Unione Europea e Democrazia, ideali e realtà

Discussione in 'Off Topic' iniziata da Diego Alatriste y Tenorio, 17 Novembre 2012.

  1. Diego Alatriste y Tenorio

    Diego Alatriste y Tenorio

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    Buonasera a tutti, apro questa discussione un po' generica in off topic con la speranza che essa non sia, appunto, fin troppo generica.
    Vorrei condividere con voi alcune riflessioni, nella speranza che da esse possa nascere un dibattito che riesca a chiarire i dubbi..dubbi anche miei...forse soprattutto miei, se no non avrei apertola discussione.

    Ho sempre creduto, indottrinato dal mio tempo, che la democrazia sia la forma id governo più progredita e maggiormente umana. Questa mia convinzione vacilla, vacilla perché nei miei 26 anni di vita non ho mai visto governi "giusti" né onesti; non solo qui in Italia, il mondo per intero è un pessimo esempio.
    Ora mi guardo attorno e, forte anche di tutto ciò che ho studiato sinora, mi accorgo che la democrazia degeneri, se non nasca direttamente, ad un oligarchia che si fa padrona della sovranità anche del "popolo".
    Sono l'unica persona che ha questa impressione?

    Un altro ideale in cui ho sempre creduto, forte del mio amore per l'Impero Romano e per la visione medioevale dell'impero universale, è quello dell'Europa come entità unita.
    Come laboratorio etnico e culturale che è l'unica nostra genitrice.
    Ma gli avvenimenti degli ultimi anni e l'aver visto come le istituzioni europee rimangano sempre così astratte e lontane, han messo in crisi il mio esser un europeista convinto.
    La storia economica è molto importante, lo scambio e la produzione di ricchezza è uno dei motori trainanti della Storia, ma mai ho pensato, mai è stato così, che fosse anche l'unica forza in grado anche di sostituirsi al potere politico e quello militare.

    Quanto vale la sola influenza culturale? Poco...
    Mentre l'influenza economica può bastar da sola a creare protettorati e intrecciare rapporti di forza ben più solidi dei concetti di democrazia precedentemente tanto criticati.

    Anche voi pensate che questa Unione Europea sia tutta da rifare, che non doveva partire come unione economica e progredire su tale strada? che avrebbe dovuto pensare "creare" gli europei?
     
  2. archita

    archita

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    io penso che la democrazia è stata erosa moltissimo dal distacco fra l'economia reale e la finanza pura determinando quel fenomeno devastante di governi che a causa di grandi truffe di congegni finanziari miracolosi ehntrano in crisi. E' non è la prima volta che succede, si è già visto una situazione simile al subprime quale era la Grande Truffa dei Mari del Sud nel 1720 ( in pratica la compagnia dei mari del sud propose al governo britannico di acquistare l'intero debito pubblico in cambio dell'interesse del 6% ) che provocò in pochissimo tempo la rovina di moltissime famiglie del ceto medio-alto della società britannica che avevano investito su queste azioni "spazzatura" convinte di rapidi guadagni. Ora la democrazia è in pericolo perchè le banche sempre più centralizzate e autonome dai rispettivi governi sono in grado di interferire sulle iniziative legislative ( lo si è visto con le intimidazioni con la Romania e Grecia tramite non il governo tedesco ma direttamente dal Presidente della Banca tedesca ) e la politica di rigore in atto dai vari governi europei non risolveranno l'insolvenza in tempi brevi e comunque non prima di tagli ai servizi essenziali per il funzionamento della democrazia quali la Sanità e la Pubblica Istruzione che non sono considerati fondamentali per i mercati. Inoltre viene colpito proprio il grosso della cittadinanza che dovrebbe stimolare l'economia con il consumo e diritto al lavoro a causa di politiche fiscali e spending review. In questo caso si rischia di mordere la coda fra pressione fiscale e disgregazione sociale a tutto danno del sistema democratico che de facto non funziona più per default dell'intera classe dirigente politica e per il dirigismo dei governi tecnici o auspicati dai mercati. Oggi destra e sinistra non esistono più ma non esiste neanche per il momento nessuna volontà dal basso che possa essere rappresentata in modo coerente ( Grillo può essere tutto fuorchè statista ) se non il ripristino degli "ismi" in funzione di lotta anti-sistema. I nuovi movimenti emersi dalle rovine della II Repubblica quali IDV e Movimento delle 5 stelle non sono in grado di diventare partiti di governo per la natura stessa di essi come movimenti più che partiti organizzati anche numericamente per governare il Paese. Inoltre il voto ora è sempre più condizionato dai diktat internazionali influendo anche sui programmi di riforma del voto come è in atto per la riforma elettorale in Italia a scopo di ridurre la portata del Mi5 e rassicurare i mercati sulla continuità del Governo Monti ( ma basta pensare alle minacce sull'elettorato greco quando si trattava di votare sull'Euro da parte della Germania ).

