La Crisi di Agadir e la legge sul riarmo del 1912
La Seconda Crisi Marocchina nacque dalla necessità, viva in alcuni ambienti tedeschi, di dover riaffermare lo status di grande potenza della Germania e di assicurare adeguati compensi in caso di ampliamento della sfera coloniale francese. Un calcolo politico che mirava ad effetti morali e politici, più che a un effettivo ampliamento coloniale. Un calcolo, però, largamente improvvisato, realizzato su pressione di alcuni ambienti del ministero degli Esteri all’insaputa dello stesso Cancelliere. L’opinione pubblica tedesca reagì con entusiasmo alla sfida coloniale sostenendo quella che era ormai la linea del governo e, come era lecito aspettarsi, i militari iniziarono a sperare che fosse finalmente giunto il tempo per l’escalation bellica: il momento, infatti, era propizio, con la Russia ragionevolmente positiva verso la Germania e, comunque, ancora indietro nel programma di riarmo. E’ rivelatore del tipo di intelligenza politica delle alte sfere militari tedesche che uno dei motivi per cui erano contrarie al protettorato francese sul Marocco si basava sul timore che la Francia potesse trarre da questo paese una ulteriore riserva di uomini da arruolare in caso di conflitto.
In ogni caso orgoglio nazionalista e weltpolitik si fusero e la Germania puntò ad una vittoria di prestigio. L’iniziativa tedesca ebbe due principali conseguenze. La prima fu che la Germania venne identificata come una potenza aggressiva e una minaccia per l’ordine pacifico. La seconda fu il rafforzamento del senso di accerchiamento da parte dei tedeschi. A queste ne va aggiunta un’altra, inattesa, destinata a scuotere l’equilibrio delle potenze. Poiché la Germania era stata compensata dalla Francia per i suoi guadagni in Marocco, l’Italia chiese a sua volta un compenso. Il risultato fu la Guerra di Libia, con la crisi dell’Impero Turco, e le Guerre Balcaniche. Il risultato di questa prolungata crisi fu che la situazione politica peggiorò per i Tedeschi: la Francia era ormai decisamente ostile; la Gran Bretagna, ormai sostanzialmente alleata della Francia, aveva con questa siglato ufficialmente un accordo navale in funzione anti-tedesca (producendo un forte risentimento anti-britannico in Germania) ed era assai meno disponibile ad accordi con i tedeschi; e infine l’Austria a causa dei successi serbi doveva tenere delle divisioni su quel confine e quindi queste non erano più disponibili per le operazioni contro la Russia. L’Intesa si era rafforzata a fronte di una Germania percepita come potenziale aggressore. Anche tra i politici iniziò a diffondersi la prospettiva che la guerra fosse inevitabile. Nel 1911, tuttavia, i politici tedeschi non erano ancora pronti per la guerra: erano pronti a minacciarla ma non a farla. Uno dei motivi era la consapevolezza che, nonostante il sostegno dell’opinione pubblica interna, mancava quello del principale alleato: l’Austria aveva chiaramente fatto comprendere che non avrebbe sostenuto la Germania in una guerra per il Marocco.
Le conseguenze dell’umiliazione furono una crescita enorme dell’interesse pubblico per l’esercito e per il suo rafforzamento. Di particolare rilievo in questo senso fu la Lega per l’Esercito, fondata nel 1912 da August Keim, già leader della Lega Navale (costretto ad abbandonarla perché le sue richieste erano maggiori persino di quelle di Tirpiz). Kleim, che aveva sperimentato con successo i vari metodi di propaganda e di marketing per diffondere il sostegno alla marina, ricorse ora agli stessi metodi per sostenere l’esercito, trovando conforto e sostegno in un ufficiale dello Stato Maggiore Tedesco, Ludendorff, a sua volta abile sostenitore della necessità del riarmo terrestre . Sia Ludendorff, che abbandonò lo Stato Maggiore Tedesco proprio per l’eccessivo fervore della sua propaganda, sia Kleim erano di estrazione borghese e non temevano, come era invece per molti alti ufficiali di estrazione nobiliare, che l’ingresso di un elevato numero di ufficiali borghesi nelle forze armate potesse essere un segno di decadenza o uno svantaggio.
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