Il problema del Belgio
Il piano operativo tedesco di invasione della Francia comportava, come abbiamo visto, la necessità di muovere truppe attraverso il Belgio. Questo chiaramente creava problemi, se non di carattere etico, almeno di carattere diplomatico e di opportunità politica. Moltke cercò più volte la collaborazione della diplomazia tedesca per cercare di disinnescare i pericoli derivanti da tale necessità militare, ottenendo però scarsa collaborazione: in parte perché i diversi uffici lavoravano con compartimentazioni difficili da superare, in parte perché date le premesse operative c’era forse poco da fare per ovviare alle difficoltà politiche inerenti.
Nella sua scelta Moltke si era lasciato guidare esclusivamente dalle considerazioni di carattere militare, e queste considerazioni dovevano essere vincolanti anche per l’azione diplomatica. La principale questione era legata alla posizione della Gran Bretagna. Moltke aveva compreso il pericolo che il controllo tedesco delle coste belghe rappresentava per la Gran Bretagna e valutava questo come un elemento importante per le scelte politiche inglesi. Ma se questo paese, come appariva a Moltke, era comunque destinato a scendere in campo assieme alla Francia, allora era irrilevante fornire o meno una scusa con il Belgio (è interessante notare che Molke non considerò mai la possibilità che la Gran Bretagna iniziasse una guerra per rispetto dei vincoli giuridici sulla neutralità del Belgio). Tutto appariva a Moltke ed era da lui considerato esclusivamente sotto la luce tecnico-militare: questo fu il punto di vista che Moltke impose ai politici, con i quali ebbe reiterati colloqui. Sia Bethmann-Hollweg sia Jagow, ministro degli Esteri, provarono a sollevare il problema con Moltke, ma si scontrarono contro le necessità militari. Il solo elemento del piano che le autorità politiche tedesche, Kaiser compreso, ignoravano, era il previsto colpo di mano iniziale contro Liegi, un “dettaglio” che non era necessario rivelare, secondo i militari, ma in effetti un elemento decisivo, perché equivaleva alla decisione di iniziare la guerra muovendo senza preavviso in un paese neutrale, con tutto quel che avrebbe comportato sul piano della propaganda di guerra.
Moltke provò a suggerire alla diplomazia tedesca di chiedere al Belgio un’eventuale libertà di movimento per le forze tedesche, assicurando che la Germania non aveva ambizioni territoriali in Belgio (richieste che effettivamente la Germania presentò al Belgio, sia pure sotto forma di ultimatum), ma era consapevole che il Belgio non avrebbe mai accettato. Fu chiesto al re di quel paese, paventando la minaccia di una invasione francese da sud, di schierarsi con la Germania, minacciandolo a sua volta di una pesante aggressione in caso di suo accordo con l’Intesa, ma tutto ciò che queste minacce ottennero fu la decisione del Belgio non solo di riaffermare la sua indipendenza, ma anche di realizzare un rafforzamento del suo esercito. La possibilità di un riarmo belga, con la creazione di un migliore e più ampio sistema difensivo che integrasse quello francese; la temuta possibilità di una invasione francese del Belgio (effettivamente considerata da Joffre ma rifiutata, al contrario di Moltke, proprio per motivi politici); il timore che il Belgio potesse entrare in guerra, una volta che questa fosse scoppiata, a fianco della Francia, erano tutti elementi che rafforzavano la decisione di Moltke di far scoppiare la guerra il più presto possibile, nel timore di perdere il momentum opportuno. Sul piano militare le forze belghe, analogamente a quelle inglesi, la cui entità era stata prevista con precisione da Molke, erano fortemente sottovalutate.
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