    penso comunque che la democrazia a livello di unione europea non può funzionare perchè l'europa non ha elementi di affinità ad un livello tale di essere una federazione "all'americana" e la democrazia attualmente è in una fase di profonda crisi quasi paragonabile agli anni '20 anche se non verso le classiche dittature di massa ma verso la delega sempre più ampia della sovranità degli stati e in nuce dei governi stessi a poteri non controllabili dal basso tramite la rappresentanza. In un certo senso questa forma di potere c'è sempre stata dietro ai governi e oggi se ne parla semplicemente di più ( o meglio se ne vedono sul mercato generico sempre più libri sul tema e i giornali ne danno discretamente più spazio a seconda della testata ).
     
  3. kaiser85

    kaiser85

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    L'Unione Europea non è altro che l'estensione, il riflesso (malato) dell'influenza americana sull'Europa, solo che gli Stati Uniti sono uno stato nazione amministrato federalmente (e quindi democraticamente), l'Ue è invece un mostro sovranazionale super accentrato e quindi autoritario.
    L'Europa è fatta di stati nazione, singoli, magari in lotta fra loro e non di agenzie, commissari, rappresentanti e strati su strati di burocrazia, trattati e regolamenti.
    Il c.d "deficit democratico" dell'Unione Europa è una fatto naturale, perchè un sistema politico nasce con la storia, il tempo e un nemico che serve a creare coesione tra la popolazione e non con la forzatura dei trattati. Oggi noi non abbiamo nè tempo, nè un nemico comune, quindi l'Ue è svuotata di senso e ciò che rimane è un guscio pieno di creazioni artificiali una sopra l'altra che giornalmente si scontrano con l'evoluzione naturale della società umana. La nazione e l'affinità culturale.
    Noi italiani siamo sempre stati fin dalla nascita dell'Ue europeisti convinti, perchè siamo stati abbastanza ignoranti da non capire di cosa stavamo parlando.

    In fatto che tu ti chieda perchè l'Ue sia partita dalla coesione economica e non da quella culturale è appunto perchè la coesione culturale non parte da qualcuno con un trattato o con 10, 100 trattati, ma necessita del tempo e di eventi, principalmente drammatici come le guerre, e in Europa sopo la seconda guerra mondiale non ce ne sono mai stati, quindi "i grandi filosofi europeisti" del tempo come Spinelli, Shuman ed altri hanno pensato che si potesse creare coesione "nazionale" unendo l'europa dal punto di vista economico. Un disastro.
    Andate a chiedere ad un danese, un finlandese, un francese o uno svedese cosa ne pensano dell'Ue e noterete la differenza; "bisogna conoscere prima di firmare".
     
  4. Ciresola

    Ciresola

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    Io come te credo nella democrazia, a parer mio è l'unica forma di governo concepibile nel mondo globale, cosmopolita e plurale di oggi, ma a differenza tua la mia convinzione non vacilla affatto.
    L'ingiustizia nell'assoluto non può essere rimossa, fa parte della vita ed è legata indissolubilmente all'umanità della società, ed io non ricerco governi "giusti" ma solamente "poco ingiusti". L'onestà è un'altro discorso su cui non mi soffermo poichè sono convinto, forse in maniera illusoria, che se un'uomo ha dei valori e crede in qualcosa possa sopportare il plagio materiale che domina ogni ambiente politico e finanziario di oggi.

