TERREMOTO - La “gestione opaca” dei subappalti finisce in Parlamento TERREMOTO - Il “far west dei subappalti” finisce in Parlamento. Insieme ai ritardi del governo nell’applicare gli strumenti di contrasto alle infiltrazioni mafiose previsti ad aprile dal Decreto Abruzzo, alla gestione opaca dell’emergenza e alle ordinanze sospette del Dipartimento di Protezione civile. L’onorevole Laura Garavini - capogruppo Pd in Commissone parlamentare antimafia - è la prima firmataria di una interpellanza urgente e due interrogazioni parlamentari a risposta scritta, a cui si sono aggiunte le firme di una quarantina di altri deputati. Una curiosità, nessuno di essi - pare - è abruzzese. Iniziamo con il primo atto, cioè con l’Interpellanza urgente n. 2-00565, presentata venerdì 11 dicembre 2009. In premessa si elencano una serie di atti e di notizie relative all’ordinanza del 12 novembre 2009 n. 3820 con cui il Dipartimento di protezione civile ha cancellato il “reato di subappalto non autorizzato“. Nell’interpellanza si chiede al Presidente del consiglio e ai ministri dell’Interno e della Giustizia: «se l’articolo 2 comma 1 dell’ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri del 12 novembre 2009 n. 3820 non costituisca un abuso del potere di ordinanza da parte del Dipartimento di protezione civile, vanificando gli accertamenti e le verifiche su almeno 132 subappalti sospetti e rendendo inutilizzabili le prove già raccolte da parte delle forze dell’ordine». Ma di cosa si tratta? Sull’argomento avevamo ampiamente trattato in un articolo pubblicato dal settimanale Left-avvenimenti proprio venerdì scorso. Ricordiamo che a settembre una ottantina di uomini delle forze dell’ordine avevano eseguito accessi in due dei 19 caniteri del progetto Case, indentificato 1.500 persone e controllato centinaia di mezzi, rilevando tra l’altro la presenza di 132 ditte sospette, di cui 6 deferite all’autorità giudiziaria. L’ordinanza in questione è solo l’ultimo caso scandaloso di esercizio di potere perpetrato dalla Protezione civile: con essa si cancella uno dei capisaldi che regolano la concessione di subappalti pubblici, dove spesso si annidano imprese dalla dubbia origine, e anche le prove già raccolte dagli inquirenti. Le due interrogazioni parlamentari, invece, affrontano il problema dei forti ritardi nel fornire adeguati strumenti di controllo e di traparenza - pur previsti ad aprile nel Decreto Abruzzo - per la prevenzione delle infiltrazioni della criminalità organizzata negli interventi per l’emergenza e la ricostruzione delle zone terremotate, in particolare sui contratti pubblici e sui successivi subappalti per lavori, servizi e forniture. Nella prima interrogazione - la n. 4-05378 dell’11 dicembre - si ricorda in premessa che per garantire l’efficacia dei controlli antimafia è prevista la «Tracciabilità dei flussi finanziari» che, per come espressa dalle Linee guida antimafia emanate dal Ministero dell’interno l’8 luglio 2009, contempla l’obbligo della prefettura di L’Aquila di istituire la «White list delle imprese oneste» cui possono rivolgersi i soggetti aggiudicatari per il conferimento di subappalti e altri affidamenti per l’esecuzione delle opere e dei lavori connessi alla ricostruzione. Detta White list rappresenterebbe un indubbio elemento di garanzia come di trasparenza anche per le ditte appaltatrici che sono costrette a subappaltare ad altre imprese fino al 50 per cento dei lavori a causa dei ristretti tempi di esecuzione delle opere così come fissati nelle gare di appalto. Due strumenti fondamentali di cui, ad oggi, non si sa più nulla. L’interrogazione conclude chiedendo al Presidente del consiglio: «quali siano i provvedimenti sinora messi in atto e quali si intendano prendere nel prossimo futuro, per celermente costituire, presso il Prefetto di L’Aquila, l’anagrafe informatica di elenchi di fornitori e prestatori di servizi, non