Se non sbaglio, Roma era una città-stato equiparabile a quelle greche ed etrusche. Perché invece di rimanere una semplice città con un dominio più o meno grande, tipo Siracusa o Atene o Sparta, divenne quel che divenne? Semplice fortuna e anche le tre città predette, soprattutto Siracusa ed Atene, avevano questa possibilità o Roma aveva qualcosa di speciale ed unico?
Di preciso non saprei. Una cosa è certa la cultura, usando il termine nel senso più ampio possibile, romana era alquanto diversa da quella greca e da quella etrusca, probabilmente una sintesi delle due. Credo che questa diversità culturale sia alla base della metodica espansione romana almeno fino ai primi imperatori.
Forse perchè all'inizio i romani furono una delle poche comunità dell'area a organizzarsi come una polis, (già Tarquinio Prisco fece di roma una grande città costruendo vari edifici, possenti mura e bonificando l'area intorno al tevere) mentre le realtà circostanti vedevano solo villaggi e popolazioni di montagna... I romani poi, al contrario della maggior parte dei popoli a loro contemporanei, stipulavano trattati assai "benevoli" con i vincitori, concedevano comunque una certa autonomia in cambio del "prestito" di contingenti militari in caso di necessità, questo accrebbe di molto il numero del loro esercito. Poi il fatto che costruivano numerose colonie nei punti "caldi" (e non per cercare ricchezza come facevano i graci) garantiva il controllo del territorio, l'integrazione e la conoscenza di nuove culture. Poi le strade: cosa sarebbe l'impero romano senza strade ? La possibilità di comunicare velocemente con decine di stazioni di sosta e rifornimento permetteva un indubbio vantaggio economico e commerciale, ma anche una netta superiorità militare in termini di spostamenti ecc (pensa a come avrebbero faticato i legionari ad attraversare paludi montagne ecc.) Poi l'organizzazione burocratica efficentissima, con un centinaio di funzionari riuscivano a gestire migliaia di Km di possedimenti... Anche il carattere tipicamente romano li aiuto XD
Ottimo Mauro, ma questi sono più dei "come". La mia domanda, mi sono espresso male, era cosa mentalmente spinse i romani a creare il più grande impero mai visto fino a quel momento; perché puntassero all'espansione continua e se solo loro avessero questa mentalità o anche città come Siracusa ed Atene* l'avevano e semplicemente non poterono applicarla. *Alcibiade si dice avesse il grande disegno di conquistare la Sicilia (la famosa spedizione che in pratica decise la guerra del Peloponneso) per ottenere le risorse con cui piegare Sparta al volere ateniese, realizzando un impero greco, ma non so quanto sia il vaneggio di un megalomane e quanto l'emblema dell'espansionismo ateniese.
Effettivamente Roma per gran parte della sua storia si basò sulla continua immissione di schiavi freschi e risorse dalle terre conquistate, quando iniziò questa mentalità predatrice?
In linea di massima direi nel periodo della guerra con L'Epiro. Prima l'espansione sembra avere una forma più difensiva, mirata a consolidare una rete di alleanze e ridimensionare possibili pericoli.
Diciamo che fino alla 2a guerra punica, roma si espanse principalmente per "difesa", ovvero per necessità di aiuto, difesa o sopravvivenza stessa, nel 343 Capua per es. chiese aiuto ai romani poichè essa era assediata dai sanniti, scoppio cosi la prima sannitica, cosi come la 3a sannitica scoppiò quando i lucani chiesero protezione a roma, in questo modo nel 290 i romani controllavano già parte buona parte dell'italia centrale e man mano che si espandevano le città più piccole le chiedevano aiuto sempre piu spesso, fu cosi che scoppiò la guerra contro taranto e pirro, (per aiutare Thuri) vinta sempre dai romani. Anche la prima guerra punica si scatenò poichè i mamertini (un popolo mercenario che prese il possesso di messina) chiesero aiuto ai romani per liberarsi del giogo cartaginese, e i romani violando un precedente patto stipulato con i carteginesi, sbarcarono in sicilia... Per la seconda non c'è bisogno di spiegazioni, poi le varie guerre in medio oriente ed in grecia, quasi tutte perchè re o sovrani confinanti attuavano politiche aggressive e anti-romane...