    Ad oggi la sola influenza culturale vale poco, perchè il concetto di cultura si aliena nel focolare globale, in passato un'americano riconosceva un'italiano, oggi un'americano generalizza definendoci europei, perchè la cultura è stata annacquata (male) dalla totale indifferenza dei percursori (che costruirono la CEE per scopi appunto puramente economici) nei confronti del crogiolo e delle diversità del vecchio continente, da sempre centro del mondo perchè con queste differenze capace di creare un dinamismo (a volte positivo a volte negativo) di proporzioni immani e con ripercussioni mondiali.

    Questa Unione Europea è nata come unione economica ma ha deragliato tentando un'unione politica e culturale che ad oggi è impossibile, e che da non-europeista non riesco a concepire (nelle sfere del sociale, del culturale e del politico) un'europa unita e al contempo forte e baricentro mondiale.
    A parer mio questa UE non è da rifare, ma semplicemente dovrebbe fare qualche passo indietro, fermandosi alla costruzione di una grande unione economica, senza avere la presunzione di "creare" gli europei.

    La creazione degli europei stà nella maturazione di noi persone, che nonostante le apparenze dobbiamo ancora consolidare le nostre convinzioni nel mondo globalizzato.
    Solo se ognuno di noi, con il tempo, con l'adattamento, con le nuove generazioni inizierà a definire lo sloveno o lo svizzero semplici "concittadini", senza quegli aggettivi nazionali che oggi comunque risaltano, solo allora ci potrà essere il salto, anche istituzionale.
    Ad oggi non vedo questa possibilità (e dal mio punto di vista rimane difficile anche per il futuro), sarà l'eccessiva giovinezza di questa europa, di questo esperimento, o forse saranno le ancora le radicali diversità tra le realtà del veccho mondo ma in ogni caso non è oggi possibile "creare" l'europeo, semplicemente perchè non esiste.
     
  5. Giank56

    Giank56

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    Personalmente credo che un'Europa unita non possa esistere, per il semplice fatto che ogni nazione è troppo diversa dall'altra e ha appunto rivalità storico-politico-culturali con i vicini, l'America non ha avuto questo problema (o cmq non così marcato)
    Detto questo rispondo alla domanda sul fatto che l'UE sia partita dall' unione monetaria, dicendo che al giorno d'oggi non esiste più l'Ideale, o meglio esiste solo il denaro, tutto gira attorno al vile denaro, qualsiasi scelta è dettata da motivazioni unicamente economiche, la politica viene fatta unicamente per il vitalizio e la pensione, le regioni proclamano la loro indipendenza su criteri storicamente inesistenti (vedesi la mitica Padania fondata dall'ancora più mitico Alberto da Giussano) con l'unica motivazione economica.
    Non si sente più parlare di affinità culturale, alti ideali o valori, e se vengono citati sono solo una palese facciata alle reali motivazioni pecuniarie, ci hanno cresciuto dicendo che la democrazia è il più alto ideale che l'uomo potesse inventare, ma dicevano questo pure dell'assolutismo illuminato e del comunismo sovietico, alla fine ci siamo ridotti a basare tutto sulle questione economiche e questo non ha portato ad altro che alla corruzione di tutto il bene ottenuto con i sacrifici passati, leggete la dichiarazione di indipendenza americana, oggi nessuno parla più a quel modo!
    Allo stesso tempo è anche vero che l'unione sotto altre categorie sarebbe stata pressochè inutile, perchè creare un esercito europeo se abbiamo già la NATO? perchè sforzarsi a creare un'unione giuridica, politica, culturale, se ogni stato è fondato su proprie solide basi? l'unica unione effettivamente applicabile è quella monetaria, in quanto inflazione a parte, il Franco fa rima con Marco e la Lira è bella quanto la Sterlina (ci ho quasi beccato con la rima :asd:).
    Oggi nessun politico vede l'Europa come un'entità che possa unire i popoli, ma è solo una banca da cui farsi dare del denaro, i padri fondatori, non si sarebbero mai sognati minimamente di bloccare gli aiuti finanziari ai terremotati dell'Emilia perchè alcuni di loro non volevano mettere mano al portafogli, allo stesso tempo non avrebbero sacrificato la Grecia; io vedo l'UE come un club esclusivo per pochi dove le uniche decisioni serie che vengono prese è l'ammontare delle varie multe che vengono date al socio che non paga abbastanza (leggasi criteri di Copenaghen).
    In sintesi oggi esiste SOLO il criterio economico, la cultura ha un peso inesistente, sarò troppo giovane per dirlo, ma con la morte dei giochi senza frontiere, è morto anche il lato umano dell'UE...
    Quello da rifare non è solo l'UE, è soprattutto il resto da cambiare, ed è impossibile purtroppo.
     
