Unesco

Discussione in 'Off Topic' iniziata da feste, 1 Novembre 2011.

  1. feste

    feste

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    la notizia è di ieri molti, l'avranno sentita il mio commento è lapidario" il disprezzo che provo verso i nazi sionisti e verso un paese che ne è schiavo è aumentanto nuovamente",sentire commenti del tipo l'ammissione di una stato non stato nell'unesco,mette i paletti al processo di pace nel medio-oriente,mi provoca il vomito,vedere che in quattro e quattro otto vengono tagliati 60 milioni di dollari al unesco da un paese schiavo delle lobby sionoste mi provoca schifo".Sicuramente tutti questi sintomi per qualcuno non saranno importanti,ma il fatto che siano anche altri a provarli dovrebbe iniziare a non rassicurare molto.

    Sì alla Palestina dall'Unesco Ira degli Usa: stop ai fondi










    Non esisterà ancora sulle carte geografiche, i suoi confini saranno evanescenti ma da ieri la Palestina è uno Stato membro di un'agenzia delle Nazioni Unite senza esserlo delle Nazioni Unite in quanto tali. La procedura è piuttosto anomala, ma di questo secolare conflitto non è la sola cosa ad esserlo. E la questione non è procedurale ma duramente politica.
    Come previsto, con una larga maggioranza di 107 favorevoli, 52 astenuti e 14 contrari, ieri a Parigi l'Unesco, l'organizzazione Onu per l'educazione, la scienza e la cultura, ha ammesso la Palestina. Favorevole la parte del mondo che cresce: Cina, India, Brasile, Sudafrica, oltre alla Russia e a tutti i Paesi arabi; contrari Stati Uniti e Canada. Anche questa volta l'Europa divisa occupa tutte le possibilità che un voto può offrire: favorevole la Francia, contraria la Germania, astenute Italia e Gran Bretagna. Maurizio Massari, portavoce del ministro Frattini, spiega che l'Italia aveva lavorato per una posizione comune. Quando è stato chiaro che era una missione impossibile, ha optato per l'astensione.
    Il voto all'Unesco è solo l'inizio, il preludio di uno scontro più duro e importante che si svolgerà entro novembre al palazzo di Vetro di New York. Il Consiglio di sicurezza dovrà decidere se accettare la richiesta di adesione presentata il 23 settembre da Abu Mazen, il presidente dell'Autorità palestinese (la Palestina di Cisgiordania, diversa da quella di Gaza governata da Hamas). Il risultato di quel voto è scontato: la Palestina non sarà ammessa perché nel Consiglio di sicurezza basta il veto di uno solo dei cinque membri permanenti per bloccare una richiesta. L'istanza palestinese verrà presentata di nuovo in Assemblea generale, dove invece basta la maggioranza dei due terzi: ma l'Assemblea potrà solo promuovere i palestinesi dall'attuale condizione di "entità osservatrice" a quella di "Stato non membro", come il Vaticano. La Palestina sarà un po' meno fuori di prima e non ancora del tutto dentro.
    Ma è il risultato politico di questo processo a non essere scontato. Gli Stati Uniti che porranno il veto rischiano di essere ancora più isolati di quanto non lo siano stati ieri. Il voto all'Unesco è una specie di segnale preoccupante. «Prematuro» e «controproducente», dice David Killon, l'ambasciatore americano all'Unesco, un giudizio poi ribadito dal portavoce della Casa Bianca, Jay Carney. «L'unico cammino che cerchiamo per lo Stato palestinese - aggiunge Killon - è attraverso il negoziato. Non ci sono scorciatoie». Già, il negoziato che gli Stati Uniti avevano promesso e che non esiste.
    Una legge votata dal Congresso nel 1990 permette all'amministrazione di tagliare i fondi alle agenzie Onu che riconoscono la Palestina. E subito Washington, che garantisce ogni anno oltre il 20% del bilancio Unesco, ha annunciato uno stop. «Dobbiamo effettuare un versamento di 60 milioni di dollari all'Unesco a novembre e non la faremo», ha dichiarato la portavoce del Dipartimento di Stato, Victoria Nuland.
    Evidentemente più duri sono gli israeliani. «Non siamo pronti a consentire che Israele diventi il babbeo del Medio Oriente», reagisce Avigdor Lieberman. Il ministro degli Esteri non risparmia nessuna delle due Palestine. Quella di Abu Mazen dovrà «pagare un prezzo»: potrebbe essere punita con il congelamento delle rimesse fiscali e un'occupazione ancora più dura. Quella di Gaza, da dove finalmente ieri non sono partiti altri razzi, deve invece essere liberata dalla presenza di Hamas. Come, non viene spiegato: la guerra di due anni fa non era servita allo scopo.
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    I CONTRIBUTI
    Gli Stati Uniti sono il Paese che più contribuisce al bilancio dell'Unesco: quest'anno la cifra prevista era di 80 milioni di dollari, circa il 22% del totale, 60 dei quali avrebbero dovuto essere versati in novembre. Dopo il via libera all'ingresso della Palestina, però, il Dipartimento di Stato Usa ha bloccato la tranche