soggetti a rischio di inquinamento mafioso, cui possono rivolgersi gli esecutori dei lavori oggetto del decreto Abruzzo, in ossequio all’articolo 15, comma 5, di detto decreto. Se tale compito non costituisca, nonostante le difficoltà applicative, una priorità per il Governo, anche perché consentirebbe di completare il quadro già offerto dal sito della prefettura aquilana con il censimento delle ditte affidatarie dei lavori - invero di assai minore entità e rilevanza - in capo agli enti locali e al Provveditorato delle opere pubbliche (cosiddetta Operazione Fiducia)» Nell’ultima interrogazione, la n. 4-05377, in premessa si ricorda come il Decreto Abruzzo già ad aprile disponeva la costituzione di una «Sezione specializzata» del «Comitato di coordinamento per l’alta sorveglianza delle grandi opere» nonché la costituzione di un «Gruppo interforze centrale per l’emergenza e ricostruzione», il cosiddetto GICER. Ma si ricorda anche che il relativo decreto, emanato solo il 3 settembre, a metà ottobre giaceva ancora presso la Corte dei Conti per la registrazione, che lo stesso ancora non risulta pubblicato sulla Gazzetta ufficiale e che dei due organismi non vi è traccia nei siti internet del Ministero dell’interno e della prefettura di L’Aquila. L’interrogazione conclude chiedendo al Ministro dell’Interno: « se detti organismi si siano effettivamente insediati e siano stati convenientemente provvisti di personale, mezzi e strutture in grado di renderli operativi ed efficienti per il contrasto ai paventati e allarmanti fenomeni di infiltrazione che sono istituzionalmente chiamati a combattere ». Siamo curiosi di conoscere le risposte - se mai arriveranno - alle domande poste in questi tre atti parlamentari. Su questi temi, come site.it, abbiamo scritto per mesi senza ricevere nessuna risposta, se non un irrituale comunicato in cui la prefettura ci accusava di “mettere comunque in evidenza fatti e situazioni non veritiere e quindi destabilizzanti per l’informazione corretta dell’opinione pubblica“. Comunicato, per la verità, in cui il Prefetto Franco Gabrielli invece di smentire le notizie contenute nell’articolo finiva per confermarle. Ora - con queste interrogazioni sottoscritte da decine di deputati - a rispondere in Parlamento alle stesse domande sono chiamati il Presidente del consiglio, il Ministro dell’Interno e il Ministro di Giustizia. Angelo Venti ---------------------------------------------------------- E sull'allarme negato volano le accuse di Primo Di Nicola Boschi (Ingv): a L'aquila dovevano agire prima. Bertolaso: falso, pronto a denunciarlo Guido Bertolaso L'accusa è terribile: noi ve lo avevamo detto. La risposta sdegnata: non è vero e sono pronto a rivolgermi alla magistratura. È polemica tra il capo della Protezione civile Guido Bertolaso e il professore Enzo Boschi, presidente dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv). Tra i due da tempo non corre buon sangue. E non a caso Bertolaso ha cercato di smembrare l'Ingv togliendogli l'attività di monitoraggio dei terremoti per trasferirla al suo dipartimento: proposito rientrato per la mobilitazione che c'è stata contro il progetto. A scatenare lo scontro stavolta non è però la sorte dell'Ingv, ma il terremoto dell'Aquila e quello che si poteva fare e non si è fatto per salvare vite umane. Problemi su cui sta indagando la magistratura. Alla base della querelle, un duro scambio di lettere tra Boschi e Bertolaso. Nella prima (LEGGI), del 16 settembre scorso, Boschi scrive a Bertolaso e ad altri che è ora di fare chiarezza: il 6 aprile, subito dopo il terremoto, Bertolaso ha dichiarato che «in una conferenza stampa Boschi ha stabilito che non era prevedibile alcuna situazione di terremoto più violenta di quelle che si erano registrate». Non è vero, giura Boschi: «Il fatto che io possa avere escluso forti scosse in Abruzzo è assurdo». Dunque, «qualcuno ha mentito». Già