  6. Lord Attilio

    Lord Attilio

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    Vorrei fare una provocazione. Lungi da me il voler approvare dei governi tecnici calati dall'alto da chissà quale istituzione segreta o potere bancario, non pensate che il principio dell'elezione da parte del popolo dei suoi rappresentanti sia qualcosa di sbagliato? Voglio dire, nel gioco democratico non vince la persona più competente a guidare il potere, ma l'oratore più bravo oppure colui che ha il controllo dei mezzi di informazione. Di fronte al potere della televisione, della stampa e di Internet nell'omologare e formare l'opinione pubblica la competenza o la bravura non sono niente. Quindi i proporrei un sistema in cui il ruolo del politico è ridotto a mestiere come tutti gli altri: quello del pompiere, dello storico, del docente ecc. Quindi per fare il politico non devi candidarti, ma è necessario che tu faccia un corso di laurea in cui chi prende i voti più alti è destinato alle cariche più importanti e che richiedono una maggiore conoscenza. Ovviamente tale corso di laurea deve basarsi su tutta una serie di competenze di economia, di filosofia, di etica, di politica ecc.
    Sono il primo a dire che tale sistema avrebbe un sacco di incovenienti, il primo dei quali è che, dato che gli uomini non sono perfetti, potrebbero originarsi casi di corruzione, di favoritismo e di clientela. Tuttavia ciò accade anche nella nostra democrazia e tali storture sarebbero più correggibile con questo sistema che con quello democratico.
    Inoltre per allontanare dal ruolo del politico gli approfittatori e i corrotti si potrebbe ridurre lo stipendio medio a 3000 euro, il che lo renderebbe un lavoro qualsiasi, perchè in realtà diciamocelo, i poliziotti svolgono un ruolo importante nella società reprimendo il crimine, purtuttavia non sono eletti da nessuno e quindi perchè i politici, che svolgono un lavoro di eguali responsabilità, dovrebbero essere eletti?
    Il problema sta tutto nell'evitare che questi politici, non più scelti dal popolo, non siano scelti o influenzati da qualche associazione come "Comunione e Liberazione" o qualche setta massonica, ma dato che anche nella nostra democrazia ciò accade vale la pena di tentare.
     
  7. archita

    archita

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    l'idea che si debba essere governati da "competenti" dotati di conoscenze tecniche è un antico sogno dei platonici e della "città del sole" di Campanella..

    no grazie ! molto meglio votare e sbagliare che avere a che fare con un tiranno illuminato che si occupi di te dalla culla alla tomba.
     
  8. Diego Alatriste y Tenorio

    Diego Alatriste y Tenorio

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    In realtà io sono ancora un europeista più che convinto. Sono convinto che il Vecchio Continente e il Medio Oriente siano stati,e saranno, il motore trainante dell'umanità.
    Ritengo la forza dell'europa sia proprio la sua pluralità, quella stessa vivacità di sistemi, idee e lingue che oggi cozza e si scontra profondamente con questa idea di globalizzazione e standardizzazione importata da oltreoceano.
    è anche per questo che non condivido le scellerate scelte che ci hanno portato dello spianamento culturale.
    Comunque io credo che l'europa é destinata a esser unita.
    Ma anche se un unione politica e culturale può cominciare anche conaccordi di tipo economici; tutti i passi compiuti successivamente a questi primi accordi,sono stati volti a creare delle istituzioni lontane dagli europei e creare solo dei sistemi in cui si scontrano e si accordano esclusivamente i membri dell'alta finanza.
    Per me é tutta da rifare, altro che Carlo Magno come simbolo dell'Unione.