    DA 66 ANNI A DIFESA DELLA CULTURA

    L'organizzazione
    L'agenzia Onu dedicata a istruzione, scienza e cultura, nasce il 16 novembre del 1945. È composta dai rappresentanti di 194 Stati membri (la Palestina sarà il 195°) e otto membri associati; il suo quartier generale è a Parigi. L'obiettivo è agevolare la pace internazionale e far diminuire la povertà attraverso la collaborazione tra le nazioni sui temi cui si dedica. Conta su uno staff di oltre duemila persone da 170 Stati
    I fondi
    Il budget per il biennio 2010-2011 ammonta a 643 milioni di dollari cui contribuiscono gli Stati membri (gli Stati Uniti per il 22%)
    I luoghi da preservare
    Una delle missioni dell'Unesco è proteggere luoghi importanti per la comunità internazionale dal punto di vista culturale o naturalistico. A giugno del 2011, i siti di valore elencati nella lista dell'Unesco sono 936 in 153 Stati. L'Italia vanta il maggior numero di luoghi da tutelare (48), seguita da Spagna (43 siti) e Cina (41 siti)


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  2. Lister

    Lister

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    il taglio dei finanziamenti da parte degli USA è un automatismo, non una scelta politica circostanziata. Infatti, hanno accordi che prevedono l'immediato taglio di ogni beneficio a chi riconosce la Palestina prima della fine del processo di pace.

    Comunque sono totalmente d'accordo con te sullo schifo generale della situazione... era solo per dovere di cronaca...
     
  3. feste

    feste

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    Grazie per la precisazione,non sapevo che esistevano due leggi in merito degli anni 90,questi paesi democratici,pacifici,e tolleranti non finiranno mai di stupirmi o_O
     
  4. Vestinus

    Vestinus

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    assurdo...o_O
     
  5. Enok

    Enok

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  6. bacca

    bacca

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    C'è il voto anche per essere riconosciuti dall'Onu, ma dovrebbe essere scontato il veto degli Usa.
    Che schifo!

    Unico vero rammarico, però, la totale assenza di una posizione europea.
     
  7. Lord Attilio

    Lord Attilio

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    Mi sembrava scontato, tutti gli Stati Europei sono succursali americane, unica eccezione è la Francia che è da De Gaulle che cerca sempre di infastidire gli Usa per far vedere di essere ancora una potenza.
    Comunque finchè gli Stati Uniti decidono, è inutile, la Palestina rimarra sempre occupata da Israele.
     
  8. vota dc

    vota dc

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    Ma non lo è. Gli israeliani fanno i permalosi però neanche hanno il coraggio di occupare la Palestina: di fatto sono loro i primi a riconoscere la Palestina. Poi come i francesi rivendicano di aver vinto da soli contro i nazisti, gli israeliani non vogliono che nelle cartine la Palestina venga separata da loro. E' ben più rilevante il fatto che da anni i palestinesi abbiano un'area tutta loro dove votano piuttosto che far parte di una ridicola organizzazione culturale che ha fatto rientrare nei suoi ranghi gli USA proprio nel 2003, cioè l'anno del saccheggio dell'antica Babilonia.
     

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