nel 2004, aggiunge Boschi, l'Ingv ha prodotto una mappa sui rischi sismici e l'Abruzzo vi appare come una delle regioni a maggiore pericolosità, mentre nel 2007 ha consegnato alla Protezione civile il rapporto sui "terremoti probabili" in cui si spiega che la «probabilità massima di accadimento di un forte terremoto è in un segmento appenninico contenente l'Aquila». Il 17 febbraio 2009, infine, l'Ingv ha inviato «all'Ufficio sismico della Protezione civile un comunicato sulla sequenza in atto che non può essere certo considerato tranquillizzante». Cosa ha fatto la Protezione civile? Niente, lamenta Boschi. Fatto grave poi secondo Boschi è quanto accaduto intorno alla riunione della Commissione grandi rischi svoltasi a L'Aquila il 31 marzo dopo una scossa di magnitudo 4, riunione «del tutto irrituale» conclusa senza stilare un verbale. In quella circostanza, ricorda Boschi, «non si è discusso minimamente sulle azioni da intraprendere» nonostante «l'altissima pericolosità sismica» dell'Abruzzo. Il 6 aprile, dopo la grande scossa, ecco invece il "giallo" del verbale della riunione. La Commissione viene riconvocata a l'Aquila, ricorda il presidente dell'Ingv, e Mauro Dolce, capo dell'Ufficio sismico del dipartimento, «mi mostra un testo che riporta in maniera confusa cose dette nella riunione del 31 marzo». Qualcuno «corregge il testo alla meno peggio e Dolce ce lo fa firmare per "ragioni interne"», salvo poi vederlo pubblicato sui giornali. Soprattutto dopo avere scoperto che il 30 marzo e il 1° aprile «dalla Protezione civile sono stati diramati due comunicati (recanti anche il mio nome) "tranquillizzanti" di cui non sapevo niente». Al vetriolo la risposta di Bertolaso (LEGGI), che ricorda il comunicato dell'Ingv del 17 febbraio nel quale si affermava che negli ultimi anni la zona non è stata interessata da forti scosse. Ciononostante, accusa il capo della Protezione civile, Boschi «sembra solo oggi affermare che tale comunicazione doveva spingere all'adozione di immediate contromisure. Si guarda bene dal definire i provvedimenti che sarebbero stati auspicabili». Quanto alla riunione, è stata fatta una verbalizzazione poi sottoposta alla firma di tutti, compreso Boschi che, «fino ad oggi, non ha mai sollevato obiezioni». Solo 6 mesi dopo ripropone la vicenda della firma «quasi che gli sia stata estorta». Questo «suona come un tentativo tardivo di esonero dalla propria responsabilità», conclude Bertolaso. Che, quanto alle accuse «sulla confusione e la mendicità delle notizie diffuse dal dipartimento prima, durante e dopo il sisma», minaccia di ricorrere in tribunale. ---------------------------------------------------------- Vittime terremoto: «no al disegno di legge per il processo breve» L'AQUILA. I familiari della vittime della Casa dello Studente si mobilitano contro il disegno di legge sul ''processo breve''. «Dobbiamo sapere chi ha ucciso i nostri figli» Se domani sarà l'ottavo mese dalla tragedia e si aspetta di conoscere ancora chi siano i responsabili dei crolli dei palazzi dove sono morte 309 persone, i familiari delle vittime chiedono a tutti gli aquilani «di opporsi ad una legge che vanificherebbe il diritto alla chiarezza e alla giustizia; un diritto che ci riguarda tutti e la cui salvaguardia è l’unico strumento che abbiamo a disposizione per scongiurare il ripetersi di tragedie come quelle che L’Aquila ha vissuto e subito nella notte del 6 aprile». «Il processo va misurato con una clessidra che non insabbi», ha commentato Alessandro Bergonzoni, scrittore e comico bolognese. Anche lui ha voluto aderire all'appello che Roberto Saviano ha rivolto al presidente del Consiglio affinché ritiri il ddl sul processo breve. Appello pubblicato sul sito di Repubblica che ha già raccolto l’adesione di oltre cinquecentomila persone. «Se venisse approvata questa norma molti processi verrebbero falcidiati», ricorda il comitato dei