Il senso di accerchiamento doveva esser diventato soffocante per il capo dello Stato Maggiore Tedesco. Il 1914 era, a suo avviso, l’ultimo periodo nel quale la Germania avrebbe potuto godere di una superiorità militare certa. L’Intesa nel 1914 era ancora debole e non aveva interesse a cercare una guerra. Viceversa era la Germania che avrebbe dovuto approfittare di qualsiasi opportunità per iniziare le ostilità: la legge francese dei 3 anni era appena avviata e solo entro qualche anno avrebbe avuto tutte le sue conseguenze; la Russia aveva un armamento incompleto; la Gran Bretagna era invischiata nella questione irlandese; i Balcani instabili favorivano l’Austria; la Romania non era ancora ostile (anche se certamente, prevedeva Moltke, lo sarebbe stata in futuro); l’Italia era ancora una ragionevole alleata, per quanto fosse incerto il futuro delle sue scelte. L’accordo navale anglo-russo, il cui valore era sovrastimato a Berlino, completava il senso di accerchiamento.
Il nuovo ministro della Guerra, Falkenhayn, pur condividendo i timori per il potenziamento russo, non riteneva che fosse realistico attendersi un attacco da parte della Russia nel periodo 1914-17. Il suo parere era, pertanto, che occorresse attendere il 1916 per un nuovo incremento numerico, in modo da permettere all’esercito di riorganizzarsi dopo il sostanziale incremento del 1913. Anche per Falkenhayn la Germania aveva interesse ad una guerra il più presto possibile, ma proprio per questo non era interesse della Germania una prolungata ed estenuante corsa al riarmo. Addestramento, materiali e qualità delle forze dovevano avere la priorità sulla quantità, perché la Russia avrebbe avuto sempre e in ogni caso la superiorità quantitativa. Moltke replicò che la quantità era necessaria (il piano prevedeva di usare più truppe possibili sul fronte occidentale) e che le considerazioni finanziarie non potevano avere la precedenza sulla salvezza della Germania.
Che un dibattito simile si svolgesse alla vigilia della guerra mostra che i militari tedeschi temevano che la crisi di giugno, come le precedenti, potesse risolversi pacificamente, e che si preparavano ad una guerra nel biennio successivo. Le loro preoccupazioni, però, ebbero influenza sulle scelte sia del Kaiser sia di Bethmann-Hollweg.
La Crisi di Luglio e la prospettiva tedesca
Piani militari inadeguati e dogmatica fede nel Piano portarono ad una riduzione delle opzioni politiche di militari e politici, che divenne evidente in occasione della Crisi di Luglio. L’opportunità favorevole per iniziare la guerra fu apprezzata, nel luglio 1914, a Berlino almeno quanto a Vienna, con la differenza, però, che mentre l’Austria pensava ad una guerra limitata con la Serbia, la Germania pensava ad una guerra europea e considerava la Serbia un fattore del tutto marginale.
Molti militari, compreso Moltke, si trovavano lontani da Berlino al momento dell’inizio della crisi, ma questo non significa che fossero completamente fuori gioco. Erano al corrente degli eventi ed avevano la capacità di condizionarli. Lo stesso ritorno a Berlino nel momento opportuno (il lancio dell’ultimatum alla Serbia) fu deliberatamente calcolato e scelto proprio per partecipare alle decisioni: la decisione finale fu infatti presa insieme da civili e militari. Il Kaiser e Bethmann-Hollweg accettarono il rischio che una guerra locale potesse condurre all’escalation basando le loro decisioni sulle previsioni (militari) di una vittoria e nel timore di una futura, inaccettabile, preponderanza russa nel termine di pochi anni. I militari non considerarono inizialmente la crisi come diversa dalle precedenti e ritenevano che l’esito potesse essere, ancora una volta, la pace. Compresero però presto che l’opportunità si stava sviluppando, ed entrarono nel complesso decisionale in modo determinante spingendo per la mobilitazione immediata. La situazione, valutarono, era favorevole: il canale di Kiel era ormai pronto (una precondizione di Tirpiz per la guerra) e la Russia era militarmente impreparata. Tuttavia al timore che, come nei casi precedenti, alla fine il Kaiser avrebbe scelto la pace, si aggiungeva una profonda diffidenza sulla reale volontà austriaca di arrivare sino in fondo con la Serbia, anche se da parte sua in realtà Conrad era giunto alle stesse conclusioni di Moltke. Come abbiamo visto i politici tedeschi avevano ormai assorbito le prospettive di Moltke e al ministero degli Esteri era sempre più frequente, nei colloqui interni, la possibilità di una guerra preventiva contro la Russia. I dirigenti politici, a partire da Bethmann-Hollweg e da Jagow, erano giunti alla conclusione che il momento opportuno fosse giunto: consideravano che a luglio le forze dell’Intesa non erano pronte e valutavano i tentativi di colloqui di pace come un segnale della loro debolezza militare. D’altra parte niente si poteva fare se l’Austria non era decisa a combattere. Occorreva quindi esercitare prima di tutto una pressione proprio sull’Austria al fine di incoraggiarla. Questo spiega l’assicurazione, la famosa cambiale in bianco, data dal Kaiser all’emissario austriaco, che la Germania avrebbe sostenuto in tutti i casi l’Austria se questa avesse iniziato una guerra contro la Serbia. Subito dopo il Kaiser consultò tutti i suoi collaboratori ancora presenti a Berlino ma non emanò alcun provvedimento, segno che in effetti a Berlino prevaleva nonostante tutto un forte scetticismo sulla linea austriaca. Molti militari, tra cui il ministro della Guerra, Falkenhayn, diffidavano dei loro stessi politici e ancora agli inizi di luglio nessuna seria misura era stata presa per sfruttare l’occasione. Così in pratica tutti presero la via delle vacanze lasciando la situazione in sospeso, con la differenza che mentre Falkenhayn andò in vacanza incerto sul futuro, i vertici del governo tedesco utilizzarono la lontananza da Berlino come modo per ingannare gli avversari sulle reali intenzioni della Germania. Il suggerimento offerto al Kaiser di partecipare alla prevista crociera estiva rientra in questa strategia di disinformazione. Fatte proprie le prospettive dei militari, mentre gli stessi militari erano dubbiosi, i politici tedeschi percorrevano con decisione la strada tracciata da Moltke.
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