“10 navi, probabilmente nemiche, 240 miglia per 10° da Midway. Rotta 150, velocità superiore a 20 nodi. Ore 7.28”.
(Primo rapporto dell’idrovolante Tone alla flotta giapponese dell’Ammiraglio Nagumo, battaglia delle Midway, 04/06/1942).
Avete visto alla nausea film come “Midway” o “Tora!Tora!Tora!”, l’ultima volta nell’edizione giapponese senza sottotitoli? Avete la biografia di Yamamoto sul comodino e la foto di Nimitz come sfondo del vostro desktop? Allora godetevi la notizia che gli australiani della SSG (Strategic Studies Group), dopo aver recentemente allietato la comunità dei wargamer con Battlefront, tentano di bissare il successo ottenuto da un loro vecchio classico del lontano 1992, Carriers at War (da adesso in poi CAW), realizzandone un autentico “remake”.
CAW è un gioco di strategia a turni simultanei di 5 minuti che permette di simulare le grandi battaglie aeronavali avvenute nel Pacifico durante la seconda guerra mondiale. L’azione è ovviamente incentrata sugli scontri fra portaerei, le vere regine del conflitto del Pacifico. Sono riprodotte alcune delle più importanti battagli aeronavali del periodo, come Pearl Harbor, Midway, Wake, Mar dei Coralli, Salomone orientali, Santa Cruz, e Mar delle Filippine, e il giocatore può scegliere se comandare le forze giapponesi o quelle americane.
Il gioco all’avvio presenta una schermata con le opzioni classiche per impostare la partita. E’ possibile scegliere la modalità single o multiplayer (mediante protocollo TCP/IP, per giocare è sufficiente inserire l’indirizzo IP dell’avversario), iniziare il tutorial, avviare l’editor o modificare le opzioni di gioco.
Per quanto riguarda quest’ultimo punto, CAW non brilla per il numero di possibilità offerte: nelle opzioni si può scegliere la risoluzione di gioco e poco altro di significativo, come l’accuratezza dei rapporti dei combattimenti (solo due opzioni, accurati o non accurati). Qualche possibilità in più non sarebbe certo dispiaciuta.
L’editor delle missioni è lo stesso utilizzato dagli sviluppatori per creare gli scenari presenti nel gioco: sembra essere molto completo ma anche piuttosto complesso da utilizzare, come testimonia il fatto che a oltre due mesi dall’uscita del gioco non ci sono nuove missioni create dai giocatori. Ben fatto invece il tutorial, composto da ben 19 mini-missioni di pochi minuti l’una che spiegano nel dettaglio i vari aspetti del gioco.
La schermata successiva permette la selezione dello scenario. Qui cominciano le note dolenti: la lista degli scenari è piuttosto misera, solo sette. Va detto che ciascuno scenario presenta una o più “varianti” rispetto alla situazione storica, al fine di aumentare le possibilità a disposizione del giocatore, ma resta il fatto che le mappe sono proprio poche e che le prime due missioni (Pearl Harbor e Wake) vanno considerate niente più che dei tutorial avanzati per lunghezza e disparità delle forze in campo in favore dei giapponesi. Tenuto conto che per il vecchio CAW degli anni 90 erano stati sviluppati moltissimi scenari, rimane la sensazione che per questo remake qualche sforzo in più si sarebbe potuto fare, magari disegnando qualche scenario con ambientazioni diverse (anche “what if”), come il Mediterraneo, l’Atlantico o l’Oceano Indiano.
Selezionato lo scenario, si passa al gioco vero e proprio. La maggior parte dello schermo è ovviamente occupata – come per ogni gioco di strategia che si rispetti – dalla mappa di gioco (suddivisa in esagoni da 20 miglia nautiche ciascuno), che, come si può osservare dalle foto, è peraltro ben realizzata da un punto di vista grafico.
Nota positiva per l’interfaccia, moderna e funzionale: bastano pochi click per avere accesso alle informazioni e per impostare gli ordini. E’ possibile selezionare le unità cliccando direttamente sulla mappa oppure da una serie di pulsanti che raffigurano le varie Task Force a disposizione del giocatore.
Le unità in CAW sono infatti organizzate in Task Group con dei compiti specifici (Carrier, Auxiliary, Capital, ecc). I singoli Task Group sono a loro volta organizzati in Task Force sotto la guida di uno specifico comandante. Ad esempio, la Task Force dell’Ammiraglio Takagi nello scenario del Mar dei Coralli è composta da un unico Carrier Task Group, mentre quella di Abe è composta da un gruppo di portaerei, uno di navi da battaglia e un paio di gruppi con navi ausiliarie.
Non dovendo gestire le singole navi per dare gli ordini è sufficiente selezionare un Task Group sulla mappa e impostargli un esagono di destinazione o una specifica missione. Per contro, semplicità non fa rima con flessibilità: il giocatore non può intervenire in alcun modo sulla suddivisione delle proprie forze. Non è possibile, ad esempio, trasferire le singole navi da un gruppo all’altro, oppure unire due gruppi di portaerei per concentrare le forze e aumentare la propria capacità offensiva e/o difensiva.
Gli ordini impartibili ai vari Task Group sono piuttosto semplici e intuitivi: è possibile muovere il gruppo in un punto preciso della mappa o verso un porto, ordinare la scorta o il supporto di un altro gruppo e – nel caso di un gruppo di portaerei – ordinare un attacco aereo verso una flotta nemica oppure verso una base terrestre. Alcuni gruppi hanno anche degli specifici ordini da svolgere, preimpostati in base allo scenario, come l’invasione o il bombardamento di una base nemica o il rifornimento di una zona sotto il nostro controllo. Spesso la riuscita di uno scenario dipende dalla sopravvivenza e dal successo di queste importantissime unità.
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