    Per quanto riguarda, invece, la democrazia...la mia idea vacilla perché qui non si tratta di un sistema poco giusto, ma di una degenerazione oligarchica più che evidente...
    La democrazia sembra lontana come un'utopia dagli attuali sistemi politici.
    Il principio del legittimo arbitrio, forse, avrebbe bisogno di un difensore...
    Sto scrivendo da un cellulare, mi auguro di poter argomentare meglio di sera quando sarò al Pc.
    Vogliate perdonarmi.
    :)
     
  9. Lord Attilio

    Lord Attilio

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    Ma io non parlo di tiranni illuminati, parlo di persone che siano laureati ad un corso universitario e che non siano delle persone anni luce lontane dal popolo. Se si riesce a creare un sistema di istruzione meritorio il sistema da me spiegato prima sarebbe molto migliore dell'attuale democrazia. Non preferiresti essere governato da una persona competente piuttosto che da Renzi, Monti o Bersani? Il fatto che tu preferisci la democrazia è per il fatto che probabilmente pensi a qualsiasi sistema ad esso diverso come una dittatura, ma non è necessariamente così.
     
  10. archita

    archita

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    il fatto è che se si vuole una classe dirigente "laureata" come requisito per governare si determina l'indebolimento della rappresentanza universale che si presuppone basata sul superamento delle barriere sociali ( insomma non tutto il popolo italiano ha la laurea ) e la tentazione di farsi governare dai "notabili" di una determinata fascia sociale che ha le risorse per avere accesso a studi e competenze. Comunque non è la laurea che fa un politico uno statista ma piuttosto la capacità e la competenza del complesso dei collaboratori che sappiano mettere in atto pratico il programma politico del leader ( un pò come dire che Napoleone era Napoleone grazie a chi sapeva interpretare al meglio le sue indicazioni ). Dunque il problema di fondo non è tanto il requisito della "testa" nella gestione democratica del governo ma la disponibilità del "corpo" ad assecondare le disposizioni e il malfunzionamento della democrazia in parte deriva infatti dalla resistenza del sistema dove per ragioni sociali,religiose e storiche non ha sviluppato il senso dello Stato come Servizio Pubblico ( inteso lo Stato al servizio dei cittadini e i cittadini al servizio dello Stato ) e dunque da strumento dello Stato è diventato invece il fine e utente finale di ogni iniziativa governativa in cambio di consenso. In questo caso il sistema assume una sua vita autonoma e non più intermediario fra il vertice e la società governata diventando in vario grado una molteplicità di stati ( stratificazione con confusa gerarchia di gruppi previlegiati ) dentro lo Stato democratico. Il problema in un sistema democratico non è "chi" governa ma "come" lo Stato agisce nel suo complesso come servizio per i cittadini che ne sono i rappresentati e nel contempo fonte del potere ( il popolo è "sovrano" ) e la democrazia va in crisi proprio quando viene meno il senso di servizio pubblico "scippando" il potere delegato a favore solo di una parte dell'intera cittadinanza rappresentata.
     
  11. Lord Attilio

    Lord Attilio

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    Ma infatti io dicevo che prima di fare quello che ho detto bisogna riformare profondamente l'istruzione in modo da permettere a chiunque di poter conseguire una laurea e anche evitare che su questa categoria di politici abbiano influenza associazioni massoniche, sindacati o altre congregazioni chiuse. Tra l'altro ciò avviene comunque nella nostra democrazia, dato che la nostra classe dirigente proviene in buona parte dalla fila di Comunione e Liberazione o altre associazioni cattoliche. Tu parli di collaboratori, e io dico non sarebbe meglio che questi collaboratori invece di essere espressione del leader siano un espressione della meritocrazia? Chi si laurea comincia a fare esperienza partendo dalle cariche amministrative e politiche più basse e in base al merito viene elevato mano a mano.
    Tu parli di rappresentanza universale come opposizione al fatto che i politici debbano essere per forza dei laureati, ma io ti dico che per governare è necessario tutta una serie di competenze che non può ottenere chiunque. Tuttavia il sistema che ho detto prima premierebbe di più chi ha interesse e passione nel fare il politico piuttosto di chi, appoggiato dai media, dalla Chiesa o da detterminate associazioni, riesce dispoticamente a far sentire la sua voce e a controllare l'opinione pubblica.
     