familiari. «Così accadrebbe per inchieste complesse come quelle per il crollo della Casa dello Studente de L'Aquila e del Convitto Nazionale, ma anche per i crolli di altri numerosissimi palazzi, tomba di decine e decine di persone, rispetto ai quali devono ancora prendere avvio le inchieste». Si indaga, per i primi due crolli, per omicidio e disastro colposo, reati puniti dal codice con una pena inferiore a dieci anni. «In questo modo», ricordano i parenti delle vittime, « le inchieste rientrerebbero nel ddl sul processo breve e sarebbero destinate a perdersi per strada. Il risultato? Resterebbero impuniti i colpevoli e coloro che sono stati colpiti da lutti strazianti e immedicabili non avranno più giustizia. Fissare tempi contingentati per celebrare le cause, senza fornire strumenti e risorse alle procure significa condannare alla prescrizione processi importanti. La lunghezza dei processi va imputata sia alla mancanza di risorse per poterli celebrare in maniera più efficiente, sia alla mancanza di una legislazione che possa realmente snellirli». E’ di questi giorni la notizia di un provvedimento del Ministro Alfano circa tagli sul personale giudiziario che andranno ad interessare in maniera rilevante anche il tribunale dell’Aquila. «Che senso ha una scelta del genere», si domandano i parenti delle vittime, «specie per quanto riguarda la Procura dell’Aquila, che sta affrontando una enorme mole di lavoro in un contesto di assoluta criticità? Come si pensa di accelerare l’iter dei processi se si riducono risorse umane? Chiediamo alle cittadine e ai cittadini dell’Aquila, e a tutti coloro che nel nostro Paese hanno a cuore la giustizia, di mobilitarsi e di essere al nostro fianco affinché venga scongiurata quella che l’Associazione Nazionale Magistrati ha definito ''una tragedia per il mondo del diritto''» Le adesioni si possono inviare anche all’indirizzo di posta elettronica: antoniettacentofanti@libero.it ---------------------------------------------------------- Prima E poi A ora a rischio crollo Case popolari di Preturo: la rabbia dei terremotati di serie B Mentre altrove le autorità cittadine sono occupatissime a tagliare nastri, visitare presepi e a scambiarsi auguri e pacche sule spalle, sotto le attente telecamere del Tg5, i terremotati delle case popolari di Preturo dovranno trascorere un Natale molto amaro. A seguito del sisma del sei aprile dopo i controlli dei tecnici della Protezione civile, le palazzine erano state classificate dapprima tutte "E", ovvero gravemente danneggiate, oppure ''B'', lievemente danneggiate, poi, a seguito di ulteriori controlli, parte di esse sono tornate magicamente agibili.cioè classificate ''A''. Ora, clamorosamente, a seguito di alcuni approfonditi controlli voluti opportunamente dal commissario ATER Piergiorgio Merli, è venuto fuori che le palazzine classificate "A" del complesso di Preturo, sarebbero invece a rischio crollo, per gravi lesioni alle fondamenta, per la pessima qualità del cemento utilizzato, per problemi idrogeologici. Sembra essere così imminente un'ordinanza di sgombero. Ci sono pertanto famiglie terremotate, come quella della signora Gina, che dopo mesi in tendopoli è stata fatta rientrare nel suo appartamento dichiarato agibile, che ora risulta essere pericolante, e dovrà essere evacuata nuovamente. La signora Gina ci ha fatto vedere le crepe che attraversano i muri della sua casa. Non sono certo rassicuranti, ma la signora Gina non poteva che fidarsi, epoi non aveva certa altre alternative. E faceva male, in casa sua, insieme ai figli, ha rischiato la vita. C'è poi il caso di una coppia di anziani, che non hanno voluto rilasciare interviste: loro prima sono stati in tendopoli, in quanto la palazzina Ater dove abitavano era stata classificata ''E''. Hanno ottenuto così un appartamento del progetto CASE a Cese di Preturo. Poi ad un nuovo controllo, la loro palazzina è stata