26 OTTOBRE – ULTERIORI AZIONI DOPO LE PRIME ONDATE
Dalle h 9.30 l’Enterprise si prodiga per recupeare i velivoli danneggiati / a corto di carburante e i ricognitori di entrambe le portaerei. Tuttavia il ponte di volo è ben presto saturo, e contemporaneamente viene avvistata sul radar una nuova formazione d’attacco giapponese. Le operazioni di recupero sono quindi interrotte alle h 10.00, e i rimanenti aerei ancora in volo sono costretti ad ammarare una volta terminato il carburante. Uno degli aerosiluranti Avenger va ad ammarare presso il cacciatorpediniere Porter. Mentre l’equipaggio della nave porta in salvo l’equipaggio, il siluro dell’Avenger si sgancia e comincia a girare in cerchio, finendo per colpire lo stesso Porter, causando gravi danni ed uccidendo 15 membri dell’equipaggio. Visti i danni, il cacciatorpediniere viene abbandonato e viene quindi finito dallo Shaw con i suoi cannoni.
Nel frattempo alcuni aerei giapponesi di ritorno dalla prima ondata contro la Hornet avvistano anche l’Enterprise e ne comunicano la posizione. In questo modo la seconda ondata viene inviata contro questa nave, dato che i giapponesi sono convinti che la Hornet sia ormai perduta. Gli attacchi iniziano alle h 10.08. La caccia americana riporta nuovamente uno scarso successo, abbattendo solamente 2 dei 19 Val pronti a lanciarsi in picchiata contro la portaerei americana. Nonostante il furioso fuoco contraereo, gli aerei del Sol Levante riescono ben presto a piazzare due ordigni da 250Kg sulla nave, causando gravi danni e bloccando l’ascensore anteriore. Nell’azione vengono perduti 12 Val.
Dopo 20 minuti, arrivano in zona 16 aerosiluranti Kate che si dividono in due gruppi e puntano sull’Enterprise: uno dei due gruppi è intercettato da 2 Wildcat, che abbattono 3 velivoli e ne danneggiano un quarto. Quest’ultimo, ormai perduto, decide di schiantarsi sul cacciatorpediniere Smith, uccidendo 57 uomini e innescando un furioso incendio. I rimanenti velivoli giapponesi puntano quindi sull’Enterprise, sulla South Dakota e sul Portland, ma tutti i loro siluri mancano il bersaglio o non si innescano correttamente, mandando a vuoto l’attacco. Alle h 10.53 l’attacco termina: sul fondo del mare sono finiti 10 dei 16 Kate presenti.
Alle h 11.15 l’Enterprise è riuscita a domare gli incendi e può riaprire il ponte di volo per accogliere gli aerei di ritorno dagli attacchi mattutini sulle navi giapponesi. Tuttavia solo pochi velivoli possono atterrare prima che una nuova ondata giapponese si porti in posizione di attacco, forzando la nuova sospensione delle operazioni di volo.
Verso le h 9.10 infatti la portaerei nipponica Junyo si era avvicinata a circa 520 Km dalle navi americane, e aveva lanciato una nuova formazione composta da 17 Val e 12 Zero. Questi aerei arrivano alle h 11.21 presso le navi americane, e mettono a segno 3 bombe: una colpisce di striscio l’Enterprise, mentre le altre due causano moderati danni alle navi South Dakota e all’incrociatore San Juan. I giapponesi perdono 11 Val.
Alle h 11.35 Kinkaid ordina il ritiro dell’Enterprise e della sua scorta dalla zona di operazioni: con l’Hornet fuori uso e i danni alle altre navi, credendo (correttamente) che i giapponesi avessero ancora 1-2 portaerei intatte nell’area, il contrammiraglio non ha scelta. Anche la task force della Hornet è istruita a seguire l’Enterprise non appena riacquistata la capacità di navigazione. Tra le h 11.39 e le h 13.32 l’Enterprise recupera 57 velivoli. I rimanenti ammarano presso le navi americane che portano quindi in salvo gli equipaggi.
In campo giapponese, i pochi velivoli sopravvissuti alle ondate d’attacco rientrano (tra le h 11.40 e le h 14.00) sulle portaerei Zuikaku e Junyo, preparandosi a riarmare e lanciare nuovamente questi velivoli. Alle h 13.00 le forze di Kondo e Abe vengono mandate alla massima velocità possibile verso l’ultima posizione nota delle navi americane, cercando di impegnarle in una battaglia di superficie. Le navi Zuhio e Shokaku si ritirano dalla zona d’operazioni assieme all’ammiraglio Nagumo. Alle h 13.06 le portaerei Junyo e Zuikaku lanciano un nuovo attacco,con una formazione di 14 Kate, 2 Val e 13 Zero. Alle 15.35 la Junyo invia un ulteriore contingente di 4 Kate e 6 Zero.
Nel frattempo l’incrociatore americano Northampton è riuscito, tra mille difficoltà, a iniziare il traino della Hornet fuori dalla zona di operazioni (h 14.45). L’equipaggio della portaerei danneggiata, nel frattempo, è quasi riuscito a ripristinare parzialmente il sistema energetico della nave. Ma alle h 15.20 arriva la prima ondata della Junyo, che può attaccare una nave praticamente immobile nell’oceano. Alle h 15.23 la Hornet è presa in pieno da un siluro, che invalida i progressi fatti tramite le riparazioni: la nave viene inondata e si inclina di 14 gradi. Essendo impossibile ripristinare l’energia per le pompe di drenaggio, la nave viene data per persa ed è abbandonata dall’equipaggio. Contestualmente, gli aerei della Zuikaku riescono a mettere a segno un’altra bomba. Per le h 16.27 tutto l’equipaggio della Hornet ha abbandonato la nave. La giornata è conclusa dall’ultima ondata giapponese proveniente dalla Junyo, che colpisce lo scafo ormai vuoto alle h 17.20.
Dopo questi ultimi avvenimenti, si ordina ai cacciatorpediniere Mustin e Anderson di finire la Hornet, mentre le altre navi si ritirano in direzione sud-est. La nave viene abbandonata in fiamme alle 20.40, mentre i cacciatorpediniere giapponesi d’avanguardia si trovano a soli 20 minuti di navigazione. Il grosso delle forze di Abe e di Kondo giungono sul posto alle 22.20. Essendo la nave americana troppo danneggiata per tentarne la cattura, si decide di darle il colpo di grazia con i siluri alle h 1.35 del 27 Ottobre 1942. Attacchi notturni da parte dei PBY Catalina americani, la conoscenza del fatto che il nemico si era ritirato e un’apparente mancanza di carburante forza quindi i giapponesi a desistere da ogni ulteriore inseguimento. Le navi giapponesi, dopo essersi rifornite nelle Isole Salomone, rientrano a Truk il 30 Ottobre. Nel frattempo, durante il rientro delle navi americane verso Espritu Santo e Noumea, la nave da battaglia South Dakota entra in collisione con il cacciatorpediniere Mahan, causando gravi danni alla nave più piccola.