Come si evince dal racconto la battaglia fu veramente sanguinosa ed entrambi i contendenti impiegarono tutto quello che avevano da mettere in gioco. La perdita della Hornet fu per gli americani un vero colpo e pregiudicò i piani operativi americani nel Pacifico Sud Occidentale. Tuttavia l’Enterprise potè essere riparata a tempo di record e fu in grado (seppur ancora danneggiata) di partecipare all’azione navale successiva nell’area (La battaglia navale di Guadalcanal).
A livello tattico la battaglia viene considerata una vittoria giapponese, viste le perdite subite dagli americani. Tuttavia non si può non considerare il durissimo prezzo pagato per conseguire tale successo. Le portaerei danneggiate dovettero rientrare in Giappone per le riparazioni e non poterono tornare in azione fino al 1943 (La Zuhio rientrò a Truk a fine Gennaio 1943, la Shokaku si riunì alla Zuikaku addirittura a Luglio). Il prezzo maggiore tuttavia fu pagato in termini di vite umane: mentre gli americani perdettero “solo” 24 tra piloti e mitraglieri, i giapponesi subirono un salasso di 148 uomini, tra cui parecchi leader di formazione. Costoro erano tutti veterani di prima scelta, uomini che difficilmente il Giappone sarebbe stato in grado di rimpiazzare in breve tempo.
Soprattutto se si considera la visione quasi “di casta elitaria” che per lungo tempo impedì ai giapponesi di formare un congruo numero di piloti esperti nelle scuole d’addestramento (si può capire la questione leggendo “Samurai!” di Saburo Sakai). Quando se ne accorsero, era troppo tardi, e furono costretti a mandare in volo dei novizi che non avevano alcuna possibilità di scampo contro gli ormai esperti piloti statiunitensi (Un triste esempio è la Battaglia del mare delle Filippine nel 1944, che fu soprannominata dagli americani “Great Marianas Turkey Shoot” , ovvero la “caccia al tacchino”).
Per comprendere la gravità della situazione, si rileva infatti che i giapponesi, dopo la battaglia delle isole Santa Cruz, furono costretti a rimandare la Zuikaku e la Hiyo (perfettamente intatte) in Giappone, proprio per la mancanza di equipaggi qualificati.
Questo tracollo fu sicuramente dovuto anche alla tipologia degli aerei utilizzati dai giapponesi: questi aerei infatti erano veloci e manovrabili, ma non possedevano corazzature per il pilota nè serbatoi auto sigillanti (a differenza degli aerei americani). In molti casi una pallottola ben mirata era sufficiente a trasformare i velivoli in una palla di fuoco. Il problema fu ancora più marcato perchè gli americani avevano posto grande cura nell’aumentare le difese contraeree di tutte le proprie navi, inserendo tra le navi di scorta appositi incrociatori contraerei (come il , classe Atlanta) con uno speciale armamento predisposto per danneggiare gravemente le formazioni nemiche in attacco.
L’ammiraglio Nagumo, rilevato dal comando e riassegnato in Giappone poco dopo la battaglia, commentò così la battaglia:
“Questa battaglia è una vittoria tattica, ma anche una significante perdita strategica per il Giappone. Considerando la grande superiorità del potenziale industriale nemico, noi dobbiamo vincere tutte le battaglie in modo assolutamente decisivo e netto. Quest’ultima, sfortunatamente, non è stata una vittoria decisiva.”
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