Sì ma...capisco cosa intende Pandrea. Qual'è stata la diversità iniziale che ha permesso tutto il resto... non si sta domandando niente su questo "tutto il resto". Per me la vera differenza è stata di "spazio vitale". Roma era una delle poche vere polis della sua zona, l'unica non etrusca, l'unica tra i latini. Ha avuto il tempo di svilupparsi subendo l'influenza di tutti ma il dominio (vero e proprio, lasciamo perdere la questione di Veio) di nessuno. La sua ascesa, se ricordo bene, è coincisa con il declino degli Etruschi. Ha avuto quello spazio vitale necessario per svilupparsi su villaggi, cittadine ecc delle vicinanze. Anche perché è nata già come una città che poteva essere più grossa e ricca delle circostanti, per la sua posizione geografica. La Magna Grecia era lontana: nel centro Italia Roma era come una luce per le cimici . Questa particolare situazione gli ha permesso anche di sviluppare una politica di annessione e assorbimento amichevole, l'idea di "impero" come dominio culturale, mentre magari le polis greche pensavano prima di tutto a litigare con altre polis greche, perché questo dovevano fare per sopravvivere. L'idea iniziale di Roma credo fosse prima di tutto un'idea difensiva di voler farsi amici tribù che abitavano a pochi km dalla città, e poi di essere militarmente forti per resistere invasioni e saccheggi come quella dei galli, ma anche contro le città etrusche del nord. Alla lunga però Roma è diventata una faro di civilizzazione in un centro Italia con poche se non nessuna organizzazione statale, tranne gli etruschi che se ne stavano a nord nelle loro città. Preso tutto il centro-Italia, e fatta anche esperienza con le guerra contro popolazioni come quelle dei Sanniti che renderanno l'esercito romano differente da tutti gli altri presenti sul mediterraneo, a quel punto si è potuto guardare alla ricca Magna Grecia o al nord Italia, e vabbé, qui la storia la conosciamo. Ma all'inizio di tutto, imho, c'è stato lo spazio che Roma aveva per espandersi senza troppe difficoltà. P.s: Ovviamente ho sintetizzato molto avvenimenti che sono stati più turbolenti.
Discussione interessante, ma dobbiamo prendere in considerazione fattori socio-economici e culturali. In teoria Roma avrebbe potuto accontentarsi di ciò che aveva e nel contesto italico del V sec. a.C. ciò che aveva era davvero molto: una posizione strategica sul Tevere, al passaggio dell'Isola Tiberina, che univa commercialmente l'Etruria con la Campania; Roma era anche al centro di un'altra via meno famosa, la Via Salaria, su cui viaggivano le merci dalla costa adriatica e dagli Appennini fino alla costa tirrenica e di cui il porto di Ostia era il punto terminale; la relativa grandezza rispetto alle città vicine. Ciò che comportava difficoltà per i Romani era l'agricoltura: la zona su cui sorge Roma presenta un terreno roccioso, collinare, con uno strato di pochi centimentri di terra fertile (humus) e quindi adatto più per la pastorizia (e di animali nemmeno troppo esigenti in fatto di foraggio). Forse è stata la continua lotta con le asperità del territorio a rendere in seguito i Romani orgogliosi della vita da contadino, come segno di austerità e grandi doti fisiche e mentali. Lo canterà anche Viriglio alla corte di Augusto, anche se sotto un preciso disegno propagandistico. Con una popolazione in crescita, forse ciò che spinse i Romani ad espandersi fu anche la ricerca di terre fertili; non a caso una delle prime operazioni che compivano i Romani dopo la conquista di un territorio