Chi non ha mai avuto a che fare con un titolo Sonalyst potrebbe pensare che il numero dei mezzi comandabili sia esiguo. In realtà la strumentazione di ogni singola unità è simulata con molta cura e ci vorrà del tempo prima che iniziate a padroneggiare ogni singolo mezzo. DW è praticamente un insieme di otto simulazioni diverse in un unico gioco.
Ogni missione in DW vi vedrà agire in un teatro d’operazioni ben delimitato e nel quale si muoveranno non solo mezzi alleati ed ostili ma anche mezzi neutrali, militari e civili. La schermata tattica è costituita da una rappresentazione topografica dell’area sulla quale sono segnati in tempo reale, oltre che la vostra posizione, tutti i contatti condivisi dal vostro “Net”, la rete di comunicazione alleata. Quasi mai riuscirete a vedere in automatico sulla mappa tutte le unità presenti nell’area e a conoscere per ognuna di queste dati quali la rotta, la velocità, la tipologia ( la classe ) e molto altro ancora. Infatti buona parte del gioco si fonda sull’utilizzo di sofisticate strumentazioni per la ricerca e identificazione dei contatti ( per lo più nemici ).
Tali strumentazioni si basano su sensori sensibili all’energia delle onde, che siano queste sonore o elettromagnetiche ( esempio, le onde radio ). A questo scopo si utilizzano due tipologie di sensori: attivi e passivi. I primi emettono energia sotto forma di onde sonore o elettromagnetiche e restituiscono dei dati a seconda di come tale energia viene riflessa da eventuali oggetti trovati lungo il cammino. I secondi invece, per certi aspetti meno “efficaci” dei primi, restano in ascolto cercando di captare emissioni acustiche o elettromagnetiche per definire poi la tipologia e la posizione della sorgente. Nella guerra sottomarina i sensori utilizzati sono i SONAR, sensori sensibili alle onde sonore ( quasi sempre costituiti da idrofoni ), dal momento che è proprio il suono la forma di energia che meglio si propaga in acqua, se paragonata alle onde elettromagnetiche. Nella guerra di superficie ed aerea invece la fanno da padrone i ben noti RADAR.
Una maggiore efficacia ed “invasività” dei sensori attivi si paga con un cessato occultamento della propria unità agli occhi dei sensori di unità nemiche. Utilizzare un sensore attivo è come gridare al nemico “hey ! sono qui !” e questo è un problema se si vuole cercare di passare inosservati. Per unità come la fregata lanciamissili non ha senso avere troppe remore nell’utilizzo di sensori attivi, dal momento che sarà comunque difficile per tale unità mantenere l’occultamento radar. La filosofia che c’è dietro l’utilizzo e la condotta di una simile unità potrebbe essere riassunta dal noto adagio “Siamo in ballo e quindi balliamo”.
Discorso diverso invece per un sottomarino, che quasi sempre si troverà ad utilizzare soltanto i suoi sensori passivi.
Scendiamo però più nel dettaglio dal momento che Dangerous Waters è essenzialmente una simulazione basata quasi esclusivamente sull’uso di tali strumentazioni.
Tutti i mezzi simulati sono dotati del buon vecchio sonar passivo trainato. Si tratta di un set di idrofoni all’estremità di un cavo che può essere “srotolato” anche per decine di metri e che rimane sempre connesso al mezzo. In questo modo la vostra unità riesce a ricevere dati da un sensore posizionato ad una distanza sufficiente a non ricevere le interferenze sonore prodotte dal vostro scafo ( rumore dell’elica, rumore dello scafo che beccheggia, turbolenze in prossimità del vostro scafo, etc. ).
Nei sottomarini tali tipi di sensori sono anche presenti sullo stesso scafo ma diventano efficaci solo a basse velocità. Ad alte velocità il rumore di fondo prodotto inizia a diventare significativo e ostacola la lettura di onde sonore provenienti da distanze remote. In realtà i sottomarini dispongono anche di sonar attivi ad altra frequenza e quindi a corto raggio, utilizzati ad esempio per identificare mine. In questo modo si riesce ad effettuare una scansione di quanto presente nelle immediate vicinanze senza segnalare la nostra posizione ad unità nemiche distanti alcune miglia nautiche da noi ( le onde ad altra frequenza “muoiono” prematuramente rispetto a quelle a bassa frequenza ).
Sono a disposizione anche diversi tipi di boe sonar, attive ( le DICASS ) e passive ( DIFAR, LOFAR, VLAD ). Tali boe vengono rilasciate in acqua ( possono essere anche di profondità ) e trasmettono tutto quanto captano all’unità madre. Come tutti i sonar possono porsi in ascolto su una determinata banda di frequenze o sull’intero range di frequenze. C’è anche una boa adibita a determinare la profondità della termoclina, ovvero di un diafamma immaginario che si estende in larghezza e non in profondità e che separa due zone d’acqua a temperature sensibilmente differenti. Dal momento che la direzione di propagazione dell’energia acustica dipende dalle variazioni di velocità dell’onda che la trasporta e poiché la velocità dipende dalla temperatura dell’acqua appare chiaro che in presenza della termoclina una brusca variazione di velocità rende tale diaframma quasi completamente impermeabile alle onde sonore e quindi ai vari tipi di sensori attivi e passivi. In questo modo, un sottomarino situato al di sotto della termoclina è invisibile agli occhi dei sensori attivi della fregata che gli sta dando la caccia. Per questo motivo è utile avere un tracciato della termoclina ed in questo modo si potrà decidere anche a che profondità lanciare le nostre boe.
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.