Le spinte secessioniste in Europa non sembrano fermarsi. Dopo l'esito del referendum scozzese, questa volta ci provano i Catalani, che tutti sappiamo essere apertamente ostili al governo di Madrid. L'articolo sul Fatto Quotidiano: http://www.ilfattoquotidiano.it/201...votera-sullindipendenza-dalla-spagna/1127173/ Tratto dall'articolo: "La legge approvata a larghissima maggioranza, contrari solo i popolari che esprimono anche il governo centrale. Il presidente della Generalitat Mas convocherà le consultazioni il 9 Novembre per non dare tempo a Rajoy di fare ricorso." "...il parlamento catalano ha approvato la legge che permetterà al presidente della Generalitat Artur Mas di convocare il referendum sull’indipendenza il prossimo 9 Novembre. 106 voti a favore, 28 quelli contrari – praticamente i deputati del Partito Popolare che siedono sugli scranni del governo di Madrid e del movimento Ciutadans -. Il giorno dopo la sconfitta dei secessionisti scozzesi, a Barcellona si respira aria di sfida." "La pubblicazione e la convocazione andranno a braccetto per non dare tempo al governo di Mariano Rajoy di fare ricorso e alla Corte Costituzionale di sospendere il decreto. Insomma se la Catalogna andrà al voto sarà solo grazie a una questione di tempi."
In Scozia gli unionisti e i separatisti erano abbastanza bilanciati,in Catalogna i si all'indipendenza saranno con percentuale quasi bulgara.
Non proprio, mi pare che siano l'89% pro referendum , ma non è detto che ci sia la maggioranza poi dei si.
Be' 89% e' gia' abbastanza bulgara e da quanto ne so io,quelli che vogliono il referendum lo vogliono per votare a favore della separazione. Per quel poco di cui ho potuto parlare 3 anni fa in Catalogna,sono inferociti e vogliono essere indipendenti. Se il referendum e' l'occasione giusta,non credo se la faranno scappare.
Stando ai sondaggi in questa pagina (ci sono le fonti), nel 2013 il 48.5% dei catalani voleva l'indipendenza, il 21.3% voleva il federalismo (quello vero), al 18.6% andava bene la comunità autonoma, mentre il 5.4% auspicava maggior centralizzazione. In un anno potrà esser cambiato parecchio, ma dubito si sia arrivati a percentuali bulgare.
Mi sembra una situazione a catena simil Primavera Araba. Nel 2011 bastò che la Tunisia si ribellasse al suo dittatore Ben Alì per provocare una reazione a macchia d'olio in tutto il mondo arabo. Nel 2014 la Scozia fa da apripista ai movimenti secessionisti, che organizzano referendum ovunque. Le ultime nazioni in Europa a dividersi sono state la Cecoslovacchia nel 1993 e la Jugoslavia nel 1994, se non ricordo male.
C'è da dire che sia in Scozia che in Catalonia sono processi che vanno avanti da decenni. Entrambe le nazioni, una autonoma e l'altra costitutiva, hanno già larga autonomia, un parlamento e numerosi poteri, anche costituzionali. Un referendum ufficiale in Veneto, ad esempio, non lo vedo assolutamente possibile. In Francia, idem. Altrove ignoro le condizioni politiche, ma mi sembra poco probabile. Forse si aggiungeranno le Fiandre, ma lì parliamo di gruppi etnici che parlano lingue diverse.
Precisiamo, per la Primavera Araba ci sono voluti anche i dindini sauditi e la CIA. Comunque per la Catalogna è molto più probabile il sì alla secessione, sia per il discredito del governo di Madrid soprattutto nella politica economica, sia per il fatto che storicamente la Spagna non è mai stata unita e nessuno sovrano è mai riuscito ad imporre l'unità nazionale.
Sul fatto che i processi vadano avanti da decenni, avrei da ridire, ricordi gli eroi del '97 in Veneto? La baviera invece ha il suo movimento dal 1946...
Ecco, questo è interessante: perché gli indipendentisti veneti più che i catalani ricordano il circo?
Ti parlo di processi politici, il Veneto un parlamento nemmeno ce l'ha. E non ha nemmeno questo, se vogliamo dirla tutta. Poi chiamare "eroi" quattro pagliacci in trattore mi pare esagerato!
In realtà è la cultura che li ridicolizza, nessuno di loro che ricordi ha fatto scena da circo. Fino a ieri, quando si parlava di referendum la gente rideva, nel resto d'Italia soprattutto, ma anche in Veneto. UNa cosa è da circo se la tv dice che lo è. Persino noi Veneti non riusciamo a costruire una mobilitazione perchè ci sente ridicolizzati a farlo. Manca a mio parere una guida politica forte e decisa che dia l'appoggio, il sustrato per la formazione di manifestazioni oceaniche come in Catalogna. Zaia è molto furbo, e opportunista, resta uno dei più vicini, ma non chiamaerà mai in piazza la gente. La Lega sa rendersi ridicola a volte, spesso è resa ridicola dalla tv, ma dovrebbe essere uno dei partiti più vicini al problema e in pratica invece lo limita. I veri Indipendentisti, alcuni addirittura sono i veri fondatori della legha, odiano i leghisti. La situazione non è semplice per niente, e il rischio che qualcuno perda la testa, un pò come nel '97, è sempre dietro l'angolo. Per la conoscenza del fenomeno che si ha dall'esterno invece , lega e indipendentismo sono una sola cosa, i giornali ieri parlavano di Padania e non di Veneto. Se volete cercare gli indipendentisti dovete cercare un pò su chiavegato e co. quest'ultimo si sta preparando per le regionali , vedremo anche se la vedo molto dura con la lega in mezzo.
Non sono i secessionisti a dover farsi vedere, siamo noi che dobbiamo andare a cercarli! Poverini, amano così tanto il veneto da vergognarsi a farsi riconoscere come veneti!
a parte il tono che ti pregherei di limitare, è difficile trovare un veneto che non sia orgoglioso di esserlo.
Credo che questo non lo pensi più nessuno da parecchio, più o meno dall'ictus di Bossi (anche lui poi non era stato mai chiarissimo, vedasi il progetto federale di Miglio che di certo non era secessione).
Ma se guardi i giornali sulla Scozia il 90% è andata a intervistare Salvini o Lega, gli altri come Chiavegato o esponenti di Indipendenza Veneta , o Valdemarchi o il giornalista Marchi sono stati molto poco presi in considerazione. Forse è normale chi li conosce?
Per l'appunto. Finchè fanno 3000 voti alle elezioni (quelle ufficiali con tessera elettorale), nessuno potrà assegnare loro un peso superiore di quello che hanno.