era quella di dividerlo in lotti, con un processo detto centuriazione. Tali lotti di terreno venivano poi distribuiti a soldati e coloni. Come suggeriva qualcuno, però le prime guerre combattute dai Romani furono principalmente difensive o per correre in aiuto di città alleate, ma certamente ogni loro interveno era considerato irreversibile, nel senso che se gli intenzioni non erano aggressive, una volta entrati nel gioco i Romani non si sarebbero mai più ritirati. Prima si accennava alla richiesta di aiuto di Messina: per gli abitanti della città doveva costituire un episodio isolato e momentaneo, mentre per i Romani fu l'inizio di una dominio stabile in Sicilia, che non avrebbero mai più abbandonato. Le poleis greche, invece, non avevano questa mentalità: lo stesso imperialismo ateniese nell'età di Pericle, alla fine delle Guerre Persiane, fu caratterizzato non dalla conquista di territori, ma dall'imposizione agli "alleati" di tasse e obblighi di varia natura (fornitura di contingenti armati o di navi). L'altra differenza è che mentre le poleis greche lottavano una contro l'altra ed erano in competizione anche nello stesso schieramento, le città italiche avevano chiesto la protezione di Roma. In Italia non c'era una tradizione cittadina come in Grecia. C'erano le città-stato, è vero, ma lo spirito era più "di popolo" che di corpo civico: in Grecia tu prendi singolarmente Atene, Sparta, Tebe, Siracusa, Agrigento, ecc..., in Italia prendi il "popolo": Latini, Etruschi, Umbri, Volsci, Sanniti, Iapigi, ecc... Ne risulta che le allenze italiche (la base del potere nella Roma repubblicana) erano più solide di quelle greche: non a caso la Guerra Sociale del 90-89 a.C. di tutti i popoli italici contro Roma non chiedeva l'indipendenza, ma l'estensione dei diritti di cittadinanza romana a tutti i centri italici, chiedevano cioè l'integrazione. E' una cosa ben diversa dai tradimenti e dai giochi di potere in Grecia, dove ogni polis era gelosa della sua autonomia.
Sì ok CarlosV, ma la domanda che ora bisogna porsi è: perché Roma sviluppò quella strategia vincente delle alleanze, e le polis greche no? solo perché in Italia c'erano popoli? mbeh da una parte può essere anche un male, è più difficile fare dividi et impera, e poi Roma adotto le stesse dinamiche anche dove c'era questa divisione in città e non in popoli... Io la mia l'ho detta: l'idea nasce perché c'era la possibilità di farlo, grazie allo spazio vitale e alla relativa povertà di grandi città nel centro-Italia che permettono un approccio meno aggressivo in politica estera, poi visto che funziona, viene esportato.
Roma ha avuto la grande fortuna di capire che faceva meglio a integrare le popolazioni sottomesse che a schiacciarle secondo l'ottica meritocratica della cittadinanza. Contiamo poi che la situazione italiana era molto diversa culturalmente parlando da quella greca, che non c'erano grosse poleis che potessero egemonizzare e guerreggiare tipo Atene-Sparta-Tebe e poi le Forche Caudine, che sono state importantissime per lo sviluppo militare romano. Va poi aggiunto anche il caso, come Roma poteva imporsi benissimo Veio, Alba o una qualsiasi città latina, o la confederazione sannita
Si però non lo fecero, così come non lo fecero le città Etrusche. Credo che la forza di Roma fù nella sua saldezza e risolutezza, una volta intrapresa una strada non era disposta a mollare per nessuna ragione. Fu questo fattore più di tutti gli altri a farla trionfare su Cartagine durante la seconda guerra punica.