  12. Carlos V

    Carlos V

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    Lord Attilio, non ho capito una cosa del sistema "meritocratico". I futuri politici dovranno essere ministri tuttologi (esperti di storia, economia, salute, tattiche militari, ecc...) oppure specializzati in un singolo ramo? No perché a questo punto il corso di laurea da te ipotizzato avrebbe decine e decine di esami per ogni disciplina che lo studente dovrà poi gestire una volta lanciato in carriera, si ritroverebbe a preparare insieme nello stesso semestre, ad esempio, Storia Moderna e Chirurgia, oppure Scienze strategiche e Storia dell'Arte.
    E poi quali sono i criteri per stabilire i più meritevoli? Chi ha i voti più alti? (che dipendono qualche volta dalle circostanze, dalla sensibilità e dall'umore del docente) La mia non è una critica al sistema da te ideato, vorrei solo che questi punti fossero meglio argomentati per capire se si tratta di un sistema snello, dinamico e valido.
     
  13. Lord Attilio

    Lord Attilio

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    Hai ragione, in effetti sui punti da te indicati non mi sono spiegato bene. Effettivamente in un corso di laurea per preparare una classe dirigente si dovrebbe distinguere tra i vari rami dell'amministrazione (economia, politica, medicina, cultura, esercito ecc.).
    Per quanto riguarda il secondo punto effettivamente il mio sistema si base su una utopia, che in Italia parrebbe irrealizzabile ma in altri paesi molto meno, cioè sull'imparzialità degli insegnanti.
     
  14. archita

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    una cosa simile è l'Etoile la scuola di amministrazione francese ma io non sono d'accordo su queste università tra l'altro riservate a persone o famiglie di un certo livello sociale poichè una formidabile barriera è quella economica ( oltre a tasse anche i costi per la preparazione a chi deve entrare e svantaggia i "fuori sede" meno ricchi ) nuocendo allo spirito egalitario della stessa costituzione francese ( e anche italiana in un certo senso ). Inoltre l'arte del governare lo si apprende governando e per governare non si richiede preparazione tecnica ma doti personali ( fiuto politico, conoscenza degli uomini, capacità di relazione,ambizioni ) che possono anche esserci in persone meno abbienti e meno colte ( Carlo Magno era analfabeta ma ha avuto collaboratori capaci che lo hanno aiutato in grandi riforme della scrittura ). Io penso inoltre alla fin fine i politici sono per certi aspetti lo "specchio" degli elettori in pregi e difetti e difatti l'attuale classe dirigente italiana ( compreso il governo Monti ) rappresenta il peggio del peggio degli italiani come la Fornero che dà del "choosy" agli italiani sapendo benissimo che ha raccomandato i propri parenti assecondando il diffuso malcostume sulle raccomandazioni...
     
  15. kaiser85

    kaiser85

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    si ma stiamo parlando di aria fritta... per essere un buon ministro delle finanze o del welfare, non bisogna essere scienziati con 8 lauree e super specializzazioni.
    Le persone ai massimi livelli come i ministri, prendono le decisioni a livello politico e non a livello tecnico, altrimenti non avrebbe senso. Poi questo è coadiuvato da tutta una serie di tecnici che definiscono come quella decisione deve essere applicata e infine è la pubblica amministrazione, regionale, provinciale fino a quella del tuo quartiere sotto casa che si occupa dell'attuazione pratica.
    Un ministro può prendere la decisione politica di dare un assegno alle famiglie che fanno un figlio e stop, poi se questa decisione è male applicata in un paesino della Sicilia piuttosto che in Lombardia o in Trentino, non è certo colpa del ministro.
     
  16. Diego Alatriste y Tenorio

    Diego Alatriste y Tenorio

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    Hai perfettamente sintetizzato il mio pensiero, anzi...io mai sarei riuscito a fare una descrizione tanto articolata.