giudicata agibile, e loro hanno perso il diritto all'appartamento CASE, e hanno dovuto traslocare di nuovo a Preturo. Ora la la loro palazzina dovrà forse essere abbattuta, e loro non sanno che fine faranno questa volta. C'è poi il vicino di casa della signora Gina, disabile sulla sedia a rotelle, dirimpettaio della signora Gina. Lui è stato per mesi in una clinica, dice che la sua palazzina è sicura, parola di ex-muratore, e non se ne vuole andare. ''Non sono un manichino, che mi possono mandare qua e là'', protesta in un comprensibilissimo sfogo. Infine nel complesso di Preturo c'è un terremotato di serie 'B'', nel senso che la sua casa è stata classificata ''B'', ovvero lievemente danneggiata, ''e con le colonne spezzate'', tiene a sottolineare sarcasticamente. Infatti vive da mesi in una roulotte, fuori casa sua, dove non può comunque rientrare, perchè sarebbe pericoloso e rischierebbe una denucia penale. In qualità di ''lievemente terremotato'', non ha diritto ad un appartamento del piano CASE, come altre migliaia di aquilani. Ora è lui a voler fare denucia contro i tecnici della Protezione civile, che a suo dire avrebbero sbagliato le verifiche. Gina, il suo vicino di casa, il terremotato di serie 'B'': chiari esempi di come la qualità della vita sia aumentata a L'Aquila dopo il terremoto del 6 aprile, parola degli esperti del Sole24ore. Filippo Tronca ---------------------------------------------------------- Testimonianza: vivere 10 anni in una C.A.S.A. di 25 mq La testimonianza di un lettore Gentile redazione 6aprile2009, vorrei porre alla vs. attenzione e a quella di tutti quello che è capitato a me e la mia compagna in fase di assegnazione del progetto C.A.S.E. Venerdì 11/12/09 mi sono recato c/o la G.di F. di L’Aquila per la verifica dei documenti richiesti x l’assegnazione. La mia casa è classificata E e si trova in zona rossa. Tutto ok, però mi è stato detto di avere pazienza perché per avere l’assegnazione, ci sarebbe voluto un po’ di tempo, visto la mancanza di alloggi e l’alto numero di famiglie richiedenti. Mi sono messo l’anima in pace e siamo ritornati sulla costa, dove ci troviamo dal 6 aprile. Dopo 5 giorni rivengo contattato e mi dicono di recarmi a L’Aquila per la firma del contratto di assegnazione. In quel momento non sapevo se essere contento o no. Mi sono chiesto “ma 5 giorni fa le case non c’erano, come mai ora me ne è assegnata una? Il “bel regalo di Natale” l’ho avuto al momento della firma. Ci è stato assegnato uno “stupendo monolocale” anzi “monoloculo” di ben 25mq, si avete capito bene 25 mq dove vivere per i prossimi 10 anni nell’attesa che sia ricostruito il centro storico. Una stanza di 25mq con : – divano letto – cucina – armadio nella cucina – bagno. Vi assicuro che già questo Natale come potete immaginare era tristissimo, ma in questa situazione mi sento veramente deluso, avvilito, sfiduciato… Questa è la situazione mia e di altre coppie e famiglie e non quello che fanno vedere in tv o sui giornali dove dicono che la consegna delle case va avanti a che a Natale la maggior parte delle persone avrà un tetto sulla testa. Vorrei porre alla vs. attenzione che nel Decreto Ministeriale Sanità del 5 luglio 1975 l’ART.3 recita: “l’alloggio monostanza, per una persona,deve avere una superficie minima, comprensiva dei servizi, non inferiore a mq 28, e non inferiore a mq 38, se per due persone.” ---------------------------------------------------------- Tasse ai terremotati - Dopo le promesse, la beffa Dipendenti, cassaintegrati e pensionati terremotati torneranno a pagare le tasse regolarmente. Così come le società e le aziende con volume d’affari superiore a 200mila euro. Se - il dubitativo è ancora doveroso, vista la montagna di parole fin qui spese - verrà effettivamente prorogata la sospensione, non sarà per tutti. Non solo: non ci sono sconti sugli arretrati e andrà restituito il 100% in 60 rate. E tutte le promesse fatte? Rivediamole. 