Difficilmente un così grande peso dell’apparato militare, una così forte influenza della casta militare, un sistema educativo e di valori basato sul militarismo avrebbero potuto portare ad una politica pacifista. Tutti i paesi consideravano la guerra un’opzione politica legittima e si preparavano all’eventualità di doverne affrontare una, e ad esempio l’Inghilterra vittoriana condusse certo più guerre della Germania guglielmina, ma in nessun altro paese la guerra finì per essere considerata l’unica opzione politica possibile.
Quest’enfasi sulla valorizzazione del militarismo non significava l’assenza di problemi. Guglielmo II aveva una competenza militare modesta, dilettantesca. Si perdeva nei dettagli, non comprendeva la logistica, era pretenzioso e supponente. Interveniva nelle manovre a sproposito e inceppava, più che aiutare, il meccanismo militare, al punto che quando nel 1906 Moltke accettò l’incarico di comandare lo Stato Maggiore Tedesco mise come condizione che il ruolo del Kaiser nelle manovre dovesse essere limitato.
Per garantirsi di avere la massima influenza e di non avere limiti nella gestione degli affari militari, Guglielmo II aveva incoraggiato la frammentazione e la competizione tra gli uffici distinguendo, sia per l’esercito sia per la marina, tra strutture di comando e amministrative. Aveva anche rimosso ogni possibile unità decisionale (che intendeva riservare esclusivamente per se stesso) tra le due forze armate, che peraltro erano già in competizione fra loro per le risorse, la gestione delle quali dipendeva largamente proprio dalla simpatia momentanea del Kaiser. Come noto il Kaiser a lungo favorì la formazione di una costosissima flotta, la cui utilità era discutibile per una potenza terrestre come la Germania. All’interno di ciascuna forza armata, poi, Guglielmo favorì la compartimentazione degli uffici, evitando deliberatamente ogni unità d’intenti.
L’influenza del Kaiser si manifestava poi, pesantemente, anche nella trama dei rapporti personali. Il Kaiser (sia Guglielmo I sia, con maggiore ampiezza, il nipote) aveva costruito una cerchia di “intimi”, i quali godevano dei vantaggi derivanti dal poter frequentare direttamente il Kaiser stesso. Schlieffen, ad esempio, non ebbe praticamente mai la possibilità di poter parlare da solo a solo con Guglielmo II, privilegio di cui godettero invece abbondantemente sia il suo predecessore Waldersee sia Moltke. Di fatto, spesso, questo circolo quasi privato, questo entourage militare e diplomatico particolare del Kaiser che operava svincolato da ogni istituto costituzionale, agì da filtro con le istituzioni deputate alle scelte operative, producendo duplicazione di funzioni, antagonismi, limiti di comunicazione.
I tre uffici istituzionali principali per la gestione dell’apparto militare erano: lo Stato Maggiore Tedesco, il ministero della Guerra, il Gabinetto Militare. A questi andavano poi aggiunti i comandi generali dei corpi d’armata, da cui dipendevano effettivamente le truppe, che le addestravano e che promuovevano le trasformazioni e gli sviluppi della dottrina. Questi comandi, e non lo Stato Maggiore Tedesco, determinavano come si doveva combattere, la dottrina e la tattica del combattimento. I generali posti al comando dei corpi avevano poi un legame diretto con il Kaiser, il che comportava segretezza, limiti di comunicazione reciproci, problemi di coordinamento.
Il potere di coordinamento delle truppe, a partire dal 1866, spettava in linea di principio allo Stato Maggiore Tedesco. Le guerre che avevano condotto all’unità nazionale avevano preparato la strada per il grande accrescimento di potere e di considerazione dello Stato Maggiore Tedesco. Proprio le vittorie degli anni 64-71 lo resero indipendente dal ministero della Guerra. Con l’Impero divenne competente per tutte le questioni tecniche militari, lasciando al ministero della Guerra solo quelle amministrative ed economiche. Con Waldersee, amico personale di Guglielmo II, lo Stato Maggiore Tedesco acquistò un crescente ruolo anche sul piano politico, soprattutto dopo le dimissioni di Bismarck, usurpando una serie di competenze del ministero. Proprio lo strapotere di Waldersee, che mirava ad elevare la leadeship militare ben al di sopra di quella politica, apparve alla fine eccessivo allo stesso Guglielmo II, che desiderando essere il proprio cancelliere e il proprio comandante di Stato Maggiore, rimosse Waldersee, affidando nel 1891 il comando a Schlieffen, che aveva il vantaggio, ai suoi occhi, di non avere ambizioni politiche.
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