    Il fatto è che tutte le democrazie tendono a degenerare in questo senso, se guardiamo al passato non trovo esempi positivi.
    Alla fine la politica diventa solo lo spazio di manovra dove alcune figure manovrano per il proprio, o quello dell'ambiente di provenienza, beneficio e non con lo scopo di fare il meglio per lo Stato.
    Del resto anche agli stessi cittadini sfugge il vero concetto di Stato, favorendo questo fenomeno.
    Il problema è che per pochi "disonesti", mafiosi, clienti e potenti...per colpa loro va alla malora tutto.
    Per questo mi chiedevo se non fosse meglio che ci fosse un'istituzione fissa e guardiana e, insieme ai cittadini, personificazione dello Stato.
     
  17. Diego Alatriste y Tenorio

    Diego Alatriste y Tenorio

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    Decisione politica in che senso? Nel senso di clientelismo? Di volontà dei cittadini? Di ciò che, a parere del ministro, è meglio?
    Sono tutte belle domande...no?

    Comunque in teoria in qualunque posizione di responsabilità o di comando, si è responsabili delle azioni di tutti i sottoposti, anche dei più "infimi" per grado.
    Questo è un concetto che in Italia, ma un po' dappertutto, sfugge...il concetto di responsabilità, l'essere un manager non è solo meeting e stipendi da capogiro...
     
  18. Lord Attilio

    Lord Attilio

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    x Archita, tu fai l'esempio di Carlo Magno ma direi che le funzioni di un presidente odierno sono molto maggiori rispetto al re del Sacro Romano Impero, che doveva solo chiamare gli uomini alle armi e giustiziare qualche contadino riottoso. Voi dite che la competenza sta tutta nei collaboratori del ministro, ma io penso che un ministro dell'economia debba avere una buona conoscenza dell'economia, come magari un presidente della Repubblica dovrebbe avere una buona conoscenza della Storia e dell'etica. Tra l'altro tu parli di università che favoriscono caste di privilegiati, ma il problema su cui lavorare è appunto questo. Dici anche che la politica richiede doti personali, ma nel sistema da me espresso prima chi è interessato alla politica (e quindi ha quelle doti di cui parlavi tu, chi più chi meno) frequenta queste università dove viene preparato in maniera tecnica, così che si evita che salgano al potere persone di grande carisma e capacità politica ma incapaci nel gestire lo stato.
     
  19. Diego Alatriste y Tenorio

    Diego Alatriste y Tenorio

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    L'opera di Carlo Magno è stato ben più complessa di quello che può sembrare a prima vista, anche solo parlando degli innumerevoli Capitolari da lui emessi si può capire a quale lavoro ha sottoposto la sua cancelleria.
    Ovviamente Carlo era completamente digiuno di diritto romano, anche se dell'antico impero era un gran ammiratore, ma riuscì a incentivare una rinascita del diritto e la base della legge comune in tutto l'impero.
    Questo è solo un esempio potremmo parlare anche della rinascita culturale o della intuizione politica che ha portato alla nascita del feudalesimo come noi lo conosciamo.

    Dici che non vi è bisogno di carisma per essere un politico, ma doti tecniche. Devo dissentire con te, perché un politico principalmente, anche in una democrazia, è un leader in grado d'ispirare, costruire e seguire un team di collaboratori che suggeriscano idee e soluzioni o che semplicemente lo aiutino a portare avanti i suoi intenti politici.
    Con questo non voglio dire che un politico non dev'essere anche un tecnico, ma non deve solo essere quello.
    Dev'essere in grado d'interpretare la volontà dei cittadini, o di alcuni ceti, e ideare proposte agli stessi.
     
  20. Lord Attilio

    Lord Attilio

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    Riguardo a Carlo Magno, lui se ne fregava delle leggi, come tutti i regnanti d'altronde, e preferiva andarsene in guerra. Le sue leggi erano opera dei suoi dignitari e dei suoi ministri. Riguardo a quanto dici sul carisma, se leggi bene non ho detto che un politico non deve avere doti politiche e di carisma, ma che filtrando in qualche modo coloro che vogliono fare politica attraverso delle scuole apposite si evita che salga al potere il demagogo di turno senza manco una competenza. In questo modo si ottiene un politico che oltre che doti politiche ha anche delle capacità tecniche.
     

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