28 luglio 2009 - Il Centro, quotidiano locale, scrive: “In meno di due ore si riaccendono le speranze dei contribuenti aquilani. Intorno alle 17 la Camera approva all’unanimità un ordine del giorno che equipara la condizione fiscale dei terremotati aquilani a quella delle popolazioni di Umbria e Marche. Prima delle 19 arriva l’accordo tra il ministro Tremonti e il capo della Protezione civile, Bertolaso, sul rinvio per il pagamento delle tasse.” Il trattamento a Marche e Umbria va ricordato: sospensione delle tasse per tutti per 18 mesi, restituzione del 40% degli arretrati e dopo 12 anni in 120 rate. Tutti tranquilli e voci fuori dal coro messe a tacere. 7 dicembre - La situazione non si sblocca, anche se tutti danno per scontato che gli impegni vengano mantenuti. Stefania Pezzopane chiama alla mobilitazione. Arrivano altre promesse. Per giorni, il giornale locale titola che le tasse saranno sospese, e lo stesso dicono i tg nazionali. Bertolaso: “Spero di aver così tranquillizzato i nostri amici aquilani ai quali ancora una volta stiamo dando prova di grande serietà e coerenza“. Si smentirà da solo nel giro di dieci giorni. 10 dicembre - ancora nulla di fatto. Gli aquilani sono in piazza a Montecitorio. Ma Bertolaso attacca duramente: “Cialente ha perso una buona occasione per lavorare su altre cose.” E garantisce che la sospensione delle tasse arriverà con il decreto che crea anche la Spa della Protezione Civile. Il che fa nascere dubbi legittimi da una parte: non è che si tenta di blindare al voto quel decreto? Dall’altra, invece, arrivano le accuse alla sinistra di strumentalizzare la questione per scendere in piazza. Un classico. 12 dicembre - A L’Aquila si mormora: “Visto? Le tasse ce le hanno sospese“. Come se non bastasse, Bertolaso rassicura ancora: “Alcune ipotesi sono state gia’ formulate in Finanziaria. Non ci sara’ alcun problema ad inserire questa norma nel decreto legge all’esame del Consiglio dei Ministri, che chiude l’emergenza rifiuti in Campania e restituisce alle autorita’ locali la competenza dell’emergenza Abruzzo“. 17 dicembre - Le carte si scoprono. Nel decreto-calderone, la proroga della sospensione delle tasse non c’è. Bertolaso cambia versione: “C’è ovviamente anche la proroga della sospensione dei tributi in Abruzzo, che non è nel decreto che riguarda l’Abruzzo ma nel ‘milleproroghe“. Ovviamente, dice. Ma non cambia versione solo su quello: “La proroga non sarà per tutti, ma riguarderà il territorio del cratere e le categorie più a rischio per il pagamento dei tributi“. Eccolo servito, il boccone amaro agli aquilani. E il trattamento per la questione tasse è solo una delle tante criticità di questo sisma mai raccontate veramente. Tant’è che, in tutta fretta, ieri sera, vari Tg hanno parlato della sospensione delle tasse in Abruzzo dandola per scontata. Un po’ come hanno fatto con gli aquilani in tutti questi mesi. Il messaggio alla nazione dev’essere uno solo: “A L’Aquila è stato risolto tutto“. E’ evidente che non è così. L’unica speranza per i terremotati? Che anche questa volta le dichiarazioni si smentiscano da sole. Ma appare molto difficile. E così, Cialente e Pezzopane chiamano a raccolta gli aquilani per il pomeriggio di oggi. 18 dicembre 2009, Alberto Puliafito
proprio ieri all' assemblea d' istituto ho dovuto "lottare" per far capire che in realtà la famigerata ricostruzione a L' Aquila in realtà non è stata niente di speciale...anzi è stata peggiore rispetto a quelle passate... http://www.repubblica.it/2006/a/rubriche/piccolaitalia/bluff-bertolaso/bluff-bertolaso.html
E' sconcertante il fatto che mentre leggevo gli articoli, nessun senso di sdegno o di sorpreso mi abbia assalito, siamo proprio arrivati al punto in cui queste situazioni, che in altri paesi civili verrebbero considerate scandalose, siano ritenute normale routine per l'italia (volutamente minuscolo)