e capitalista. Dobbiamo eliminare la concezione che tutti hanno il diritto ad avere tutto.
     
  19. Carlos V

    Carlos V

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    Le facoltà umanistiche stanno vivendo la crisi più dura di sempre. Il nostro sistema scolastico sarà pure incentrato sulle materie umanistiche (per cosa, poi? qualche ora di Latino allo Scientifico? Suvvia...), ma è il mercato del lavoro a dettare legge.

    Nonostante la crisi, che colpisce tutti i settori, un leaureato in una disciplina tecnico-scientifica ha oggettivamente più possibilità di trovare lavoro rispetto ad un suo collega umanista; le aziende chiedono ingegneri (civili, industriali, informatici, ambientali) e architetti, la società chiede medici, infermieri, avvocati, notai, commercialisti e via dicendo (anche se l'universo della Giurisprudenza andrebbe analizzato come un mondo a parte, non essendo umanistico tout-court). Per un laureato in discipline umanistiche la massima prospettiva è l'insegnamento, qualora non riuscisse a seguire la sua passione (restauratore, operatore dei beni culturali).

    In dieci anni, dal 2003 al 2013, gli studenti iscritti alle facoltà umanistiche sono calati del 26,8%, un fenomeno che comprende sia l'Europa che gli Stati Uniti. I paesi cosiddetti emergenti credo che puntino maggiormente sul settore tecnico-scientifico (e, diciamocela tutta, non tutti possono vantare un retroterra culturale come quello italiano = scarso interesse per arte e cultura). Molti studenti che potenzialmente vorrebbero fare qualcosa di umanistico si trovano costretti a ripiegare su facoltà che, a detta di tutti, li consentano di trovare facilmente lavoro.

    Mettiamoci pure il fatto che chi studia materie umanistiche viene considerato, nel migliore dei casi, "sfigato" (sia da persone con la licenzia media che da laureati in materie scientifiche, badate bene), deprimendo così i pochi coraggiosi che hanno compiuto questa scelta di vita.

    Fonte: Blitz Quotidiano - Crollo di iscrizioni alle facoltà umanistiche
     
  20. Enok

    Enok

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    Concordo, ma la metterei sul piano opposto: il clientelismo è un concetto molto più vicino alla cultura cattolica che a quella protestante.
     

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