Trovata per caso girovagando in rete stasera. A 265 anni esatti, spero di fare cosa gradita nel condividere con voi il racconto, forse un po' romanzato, di quanto capitato a poca distanza da dove vivo. NB: i piemontesi vengono definiti ancora oggi bogia nen (non ti muovere), spesso in senso dispregiativo, ad indicare una loro presunta indole passiva e troppo prudente. L'espressione avrebbe invece origine dalle gesta dei soldati sabaudi sul colle dell'Assietta. Se non parlate la lingua dei presuntuosi mangiarane forse un po' lo dovete a quegli uomini che combatterono lassù qualche secolo fa. Fatta questa premessa, non mi dilungo oltre e vi lascio al racconto: 19 luglio 1747 La battaglia dell'Assietta Per i Piemontesi rappresenta la felice conclusione della guerra scoppiata nel 1740 in occasione della salita al trono austriaco dell'imperatrice Maria Teresa e che vede Francia, Spagna e Prussia contrapposte ad Austria e Inghilterra. Il Piemonte entra in guerra nel 1743 a fianco degli Austriaci e viene quasi subito invaso dalle truppe franco-spagnole dalla parte delle Alpi di Cuneo. La resistenza opposta dalla popolazione e dall'esercito piemontese è estremamente ferma e le armate nemiche non raggiungono i loro obiettivi. Nel 1747 viene scatenata un'ultima offensiva per abbattere la difesa piemontese: l'armata franco-spagnola tenta di penetrare attraverso due vie diverse. Mentre il grosso dell' esercito al comando del generale Las Minas entra dalla parte del mare e occupa Nizza e Sanremo, dove viene bloccato dalle truppe del leggendario generale von Leutrum, un corpo di cinquanta battaglioni agli ordini del cavaliere di Bellisle viene inviato attraverso il Monginevro con l'obiettivo di scendere in pianura ed assediare Torino. Il piano del Bellisle è di evitare le due vallate della Dora e del Chisone difese dai forti e di salire invece in cresta, sul colle dell'Assietta, dopo aver spazzato via le scarse difese piemontesi e di qui marciare lungo il crinale dello spartiacque, approfittando delle cime spianate, per ridiscendere a valle alle spalle delle fortezze della Brunetta o di Fenestrelle. Le difese piemontesi sono pronte: tutto il costone dell'Assietta è fortificato con un sistema di trinceramenti e di ridotte dietro i quali sono piazzati i pochi cannoni a disposizione e con una serie di muri a secco costruiti in modo da crollare sugli assalitori. Le forze piemontesi, guidate dal Conte di Bricherasio, assommano a tredici battaglioni per un totale di 7500 uomini, di cui fan parte anche milizie di volontari valligiani e di Valdesi. La difesa del punto più pericoloso, la Testa dell'Assietta, è affidata ai granatieri del battaglione delle Guardie sotto il comando del maggiore Paolo di San Sebastiano. Alle quattro del mattino del 19 luglio il generale Bellisle muove il suo esercito, forte di più di trentamila uomini e varie batterie di cannoni, dividendolo in tre colonne per tentare una manovra di aggiramento. La colonna centrale, agli ordini del maresciallo Arnault, deve investire frontalmente la Testa dell'Assietta; quella di sinistra, comandata dal maresciallo Mailly, deve attaccare il Piano. Sulla destra, la colonna del generale Villemur ha il compito di affrontare la difesa del Gran Serin e prendere alle spalle tutto il campo trincerato. Coperti dal fuoco di una batteria di cannoni da montagna i francesi tentano numerosi assalti. Molti sono travolti dal crollo dei terrapieni, altri riescono a passare e ingaggiano una lotta corpo a corpo con i difensori della Testa e del Piano dell'Assietta, che resistono disperatamente allo strapotere del numero. Dopo alcune ore di combattimento, in cui cadono parecchi alti ufficiali francesi tra cui lo stesso Bellisle e l'Arnault, la colonna del generale Villemur giunge al Gran Serin e sferra l'attacco. Il Conte di Bricherasio ordina allora ai combattenti della Testa dell'Assietta di ripiegare, temendo l'accerchiamento. Il generale Alciati con parte delle truppe va a dargli manforte e il Conte di San Sebastiano rimane solo a difendere la posizione con pochi soldati che ormai, esaurite le munizioni, combattono con le baionette e con i sassi. All' ordine di ripiegare, per tre volte rifiuta, rispondendo con la frase divenuta celebre: "Noi i bogioma nen" Dopo qualche tempo il Mailly e il Villemur si ritirano, vista l'impossibilità di portare a termine la manovra per la resistenza dei difensori. La vittoria, insperata, conduce in breve tempo al ritiro delle armate franco-spagnole da tutto il Piemonte. La battaglia dell'Assietta è ormai entrata nella leggenda insieme con le parole del Conte di San Sebastiano, emblematiche di tutto il popolo piemontese. Link Wikipedia
c'è un pregevole episodio a fumetti disegnato dal grande Dino Battaglia sull'Assietta "Eroe dell'Assietta"