Non è possibile ridurre la questione della supremazia di Roma ad una questione militare. Roma è diventata Roma a seguito di una scelta culturale, che sostanzialmente equivale al rifiuto della regalità, all'istituto dello ius quale elemento caratterizzante per disegnare il cosmo, alla costruzione di una identità talmente complessa da aver bisogno di una intera formula per esser definita: SPQR. Conquistatori e financo imperi ce ne sono stati tanti. Nessuno però è stato Roma, perché nessuno ha operato questa rivoluzione culturale, quella che ha reso la realizzazione di un potere non effimero o casuale.
^ This. Roma viene ancora oggi usata come riferimento per il diritto europeo. Il Corpus Iuris Civilis di Giustiniano è la base di tutte le leggi odierne (e, secondo molti, fatto meglio di quelle odierne. Non che in Italia ci voglia molto, eh...). Una città in una posizione ottima per il commercio, vincitrice di alcune "guerre" (perchè definire le schermaglie tra polis Italiche guerre come quelle Greche mi sembra eccessivo) e che si comportò in maniera clemente con tutti coloro che accettavano di essere stati sconfitti era qualcosa di nuovo. Poi, un corpo di leggi completo e costantemente aggiornato, delle truppe disciplinate, una cultura ereditata dai greci, e un ideale di grande impero multietnico, che prevalse sul Nazionalismo (almeno fino al 476), tutto questo fece divenire Roma quello che fu. L'impero che riuscì a controllare 3/4 di Europa, tutto il Nordafrica e il levante senza guerre significative che ne intaccassero i territori per più di 200 anni.
Provo a subentrare nella discussion a distanza di anni. Storicamente credo che Roma non vada vista come citta' stato o polis in stile Greco in quanto purtroppo (o per fortuna) la storia di Roma e' stata scritta dai singoli uomini che via via ne hanno influenzato tutta la politica. Credo che il motive principale sia che mentre in Grecia si era propensi alla conquista "culturale" nei popoli latini era molto piu' vivo lo spirito legato al puro "potere". Credo che cosi' si possa spiegare anche la scelta di Roma ogni qual volta riusciva nella conquista di nuovi territori di non intralciare troppo le usanze o comunque l'organizzazione politica del posto, l'unica cosa che si chiedeva erano le tasse e l'accettazione delle leggi Romane. Roma e' diventata Roma perche' tanti grandissimi uomini hanno fatto si che cio' potesse accadere...un po' come Alessandro per I Greci. La risposta quindi per me e' questa: Roma ha dato il via ad una propria cultura senza voler per forza sopraffare le alter, I Greci portavano Avanti ognuno la propria cultura e le proprie leggi non trovando mai una vera unione tra i diversi popoli senza dover ricorrere alla forza.
tra roma e le città etrusche e le poleis greche vi è la stessa differenza (e per assurdo le città etrusche erano molto più simile alle poleis greche rispetto a roma). i romani erano razzisti (ma questo lo erano anche i greci) e unici: mentre gli etruschi erano circondati da altri etruschi e i greci da altri greci, i romani non erano circondati da altri romani, quindi potevano darsi al saccheggio e alla conquista senza remore e scrupoli causati dal dover far guerra ai loro fratelli di sangue (si pensi al ratto delle sabine, e si cambino i ruoli facendo in modo che ateniesi rapiscano tebane...). le poleis greche non si sottomettevano a vicenda solo perché, in fondo, si riconoscevano come appartenenti allo stesso popolo. inoltre, culturalmente parlando, i romani erano "pecorari" e testardi, e quindi quando iniziavano una cosa (sia essa una guerra, una strada o altro) la finivano, e bene. in guerra combattevano fino all'ultimo uomo (e la divisione delle prime legioni lo fa ben comprendere) e questo per le poleis greche era inimmaginabile. in poche parole era una città per un popolo, tutti gli altri stanno fuori (tranne che per concessione del popolo di roma) e quindi possono essere combattuti, mentre etruschi e greci per farsi la guerra tra di loro dovevano avere un buon motivo...